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RICERCHE C D A S A VII Il vetro in Italia: testimonianze, produzioni, commerci in età basso medievale. Il vetro in Calabria: vecchie scoperte, nuove acquisizioni. Atti XV Giornate Nazionali di Studio sul Vetro A.I.H.V. Università della Calabria 2012 a cura di A C Università della Calabria Aula Magna, 9-11 giugno 2011
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Vetri preindustriali dal territorio di Crotone e dalla Sila. Un aggiornamento

Apr 04, 2023

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RICERCHE

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VII

Il vetro in Italia:testimonianze, produzioni, commerci

in età basso medievale.

Il vetro in Calabria:vecchie scoperte, nuove acquisizioni.

Atti XV Giornate Nazionali di Studio sul Vetro A.I.H.V.

Università della Calabria

2012

a cura diA%&"& C!/,#)&""#

Università della CalabriaAula Magna, 9-11 giugno 2011

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II

C!!"#$%&'(%)! *+$(%)$,$+!: Ermanno A. Arslan, Maurizio Buora, Adele Coscarella,Maria Grazia Diani, Annamaria Larese, M. Giuseppina Malfatti, Luciana Mandruzzato,Cesare Moretti+, Francesca Seguso, M. Cristina Tonini, Marina Uboldi

C!'$)&)! !"-&%$..&)!"(: Adele Coscarella, Maria Grazia Diani, Cesare Moretti+

C!'$)&)! #$ "(/$*$!%( *+$(%)$,$+& #($ )(*)$: Adele Coscarella, Maria Grazia Diani,Luciana Mandruzzato, Teresa Medici, M. Cristina Tonini, Marina Uboldi

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C!!"#$%&'(%)! &0)!"$: Anna Caputo

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R(+&2$)$:Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti - Università della CalabriaPonte P. Bucci, Cubo 21b - 87036 Arcavacata di Rende (Cs) - Tel. 0984 494315 - Fax 0984 494313

©2012. Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti - Università della Calabria.È vietata la riproduzione non espressamente autorizzata anche parziale o ad uso internoo didattico con qualsiasi mezzo e3ettuata.

Volume pubblicato con il contributo della Facoltà di Lettere e Filoso4ae del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell'Università della Calabria.

ISBN 978-88-903625-76

In copertina: Calice da Celico, chiesa di San Michele. Curia arcivescovile di Cosenza (foto G. Archinà per StudioPrimoPiano).

Enti promotori Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti - Università della Calabria, Comitato Nazionale Italiano Association Internationale pour l’Histoire du Verre (A.I.H.V.)

Con il contributo di

Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti - Università della Calabria Facoltà di Lettere e Filoso4a - Università della Calabria

Istituti Riuniti di Vigilanza

Impresa Regionale Servizi

Studio Consenso

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Vetri preindustriali dal territorio di Crotone e dalla Sila. Un aggiornamento.D!"#$%&! M'(%$!, M'()*#(%+' C!((',!

Des vases en verre sou!é que l’on peut dater de l’époque impériale romaine et jusque après la "n du Moyen Age ont été trouvés en 2009 et 2010 au cours des fouilles archéologiques menées dans le centre historique de Crotone, dans les chantiers de la Place Bartolo Villaroja et de la rue Discesa Fosso, où, pour la première fois, il a été possible d’etudier à grande échelle des restes de l’habitat romain sousjacent. D’autres objets d’époques médiévale et moderne pro-viennent des fouilles stratigraphiques e#ectuées au chateau de Santa Severina (cour intérieure de l’avamposto C) en 2008-2009.

De plus, en Sila, les fouilles récentes dans l’Abbaye Florense de San Giovanni in Fiore (pro-vince de Cosenza) ont mis au jour principalement des fragments de carreaux de fenêtres qui, avec d’autres types d’objets, permettent de commencer à reconstituer l’ensemble du mobilier utilisé dans le fameux complexe monastique du Moyen Age á la Renaissance, revélant aussi l’existance d’un atelier de fabrication du verre jusqu’ici inconnu.

