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3 LUGLIO-AGOSTO 2011 CN/CONV/0969/2010 Free Service srl Edizioni - Falconara M. (AN) - Supplemento n. 4 al n. 7/8 Luglio-Agosto 2011 di Regioni&Ambiente
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Veneto news

Mar 08, 2016

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N° LUGLIO-AGOSTO 2011 CN/CONV/0969/2010 Free Service srl Edizioni - Falconara M. (AN) - Supplemento n. 4 al n. 7/8 Luglio-Agosto 2011 di Regioni&Ambiente
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3N° LUGLIO-AGOSTO 2011

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INDICE

Regione VenetoAssessorato regionale alla Programmazione per la salvaguardia ambientale, tutela del suolo e dell’aria, ciclo integrato dell’acqua, difesa del suolo, bonifica e foreste, cave, acque minerali e termaliAcqua, aria, suolo: le sfide e le prioritàdi una regione ambientalmente “ricca”A disegnare il quadro della situazione ambientale del Veneto e i suoi scenari di sviluppo è l’Assessore regionale, Maurizio Contedi Silvia Barchiesi p. 4

Regione VenetoAssessorato all’AgricolturaL’agricoltura veneta stimolala ripresa dalla crisi economicaPer l’Assessore Franco Manzato sono necessaricambiamenti significativi di tutto il sistema agricolodi Agnese Mengarelli p. 7

Provincia di VeneziaLa Provincia di Venezia nel “Patto dei Sindaci”Energia, mobilità, bioedilizia e rifiuti sono, secondo Francesca Zaccariotto, Presidente della Provincia di Venezia, le direttricidi sviluppo per raggiungere gli obiettivi del “tre volte venti”di Silvia Barchiesi p. 10

Provincia di VeneziaAssessorato alle Politiche AmbientaliVerso il 20-20-20: la Provinciatira la cordata dei ComuniDal “Patto dei Sindaci” in arrivo nuove sfide ed obiettiviper la Provincia. L’Assessore Paolo Dalla Vecchia illustrale sfide poste dal “Patto dei Sindaci”di Silvia Barchiesi p. 12

Provincia di VeneziaAssessorato all’AgricolturaLa Provincia di Venezia lancia la sfida della tipicitàAd illustrare la ricetta per rilanciare la produzione tipicalocale è l’Assessore provinciale, Massimiliano Malaspinadi Alberto Piastrellini p. 14

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RUBRICA

di Silvia Barchiesi

Acqua, aria, suolo, ma anche ener-gia e rifiuti.Si gioca su più fronti la partita della sostenibilità ambientale in Veneto, un territorio idricamente rigoglioso, alle prese con il problema dell’approvigionamento e della si-curezza idraulica che punta ad un corretto e più razionale utilizzo delle acque, un territorio su cui grava la minaccia del rischio idrogeologico e lo spettro dell’erosione, delle allu-vioni e degli smottamenti.Sono queste solo alcune delle sfide di una Regione, tra le più ricche in Italia, dal punto di vista ambientale e paesaggistico, oltre che industriale ed economico.Sono queste le grandi tematiche con cui l’amministrazione regionale deve continuamente fare i conti e su cui è chiamata quotidianamente a dare risposte. A comporre il complicato puzzle ambientale del Veneto e a tracciare l’elenco delle priorità e delle urgenze è Maurizio Conte, Asses-sore regionale alla Programmazione per la salvaguardia ambientale, tutela del suolo e dell’aria, ciclo in-

tegrato dell’acqua, difesa del suolo, bonifica e foreste, cave, acque min-erali e termali.

Nel delineare il quadro della situazione ambientale nella Re-gione Veneto quale ruolo gioca la risorsa acqua? Può scattarci la fotografia del ser-vizio idrico integrato regionale?L’acqua gioca nella nostra Regio-ne, proprio per via della peculiare conformazione geofisica del nostro territorio, un ruolo molto importante, dal versante montano fino al lito-rale.In particolare, la qualità delle acque è uno dei nodi centrali dell’attività di pianificazione regionale, perché strettamente connesso all’offerta ricettiva e alla proposta turistica re-gionale.A partire dall’approvazione del Pia-no di Tutela delle Acque (PTA) fino alla necessità di interventi a tutela della qualità e della quantità dell’acqua.Da qui muove la politica regionale volta alla realizzazione di un siste-ma acquedottistico veneto in grado di mettere in rete tutti i sistemi di fornitura della risorsa acqua tramite acquedotto e di assicurare il corretto approvvigionamento idropotabile nell’intero territorio regionale.In questo modo il Modello Strut-turale degli Acquedotti del Veneto (MO.S.A.V) tenta di dare una rispo-sta all’area della provincia di Rovigo che, attualmente, ha necessità di approvigionarsi attraverso la pota-bilizzazione dei fiumi Adige e Po, impegnativa dal punto dei vista dei costi e di certo non paragonabile dal punto di vista della qualità, all’acqua di falda che vorremmo, invece, di-stribuire in maniera capillare su tutto il territorio veneto. Si tratta pertanto di un progetto am-

bizioso che coinvolgerà anche una più ampia riforma del sistema ge-stionale attuale basato sulle A.T.O. e su una ridefinizione dei ruoli e delle competenze.Insomma, l’acqua è al centro della programmazione regionale.È, infatti, l’acqua che negli ultimi mesi ha creato forti criticità nel ter-ritorio veneto, un territorio che, a sua volta, ha fatto delle vicissitudini e delle criticità un’opportunità di ri-lancio della sicurezza idraulica.La tutela della pianura, oggetto di un sistema di attraversamento pensile di fiumi e di canali, il cui livello è più alto del territorio circostante, e la tutela dei litorali, spesso soggetti a mareggiate sono solo alcune delle criticità a cui la pianificazione re-gionale ha cercato negli ultimi mesi e sta tutt’ora cercando di dare una risposta.La soluzione consiste in una serie di interventi, importanti, oltre che urgenti, per la sicurezza idraulica, anche sul piano finanziario (circa 2 miliardi e 700 milioni di euro). Purtroppo, dobbiamo però fare i conti con una scarsità di risorse di bilancio, anche a livello nazionale.Nonostante tutto, però, c’è la volontà e l’impegno della Regione nel pro-cedere ad una pianificazione delle opere necessarie per i prossimi 10 anni, ormai non più prorogabili. Molte di queste erano già state in-dividuate nel 1966 e magari erano anche già state finanziate, ma sono ferme da anni e pertanto hanno bi-sogno di un’accelerazione. Oltre all’aspetto legato alla sicurezza idraulica, quando si parla di acqua occorre considerare anche il sistema di depurazione.Dal sistema acquedottistico deriva appunto quel sistema di tutela della qualità dell’acqua attraverso la de-purazione delle acque di fognatura o delle acque industriali.

