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Concorso Fotografico ITALIAN LIBERTY
winners
1 PREMIO
Attraverso lesaltazione cromatica del particolare
decorativo, di quella che stata definita la Casa dei
Draghi, Cristina Ortolani ci restituisce con grande
sapienza visiva, e cura del dettaglio prospettico,
limmagine di una zoomorfia architettonica che
caratterizza un esempio straordinario di Liberty
neogotico in una Torino che si guadagnata il titolo
di capitale del Liberty italiano.
Cristina Ortolani
TORINO - Palazzo Vittoria, detto anche il palazzo dei
Draghi si trova nel corso Francia e risale al 1920.
La Casa della Vittoria (nota anche come Casa del Carrera
o Casa dei Draghi) un edificio storico di Torino,
considerato uno dei pi interessanti esempi di residenza
civile in stile Liberty-Neogotico presenti nel capoluogo
piemontese.
Compresa nel quartiere Cit Turin, la Casa della Vittoria
al centro di unarea di grande interesse architettonico che
pu contare un'alta densit di esempi di Liberty e
Neogotico, comprendendo anche il confinante quartiere
San Donato.
Di grande evidenza il complesso apparato decorativo dei
prospetti principali caratterizzato dall'ampio uso di
elementi in litocemento, decorazioni allegoriche e zoomorfe, tra cui la coppia di grandi draghi che fiancheggiano
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l'ampio portale d'ingresso in legno; proprio la presenza di questi elementi decorativi che, negli anni, gli ha
valso il nome di "Casa dei draghi". La decorazione parte dalla base dei prospetti principali simulando un
bugnato lapideo a fasce orizzontali estendendosi fino al piano nobile.
A questo livello le finestre sono arricchite da una cornice che alla base riporta stemmi raffiguranti allegorie che
scandiscono la facciata, alternandosi alle coppie di draghi che sostengono le balaustre dei balconi del piano
superiore. Le restanti finestre ad arco riportano cornici pi semplici, mentre i due grandi bovindi centrali
riportano bifore a tutto sesto e culminano anch'essi con un terrazzo.
L'edificio presenta una smussatura e una nicchia sull'angolo della via accanto : essa sembra essere stata
concepita per ospitare una statua che per non vi mai stata collocata.
2 PREMIO
Lo scatto scenografico di Davide
Bordogna coglie un insieme della
eleganza e della bellezza del Casin
Municipale di San Pellegrino Terme, i
pannelli del soffitto, le decorazioni
interne, i mosaici, le balaustre dello
scalone, gli stucchi, i lampadari. La
grazie della figura in primo piano
che sorregge un candelabro appare
come un invito ad ammirare e ad
entrare in un tempio del Liberty
come testimonianza della
straordinariet di un movimento che
ha consegnato alla storia concentrati
di bellezza architettonica.
Davide Bordogna
SAN PELLEGRINO TERME Casin Municipale, Via Bartolomeo Villa 16.
Ledificio del Casin Municipale (Gran Kursaal), costruito nel 1907 su progetto dellArch. Romolo Squadrelli,
rappresenta uno dei pi elevati esempi di architettura Liberty in Italia e in Europa, notevole il suo valore
storico artistico e architettonico, messo in risalto ed amplificato dal contesto ambientale e paesaggistico in cui
inserito.
Il Gran Kursaal contraltare del pi ampio complesso del Grand Hotel posto sulla sponda opposta del Fiume
Brembo. Allinterno nel vestibolo si elevano otto colonne in marmo rosso di Verona che portano al monumentale
scalone con molte bellezze artistiche. LArch. Romolo Squadrelli studi con perfezione le decorazioni interne, i
mosaici, le balaustre e le porte. Rilevanti i pannelli del soffitto e gli altorilievi decorati a stucco. Lo scalone porta
al primo piano, dove si trovano alcune grandi sale tra cui il Salone delle Feste. Il Casin funzion come casa da
gioco solo fino al 1917, ma ha da sempre ospitato manifestazioni culturali e teatrali, congressi, sfilate di moda,
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esposizioni darte e serate di gala. Per valorizzare il complesso architettonico, a partire dallanno 2000 sono
stati effettuati interventi di restauro e di adeguamento funzionale-impiantistico che hanno coinvolto le porzioni
pi ammalorate del complesso.
