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Famiglie vulnerabili: sperimentazione di nuove forme di accompagnamento Caritas italiana CARITA’ E’ FAMIGLIA ROMA, 17 gennaio 2013 Paola Milani, Professore associato Pedagogia della Famiglia LabRIEF www.educazione .unipd.it/labrief Università di Padova
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vulnerabili: di accompagnamento - Caritas

Nov 04, 2021

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Page 1: vulnerabili: di accompagnamento - Caritas

Famiglie vulnerabili: sperimentazione di nuove forme di accompagnamento

Caritas italiana

CARITA’ E’ FAMIGLIA

ROMA, 17 gennaio 2013

Paola Milani, Professore associato Pedagogia della FamigliaLabRIEF www.educazione.unipd.it/labrief

Università di Padova

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Alcune definizioni?

“La parola è sempre inadeguata a raggiungere la natura incatturabile e chiaroscurale dell’essere delle cose, si situa nella sfera del “non‐so‐che”, del quasi…” Vladimir Jankélévitch (1957)

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Il potere della vulnerabilità

Nozione in voga oggi parlando di famiglie: rinvia alla finitudine e alla fragilitàcostitutive dell’esperienza umana, alla mescolanza di puro e impuro, bene e male, sano e malato, posizionandosi in un continuum incerto e precario, imprendibile, costitutivamente umano, tra ben‐essere e mal‐essere, dove èben difficile dire in quale punto finisce l’uno e inizia l’altro.

Non identificare vulnerabilità e debolezza: concepire la vulnerabilità come “il cuore dell’esperienza umana più significativa”, un catalizzatore di coraggio, compassione, gratitudine, generosità e di possibilità di immedesimazione e connessione fra esseri umani. Abbracciare nel modo giusto la vulnerabilitàpermette di evitare una vita isolata e insignificante, di aprirsi alla effettiva possibilità di entrare in contatto con noi stessi e l’altro, con le nostre imperfezioni e con la possibilità di accogliere le imperfezioni altrui (Brown 2010 e 2012).

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Fiducia e vulnerabilità Invece di sviluppare le competenze che si generano a partire dalla condizione, che ci accomuna tutti, di vulnerabilità, la cultura dominante induce a sviluppare tecniche per evitare, prevenire e combattere la vulnerabilità, fomentando i miti dell’autonomia, del ben‐essere assoluto, del controllo, ecc.  

Una vita piena e generosa, invece, disponibile a veri legami espone immancabilmente alla vulnerabilità e al rischio della fiducia e quindi del tradimento: la fiducia “a differenza del semplice credito è una scommessa umana (…), che pone di colpo in uno stato di vulnerabilità” ma fuggendo da essa si perde la possibilità di amare e di appartenere, di essere connessi, che sono i bisogni fondamentali dell’essere umano (Marzano 2012).

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Comunemente si intendono persone minacciate nella loro autonomia, dignità o integrità fisica o psichica: "La vulnerabilità può risultare dall’età, dalla malattia, da un deficit fisico o psichico, ecc.”, cioè da una condizione esterna o interna alla persona, transitoria o stabile, che limita la capacità, il potere, l’intelligenza, il grado di istruzione, le risorse per proteggere da sole i propri interessi e i propri diritti, ciò che appella un dovere, la necessità di intervenire dall’esterno per proteggerle.

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Definizione di negligenza in ottica ecosistemica

una carenza significativa o un'assenza di risposte ai bisogni di un bambino, bisogni riconosciuti come fondamentali sulla base delle conoscenze scientifiche attuali e/o  dei valori sociali adottati dalla collettività di cui il bambino è parte  (Lacharité, Éthier et Nolin, 2006) 

2 meccanismi congiunti sono alla base della negligenza: 

‐ una difficoltà nella relazione genitori‐figli caratterizzata dalla presenza di un tasso debole di interazioni e/o da condotte reciproche principalmente negative

‐ una difficoltà nelle relazioni tra famiglia e comunità sociale, caratterizzata da un certo isolamento delle figure parentali e del bambino.

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Resilienza

la capacità di comportarsi in modo socialmente accettabile, nonostante alcune forme di stress o di avversità che normalmente implicano l’alto rischio di un esitonegativo(Vanistendael, 1998) 

è la capacità, propria di alcuni metalli, di resistere ad un urto assorbendo energia cinetica anziché rompendosi. 