A disegnare il quadro della situazione ambientale del Venetoe i suoi scenari di sviluppo è l’Assessore regionale, Maurizio Conte

Assessorato regionale alla Programmazione per la salvaguardia ambientale, tutela del suolo e dell’aria, ciclo integrato dell’acqua, difesa del suolo, bonifica e foreste, cave, acque minerali e termali

ACQUA, ARIA, SUOLO: LE SFIDE E LE PRIORITÀ DI UNA REGIONE AMBIENTALMENTE “RICCA”

REGIONE VENETO

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Su questo versante negli ultimi an-ni sono stati fatti numerosi passi in avanti, specie nell’ambito del baci-no scolante della Laguna di Venezia, soprattutto grazie a finanziamenti na-zionali e ad investimenti nel bacino interno che poi scarica su Venezia per la realizzazione di una serie di interventi, come la realizzazione di impianti di depurazione e di una rete di fognature nere. Tali investimenti hanno anche porta-to dei risultati positivi e dei benefici per il territorio, come l’abbattimento di certi inquinanti nell’ambito della Laguna e un conseguente migliora-mento della situazione ambientale.Non si può, tuttavia, dimenticare l’area industriale di Marghera, il cui forte impatto ambientale pesa ancora oggi sull’ecosistema della Laguna.Tuttavia, attraverso un Commissa-rio ad acta sono iniziati importanti interventi di pulizia dei canali con la raccolta dei fanghi, interventi che sicuramente incideranno in maniera positiva sulla qualità dell’acqua della Laguna. Nell’ambito della gestione del ci-clo idrico integrato, soprattutto per quanto riguarda la depurazione del-le acque, non si può non citare un importante Accordo di Programma nazionale che interessa una zona importante a livello produttivo, ma “pesante” e “impegnativa” dal punto di vista ambientale. Si tratta della zona di Arzignano, quella delle concerie, ovvero il cosiddetto “distretto della concia”, situato nella Valle del Chiampo, in Provincia di Vicenza.L’Accordo di Programma prevede investimenti per circa 100 milioni di euro da destinare ad opere ed in-terventi di mitigazione dell’impatto ambientale dell’area conciaria, ogget-to di un forte inquinamento che si è esteso anche nelle aree del basso veronese e del basso padovano, pro-

prio lì dove arrivano tutti i canali di raccolta delle acque smaltite dall’area aziendale. Questo è un esempio di collabo-razione tra istituzione e mondo imprenditoriale (il settore conciario) per la tutela della qualità delle acque reflue che da questi impianti giungo-no poi nel sistema idrico superficiale, oltre che per la tutela della qualità della produzione agricola. Non nascondiamo, infatti, la difficol-tà in certi casi di poter irrigare con una scarsa qualità dell’acqua territori coltivati a livello produttivo.

Per quanto riguarda invece l’aria, qual è lo stato della qualità dell’aria nella regione Veneto?Per quanto riguarda l’aria, le maggio-ri criticità sono dovute proprio alle caratteristiche morfologiche della no-stra regione e alla peculiarità della sua conformazione che si caratterizza per la presenza delle montagne che fanno appunto da barriera. C’è infatti una scarsa circolazione dell’aria che pesa sulla sua qualità. Tale aspetto rientra, tuttavia, all’in-terno di un confronto interregionale che va al di là dei confini regionali e che coinvolge tutte le Province, in particolare quelle del bacino padano. Le Province e i Comuni capoluogo hanno messo in campo azioni ed in-terventi per ridurre l’inquinamento atmosferico, come incentivi per il rinnovo del parco auto o per la so-stituzione della marmitte catalitiche, incentivi per il rinnovo delle caldaie (sostituzione di quelle a gasolio con quelle a gas) o per la sostituzione di stufe e cucine a legna con sistemi sempre a biomassa, ma rispettosi di criteri e requisiti che vanno ad abbattere le emissioni di polveri in atmosfera.Purtroppo su questo pesa soprattutto la mancanza di risorse.Per questo, abbiamo chiesto un

intervento a livello nazionale, per investimenti soprattutto in opere in-frastrutturali.Ad esempio, la metropolitana di superficie che punta a spostare il trasporto su gomma (soprattutto pen-dolare) nell’ambito urbano su rotaia potrà incidere significativamente sul miglioramento dell’aria.

Dal punto di vista geologico ci sono criticità nel territorio re-gionale? E per quanto riguarda la gestione dei rifiuti?Attraverso la collaborazione degli en-ti preposti al controllo del territorio (NOE, ARPAV, Guardia di Finanzia) la Regione ha monitorato il territorio attraverso un sistema di sorvoli aerei individuando una serie di situazioni di criticità. Sono oltre 500 le aree da bonificare in regione. Si tratta per lo più di ex discariche, ex aree di abbandono abusivo o di aree industriali oggetto di sversamen-ti di liquidi e sostanze inquinanti. Se il monitoraggio è servito per trac-ciare la mappa delle criticità, sono ora necessari interventi di bonifica, purtroppo molto onerosi.Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, questa negli ultimi anni ha registrato un’importante accelerata nella direzione della sostenibilità, soprattutto per quanto riguarda il rifiuto urbano, grazie ad una raccolta differenziata spinta e capillare che ha raggiunto il 70%.

Sebbene l’energia non sia una de-lega di sua competenza, questa è strettamente connessa alla pro-blematica ambientale. Qual è la strategia energetica a cui punta la Regione per affrancarsi dalle fonti tradizionali?Sotto il profilo energetico, il Veneto pun-ta all’obiettivo dell’autosufficienza. Per quanto riguarda l’energia rin-

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al mondo imprenditoriale affinché questo non concepisca più la tutela dell’ambiente come un’ imposizione, bensì come un’ opportunità. Attraverso tale sinergia si potrebbero trovare risorse private da investire anche nel pubblico. Ne è un esempio la modifica della Legge urbanistica che ha introdotto il meccanismo della perequazione e della compensazione urbanistica.

Se da un lato il federalismo demaniale lascia intravedere opportunità e prospettive eco-nomiche, dall’altro attorno al federalismo demaniale aleggia lo spettro della speculazione e dello sfruttamento del territorio. Come la Regione intende muover-si per tutelare il proprio territorio dalla malgestione di imprenditori senza scrupoli?Compito principale della Regione Ve-neto è quello di controllare l’effettiva gestione di un territorio, magari con-cesso in gestione ai privati, affinché avvenga nel pieno rispetto del terri-torio e segua principi e criteri chiari e trasparenti.Purtroppo, nel passato le sanzioni sono sempre state inferiori al valore del bene che veniva espropriato alla collettività in maniera poco chiara. Sono pertanto necessarie sanzioni che vengano percepite come segna-li di rigidità, proprio alla luce della precedente trascuratezza e negligen-za in fatto di controllo e di monito in relazione ai beni collettivi.Il compito della Regione non è solo quello di pianificare, ma anche di valutare gli opportuni e necessari controlli.Credo che l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Am-bientale del Veneto, che si trascina problemi di bilancio imputabili ad una passata gestione poco attenta alla copertura finanziaria degli inve-

novabile, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un forte sviluppo del fo-tovoltaico, un settore che ha saputo garantire la riconversione di attività produttive in crisi e che per un po’ ha trainato il rilancio economico cre-ando nuove opportunità, un settore su cui, tuttavia, aleggia nuovamente la minaccia della crisi.L’obiettivo è quello di forzare la con-tinuità degli incentivi che possono essere ridimensionati nel tempo, ma che non possono sparire mettendo in crisi un sistema che ha già effettuato investimenti. Anche l’idroelettrico è un settore su cui recentemente si sta puntando molto. L’interesse nei confronti di questo settore è legato soprattutto ai possibili ritorni economici sul terri-torio degli investimenti. L’obiettivo è quello di collabora-re con enti locali e imprenditori nell’ambito dell’idroelettrico affinché gli investimenti possano ricadere sul territorio con opere magari legate alla sicurezza idraulica o alla tutela del territorio.

Nel delineare il quadro della situazione ambientale a livello re-gionale, lei stesso ha individuato l’elenco degli interventi neces-sari. A fronte della mancanza di risorse e finanziamenti a livello nazionale, quali sono le priorità per la Regione Veneto?L’emergenza idraulica è sicuramente per la nostra Regione una priorità che richiede interventi urgenti e ope-re non più prorogabili.Mi auguro che dal federalismo dema-niale, che delegherà la competenza e la gestione delle risorse che si potranno ricavare dalle concessio-ni demaniali del nostro territorio, si possa ottenere un ritorno da investi-re nella sicurezza idraulica.Poi ci sono esigenze che riteniamo opportuno legare sinergicamente

stimenti, abbia, tuttavia, dimostrato una forte capacità di controllo a tute-la del cittadino e del territorio che si qualifica come un valore aggiunto da proteggere e da mantenere, perché il monitoraggio e il controllo sono la miglior prevenzione contro gli abusi da parte di privati e imprenditori.

