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Mar 05, 2023

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Khang Minh
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S OMM A R I O

Presentazione di Paolo Jachia 8Prefazione 12Una giovinezza divisa 14I primi successi 191958: Nel blu dipinto di blu 261959: Piove 421960: Libero 50Con Garinei e Giovannini: Rinaldo in campoe Alleluja brava gente 57Gli anni del teatro 66Da un Sanremo all’altro 75La ricerca della popolarità 88Cyrano, Strehler e la televisione 102Gli anni Ottanta: la luna nel pozzo 108La malattia e la rentrée 114Io, Domenico Modugno – Inedito 118Testimonianze 121Postfazione di Enrico De Angelis 191

Discografia italiana 195

Filmografia 233

Teatrografia 254

Bibliografia 261

Ringraziamenti 278

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MARCO G. RANALDI

D OM E N I C O MO D U G N O

L ’ U O M O I N F R A C K

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Era un gran simpaticone, pieno di vitalità,di allegria, di idee, possedeva una specie

di carica elettrica pazzesca.Non era un cantante convenzionale…

È stato il primo italianoad avere successo a livello planetario,

lo chiamavano Mister Volare.

Luis Enríquez Bacalov

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Con il contributo di:Adriano AragozziniRenzo ArboreRudy AssuntinoLuis Enríquez BacalovPippo CarusoNello CiangherottiGianni FerrioFranca GandolfiCarla GravinaGino LandiFranco MigliacciEnnio MorriconeLiana OrfeiPaola QuattriniTeddy RenoCatherine SpaakLina Wertmüller

DOMENICO MODUGNO L’UOMO IN FRACKdi Marco G. Ranaldi

Prima edizionePAROLE TRA LE NOTEnovembre 2008Direzione editoriale: Cristina SicilianoArt director:Mauro Ortolani

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Supervisione redazionale: Simona CascianoRedazione: Serena Daini, Clarissa MonnatiGrafica e impaginazione: Elisabetta Di PietroPer le fotografie di Domenico Modugnosi ringrazia lasua famiglia.

© 2008 Curcio Musica S.r.l.© 2010 Curcio Musica S.r.l.via della Rustica 117, 00155 [email protected] i diritti sono riservati, incluso il diritto di riprodu-zione integrale o parziale in qualsiasi forma attuale ofutura.

ISBN 978-88-95695-06-8

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Presentazione

Se esiste un big bang per la canzone italianaallora questo è Modugno. Egli ha aperto lastrada sia per la canzone d’arte italiana sia perSanremo (una vetrina per un cantante, uncantautore, che voglia passare da un piccolopubblico a una grande platea). Attore di teatro,di cinema, di televisione, cantante innovatore,cantautore, cantastorie ma soprattutto uomo digrande passione, Domenico Modugno ha sapu-to dominare gli anni Sessanta e nutrire di sé ilmeglio della canzone italiana. Persino DeAndré, agli esordi, si è ispirato al suo modo dicantare. Dice:

Nuvole Barocche ed E fu la notte sono stati due peccati di gio-ventù. A mia discolpa posso dire soltanto che… avevodiciotto anni, era il 1958, l’anno in cui Modugno eraesploso a Sanremo con Volare, rivoluzionando tutti inostri schemi e mandando in pezzi le nostre idee sullacanzone, anche le più progredite… e iomi buttai a capo-fitto su quello stile: dovete ammettere, però, che ci impie-gai poco a capire che non era il mio.

Modugno in realtà non fu solo cantante ecantautore, ma soprattutto «cantattore» e gran

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parte del suo successo è legato proprio a quellateatralità che infondeva nelle sue interpretazio-ni (e lancio un’idea: cambiare il titolo delPremio Tenco in «Premio Modugno e Tenco»per uscire da un modello vecchio, aprioristico emeramente cantautorale – che non è di MarcoRanaldi – di che cos’è l’arte in canzone).E tutto questo discorso è coerente al profilo chel’autore traccia nel libro: un profilo sicuro di unartista a tutto campo quale è stato DomenicoModugno. Qui viene narrata tutta la sua lungae scintillante vita artistica e umana ed è danotare, positivamente, che l’autore in questasolida e completa monografia non ha soloattraversato l’intero lavoro del «cantattore» masi è servito anche – con sicuro fiuto giornalisti-co – di testimonianze dirette dei personaggi chehanno condiviso la loro vita artistica con quel-la dell’istrionico pugliese. Leggiamo così signi-ficative testimonianze di Ennio Morricone,Luis Enríquez Bacalov, Gianni Ferrio, PippoCaruso, Carla Gravina, Franca Gandolfi,Franco Migliacci, e commenti di artisti nonlegati al mondo della canzone quali SalvatoreQuasimodo e Pier Paolo Pasolini. Insomma,persone, artisti, intellettuali che, in momenti etempi diversi, hanno incrociato la loro strada

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con quella del cantautore/cantattore «puglie-se-siciliano» trapiantato a Roma.Eh sì perché Modugno, nato nel 1928 aPolignano a Mare da una famiglia semplice, sitrasferisce a Roma e qui da pugliese diventa«siciliano»... ma non scriverò come sia statopossibile perché Ranaldi lo racconta bene e inmaniera accattivante nel libro, in cui vengonoanche svelati tanti altri segreti dell’arte e dellavita dell’artista.L’opera si divide in 13 capitoli ordinati crono-logicamente e in ciascuno di questi è analizza-ta la vita e la carriera di Modugno, dando natu-ralmente rilevanza anche al contesto sociale epolitico e storico nel quale si colloca l’interavicenda. Apprezzabile in questa articolata rico-struzione lo stile narrativo, veloce e accattivan-te, capace di rendere attuale la vita avventurosae romantica, ricca e generosa dell’artista.Da rilevare anche – tra i tratti innovativi dellibro – un’attenzione rivolta non solo all’Italiama anche a «Modugno nel mondo» ed è dun-que, con ampio e inedito respiro, che l’autorericostruisce le avventure dell’artista in Americae negli altri Paesi europei; e da questi dati sicomprende appieno come egli fosse riuscito aconquistare una dimensione internazionale.

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Impreziosiscono il libro e lo completano unaricca bibliografia, che per la prima volta elen-ca tutte le pubblicazioni dedicate a Modugno,la discografia, che presenta tutta la produzio-ne a partire dai 78 giri, e un elenco completodei film, dei musical e dei lavori teatrali inter-pretati.Dunque un ritratto inedito e completo cheaffranca l’idea comune dall’immaginesinonimica Modugno/Volare: egli è ancheAmara terra mia (simile a Povera Patria di FrancoBattiato, mille anni dopo e con un’Italia sem-pre più disastrata). Modugno è anchel’ottimismo di Volare, il sogno di un’Italia chesperava e ricominciava, dopo la guerra e ilfascismo; è il desiderio di «voler essere un del-fino e sentirsi sempre come un bambino»come canta nella sua ultima canzone.L’universo ricco e sfaccettato dell’artista èdescritto in modo esatto e profondo in questolibro, in cui si evince che la magia dell’arte,della grande arte, è quella di far leggere ilmondo e la nostra anima... proprio comeModugno è riuscito a fare con la canzone.

