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Valutazione speditiva del Rischio di Incendio con il metodo F.L.A.M.E. F.L.A.M.E. : Fire risk Level Assessment Matrix for Enterprises metodo sviluppato da L. Fiorentini, L. Marmo ed E. Danzi ai sensi del D.M. 10 marzo 1998 per la suite Progetto Sicurezza Lavoro (PSL) di EPC 1 L. Fiorentini (TECSA S.p.A.) L. Marmo, E. Danzi (Politecnico di Torino)
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Valutazione speditiva del livello di rischio di incendio con il metodo F.L.A.M.E. ("Fire risk Level Assessment Matrix for Enterprises") sviluppato da L. Fiorentini (TECSA), L. Marmo

Apr 23, 2023

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Page 1: Valutazione speditiva del livello di rischio di incendio con il metodo F.L.A.M.E. ("Fire risk Level Assessment Matrix for Enterprises") sviluppato da L. Fiorentini (TECSA), L. Marmo

Valutazione speditiva del Rischio di Incendio con il metodo F.L.A.M.E. F.L.A.M.E. : Fire risk Level Assessment Matrix for Enterprises metodo sviluppato da L. Fiorentini, L. Marmo ed E. Danzi ai sensi del D.M. 10 marzo 1998 per la suite Progetto Sicurezza Lavoro (PSL) di EPC

1 L. Fiorentini (TECSA S.p.A.) L. Marmo, E. Danzi (Politecnico di Torino)

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La metodologia FLAME è stata sviluppata da L. Fiorentini ed L. Marmo per valutare il rischio di incendio in conformità ai disposti di cui al D.M. 10 MARZO 1998 ed alla normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (Testo Unico della Sicurezza, D.Lgs. 81/2008). Tale metodologia è stata elaborata a partire dal metodo conosciuto internazionalmente come ‘F.R.A.M.E.’, un metodo di valutazione del rischio di incendio fondato sul concetto di “grafico di rischio calibrato” estesamente modificato e integrato per poter aderire completamente ai requisiti introdotti dal D.M. 10 MARZO 1998. Il metodo, di tipo semi-quantitativo, consente la valutazione del rischio sia per gli occupanti sia per la proprietà, superando i disposti normativi del DM 10 marzo 1998 ed individuando un criterio di accettabilità del rischio fondato sulla “categoria di protezione” ovvero la combinazione delle misure tecniche (passive ed attive) ed organizzative in essere per la realtà in esame con la possibilità quindi di considerare anche gli aspetti gestionali che consentono il traguardo del livello di sicurezza antincendio nel tempo (“house-keeping”, “sistema di gestione della sicurezza”, “pianificazione dell’emergenza”, “manutenzione ed ispezione periodica dei presidi antincendio e dei sistemi critici ai fini della sicurezza”, etc.).

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La metodologia proposta è stata inoltre ideata al fine di potersi integrare nel PSL (Progetto Sicurezza Lavoro) di EPC , una procedura software integrata che consente di gestire e valutare diverse tipologie di rischi eventualmente presenti in un ambiente di lavoro. In questo senso il metodo consente di sfruttare, quali dati in ingresso alla valutazione del rischio di incendio, le informazioni in output da altri moduli (es rischio chimico). La metodologia è stata trasposta in uno strumento speditivo di semplice utilizzo per l’effettuazione delle valutazioni previste dal D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. per la quota parte relativa al rischio di incendio che può essere associato a ciascun luogo di lavoro. Attraverso il pacchetto software l’utente può visualizzare in tempo reale per ciascun compartimento oggetto di studio il livello di sicurezza antincendio e l’accettabilità rispetto al livello di rischio individuato con l’immediata comprensione di eventuali criticità e di specifiche inadempienze rispetto ai requisiti normativi.