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Boris Cyrulnik, parlando dei bambini resilienti, dice: 

“questi bambini sono vulnerabili come gli altri, ma, in più, sono stati feriti e lo saranno tutta la vita, ma diventeranno umani tramite questa ferita” (Cyrulnik, 2000)

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una visione positiva delle possibilità di cambiamento della persona umana e in particolare dei bambini, concezione validata empiricamente dai recenti studi sulla resilienza, che dimostrano che i bambini possono far fronte in maniera positiva a eventi traumatici di varia natura e intensità quando sono sostenuti da una rete sociale all’interno della quale sviluppano relazioni interpersonali significative e di effettivo sostegno alla crescita

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Incremento dei fattori protettivi per bilanciare fattori di rischio: resilienza assistita

Il tutore di resilienza come « terzo educativo », che gioca un ruolo “tonificante” nei confronti del bambino (vicini, amici, parenti, nuovi compagni dei genitori, ecc.): 

la mano tesa e la reciprocità dell’aiuto (l’etica del volto di Lévinas)

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Il fallimento non sembra dipendere dal rischio  né dalla storia dei bambini e delle famiglie:  alto rischio‐buoni esiti 

Le famiglie impossibili sono poche

Un buon esito (outcome) dipende da elementi di  processo, quindi la questione riguarda metodo e contenuti del progetto di intervento

Il problema? Da loro a NOI.

Fattori predittivi di best outcomes  e resilienza Dawson & Berry 2002; Dumbrill 2006, Holland 2004, Milner & O’Byrne 2005, Shaw 2005 

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Coinvolgere le famiglie????

Good parenting – good outcomes:

“The best predictor of success

is the engagement of families”

(Berry, 2010) 

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La ricerca internazionale èunivoca nell'affermare che anziché orientarsi verso la “protezione del minore”, sembra prioritario centrare l’intervento sulla “protezione della famiglia” e delle sue relazioni sociali evitando di allontanare da essa il bambino e cercando il modo per aiutare i genitori a prendersi adeguatamente cura dei propri figli.

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Ri‐posizionamenti Focus su relazioni, non soggetti: famiglia di origine, scuola, comunità locale.

Focus non solo sul parenting, ma su tutti i fattori di esercizio del parenting

Pratica della progettazione‐valutazione.

Teorie del mal‐trattamento (fattori di rischio)‐resilienza (fattori protettivi).

Un pensiero contestuale che salva e illumina le 

circostanze (Zambrano)

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P.I.P.P.I.

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I soggetti La prima implementazione di P.I.P.P.I. 

consiste una ricerca‐intervento partecipativa di cui fanno parte:

Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (ente promotore) 

Università di Padova

10 città riservatarie (Venezia, Milano, Torino, Genova, Firenze, Bologna, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo)

GRUPPO 1. famiglie nel gruppo sperimentale: 100 che aderiscono al piano di azione e di valutazione previsti da P.I.P.P.I.

GRUPPO 2. famiglie nel gruppo di controllo

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P.I.P.P.I.P.I.P.P.I.

Finalità: individuare, sperimentare, monitorare, valutare e codificare un approccio intensivo, continuo, flessibile, ma allo stesso tempo strutturato, di presa in carico del nucleo familiare, capace di ridurre significativamente i rischi di allontanamento del bambino o del ragazzo dalla famiglia di origine e/o di rendere l'allontanamento, quando necessario, un'azione fortemente limitata nel tempo facilitando i processi di riunificazione familiare.

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L’intensità

La coerenza

La durata 

del sostegno professionale e paraprofessionale offerto ai bambini e alle figure parentali costituiscono importanti predittori di successo 

dell'evoluzione positiva dei bambini trascurati.

