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Vita OlgiateseQuindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco
Anno 73° - N. 2 - 29 Gennaio 2017 - € 1,00
www.parrocchiaolgiate.org
Non c’è bisogno diessere dei geni inmatematica per capireuna
delle differenzefondamentali trasomma e prodotto. Lasomma non viene
azze-rata anche se qualcheaddendo è uguale azero. Il prodotto,
inve-ce, sì: un solo zero tra ifattori azzera tutto.
Sta proprio qui la dif-ferenza tra quello chela “Dottrina
Socialedella Chiesa” chiama,da sempre, “benecomune” e il
cosiddet-to “bene totale”.Mentre quest’ultimopuò essere
descrittocon l’immagine di unasomma, i cui addendicostituiscono i
beniindividuali (o dei gruppisociali di cui è formatala società),
il “benecomune” è piuttostoparagonabile al prodot-to di una
moltiplicazio-ne, i cui fattori rappre-sentano i beni dei sin-goli
individui (o deigruppi). Di qui il sensodella metafora: in unasomma
se anche alcuniaddendi si annullano, lasomma totale restacomunque
positiva.Anzi, può addiritturaaccadere che, se l’o-biettivo è
massimizzareil “bene totale” (adesempio, il prodottointerno lordo
naziona-le), convenga «annulla-re» il bene (o benesse-re) di
qualcuno a condi-zione che il guadagnodi benessere di qualcunaltro
aumenti in misurapiù che sufficiente perla compensazione. Noncosì,
invece, con il pro-dotto di una moltiplica-zione, perché
l’annulla-mento anche di un solofattore lo azzera com-pletamente.
In altri ter-mini, quella del “benecomune”, a differenzadi quella
del “benetotale”, è una logica chenon ammette che sisacrifichi il
bene diqualcuno – quale chene sia la situazione divita o la
configurazionesociale – per migliorareil bene di qualcun altro;e
ciò perché quel qual-cuno è pur sempre unapersona umana, con ilsuo
pacchetto di dirittiinalienabili.
* * *Mi è venuto sponta-
neo riprendere questec o n s i d e r a z i o n i ,approfondite
in modopuntuale dai lavori della“Settimana Sociale dei
SOMMA O PRODOTTO?
Cattolici Italiani” svolta-si a Pisa dieci anni fa,quando ho
letto suigiornali i dati del rap-porto Oxfam (una dellepiù antiche
società dibeneficenza con sede aLondra) relativi al 2016e
presentati ai “grandidella terra” riuniti per ilForum economico
mon-diale svoltosi proprio inquesti giorni a Davos,in Svizzera.
Dati che fanno rab-brividire. Nel mondo 8super ricchi
detengonola stessa ricchezza pos-seduta da 3,6 miliardidi poveri;
l’1% dellapopolazione mondialenel 2016 ha accumulatotanta ricchezza
quantase ne ritrova in tasca ilrestante 99%. E l’Italianon fa
eccezione: i 7italiani più ricchi pos-siedono esattamentequanto
possiedonocirca 20 milioni di italia-ni del ceto medio-basso. Non
solo, mamentre il reddito è cre-sciuto notevolmenteper gli strati
alti dellapopolazione (minoranzaesigua), per tutti glialtri è
rimasto fermo o,addirittura, è diminuito.Insomma: il “bene tota-le”
è cresciuto sia a
livello mondiale che ita-liano, ma il “benecomune”, già
compro-messo da anni, si èdefinitivamente azzera-to.
* * *
È proprio alla luce diquesti dati scandalosi,che si capiscono
meglioalcune prese di posizio-ne dure e profetiche dipapa Francesco
conte-nute nell’enciclicaLaudato si’. Ne citodue.
“L’economia oggiassume ogni sviluppotecnologico in funzionedel
profitto, senza pre-stare attenzione aeventuali conseguenzenegative
per l’essereumano. La finanzasoffoca l’economiareale. In alcuni
circoli sisostiene che i problemidella fame e della mise-ria nel
mondo si risol-veranno semplicementecon la crescita del mer-cato.
Il mercato da soloperò non garantisce losviluppo umano inte-grale e
l’inclusionesociale.” (109)
“Nelle condizioniattuali della societàmondiale, dove
siriscontrano tante ine-quità e sono semprepiù numerose le perso-ne
che vengono scarta-te, private dei dirittiumani fondamentali,
ilprincipio del benecomune si trasformaimmediatamente, comelogica e
ineludibile con-seguenza, in un appelloalla solidarietà e in
unaopzione preferenzialeper i più poveri.” (158)
Insomma - scrive ilpapa - siamo in pre-senza di un
sistemaeconomico perversoche va assolutamentedenunciato e
riforma-to, perché la ricchezzadi pochi è pagata dallapovertà di
miliardi dipersone. E allora, sesi vuole perseguire il“bene
comune”, i lprimo passo da fare èquello di schierarsi inmodo deciso
dal laparte dei più poveri,senza paura. Parolechiare e
inequivocabi-li, che gli hanno pro-curato un sacco di cri-tiche,
specialmente daparte di alcuniambienti sostenitori
del più sfrenato neoli-berismo.
* * *Sappiamo che nel
suo significato più alto,la politica ha comescopo il
perseguimentodel “bene comune”. Giànell’Antico Testamentosi
chiedeva al re proprioquesto: oltre che ladifesa dai nemici
ester-ni, un impegno serio ecostante a favore deipiù indigenti ed
emargi-nati, così da sopperirealle inevitabili ingiustiziesociali.
È proprio quantouna buona politica devefare anche oggi: schie-rarsi
decisamente dallaparte dei cittadini piùpoveri, emanare leggiche li
aiutino e li pro-teggano, ridistribuire inmodo più equo la
ric-chezza. E questo a tuttii livelli, locale, nazionalee
internazionale. Checosa c’entrano, allora,con un impegno di que-sto
tipo la difesa dellevarie lobby, i tagli allespese di
caratteresociale, lo sguardo soloall’interesse personale odi pochi,
la tentazionedi innalzare muri perdifendersi dall’invasionedi
poveracci ai qualifinora abbiamo fattopagare il nostro benes-sere,
gli investimenti inarmamenti sempre piùsofisticati, ecc…?
Cercasi, quindi,disperatamente buonipolitici. Persone onesteche
lavorino perché sirealizzino “quelle condi-zioni della vita
socialeche permettono sia allecollettività sia ai singolimembri, di
raggiungerela propria perfezionepiù pienamente e piùcelermente”
(definizio-ne di “bene comune”contenuta nellaGaudium et Spes
delConcilio Vaticano II).