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di Agnese Mengarelli

REGIONE VENETO

Il settore agricolo, nonostante la crisi internazionale, ha mostrato di reggere il confronto con le difficoltà di questo periodo. Una consolidata rete di rapporti all’interno della filiera agroalimentare veneta ha permesso al settore di re-sistere meglio. Ne sono esempi: i distretti agroalimentari, come il Metadistretto della zootecnia e quello del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, i Consorzi agrari, le strutture cooperative che coinvolgono il comparto cerealicolo e le or-ganizzazioni dei produttori del comparto ortofrutticolo.La maggior vicinanza al consumatore risulta una carat-teristica in grado di favorire anche i piccoli esercizi che garantiscono un maggior rapporto di fiducia tra produttore-venditore e consumatore-cliente. Questi però spesso non riescono a competere in termini di prezzo con i prodotti offerti dalla GDO (Grande Distribuzione Organizzata) in virtù delle grandi quantità di prodotto commercializzate. Le ultime tendenze sembrano però dimostrare un “ritorno alla prossimità” ossia un rallentamento delle nuove aperture di grandi superfici e la riduzione della metratura media dei negozi più grandi.Per saperne di più abbiamo incontrato l’Assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Franco Manzato, che qualche mese fa aveva lanciato una provocazione da real politik: “I francesi vogliono Parmalat? Benissimo, ma dia-no al Made in Italy nuovi spazi della grande distribuzione d’oltralpe.”

Assessore, può tracciare a grandi linee il quadro del settore agricolo regionale. Come lo definirebbe?Intanto solido, perché rispetto alla crisi mondiale, tra se-condario e servizi, che sono 2 settori sicuramente in crisi strutturale, il comparto agricolo ha retto bene.I dati del 2010 dimostrano che la produzione lorda vendibile

L’AGRICOLTURA VENETA STIMOLALA RIPRESA DALLA CRISI ECONOMICAPer l’Assessore Franco Manzato sono necessari cambiamenti significativi di tutto sistema agricolo

Assessorato all’Agricoltura

è passata da 4,5 miliardi a 4,8 con + 7 % di produzione, + 8% di occupazione e -2,6% di attività. Da questo ultimo dato emerge che alcune aziende stanno chiudendo, ma è un fenomeno fisiologico rispetto a una dimensione aziendale che deve rivedere la sua struttura per essere competitiva nel contesto internazionale.Sebbene la nostra agricoltura abbia le fondamenta solide, è necessario che il Veneto valorizzi maggiormente il suo core business, cioè la produzione agroalimentare.In questo settore la produzione del vino la fa da padrone, basti pensare che le sole 2 province di Treviso e di Verona, coprono il 70% della produzione veneta. Eccellenze come il Prosecco, l’Amarone, il Raguso o il Fior d’Arancio, che stiamo promuovendo a livello internazionale, stanno già avendo i risultati attesi. Parlo pochissimo di qualità perché la ritengo scontata: non esiste produttore o imprenditore che possa porsi oggi sul mercato nazionale e internazionale senza avere qualità, quello che più mi preoccupa e su cui investiamo maggior-mente è il reddito delle imprese agricole. Da questo punto di vista stiamo ragionando sulla revisione totale del sistema con delle riforme che sono iniziate l’anno scorso. Stiamo lavorando su tematiche molto precise, come PAC, governance, innovazione, qualità e tanto altro, disegnando la posizione del Veneto rispetto alla nuova Politica Agricola Comunitaria per i prossimi 20 anni, al cui interno si colloca anche la struttura delle imprese agricole.

Può sintetizzarci i punti fondamentali di questo di-segno?Al tavolo hanno partecipato oltre 2000 aziende, quindi per decidere che tipo di governance dovrà esserci a livello re-gionale, è necessaria una revisione totale delle strutture a sostegno, come Veneto Agricoltura, che è un ente strumen-tale della Regione dedito alla ricerca, alla sperimentazione e all’innovazione agricola. É una struttura importante, tanto che alcune Regioni, come la Toscana, stanno monitorando questo tipo di revisione perché la considerano un punto fondamentale di scambio per l’innovazione tecnologica. Al momento, la stiamo riformando acquisendo parte del patri-monio e cercando di concentrare le risorse necessarie.Stiamo rivedendo l’Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agri-coltura (AVEPA), che è un ente strumentale della Regione Veneto con funzioni di Organismo Pagatore, che, secondo la normativa nazionale, ogni Regione dovrebbe avere. Al momento, però, siamo solo in 8, anche se, arriveranno si-curamente tutte le altre. Stiamo revisionando questo Ente, perché abbiamo bisogno di una struttura flessibile e capace di interpretare e rispondere alle esigenze dell’imprendito-re. Tutti questi settori pubblici devono essere al servizio dell’impresa e non viceversa.

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Dal 1° Aprile è partito lo Sportello Unico Agricolo (SUA), un solo ufficio in ogni ambito provinciale, al quale rivolgersi per tutte le pratiche che riguardano il rapporto tra azienda rurale e pubblica amministrazione. Abbiamo creato i SUA come sostanziale strumento per semplificare la burocrazia, nel contesto di una complessiva riorganizzazione del sistema amministrativo del settore primario che vede la chiusura dei “vecchi” Ispettorati dell’Agricoltura.

Quali altri interventi state ponendo in essere per ren-dere più competitive le aziende agricole della Regione Veneto?Abbiamo dato il via ad alcune operazioni, quali:• Creazione del tavolo di coordinamento dei controlli,

concentrando in unico soggetto l’attività di verifica e pervenendo ad un “registro unico” dei controlli, ra-zionalizzando i costi, ma soprattutto proponendo un interlocutore unico ai produttori.

Oggi ci sono troppi Enti, Organi e altri Ispettorati che con-trollano l’attività dell’imprenditore agricolo e che spesso si accavallano nelle funzioni. Per questo motivo stiamo istituen-do il Registro Unico dei Controlli con lo slogan “un’azienda, un controllo” per adempiere in poco tempo alle richieste di controllo che vengono fatte dagli enti, lasciando, però, al nostro imprenditore la capacità di essere competitivo.

• Avvio del tavolo di ricerca e innovazione per raziona-lizzare l’attività in quest’ambito. Le risorse comunitarie, nazionali, universitarie, di Veneto Agricoltura e della Re-gione non sono ancora ben coordinate. Oggi facciamo sì che tutte le risorse destinate alla ricerca e all’innovazione possano avere una destinazione diretta all’imprenditore agricolo con due parametri molto precisi che sono l’ab-battimento dei costi, da un lato, l’aumento del reddito, dall’altro, che è un fattore determinante per la scelta politica di qualsiasi Regione.

Attualmente coordino un pool di collaboratori, con il quale ho già predisposto un piano per la “sburocratizzazione”, perché crediamo che l’imprenditore agricolo sia vessato da troppi adempimenti amministrativi che rende costosa e lenta la sua attività. Da alcuni dati a nostra disposizione è emerso che il costo della burocrazia per un imprenditore varia dal 4% al 6% del reddito, che è un margine piuttosto ampio, su cui dobbiamo intervenire in maniera molto forte. Sul concetto di “sburocratizzazione ” si gioca una partita importante, non solo sul comparto primario, in quanto la burocrazia sarà il nodo fondamentale su cui lavorare per abbatterne il peso.