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Introduzione

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• D.Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81 “Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”;

• D.Lgs. 3 agosto 2009, n. 106 “Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”;

• D.M. 10 Marzo 1998, “Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro” pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 81 del 7 aprile 1998, s.o.;

• D.M. 9 Marzo 2007, “Prestazioni di resistenza al fuoco delle costruzioni nelle attività soggette al controllo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco”;

• Circolare VVF prot. P414/4122 sott. 55 del 28/03/2008, “DM 9 Marzo 2007 - Prestazioni di resistenza al fuoco delle costruzioni nelle attività soggette al controllo del CNVVF. Chiarimenti ed indirizzi applicativi”;

• D.P.R. 1° agosto 2011 , n. 151, “Regolamento recante semplificazione della disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi, a norma dell’articolo 49, comma 4-quater , del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122”. 4

Normativa di riferimento

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La valutazione dei rischi di incendio nei luoghi di lavoro deve essere redatta in attuazione all’art. 46, comma 3, del D.Lgs. n. 81/08 e s.m.i. ed in conformità all’allegato I del D.M. 10/03/98, che stabilisce i criteri per la valutazione medesima ed indica le misure di prevenzione e protezione da adottare al fine di ridurre l’insorgenza di incendi e limitarne le conseguenze qualora si verifichino. La valutazione dei rischi di incendio costituisce parte integrante del documento di valutazione dei rischi (DVR) per la salute e la sicurezza dei lavoratori, di cui all’art. 28 del D.Lgs n. 81/08 e s.m.i.. Il documento deve descrivere i criteri generali impiegati per la valutazione, le conclusioni dell’analisi e l’indicazione delle misure di prevenzione e protezione da adottare al fine di ridurre e/o mantenere costante nel tempo il livello di rischio individuato. Pertanto la valutazione dei rischi di incendio deve essere opportunamente aggiornata (nel caso di cambiamenti nelle attività espletate o nella qualità e quantità dei materiali utilizzati e/o depositati; di ristrutturazioni, ampliamenti o modifiche sostanziali degli edifici).

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Compito dell’analista è quello di individuare una metodologia strutturata che gli consenta di analizzare quanto più compiutamente possibile una realtà aziendale che presenta rischi di incendio andando a valutare la sicurezza e la strategia antincendio, come bilancio tra gli aspetti tecnici, organizzativi e gestionali, anche alla luce di eventuali specifici requisiti di futura individuazione in materia di formazione, informazione ed addestramento e di gestione sistemica della sicurezza in azienda. La procedura software di EPC consente, sulla base di una metodologia consolidata e ampiamente diffusa a livello internazionale, l’analisi di realtà anche complesse, lasciando all’analista la definizione del grado di approfondimento adeguato alla realtà oggetto di analisi.

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Analisi del rischio di incendio

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In materia di prevenzione incendi, il D.Lgs. 81/08 stabilisce disposizioni organizzative e gestionali di carattere generale, difatti non fornisce una descrizione delle linee guida da seguire nella valutazione ed applicazione delle misure di prevenzione e protezione, bensì rimanda al DM 10/03/1998 che tratta, in sezioni specifiche, i criteri di valutazione e la descrizione delle misure finalizzate alla riduzione/eliminazione dei rischi di incendio. • Agli artt. 15 e 17 è previsto l’obbligo di effettuare la valutazione di tutti i rischi (e

quindi anche di incendio) per la salute e la sicurezza dei lavoratori;

• All’art. 18 è ribadito l’obbligo del datore di lavoro (e del dirigente) di impiegare opportuni accorgimenti per la gestione delle emergenze, adottando misure per il controllo di situazioni di rischio e istruzioni specifiche per abbandonare il posto di lavoro, se necessario;

• L’art. 36 prescrive l’informazione sui rischi generali dell’attività e sui rischi specifici della mansione, ivi compresi dunque i rischi d’incendio;

• Ai sensi dell’art. 37 il datore di lavoro è tenuto a fornire adeguata formazione ed aggiornamento periodico ai lavoratori incaricati di attività di prevenzione incendi e gestione delle emergenze secondo le disposizioni di cui al DM 10/03/1998. 7

D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. (D.Lgs. 106/09)

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Particolare impulso ad una gestione complessiva dei rischi è stato dato dai sistemi di gestione della sicurezza (SGS) in azienda ad adesione volontaria (standard OHSAS 18001) che promuovono proprio l’integrazione ed il controllo di tutti gli aspetti che hanno impatto sulla sicurezza ai fini del miglioramento del livello di rischio associato ad un luogo di lavoro. È possibile costruire una corrispondenza tra i requisiti del D.M. e gli elementi di un sistema di gestione della sicurezza (SGS) codificato in accordo allo standard, come esplicitato nella seguente tabella.