Persone, in altri ter-mini, che conoscanobene la differenza tra
lasomma e il prodotto ene tirino, con coraggioe determinazione,
legiuste conseguenze.
don Marco
Lettera del Papa ai giovani
Pubblichiamo la lettera che il Santo Padre Francesco hascritto
ai giovani, in occasione della presentazione delDocumento
Preparatorio della XV Assemblea GeneraleOrdinaria del Sinodo dei
Vescovi, in programma per l’otto-bre 2018, sul tema “I giovani, la
fede e il discernimentovocazionale”.
Carissimi giovani,sono lieto di annunciarvi che nell’ottobre
2018 si celebrerà il Sinodo dei Vescovi sul tema «I giovani,la
fede e il discernimento vocazionale». Ho voluto che fostevoi al
centro dell’attenzione perché vi porto nel cuore.Proprio oggi viene
presentato il Documento Preparatorio,che affido anche a voi come
“bussola” lungo questo cammi-no.
Mi vengono in mente le parole che Dio rivolse adAbramo: «Vattene
dalla tua terra, dalla tua parentela e dallacasa di tuo padre,
verso la terra che io ti indicherò» (Gen12,1). Queste parole sono
oggi indirizzate anche a voi: sonoparole di un Padre che vi invita
a “uscire” per lanciarvi versoun futuro non conosciuto ma portatore
di sicure realizzazio-ni, incontro al quale Egli stesso vi
accompagna. Vi invito adascoltare la voce di Dio che risuona nei
vostri cuori attraver-so il soffio dello Spirito Santo.
Quando Dio disse ad Abramo «Vattene», che cosa vole-va dirgli?
Non certamente di fuggire dai suoi o dal mondo. Ilsuo fu un forte
invito, una vocazione, affinché lasciasse tuttoe andasse verso una
terra nuova. Qual’ è per noi oggi que-sta terra nuova, se non una
società più giusta e fraterna chevoi desiderate profondamente e che
volete costruire finoalle periferie del mondo?
Ma oggi, purtroppo, il «Vattene» assume anche un signi-ficato
diverso. Quello della prevaricazione, dell’ingiustizia edella
guerra. Molti giovani sono sottoposti al ricatto dellaviolenza e
costretti a fuggire dal loro paese natale. Il lorogrido sale a Dio,
come quello di Israele schiavodell’oppressione del Faraone (cfr Es
2,23).
Desidero anche ricordarvi le parole che Gesù disse ungiorno ai
discepoli che gli chiedevano: «Rabbì […], dovedimori?». Egli
rispose: «Venite e vedrete» (Gv 1,38-39).Anche a voi Gesù rivolge
il suo sguardo e vi invita ad anda-re presso di lui.
Carissimi giovani, avete incontrato questo sguardo?Avete udito
questa voce? Avete sentito quest’impulso amettervi in cammino? Sono
sicuro che, sebbene il frastuonoe lo stordimento sembrino regnare
nel mondo, questa chia-mata continua a risuonare nel vostro animo
per aprirlo allagioia piena. Ciò sarà possibile nella misura in
cui, ancheattraverso l’accompagnamento di guide esperte,
sapreteintraprendere un itinerario di discernimento per scoprire
ilprogetto di Dio sulla vostra vita. Pure quando il vostro cam-mino
è segnato dalla precarietà e dalla caduta, Dio ricco dimisericordia
tende la sua mano per rialzarvi.
A Cracovia, in apertura dell’ultima Giornata Mondialedella
Gioventù, vi ho chiesto più volte: «Le cose si possonocambiare?». E
voi avete gridato insieme un fragoroso «Sì».Quel grido nasce dal
vostro cuore giovane che non soppor-ta l’ingiustizia e non può
piegarsi alla cultura dello scarto, nécedere alla globalizzazione
dell’indifferenza. Ascoltate quelgrido che sale dal vostro intimo!
Anche quando avvertite,come il profeta Geremia, l’inesperienza
della vostra giovaneetà, Dio vi incoraggia ad andare dove Egli vi
invia: «Nonaver paura […] perché io sono con te per proteggerti»
(Ger1,8).
Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, allavostra
voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Nonabbiate paura di
ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelteaudaci, non indugiate
quando la coscienza vi chiede dirischiare per seguire il Maestro.
Pure la Chiesa desideramettersi in ascolto della vostra voce, della
vostra sensibilità,della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e
delle vostre criti-che. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo
risuonare nellecomunità e fatelo giungere ai pastori. San Benedetto
racco-mandava agli abati di consultare anche i giovani prima diogni
scelta importante, perché «spesso è proprio al più gio-vane che il
Signore rivela la soluzione migliore» (Regola diSan Benedetto III,
3).
Così, anche attraverso il cammino di questo Sinodo, io ei miei
fratelli Vescovi vogliamo diventare ancor più «collabo-ratori della
vostra gioia» (2 Cor 1,24). Vi affido a Maria diNazareth, una
giovane come voi a cui Dio ha rivolto il Suosguardo amorevole,
perché vi prenda per mano e vi guidialla gioia di un «Eccomi» pieno
e generoso (cfr Lc 1,38).
Con paterno affetto,
FRANCESCODal Vaticano, 13 gennaio 2017
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2 Vita Olgiatese29 Gennaio 2017
Quali sono i tuoi buoni propositi per l’anno nuovo?»Parecchi di
noi hanno dovuto rispondere all’immancabiledomanda, posta da un
parente, da un amico o magari da noistessi. Ogni inizio anno porta
con sé speranze, auguri, qual-che rimpianto e la fatidica lista
delle “cose da fare per diven-tare migliori”. Spesso sono azioni
che richiedono costanza:andare in palestra, mangiare più sano,
smettere di fumare.Altre volte sono atteggiamenti da assumere:
essere piùpazienti, gentili, ottimisti. In ogni caso, qualsivoglia
impegnoche ci prefissiamo necessita innanzitutto di tempo per
esse-re messo in pratica.
In qualità di cristiani nel mondo, sarebbe cosa utile, oltreche
personalmente edificante, spendere qualche minuto –meglio ancora
qualche ora – nell’esercizio del nostro dirittoall’informazione.
Nella società di oggi, per contrastare il rela-tivismo imperante e
la difficoltà di elaborazione del discorsoè urgente e
indispensabile dotarsi di una cultura solida,accompagnata dalla
capacità d’interpretazione del mondobasata su valori ben definiti,
che non pregiudicano il dialogo,ma ne impediscono la sterilità.