Paolo Jachia

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Prefazione

Quando si ha la possibilità di lavorare sul-l’opera di un grande artista, c’è spessol’imbarazzo di dover narrare qualche vicendache è diventata luogo comune. Così è succes-so anche con questa biografia di DomenicoModugno: ho provato quell’imbarazzo che siè trasformato in ansia di conoscere e di riusci-re a rendere meno banale quel luogo comune.Quando Rudy Assuntino, col suo fare signori-le e interessato, domandò: «Perché Modu-gno?», non è stato difficile rispondere. Egliappartiene a quel vissuto emotivo che si tra-manda negli anni. Per chi come me ha fre-quentato la musica con tanto interesse da farladiventare oltre che una passione una profes-sione, imbattersi in questo artista è consueto edoveroso: egli è il trait d’union fra passato epresente ed è assurdo definirlo «classico» per-ché non lo è mai stato. Con la sua musica haprecorso i tempi riuscendo a creare canzoni incui atmosfere leopardiane e idioma pugliese siscontravano con la nostra tradizione nazio-nal-popolare, verdiana fino al midollo dovecuore fa rima con amore.Eppure De Martino con le sue spedizioni

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cercava il tarantismo, cercava le radici deisuoni dell’etnico mediterraneo e non si rende-va conto che quelle radici erano proprio neisuoni di Modugno, in quelle assonanze lette-rarie su accordi apparentemente semplici.Otello Profazio doveva ancora venire, RenatoCarosone puntava tutto sulla «napoletanità»del jazz, e poi si ballava nelle sale italiane asuon di valzer, polke, e mazurke; solo qualcheamericano s’innamorava dei suoni di Kramer,di Barzizza e di altri pionieri della canzone«moderna». Questa era l’Italia degli anniCinquanta, questa era la culla di un meridio-ne da cartolina, e questo era il campo perfet-to per un giovane nato inquieto che volevasfondare suonando la chitarra paterna e can-tando le melodie materne.Ecco quindi, scrivere su Modugno non potevafarci rimanere impassibili perché attraverso lasua storia musicale c’era la nostra vita e quel-la di tanti che come noi si sono innamorati alsuono delle sue canzoni. Non potevamo pre-scindere dalla narrazione della sua biografiaartistica e umana senza andare a recuperarequelle memorie che non appartengono alluogo comune e che ci hanno restituitol’immagine di un uomo straordinariamente

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complesso. È stato emozionante condividere iricordi con tutti gli artisti che hanno lavoratocon lui.Questo lavoro è completato da una serie diapparati che danno l’idea complessiva delpercorso artistico di un semplice uomo delSud che ha saputo trasformare in musica labellezza del mare e l’atmosfera dei luoghi incui visse.

Marco G. Ranaldi

Una giovinezza divisa

Domenico Modugno nasce il 9 gennaio 1928a Polignano a Mare, un tranquillo paese dipescatori in provincia di Bari. Il papà, VitoCosimo, appartenente a una famiglia poligna-nese d’antica storia, è comandante dei vigiliurbani di San Pietro Vernotico dal 1934 e chi-tarrista dilettante; la mamma, Pasqua LoRusso, è di Conversano e, come si diceva unavolta delle donne che accudivano la famiglia,è casalinga. Domenico non è l’unico figliodella coppia: a lui si aggiungono la sorella

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Teresa, nata dal precedente matrimonio diPasqua, e i fratelli Vito Antonio e Giovanni. Traloro si crea un sodalizio destinato a interrom-persi solo quando Domenico deciderà di lascia-re la Puglia per cercare fortuna al Nord.Il piccolo Mimì – è questo il nomignolo con cuiamano vezzeggiarlo in famiglia e in paese – è unbambino dalla forte vitalità, caratteristica chegli apparterrà per tutta l’esistenza. Nel 1934subisce il primo grande distacco: il padre vinceappunto il concorso per andare a dirigere lasezione dei vigili urbani di San Pietro Vernoticoquindi, con la famiglia, deve lasciare Polignanoe tutti gli affetti. Il trasferimento influirà nonpoco sul carattere già libero e ribelle diDomenico: l’esperienza di vita in un postodiverso da quello in cui è nato alimenta la suairrefrenabile voglia di scoprire e viaggiare.A San Pietro Vernotico Mimì diventa Mini-mino, un diminutivo che userà per narrare lasua biografia nel film Tutto è musica e che loriporterà sempre con la memoria all’adolescen-za. Non sono pochi gli amici che Minimino sicrea nella nuova città e di cui cercherà di man-tenere il ricordo fino alla morte, intrattenendocon molti di loro una costante corrispondenza.Già da ragazzino inizia a costruire una propria

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immagine artistica e, soprattutto, a San PietroVernotico viene fuori tutta la sua voglia diesplodere, di cantare e di suonare, che soddi-sferà abbracciando la fisarmonica – per poistudiarla seriamente con Vincenzo Greco – ela chitarra, il suo strumento preferito. Prestoscopre di condividere la passione per la fisar-monica con l’amico Enzo Fanigliulo: da lì acreare un proprio gruppo musicale il passo èbreve. Nasce così l’orchestrina da sala o daballo – tipica degli anni Quaranta – di cuiMinimino Modugno è il leader indiscusso eche conta tra i suoi componenti FernandoLomascolo alla chitarra e al sax, NicenoCatani al clarinetto, Lariccia al basso, UccioCocciolo alla batteria e Meluccio Cocciolocome secondo cantante.D’estate frequenta lo zio carabiniere, di stanzain un paesino della Basilicata, SanMauro Forte,dove, grazie alla testimonianza di MariellaDifato, scopriamo che Domenico è tra gli allie-vi del maestro Maurizio Calbi, dal quale pren-de lezioni di teoria musicale e solfeggio.Negli anni pugliesi Minimino impara il dialettosalentino, che gli servirà a racimolare i primiveri guadagni con le canzoni da cantastorie,quelle che gli apriranno la strada del successo

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popolare. È questo il tempo dei primi amori edei primi guadagni, con cui acquista una fisar-monica rossa da ostentare nelle serate e nelleserenate.Tra cantate alle ragazze, feste di piazza ematrimoni, Modugno capisce che la sua stra-da è quella dello spettacolo e dell’arte, manaturalmente San Pietro Vernotico gli vastretto e, insieme alle innumerevoli fantasie daragazzo romantico e sognatore qual è, inizia abalenargli l’idea dell’evasione.Dopo la vittoria al Festival di Sanremo del1958 lui stesso scriverà per il settimanale«Oggi» una sorta di autobiografia in cui ricor-derà con tenerezza e rabbia i tempi dell’infan-zia e dell’adolescenza, sottolineando quanto glirisultasse difficile vivere in un paese che non glioffriva che feste da ballo e serenate. In quellostesso scritto, con un piglio romanzesco quasi danavigato scrittore di novelle per ragazzine, fraun rammarico e l’altro tirerà fuori la storia delsuo primo amore, quell’infatuazione incande-scente che lo distoglierà dagli studi impedendo-gli di conseguire il diploma di ragioneria e che,sotto altra veste, tornerà nella canzone La... Cia.Domenico è indubbiamente un figlio del Sud,ma non ha la fortuna di nascere in una grande