Le operazioni che ha appena descritto richiedono un notevole investimento. Come troverete le risorse fi-nanziarie necessarie? Poiché non possiamo disegnare il futuro dell’agricoltura del

Veneto senza avere una visione strategica di come queste aziende si possono collocare sul mercato in modo stabile, siamo intervenuti con ulteriori strumenti finanziari, in ag-giunta al Piano di Sviluppo Rurale, che è quell’insieme di norme e finanziamenti che hanno aiutato l’impresa agricola nell’ultimo quinquennio. Stiamo stringendo accordi con isti-tuti di credito; in particolare, con la Cassa Depositi e Prestiti e con Veneto Sviluppo verranno messi in campo strumenti idonei per sostenere la crescita delle aziende, attraverso l’ac-cesso a risorse a tasso agevolato. Inoltre stiamo stringendo accordi anche con la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e con l’Istituto Agroalimentare (ISA). In poche parole abbiamo costruito un rapporto importante con delle strutture governative che possano mettere a disposizione risorse con-crete per le aziende di trasformazione e cooperazione con tassi che variano dallo 0,6% all’1%. Sebbene siano previste delle garanzie patrimoniali, è sicuramente un’operazione notevole per chi deve fare grandi cambiamenti o grandi investimenti. Infine un ruolo importante per il mondo agricolo lo gioca Veneto Sviluppo SpA, la società finanziaria, partecipata al 51% dalla Regione del Veneto e per il restante 49% da un-dici gruppi bancari nazionali e regionali, che dovrà avere un occhio di riguardo per il comparto agricolo che oggi sta dimostrando di avere le basi solide per essere competitivo e trainare la ripresa del comparto secondario.Cercheremo di inserire, nel 2012, se il Bilancio ce lo per-mette, o al più tardi per il 2013, almeno 5 o 6 giovani laureati in Agraria in alcuni Enti Internazionali come FMI, Banca Mondiale e Commissione Europea, affinché siano presenti nei luoghi, dove vengono prese decisioni politiche internazionali e comunitarie. Nonostante le ristrettezze di bilancio e in tempi di razionalizzazione della spesa pubblica, cerchiamo di dare un indirizzo molto preciso in termini di sviluppo, come far vivere a questi giovani delle esperienze, che saranno determinanti, non solo per la loro carriera, ma anche per l’imprenditoria agricola veneta e per tutto il sistema istituzionale della Regione. Cerchiamo di muoverci in maniera diversificata, facendo riferimento a un problema importante che è quello di ridi-segnare la struttura portante della Regione Veneto in virtù, non solo della crisi, ma anche della nuova Politica Agricola Comunitaria che si sta già disegnando.

La disoccupazione ha colpito anche la Regione Vene-to e il mondo dell’agricoltura potrebbe dare risposte concrete a questa problematica. Come vi state muo-vendo?Nel 2010 l’agricoltura ha fatto registrare un aumento dell’oc-cupazione dell’8%, quindi è necessario cercare ulteriori risorse finanziarie, in parte per la formazione e in parte per lo sviluppo rurale, e creare le condizioni adatte affin-

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ché un imprenditore possa essere stimolato ad assumere disoccupati del settore secondario, cercando di favorire, non tanto i giovani, ma quei lavoratori prossimi alla pensione e che trovano maggiori difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro. Per quanto riguarda i giovani, negli ultimi tre anni il Veneto conta oltre 1000 aziende giovani e competitive, che segnala come la nostra Regione favorisca tali iniziative imprendito-riali, e me ne aspetto altre 400 per il 2011 perché abbiamo messo a disposizione circa 24 milioni di Euro a Dicembre per sostenere l’ingresso di nuovi imprenditori nel settore. Questo è lo schema generale che ci siamo dati nell’ultimo anno e mezzo: stiamo lavorando, da un lato, sull’impren-ditorialità giovanile e, dall’altro lato, sulla salvaguardia del lavoro per coloro che si trovano in difficoltà.

Quando lei parla di nuova imprenditoria agricola, intende anche un aumento delle aree destinate all’agri-coltura?In questo senso abbiamo due problematiche principali da affrontare:- recupero del territorio agricolo, in parte dismettendo aree

industriali e commerciali,- creare le condizioni affinché l’imprenditore possa avere

la possibilità di ampliare la sua azienda, in termini terri-toriali.

Per “recupero di territorio” intendiamo, secondo i principi del nostro Piano di Sviluppo Rurale e della normativa eu-ropea, la tutela dell’ambiente e delle acque, investimenti nella manutenzione e una serie di interventi, che oggi il Pubblico non può permettersi in termini economici, ma che potrebbero essere realizzati dal Privato se posto nelle giuste condizioni.

Come è possibile far convivere sullo stesso piano la tutela del territorio con lo sviluppo di un’attività an-tropica che comunque produce effetti, seppur minimi e poco impattanti, sul territorio?É vero che stiamo recuperando territorio per l’imprendi-toria agricola, ma la Regione Veneto sta investendo anche in altre attività, come il turismo. Il nostro territorio è la prima regione turistica d’Italia e fa oltre 62 milioni di pre-senze l’anno, cioè 62 milioni di “notti” e ben 120 milioni di “pranzi” e “cene”. I turisti scelgono il Veneto per la sua enogastronomia, quindi la tutela del territorio, dell’ambien-te, dell’agricoltura e dell’enogastronomia è fondamentale e viaggia sullo stesso piano del turismo e della cultura. Sono tutte componenti di un unico sistema che crea la ricchezza del Veneto. Il volume economico del settore primario è pari a 4,8 miliardi di Euro circa, mentre il turismo ha un volume di 12 miliardi, parliamo, quindi, di due attività economiche particolarmente interconnesse che non possono essere prese

in considerazione separatamente.

Il turismo enogastronomico rappresenta un valore aggiunto per un territorio con forti tradizioni agricole, però rischia di creare una frattura con i bisogni del consumatore quotidiano. Il cittadino veneto medio ha la possibilità di acquistare il prodotto tipico della sua terra e di elevata qualità ad un prezzo vantaggio-so oppure resterà ancora più schiavo della Grande Distribuzione Organizzata, comprando prodotti più economici e alla portata delle sue tasche?Innanzitutto, secondo i dati a nostra disposizione, a livello italiano ed europeo, il 95% della popolazione non conosce i prodotti tipici e i D.O.P. del proprio territorio, quindi bi-sogna investire in comunicazione e promozione, facendo conoscere in modo massiccio le nostre eccellenze. Il 75% degli italiani, invece, è disposto a spendere di più se il prodotto è del proprio territorio.Questi dati dimostrano che, da un lato, l’italiano non sa cosa sia un D.O.P., ma spenderebbe di più per comprarlo. Questo significa che non c’è incontro tra domanda e offerta che deve essere raggiunta attraverso una buona promozione.Per affrontare questa problematica si deve creare la cosiddetta“filiera corta”, attraverso decine di punti vendita e consorzi agrari che potrebbero vendere prodotti di qualità del nostro territorio. Per quanto riguarda la GDO, stiamo lavorando per avere visibilità all’interno degli iper-mercati, anche attraverso degli“stopper”, che sono degli indicatori nelle corsie dei super-mercati, per dare al cittadino/consu-matore una sorta di garanzia “istituzionale” ai prodotti veneti che sta acquistando.Dato che esistono stati e nazioni che prendono surplus finan-ziari dalle proprie economie e intervengono per acquistare asset importanti, credo che l’Italia dovrebbe fare la stessa cosa. Una riflessione sulla vicenda“ Lactalis-Parmalat”: se lo Stato creasse una partnership tra Italia e Francia, aprirebbe le porte al totale risanamento e rilancio globale di Parmalat, e consentirebbe a noi italiani di sfruttare il polo delle catene distributive francesi. Sarebbe una buona scelta strategica che rifletterebbe una visione di largo respiro da parte del Governo italiano che, reperendo i fondi dal“Decreto Omnibus” di Tremonti, con-sentirebbe, tramite la Cassa Depositi e Prestiti, di assumere partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale. Con la nuova disciplina si va, quindi, oltre le normali operazioni finanziarie, permettendo a partner istituzionali l’acquisto di asset decisamente più importanti.