Lungi dai pericoli dalla forma-zione fai-da-te, vengono messi a
disposizione degli strumen-ti realizzati ad hoc, riuniti sotto il
nome di “buona stampa”. Lalettura di pubblicazioni (quotidiani,
settimanali e periodici) dicarattere cattolico redatte da
giornalisti laici, sacerdoti, con-sacrati e missionari rappresenta
un’occasione di crescitache invita all’approfondimento, al
confronto con gli altri, inter-pretando le sfide della realtà
attuale alla luce della fede. VitaOlgiatese costituisce un esempio
di buona stampa, cosìcome “il Settimanale” diocesano. Tuttavia, la
nostra parroc-chia mette a disposizione anche altre riviste, di più
ampiorespiro, in vendita presso l’Ufficio Parrocchiale negli
orarid’apertura.
“Famiglia Cristiana” è il settimanale fondato dal beatoGiacomo
Alberione, nel 1931. Largamente diffuso in tuttaItalia, è dedicato
ad articoli di approfondimento e commento,volti a una lettura
valoriale degli avvenimenti. A questi asso-cia contenuti utili al
servizio della famiglia e delle nuovegenerazioni, nella difesa dei
valori cristiani nella società.
“Credere” è anch’esso un settimanale ed è il più recentedi casa
San Paolo. Nato nel 2013, invita a riscoprire la fedecattolica per
viverla con gioia, accompagnando il lettore constorie di personaggi
famosi, ma anche di gente comune. Sidistingue per la ricchezza di
contenuti, tra cui il commentoalle letture e gli articoli di
introduzione alla teologia.
“Jesus” è un mensile di cultura religiosa. Offre
un'infor-mazione settoriale aggiornata, proponendo grandi
dibattitinel segno dell'apertura e del dialogo. I numerosi spunti
pro-posti stimolano la riflessione anche dal punto di vista
etico;la qualità dei contenuti è assicurata dalla collaborazione
diautorevoli esponenti del pensiero sia religioso che laico.
Talvolta le riviste mettono a disposizione degli allegati:libri,
DVD, fascicoli sono anch’essi disponibili alla vendita
inUfficio.
Leggere occupa certamente un tempo maggiore dellanostra fretta
perché richiede costanza e concentrazione;inoltre, è necessario
assumere un atteggiamento di ascoltoper poter arrivare a
comprendere. Il mese di gennaio è quasiconcluso, ma suvvia: è
sempre il tempo per i buoni propositi,specialmente se sono salutari
e fruttiferi di bene. D’altronde,«tutto ciò che possiamo decidere è
come disporre del tempoche ci è dato», scriveva Tolkien. Allora,
buon anno! Con l’au-gurio che la buona stampa entri nelle nostre
case e diventiuna buona abitudine.
Chiara Spinelli
IL PROPOSITO DELLABUONA STAMPA
Dopo secoli di lotte e direciproche condanne, que-st’anno per la
prima volta,cattolici e luterani celebranoinsieme i 500 anni
dell’anni-versario della Riforma, conl’impegno di un dialogoverso
il difficile camminodella riconciliazione.
Era infatti il 31 ottobredel 1517 quando MartinLutero appese le
sue 95tesi, scritte in latino, sullaporta della cattedrale
diWittemberg, città tedescanella regione dellaSassonia. Almeno così
siracconta, perché pare chefossero stati i suoi studentidi teologia
e non Luterostesso, ad affiggere le 95tesi. Il monaco
agostinianodesiderava invece che isuoi scritti fossero esaminatie
discussi dall’arcivescovodi Magonza Alberto e daiteologi del suo
tempo. In unprimo momento le tesi nonvennero prese troppo
inconsiderazione, né gli venneconcesso un dibattito constudiosi e
intellettuali.Tuttavia da quel momentocominciò il confronto con
laChiesa di Roma e con ilPapa .
Del periodo che intercor-re tra il 1514 e il 1520 (annodella
prima bolla papale conla minaccia della scomunicaper Lutero) ha
parlato mons.Saverio Xeres in un incontroche si è svolto al
teatroAurora di Olgiate Comasco.
La ricerca storica hamesso in evidenza che ilgerme della Riforma
lo sitrova fra il 1514 e il 1515; enon si può nascondere chetra il
XV secolo ed il Conciliodi Trento ci fu un grandedecadimento nella
Chiesa.Più che Papi in Vaticanoregnavano dei principi inuna corte
sfarzosa, più cheVescovi nelle diocesi c’era-no personaggi dediti
al lusso
MARTIN LUTERO E L'INIZIO DELLA RIFORMA500 anni dopo un evento
che ha segnato profonde divisioni all’interno della Chiesa
ed alla politica, preti e reli-giosi erano per lo più di dub-bia
moralità; ed i fedeli piùche credenti vivevano nelmondo della
superstizione,con una vita povera d’amoree di senso.
La Chiesa come istituzio-ne non dava più fiduciamentre Dio stava
diventandouno “sconosciuto” difficile daprendere in
considerazione.Era ritenuto al massimo ungiudice, ma di una
giustiziaformale che da un lato puni-va i peccatori e coloro
cheagivano contro la legge edall’altro premiava i giusti.In questo
contesto anche ilVangelo era spesso dimenti-cato. Lutero, biblista
e predi-catore, in quegli anni era unuomo inquieto fino alla
sco-perta del versetto 17 delprimo capitolo della lettera diSan
Paolo ai Romani: “il giu-sto per fede vivrà”.
Ma come si fa a diventa-re giusti davanti a Dio?Lutero ha
trovato la rispostanel Vangelo tramite il con-cetto di
giustificazione. Lagiustificazione, cioè il perdo-
no, è opera di Dio.L’incarnazione, la morte e laresurrezione di
Cristo sono ilfondamento e il presuppostodella giustificazione e
Cristoè la nostra giustizia. Siamodunque salvati non pernostra
iniziativa o per i nostrimeriti, ma per l’iniziativa diDio; non per
le nostre buoneopere, ma per la grazia e l’a-more di Dio; non
perchésiano giusti, ma perché Dioci rende partecipi della
giu-stizia di Cristo.
È il ribaltamento del con-cetto di indulgenza, allorapresente in
tutta l’Europaoccidentale. Le indulgenzeerano una specie di
decretodi amnistia scritto dal Papasulla base dei meriti diCristo,
di Maria, dei santi edei fedeli più devoti, i qualiavrebbero dato
agli uominipiù di quanto non occorres-se per la loro salvezza.
Conquesti “meriti in più” laChiesa aveva la facoltà didiminuire o
cancellate lapena al peccatore che, incambio, doveva pagare
unacerta somma di denaro.