Tous les objets cités, que nous presentons dans cet article pour la première fois en anticipant l’édition complète des résultats de nos fouilles, enrichiment nos connaissances après 2004. Les nouveaux elements con"rment la grande varieté des verres retrouvés et done leur intérêt.

I manufatti in vetro preindustriali rinvenuti a Crotone nei circa quarant’anni di scavi urbani con-dotti dalla Soprintendenza sono stati in gran parte già pubblicati nello scorso decennio nei due volumi curati da Adele Coscarella. È tuttavia possibile, oggi, arricchire il quadro dell’edito con l’aggiunta dei dati ricavati dalle indagini stratigra-che svolte all’interno del centro storico nell’ultimo triennio ("g. 1).

Cominciamo dal piccolo saggio (m 5x5 ca.) aperto nel 2010 in piazza Bartolo Villaroja, ubicata nel settore sud-ovest della città murata e già sede della chiesa parrocchiale di San Giorgio, d’impianto forse paleocristiano ma rimasta in uso -no al tramonto del Cinquecento. L’edi-cio è scomparso solo nel tardo XVIII secolo o più probabilmente nella prima metà del XIX per e.etto di una sistematica demolizione1. Lo scavo di parte delle chiese basso-medievale e tardo-bizantina, nonché di un lembo del cimitero sottotante, connesso al tempio più antico, non ancora rintracciato -sicamente ma che a sua volta si era sovrapposto ai livelli di disfacimento di una domus tardo-repubblicana abbandonata intorno al III secolo d.C., ha restituito un piccolo nucleo di reperti vitrei in parte legati all’uso residen-ziale di quest’ultima e ai butti che si sovrapposero ai suoi resti prima dell’impianto della chiesa, in parte alla destinazione liturgica e funeraria assunta dall’area all’inizio dell’alto Medioevo. Ricordo per inciso che il primo vescovo di Crotone testimoniato con certezza è l’alamanno Jordanes, nel VI secolo, sicché la chiesa ubicata nell’odierna piazza Villaroja, peraltro distante pochi metri dal tratto delle mura di

1 Una sintesi del tutto preliminare è proposta in M'(%$!, C!((',!, R/)' 2009 e M'(%$!, C!((',! 2010.

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epoca giustinianea superstite su corso Vittorio Emanuele2, rappresenta, a tutt’oggi, il più antico edi--cio di culto cristiano rintracciato in città.

Partendo dai vetri romani, appartengono a forme chiuse un orlo di bottiglia in vetro azzurro (Isings 50b) di prima età imperiale ("g. 2.1)3 e un fondo umbonato connesso alla vasca globosa ("g. 2.2) di una piccola bottiglia o balsamario. Un terzo frammento qui non riprodotto, opaco, di tonalità gialla, con-serva parte del fondo apodo, appena concavo sulla faccia esterna, di una brocca databile al III-IV secolo d.C.4 Altri frammenti rimandano ad una serie di forme aperte: un paio di orli estro0essi ("g. 2.3-4) e altrettanti piedini ad anello pieno su cui s’impostano pareti a pro-lo leggermente ovoidale ("g. 2.5-6) appartengono a bicchieri di di1cile ricostruzione e identi-cazione ma che con ogni probabilità s’inqua-drano fra II e III secolo d.C.5. I più alti piedi ad anello pieno ("g. 2.7-8) connessi ad un fondo pressoché orizzontale, so1ati in matrice o fusi, sono invece riconducibili a piatti di I-II sec. o di IV sec. d.C.6.

2 C!((',! 2001: 536-537, nota n. 18, -gg. 4-5.3 Cfr. R/2%$%&* 2003: 182-183, tav. VI, B2.4 Cfr. A$,(!$%&! 2003: 63, tav. XVIII, n. 130 (Reggio C.).5 Cfr. U2!3,% 2007: 84-85, -g. 2, nn. 10, 12-14 (Milano); per il fr. n. 7, cfr. A$,(!$%&! 2003: 60-61, tav. XV, n. 119 (Reggio C.); per il fr. n. 6, qualora fosse pertinente, invece, ad un bicchiere Isings 109 di V secolo, cfr. A%4', C!((',! 2003: 372, tav. XXIII, n. 104 (Botricello).6 Cfr. U2!3,% 1999: 278, tav. CXVI, n. 5 (Brescia); A$,(!$%&! 2003: 54, tav. XI, n. 92 (Reggio C.).

