1 VALUTAZIONE TRAMITE VIDEOANALISI DELLA DISTRIBUZIONE RITMICA DEGLI ULTIMI 3 PASSI DI RINCORSA NEL SALTO IN LUNGO E CONFRONTO TRA GIOVANI E ATLETI TOP LEVEL Allenatore: CARNIATO GIULIA Tutor: MAZZAUFO CLAUDIO Corso allenatori specialisti settore SALTI
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VALUTAZIONE TRAMITE VIDEOANALISI DELLA … · 1. SOMMARIO Pag. 4 2. INTRODUZIONE Pag. 5 CAPITOLO 1- CENNI STORICI SUL SALTO IN LUNGO Pag. 7 CAPITOLO 2 ... Angolo di estensione dell'anca:
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VALUTAZIONE TRAMITE VIDEOANALISI DELLA
DISTRIBUZIONE RITMICA DEGLI ULTIMI 3 PASSI DI
RINCORSA NEL SALTO IN LUNGO E CONFRONTO
TRA GIOVANI E ATLETI TOP LEVEL
Allenatore: CARNIATO GIULIA
Tutor: MAZZAUFO CLAUDIO
Corso allenatori specialisti settore SALTI
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ABSTRACT
In questo lavoro sarà eseguita un’analisi degli ultimi 3 passi di rincorsa nel salto in
lungo di atleti giovani appartenenti alla categoria cadetti e atleti.
I dati sono sati ricavati dalle riprese video effettuate durante il raduno estivo regionale
Veneto organizzato a Longarone (BL).
Lo scopo del lavoro è valutare la distribuzione ritmica e i parametri biomeccanici più
efficaci per ottenere la migliore prestazione nel salto in lungo.
Sono state effettuate delle riprese video utilizzando videocamere e fotocamere ad alta
velocità.
E’stata svolta l’analisi dei dati raccolti attraverso un programma di video analisi.
I parametri analizzati sono stati: Misura effettiva; Tempi di contatto e tempi di volo
degli ultimi 3 passi di rincorsa; Ampiezze degli ultimi 3 passi di rincorsa; Durata del
tempo di contatto allo stacco; Angolo d’impostazione allo stacco; Angolo di uscita allo
stacco; Angolo di proiezione del C.d.G.;
Al termine dell’analisi è stato fatto un confronto degli stessi parametri con atleti
juniores che hanno partecipato ai campionati europei a Rieti e infine con i dati ottenuti
dall’analisi effettuata a Berlino durante i mondiali nel 2009.
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RINGRAZIAMENTI
Desidero ringraziare il Comitato Regionale Veneto per avermi dato la possibilità di
effettuare le riprese video necessarie allo svolgimento di questo lavoro.
In modo particolare ringrazio Enzo Agostini, fiduciario tecnico regionale Veneto, per la
possibilità di partecipare al raduno estivo di Longarone, durante il quale sono state fatte
le riprese video, ed Enrico Lazzarin, tecnico regionale e nazionale del settore salti, per
avermi aiutato nella creazione del protocollo di lavoro e durante le riprese.
Un ringraziamento anche a Francesco Uguagliati per avermi fornito i dati ottenuti dalle
analisi dei campionati Europei juniores di Rieti, necessari per il confronto con gli atleti
giovani.
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1. SOMMARIO Pag. 4
2. INTRODUZIONE Pag. 5
CAPITOLO 1- CENNI STORICI SUL SALTO IN LUNGO
Pag. 7
CAPITOLO 2- ANALISI TECNICA DEL SALTO IN LUNGO
Pag. 9
CAPITOLO 3- ANALISI BIOMECCANICA DEL SALTO IN
LUNGO
Pag. 14
CAPITOLO 4- STRUMENTAZIONE UTILIZZATA, CAMPIONE
ANALIZZATO E STRUTTURAZIONE DEL RILEVAMENTO
Pag. 18
CAPITOLO 5- ANALISI DEI DATI Pag. 24
CAPITOLO 6- CONFRONTO Pag. 61
CONCLUSIONI Pag. 74
BIBILIOGRAFIA, ARTICOLI E SITOGRAFIA Pag. 76
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2. INTRODUZIONE
Il salto in lungo è una disciplina assai praticata fin dall’età giovanile.