Questo commercio delleindulgenze, con speculazio-ni ed abusi,
era molto diffu-so, tanto che nel 1517 PapaLeone X promulgò
un’indul-genza plenaria, cioè unriscatto dalle totalità dellepene,
per tutti coloro cheavessero versato un oboloper la costruzione
della basi-lica di san Pietro. Chi aves-se rifiutato questa
consuetu-dine era considerato un cat-tivo credente, un avaro,
un“quasi eretico”.
Lutero si scagliò controquesta usanza: un ennesi-mo abuso. Le
indulgenzeper Lutero non servono agiustificare; per salvarsioccorre
la volontà di Dio e lafede dell’uomo. Più volte gliemissari del
Papa lo invita-rono a ritrattare, perchéessere contro l’autorità
delpontefice, che non potevaessere giudicato da nessu-no,
significava essere ereti-co. Lutero non ritrattò le suetesi, non
volendo piegarsi adun sistema che ritenevaprofondamente contrario
alVangelo.
Nel 1519 lo scontro conla Chiesa cattolica si fecepiù serrato
fino alla bolla(Exsurge Domine) con laminaccia della scomunicadel
giugno 1520, qualora ilmonaco agostiniano nonavesse ritrattato le
sue posi-zioni e non avesse desistitodai suoi intenti. Secondouno
schema ancora“medioevale” Lutero non sol-tanto non ritrattò le sue
tesi,ma sfidò il Papa con il gestosimbolico, ma plateale,
dibruciarne la bolla il 15 giu-gno 1520. Sei mesi dopo,nel gennaio
del 1521, LeoneX con una seconda bolla, la“Decet
RomanumPontificem”, dichiarava “ere-tico” Lutero,
scomunicando-lo.
P.D
Anniversario
10 anni dalla morte dell’Abbé PierreUna vita avventurosa a
servizio degli ultimi
Henri Antoine Groués,detto Abbé Pierre, nasce il 5agosto 1912 a
Lione, quintodi otto figli, da una famigliabenestante. Compie gli
studipresso il Collegio dei Gesuitidi Lione. A 13 anni, parteci-pa
attivamente alMovimento Scout di Francia.A 16 anni, durante una
gitain Italia, sosta ad Assisi.L’incontro con S. Francesco,specie
al Convento LeCarceri, gli fa prendere ladecisione di
farsiCappuccino. A 19 anni entranel Convento di clausura
deiCappuccini di Lione, dopoaver distribuito ai poveri lasua parte
di eredità. Nel1938 viene ordinato sacer-dote, assistito dal padre
DeLubac. L’anno successivo,per motivi di salute, lascia lavita
monastica e viene incar-dinato nella Diocesi di
Grenoble. In seguito vienenominato Vicario della
catte-drale.
Nel 1942 comincia, percaso, un’intensa azione disalvataggio
delle vittimedella tirannia nazista. È inquesta occasione che
l’AbbéGroués, diventa l’AbbéPierre. L’Abbé Pierre salvadiverse
persone (ebrei,polacchi) ricercate dallaGestapo. Falsifica
passapor-ti, diventa guida alpina e tra-sporta attraverso le Alpi
ed iPirenei le persone in perico-lo.
Verso la fine del 1944, diritorno da una viaggio allaricerca di
nuovi passaggi inSpagna di persone in peri-colo che la Svizzera
nonaccettava più, viene arresta-to dalla Gestapo. Riesce ascappare
e viene spedito adAlgeri in aereo, nascosto inun sacco postale.
Dopo laguerra, rientra a Parigi eviene eletto deputato
allaAssemblea Nazionale.
Verso la fine del 1949,accoglie a casa sua,George, assassino,
ergasto-lano, mancato suicida. Iniziail Movimento Emmaus,
ilmovimento degli stracciaioli-costruttori di Emmaus.
Nel 1951 lascia ilParlamento, rifiutando unalegge elettorale
truffa e sidedica interamente alMovimento Emmaus. Dal1952 gira la
Francia,l’Europa e tutto il mondo perconferenze che
presentanoall’opinione pubblica i pro-blemi più urgenti per
l’uma-nità: i senzatetto in Europa,la fame nel mondo, etc.
Ovunque cominciano asorgere le ComunitàEmmaus, comunità di
poveriche mediante il lavoro direcupero e riutilizzo di quan-to
viene buttato via, si gua-dagnano da vivere onesta-mente e si
permettono illusso di aiutare chi sta anco-ra peggio. Poveri che
diven-
tano donatori e provocatoridi chi ha e non fa nulla.
Muore a Parigi il 22 gen-naio 2007 ed alcuni giornidopo (venerdì
26) vienesalutato con funerali di statopresso la basilica di
NotreDame alla presenza del pre-sidente della repubblicafrancese,
di autorità civili ereligiose e soprattutto deisuoi “compagnons”
accorsida tutto il mondo per darel’ultimo saluto al proprio
fon-datore.
«L’Abbé Pierre – sonoparole del card. Etchegaray– aveva un’anima
immersain un unico amore a “doubleface”: Dio e gli uomini.L’amore
del prossimo non èuna semplice ripetizione del-l’amore di Dio, è
amare l’uo-mo semplicemente, tuttointero, ritrovando nell’amoredi
Dio il suo fondamento edil suo modello. È ciò che
spiega le rivolte dell’AbbéPierre, non potendo soppor-tare le
caricature che sfigu-rano la carità: carità, sempli-ce riparazione
senza preoc-cuparci di risalire alle cause;carità, brevetto di
buonacoscienza per coloro che sirendono complici delle ingiu-stizie
sociali; carità che tra-sforma gli uni in benefattorie gli altri in
assistiti. La caritàesige la giustizia, ma vaoltre: il lebbroso ha
diritto diessere curato, ma non hadiritto al bacio di
Francescod’Assisi, eppure ne ha cosìbisogno. Se l’Abbé Pierre
haretto nella sua lotta per lacarità, è perché, a tutti icosti, si
è agganciato alleparole di san Paolo, convin-to che l’Amore non
solo èpiù grande della Fede edella Speranza, ma è il soloche
sopravviverà».
L’accesso ai mezzi dicomunicazione, grazieallo sviluppo
tecnologico,è tale che moltissimi sog-getti hanno la possibilitàdi
condividere istantanea-mente le notizie e diffon-derle in modo
capillare.Queste notizie possonoessere belle o brutte,vere o false.