3 PREMIO
Lobiettivo di Roberto Conte
posa lo sguardo sulla
scalinata di Casa Guazzoni di
Milano per restituirci unaimmagine dove le sinuosit
del ferro battuto delle
balaustre dialogano con la
luce del vetro in un spirale di
raffinatezza ed eleganza che
rimanda ad un ideale girone
del Paradiso e crea la
dimensione di un cammino
dal sapore spirituale.
Roberto Conte
MILANO Casa Guazzoni, via Malpighi 12. Arch. Giovan Battista Bossi, 1906.
Tra il 1904 e il 1905 larchitetto Giovanni Battista Bossi si occup della residenza del Cav. Giacomo Guazzoni,
costruendo per il quartiere Liberty di Milano un palazzo di plastica monumentalit; lo sguardo scivola tra i
putti e le ghirlande in cemento e si snellisce nelle trame vibranti e incisive dei ferri battuti di Alessandro
Mazzuccotelli.
Per questa occasione, Bossi affidava la decorazione a originali virtuosismi monumentali, in cui lutilizzo di pi
materiali, plasmati e modellati, definiva le forme attraverso un forte contrasto chiaroscurale che affascina
ancora oggi losservatore della strada. E larmonia compositiva tale che cemento e ferro costituiscono al
tempo stesso struttura e decorazione.
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4 PREMIO
Allocchio del fotografo il
merito di avere isolato la
straordinaria trama del
sottoterrino della
palazzina Velardi di
Napoli considerata il
primo edificio Liberty
napoletano. Un
documento che Florian
Castiglione ci consegna
come elementodecorativo delledificio
che appare come un
prezioso merletto in un
raffinato contesto
cromatico dalle sfumature
pastello.
Florian Castiglione
NAPOLI Palazzina Velardi
La Palazzina Velardi un edificio residenziale di Napoli, ubicato nel Rione Amedeo a Chiaia, tra i tornanti delle
Rampe Brancaccio.
Opera dell'architetto Francesco De Simone, considerato il primo edificio Liberty napoletano. Iniziato nel 1906,
occupa un'area trapezoidale di circa 500 m!. A causa del dislivello del suolo, presenta 5 piani sul prospetto a
sud e 4 sulla facciata opposta. Ad eccezione delle finestre sul prospetto nord, tutte le altre sono centinate e
portavano in origine una elegante decorazione a stucco, oggi sostituita da una semplice fascia d'intonaco. I
partiti decorativi offrono un disegno dalla trama fitta ma minuta, che conferisce alla facciata un valore
lievemente chiaroscurale, assai diversa da flessuosi motivi lineari del Liberty.
La Palazzina Velardi presenta gli aspetti pi interessanti nella sua volumetria. Le coperture piane ed il digradare
delle terrazze richiamano anche un carattere edilizio di tradizione locale. Nell'angolo destro dell'edificio sorge un
torrino, che risulta tuttavia un elemento intellettualistico ed estraneo al contesto.
L'edificio avrebbe dovuto essere preceduto, nel prospetto a valle, da un grande giardino che l'avrebbe collegato
con la sottostante via dei Mille; lo spazio, successivamente, fu invece occupato da un enorme caseggiato, che
ha relegato la Palazzina accanto ad un povero agglomerato edilizio popolare sulle Rampe Brancaccio,
togliendole lo spazio che avrebbe giustificato le sue ampie terrazze.
L'edificio, la cui capacit di circa 120 vani, comport la spesa, incluso il suolo, di circa 300.000 lire dell'epoca
e i solai sono in latero-cemento.
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5 PREMIO
Linterno di Casa
Campanini a Milano
immortalato da
Alessandro Morelli in una
sapiente prospettiva che
coglie la maestosit delle
colonne in marmo nel
portale dellingresso, i
motivi floreali dei
capitelli e degli stucchi, i
colori delle vetrate, la
diversificazione dei
materiali, la perfetta
simmetria e lequilibrio
compositivo che diviene
elemento espressivo
centrale dellarchitettura
come della fotografia.