Fig. 1. Mappa del castello e della città di Cotrone (1777-1778)con segnalazione dei siti che restituiscono reperti vitrei.

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Fig. 2. 1-8. Crotone - Piazza B. Villaroja. Vetri romani dagli scavi del 2010.

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Passando all’alto Medioevo, numerosi orli appena ingrossati e arrotondati alla -amma, impostati su esili pareti ora quasi cilindriche ora più o meno svasate7 ("g. 3.1-8), a volte con -lamenti applicati a scopo decorativo, appartengono a bicchieri a calice Isings 111 non anteriori al tramonto del V secolo, di.usi però in tutto l’alto Medioevo. La presenza di questa forma è confermata da due steli8 di tona-lità verde e da un piede a disco ("g. 3.9-11) ma il conteggio dei soggetti è reso incerto dalla potenziale coincidenza morfologica con le lampade pensili tipo Uboldi IV.1 e IV.2, qui apparentemente assenti. A dispetto del mancato recupero dei relativi fondi a stelo cavo, come di quelli piani umbonati propri delle lucerne vitree triansate Isings 134, un paio di orli in vetro trasparente di tonalità azzurra, con le tipiche anse verticali saldate superiormente sull’orlo ("g. 3.12-13), attestano l’uso di queste ultime (Uboldi I.1)9, tra IV e VIII secolo, nel contesto della chiesa e del sepolcreto proto-bizantini10.

Non sono stati rinvenuti, invece, nel corso dello scavo di piazza Villaroja, reperti vitrei risalenti al Medioevo o posteriori, quali sono invece documentati, pur se assai modesti, nel vicino complesso mo-nastico di Santa Chiara, soppresso ai primi dell’Ottocento dopo una plurisecolare esistenza iniziata ben prima che un documento del tardo Quattrocento ne faccia -nalmente menzione.

D.M. - M.C.

Nella parte settentrionale della città storica, tra 2009 e 2010, la sorveglianza dei lavori comunali di ripavimentazione di Discesa Fosso ha consentito di indagare, lungo il tracciato, lembi di stratigra--e scampate fortunosamente ai pesanti interventi cinquecenteschi di costruzione della cinta urbica e alle più recenti distruzioni legate alla posa dei sottoservizi, recuperando anche qualche reperto vitreo post-medievale ("g. 4.5). All’incrocio con vico Giunti, invece, dov’è stata messa in luce parte dell’im-pianto termale di una domus tardo-repubblicana più tardi ristrutturata, a.acciato direttamente su un’insenatura dell’antica linea di costa, i pochi ma interessanti manufatti in vetro di età imperiale ("g. 4.1-4) confermano continuità e intensità di una frequentazione che diverse centinaia di reperti -ttili dicono ininterrotta almeno -no al VI secolo. Merita segnalare un frammento di orlo ripiegato all’e-sterno ad anello pertinente ad una coppa di ampio diametro in vetro azzurro ("g. 4.1), databile entro il II secolo d.C.11, e uno di bicchiere in vetro verde acqua, con orlo ingrossato verso l’interno e corpo ovoide ("g. 4.2), forse del tipo su fondo ad anello o con -lamento applicato di.uso fra II e IV secolo ma che la decorazione a depressioni potrebbe, nel nostro caso, far slittare oltre12. Coeva (IV sec.), verosimilmente, è la bottiglia cui spetta l’orlo alla "g. 4.3. (scavi D. Marino - C. Raimondo, in studio)