Già i nostriantichi padri nella fedeparlavano della menteumana come
di una maci-na da mulino che, mossadall’acqua, non può esse-re
fermata. Chi è incarica-to del mulino, però, ha lapossibilità di
decidere semacinarvi grano o zizza-nia. La mente dell’uomo èsempre
in azione e non
può cessare di “macinare”ciò che riceve, ma sta anoi decidere
quale mate-riale fornire
Vorrei che questo mes-saggio potesse raggiunge-
re e incoraggiare tutticoloro che, sia nell’ambitoprofessionale
sia nellerelazioni personali, ognigiorno “macinano”
tanteinformazioni per offrire unpane fragrante e buono acoloro che
si alimentanodei frutti della loro comu-nicazione. Vorrei
esortaretutti ad una comunicazio-ne costruttiva che, nelrifiutare i
pregiudizi versol’altro, favorisca una cultu-ra dell’incontro,
grazie allaquale si possa imparare aguardare la realtà
conconsapevole fiducia. (…)
(Il documento completosi può leggere sul sito delVaticano)
Dal messaggio di papa Francesco per laGiornata mondiale delle
Comunicazioni Sociali
«Non temere, perché io sono con te» (Is 43,5). Comunicare
speranza e fiducia nel nostro tempo
24 Gennaio: San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti
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Vita Olgiatese29 Gennaio 20173
L’insegnamento diFrancesco,
il papa venuto “dalla fine del mondo”
Laudato si’: l’ecologiadi papa Francesco (8)“Educazione e
spiritualità ecologica” è il titolo dell’ultimo
capitolo dell’enciclica Laudato si’ (LS), e la frase che lo
apreben sintetizza la tematica del testo: “molte cose devono
rio-rientare la propria rotta, ma prima di tutto è l’umanità cheha
bisogno di cambiare” (LS – 202). Le pagine che seguonodelineano un
percorso per questo “cambiamento”.
Innanzitutto è necessario che ci si orienti verso un nuovostile
di vita: singoli e gruppi devono rifiutare il consumismoed avere
ben presente che “acquistare è sempre un atto mo-rale oltre che
economico” (LS – 206). Queste parole, ripresedall’enciclica Caritas
in veritate di papa Benedetto XVI, invi-tano ad educarci a
ricercare una nuova alleanza tra umanità eambiente, in modo da
creare una coscienza che si traduca “innuove abitudini” (LS – 209).
Francesco sottolinea come l’edu-cazione ambientale abbia allargato
i suoi obiettivi includendouna critica ad alcuni “miti” della
modernità (individualismo,progresso indefinito, concorrenza,
consumismo, mercato sen-za regole) e tenda pertanto ad un recupero
di un “equilibrioecologico” che, modificando il rapporto tra il
singolo e gli al-tri esseri viventi e, per chi crede, anche il
rapporto con Dio,crei un’autentica “etica dell’ecologia”.
Francesco si rivolge poi a tutti i cristiani ricordando cheuna
vera “spiritualità ecologica” ha le sue radici nell’insegna-mento
evangelico che alimenta la passione per la cura delmondo.
Richiamando ancora il modello di San Francesco, ilpapa ribadisce
come la conversione ecologica si basi su unanuova relazione con il
creato che nasce dalla consapevolezzache ogni creatura riflette
qualcosa di Dio. Ma lo sforzo delsingolo individuo sarà vano se non
si realizza un’efficaceunione di forze e di contributi.
Il percorso verso il cambiamento continua recuperando lascoperta
di “un antico insegnamento, presente in diverse tra-dizioni
religiose, a anche nella Bibbia. Si tratta della convin-zione che
meno è di più” (LS – 222). La bella espressione si-gnifica che una
vita vissuta in semplicità e sobrietà è liberante,ci rende capaci
di ridurre i bisogni – o pseudo tali –insoddi-sfatti: “si può aver
bisogno di poco e vivere molto, soprattut-to quando si è capaci di
dare spazio ad altri piaceri e si trovasoddisfazione negli incontri
fraterni, nel servizio, nel metterea frutto i propri carismi, nella
musica e nell’arte, nel contattocon la natura, nella preghiera” (LS
– 223).
Come è stato ricordato sopra, questo stile di vita implicala
capacità di vivere in comunione con tutte le creature, inmodo da
giungere a quella che Francesco chiama “fraternitàuniversale”.
Diretta conseguenza di questo atteggiamento dicura reciproca è
l’impegno che viene richiesto a tutti noi dicostruire un mondo
migliore realizzando il bene comune.Quindi, anche se “non tutti
sono chiamati a lavorare in ma-niera diretta nella politica…in seno
alla società fiorisce una in-numerevole varietà di associazioni che
intervengono a favoredel bene comune, difendendo l’ambiente
naturale e urbano”(LS – 232).
I paragrafi che seguono sono ricchi di contenuti teologici
espirituali. Papa Francesco ci presenta i sacramenti come unmomento
nel quale “la natura viene assunta da Dio e trasfor-mata in
mediazione della vita soprannaturale” (LS – 235). Lacelebrazione
eucaristica infatti diventa un atto di risanamentodelle relazioni
dell’essere umano con se stesso, con gli altri,con il mondo, con
Dio. Le molteplici relazioni presenti nelcreato sono la
manifestazione materiale della relazione som-ma, quella trinitaria.
Qualora fossimo in grado di leggere lacreazione in chiave
trinitaria saremmo certamente capaci dirispettare, di amare il
creato, realizzando così la vera e com-pleta conversione che, tra
le sue caratteristiche, ha anche “l’e-cologia integrale” che ci
viene presentata in questa lettera en-ciclica di Francesco.
La riflessione di Francesco continua, per così dire, in ma-niera
escatologica, ricordandoci che siamo in viaggio verso “ilsabato
dell’eternità”, quando finalmente potremo incontrarefaccia a faccia
“l’infinita bellezza di Dio” (LS – 243), tenendoperò sempre ben
presente che “nell’attesa ci uniamo per farcicarico di questa casa
che ci è stata affidata, sapendo che ciòche di buono vi è in essa
verrà assunto nella festa del cielo”(LS – 244).
L’enciclica si conclude con due preghiere, una per tutti
icredenti e la seconda per noi cristiani: sono due
invocazioniaffinché “sappiamo assumere gli impegni verso il creato
che ilVangelo di Gesù ci propone” (LS – 246). (23 –continua)
erre emmeNote
La citazione in grassetto è tratta dalla Laudato si’. Il
numerotra parentesi indica il paragrafo.
BUONGIORNO! SONO LA DIOCESI…
Buona domenica, carissi-mi amici! Non perdiamo piùtempo in
chiacchiere e comin-ciamo un “giro diocesano”per conoscere le varie
attività,uffici, organismi che fannoparte della mia
strutturapastorale. Nella domenica incui gli olgiatesi fanno
memo-ria di san Gerardo, penso siabello iniziare con la
Caritasdiocesana.