Alessandro Morelli
MILANO Casa Campanini, via Bellini 11
Tra il 1904 e il 1904 Alfredo Campanini si occup della propria abitazione, che costru nel centro di Milano: in
questa occasione larchitetto diede prova di uninterpretazione molto floreale e vaporosa del Modern Style. Egli
progett tutte le parti, sia le strutture, sia la decorazione, sperimentando luso di nuovi materiali e di nuove
tecniche edilizie. Esempio eccellente della modernit di Campanini sono le sue sculture del portale dingresso,
due figure femminili allegoria della Pittura e della Scultura. La plastica monumentalit che le contraddistingue
merito di Michele Vedani, al quale larchitetto aveva affidato la messa in opera dei suoi disegni. I ferri battuti,invece, sono realizzati da Alessandro Mazzucotelli, che segue fedelmente i bozzetti di Campanini. In pratica,
sculture in cemento, vetrate, ferri battuti, arredi lignei, ceramiche, affreschi, stucchi, lintero apparato
decorativo dovuto al solo progetto dellarchitetto che nella costruzione della propria dimora pu lasciarsi
andare alla pi audace fantasia.
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6 PREMIO
La figura femminile collocata
presso il Cimitero Monumentale di
Staglieno, appare come angelo o
madonna, trasfigurazione in una
tridimensionalit che sa di
leggerezza e soavit. La luce che
illumina il volto della scultura, in
una penombra che rimanda al
silenzio e al mondo dellaldil,
nella fotografia di Mario barbieri
diviene emblema di vita, armonia,
di luce ed eleganza come solo il
Liberty ha saputo preziosamente
incarnare.
Mario Barbieri
GENOVA Scultura Liberty presso il Cimitero Monumentale Staglieno.
Il cimitero di Staglieno deve la sua notoriet e il suo valore non solo ai grandi personaggi che vi sono sepolti,
ma soprattutto alla ricchezza di monumenti scultorei ed architettonici che contiene.
Sebbene ancora incompiuto, venne inaugurato ufficialmente il 1 gennaio 1851 seguendo in parte il progettodellarchitetto Carlo Barbino. La realizzazione fu affidata a Giovanni Battista Resasco, continuatore dellopera
del maestro. Limpronta architettonica di Staglieno neoclassica, la stessa di gran parte dei palazzi pi
rappresentativi di Genova, come il Teatro Carlo Felice e lAccademia.
Alla struttura quadrangolare del nucleo originario si aggiunta nel corso degli anni lespansione verso i declivi
collinari, e lintenso sviluppo della vegetazione ha conferito allinsieme un aspetto fortemente suggestivo di
fusione tra architettura e natura circostante. Il Pantheon infatti, contornato dai porticati superiori, collegati
attraverso la monumentale scalinata a quelli inferiori si adagia sulla verde collina retrostante che, popolata da
una sempre pi fitta vegetazione ospita cappelle e monumenti disseminati e seminascosti nel verde. In
questarea si trovano la Tomba di Giuseppe Mazzini e quelle di molti protagonisti del Risorgimento. A Staglieno
si sono succeduti gli stili artistici di oltre un secolo, dal Neoclassicismo al Realismo, fino al Simbolismo, alLiberty e allArt Dco, dando vita ad una scuola di scultori le cui opere si sono diffuse oltre i confini regionali e
nazionali. Il cimitero, nato a met del secolo XIX e sviluppatosi con grande intensit rappresentativa fino a
dopo la prima guerra mondiale, segue con perfetto parallelismo storico e culturale vicende, ideali, lidea stessa
della vita di una classe in ascesa, la borghesia: dai momenti della massima crescita fino alle crisi di identit che
segnano la sua storia negli ultimi decenni dellOttocento e nei primi del Novecento. Innumerevoli sono le
testimonianze di personaggi storici, letterati e artisti che, pur con giudizi diversi, ricordano la grande
impressione e il fascino di questo luogo di memorie pubbliche e private, in cui la volont monumentale si
unisce, inscindibilmente, alla suggestione romantica del paesaggio, in un intreccio strettissimo fra
monumento, architetture, memorie storiche e natura.
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7 PREMIO
Equilibrio e
movimento nel
grande balcone della
facciata di Casa
Valdoni a Trieste che
lo sguardo di Marco
Mazzon ci restituisce
con maestria.
Limponenza e
larchitettura
massiccia, un fauno
che suona il flauto- da
cui ledificio ricaver
anche il nome di Casa
del Fauno- figure di
bambini fra piante e
fiori, una ninfa che
doveva sorreggere
uno strumento musicale diviene racconto della vitalit di un Liberty che affida alle varie arti il suo
messaggio.