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OHSAS 18001

Elemento SGS Corrispondenza D.M. 10 marzo 1998 Identificazione e valutazione dei pericoli

Art. 2 "Valutazione dei rischi di incendio" Allegato I "Linee guida per la valutazione dei rischi di incendio nei luoghi di lavoro"

Controllo operativo

Art. 4 "Controllo e manutenzione degli impianti e delle attrezzature antincendio" Allegato VI "Controlli e manutenzione sulle misure di protezione antincendio"

Gestione delle modifiche

Allegato I, Par. 1.6 "Revisione della valutazione dei rischi di incendio" Allegato II, Par. 2.8 "Lavori di manutenzione e di ristrutturazione"

Pianificazione delle emergenze

Art. 5 "Gestione dell'emergenza in caso di incendio" Allegato VIII "Pianificazione delle procedure da attuare in caso di incendio"

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Il DM 9 maggio 2007 riconosce formalmente come disciplina l’ingegneria antincendio sottolineando il ruolo fondamentale dell’esperto antincendio, di metodologie innovative e strumenti di calcolo e dell’analisi delle problematiche di incendio attraverso assunzioni che portano a previsioni. L’allegato esplicativo al Decreto individua le due fasi proprie di un approccio di tipo ingegneristico: • l’analisi preliminare finalizzata alla definizione del progetto, all’individuazione di

obiettivi di sicurezza antincendio, livelli di prestazione, elementi di rischio e possibili scenari di incendio selezionati in base alla loro gravità e fattibilità.

• l’analisi quantitativa (supportata da modelli di calcolo) finalizzata alla valutazione dello sviluppo e delle conseguenze dell’incendio nonché dell’andamento dell’esodo, avente come scopo ultimo la definizione di un progetto da sottoporre ad approvazione da parte del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco.

Il decreto introduce l’utilizzo del Sistema di Gestione ai fini della Sicurezza Antincendio (SGSA), attuando una decisiva svolta normativa che consente l’evoluzione dal precedente rigido sistema di prescrizioni e controlli ad un più flessibile sistema organizzativo

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D.M. 9 maggio 2007

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La metodologia individuata si ispira al metodo di valutazione dei rischi semi-quantitativo descritto negli standard per la sicurezza dei macchinari EN954-1 e EN1050 (sostituito dal EN-ISO 14121-1:2007) e negli standard per la sicurezza funzionale CEI EN 61511. Il metodo utilizza l’albero decisionale per classificare i rischi incendio in 5 classi o categorie (5 classi per i rischi per la proprietà e 5 classi per i rischi per gli occupanti). A queste categorie corrispondono le classi o categorie di protezione. Esse costituiscono la classificazione della realtà aziendale dal punto di vista dei presidi antincendio, della organizzazione ai fini della sicurezza antincendio. La categoria risulta essere quindi funzione di aspetti organizzativi e gestionali (procedure di allertamento, pianificazione delle emergenze, SGSA, ordine e pulizia).

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Ispirazione del metodo

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Diversamente dalle metodologie utilizzate quale riferimento, il metodo individuato associa le categorie di protezione al grado di gestione della sicurezza al fine di evidenziare gli aspetti organizzativi e gestionali (ivi inclusa la pianificazione delle emergenze, la manutenzione periodica dei sistemi, la formazione-informazione e l’addestramento) che concorrono al miglioramento della sicurezza antincendio, in riferimento ai più recenti requisiti normativi. L’accettabilità del rischio, propedeutica alla individuazione delle misure di riduzione del rischio e degli ambiti di miglioramento, è quindi funzione del livello di rischio di incendio e della categoria di protezione che descrive la realtà aziendale nel suo assetto. Il metodo consente quindi di “pesare” il grado di efficacia della strategia antincendio complessiva dell’organizzazione e valutare l’adeguatezza delle misure organizzative e gestionali (ivi compresi gli aspetti più “sistemici”) rispetto al rischio di incendio, definito sia per quanto attiene la tutela della incolumità degli occupanti sia per quanto attiene la tutela dei beni e della proprietà in generale.