A cura di Gabriella Roncoroni
ABBONDARE NELLA CARITÀS. Abbondio: quarto vescovo e patrono
Erano momenti difficiliper la Chiesa. La faticosaricerca della
verità procedevatra immancabili divisioni easpri contrasti.
Precisato ildogma trinitario, nei due con-cili di Nicea e
diCostantinopoli, lungo il IVsecolo, si trattava ancora didefinire
la figura di Gesù,vero uomo e vero Dio.
A Efeso, nel III concilioecumenico, del 431, era statarespinta
una prima interpreta-zione limitante: fare di Gesùun uomo in cui
abita, come inu tempio, la divinità.
Di contro, si era fatta stra-da, prepotente, un'altra lineadi
pensiero, la quale, privile-giando l’importanza dell’ele-mento
divino in Gesù, neoscurava l’umanità. Era ladottrina dei
monofisiti: aveva-no dalla loro la gran partedegli orientali ,
restii per men-talità ad accettare una tropposeria compromissione
di Diocon la limitatezza della carne.
A questi contrasti teologicisi mischiavano, in modo fintroppo
evidente, le vecchierivalità tra Alessandria,patriarcato di
fondazione apo-stolica, e Costantinopoli, sedeassurta alla dignità
patriarcalesolo perché capitaledell’Impero.
Così la Chiesa, che dapoco aveva conquistato lapace con
l’esterno, si trovavaora lacerata al suo interno,proprio in un
momento in cuiil susseguirsi delle invasionibarbariche – prevalenti
inOccidente, anche perché quidirottate da Bisanzio –approfondiva
sempre più ilfossato tra una parte e l’altradell’Impero.
Ecco allora l’interventodel papa Leone Magno. Unaproposta
teologica lucida eprofonda, anche se lontanadalle sottigliezze
orientali: ilTomus ad Flavianum letteraindirizzata al patriarca
diCostantinopoli, Flaviano. Inessa era presentata una
solidadottrina che affermava a untempo la piena divinità e
l’in-tegra umanità di Gesù. Il testodi Leone doveva costituire
labase di un’intesa dottrinale.Non si poteva rischiare diconvocare
un concilio, senzaessere in qualche modo sicuriche se ne sarebbe
usciti conun accordo.
Sarebbe stata la rottura.La missione di Abbondio
si inserisce proprio a questopunto, delicatissimo. Recarsia
Costantinopoli per ottenerel’assenso del nuovo patriarcaAnatolio e
dei vescovi orien-tali alla proposta di leone:ecco l’incarico che
il papa gliaffidava. Con lui sarebbe par-tito un altro vescovo,
Asteriodi Capua, e due preti, Basiliodi Napoli e Senatore diMilano.
Ma a far da protago-nista è lui, Abbondio. È ilvescovo di Como
infatti cheespone la dottrina di Leone aCostantinopoli; è lui che
rice-ve, a missione compiuta, lecongratulazioni degli
stessiorientali; è Abbondio infine,che, tornato in patria,
ripropo-ne la stessa dottrina ai vescovidel Nord Italia, riuniti in
sino-do a Milano.
Come mai proprio lui?
Si è pensato che Abbondiofosse di origine greca. Questasua
provenienza poteva facil-mente spiegare la scelta diLeone. Il papa
avrebbe sceltoAbbondio per gli evidentivantaggi che la
conoscenzadella lingua greca e dellacomplessa mentalità
orientaleassicuravano.
Il fatto, invece, cheAbbondio era latino – così faintuire il suo
nome; così con-ferma con certezza la presen-za, al suo fianco, di
un inter-prete tramite il quale si rivol-ge agli orientali – rende
anco-ra più significativa la suaopera e grande la sua figura.
Cadendo, infatti, l’ipotesidella sua origine orientale, sideve
pensare che papa Leoneabbia scelto Abbondio per lesue capacità, le
sue conoscen-ze teologiche e la sua abilitànel trattare una
questione cosìdelicata. La sua missione ebbepienamente
successo.
Si illumina anche di una lucepiù intensa lo spirito di
comu-nione che, nonostante tutto, lachiesa antica. Ogni chiesa si
sen-tiva responsabile delle altre, ognivescovo di tutte.
Che ci fosse pertanto unadiscussione in Oriente era unfatto che
interessava e coin-volgeva anche l’Occidente. Eun vescovo – come
Abbondio– lasciava la sua comunitàche, nel nostro caso, era anco-ra
ai primi passi, per la causacomune della grande chiesa.
Uno spirito di aperturaveramente missionario. Tantoche la
tradizione attribuirà, inseguito, a S. Abbondio altriviaggi: in
Grecia, in Spagna,in Arabia. È una tradizionenon sostenibile ma
dice beneche Abbondio fu visto propriocome uno spirito
universale.
Egli tornato dall’Oriente,lavorò molto nella sua Como.Non
altrimenti si spiega lafama e la devozione di cui fucircondato, da
allora sino adoggi. Addirittura gli fu attribui-to il miracolo
della risurrezionedel giovane figlio di un perso-naggio locale. E a
lui si riallac-cia, tradizionalmente, il defini-tivo superamento
del paganesi-mo a Como. Quando si ha latensione missionaria la si
espri-me ovunque, anche in casa.
Una volata tanto non sisono fatti i conti sulla base deldare e
dell’avere. Si è datogenerosamente, in prestitogratuito.
Addirittura si è cedu-to un vescovo. Senza altrorendiconto che il
bene impa-gabile dell’unità della chiesauniversale.
Chissà se Abbondio, elettoa patrono, non ci aiuti a tenervivo un
po’ di questo spiri-to… Dare senza troppi calco-li, dare per
abbondanza diamore.
Non è che un parzialecompenso all’abbondanza delpeccato così
frequente in noi ,e dunque nella nostra chiesa.
Del resto, si sa, dove èabbondato il peccato, èsovrabbondata la
Grazia(Rom 5,20).
Anche a far conti non c’èche dire: siamo sempre indebito!
(Saverio Xeres – Passatofuturo della Chiesa di Como.