Marco Mazzon
TRIESTE Casa Valdoni 1908, via Commerciale 25. Arch. Giorgio Zanionovich.
Casa Valdoni della famiglia del chirurgo triestino Pietro Valdoni, opera dell'architetto Giorgio Zaninovich, allievo
di Otto Wagner (1908).
La casa detta anche Casa del Fauno. Al centro si vedono due coppie di bimbi circondati da piante e fiori in
atteggiamento di cantare o di richiamarsi tra di loro, mentre ai due lati appaiono un fauno che suona il flauto e,
all'opposto, una ninfa (e non una funessa) purtroppo mutilata, che forse sorreggeva una lira o altro strumento
musicale.
Estremamente pesanti sono pure i supporti o beccatelli di sostegno del balcone.Altre case a Trieste sono decorate con opere scultoree ornamentali, residuo di uno stile Liberty fortunatamente
non sempre cos mal interpretato.
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8 PREMIO
Immagine dal sapore surreale quella
che Mario Ristori elabora per
raccontare Villa Masini di
Montevarchi, la storica dimora che
stata il set fotografico del celebre
film La vita bella. Dalla facciata,
tradotta in bianco e nero, da cui
emerge la ricchezza di elementi
decorativi, le vetrate, i tendaggi, le
inferriate, la predominanza di una
scultura cui fa eco una realistica,
evanescente figura femminile, una
suggestiva atmosfera che aggiunge
mistero alla bellezza.
Mario Ristori
MONTEVARCHI Villa Masini
Foto documentali effettuate in interni ed esterni a Villa Masini, in Via Pestello 22 a Montevarchi, provincia di
Arezzo per la realizzazione di un libro fotografico sulla stessa.
Progetto di Giuseppe Petrini del 1924 commissionato dal proprietario, Angiolo Masini, e terminato nel 1927.
Al suo interno opere di Leopoldo Brandaglia, Elio Galassi, Pietro Guerri e Emilio Vasarri.
Voluto dall'imprenditore Angiolo Masini in onore della seconda moglie (deceduta prima della fine dei lavori) e
come dimora atta a celebrare la fortuna di famiglia acquisita grazie alla fiorente attivit della fabbrica di cappelli
La Familiare , il palazzo (o villa) Masini venne commissionato all'ing. Giuseppe Petrini, montevarchino di nascita
e amico personale dell'imprenditore, nel 1924. Rientrato in Toscana dopo il periodo di formazione e di lavoro a
Torino, il Petrini, abbandonata la libera professione, lavorava come ingegnere alle dipendenze delle Ferrovie
dello Stato; per tale motivo il progetto venne firmato dall'arch. Luigi Zumkeller, con il quale sorsero, in fase di
realizzazione, alcune controversie soprattutto per quanto riguarda l'inserimento della torretta sull'angolo
occidentale. I lavori, costati sembra pi di 2.000 lire ed affidati alla Ditta Failli di Montevarchi, si conclusero nel
1927; il permesso di abitabilit venne rilasciato il 13 giugno 1928.La sovrabbondante decorazione esterna, improntata ad un elaborato linguaggio di matrice eclettica, si avvalse
dell'opera di numerosi artefici locali e non: i modellatori montevarchini Leopoldo Brandaglia, Giovanni Bianchi e
Luigi Chiesi; Alfredo Fini per le decorazioni pittoriche presenti nel loggiato di facciata; la prestigiosa ditta Ulisse
De Matteis di Firenze per le vetrate policrome mentre le inferriate, esterne ed interne, e la ricca recinzione in
ferro battuto - di cui, in seguito alla campagna del Ferro alla Patria in epoca fascista rimane soltanto il cancello
principale - fu realizzata dalla ditta Giulio Bruni di Pistoia. Nel giardino, in origine sistemato all'italiana sul
davanti e a pomaio sul retro, i vari gruppi scultorei di animali e di creature fantastiche realizzati in cemento con
anima di ferro furono opera dello scultore Leopoldo Brandaglia, famoso negli anni Venti per questo tipo di
ornamentazione dei giardini. Il trionfo decorativo prosegue all'interno con le opere plastiche di Elio Galassi e di
Pietro Guerri, pittoriche di Emilio Vasarri, lignee della ditta Tassini di Montevarchi. Dal gennaio al luglio 1944 la
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villa fu sede del Comando militare tedesco e successivamente utilizzata come ospedale dalle truppe americane,
per tornare infine ad uso dei proprietari nel 1945. Nel 1943 la rimessa fu adibita ad abitazione per gli sfollati e
l'edificio sub diversi lavori di modifica tra cui la costruzione del tetto a falde, che ridusse la torretta posta in
angolo a semplice piccionaia. Tra il 1992 e il 1994 sono stati eseguiti diversi lavori di manutenzione e di
restauro sia degli annessi che delle decorazioni interne della villa. Villa Masini stata anche il set di alcune
scene del film vincitore del premio oscar La vita bella di Roberto Benigni.