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città come Bari, si trova a vivere in un piccolocentro in cui il tempo scorre come in una poe-sia leopardiana, trasmettendogli il grandesenso di malinconia che molti meridionali por-tano con sé. Ma è anche figlio della guerra, viveil secondo conflitto mondiale negli anni dellagiovinezza, acquisendo un’irrequietezza che glidarà sempre l’irrefrenabile voglia di correre esparire per poi tornare.Insomma, benché spesso sia stato definito uno«sciupafemmine», uno che vive la vita con lapazza gioia di tante sue canzoni, Domenico èun inguaribile romantico. Risalgono proprioagli anni dell’adolescenza le prime composi-zioni, brani nei quali emerge la malinconia diquel periodo come Il treno che fischia, E la lunafra le nubi che sorride al mio dolore, Crepuscolo mari-no, Occaso. Sono canzoni di cui non si è conser-vata nemmeno una nota e alle quali Modugnonon ha mai fatto accenno nelle sue interviste,testi rimasti fuori dal primo libro di versi, pub-blicato nel 1943 dalla tipografia del padre diGuglielmo Centonze, suo amico fraterno. Lasua adolescenza è dunque segnata dai duepaesi pugliesi in cui ha vissuto ed è divisa,anche materialmente, nelle frequentazioni enelle esperienze. In questo ambiente, nella

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testa di Domenico si delinea il futuro. E ilfuturo ha un nome: Torino!

I primi successi

Nel dopoguerra Torino è davvero la capitaleindustriale dell’Italia, più di Milano, non fossealtro perché nella città che fu sede monarchicala famiglia Agnelli ha installato la prima indu-stria automobilistica a grande produzione.La Fiat è senz’altro tra i motori del capitalismoitaliano. Intorno a essa si sviluppano una veraimprenditorialità e quel dinamismo economicoche porterà gli italiani a vivere il famoso boom,quell’esplosione di benessere che ancora oggi èricordata come una specie di favola.Proprio a Torino la giovane Rai – tale è diven-tata nel 1944 dopo essere stata prima URI(Unione Radiofonica Italiana) e poi EIAR (EnteItaliano Audizioni Radiofoniche) –, in viadell’Arsenale 21, ha il suo centro direttivo, dovesi pensa in grande, come a voler tenere testaalla concorrenza americana nell’etere. Perquesto il Palazzo dell’Elettronica di Torino,sede della Rai, è meta di giovani artisti alla

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ricerca del successo che, come Modugno, nonvedono l’ora di entrare nel magnifico mondodello spettacolo.Nei primi mesi del 1947, avventurosamenteDomenico sbarca a Torino. Ma per arrivare lastrada è lunga, e Domenico la percorre paten-do, come lui stesso afferma, il freddo e la famee condividendo con il conterraneo CosimoSchilardi il primo grande insuccesso: l’impresadi rilanciare il bar rilevato da quest’ultimo,infatti, fallisce, le cose vanno male da subito,anche perché in precedenza la sala non godevadi una buona fama. E intanto la Rai non vuolesaperne di un nuovo artista che sta lì a bussareimperterrito.Domenico è costretto a rientrare a San Pietro,ma non si rassegna. Insieme a un compaesanoavvia un commercio di pneumatici che gli per-mette di non troncare del tutto i rapporti conTorino. Neanche questa attività, però, rende ilgiusto guadagno e soprattutto non compensa letrasferte dalla Puglia al Piemonte.La permanenza a San Pietro, comunque,dura poco. Domenico non ha assolutamenteabbandonato l’idea di sfondare nel mondodello spettacolo, di diventare il numero uno.Con il sostegno degli amici di sempre, insieme

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al futuro pittore Fernando Lomascolo inpochissimo tempo parte alla volta di Roma.Sono entrambi alla ricerca del successo, diqualche scrittura e soprattutto di un’aria chepossa stimolarli.Detto fatto! Il 6 novembre 1947 i due amicipartono per Roma nel modo avventuroso chequegli anni irripetibili hanno reso leggenda-rio, e trovano alloggio presso i frati di SanGregorio al Celio, che offrono loro la possibi-lità di vivere al riparo dal freddo.L’avventura inizia. In quel periodo Roma èveramente una porta aperta sul futuro, anchepiù di Torino per un artista: oltre a Cinecittà,ci sono la sede della Rai per le produzioniradiofoniche e tante piccole realtà che dannospazio agli esordienti, locali che diventerannoimportanti club jazzistici e non solo.Per i due giovani pugliesi, però, la vita è dura:da una parte ci sono i fraticelli, che non vivonosolo di carità cristiana, dall’altra la mancanza diserie offerte di lavoro. Mimmo le prova tutte,approda addirittura alla rivista «Il mio sogno»per partecipare a un fotoromanzo. E soprattut-to ogni mattina sosta davanti ai cancelli diCinecittà in attesa che un’anima pia lo facciaentrare, anche per una semplice comparsata.

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E, come sempre accade nelle leggende, eccoche finalmente il suo desiderio si avvera:Modugno infatti viene inserito come compar-sa nel cast de I pompieri di Viggiù, di MarioMattoli, con Totò e Isa Barzizza. Il film uscirànel 1949.Nel frattempo, però, Domenico è costretto arientrare a San Pietro per assecondare il desi-derio del padre di vederlo finalmente con ilfamoso foglio in mano, il diploma di ragionie-re. Nel giugno del 1948 il giovane sostienel’esame di licenza, ma il tentativo fallisce:rimandato a settembre, riesce solo a ottenerel’idoneità di frequenza dell’ultimo anno. Perun caso fortuito, in quel momento arriva lachiamata alle armi, evento che gli fa abbando-nare per sempre l’idea di diplomarsi.Distaccato a Bologna, Domenico si gode lagrande la libertà di una città aperta e ha lapossibilità di dare sfogo alla propria arte esi-bendosi spesso nel teatrino del Circolo degliUfficiali. Al termine del servizio di leva rien-tra per un breve periodo a San Pietro, quindiriparte perentoriamente per Roma, doveriprende il giro, benché ancora senza risultatiapprezzabili.Poi ecco il lampo di genio di rivolgersi a

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Vittorio De Sica. Prende il coraggio e si recaa casa sua. L’episodio è stato narrato innume-revoli volte, sempre in modo più o meno veri-tiero. Certamente, come è nella sua indole, DeSica non lo manda via a mani vuote e, conuna banconota da 2000 lire e una lettera dipresentazione per il regista Francesco DeRobertis, riaccende in lui la speranza, tant’èche nella sua autobiografia Modugno ricordail momento con molta tenerezza, sottolinean-do che quei soldi gli servirono per tornare alpaese a passare il Natale.Non sappiamo quando maturi in lui l’idea diiscriversi al Centro Sperimentale di Cine-matografia di Roma, ma è certo che dopo levacanze natalizie torna nella Capitale, parte-cipa a una serrata selezione insieme ad altriduemila candidati ed è ammesso a frequenta-re la scuola con dodici di loro, tra i quali FrancaGandolfi, sua futura moglie. Con l’ammissioneottiene anche una borsa di studio di 5000 liremensili che gli permette di vivere più agiata-mente, affittare una camera ammobiliata evestire decentemente. Per arrotondare, poi,suona al Circolo Artistico di Via Margutta ein una trattoria nei pressi di via Cavour, esi-bendosi con la chitarra e la fisarmonica e