5. Continua)
La Caritas diocesana di Como è l'organismo pastorale dellaChiesa
locale che promuove la testimonianza della carità nelleforme più
adatte ai tempi e ai bisogni, per uno sviluppo integraledell'uomo,
la giustizia sociale e la pace, con un’attenzione privi-legiata
agli ultimi. Alla nostra Caritas diocesana sono stati affida-ti
questi compiti:* approfondire le motivazioni teologiche del
servizio della carità;* promuovere, attraverso l'animazione, questo
servizio in forme
concrete, promozionali e preventive del disagio, specie
attra-verso lo strumento delle Caritas parrocchiali;
* coordinare le iniziative e le opere caritative e assistenziali
diispirazione cristiana;
* realizzare studi e ricerche sui bisogni presenti e sulle
lorocause;
* promuovere il volontariato e la formazione degli operatori
dellacarità e del personale dei servizi sociali e umanitari, anche
pub-blici.
La Caritas di Como nasce nel 1973. L’allora vescovo diComo,
mons. Felice Bonomini dà incarico a don Plinio Bottinelli,sacerdote
olgiatese, di procedere all’istituzione e all’organizza-zione della
Caritas diocesana, facendo tesoro delle altre esperien-ze
caritative che anche a livello comasco avevano tracciato unsolco
importante, come i centri POA (Pontificia Opera diAssistenza), che
avevano operato durante la guerra e l’immediatodopoguerra con ben
17 strutture sul territorio lariano e successi-vamente i centri ODA
(Opera Diocesana di Assistenza).
L’avvio della Caritas non fu semplice. Tutto è cominciato inun
ufficio presso la Curia vescovile e le varie attività erano svoltea
livello diocesano e centrale; non c’era alcuna organizzazione
alivello locale, anche se cominciavano a nascere le prime
Caritasparrocchiali. Gli impegni più significativi dei primi anni
furonoquelli legati al terremoto del Friuli del 1976, all’alluvione
aTresenda nel 1983 e la tragedia della Valtellina del 1987. Poi
leprime accoglienze di stranieri, in particolare l’ospitalità di
170vietnamiti nelle strutture della Diocesi.
Nel 1993 si sviluppa l’accompagnamento dei giovani, laScuola di
volontariato da cui si matura l’esperienza dell’obiezio-ne di
coscienza e del servizio civile e la scelta di aprire la
Caritasall’accoglienza di giovani obiettori di coscienza (1985) che
ametà degli anni novanta raggiungono oltre le 70 presenze
inCaritas. Sono gli anni della nascita dei primi Centri di
Ascolto.
Nel 2001 nasce la Fondazione Caritas Solidarietà e
ServizioOnlus, che provvede su tutto il territorio della Diocesi a
sosteneredal punto di vista giuridico, amministrativo e gestionale
le attivitàdei Centri di Ascolto, dei locali di accoglienza, delle
case perl’accoglienza di persone con disagio o in difficoltà, delle
variecooperative che in questi anni si sono costituite.
In tutti questi anni la Caritas ha tenuto desto in diocesi
l’atten-zione al disagio e ai più bisognosi; è stata ed è punto di
riferi-mento dove l’emergenza a causa di terremoti, disastri
naturali,guerre, persecuzioni e povertà chiede solidarietà
immediata econdivisione di mezzi, denaro, strumenti e presenze di
personecapaci di portare speranza, competenza e consolazione; è
inprima linea nell’accoglienza dei migranti e nell’accompagnare
illoro percorso, non sempre facile, nei nostri paesi e
comunità.
Attualmente il direttore è il diacono BERNASCONI ROBER-TO; la
sede si trova presso il Centro Pastorale Card. Ferrari in viaCesare
Battisti, 8 a Como. Sito: www.caritascomo.it
SOSTIENI IL TUO ORATORIOISCRIVITI all’Associazione
…per valorizzare il ruolo e l'esperienza dei laici
all'interno della comunità cristiana
Le iscrizioni sono aperte tutti i giornidalle ore 15,30 alle
18,00 (escluso ilmercoledì), la domenica anche dalle
10,30 alle 12,00, presso il bar dell’oratorio
-
4 Vita Olgiatese29 Gennaio 2017
Vita OlgiateseEsce la seconda e la quarta
domenica del mese
Autorizz. Tribunale Como n. 10/82.
Con approvazione ecclesiastica.
Direttore responsabile:Vittore De Carli
Redazione:Marco Folladori, Romeo Scinetti,Paolo Donegani,
Rolando Moschioni,Gabriella Roncoroni, Chiara Spinelli.
Impaginazione grafica:Francesco Novati, Tarcisio Noseda.
Abbonamento annuale:ritiro a mano: € 20,00spedizione postale: €
50.00Stampa: Salin S.r.l. - Olgiate C.
Redazione e impaginazione:Casa ParrocchialeVia Vittorio
Emanuele, 522077 Olgiate ComascoTel. / Fax 031 944
[email protected]
sot to i l campanile del f ico€ 391.
Restauro organo
NN € 200.
Note di bontà
NN € 167,80 – NN € 50 –Pane di S. Antonio € 95 –Progetto
"Mettici il cuore"€ 280.
Dai registriparrocchiali
MortiPozzi Gianpiero di anni 66– via Cattaneo, 32Ferrario Luigi
di anni 81 –via Brusa, 20 – CanzoBaietti Luigi di anni 85 –via
Tarchini, 62Bianchi Pierangela di anni83 – via De Amicis, 2
Per i bisogni della Chiesa
Offerta € 25 – Offerta assi-stenza a moribondo € 20 –Funerale di
PalumboSalvatrice € 100 – Funeraledi Gaudioso Addolorata€ 100 – NN
per fiori chiesa€ 270 – Per uso teatro € 200– Per uso saletta € 30
– NN€ 40 – Funerale di PozziGianpiero € 100 – Funeraledi Baietti
Luigi € 200.
Chiesa di Somaino
Offerta per la chiesa € 14 -Offerte per l'Oratorio (per
usosalone) € 40 + € 30.
Chiesa di San Gerardo
Offerta per esposiz. Reliquia€ 20 + € 20 – S. Messa Alpini
Con l’inizio del nuovoanno è iniziato anche unnuovo ciclo di
incontri perla formazione degli anima-tori ed educatori del no-stro
oratorio e di quellidelle parrocchie limitrofe.È fortemente
incoraggiantel’interesse crescente versoquesta iniziativa, che
pro-pone come scopo la for-mazione degli adolescentiaffinchè
maturino le moti-vazioni e le competenzeche stanno alla base
delmettersi in una logica diservizio in oratorio. Sap-piamo infatti
tutti quantosia importante il compito aloro affidato: quello
dellapreparazione di attività ri-creative e non solo per ipiù
piccoli, in un’ottica dieducazione cristiana. Grap-pa – lo
ricordiamo – è l’a-cronimo di Gruppo Ragaz-zi Adolescenti Pronti
PerAnimare, e richiama ciòche sta dietro, alle scelteed al lavoro
paziente cherichiede la produzione diuna grappa di qualità,
diquelle preziose, che con-servi e bevi nelle occasionispeciali. È
interessante ri-flettere sul parallelo che viè tra il significato
etimolo-gico della parola educare,derivante dal verbo
latino“educere”, ossia “tirarefuori”, e la preparazionedi grappe di
elevata qua-lità, la cui procedura pre-vede che si separino, che
siestraggano, i vinaccioli (isemi dell’uva) dal frutto.Così infatti
nasce un veroanimatore: non da un’im-provvisazione, ma da uncammino
condiviso di cre-scita verso la consapevo-lezza di cosa vuol dire
es-sere un educatore per i piùpiccoli in un contesto ora-toriale.