7 Per un orlo molto ingrossato (fr. n. 2), ripiegato all’interno, su parete nettamente obliqua, cfr. U2!3,% 1999: tav. CXXVIII, n. 7 (Brescia) e F'3&#++% 2001: tav. 55, nn. 327-329 (S. Antonino di Perti); per il fr. n. 3 cfr. A%4', C!((',! 2003a: 355, tav. XV, n. 45 (Botricello); per il fr. n. 4 cfr. F'3&#++% 2001, tav. 52, n. 236 (S. Antonino di Perti); per il fr. n. 5 cfr. F'3&#++% 2001, tav. 59, n. 422 (S. Antonino di Perti); per il fr. n. 6 cfr. S+#5#$4!$ 2001: 92, -g. 7 (S. Vincenzo al Volturno); per il fr. n. 7 cfr. F'3&#++% 2001: tav. 53, n. 256 (S. Antonino di Perti); per il fr. n. 11 cfr. S+#5#$4!$ 2001: 86, -g. 7 (S. Vincenzo al Volturno) e A%4', C!((',! 2003a: 354, tav. XIV, nn. 41-43 (Botricello).8 Per il più integro, cfr. A$,(!$%&! 2003: 72, tav. XXIV, n. 171 (Reggio C.); A%4', C!((',! 2003: 350, tav. XI, n. 20 (Botricello).9 Cfr. R/2%$%&* 2007: 130, tav. IV, nn. 34-37, 45 (Bova M.); A%4', C!((',! 2003a: 359-360, tav. XVII, nn. 58-60, 62 (Botricello); per il n. 12 cfr. A%4', P'66'(#33' 2003: 323, tav. I, nn. 2-3 (Cropani); per il n. 13 cfr. ibidem: 325, tav. II, n. 10 (Cropani).10 Circa la morfologia e la di.usione sul piano regionale delle lampade vitree altomedievali, pensili e non, si rimanda alla sintesi proposta in C!((',! 2009: 155-160, 164-167. 11 Cfr. U2!3,% 2007: 84, -g. 2, nn. 3-4 (Milano).12 Cfr. M'(&'$+# 2007: 50, -g. 2, nn. 8-9 (Grado).

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Figura 3

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1

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9 10 11

12 13

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0 1 2 cm

Fig. 3. 1-13. Crotone - Piazza B. Villaroja. Vetri altomedievali dagli scavi del 2010.

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Quanto poi al vicino castello di Carlo V, così chiamato perché le sue forme attuali si devono pro-prio ai lavori fatti eseguire a metà del Cinquecento dalla Regia Corte13, le indagini archeologiche che periodicamente si svolgono hanno -nora restituito soltanto vetri post-medievali ("g. 5.1-6), salvo rare eccezioni. A pochi vasi potori risalenti al primo Rinascimento14 si a1ancano, preponderanti, boccette e bottiglie sia per inchiostro15 sia da farmacia, realizzate ormai industrialmente nei secoli a noi più vicini.

Lasciata Crotone per l’entroterra, risalendo il -ume Neto, isolata su un acrocoro che supera i 300 metri di quota s.l.m., s’incontra Santa Severina, sede di un castello normanno ristrutturato e ampliato più volte nei secoli successivi -nché nel Cinquecento, con i Cara.a, assunse pressappoco l’aspetto

13 Cfr. S#5#(%$! 1988: 39-49.14 Si segnala, in specie, il frammento di fondo umbonato con costole verticali che s’irradiano dal centro,dov’è evidente lo stac-co del pontello, e piedino a -lamento applicato, schiacciato e segnato da tacche oblique, relativo forse ad un bicchiere tron-coconico in vetro blu scuro, so1ato entro stampo, ascrivibile al XVI secolo: cfr. U2!3,% 2007: 89, -g. 6, n. 36 (Milano).15 Le boccette per inchiostro erano destinate al funzionamento del telegrafo ospitato all’interno del complesso negli anni in cui esso fu sede della Guardia di Finanza. Circa gli analoghi vetri da Vibo Valentia, cfr. C/+#(%, D# N'+'3# 2007: 152, -g. 5.

Fig. 4. 1-4. Crotone - Discesa Fosso. Vetri romani dagli scavi del 2009-2010.

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odierno16. Nel 2008-2009, lo scavo dei butti che dal tardo Settecento al primo Novecento hanno pro-gressivamente riempito il cortile interno dell’avamposto C17, sito sul versante nord-ovest del fortilizio, a fronte di migliaia di frammenti di vasellame ceramico databile dal XII secolo in giù, ha restituito qualche raro reperto vitreo ("g. 6) che va ad a1ancare la suppellettile potoria da mensa già esposta nelle vetrine del museo o attesta il ricorso al vetro anche per monili od oggetti devozionali in uso ai frequentatori del sito.