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Ispirazione del metodo

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L’analisi mediante l’impiego di un grafico di rischio calibrato è sostanzialmente basata sull’utilizzo di parametri che, insieme, descrivono la situazione di pericolo di incendio associata ad un determinato luogo di lavoro. Ciascun parametro è scelto da un set di possibilità ed i parametri selezionati sono successivamente combinati per verificare la congruenza del livello di rischio di incendio ottenuto con i fattori organizzativi e gestionali della realtà oggetto di analisi e che concorrono alla formulazione di una strategia antincendio compiuta. I parametri impiegati nell’analisi consentono in primis la determinazione di un grado di rischio di incendio, oltre alla rappresentazione di fattori di rischio chiave. Ciò consente di descrivere meglio l’effettivo rischio di incendio e superare il vecchio concetto che voleva il livello di rischio di incendio essenzialmente, se non unicamente, connesso con la magnitudo del carico di incendio, delegando a volte la valutazione degli aspetti gestionali alla risoluzione di liste di controllo pesate, ma del tutto avulse dal processo di individuazione delle misure di protezione e dagli ambiti di miglioramento.

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Ispirazione del metodo

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In linea con il metodo ‘F.R.A.M.E.’ completo, esiste una valutazione del rischio di incendio distinta per l’immobile (inteso come proprietà) e gli occupanti. Come in ‘F.R.A.M.E.’ l’approccio raccomandato è quello di effettuare da subito la valutazione rischio della proprietà e di continuare con quella degli occupanti, poiché, per esperienza, questo sembra essere il modo più semplice per definire il livello di protezione generale appropriato, in quanto viene posto in relazione diretta il rischio di incendio con le caratteristiche pressoché immutabili dell’edificio oggetto di studio, quali la resistenza al fuoco delle strutture, gli impianti antincendio e il carico di incendio. Successivamente è possibile verificare i casi d’uso dell’edificio per determinare il rischio per gli occupanti.

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Ispirazione dal metodo ‘F.R.A.M.E.’

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La metodologia può essere utilizzata esclusivamente per una valutazione del rischio di incendio di tipo semi-quantitativo, ma non può sostituire una completa analisi del rischio quantitativo, eventualmente supportato da codici di calcolo specifici. La metodologia tuttavia individua direttamente quali sono i casi studio in cui, data la peculiarità della struttura o specifici casi d’uso dell’edificio, è necessario un approfondimento.

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Limitazioni

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AZIENDA

EDIFICIO

PIANO (fuori terra o interrato)

COMPARTIMENTO A. valutazione preliminare del carico di incendio che insiste sul compartimento e

delle attesa diffusività dell’incendio; B. valutazione del rischio per la proprietà; C. valutazione del rischio per gli occupanti; D. valutazione di adeguatezza delle vie di esodo in emergenza in funzione del livello

di rischio di incendio definito dalla valutazione del rischio di incendio per gli occupanti;

E. definizione della categoria di protezione di ciascun compartimento; F. valutazione della accettabilità del rischio ed individuazione degli ambiti di

miglioramento; G. individuazione del grado di riduzione del rischio a fronte dell’applicazione di una

o più misure di protezione.

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Schema logico di valutazione

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La metodologia sviluppata consente di stimare, secondo due fasi distinte, il rischio di incendio che sussiste per l’immobile (e quindi sia per i beni che per la proprietà) ed il rischio di incendio per le persone. Pertanto tale approccio consente di superare i disposti normativi del DM 10 marzo 1998 che affronta unicamente il rischio per gli occupanti. La valutazione deve essere effettuata separatamente per ciascun compartimento antincendio a meno dei casi di indubbia semplicità. Lo strumento software garantisce una migliore produttività in quanto permette di individuare caratteristiche comuni a più compartimenti e di recuperare informazioni importanti da altri moduli della suite PSL di EPC.

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Schema logico di valutazione

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La valutazione della categoria di protezione associabile al compartimento è una analisi fondamentale per addivenire alla verifica di congruità dei dispositivi antincendio, della bontà degli aspetti di pianificazione delle emergenze e degli aspetti organizzativi-gestionali, rispetto al livello di rischio di incendio individuato. Con ‘verifica di congruità’ si intende l’accettabilità dell’assetto aziendale rispetto al rischio di incendio. La non ottemperanza ai requisiti normativi minimi e/o specifici determina ineludibilmente un livello di protezione comunque insufficiente.