È infatti una delle prime specialità insegnata nell’avviamento all’Atletica, subito dopo
la corsa, perché rappresenta un gesto, per certi aspetti, naturale. Al tempo stesso, però,
man mano che si procede con la specializzazione tecnica, questa specialità diventa più
complessa e l’atleta dovrà essere in grado di adottare tutti gli accorgimenti tecnici
corretti per ottenere un salto il più lungo possibile.
Il salto in lungo passa infatti dal essere un gioco e la prima esperienza di staccarsi da
terra e sperimentare il volo, al divenire la ricerca della migliore prestazione nella
lunghezza del salto.
Per ottenere ciò molti sono i parametri che andranno a determinare la prestazione.
Primo fra tutti la rincorsa, che può variare nella lunghezza in base alle caratteristiche
dell’atleta e alla sua esperienza. Fondamentali sono inoltre gli ultimi 6 passi della
rincorsa, nei quali l’atleta si prepara per effettuare l’ultimo passo decisivo e,
successivamente, lo stacco che lo porterà alla fase di volo e infine alla chiusura.
Le moderne tecnologie a disposizione di tecnici e atleti permettono di effettuare
un’analisi accurata delle fasi che compongono il salto. È possibile valutare
semplicemente, attraverso un cronometro, la velocità della rincorsa, oppure utilizzare
una videocamera per filmare le varie fasi che compongono il salto e mettere a
disposizione dell’atleta e del tecnico una visione completa del salto effettuato,
evidenziando cosi gli eventuali errori tecnici. Infine è possibile utilizzare i filmati
ottenuti con fotocamere ad alta velocità per rielaborarli con appositi software che ci
permettono di ottenere alcuni parametri biomeccanici come ampiezza dei passi, tempi di
contatto dei piedi a terra, tempi di volo, angoli, etc.
Partendo da queste premesse, il lavoro che verrà presentato nelle prossime pagine di
questa trattazione, si pone come obbiettivo quello di comprendere come alcuni
parametri biomeccanici legati agli ultimi passi possano influire sulla prestazione nel
salto in lungo.
L’idea di analizzare questi parametri è derivata da una curiosità personale sulla reale
efficacia tecnica dell’analisi degli stessi, in accordo anche con i dati ricavati ai
campionati europei di Berlino 2010.
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Inizialmente l’obbiettivo era quello di analizzare gli ultimi 6 passi della rincorsa che,
come riporta la letteratura, risultano essere i più correlati con l’efficacia del risultato del
salto.
Questo purtroppo non si è potuto attuare perché, dopo una serie di prove, ci si è resi
conto che le attrezzature richieste per effettuare questa operazione non erano
disponibili.
Ci si è potuto servire infatti di due telecamere che permettevano la ripresa degli ultimi 3
passi della rincorsa e dello stacco, mentre per riprenderne 6 sarebbero state necessarie
dalle 3 alle 4 fotocamere.
Un altro fattore che ha influito in modo determinante sulla completa fattibilità del
progetto è stata la mancata possibilità di accedere al campo gara, e quindi di effettuare
le riprese, durante manifestazioni di un certo livello, quali ad esempio i Campionati
Italiani, ed avere quindi l’opportunità di riprendere anche atleti di alto livello in modo
da poterli mettere a confronto con gli atleti delle categorie giovanili.
Inizialmente infatti il lavoro era nato come un’analisi degli ultimi 6 passi di rincorsa del
salto in lungo e la comparazione tra atleti giovani e atleti top level.
Purtroppo questo obiettivo per le ragioni sopra elencate è stato tramutato in analisi degli
ultimi tre passi di rincorsa nel salto in lungo in atleti della categoria cadetti e allievi. Si è
aggiunto poi, a completamento del lavoro, un confronto di alcuni parametri quali
ampiezza dei passi e tempi di contatto e volo con atleti juniores i cui dati erano stati
rilevati nel corso dei Campionati Europei Juniores di Rieti 2013, e alcuni parametri
ottenuti dall’analisi biomeccanica effettuata durante i mondiali di Berlino 2009.