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probabilmente iniziando a proporre le suecanzoni, quelle dialettali e popolari.È questa l’era di piccoli capolavori comeCavaddu cecu de la minera, La sveglietta, Lu tambu-reddu, Lu sceccareddu ’mbriacu e Ninna nanna.Grazie a Ninna nanna e alla lettera di De Sicaper De Robertis, Modugno ottiene una certanotorietà: in Carica eroica, del 1952, il registafoggiano gli fa interpretare il ruolo di un solda-to siciliano che deve cantare una ninna nannaa un bambino russo. E una volta che il motoredella fortuna si è avviato le cose arrivano dasole. Nel 1953, probabilmente dopo la parteci-pazione al concorso radiofonico Trampolino,giunge l’ingaggio alla Rai. Lo stesso anno par-tecipa anche al programma Radioclub realizzatoin occasione del viaggio in Italia di FrankSinatra, venuto per riscoprire le proprie origini.Anche questo episodio è ormai leggenda: ilcrooner americano si sarebbe innamorato dellecanzoni dialettali di Modugno e avrebbe chie-sto una copia di quelle eseguite durante la tra-smissione; ovviamente Domenico, venuto asapere di questo importante interessamento, sisarebbe precipitato a cercare Sinatra per dargliil nastro con le canzoni, ma sarebbe arrivatotardi a Fiumicino.

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Leggenda o no, Sinatra porta fortuna al gio-vane cantastorie, che vede arrivare la propo-sta di mettere su un programma da parte deldirettore del secondo canale della Rai, FulvioPalmieri. L’ingaggio arriva come manna dalcielo e la trasmissione viene preparata in frettae furia da un grintoso Modugno, che si occupadi scrivere il soggetto, recitare, cantare e suona-re, con Franca Gandolfi al suo fianco.La trasmissione prende il titolo di Ammuri…Ammuri e invece delle previste quattro puntate,grazie all’enorme successo, ne vengono realiz-zate sedici, che vanno in onda dalle 20 alle20.15. È questo il periodo in cui nasce ’U piscispada. Generalmente la canzone viene inclusatra quelle in salentino – che però, vista lasomiglianza dei due dialetti, sono sempre statenote come canzoni in siciliano –, ma ha in sédue importanti elementi innovativi: innanzi-tutto il ritmo serrato dato dalla chitarra, checome in tutte le canzoni di quel periodo èl’unico strumento che accompagna le parole;in secondo luogo il forte realismo teatrale deltesto, poiché il suicidio d’amore è un argo-mento forte, benché i protagonisti siano duepesci. Nella canzone è già presente la consue-ta dolcezza narrativa di Modugno, sempre

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capace di parlare al pubblico con serenitàanche dei gesti più drammatici.In futuro non mancheranno altre collabora-zioni radiofoniche. Nel 1961, con Delia Scala,condurrà Noi mattatori n. 3 e Andata e ritorno, chelo impegnerà, seppure saltuariamente, perquattro stagioni, dal 1972 al 1976. Quindisarà ospite fisso di diverse edizioni di GranVarietà e nel 1981 sarà invitato a fare un espe-rimento di popolarità con la conduzione diNatale oh e di Capodanno oh oh oh oh, trasmesse lasera delle due importanti vigilie di festa.L’ultima partecipazione significativa risale al1982, quando per il programma Via AsiagoTenda conduce una serie di puntate dal titoloRecital di Domenico Modugno.

1958: Nel blu dipinto di blu

Il successo riscosso in Rai permette aModugno di iniziare a guardarsi intorno conpiù fiducia.La scelta tra il mondo della canzone e quellodel cinema non è ancora stata fatta. Dopo iprimi semplicissimi ruoli cinematografici, per

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lo più mere apparizioni, come si accennavanel capitolo precedente, nel 1952 ha final-mente ottenuto una parte, piccola ma signifi-cativa, nel film di Francesco De RobertisCarica eroica, in cui ha cantato una dolcissimaNinna nanna. Il battesimo come cantante inuna pellicola gli permette di essere notato e diraccogliere altre partecipazioni, come quellead Anni facili (1953), di Luigi Zampa, eall’americano Tre soldi nella fontana (1954), diJean Negulesco, fino all’interpretazione delfilm musicale Canzoni di tutta l’Italia (1955), diDomenico Paolella, e alla grande consacra-zione di Lazzarella, diretto nel 1957 da CarloLudovico Bragaglia sull’onda del successo del-l’omonima canzone che Modugno ha scrittolo stesso anno con Riccardo Pazzaglia, con ilquale apre un’altra importante fase creativa,quella delle canzoni in napoletano. Tra i tantifilm girati fino al 1955 spiccano tre pellicoledel genere cappa e spada, ovvero Le avventuredei tre moschettieri (1955), Gli sparvieri del re(1954), entrambi di Joseph Lerner, e I cavalieridella regina (1954), di Mauro Bolognini, in cuiModugno riveste ruoli che gli calzano a pen-nello e sono utilissimi per i successivi sceneg-giati Scaramouche (1965) e Cyrano (1979).

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Tra un film e l’altro c’è anche lo spazio per iltanto amato teatro: dopo l’esordio nel 1952con Il borghese gentiluomo, diretto da TatianaPavlova, è invitato da un giovane WalterChiari a cantare le melodie popolari del varie-tà Controcorrente, scritto da Vittorio Metz eMarcello Marchesi. Non contento, scrive can-zoni senza sosta arrivando spesso al successo,come accade per le già citate La sveglietta eCavaddu cecu de la minera, ma anche per Lu mina-turi, Misciu niuru, Mese ’e settembre e soprattuttoLa donna riccia, piccole perle che attiranol’attenzione della critica e degli addetti ailavori. Ma è nel 1955, con Vecchio frack, chesuccede l’imprevisto!Modugno è convinto che l’Italia non riescaancora a capire la sua vena creativa e che perquesto releghi spesso la sua opera al rango dicuriosa incursione nel genere popolare. Sabene, però, che la sua inclinazione melanconicae l’essenzialità dell’esecuzione con voce e chitar-ra potrebbero piacere al pubblico francese, pa-tria dell’esistenzialismo e della canzone d’au-tore. Ci prova in compagnia dell’inseparabileamico Riccardo Pazzaglia ma, come è accadu-to in precedenza, la prima volta che ha tentatol’avventura a Roma, non ottiene risultati.