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di Silvia Barchiesi

LA PROVINCIA DI VENEZIANEL “PATTO DEI SINDACI”

PROVINCIA DI VENEZIA

Efficienza energetica, rinnovabi-li, mobilità sostenibile, bioedilizia: si gioca su più fronti la sfida che l’Europa lancia ai Comuni e alle Province europee con il “Patto dei Sindaci”, l’importante iniziativa lan-ciata dalla Commissione Europea per coinvolgere attivamente le città euro-pee nel percorso verso la sostenibilità energetica ed ambientale.Numerose le amministrazioni locali che in tutta Europa hanno già sigla-to il Patto, impegnandosi a ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, a portare al 20% il risparmio energetico, e ad aumentare del 20% il consumo di fonti rinnovabili. Tra queste figura anche la Provincia di Venezia che in data 25 settem-bre 2010, ha sottoscritto l’Accordo con la Direzione Generale Energia (DG ENER) dell’Unione Europea, accreditatandosi come “Struttura di Sostegno” e quindi di riferimento e di coordinamento per i Comuni aderenti al Patto.Il raggiungimento dell’obiettivo del “20-20-20” nel territorio veneziano parte così proprio dall’ente Provincia che si schiera a fianco dei Comuni nel-la lotta ai cambiamenti climatici.

Punto d raccordo tra il territorio e l’Europa, la Provincia di Venezia si pone così anche come fulcro strategico delle politiche virtuose da diffondere e da replicare localmente.Insomma, la Provincia dà l’esempio ai comuni e offre loro il suo supporto, sia tecnico, sia in termini di buona pratica, nell’affrontare le sfide poste dal “Patto”.Ad illustrare le strategie, gli inter-venti e le linee d’azione adottate dalla Provincia, in corsa verso il “tre volte venti” è Francesca Zaccari-otto, Presidente della Provincia di Venezia.

Come è nata l’idea della Provin-cia aderire al “Patto dei Sindaci”? Qual è il ruolo dell’ente Provincia nella strategia del Patto?La Provincia di Venezia è stata una delle prime nel Nord Italia ad intra-vedere nel “Patto dei Sindaci” una grande opportunità per il nostro territorio.Lo scorso anno, a seguito del mio ingresso in TECLA, l’associazione che cura la collaborazione fra le Province e l’Unione Europea, ho avuto l’op-portunità di conoscere meglio questo progetto a cui avevano già aderito alcune Province italiane.In quell’occasione ebbi la possibi-lità di incontrare Pedro Ballesteros Torres, Amministratore della Dire-zione Generale per l’Energia della Commissione Europea, colui che ha lanciato l’iniziativa, oltre che la possibilità di approfondire il proget-to del “20-20-20”, che prevede una serie di iniziative di rilevanza stra-tegica per il nostro territorio, non solo per gli obiettivi che si pone (ad esempio, la riduzione del 20% delle emissioni di CO

2 entro il 2020), ma

soprattutto per il metodo di lavoro che si propone. Il Patto inaugura un modello di azio-ne che accolgo in pieno, e che fa

perno sulla Provincia e sul suo ruolo strategico di riferimento e coordina-mento dei Comuni. Una metodologia di azione che guarda al territorio attribuendo un ruolo chiave agli enti locali, siano essi Comuni o Province, come primi interlocutori dell’Europa, principali attori del cambiamento e importanti protagonisti nel raggiungimento de-gli obiettivi del “tre volte venti”.È la prima volta che l’Unione Euro-pea, in una materia fondamentale come l’ambiente, si rivolge diretta-mente agli enti locali, valorizzandoli in quanto soggetti primari, non solo nella lotta al riscaldamento globa-le, ma anche nella relazione stessa con l’Unione Europea valorizzando la Provincia come interlocutore pri-vilegiato per raccogliere i progetti, coordinare il lavoro tecnico di stesu-ra delle iniziative, e aiutare i comuni nel percorso che porta ai finanzia-menti.Al di là della bontà degli obiettivi del “Patto”, questa è forse la sua più grande novità, il metodo.Fino a qualche anno fa l’ente locale non era contemplato tra i sogget-ti interlocutori dell’Europa, né tra i destinatari dei suoi progetti. Ora, l’Europa sceglie di bypassare i vari livelli istituzionali e di rivolger-si direttamente al territorio, tramite le Province, anello di congiunzione tra il territorio e l’Europa, struttura di sostegno e di coordinamento per i Comuni nel raggiungimento degli obiettivi europei.

Nella strada che porta al “20-20-20” la macchina della Provincia si è messa in moto. In che modo?Dopo la firma del “Patto”, la Pro-vincia di Venezia ha iniziato fin da subito un percorso di condivisione tra tutti i settori, le cui iniziative po-tevano avere risvolti e ripercussioni ambientali.

Energia, mobilità, bioedilizia e rifiuti sono, secondo Francesca Zaccariotto, Presidente dellaProvincia di Venezia, le direttrici di sviluppo per raggiungere gli obiettivi del “tre volte venti”

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Quando si parla di ambiente si par-la spesso di rifiuti, ma le tematiche ambientali non si esauriscono nel settore dei rifiuti. Anche l’edilizia, l’urbanistica e la mobilità sono setto-ri chiave da tenere in considerazione nel programmare una strategia am-bientale.Per questo abbiamo dato vita ad un tavolo di lavoro tra il settore dell’ur-banistica, quello della mobilità e del trasporto, della viabilità e dell’am-biente. Per la prima volta questi quattro settori si sono riuniti attor-no ad un tavolo e hanno lavorato ad un obiettivo comune, scoprendo come anche la viabilità possa incide-re sulla riduzione delle emissioni e come i piani di assetto del territorio o l’utilizzo di determinate tecniche di bioedilizia, ormai alla portata di tutti, possano avere conseguenze sull’ambiente.La pubblica amministrazione deve costituire un modello virtuoso che educa a comportamenti e a stili di vita sostenibili, e il settore della bio-edilizia è solo un esempio. Se iniziamo a costruire anche nel pubblico con tecniche che guarda-no all’edilizia sostenibile, a partire dagli edifici scolastici, e iniziamo a predisporre gare di appalto ricono-scendo un determinato punteggio a chi utilizza un prodotto verde o una procedura sostenibile, allo stesso tempo diamo un messaggio educa-tivo che negli anni può portare a risultati tangibili.Dopo la costituzione di questo grup-po di lavoro, abbiamo presentato ai 44 Comuni della Provincia di Vene-zia il “Patto dei Sindaci” cercando di stimolarli ad aderire al “patto” e ad approvarlo in Consiglio comunale, e la risposta dei Comuni è stata molto positiva, mi auguro di averli al più presto tutti sottoscrittori dell’accor-do.I sindaci e gli assessori all’ambiente

hanno compreso la valenza metodo-logica dell’iniziativa e le sue enormi potenzialità: la Provincia, in qualità di “Struttura di Supporto”, può met-tere a servizio dei Comuni le proprie competenze e professionalità nel campo dell’energia, della mobilità, dell’edilizia.Ad esempio, la Provincia può pro-porre un regolamento edilizio da mettere a disposizione di tutti i Comuni. Faccio un altro esempio, sempre nel settore dell’edilizia, che deriva dalla mia esperienza di Sinda-co di una città, San Donà di Piave, di 42 mila abitanti, oltre che da quella di Presidente della Provincia: nella redazione dei bandi per l’edilizia residenziale pubblica è possibile riconoscere un maggior punteggio a chi nel costruire utilizza criteri di bioarchitettura e di bioedilizia.Molte di queste proposte e di que-ste iniziative virtuose possono essere veicolate meglio se provengono da un’unica regia di coordinamento, la Provincia, che offre il suo suppor-to soprattutto ai Comuni di piccole dimensioni che possono incontra-re maggiori difficoltà a reperire, all’interno della propria struttura, professionalità competenti in questa materia complessa. Un modello di azione che, se replicato in maniera omogenea in un territorio più vasto, quello provinciale, può favorire il raggiungimento degli obiettivi “20-20-20”.