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CAPITOLO 1
CENNI STORICI SUL SALTO IN LUNGO
Secondo gli storici la specialità del salto in lungo nacque dall’esigenza dei nostri
antenati di superare gli ostacoli naturali che si incontravano sulla strada.
Successivamente venne inserito tra le specialità sportive facenti parte del pentathlon a
partire dai giochi olimpici nel 708 a.C.
Già ai suoi esordi tale specialità aveva delle regole precise per quanto riguardava lo
stacco e l’atterraggio. Tuttavia non risultano chiare le tecniche di salto utilizzate in quel
periodo della storia, da alcuni scritti e incisioni risulta che gli atleti saltassero con dei
pesi (alteres) legati alle mani. Questi pesi variavano da un 1kg fino a 4kg circa e
vennero poi utilizzati in anche in altre epoche fino alla metà dell’800.
Nel 1800 il salto in lungo non era una disciplina di grande complessità tecnica,
consisteva più che altro in un proseguimento della corsa veloce. L’atleta, dopo aver
eseguito lo stacco, raccoglieva le ginocchia al petto e terminava il salto riabbassandole
nella fase discendente, atterrando in piedi nella zona di caduta. Nonostante una tecnica
elementare e materiali discutibili, i risultati di quegli anni furono comunque
sorprendenti, con misure che si aggiravano oltre i 7 metri. La posizione prima dello
stacco e lo stacco stesso non erano compiute con particolari tecniche e anche la fase di
volo era lasciata alla completa interpretazione dell’atleta in base alla sua coordinazione
e sensazione.
Successivamente nella metà del 1900, furono fatte molte ricerche e analisi che
portarono a un sostanziale miglioramento della specialità; sia per quanto riguarda i
materiali usati per piste e pedane, sia nello studio della tecnica di salto dedito
all’obiettivo di protrarre la fase di volo. Il salto in lungo, quindi, smise di essere una
specialità affidata all’istinto umano e divenne una disciplina a cui applicarsi con
allenamenti specifici.
Importanti nello sviluppo della tecnica del salto in lungo e della specialità in generale
furono anche gli atleti che portarono tale disciplina ai vertici. Tra questi da ricordare,
Jesse Owens atleta degli anni ’30, che alle Olimpiadi di Berlino del 1936, ottenne il
record di quattro ori negli stessi Giochi Olimpici. L’unico in grado di eguagliarlo è stato
Carl Lewis a Los Angeles 1984, suo connazionale, che durante gli anni di attività
ottenne venti medaglie tra Mondiali di Atletica Leggera e Olimpiadi, stabilendo anche
diversi record tra cui 8,79 m nel salto in lungo.
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Importante è stato anche Bob Beamon detentore di uno dei record più longevi nel salto
in lungo con 8,90 m, e ovviamente Mike Powell l’attuale detentore del record del
mondo a 8,95 m.
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CAPITOLO 2
ANALISI TECNICA DEL SALTO IN LUNGO
Il salto in lungo è una specialità dell’atletica leggera il cui scopo è il maggior salto in
estensione possibile. Tale specialità è composta da 4 fasi ben distinte:
RINCORSA-STACCO-VOLO-ATTERRAGGIO
1) RINCORSA
Lo scopo principale della rincorsa è il raggiungimento da parte dell’atleta della velocità
più adatta per permettere uno stacco efficace, aumentando gradualmente l’ampiezza e la
frequenza dei suoi passi in prossimità dello stacco
Elementi della rincorsa:
-AVVIO: da “fermo” o in “movimento”.
-LUNGHEZZA: varia in funzione a età, sesso, velocità che l’atleta è in grado di
esprimere e alla preparazione tecnica-condizionale raggiunta.
-PRECISIONE
-RITMICA:
La prima parte rappresenta 1/3 del numero dei passi dell’intera rincorsa,
realizzata con grandi e decise spinte insieme a un incremento della frequenza.
La seconda parte, in cui l’ampiezza media del passo aumenta mantenendo la
frequenza raggiunta.