Al contrario servizi insufficienti, frammentati, discontinui sono eccellenti predittori di mantenimento o addirittura aumento delle 

difficoltà osservate nelle famiglie negligenti 

I dispositivi di azioneI dispositivi di azione

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Senso: riconoscimento della possibilità, da parte degli

operatori e della famiglia, di affrontare la situazione e di aiutare la famiglia ad esprimere e sviluppare le proprie capacità genitoriali: centralità del tema della riqualificazione delle competenze genitoriali

• Diversità e divergenza dei dispositivi;  rompere le righe per sperimentare soluzioni creative e flessibili: non vengono?! To go! (to come vs to go)

• Elaborare azioni collettive rivolte agli adulti che hanno una responsabilità verso i bambini per sostenerli nell’esercizio di questa respnsabilità a fianco a quelle individuali

• Mettere in atto azioni dirette con i bambini sul piano educativo, sociale e clinico

• Considerare sia il professionale che il paraprofessionale

I I dispositivi di azione

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il Progetto Quadro: l'insieme coordinato ed integrato degli interventi sociali, sanitari ed educativi finalizzati a promuovere il ben‐essere del bambino o del ragazzo e a rimuovere la situazione di rischio o di pregiudizio in cui questi si trova (Regione Veneto, 2008) 

a ogni bambino il suo progetto

un unico progetto

Ad ogni bambino il suo progetto

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Progetto Quadro: unire le cose divise Personalizzato 

Semplice

Condiviso: fra servizi titolari della presa in carico,  coloro che esercitano la potestà genitoriale e il bambino quando l'età lo consenta. 

E' anche uno strumento di coordinamento delle azioni dei diversi soggetti. 

Globale: una visione olistica

Partecipativo: si co‐costruisce intorno al bambino reale e al gruppo di lavoro reale

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Linguaggio chiaro e accessibile

Lavorare su obiettivi raggiungibili, misurabili, operazionalizzabili,  temporalizzati, sia per arginare i fattori di rischio, sia per promuovere i fattori protettivi

Pensare gli obiettivi in termini di cambiamenti attesi: sapere da dove si parte e dove si vuole arrivare, possibilmente perché (non un fare, ma un agire) permettere il confronto fra prima e dopo, T0, T1, T2‐

I TEMPI

Definire azioni e responsabilità

Caratteristiche metodologiche del progetto

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Compilare uno strumento concreto con il genitore e il bambino (quando ha l’età per poterlo fare) permette di raccogliere e analizzare delle informazioni sugli elementi del quadro analizzato e di:

Utilizzare un quadro di analisi centrato sull’insieme dei bisogni di sviluppo del bambino;

Utilizzare un approccio participativo con il genitore in tutte le tappe dell’intervento (analisi, progettazione, realizzazione e revisione);

Coinvolgere i partners della rete nell’identificazione congiunta delle azioni professionali che seguono alla comprensione comune dei bisogni del bambino e della sua famiglia.

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Assessment Framework of children and families

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I dispositivi di azioneI dispositivi di azione

Approccio multidimensionale= condividere le responsabilitApproccio multidimensionale= condividere le responsabilitàà

FAMIGLIA TARGET

Assistente sociale – case manager

Psicologa

Educatore domiciliare

Scuola

Famiglia d’appoggio

Gruppo dei genitori

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Gli irrinunciabili

Interventi integrati, multidisciplinari, flessibili: partenariatotra servizi, istituzioni,famiglie (non litigare!)

assumere "a family focus in child welfare": la salute dei bambini e il supporto ai genitori sono due facce della stessa medaglia

interventi community based: mettere a profitto le forze presenti nelle rete di sostegno naturale, stabilire legami significativi, regolari e stabili con almeno una figura non professionista della comunità locale

rinforzare il potere di agire delle famiglie e dei bambini: puntare sulla resilienza e le strategie di aggiustamento, fiducia nell' inedito, nelle possibilità di cambiamento e nelle potenzialità inesauribili della persona umana 

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Essere coraggiosi: sperimentare soluzioni creative e flessibili

Approccio dal basso verso l’alto, condivisione dei saperi tra professionisti, ma anche con la famiglia: fare  posto ai (non al posto dei) genitori senza sostituirli e svalutarli, ma aiutandoli, a partire dal bisogno fondamentale di considerazione individuale e sociale di ogni persona umana 

Costruire progetti valutabili e considerare la valutazione in modo partecipato con le famiglie: creare le condizioni che favoriscano la partecipazione dei genitori all’analisi dei loro bisogni e alla progettazione dell’intervento che li riguarda

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Superare la fascinazione del male (Calvino, 1985, Lezioni americane)

Guardare sempre la realtà del quotidiano con lo sguardo della psicopatologia?

Se tu guardi troppo nell’abisso …èl’abisso che guarda teF. Nietzsche

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GRAZIE!!!

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