Mobilità, energia rinnovabile, risparmio energetico, edilizia so-stenibile sono solo alcune delle strade che portano al “tre volte venti”. Quali sono le direttrici d’azioni prioritarie per la Pro-vincia di Venezia? Al momento la nostra attenzione è focalizzata su Venezia, “Provincia Verde d’Europa”.L’obiettivo è quello di riequilibrare

con il tempo il rapporto tra l’edifica-to/cementificato, verde piantumato e recupero aree verdi protette. A questo tema si lega anche tutto il problema della mobilità soste-nibile, delle piste ciclabili e della promozione all’utilizzo del trasporto pubblico.Anche il risparmio energetico - per esempio stiamo installando su tutti i tetti delle scuole superiori di Vene-zia e provincia i pannelli fotovoltaici - e la ricerca di nuove tecnologie sostenibili sono un altro filone di attenzione e di sviluppo per la nostra Provincia.Per fortuna, l’ambiente è oggi qua-si uno slogan, una voce che suscita molto interesse e partecipazione da parte di tutte le amministrazioni, e attraverso numerosi progetti in corso in alcuni Comuni, si stanno aprendo moltissime opportunità di lavoro per i nostri giovani. Altro esempio, la raccolta differen-ziata dei rifiuti, che vede la nostra Provincia tra le realtà virtuose con un livello di separazione e recupero che ha superato il 70%. Questo ri-sultato è frutto di un lavoro intenso degli enti locali, condotto sotto la regia della Provincia, che si è diffuso a macchia d’olio su tutto il territo-rio, anche se l’obiettivo finale, molto ambizioso, resta quello dello “Zero rifiuti”.L’augurio è dunque che il “Patto dei Sindaci” costituisca un’opportunità per estendere al più ampio settore dell’ambiente un metodo di lavoro che ha già dato ottimi risultati nel settore dei rifiuti, con la raccolta differenziata.

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PROVINCIA DI VENEZIA

di Silvia Barchiesi

Un tempo era la “Regina dell’Adriatico”, oggi, nonostante i tempi della Repubblica siano lontani, Venezia è ancora snodo nevralgico di comunicazione, crocevia di scambi verso l’Oriente e, per di più, polo industriale avanzato, oltre che fulcro strategico del turismo made in Italy.Merito di un un’importante area industriale (quella di Porto Marghera), di una rete capillare di piccole e medie aziende diffuse nell’hinterland e di un importante flusso di traffico urbano ed extraurbano.Eppure, quello che costituisce per la “Serenissima” un valore aggiunto diviene un vincolo che pesa come un macigno sul territorio e sull’ambiente della Provincia, alle prese con problemi di bonifica dei siti inquinanti e di inquinamento atmosferico.Di qui la decisione della Provincia di svoltare verso la sostenibilità e di aderire al “Patto dei Sindaci”, l’iniziativa promossa dalla Commissione Europea per coinvolgere atti-vamente le città europee nella Strategia per la sostenibilità energetica e ambientale. L’obiettivo? Trainare i 44 Comuni della Provincia verso il “20-20-20” entro il 2020: il 20% di risparmio energetico, il 20% di riduzione delle emissioni di CO

2, aumentare fino

al 20% la percentuale di fonti rinnovabili nel consumo energetico finale, entro il 2020. Compito della Provincia, che ha già sottoscritto l’accordo con la Direzione Generale Energia dell’Unione Europea in qualità di “Struttura di Sostegno” per i Comuni aderenti al Patto, è quello di sup-portare i Comuni del territorio ad avviare pratiche virtuose e sostenibili in settori strategici, come i trasporti (mobilità pulita) e l’edilizia (illuminazione, riqualificazione ener-getica), capitanando la “cordata del tre volte venti”. Ad

illustrare le sfide e gli obiettivi di una Provincia in corsa verso la sostenibilità ambientale è l’Assessore alle Politiche Ambientali Paolo Dalla Vecchia.

La Provincia di Venezia ha aderito al “Progetto 20-20- 20”. Cosa vi ha spinto verso questo impegno?La provincia di Venezia è una provincia molto particolare dal punto di vista ambientale, in quanto è caratterizzata dalla presenza di un’area centrale (corrispondente alla zona di Mestre e della terra ferma) fortemente antro-pizzata, urbanizzata e attraversata da importanti snodi autostradali, oggetto di interesse nazionale, soprattutto per quanto riguarda l’inquinamento del polo industriale di Porto Marghera.Quella di Porto Marghera è, infatti, dal punto di vista am-bientale, una realtà strategica per la nostra Provincia che punta a recuperare il ritardo accumulato nella bonifica dei siti inquinati e ad accellare il processo di riqualificazione di un’area “problematica” anche dal punto di vista della qua-lità dell’aria per via dell’ingente traffico che l’attraversa.Di qui la decisione della Provincia di aderirire al “Patto dei Sindaci”, (Covenant of Mayors), l’iniziativa lanciata dalla Commissione Europea per coinvolgere attivamente le città europee nel percorso verso la sostenibilità energetica ed ambientale. Ad indurre la Provincia ad intraprendere la strada del “Patto dei Sindaci” sono state le indagini epide-miologiche condotte da esperti del settore. Di qui la scelta della Provincia di Venezia di farsi carico dell’attività di coordinamento dei suoi 44 Comuni e di assumersi il ruolo di guida nel cammino verso la sostenibilità, spingendo i singoli Comuni all’adozione di pratiche virtuose per il mi-glioramento della qualità dell’aria, la diffusione delle piste ciclabili, il potenziamento del trasporto pubblico attraverso tecnologie innovative o carburanti “verdi”.

Qual è la fotografia del ciclo integrato dei rifiuti nella Provincia di Venezia?Per quanto riguarda il ciclo integrato dei rifiuti solidi ur-bani, la nostra Provincia, autonoma ed autosufficiente, proprio grazie al lavoro svolto negli ultimi 15 anni, ha conseguito degli ottimi risultati.Il ciclo dei rifiuti è un ciclo chiuso: attraverso la centrale termoelettrica “Palladio” il combustibile da rifiuto (CDR) diventa energia. La nostra Provincia procede, quindi, sem-pre più spedita verso l’opzione “discarica zero”.Puntiamo a rendere sempre più residuale e marginale il conferimento in discarica. In questa ottica, miriamo a tenere in vita una o al massi-mo 2 discariche esclusivamente per eventuali sistuzioni di emergenza e di necessità, che potrebbero crearsi. In-

VERSO IL 20-20-20: LA PROVINCIATIRA LA CORDATA DEI COMUNIDal “Patto dei Sindaci” in arrivo nuove sfide ed obiettivi per la Provincia.L’Assessore Paolo Dalla Vecchia illustra le sfide poste dal “Patto dei Sindaci”.

Assessorato alle Politiche Ambientali

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somma, grazie all’ottimo lavoro dei gestori degli impianti, alla lungimirante sensibilità ambientale dei cittadini e alle capillari iniziative della pubblica amministrazione, il ciclo integrato dei rifiuti nella nostra Provincia è un ciclo di eccellenza.