9 PREMIO
Una artificiale luce notturna colora
di viola la facciata dellAmbra
Jovinelli o pi semplicemente del
Teatro Jovinelli di Roma un edificio
del 1909 destinato, perlopi, al
teatro comico e di variet. Una foto
come documento di ci che resta
integro di un teatro che era stato, a
sua volta, teatro di vicende storiche,
politiche, sociali, culturali, distrutto
da un incendio e ricostruito di
recente. La prospettiva in cui
fissata la sua immagine, attraverso
lobiettivo di Daniele Collia,
aggiunge suggestione ad una
significativa testimonianza della stagione del Liberty italiano.
Daniele Collia
ROMA Teatro Ambra Jovinelli, 1909, via Guglielmo Pepe 43.
L'Ambra Jovinelli, una volta chiamato unicamente Teatro Jovinelli, uno dei teatri di Roma, destinato
principalmente alle rappresentazioni di teatro comico.Nacque per volont dell'impresario teatrale Giuseppe Jovinelli, intenzionato a costruire un teatro di variet dal
volto lussuoso e degno di essere equiparato ad un teatro di prosa, di norma stilisticamente pi ricco e nobile.
Venne eretto nella scomparsa piazza Guglielmo Pepe, nel Rione Esquilino. Dopo una serie di progetti firmati da
Pietro Chiodelli e Giacomo Radiconcini, i lavori di costruzione iniziarono nel 1906. L'anno seguente subentr
come progettista Ulderico Bencivenga. L'inaugurazione avvenne il 3 marzo del 1909.
Negli anni precedenti la prima guerra mondiale, il Teatro Jovinelli divenne uno dei pi importanti teatri di
variet della capitale. Il programma degli spettacoli comprendeva, in genere, numeri di canzonettiste e
duettisti, attori comici e macchiettisti, danzatrici, acrobati e trasformisti. Fra i comici che si esibirono al Teatro
Jovinelli nei primi anni furono Raffaele Viviani, chiamato con la sorella Luisella per l'inaugurazione, ed Ettore
Petrolini, che ottenne proprio da Giuseppe Jovinelli la sua prima scrittura importante nel 1910.
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Fra il 1919 e il 1920 fece il suo debutto al Teatro Jovinelli Tot, che raccont poi il suo incontro con l'impresario
in Siamo uomini o caporali? Presentatosi come imitatore di Gustavo De Marco, un comico che aveva avuto un
grandissimo successo su quello stesso palcoscenico negli anni precedenti la guerra, Tot divenne subito un
beniamino del pubblico, e rimase allo Jovinelli fino al 1921. Altri importanti comici che ebbero grande favore di
pubblico negli anni venti furono Alfredo Bambi e il proverbiale Gustavo Cacini.
Il teatro di variet, per, dopo la Grande Guerra sub pesantemente la concorrenza del cinema, con il
conseguente cambio di cartellone dal variet all'avanspettacolo. Il vaglio del fascismo poi, che impose dure
leggi contro il teatro dialettale e la satira politica, debilit fortemente l'offerta del teatro. Gli incentivi per
l'industria cinematografica, preferita allo spettacolo non tecnicamente riproducibile, avviarono definitivamente il
teatro verso il declino.
Negli anni quaranta e cinquanta fu anche una sorta di palasport ante litteram, ospitando moltissime riunioni di
pugilato, anche con tanti grandi campioni che si sfidavano e combattevano sul ring l predisposto, sport
diffusissimo e assai praticato in quel tempo, e ottenendo un successo eccezionale per l'accoglienza ricevuta e
per il grandissimo numero di spettatori amanti della boxe che vi accorsero e per il rilievo che tale iniziativa
ebbe sui giornali sportivi di allora.