La terza parte, prevede il mantenimento dell’ampiezza del passo e un sostanziale
incremento della frequenza fino al raggiungimento della massima velocità
nell’entrata-stacco.
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-TECNICA DI CORSA: una leggera inclinazione del busto in avanti facilita la corretta
azione del piede nella fase di spinta, senza impedire tuttavia un forte e facile
avanzamento delle ginocchia. Il ritmo del movimento degli arti superiori rende più
fluida la velocità generale dell’azione. In tale fase il contatto con il terreno avviene con
l’avampiede, tramite un gesto dall’alto al basso richiamato verso il corpo stesso.
- VELOCITÀ: deve essere sviluppata in modo progressivamente crescente. Il valore
massimo viene raggiunto tendenzialmente nei tre passi precedenti lo stacco e si
quantifica intorno al 95 - 98 % della massima velocità esprimibile dall’atleta.
2) STACCO
Alla potenza dell’impulso allo stacco concorrono l’arto di spinta, la flessione chiusa ed
alta dell’arto libero, il raddrizzamento del tronco e del capo e l’oscillazione coordinata
ed energica delle braccia.
Di seguito si riportano i particolari di questa fase:
• Il piede di stacco risulta essere attivo e compie un’azione “griffata” mentre il contatto
alla battuta è di tutta pianta.
• L’arto di stacco è esteso naturalmente. (Fig.1a)
• L’arto libero è flesso, la coscia arriva in posizione orizzontale e il piede leggermente
più arretrato rispetto al ginocchio.
• Estensione completa delle articolazioni di caviglia, ginocchio e anca. (Fig. 1b)
• Busto in posizione eretta.
Indipendentemente dalla tecnica di volo utilizzata l’azione di stacco rimane invariata.
Durante la fase di stacco si vengono a creare degli angoli:
A) Entrata allo stacco
Angolo d’impostazione della gamba: è acuto e formato dall'asse della tibia e
dal suolo (64°-68°).
Angolo di piegamento dell'anca: è formato dall'asse del femore e l'asse
longitudinale del corpo (circa 110°-120°).
Angolo di piegamento del ginocchio: è formato dall'asse del femore e dal
prolungamento verso l'alto dell'asse della tibia (circa 35°-43°).
B) Uscita dallo stacco
Angolo di stacco o di allontanamento: è formato dall'asse tibiale e dal suolo,
anteriormente alla tibia stessa (70°-75°).
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Angolo di estensione dell'anca: è acuto e formato dall'asse del femore e dall'asse
longitudinale del corpo (15°-20°).
Angolo di estensione del ginocchio, femore e tibia sono quasi allineati.
Angolo di volo (16°-25°).
Fig. 1a Fig. 1b
3) VOLO
I movimenti delle braccia, delle gambe e del tronco che l’atleta compie nella fase di
volo servono a mantenere l’equilibrio. In base al tipo di movimento si possono
distinguere 3 diverse tecniche di volo:
● VELEGGIATO
In questa tecnica dopo lo stacco l’arto libero si abbassa a livello dell’articolazione
dell’anca e la gamba di stacco raggiunge la gamba libera rimanendo parallela a essa.
Le braccia in un movimento unico passano per dietro-fuori-alto così assumendo il tipico
atteggiamento ad arco nella parte centrale della parabola. Nella fase discendente del
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salto le braccia si portano in “avanti-basso” con le gambe che contemporaneamente si
riportano avanti per chiudere il movimento, il busto si piega avanti.
● A RACCOLTA
Nella tecnica a raccolta l’arto libero viene mantenuto nella posizione di stacco (coscia
parallela a terra), mentre l’arto di stacco rimane dietro per la maggior parte della fase
ascendente. Nella parte finale della parabola, l’arto di stacco si piega, si porta “avanti-
alto” e va ad affiancare l’arto libero mentre le braccia si portano in avanti-basso. La fine
del volo vede il busto piegarsi avanti con entrambe le gambe che si estendono per
l’atterraggio.