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Rientra quindi in Italia, sconfitto e piuttostodemoralizzato. Tuttavia riesce a partire peruna tournée in Canada, dove risiedono tantis-simi italiani che lo accolgono con grande calo-re. L’arrivo del sospirato riconoscimentopopolare gli dà la sensazione che finalmente lafortuna abbia cominciato a girare nel versogiusto. E la felicità per il meritato successo ècompletata dal matrimonio con FrancaGandolfi, celebrato al rientro in Italia il 26giugno 1955.Nello stesso periodo Modugno decide di riten-tare la sorte a Parigi, questa volta però proprioassieme alla compagna di vita. Conl’impeccabile intuito che si unisce in luiall’estro creativo, oltre alle canzoni in dialettoinserisce nel repertorio quella che rappresentala sua metamorfosi compositiva, Vecchio frack.La leggenda narra che, arrivato in terra pari-gina, Domenico non si sia perso d’animo eabbia deciso di recarsi da Henri Salvador perfargli ascoltare le sue canzoni, in particolareappunto Vecchio frack. La risposta del cantantefrancese sta nella storia: le canzoni gli piaccio-no al punto che consiglia di farne una traspo-sizione nella sua lingua. Così Vecchio frackdiventa L’homme en habit, con testo di Pierre

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Delanoe. Stessa sorte tocca ad altre canzoni,che gli frutteranno l’incisione di diversi 78 giriper l’etichetta Barclay e soprattutto il famosoconcerto all’Olympia Music Hall.Il tempo è finalmente arrivato: DomenicoModugno ha trovato la sua strada e, confortatodai successi parigini, rientra a Roma semprepiù deciso a conquistare il pubblico italiano.Tra il 1956 e il 1957 inanella diversi successi:Io mammeta e tu, Lazzarella – entrambe entratenel repertorio di Renato Carosone e da luirese popolari – Zitto zitto doce doce e Resta cu’mme, dolcissima e intensa, una delle canzonipiù poetiche scritte da Modugno in quelperiodo.Più unica che rara è anche la recensione di unmusicologo d’eccezione qual è Massimo Mila,che su «L’espresso» del 18 marzo 1956 scrive:

C’è un’eccezione in Italia, e conferma la regola, per-ché è uno che non scrive per la radio, e un suo pub-blico, magari piccolo ma reale, ce l’ha. È Modugno,che quest’anno è arrivato in finale a Sanremo conMusetto. […] Modugno è una forza della canzone ita-liana, […] ho l’impressione che non ci si sia resi benconto del fenomeno di questo chitarrista sicilianoche, ignaro delle note, improvvisa le sue canzoni nel

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canto, riportando la creazione musicale alla verginitàdei tempi omerici, quando non c’era distacco tra lacomposizione e l’esecuzione. Nella sua invenzionemelodica confluiscono tumultuosamente ogni sortadi detriti popolari del bacino mediterraneo, agliaffioramenti di schietti strati di musicalità popolare simescolano movenze canzonettistiche di ballabilimoderni, echi di banda municipale, come quella chedirigeva Mascagni a Cerignola, e spunti operisticinazionali: Rossini dà il braccio a Duke Ellington, etutta questa baraonda è fusa come una lava nel fuocodi un contatto schietto con la realtà. Vergine musical-mente, Modugno non è affatto un incolto. Abbia onon abbia fatto studi regolari, è un uomo letteraria-mente aggiornato, fornito di opinioni politiche preci-se; fa, con puntiglio e passione, l’attore di prosa, erecita in spettacoli d’avanguardia, larghi di soddisfa-zioni morali. In questo connubio di primitivismo e dicultura sta probabilmente la ragione della sua forza.Il segreto del successo di Modugno sta semplicemen-te in questo: che in ognuno di questi quadri, nelmodo di porsi di fronte allo spettacolo del mondo, neltaglio letterario come nella formulazione musicale, eprima di tutto nel timbro della voce, si avverte la pre-senza di quel fatto diventato così spaventosamenteraro, specialmente ma non solo nel mondo della can-zonetta: un uomo.

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Tra le tappe iniziali dell’ascesa al successoriveste un ruolo fondamentale il primo con-tratto discografico con la Rca Italiana, che trail 1953 e il 1956 consente a Domenico di inci-dere diversi 78 giri e i primi due 33 giri daltitolo Domenico Modugno. Nonostante questo,nel 1956 si verifica un repentino cambiod’etichetta discografica: Modugno passa allaFonit Cetra.Nello stesso anno il cantautore ha il primocontatto con il Festival della Canzone Italianadi Sanremo, giunto alla sesta edizione sotto ladirezione artistica del compositore GiulioRazzi, con l’Orchestra Arcobaleno diretta daGian Stellari e quella di George Melachrino.Tra le canzoni scelte per partecipare alla garac’è infatti Musetto, scritta da Modugno e affi-data al cantante Gianni Marzocchi, nato aRoma e giunto alla notorietà per aver vintoun concorso indetto dalla Rai. Al cantanteromano, che in seguito diventerà un famosodoppiatore, sono assegnate Anima gemella (diRossi e Testoni), Ho detto al sole (di Morbelli eFalpo) e Lucia e Tobia, che porta la stimatafirma della coppia Panzeri-D’Anzi. Nessunadi queste canzoni arriva in finale tranneMusetto, che si classifica ottava. Vince questa

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edizione del Festival Aprite le finestre, un perfet-to brano in stile classico cantato da FrancaRaimondi; al secondo posto si classifica Amamise vuoi, interpretata da Tonina Torrielli, e alterzo La vita è un paradiso di bugie, cantata daLuciana Gonzales. Quest’ultima è sicuramen-te degna di essere ricordata come un piccoloesempio di swing ben riuscito, benchél’interpretazione della Gonzales annulli lamatrice moderna data dagli autori, DiegoCalcagno e Nino Oliviero, che invece altricantanti riusciranno a far emergere.Musetto sarebbe la chiave per l’accesso aSanremo, ma per ora a Modugno interessacomporre e continuare a lavorare nelmondo del cinema. Scrive la title track per ilfilm di Giorgio Simonelli Marinai donne e guai(1958), un twist che godrà di un discreto suc-cesso discografico, e interpreta un ruolo inun altro film di cappa e spada: La spadaimbattibile (1957), di Hugo Fregonese.Inaspettatamente, in quei mesiMusetto gode diun rilancio post-festivaliero: il QuartettoCetra infatti ne interpreta, com’è suo costu-me, una parodia, che ha il dono di esseremolto divertente e soprattutto di diventaremolto popolare. Tutto contribuisce, insomma,

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a dare a Modugno lo sprone per tentare anco-ra la strada di Sanremo, ma questa volta pre-sentando una canzone che stupisca davvero ilpubblico. E qui nasce Nel blu dipinto di blu, sug-gello di una popolarità ormai ampia.Una cosa è certa: Domenico Modugno eFranco Migliacci, che collabora alla stesura,più o meno consapevolmente avvertono dilavorare a qualcosa di molto significativo. Lagenesi della canzone è decisamente lunga,cosa insolita per Modugno: l’iter creativo deltesto per una musica che riporta alla memoriai migliori musical americani copre un annointero, a partire dal caldo pomeriggio d’estatein cui Migliacci viene abbandonato dall’ami-co prediletto in una Roma assolata e solitaria,in un momento in cui, complice una bottigliadi chianti, si mischiano visioni di Caghall epassionalità giovanile. Impressiona la preci-sa volontà, quasi la necessità dei due autoridi confezionare un testo che colpisca e allostesso tempo sia stilisticamente perfetto. Leliti tra Modugno e Migliacci, passate alla sto-ria, gli interventi di Franca Gandolfi, laprima lacca consegnata alla Rca come pro-vino e restituita agli autori, la lunga ricercadi una forte espressività testuale hanno fatto