Penetrando ulteriormente nell’interno, i risultati delle indagini stratigra-che del 2007-2008 nell’ab-bazia 0orense di San Giovanni in Fiore (CS) destano grande interesse anche ai -ni dell’argomento in esame. Esclusa completamente la chiesa, i saggi hanno interessato l’intera ala orientale del complesso fondato dai successori dell’abate Gioacchino e anche parte del chiostro sullo stesso versante18 ("g. 7).

Gli scarichi di terreno misto a ri-uti rimossi all’interno del Saggio 3, aperto nei vani a sud della ‘sala capitolare’ e articolato in due settori (A e B), scarichi funzionali ad obliterare evidenze anteriori

16 C#('/,! 1998; S6',#' 1998.17 M'(%$!, C!((',!, R/)' 2009; M'(%$!, C!((',! c.s.18 M'(%$!, D#3 B(/4&! 2009.

Fig. 4.5. Crotone - Discesa Fosso. Vetro post-medievale dagli scavi del 2009

Fig. 5. 1-3. Crotone - Castello di Carlo V. Vetri rinascimentali e posteriori dagli scavi del 1985-2010.

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e innalzare il calpestio ad una quota uniforme, hanno restituito, nel secondo, attraversato per tutta la lunghezza dalla trincea della vecchia fognatura ("g. 8), oltre a vasellame ceramico e manufatti in metal-lo che datano dal Medioevo ai primi del Settecento, anche prove tangibili dell’esistenza di un’o1cina vetraria funzionante nel complesso badiale. Il dato era già a priori plausibile per analogia con realtà similari ma privo, -nora, di riscontri.

Gli scarti trovati in giacitura secondaria che segnalano il sito di lavorazione del vetro hanno forme abbastanza inconsuete, risultato, come ci conferma il professore Marco Verità, cui va il sincero rin-graziamento di chi scrive per avere acconsentito ad esaminarli, della prolungata esposizione a tempe-rature superiori agli 800° C. Nel merito, il materiale refrattario rinvenuto in US 73 ("g. 9.1-3), posto a contatto con del vetro trasparente di tonalità verde allo stato fuso, è stato esposto ad un calore così elevato (1000° C o più) da diventare a sua volta plastico e poter assumere la forma ritorta che vedia-mo, le cui ragioni sfuggono. Si tratta verosimilmente di un frammento di crogiolo. Un piccolo scarto documenta il passaggio successivo: è infatti una goccia di vetro trasparente di tonalità verde in cui si è parzialmente sciolto del materiale refrattario ("g. 10.1). Una colatura analoga si è invece depositata su materiale refrattario esposto a temperatura superiore agli 800° C ("g. 10.2), mentre su una striscia da US 57, che è forse caduta per terra, si colgono segni del contatto con utensili quand’era allo stato plastico ("g. 10.3).

Fig. 6. Santa Severina (KR) - Castello Cara.a.Vetri dagli scavi del cortile interno dell’avamposto C del 2008-2009.

Fig. 5. 4-6. Crotone - Castello di Carlo V. Vetri rinascimentali e posteriori dagli scavi del 1985-2010.

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Ma cosa produceva l’o1cina vetraria indiziata dagli scarti appena esaminati? Di1cile rispondere. Gli scavi del 2007-2008 hanno restituito pochissimo vasellame in vetro, recuperato anch’esso esclusi-vamente nel settore B del Saggio 3. Un frammento è relativo alla vasca di un bicchiere a calice in vetro trasparente di tono verde acqua ("g. 11.1) e due, incolori ma con tracce di doratura, al piede ad anello ("g. 11.2) di un soggetto ascrivibile alla medesima forma19, d’origine altomedievale ma ancora attestata nel primo Rinascimento20. Altri due frammenti, entrambi incolori, appartengono al ventre globoso costolato e al fondo a rialzo ("g. 11.3), con alto conoide interno, di bottiglie che rinviano anch’esse al XV o XVI secolo21. Assai più abbondanti sono i resti di vetri da -nestra, recuperati sia nei due settori del Saggio 3 sia nei saggi 2 C, che ha indagato l’ambiente al di sotto della sagrestia, e 4, quest’ultimo aperto all’esterno del fronte sud dell’ala est, dunque al di là di un grande portale a.acciato sull’atrio attiguo all’antica carraia diretta verso il Neto.