● PASSI IN ARIA (1 e ½, 2 e ½, 3 e½)
Nella pratica dei passi in aria, dopo aver rispettato le fasi di stacco, l’arto libero si porta
sulla perpendicolare e si sposta indietro. L’arto di stacco flesso viene portato
contemporaneamente verso avanti con la coscia che raggiunge la posizione orizzontale
rispetto al suolo. A questo punto gli arti si ricongiungono in avanti, con le braccia che
assecondano tutto il movimento preparandosi alla fase di atterraggio.
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4) ATTERRAGGIO
In questa fase lo scopo è quello di ridurre al minimo la perdita di lunghezza del salto.
Nell’ultima parte di parabola l’atleta si trova con le gambe verso avanti-alto, busto
leggermente inclinato n direzione delle ginocchia e braccia che si muovono dall’avanti-
alto verso il basso-dietro. L’atterraggio avviene prima coi talloni sulla sabbia, lasciando
il segno da cui poi si misura il salto, con il resto del corpo che passa sul segno dei
talloni. L’atleta può arrivare: seduto a ginocchia piegate, su un fianco a ginocchia
piegate oppure in avanti o lateralmente la buca dopo aver toccato la sabbia con entrambi
gli arti inferiori.
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CAPITOLO 3
ANALISI BIOMECCANICA DEL SALTO IN LUNGO
Nei salti si supera la distanza tramite il volo. Nel salto in lungo si deve raggiungere la
maggiore lunghezza del salto.
La traiettoria del baricentro dell’atleta in volo si determina con la formula:
l = h=
dove l rappresenta la lunghezza e h l’altezza della traiettoria del baricentro (senza
considerare la sua altezza al momento della partenza e dell’atterraggio), v è la velocità
iniziale del baricentro in volo, è l’angolo di inclinazione del vettore della velocità
orizzontale al momento della partenza e g è l’accelerazione del corpo che si muove
liberamente.
Da questa formula si deduce che il valore della velocità iniziale del baricentro e
l’angolo di “decollo” sono fattori molto importanti.
Nella rincorsa si risolvono due problemi: lo sviluppo della velocità necessaria al
momento dell’arrivo sul punto di stacco e la creazione delle condizioni ottimali per
l’interazione dell’appoggio. Negli atleti forti nel salto in lungo la maggiore velocità
della rincorsa si ottiene circa tra i 40 e i 50 m e fra il 19° e 24° passo della rincorsa.
Prima dell’impostazione della gamba di spinta dal punto di stacco, gli ultimi passi
variano: alcuni si allungano abbassando la posizione del baricentro e l’ultimo passo
viene eseguito più rapidamente e di solito è anche più corto.
Al momento dello stacco la gamba arriva con caratteristici movimenti di arresto. Ciò
diminuisce la velocità orizzontale ed aumenta quella verticale; permette di ottenere la
posizione iniziale, nel caso in cui la gamba di spinta sia flessa in maniera ottimale, i
suoi muscoli sufficientemente allungati e tesi e si abbia l’opportuna disposizione del
baricentro e la necessaria velocità di effettuazione della rincorsa.
Lo stacco si compie per raddrizzamento della gamba di spinta, dei movimenti di slancio
coordinati delle braccia, del tronco e dell’altra gamba.
Il compito dello stacco è quello di assicurare la massima grandezza del vettore della
velocità iniziale del baricentro e la sua direzione ottimale. Dopo lo stacco, in volo, il
corpo dell’atleta compie sempre dei movimenti attorno ad un asse. Perciò inizialmente
nel compito dello stacco rientra anche il controllo di questi movimenti.
Dal momento dell’impatto della gamba sull’appoggio inizia l’ammortizzamento. I
muscoli antagonisti si allungano e si tendono, gli angoli delle articolazioni assumono
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valori simili a quelli ottimali per l’inizio dello stacco. Il baricentro del corpo ritorna
nella posizione iniziale per la comparsa dell’accelerazione (aumento del valore
dell’accelerazione del baricentro). Mentre avviene l’ammortizzamento (flessione della
gamba nell’articolazione del ginocchio) e il punto di appoggio si trova ancora davanti al
baricentro, l’atleta, estendendo la gamba di spinta dell’articolazione coxofemorale, aiuta
lo spostamento del corpo in avanti.