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di questa canzone un’opera, per così dire, stu-diata a tavolino, nella quale la creatività sicompenetra con l’elaborazione razionale. Nelblu dipinto di blu è uno dei rari casi nella canzo-ne italiana di grande attività di cesello sul-l’opera e inappuntabile creazione di un vero eproprio capolavoro: tutto questo può portaregli autori su una sola strada, quella della con-quista del Festival di Sanremo.Non è un caso che prima di allora le «melodi-che» vittorie siano state assegnate a canzonicome Grazie dei fiori, Vola colomba, Vialed’autunno, Tutte le mamme, Buongiorno tristezza,Aprite le finestre e Corde della mia chitarra, ovverocanzoni scritte da professionisti come GianCarlo Testoni, Mario Panzeri e SaverioSeracini, Bixio Cherubini e Carlo Concina,Giovanni D’Anzi – prelibato autore di simpa-tici swing melodici –, Umberto Bertini edEdoardo Falcocchio, Giuseppe Fiorelli eMario Ruccione, Pinchi e Virgilio Panzuti,che non osano distaccarsi dal cliché; anche icantanti che le portano alla vittoria sonosignori professionisti, da Nilla Pizzi e CarlaBoni e Flo Sandon’s, da Giorgio Consolini aGino Latilla, da Claudio Villa a Tullio Pane,da Franca Raimondi a Nunzio Gallo, vale a

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dire quanto di meglio la nostra penisola possascegliere per cantare belle melodie. Insommaprima del fatidico Sanremo del 1958 è impos-sibile rintracciare una canzone che esca dalterreno melodico, che sia nuova rispetto allecomposizioni tutte molto simili dell’ultimotrentennio. Fanno eccezione solo maestricome il citato D’Anzi e soprattutto GorniKramer, il quale allora è già riconosciutocome il padre della commedia musicale e deljazz italiano. Ma non vanno dimenticati auto-ri del calibro di Pippo Barzizza, altra testa diponte del primo jazz in Italia, NicolaArigliano, Bruno Martino e due cantanti cheescono dal belcanto: Natalino Otto e AlbertoRabagliati. Sulla scena si affacciano anche igiovanissimi Lelio Luttazzi, Gianni Ferrio eArmando Trovajoli, che con il jazz sono stret-tamente imparentati; inoltre è già moltofamoso il torinese Fred Buscaglione, ma lui hasempre rifiutato l’idea di Sanremo. Tuttimolto bravi, tutti aperti al jazz e alle novità,ma nessuno è riuscito nell’intento di spostareil baricentro della canzone italiana, nessunosa che cosa significhi esportare le proprieopere fuori dall’Italia – alla fine anchel’America italiana rimane tradizionalista – e

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non c’è verso di far cantare al Trio Lescano oad Achille Togliani canzoni senza rima bacia-ta che non nascano sul tipico tempo quaterna-rio e con gli accenti in battere! Manca allacanzone italiana il coraggio di osare, di rom-pere con il mondo della lirica, del melodismodrammatico di Giuseppe Verdi e delle ariemeste e sconsolate della canzone napoletana,che però da qualche tempo inizia a prendereil colore del jazz grazie a un pianista di bellesperanze come Renato Carosone.Nella storia musicale italiana GiacomoPuccini fu l’unico compositore che compresequanto fosse importante per l’opera relazio-narsi con un mondo compositivo in rapidissi-mo cambiamento. Ed ebbe successo non per-ché scrivesse belle arie antitetiche a quelleverdiane, ma perché le sue partiture erano ric-che di Novecento, di avanguardia e soprattuttodavano vita a un melodramma perfettamentecalato in un’era che mutava di giorno in gior-no. Allo stesso modo Domenico Modugnocomprende – e lo comprende solo allora – cheNel blu dipinto di blu deve diventare il Novecento,che deve stravincere sul Sanremo antico.L’operazione sua e di Migliacci riesce in pienoproprio perché tutto è studiato e indirizzato

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verso il futuro. È fortuito, però, il rifiuto ditutti i cantanti in gara al Festival del 1958 diinterpretare questa canzone, fatto che costrin-ge il cantautore a misurarsi seriamente, sep-pure malvolentieri, con una canzone che ha lospessore di un’opera e la semplicità di unamelodia.È vittoria annunciata, ma probabilmente nes-suno dei due compositori ne è consapevole.Infatti Migliacci, paroliere nato a Mantovama cresciuto in Toscana, arriva a Sanremosolo l’ultimo giorno della manifestazione econ un vestito da sera recuperato all’ultimominuto.L’ottava edizione del Festival di Sanremo sitiene da giovedì 30 gennaio a sabato 1 febbra-io. Per la prima volta la direzione artistica nonè di Giulio Razzi, essendo stata assegnataall’avvocato Achille Cajafa, uno dei più con-vinti sostenitori della canzone inviata daModugno. Come di consueto si esibisconodue orchestre: l’Orchestra della Canzone,diretta da Cinico Angelini, e il SestettoAzzurro, diretto da Alberto Semprini.È importante precisare che Cinico Angelini èallora considerato l’inossidabile direttore dellacanzone melodica e detiene un tale potere da

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essere stato tra i pochi a imporsi con la pro-pria orchestra ai tempi dell’Eiar. SolitamenteAngelini è contrapposto a Pippo Barzizza, cheinvece passa per essere il direttore per eccel-lenza della canzone americana. Questa anti-tesi è nata proprio ai tempi dell’Eiar, dove,oltre ad Angelini, si esibiva l’orchestra sinco-pata di Barzizza. La stampa, come sempre, habisogno di creare rivalità tra personaggi perdividere l’Italia, ma spesso queste contrappo-sizioni sono false. Falsa è la rivalità tra i due efalso è il fatto che Angelini esegua o ami solola musica melodica: in tanti anni di attivitànon disdegna affatto il linguaggio swing, cosìcome Barzizza non disdegna quello melodico.Altri tempi!Alberto Semprini, invece, appartiene davveroalla «scuola americana» e quindi incarnal’anima swing degli ascoltatori italiani: i cantan-ti che gareggiano con l’accompagnamento diAngelini eseguono le canzoni melodiche, men-tre quelli che cantano con il Sestetto Azzurroeseguono le canzoni a tempo di swing.Modugno viene calato in questo mondo quasiinconsapevolmente. La sua produzione non sipuò certo classificare come classica o melodica;in questo sta la sua originalità, nella capacità di