Votato definitivamente all'avanspettacolo alternato alle sole proiezioni cinematografiche, lo Jovinelli si
trasform in cinema-variet negli anni cinquanta, assumendo il nome Ambra Jovinelli. La motivazione era
semplicemente quella di dare al teatro maggiore visibilit nei tamburini dei giornali che, vista l'iniziale, lo
avrebbero collocato nei primissimi posti della lista dei cinematografi capitolini.[3] Spesso, tuttavia, venivano
organizzati incontri di boxe, concorsi canori, cabaret e avanspettacolo.
Con il progressivo avanzare del tempo e la concorrenza di cinema prima e di televisione poi, l'Ambra Jovinelli
ripieg prima sulle sole proiezioni cinematografiche, poi sugli spettacoli di spogliarello seguiti da film erotici di
gusto affine. Negli anni settanta era diventato definitivamente un cinema a luci rosse.
Il 29 aprile 1982 un incendio, causato da un malfunzionamento tecnico, bruci l'intera struttura, decretandone
alcuni anni dopo la definitiva chiusura e abbandono (sfogliando l'archivio storico de L'Unit, la sala risulta
ancora aperta nel 1986). La famiglia Jovinelli mise in vendita lo stabile, acquistato nel 1990 da una societ
milanese che non rese noti i progetti futuri per cui lo aveva acquistato.
Nel luglio del 1996 un gruppo di giovani artisti ed intellettuali si anim per il recupero del teatro, organizzando
all'interno della fatiscente costruzione una serie di spettacoli teatrali e mostre monografiche con l'intento di
destare attenzione nell'opinione pubblica.
Forse proprio grazie a questa iniziativa, nel 1997 la facciata dello stabile fu posta sotto il vincolo del Ministero
dei Beni Culturali, con l'obbligo per i proprietari di preservazione della stessa poich considerata patrimonio
artistico. L'anno successivo i proprietari del teatro presentarono al Comune di Roma una domanda per il
restauro ed il recupero dell'intera struttura. I lavori durarono fino al novembre del 2000, ed il 25 gennaio 2001l'Ambra Jovinelli venne riaperto come teatro comico: la direzione artistica dello stesso venne affidata a Serena
Dandini e la direzione di sala ad Antonino de Pasquale.
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10 PREMIO
Un raro esempio di
elaborazione del Modern
Style nella foto in bianco e
nero che ci consegna la
originale geometria della
Birreria Poretti di Varese.
Sintesi architettonica di un
edificio industriale costruito
in armonia con la natura che
non rinuncia ad elementi
decorativi come mascheroni e
ghirlande di fiori di luppolo.Limmagine di Roberto
Colombo diviene, pertanto,
monito contro lo scempio
perpetrato nei confronti della
natura dal proliferare di assurde costruzioni industriali e civili che troppo spesso violentano il
patrimonio naturale.
Roberto Colombo
VARESE Birra Poretti, Induno Olona, via Valganna.
Agli inizio del Novecento gli eredi della Birerria Poretti, Angelo Magnani ed Edoardo Chiesa, decisero di
rinnovare limmagine dellazienda, ristrutturando lo stabile costruito negli anni Settanta del secolo precedente.
Si trattava di una fabbrica allavanguardia, non solo per i macchinari e le tecnologie utilizzate, ma soprattutto
perch era lunica in Italia a produrre birra. In virt di ci, era necessario fornire allo stabile una veste che ne
sottolineasse la modernit. Magnani e Chiesa si affidarono ad architetti stranieri, importando in Italia la
declinazione sobria e imponente del modernismo tedesco. Nel 1902, infatti, i lavori furono commissionati allo
studio Bihl e Woltz e nel 1907 ai fratelli Bihl: nel 1915 lazienda si presentava nel suo aspetto attuale, quasi
mimetizzato nella collina. Obiettivo principale dei Bihl era stato, infatti, la realizzazione di un complesso
produttivo che non inferisse con lambiente circostante e che quasi vi si confondesse. Furono cos costruite
strutture dalla geometria sobria ed elegante, caratterizzate di toni grigio e gialle e intessute di motivi decorativiche riprendevano stili differenti come larte egiziana, il classicismo e il naturalismo; ghirlande di fiori di luppolo
(da cui si ricava la birra) e i tini di ferro battuto, erme femminili, mascheroni, grottesche, medaglioni con frange
e gocce, lesene giganti e conchiglie. Lorganizzazione degli edifici era gerarchica, secondo unidea di origine
ottocentesca che si rifletteva anche Villa Magnani, la residenza del proprietario costruita da Ulisse Stacchini nel
1915 poco sopra la fabbrica, a sottolineare la struttura del rapporto imprenditore-manifattura. La Birreria
Poretti rappresenta ancora oggi una ben riuscita conciliazione tra la funzionalit del complesso produttivo,
laspetto esteriore e lambiente circostante, in virt di un uso consapevole di quelle che erano le idee estetico-
funzionali dellarchitettura del Modern Style.