Nel corso dell’ammortizzamento la velocità orizzontale del baricentro diminuisce,
durante l’allontanamento si crea la velocità verticale del baricentro. Al momento dello
stacco della gamba dall’appoggio si ha il necessario angolo di volo del baricentro.
Il raddrizzamento della gamba di spinta ed i movimenti di slancio, creando
l’accelerazione delle parti del corpo in alto e avanti, provocano le loro forze d’inerzia,
che sono dirette in basso e dietro. Queste ultime, assieme alla forza di gravità,
determinano il peso dinamico cioè la forza agente esercitata sull’appoggio e provocano
la corrispondente reazione d’appoggio. L’azione di stacco verso avanti si verifica
solamente negli ultimi centesimi di secondo: gli sforzi del saltatore sono diretti allo
stacco verso l’alto per ottenere un angolo di stacco (volo) del baricentro
sufficientemente grande, necessario alla lunghezza del salto.
Durante il volo la traiettoria del baricentro è determinata dalla grandezza e dalla
direzione del vettore della velocità iniziale (angolo di volo). I movimenti si presentano
come movimenti delle parti attorno all’asse trasversale passante per il baricentro.
L’obiettivo è quello di atterrare il più lontano possibile, tenendo il piede il più in alto
possibile. Inoltre esiste un considerevole spostamento del corpo in avanti dopo
l’atterraggio. Gli atleti al momento dell’atterraggio, cercano di sollevare in alto e in
avanti le gambe tese e di portare le braccia in avanti: questo permette, dopo
l’atterraggio, tramite uno slancio delle braccia in avanti e con l’ultima estensione del
corpo (colpo di reni) di spingersi in avanti rispetto al punto di atterraggio.
Come riportano alcuni studi (Hay, Miller e Canterna, 1986; Hay e Nohara, 1990;
Nixdorf e Bruggemann, 1990;Less, Smith e Fowler, 1994) la rincorsa e lo stacco sono i
due fattori più importanti che influiscono sul risultato.
Dal punto di vista biomeccanico, il problema fondamentale risiede nel trasformare nella
fase di stacco la velocità orizzontale data dalla rincorsa in velocità verticale. Si deve
cioè cercare di creare la migliore velocità verticale possibile con la minima perdita di
velocità orizzontale.
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La lunghezza del salto è definita secondo il modello teorico (Ballreich e Bruggeman,
1986) dalla distanza dello stacco, dalla lunghezza del volo e dalla distanza
dell’atterraggio. La parabola di volo del centro di massa CM è definita dai parametri:
altezza relativa del CM allo stacco, risultante della velocità orizzontale e verticale allo
stacco, angolo di stacco e resistenza dell’aria (Hay, Miller e Canterna, 1986).
Per un allenatore i risultati che possono derivare dall’analisi biomeccanica del gesto
dell’atleta, risultano avere una duplice valenza: la correzione dell’errore tecnico sulla
base del modello teorico, la formulazione e la modulazione di esercizi tecnici specifici
per il problema riscontrato.
Negli atleti di massima qualificazione mediamente si riscontra che il penultimo passo è
maggiore dell’ultimo. Quindi il tragitto di percorrenza del CdG tende ad abbassarsi.
Anche i tempi di appoggio e di volo dimostrano una tendenza simile, cioè aumento della
durata del tempo di appoggio e una diminuzione della fase di volo, passando dal
penultimo all’ultimo appoggio.
In questo lavoro per analizzare i parametri biomeccanici legati alla rincorsa e allo stacco
nel salto in lungo elencati precedentemente si è utilizzata l’analisi video realizzata
tramite fotocamera.
Il sistema di analisi video tramite fotocamera richiede che essa sia disposta su un piano
molto distante da quello in cui si muove l’atleta per ridurre al minimo gli errori di
parallasse. Questi sono legati all’angolo con cui ciascun punto compreso nel campo
visivo viene visto rispetto all’asse ottico della fotocamera (tanto maggiore è la distanza
tanto minore è tale angolo, per ogni determinato punto all’interno del campo visivo).