19 Cfr. D% G'$)% 2003: 205, tav. III, n. 17 (Gerace).20 Per la coppa del calice, cfr. D% G'$)% 2003: 205, tav. II, n. 5 (Gerace).21 Circa il fr. n. 4, cfr. U2!3,% 2007: 89, -g. 6, n. 43 (Milano).

Fig. 7: Mappa del 1928 dell’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore (CS),con segnalazione dell’area interessata dagli scavi del 2007-2008

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Grossi frammenti di lastre in vetro trasparente, incolore ma con una tenuissima tendenza alla tonalità verde acqua, sovente relativi a porzioni perimetrali delle stesse, provengono dai riempimenti di una sorta di canale e di due buche da palo ricadenti nel Saggio 2C22 ("g. 12.1). Si tratta di pannelli so1ati col metodo del ‘cilindro’, tagliato poi a caldo in senso longitudinale e posto nel forno di ra.reddamento perché si di-stendesse con la dovuta gradualità23. Il procedimento è noto -n dal III secolo e ben documentato anche in

22 Alla formazione della US 612, cui si riferiscono quasi tutti i vetri in questione, non sembra poi estranea una certa ritualità di comportamento: il numero cospicuo e le dimensioni considerevoli dei frammenti, tuttavia insu1cienti a ricostruire vetrate complete, lasciano infatti supporre la volontà di disfarsi in modo de-nitivo dei pannelli ormai inservibili senza tuttavia avviarli a discariche esterne.23 Cfr. D#33’A&7/' 2007: 19-30, in part. 21.

Fig. 8. 1-2. S. Giovanni in Fiore (CS) - Abbazia Florense. Gli ambienti indagatimediante i Saggi 3 A (1) e 3 B (2) negli scavi del 2007-2008.

Fig. 9. 1-3. S. Giovanni in Fiore (CS) - Abbazia Florense. Frammento di crogiolo.

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Calabria24. La super-cie dei nostri vetri è liscia, leggermente incurvata in alcuni punti ma priva d’increspatu-re. Gli angoli superstiti consentono di supporre che i pannelli fossero di taglio geometrico - quadrangolari o rettangolari - senza che tuttavia sia possibile e.ettuare alcuna misurazione attendibile salvo quella degli spessori, oscillanti tra 2 e 3 millimetri. In un caso, però, la curvatura del margine esterno25 appare così ac-centuata ("g. 12.2) da suscitare il sospetto che si sia in presenza della parte arcuata26 di una vetrata a griglia, connessa ad una transenna in legno o altro materiale adatto allo scopo, e non dissimile ad esempio da quella,

24 A%4', C!((',! 2003a: 373, tav. XXIV, n. 111 (Botricello); A%4', C!((',! 2003b: 407, -g. 30 (Sersale, loc. Borda).25 Lo stesso frammento conserva tracce palesi dello strumento usato per ritoccare i margini della massa viscosa: cfr. C'6(%'+' 1998, in part. tav. XIII, n. 1.26 La stessa lastra, e altre con lei, richiama l’attenzione su un altro aspetto: i tagli concavi, convessi e persino sinuosi di gran parte dei pannelli in questione dipendono forse da una loro prolungata esposizione ad una temperatura elevata ma inferiore a quella di fusione - in occasione di un incendio? -, tale comunque da causarne la frantumazione secondo particolari direttrici: cfr. C'6(%'+' 1998: 122-123, tav. XIII, n. 2.

Fig. 10. 1-3. S. Giovanni in Fiore (CS) - Abbazia Florense. Scarti della lavorazione del vetro.

Fig. 11. S. Giovanni in Fiore (CS) - Abbazia Florense. Vetri rinascimentali dagli scavi del 2007-2008.

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Fig. 12. 1-2. S. Giovanni in Fiore (CS) - Abbazia Florense. Frammenti di lastre da -nestra dal Saggio 2C.