Qual è, invece, lo stato della qualità dell’acqua nella Provincia?Per quanto riguarda la qualità dell’acqua, l’ARPAV con cui la Provincia collabora sistematicamente, ci segnala un miglioramento della qualità dell’acqua, soprattutto per quanto riguarda la Laguna di Venezia. Ad incidere sul miglioramento della qualità dell’acqua lagunare è stata soprattutto la dismissione, per via della crisi economica, degli impianti industriali impattanti che nel passato hanno causato l’inquinamento. In questo senso, il grave momento congiunturale dell’ultimo periodo tra le tante ricadute negative ne ha avuta una positiva, almeno per quanto riguarda la qualità dell’acqua e dell’aria. La provincia di Venezia ha, inoltre, una conformazione parti-colare, in quanto è caratterizzata dalla presenza di un’area sud (la zona di Chioggia, Cavarzere, Dolo), stretta e alun-gata dalla vocazione agricola intensiva importante e con una qualità della vita piuttosto buona; e di una parte più a nord, meno urbanizzata, con un’agricoltura di pregio.Dal punto di vista ambientale queste due realtà hanno un ruolo essenziale nella compensazione della parte centrale, quella metropolitana. Dobbiamo, poi, ricordare che la grande ricchezza ambientale della nostra Provincia è pro-prio la Laguna, risorsa importante e preziosa per il nostro territorio, un vero “giacimento ambientale”.Per questo l’Assessorato alle Politiche Ambientali della Provincia di Venezia valuta scrupolosamente tutti gli inter-venti che nei prossimi anni verranno programmati. Si tratta di un ecosistema molto fragile che deve essere tutelato e gestito con lungimiranza.

Oltre alla Laguna, quali sono le problematiche su cui la Provincia pone maggiore attenzione?Tra le attività cruciali dell’Amministrazione c’è un’intensa attività di prevenzione degli illeciti ambientali. Grazie a degli accordi stipulati con le forze preposte alla prevenzione e alla repressione dei reati ambientali pun-tiamo ad un controllo sistematico e capillare su una realtà che è crocevia internazionale per il trasporto di merci e materiali verso l’Oriente. Venezia, Mestre, Porto Marghera sono, infatti, la porta con l’est, fulcro di scambi e transa-zioni che rischiano di sfociare nell’illegalità e che pertanto devono essere gestiti correttamente.Di qui deriva la massima attenzione e massima allerta sul fronte della prevenzione e della repressione nei confronti di chi inquina l’aria, l’acqua o di chi, più in generale, at-tenta all’ambiente e alla salute dei cittadini.

Con l’adesione al “Patto dei Sindaci” la Provincia di Venezia ha sottoscritto un impegno importante, di qui al 2020. Quali sono le azioni in programma per raggiungere l’obiettivo “20-20-20”?Non dimentichiamo che l’obiettivo “20-20-20” è un obiettivo di legge. La data del 2020 è quindi una data “vincolante” che impegna tutte le amministrazioni pubbliche nella ri-

cerca di azioni-soluzioni, oltre che di buone pratiche per conseguire questi obiettivi che sono “obiettivi minimi” di legge, ma che possono anche essere innalzati.Il Presidente della Provincia, la Dott.ssa Francesca Zacca-riotto, ha sottoscritto il “Patto dei Sindaci” ponendosi una sfida: l’aumento del 20% delle rinnovabili, l’efficientamento energetico delle nostre strutture e il miglioramento della qualità dell’aria dell’intera Provincia. Si tratta di sfide rivolte all’ente Provincia, ma che interes-sano in realtà le singole Amministrazioni comunali.Di qui la proposta di coordinare le 44 Amministrazioni comunali in questo percorso verso la sostenibilità. L’obiettivo è quello di cercare di fare massa critica, pro-prio come suggerisce l’Europa che nel bypassare il potere centrale roivolgendosi direttamente alle amministrazioni locali (Comuni e Province), fornisce un’indicazione forte sugli obiettivi da perseguire: costruire insieme ai Comu-ni i cosiddetti “Piani di Azione per l’Energia Sostenibile” (PAES), indicatori dello sviluppo sostenibile, in modo da potenziare il settore delle rinnovabili (dal fotovoltaico al geotermico) attraverso interventi di efficientamento ener-getico, come ad esempio la sostituzione delle caldaie inquinanti o nuove tecniche di costruzione che strizza-no l’occhio alla bioedilizia. Inoltre, stiamo lavorando in squadra con l’Assessore alla Viabilità Emanuele Prataviera e l’Assessore ai Trasporti Giacomo Grandolfo e insieme agli Assessorati di riferimento dei vari Comuni della Pro-vincia per realizzare un importante progetto di risparmio energetico: la sostituzione dei 100 mila punti luce presenti lungo le nostre strade comunali e provinciali. Si tratta di un intervento, in corso di valutazione, che prevede un impegno finanziario notevole (qualche decina di milioni di euro), che di certo non può essere affrontato da un singolo Comune, ma tramite il sostegno della Provincia e a quello dei Comuni che aderiranno al “Patto dei Sindaci”. Solo grazie a questa sinergia istituzionale saremo in grado di strutturare impegni finanziari da proporre ad importanti istituti di credito per ottenere i finanziamenti necessari per attuare gli interventi pianificati.

L’obiettivo “20-20-20” è un obiettivo di legge e quin-di inderogabile. Come hanno accolto i Sindaci della provincia questa sollecitazione?La raccomandazione dell’Europa si fa sempre più strin-gente. Non si può sempre eludere gli obiettivi, anche perché le infrazioni comunitarie pesano direttamente sulle nostre tasche.Pertanto, è meglio lavorare con determinazione per rag-giungere tali obiettivi, piuttosto che doverli rincorrerre in ritardo, pagando le sanzioni dopo. Le Amministrazio-ni comunali hanno, infatti, aderito con entusiasmo alla sollecitazione dell’Europa e all’invito della Provincia che ha organizzato un Convegno proprio sul tema. Quindi il doppio binario dell’adesione dei Comuni al “Patto dei Sindaci” e quello del lavoro degli uffici provinciali alla ricerca di finanziamenti e di un supporto economico per la predisposizione dei piani per le energie sostenibili, funziona. Anzi, visti i risultati, di cui siamo al momento molto soddisfatti, sono per noi un’iniezione di fiducia e di ottimismo.

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PROVINCIA DI VENEZIA

Integrare il sistema produttivo locale, con quello territoriale, turistico ed enogastronico in un circuito virtu-oso di promozione del territorio e dei suoi prodotti.É questa la nuova strategia del Servizio Attività produttive della Provincia di Venezia che spinge allo sviluppo economico, sostenibile e di qualità del territorio.Insomma, alla sfida dei mercati globali, la Provincia di Venezia ri-sponde con la “sfida della tipicità” che passa per la riqualificazione del sistema produttivo locale, la valoriz-zazione della tradizione territoriale e l’affermazione della propria identità. Contro la contraffazione alimentare e la destagionalizzazione dei con-sumi, la Provincia lancia la ricetta “anti-crisi”: origine garantita e qual-ità delle produzioni locali.Sono queste le nuove frontiere di svi-luppo per un’agricoltura provinciale d’eccellenza e competivita, che recu-pera il legame con i cicli stagionali della produzione e che è in grado di trainare anche il settore enograstro-nomico, agrituristico e turistico.A scattare la fotografia del mondo agricolo nella Provincia di Venezia e a delinearne i possibili scenari di

sviluppo è l’Assessore provinciale, Massimiliano Malaspina, che trat-teggia i punti di forza e le criticità del sistema agricolo provinciale.