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coniugare i due elementi che forse più piaccio-no al pubblico: l’immediatezza interpretativa –che prende il sopravvento – e il linguaggio esi-stenzialista e tipicamente cantautoriale.In questo contesto il cantautore pugliese scegliecome partner Johnny Dorelli – figlio del notocantante Nino D’Aurelio –, che viene dagli StatiUniti, dove ha fatto esperienza sia come piani-sta sia come crooner, e in Italia sarà etichettatocome cantante confidenziale. Dorelli è la perso-na giusta per condurre al successo Nel blu dipintodi blu con un’interpretazione moderna suun’orchestra classica, quella di Cinico Angelini.Il resto è storia. E leggenda.La canzone colpisce sin dal primo ascolto, nonci vuole molto a capire che le altre in gara nonhanno la sua potenza. Tra le melodie che le sioppongono sono rimaste famose Timida serenata,di Redi e Nisa e la seconda classificata, L’edera,di Seracini e D’Acquisto.Un particolare che sfugge spesso è che inquesta edizione gareggia una canzone pocotradizionale come Cos’è un bacio, scritta daGiampiero Boneschi, della scuderia diKramer, e si ha l’esordio sanremese di un altroautore, Umberto Bindi, che presenta il valzerI trulli di Alberobello. Questi particolari non

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sono irrilevanti, anzi segneranno la storia musi-cale di Modugno, che infatti si ispirerà spesso aUmberto Bindi e sarà fonte di ispirazione perlui: fra i due ci sarà sempre una grande stima!Sarà un caso, ma anche l’amico di Modugnodella scuola di cinematografia e delle primescorribande parigine, Riccardo Pazzaglia, pre-senta – assieme al compositore Fabio Fabor, dal-l’indole jazzistica – la canzone Amare un’altra, chesi classifica terza.È inutile ribadire quanto l’interpretazione diModugno surclassi quella degli ingessati colle-ghi Gino Latilla, Giorgio Consolini e soprattut-to Claudio Villa: nessuno di loro nasce attore, equesto piccolo particolare torna a favore dellavittoria di Volare. Il gesto dell’apertura dellebraccia di Modugno, che dà il senso del volo, èletto dal pubblico italiano, malamente uscitodalla guerra e dal fascismo e desideroso solo di«volare», come estremamente positivo e libera-torio, simbolo della fine di un’epoca e dell’aper-tura verso un mondo da scoprire. Nessuno senon Modugno poteva capire quanto fosseimportante quel gesto, provato e riprovatomigliaia di volte, studiato come se fosse unmovimento veramente teatrale. È chiaro chele intuizioni di Domenico risultano vincenti

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proprio perché si manifestano in un ambienteancora tardo-romantico, che non riconosce aicantanti una libertà interpretativa totale, che siserva anche del linguaggio corporeo.La notte del primo febbraio 1958 le note di«volare oh oh, cantare oh oh oh oh» echeggia-no come un urlo di trionfo nella sala del Casinòdi Sanremo, ed è tanta la furia di Modugno chel’unico documento radiofonico che si conservaè rovinato, perché, con il gesto di volare,Mimmo fa cadere irrimediabilmente il microfo-no della Rai!L’Italia è stupita da una tale forza positiva e dauna tale voglia di vivere, gli aspetti dell’animo diModugno, insomma, che saranno fondamenta-li per la sua vita artistica. È vero, l’Italia canora,e non solo quella, si sveglia il mattino del 2 feb-braio 1958 con un motivo in testa che non haprecedenti.La strada è aperta.

1959: Piove

Con un solo gesto Domenico Modugno hacambiato la propria vita e creato, con Nel blu

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dipinto di blu, il simbolo della modernità diun’Italia nuova, desiderosa di risorgere dallaguerra, l’Italia di tutti i giovani che sperano dicostruire per sé una vita migliore di quellaavuta dalla generazione precedente.Il giovane artista del Sud è riuscito a trasfor-mare il proprio sogno in realtà, conquistandola fama e il successo che lo accompagnerannoper tutta la vita. Gli obiettivi raggiunti graziea un’insolita caparbietà, i numerosi sacrifici el’influenza positiva della moglie lo hanno tra-sformato in un uomo nuovo, ora completamen-te concentrato sulla necessità di non perdere ciòche ha conquistato. In quell’incredibile 1958Mimmo vive la stessa esperienza toccata aElvis Presley, la stessa che di lì a poco avrebbetravolto anche i Beatles: essere un mito, diven-tare leggenda. Non ha quasi il tempo di capi-re ciò che succede intorno a lui: da quel 1 feb-braio la sua vita cambia radicalmente,arrivano i primi grandi contratti e comincianole tournée all’estero.Senza dubbio il suo può essere considerato ilprimo caso di grande successo discograficonella storia della canzone italiana, non sierano mai raggiunti simili numeri di vendita.La Fonit Cetra, con la quale Modugno ha fir-

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mato un contratto che durerà a lungo, nonriesce a stare dietro alle enormi richieste delmercato nazionale: tutti vogliono la canzonedel momento, e la casa stampa dischi a spronbattutto, dai 45 ai 78 giri, dai mitici 16 ai 33giri. Nel complesso, in tutto il mondo si ven-deranno 22 milioni di copie in vinile dellacanzone del secolo. Modugno ha creatol’industria discografica, e la Rca, che lo avevanella sua scuderia, non può far altro che rim-piangere di non avergli fatto una proposta piùvantaggiosa. Intanto tra le due case è guerraaperta: la prima si affanna a ripubblicare leprime canzoni e stampa in tutta fretta l’LPDomenico è sempre Domenico, che sarà pubblicatoanche nei Paesi dell’America Latina; la Fonit,invece, fa uscire il 45 giri con la canzone vin-citrice del Festival, inserendo nel lato B primaNisciuno pò sapé e poi Vecchio frack. In pocotempo Modugno incide di nuovo molte can-zoni del periodo iniziale, con nuovi arrangia-menti, che confluiranno nel primo DomenicoModugno.È proprio grazie a un 45 giri che il cantauto-re ha la possibilità di sbarcare negli StatiUniti. Anche in questo caso la leggenda con-tamina la cronaca: si narra che il proprietario

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di una stazione radio di Los Angeles si sia tro-vato in Italia nei giorni del Festival, forse addi-rittura a Sanremo, e che al suo ritorno inpatria abbia portato con sé una copia del miti-co 45 giri di Nel blu dipinto di blu. Mandatolo inonda dalla sua emittente, avrebbe ricevuto inpochissimo tempo una valanga di richieste,così si sarebbe improvvisato impresario invi-tando Modugno negli States per una tournée.Nel 1958 Modugno affronta ben due tourneénegli States, entrambe trionfali e ricche diproposte.Tra le tappe non può mancare New York,dove Modugno resta più di due settimane, esi-bendosi anche alla Carnegie Hall. Nel frat-tempo partecipa all’Ed Sulliwan Show, conqui-stando la simpatia degli americani con le suerisposte concitate alle domande del giornalistae con l’interpretazione di Volare. Partecipaanche al quarantasettesimo episodio dell’un-dicesima stagione della serie televisiva Toast ofthe Town. E persino la rivista «Life» gli dedicaun lungo articolo.Nel mezzo delle due tournée nasce Marco, ilprimo figlio. Domenico cerca in tutti i modi dirientrare in Italia per vedere il bambino estare vicino alla moglie, ma le alte penali che