Fig. 13. 1. S. Vincenzo al Volturno (IS)Colle della Torre. Pannelli relativi ad una vetrata a griglia.

Fig. 13. 2. S. Vincenzo al Volturno (IS)Colle della Torre. Ipotesi ricostruttiva della

-nestra con vetrata a griglia.

più antica, nota da un ambiente sito sul Colle della Torre a S. Vincenzo al Volturno27 (IS) ("g. 13.1-2).I pochi frammenti in vetro incolore dai Saggi 3 A e 3 B hanno dimensioni molto più contenute e, a

fronte di spessori compatibili con i precedenti, sembrano piuttosto rientrare fra i tasselli delle vetrate ornamentali di seguito descritte. Proprio l’area a sud della ‘sala capitolare’ restituisce, infatti, alcune decine di vetri piani colorati nei toni bruno, verde bottiglia, giallo paglierino, blu, celeste e rosa, altri sono invece incolori, di dimensioni molto contenute e dal pro-lo vario, per lo più incompleti, desti-nati a transenne da -nestra o, meno probabilmente, sull’esempio di quanto attestato a S. Vincenzo al Volturno28 (IS), a pezzi di arredo liturgico (altari, tabernacoli, reliquiari)29. Le tessere dai margini

27 Circa il valore architettonico unito al signi-cato simbolico delle vetrate medievali, cfr. D#33’A&7/' 2003.28 Cfr. D#33’A&7/' 2003, tav. 24.29 Più dell’assenza di tracce di malta o collanti lungo i bordi, a smentire l’idea che possa trattarsi di sectilia, cioè elementi di rivestimento parietale o pavimentale di tradizione romana ottenuti per colatura di una massa vitrea o fusione di sezioni di canne preesistenti (cfr. C'6(%'+' 1998: 121), sta il fatto che questi, di norma, sono realizzati con lastrine di vetro opaco, laddove i ‘nostri’ pannelli sono invece trasparenti.

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-nemente scheggiati con il grossarium, atto a ridurle alle dimensioni volute dopo averle tagliate col fer-rum30, sembrano avere nella ‘goccia’ - o piuttosto una ‘foglia’ -, la forma più ricorrente ("g. 14.1-6). I tre esempi meglio conservati, uno in blu, il più integro, uno incolore e l’altro in bruno, provengono dalle UUSS 48 del Saggio 3 A e 60 del Saggio 3 B ("g. 15.1-3). Le altre tessere, purtroppo assai lacunose, sono tutte di taglio geometrico. Alcune, presumibilmente quadrangolari, attestate nei colori bruno, verde, azzurro e giallo, hanno uno o due margini arrotondati che sembrano derivare da tagli eseguiti quando la lastra non si era ancora ra.reddata ("gg. 16.1-4; 17.1-3) e che, in mancanza d’altre soluzioni tecniche plausibili, occorre pensare coincidenti con quelli e.ettuati all’apertura del cilindro31. Le altre, sagomate a nastro e forse anche a triangolo e a trapezio, incolori, sovente caratterizzate da increspa-

30 Cfr. C'6(%'+' 1998: 122.31 L’anomalia, segnalata anche a Mileto Vecchia, renderebbe opportuno un ulteriore approfondimento tecnico: cfr. C/+#(%, D# N'+'3# 2007: 144, nota n. 14. Un esame tecnico accurato s’impone anche a fronte della presenza di ‘gra1ti’ non riconducibili a danni di tipo meccanico riscontrati su alcuni frammenti minuti da S. Giovanni e da Mileto: vd. Ibidem: 144-145, tav. I (in basso, 3° fr. da sn.).

Fig. 14. 1-6. S. Giovanni in Fiore (CS) - Abbazia Florense.Tasselli in vetro sagomati ‘a foglia’, con margini scheggiati.