Il metodo utilizzato in questa ricerca prevede il bloccaggio della cinepresa in una
determinata posizione, con l’asse ottico perpendicolare al piano di movimento (piano
verticale parallelo alla pista, generalmente passante per la linea mediana della pista
stessa).
La lunghezza focale del obiettivo è stata scelta in modo tale che il campo visivo fosse
sufficiente a contenere la parte del salto da analizzare.
La regolazione dell’ampiezza del campo visivo è stata resa possibile sia grazie ad un
obiettivo zoom, cioè un obiettivo a lunghezza focale variabile che regola la distanza dal
piano sul quale si svolge il movimento dell’atleta.
Occorre però tener presente che se si deve analizzare un movimento che si svolge in uno
spazio ampio, quale può essere il salto in lungo, è necessario allargare il campo visivo.
Questo però può far risultare un’immagine dell’atleta molto piccola all’interno del
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fotogramma; quindi il rapporto tra le dimensioni dell’atleta e quelle del fotogramma
sarà relativamente piccolo. L’esiguità della dimensione dell’immagine aumenta il
margine di errore nella localizzazione dei punti di repere nell’analisi dell’immagine.
Ingrandendo invece l’immagine in fase di analisi si andrebbe a ridurre la definizione
dell’immagine stessa senza diminuire però la probabilità di errore.
Nel caso in oggetto in questa analisi sono state utilizzate due fotocamere una allo stacco
e una per i passi precedenti lo stacco. Si è cercato di sincronizzarle il più possibile
cercando di farle partire nello stesso momento. In questo modo si sono analizzati con
più precisione e meno errori di parallasse tutti i parametri oggetto di questa analisi.
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CAPITOLO 4
STRUMENTAZIONE UTILIZZATA, CAMPIONE ANALIZZATO E
STRUTTURAZIONE DEL RILEVAMENTO
FOTOCAMERE
Per le riprese video sono state utilizzate due fotocamere CASIO EXILIM EX-F.
Queste fotocamere effettuano delle riprese ad alta velocità consentendo di cogliere
particolari che ad occhio nudo sfuggirebbero.
La percezione che abbiamo della realtà infatti è limitata dai nostri sensi. In base a questi
limiti fisiologici di comprensione della realtà, non siamo in grado di distinguere eventi
che si svolgono a velocità rapidissime, come la rotazione delle ruote di un’automobile
in forte movimento, lo sbattere delle ali di un colibrì o di un insetto, oppure di un
semplice bicchiere d’acqua che, cadendo, si rompe in mille pezzi. Azioni che si
svolgono così rapidamente da non consentire al nostro sistema visivo di percepire i
dettagli quindi di “congelare” il movimento dell’azione. Chiunque abbia guardato le
trasmissioni sportive in TV è in grado di attestarne l’emozione e l’efficacia della
moviola, che altri non è che una ripresa mostrata al rallentatore. Gli sport di oggi sono
quasi tutti incentrati intorno al replay, perché consente a tutti di rivedere chiaramente
quello che avviene in forma dinamica durante una determinata azione sportiva.
La tecnologia moderna ci viene quindi in aiuto offrendo telecamere/fotocamere capaci
di registrare delle sequenze video ad un numero elevatissimo di fotogrammi al secondo.
La possibilità di filmare ad elevati frame rate permette di visualizzare al rallentatore
un’azione dinamica, potendone osservare e valutare il movimento.
Lo “slow motion”, è di fatto una ripresa a frame rate superiori a quelli usati in fruizione
di visione che genera una percezione “allungata” nel tempo quindi, al rallentatore. Il
rallenty è una tecnica video molto utilizzata in ambito cinematografico che consiste nel
riprodurre una ripresa video a una velocità più lenta di quella di acquisizione del filmato
originale. La possibilità di gestire le riprese al rallentatore è garantita dalle elevate
prestazioni, in termini di cattura di fotogrammi, raggiunte negli ultimi anni dalle
attrezzature video e dalla loro componentistica elettronica. La tecnologia moderna ci
consente di aumentare la percezione di questi movimenti attraverso le fotocamere -
telecamere di ultima generazione capaci di registrare ad un elevato numero di
fotogrammi al secondo. Si è in grado, quindi, di percepire una qualunque rapida azione