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Valutazione categoria di protezione

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La categoria di protezione può assumere un valore definito tra B (base) e 4 (massimo grado di soddisfazione) La categoria di protezione complessiva del compartimento (CpC) è funzione di cinque aspetti: • grado di protezione dei sistemi di allertamento degli occupanti (ivi compresi gli

aspetti di informazione, formazione ed addestramento) e dei presidi antincendio; • grado di protezione della pianificazione di emergenza; • grado di protezione del SGSA in azienda; • grado di protezione associato all’ordine ed alla pulizia (“housekeeping”); • grado di protezione associato alle attività di ispezione e manutenzione (con

particolare riferimento a sistemi tecnici antincendio, dispositivi di protezione, etc.).

La categoria risultante è la minima ottenuta tra quelle individuate per i singoli aspetti.

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Valutazione categoria di protezione

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La valutazione del livello di rischio incendio della proprietà viene condotta mediante l’ausilio di un albero decisionale suddiviso in più fasi: 1. Definizione della durata dell’incendio (FD), fattore legato al carico di incendio del

compartimento e all’area del compartimento) 2. definizione della categoria di crescita dell’incendio (FG) e quindi della velocità di

raggiungimento del completo sviluppo dell’incendio); 3. Individuazione della categoria di gravità d’incendio (FS) mediante una matrice

che combina le due categorie precedenti;

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Esempio: valutaz. rischio incendio proprietà

Durata/Categoria Crescita incendio FD1: Limitata FD2 : Media FD3 : Lunga

FG1 Lenta FS1 : Molto bassa FS2 : Bassa FS3 : Media FG2 Moderata FS2 : Bassa FS3 : Media FS4 : Aumentata

FG3 Media FS3: Media FS4: Aumentata FS5: Alta FG3 Veloce FS4 : Aumentata FS5 : Alta FS6 : Molto alta

FG4 Ultra veloce FS5 : Alta FS6 : Molto alta FS7 : Extra alta (NON ACCETTABILE)

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4. Valutazione dell’impatto della configurazione dell’edificio/compartimento (CC) sul grado di efficacia dell’azione antincendio (caratteristiche dimensionali, geometriche, di posizionamento del compartimento);

5. Considerazione della disponibilità dei mezzi antincendio (FFM) sia fissi che mobili. 6. Determinazione del grado di contrasto di un incendio rispetto alla perdita totale

dei beni e della proprietà stessa. Tale individuazione del livello di opportunità (FFE) viene effettuato mediante una matrice che combina i punteggi per le caratteristiche del compartimento (CC) e la capacità di contrasto dell’incendio (FFM).

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Accesso vigili del fuoco / mezzi antincendio

CC ≤ 7 facile

7 < CC ≤ 14 limitato

14 < CC ≤ 20 difficoltoso

> 20 minimo

FFM ≥ 80 FFE4: alto FFE3: medio FFE2: basso FFE1: molto

basso 80 > FFM ≥ 40 FFE3: medio FFE2: basso FFE1: molto basso

40 > FFM FFE2: basso FFE1: molto basso

Esempio: valutaz. rischio incendio proprietà

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7. Individuazione della classe di rischio della proprietà (RCP) e dei beni in essa contenuti, mediante una matrice di calcolo che combina la classe di gravità dell’incendio (FS) ed il grado di efficacia dei mezzi di contrasto (FFE).

FFE1 molto bassa FFE2 bassa FFE3 media FFE4 alta FS1 molto bassa RCP III RCP II RCP I RCP I FS2 bassa RCP IV RCP III RCP II RCP I FS3 media RCP V RCP IV RCP III RCP II FS4 aumentata NAC RCP V RCP IV RCP III FS5 alta NAC NAC RCP V RCP IV FS6 molto alta NAC NAC NAC RCP V NAC: situazioni non accettabili, necessarie misure antincendio aggiuntive per ridurre la severità di incendio

Le classi di rischio incendio sono caratterizzate da un potenziale di danno crescente.