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11 PREMIO
Il bianco e il blu della facciata di Casa
Ferrario a Milano nella serena
fotografia di Marco Pascucci. Il blu
rassicurante si unisce ai motivi sinuosi
zoomorfi e fitomorfi delle ringhiere in
ferro battuto per dialogare con la luce
del bianco totale che illumina la
facciata di una elegante palazzina a
quattro piani nel cuore di Milano colta
in una immagine prospettica che evoca
una scalata verso il cielo.
Marco Pascucci
MILANO Casa Ferrario, via Spadari 3/5. Arch. Ernesto Pirovano, 1902.
Palazzina di quattro piani fuori terra, caratterizzata dalle ringhiere in ferro battutto a motivi zoomorfi e
fitomorfi, soprattutto nella sua parte centrale e nella balconata del terrazzo terminale. All'interno, anche lo
scalone presenta un'elegante ringhiera in ferro battuto. I ferri battuti sono di Alessandro Mazzucotelli.
12 PRMEIO
Florilegio come scelta di Marcello Marra, come fiore, testimonianza
di uno stile che affida alla eleganza della figura femminile un
messaggio di leggerezza e aspirazione al divino. Una foto che
racconta lespressivit di una scultura, collocata allinterno della
chiesa di San Domenico a Palermo, dove un tripudio di motivi
floreali in altorilievo divengono canto damore alla natura
ispiratrice, inno al Liberty italiano.
Marcello Karra
PALERMO Florilegio, Statua allinterno della chiesa di San Domenico.
Monumento a Francesco Paolo Perez eseguito da D. Delisi nel 1904 su
commissione del Comune di Palermo.
8/10/2019 Vincitori del 2 Concorso Fotografico ITALIAN LIBERTY
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Nella seconda edizione del Concorso Fotografico ITALIAN LIBERTY (3 marzo - 31 ottobre 2014) stata scelta
una giuria competente per visionare, analizzare e scegliere le 12 foto finaliste. I componenti della giuria sono
stati selezionati dallente che ha organizzato il concorso, Aitm ArtTorino assieme al Direttore ArtisticoAndrea
Speziali. Il lavoro svolto dalla giuria per decidere i dodici finalisti si protratto dal 10 al 25 novembre con una
notevole quantit di ore impiegate per analizzare, con grande impegno, e scrupolo le 18.374 fotografie di 724
concorrenti giunte in segreteria.
Di seguito lelenco dei giurati:
Presidente di giuria: CECILIA CASADEI Vicepresidente dellAccademia di Belle Arti Urbino - Critico Giornalista
dArte Il Resto del Carlino Consulente Esperto dArte Tribunale di Pesaro
LIA CELI
Scrittrice Giornalista Autrice RAI
GIANLUCA DALUISO
Giornalista Il Fatto Quotidiano Conduttore RAI Radio 2
VITTORIO DAUGUSTA
Pittore Docente Accademia di Belle Arti Rimini LABA
FRANCO DONAGGIO
Fotografo Artista
RICCARDO GRESTA
Storico dellArte, critico e docente allIstituto dArte Federico Fellini
FRANCO MARCONI
Direttore Galleria Contemporanea dArte Marconi a Cupra Marittima e di Marche Centro dArte.
Con la collaborazione esterna di ULISSE TRAMONTI e MARCO BAZZOCCHI che hanno partecipato alla
grande mostra del 2013 LIBERTY. Uno stile per lItalia moderna ai Musei di San Domenico a Forli.