Nel delineare il quadro del com-parto agricolo della Provincia di Venezia, quali luci e quali ombre sono da evidenziare?Il bilancio agricolo dell’ultimo anno non è affatto negativo. Per quanto riguarda la vendemmia ci aspetta un autunno “caldo”. Anche per quanto riguarda la coltivazione del mais, i nostri agricoltori quest’an-no guadagneranno qualcosa in più rispetto agli anni scorsi. Ma il vero vanto dell’agricoltura provinciale sono i nostri prodotti tipici, come il Carciofo Violetto di Sant’Erasmo, particolarmente apprez-zato dal punto di vista gastronomico, il pomodoro del Cavallino, il radic-chio di Treviso che, pur chiamandosi radicchio di Treviso viene prodot-to per la maggior parte proprio in Provincia di Venezia, a Scorzè o il radicchio di Chioggia che via della svendita del seme sta attraversando un periodo di crisi.Sebbene a tutelare quest’ultimo dai “falsi” di Cina e Romania che inondano i nostri mercati, ci sia una specifica IGP e, nonostante i nostri sforzi nella promozione dei prodotti locali che spesso non vengono giu-stamente riconosciuti e apprezzati dall’utente finale, spesso sono gli stessi produttori che non investono nella tipicità del prodotto, non ri-spettando ad esempio i parametri di coltivazione dell’IGP.Capita ad esempio che i nostri pro-duttori non si iscrivono ai consorzi di tutela o che decidano di non pagare 500 euro all’anno per la certificazio-ne del terreno.Piuttosto che nella “qualità” del pro-dotto, puntano sulla sua “quantità”. Poiché possono già contare su una

quantità venduta al mediatore di turno che lo smercia nella grande distribuzione certificandolo con il proprio marchio (es. Auchan, Es-selunga, ecc…), preferiscono non investire nella certificazione IGP.Ecco allora che non certificano il terreno e non adottano specifiche pratiche di coltivazione o determinati tipi di concimi.Il vero paradosso è che la Regione e la Provincia non possono esportare queste tipicità di cui tanto ci vantia-mo perché non sono sostenute da un mercato reale: qualora un Paese este-ro dovesse richiederci una cospicua quantità di un’IGP, non potremmo soddisfare la richiesta perché in real-tà non c’è una produzione sufficiente di marchiato IGP.Di qui la necessità di un cambio di mentalità da parte degli operatori agricoli che attualmente prediligono la garanzia dell’acquisto da parte del-la grande distribuzione, all’incertezza di un mercato alternativo, seppur maggiormente remunerativo.La Provincia sta lavorando affinché si verifichi questo cambio di men-talità. La promozione delle produzioni agricole locali è un mezzo per rag-giungere questo obiettivo.

A proposito di promozione, quali iniziative avete in cantiere?I progetti sono tantissimi, sono un vulcano di idee. È attualmente in corso un progetto che tenta di integrare e conciliare il mondo della ristorazione con il mondo dei produttori. L’iniziativa regolata da un Protocollo d’Intesa sottoscritto da Regione, produttori agricoli e mondo del commercio, tenta di “agganciare” il circuito della ristorazione come canale di commer-cializzazione dei prodotti tipici.Siamo partiti con i prodotti certificati. I ristoranti e gli alberghi che si sono

di Alberto Piastrellini

LA PROVINCIA DI VENEZIALANCIA LA SFIDA DELLA TIPICITÀAd illustrare la ricetta per rilanciare la produzione tipica locale è l’Assessore provinciale, Massimiliano Malaspina

Assessorato all’Agricoltura

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impegnati ad utilizzarli nella pre-parazione dei loro piatti potranno segnalarne l’utilizzo con un apposito logo, un leoncino verde nel menu.Attualmente ogni ristorante aderente all’iniziativa garantisce 3 o 4 piatti a base di prodotti tipici locali. L’iniziativa punta ad immettere nel circuito della ristorazione il maggior numero di prodotti tipici. Per questo ci proponiamo di aggiun-gere ogni anni un prodotto in più alla lista. In questo modo i consorzi e i distributori avranno tutto il tempo di organizzarsi. Si tratta di un percorso lungo e da compiere con gradualità affinché i ristoratori si abituino ad utilizzare i prodotti del proprio territorio.Insomma, la Provincia investe nella promozione dell’esercizio commer-ciale, in cambio questo garantisce l’utilizzo delle tipicità locali.L’obiettivo è quello di mettere in moto un’economia di prossimità che attualmente non c’è e che, invece, potrebbe generare un volume di af-fari considerevole.Se, infatti, i 30 milioni di turisti che passano ogni anno in Provincia di Venezia, mangiassero quello che noi produciamo, non avremmo prodot-ti sufficienti per soddisfare le loro esigenze. La ristorazione è una leva fondamentale del turismo e può fare da traino per lo sviluppo della pro-duzione agricola locale.Il turismo enogastronomico può infatti funzionare da volano per l’agricoltura. Questa è solo una delle tante ini-ziative con cui la Provincia punta a consolidare il prezioso sodalizio tra il mondo rurale e quello turistico. Un’altra strategia vincente che ab-biamo già sperimentato è quella di legare i prodotti tipici del territorio ai personaggi, gli artisti di musica pop. La promozione della tipicità passa

così attraverso eventi/concerti in gra-do di radunare 20 mila persone in piazza e di coinvolgere anche i gio-vani. Per parlare ai giovani occorre utilizzare il loro stesso linguaggio. La musica e i personaggi non sono altro che canali preferenziali per tra-smettere un unico messaggio, quello della valorizzazione della tipicità.

Quale ruolo, invece, gioca il setto-re agrituristico nella promozione delle tipicità?Nella promozione della produzione tipica locale, gli agriturismi giocano un ruolo fondamentale.L’iniziativa “Le stagioni in tavola” punta, infatti, a valorizzare i prodot-ti tipici tradizionali dell’agricoltura veneziana e la loro stagionalità proprio attraverso le aziende agri-turistiche.Spesso sulle nostre tavole arriva di tutto, da ogni parte del mondo e in qualsiasi periodo dell’anno. Il progetto, attraverso cui gli agriturismi si impegnano a far degustare ai propri clienti prodotti di stagione, mira, invece, a recuperare la stagionalità del consume e a legarla a quella della produzione.

Il suo Assessorato concentra di-verse deleghe: artigianato, piccole e medie imprese, commercio, agricoltura e agriturismo. È pos-sibile una conciliazione tra questi diversi settori?Le mie deleghe mi portano a rappor-tarmi con diverse realtà economiche, quella dell’agricoltura, del commer-cio, dell’impresa o dell’agriturismo. Si tratta di settori ben distinti che dovrebbero imparare ad interagire.Attualmente questo dialogo non c’è e la Provincia sta tentando di colmare questo gap.Non è semplice perché comunque c’è sempre una certa diffidenza tra le parti. Inoltre, si sono create delle nicchie

economiche all’interno di cui è diffi-cile cambiare le regole del gioco.

Infine, una curiosità. Come mai i trevigiani sono gelosissimi del loro radicchio e voi no?È vero, rispetto ai veneziani, i tre-vigiani sono molto più gelosi del loro radicchio, ma c’è un motivo: in Provincia di Venezia, esiste una moltitudine di risorse da valorizzare e promuovere tra cui dover ripartire i fondi a disposizione. Di qui la nostra difficoltà nel fare una promozione mirata ed efficace. Per di più, nella Provincia di Venezia le risorse a disposizione sono infe-riori di quella a disposizione della Provincia di Treviso. Poiché gran parte delle risorse pro-vinciali derivano dall’auto, e poiché la nostra Provincia può contare su un minor numero di autovetture per via della presenza della Laguna, nelle nostre casse finiscono minori risorse da “spalmare”, invece, su tanti settori e tanti progetti.

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