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ture ondulate che forse segnalano una velocità di ra.reddamento diseguale tra le due super-ci, sono invece ri-nite per scheggiatura come le suddette ‘foglie’ ("gg. 17.4-6; 18.1-3). Tutte sono state trovate nella US 48 per quanto attiene al Saggio 3 A e in diversi altri livelli di terreno, in stretta relazione -si-ca, all’interno del Saggio 3 B. I due soli pannelli rinvenuti all’esterno, nella US 707 del Saggio 4, sono anch’essi incolori ma accomunati da un accentuato degrado delle super-ci, e conseguente esfoliazione della patina di corrosione ("g. 19.1-2), comune, peraltro, anche ad alcuni esemplari dai saggi condotti all’interno dell’ala est. Le forme, per quel che può dirsi di reperti così lacunosi, sembrano anch’esse geometriche.

Il rinvenimento in giacitura secondaria di tutti i pannelli vitrei qui esaminati nulla può rivelare circa la loro cronologia, né dare attendibili indicazioni sull’ubicazione originaria delle vetrate. Se la man-canza di -nestre nel vano che ha restituito le lastre della presunta vetrata a griglia, ad esempio, esclude qualsiasi rapporto tra i reperti e l’ambiente da cui provengono, suggerendo che i pali furono asportati e le relative buche colmate prima della costruzione della fabbrica cui spettano la sagrestia e il vano sottostante, anzi forse proprio in vista della loro edi-cazione, in merito ai vetri colorati è ragionevole supporre che fossero pertinenti a vetrate ornamentali previste dall’arredo originario dell’edi-cio di

Fig. 16. 1-4. S. Giovanni in Fiore (CS) - Abbazia Florense.Tessere di taglio geometrico in giallo, celeste, bruno e verde, con margini arrotondati.

Fig. 15. 1-3. S. Giovanni in Fiore (CS) - Abbazia Florense.Tasselli in vetro blu, incolore e bruno sagomati ‘a foglia’.

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Fig. 17. 1-3. S. Giovanni in Fiore (CS) - Abbazia Florense.Tessere di taglio geometrico, in diversi colori, con margini arrotondati.

Fig. 17. 4-8. S. Giovanni in Fiore (CS) - Abbazia Florense.Tessere di taglio geometrico, incolori, con margini scheggiati.

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Fig. 19. S. Giovanni in Fiore (CS) - Abbazia Florense.Tessere incolori dalle super-ci molto deteriorate.

Fig. 18. 1-3. S. Giovanni in Fiore (CS) - Abbazia Florense.Tessere di taglio geometrico, incolori, con margini scheggiati.

culto annesso all’abbazia32. Ma di quale chiesa parliamo? Poiché le nostre lastrine colorate non sono, in e.etti, molto caratterizzate sul piano tipologico, sulla base di forme, colori e degrado delle super--ci è potenzialmente plausibile sia una loro attribuzione al XII secolo, dunque al c.d. oratorio di S. Giovanni Battista, già frequentato da Gioacchino sul -nire del Millecento, sia al secondo quarto del XIII secolo, cioè contestualmente alla costruzione del complesso monastico voluto dal successore di Gioacchino e sorto, com’è noto, tra il 1215 e il 1230. La dott.ssa Francesca dell’Acqua, consultata al riguardo, ci ha confortati in questo senso.

In de-nitiva, l’esistenza nella chiesa dell’abbazia 0orense di transenne da -nestra con tessere di vetro colorato realizzate come sopra descritto, del tipo, cioè, già di.uso in epoca altomedievale sia nel Levante sia in Occidente e destinato ad una lunga fortuna nonostante l’a.ermazione trionfale delle vetrate po-licrome -gurate dipinte a grisaglia, rappresenta una novità di assoluto rilievo e un indizio della qualità di un apparato decorativo altrimenti ignorato dalle fonti documentarie e purtroppo scomparso. Non sembrano invece essere presenti, nel complesso abbaziale di San Giovanni in Fiore, tessere dipinte, diversamente che a Mileto Vecchia33 (VV) e a S. Fantino di Palmi34 (RC).

D.M.

32 D#33’A&7/' 2003, tavv. 22.b e 48.a.33 P#,/+!, F%!(%33! 2000; F%!(%33! 2003: 245-258; C/+#(%, D# N'+'3# 2007: 140-145, -g. 1, n. 1 e tav. I. 34 A)!4+%$!, Z')'(% 2007: 346-349, -g. 3.

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