Più concretamenteil corso si svolge nell’arcodi tre serate in cui i
ragaz-zi, divisi su due livelli, unobase e uno avanzato, infunzione
dell’età, speri-mentano le attività che so-
GRAPPA edizione 2017GRAPPA edizione 2017
no chiamati a svolgere nelloro servizio di animatoricon
laboratori di simula-zione, che l’esperienza haconfermato essere un
mez-zo educativo molto più ef-ficace che degli incontripuramente
teorici.
Il primo livello, dedica-to ai ragazzi di prima e diseconda
superiore ed a tut-ti coloro i quali sono allaprima esperienza di
anima-zione in oratorio, è pensa-to per fornire le conoscen-ze di
base che servono adun animatore per saperecome muoversi
all’internodell’oratorio. Ai ragazzi diterza e quarta superiore
èdedicato invece il secondolivello, pensato per forniredelle
conoscenze più ap-profondite per dare ai ra-gazzi la capacità di
saperpreparare e gestire i diversimomenti ed eventi orga-nizzati in
oratorio.
Lo scorso sabato 21gennaio si è svolto il pri-mo incontro di
quest’an-no, che ha visto impegnatinei percorsi di formazionecirca
140 ragazzi e ragazzeprovenienti dalla nostraparrocchia e da quelle
limi-trofre, guidati dal gruppoeducatori della nostra par-rocchia.
Numeri questi cheincoraggiano e sottolinea-no l’impegno e
l’interessemessi da tanti giovani, chesi concretizzano in
questaquarta edizione del Grap-pa. Temi della serata sonostati
l’organizzazione deigiochi quale attività educa-tiva per i ragazzi
più gio-vani, e l’organizzazione diuna gita per i ragazzi
piùgrandi, attività comuni nel
contesto di servizio dell’a-nimatore d’oratorio, e tan-to più da
non dare perscontate.
La prossima serata, laseconda, si svolgerà sabato18 febbraio,
con i temi deiballi di gruppo per i ragaz-zi più giovani e della
pre-ghiera per quelli più gran-di, che spesso passa in se-condo
piano e che invecedeve essere valorizzata.
Ogni serata comprendeanche il momento della ce-na, che come
abbiamo
Guardiamo avantiGuardiamo avantiPrima tappa del discepolato ha
visto le nostre famiglie
del gruppo Cafarnao (3° anno) alle prese con un
consegnaspeciale: La preghiera del Signore, il Padre Nostro.
Passo importante che ha nell’itinerario generale la risco-perta
del proprio Battesimo in vista del completamentodell’Iniziazione
Cristiana.
Anche il gruppo Nazaret (2° anno) lo scorso 15 gennaioha
ricevuto la prima grande consegna: Il Vangelo.
Questi momenti all’inizio dell’anno pastorale/catechisticoci
fanno riflettere molto sulla valenza del progetto che laComunità ha
proposto. Noi catechisti con i pastori ci credia-mo molto, ma
abbiamo notato che è ancora difficile da partedelle famiglie
cambiare la visuale dell’itinerario. Questaosservazione è dovuta
dalla costatazione della scarsa parteci-pazione (per alcuni gruppi)
alle consegne e ai momenti for-mativi proposti. Non abbiamo ancora
avuto la presenzapiena in nessun gruppo! Nonostante tutto non ci
scoraggia-mo, ma proseguiamo nel cammino, convinti che per chi
ade-risce pienamente non può che esser felice.
Prossimi appuntamenti IC
Domenica 12 febbraioDomenica insieme per i gruppi Betlemme (1°
anno) -
Emmaus (5°anno)
avuto modo di constatareancora una volta, è unmomento di grande
socia-lità e condivisione. Adogni serata del corso segueanche
l’apertura del bardell’oratorio, per dare lapossibilità di
continuare laserata insieme. Questi duemomenti, quello della ce-na,
e l’apertura serale delbar, contribuiscono allaformazione anche con
unsano “far nulla”, che aiutaa socializzare e stringere le-gami più
forti, oltre chedare la possibilità di scam-biare opinioni.
Molti sono stati infatti icomplimenti raccolti dairagazzi stessi
già durante laserata, il che ci incoraggiaa continuare con
impegnoquesta proposta, sperandoche sia seme fecondo permigliorare
le realtà dellenostre parrocchie, coinvol-gendo sempre più
personemotivate dallo spirito diservizio evangelico.
Riccardo G.
INSIEME SI PUÒ FARE!La nostra Caritas Parrocchiale in
collaborazione con
la Cooperativa Sociale “SI PUO' FARE”è lieta di offrire NUOVE
OPPORTUNITÀ
per persone e cose.Infatti da questo mese di gennaio 2017 stiamo
dandovita al
“RIUSO SOLIDALE”La sfida di questa nuova attività è quella di
crearevalore proprio laddove la nostra società consideraqualcosa
rifiuto o scarto; inoltre, l'altro nostro intentoè quello di
offrire opportunità di inserimento lavorati-vo a persone con
svantaggi, sia quelli previsti dallalegge sia quelli intercettati
in collaborazione con iservizi sociali comunali.
Per raggiungere queste finalità:* accettiamo, su donazione,
beni
usati in buono stato;* offriamo servizi di sgombero,
imbiancature, manutenzioni, apagamento e previo preventivo.
Dove ci trovate:
esposizione di beni usati inbuono stato(arredi,
elettrodomestici, ecc.)IN VIA PARINI, 11 A OLGIATECOMASCO.Martedì
9.00 – 12.00Sabato 14.00 – 18.00
per sgomberi, imbiancature emanutenzionichiamareil 389 3106648
(anche WhatsApp)nei seguenti giorni:Lunedì 9.30 – 11.00Mercoledì
17.00 – 19.00Venerdì 9.30 – 11.00