RCP I Danno al compartimento limitato. Le attività possono riprendere in tempi non significativi

RCP II Danno al compartimento significativo. È improbabile la propagazione ad altri compartimenti. Le attività possono riprendere in tempi non significativi

RCP III Danno al compartimento severo. Impossibile escludere coinvolgimento altri compartimenti

RCP IV

Danno al compartimento severo. Perdita del compartimento e del contenuto. Altamente probabile la propagazione dell’incendio ad altri compartimenti

RCP V Danni estremamente significativi sia nel compartimento origine che nei limitrofi. Probabile perdita completa del contenuto nei compartimenti interessati

Esempio: valutaz. rischio incendio proprietà

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8. valutazione dell’adeguatezza degli aspetti organizzativi e gestionali (ivi compreso il SGSA) alla classe di rischio dell’immobile mediante grafico di rischio calibrato

Data la classe di rischio per la proprietà associata al compartimento e data la categoria di protezione associata ai dispositivi antincendio, agli aspetti organizzativi e gestionali, è possibile definire se i due aspetti (rischio fisico e rischio organizzativo gestionale) sono opportunamente bilanciati nell’ambito della strategia di incendio definita dalla organizzazione.

situazione accettabile

situazione migliorabile situazione tollerabile potenzialmente migliorabile situazione tollerabile per particolari realtà situazione non accettabile

Esempio: valutaz. rischio incendio proprietà

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Schema di flusso generale: valutazione rischio incendio proprietà

FASE 1: Categoria di durata incendio: definita dalla densità del carico di incendio FD1 - Limitata FD2 - Media FD3 - Lunga

FASE 2: Categoria di crescita incendio: definita dal HRR FG1 - Lenta FG2 - Moderata FG3 - Media FG4 - Veloce FG5 - Ultra veloce

FASE 4: Punteggio delle caratteristiche del compartimento. Intervallo da 1 a 20

FASE 5: Punteggio per i mezzi antincendio. Intervallo da 2 a 24

FASE 3: Categoria di gravità incendio: FS1 - Molto bassa FS2 - Bassa FS3 - Media FS4 - Superiore FS5 - Alta FS6 - Molto alta

FASE 6: Opportunità di contrasto incendio: FFE1 - Molto bassa FFE2 - Bassa FFE3 - Media FFE4 - Alta

FASE 7: Classe rischio incendio dell’immobile RCP I - Danno limitato, ripresa attività in tempi brevi RCP II - Danno significativo, ripresa in tempi brevi RCP III - Danno severo RCP IV - Totale danneggiamento del contenuto RCP V - Propagazione significativa anche ad altri compartimenti

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Schema di flusso generale: valutazione rischio incendio proprietà

FASE 8: Categoria di protezione dell’immobile: Base - Gli occupanti lavorano nello stesso locale, i sistemi di allertamento sono rilevazione visiva e allarme vocale. I controlli della funzionalità dei presidi sono visivi. L’informazione antincendio è effettuata mediante cartellonistica. Categoria 1 - I sistemi di rivelazione e allarme sono ad attivazione manuale, i controlli sulle misure di sicurezza sono di tipo periodico. Categoria 2 - Sistemi di allarme ad attivazione manuale con avvisatori acustici. Si ha l’obbligo di redazione di PE (si valuta per eventuale addetti servizio AI). Controlli di tipo PERIODICO, se obbligo redazione PE allora obbligo esercitazione AI. Categoria 3 - Sistemi di allarme automatici con allarmi visivi e acustici. Obbligo di redazione di PE e servizio AI. Controlli di tipo ‘MANUTENZIONE ORDINARIA’. Obbligo di esercitazione AI. I lavoratori addetti al servizio AI frequentano corsi di aggiornamento triennali. Categoria 4 - Sistemi di allarme automatici ad azionamento elettrico e sistema di spegnimento automatico. Obbligo redazione PE e addetti servizio AI con certificate di idoneità tecnica (per industrie all. X). Controllo di tipo ‘MANUTENZIONE ORDINARIA’ Obbligo esercitazione AI, frequenza aggiornamento per addetti servizio AI. Presenza personale addestrato addetto a trasporto disabili.

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