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sarebbe costretto pagare nel caso di rotturadel contratto lo convincono a rimandare ilritorno. Gli vengono assegnati due importan-tissimi Grammy Awards, anche grazie al mas-siccio lavoro della major Decca, che si è assi-curata i diritti di Nel blu dipinto di blu perl’America riesce a rispondere alle tantissimerichieste pubblicando più di due milioni dicopie del 45 giri. La versione americana, perla quale il testo è stato scritto da MitchellParis, rimane per 23 settimane al quindicesi-mo posto della classifica di vendita statuniten-se e al secondo per 14 settimane in quellainglese. La prima incisione di grandissimosuccesso è quella di Dean Martin, che si atte-sta subito al dodicesimo posto, seguita dallaversione dell’orchestra di Nelson Riddle, men-tre quella di Bobby Rydell subissa le altre arri-vando subito al quarto posto della hit parade.Successivamente Volare sarà incisa, tra gli altri,anche da Louis Armstrong, Cliff Richard,Xavier Cugat ed Ella Fitzgerald.Al rientro in Italia dalla seconda tournée negliStati Uniti è tempo di pensare nuovamente aSanremo. Probabilmente Mimmo sa che nonpuò bissare la vittoria creando un clone diVolare ed è consapevole che gli italiani vogliono

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da lui qualcosa che parli ancora più intensa-mente al loro cuore. Nasce così la prima ideadi Piove, che viene sottoposta a Migliacci. Seper Modugno c’è l’esigenza di cavalcarel’onda del successo, per l’amico toscano esisteprima di tutto la coerenza, e dal suo punto divista parlare di una storia d’amore e di unaddio significa tradire la moderna fantasia diNel blu dipinto di blu. I due si inseguono a lungo,ma Migliacci non è proprio d’accordo, e noncede davanti alle tante insistenze dell’amico.È per questa ragione che a un certo puntoModugno lo abbandona e decide di rivolgersia Dino Verde, napoletano come il grandeamico Riccardo Pazzaglia e già noto nell’am-biente degli sceneggiatori e del varietà.L’accordo funziona; non si ricrea l’atmosferada tandem che aveva condotto alla stesuradella canzone precedente, ma Modugno sache è quello il testo che vuole. Non ci vuolemolto a capire che Piove nasce sulla stessastruttura musicale di Volare, ma è anche evi-dente che ha intenti ben diversi già dalleprime note, un’intro che è metafora musicaledelle strutture chiuse del passato. È ancora tea-tro puro, ed è per questo cheModugno ha biso-gno di un tempo libero per l’introduzione, con

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la quale deve costruire l’entusiasmo, la passioneper una storia che sta per cominciare eppuredeve inesorabilmente finire. Il segreto è tuttonella preparazione, nella teatralità del gestoemotivo che esplode sulle note ritenute del ritor-nello, dove al posto dell’enfasi liberatrice di«Volare oh oh» c’è ora «Ciao, ciao, bambina»,a cui Umberto Bindi si ispirerà per il suo capo-lavoro Arrivederci. Il sofferto addio addolcito daun ciao e trattenuto giusto il tempo necessarioper entrare nel cuore degli italiani fa di Piove lacanzone d’amore per eccellenza, e non è uncaso che proprio a questo capolavoro si sianopoi ispirati molti giovani cantautori.Piove è ammessa senza esitazioni alla nona edi-zione del Festival di Sanremo, che si tiene dal29 al 31 gennaio 1959. Per l’occasione, comedi consueto, si schierano due orchestre: quelladei melodici, diretta da William Galassini, equella dei «moderni», diretta dal giovanissimojazzista Gianni Ferrio. Modugno ha ancora alsuo fianco Johnny Dorelli, sul palco conl’amico Ferrio, arrangiatore della sua casadiscografica, la CGD, nella quale lavoraanche Lelio Luttazzi.La concorrenza non è spietata, oltretuttodopo la tempesta di Nel blu dipinto di blu c’è

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poca voglia di rischiare, anche perché gli autorie gli interpreti sono rimasti annichiliti. Ci pro-vano Mario Panzeri e Vittorio Mascheroni pre-sentando Una marcia in fa, insolita canzone rit-mata che, affidata ai melodici Latilla e Villa,ottiene il penultimo posto. Ci prova anche ungiovanissimo Pino Calvi con Partir con te, ma labella melodia non entra neanche in finale.L’unica canzone che potrebbe oscurare Piove èTua, di Bruno Pallesi e Walter GualtieroMalgoni, soprattutto perché nell’interpretazio-ne di Julia De Palma si respira la trasgressione.Ma anche per l’Italia canterina si aprono le ter-ribili porte della censura, e la sensualità della DePalma è «punita» con un quarto posto.Modugno ha campo aperto. La sua forzaannulla letteralmente Io sono il vento, di Testoni eFanciulli, che si classifica seconda, e Conoscerti,dell’inossidabile Giovanni D’Anzi, terza nellaclassifica finale.Per la seconda volta Mister Volare spazza via isuoi concorrenti diretti: il reuccio Claudio Villa,Gino Latilla, Achille Togliani, Arturo Testa.Perfino Nilla Pizzi, in coppia con FaustoCigliano, si classifica solo sesta cantandoun’interessante canzone di Roberto Murolo,Sempre con te.

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Nella notte del 31 gennaio 1959 Enzo Tortoraproclama vincitrice del nono Festival dellaCanzone Italiana Piove. Per Modugno inizial’epoca delle grandi avventure e del lungoperegrinare, ma Sanremo sarà sempre il suobanco di prova, e lui continuerà a viverlocome la prima volta.

1960: Libero

«È l’alba, / nel mare già respirano / le bianchevele. / Ascolto un’eco dolce / che mi chiama./ È la vita che chiama me. / Libero, vogliovivere / come rondine / che non vuol tornaral nido. / Libero, / voglio andarmene. /Libero, non cercatemi. / E i ricordi, / i ricor-di / gettarli in fondo al mar.»Libero è la nuova sfida di Sanremo, una canzo-ne manifesto che nasce dopo il sogno, dopo lafine di un dolce amore. Non c’è verso di questacanzone che non rispecchi quella condizionedello spirito in cui a ogni persona è capitato ditrovarsi in un momento di cambiamento radi-cale: la voglia di fuggire, la smania di andarevia, di allontanarsi. Questa volta per vincere

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Sanremo Modugno non fa giri di parole, vaavanti come un carro armato, senza preoccu-parsi se dividerà l’opinione pubblica andandoa urtare contro la rigida moralità inscindibil-mente legata al senso religioso degli italiani.Rinasce il sodalizio con Franco Migliacci –compongono Libero insieme –, che dopo lanecessaria parentesi romantica riconduceDomenico sulla strada aperta da Nel blu dipin-to di blu, quella della ricerca di un nuovo mododi cantare l’amore, che non finisca nei solitigiri di parole e note. Probabilmente aModugno basterebbe continuare nel solcotracciato con Piove, narrare una nuova storiad’amore con il suo forte piglio meridionale,sognatore e disincantato; invece, testardocom’è, decide di andare oltre, di provare ascandagliare le onde di casa sua per far capireagli italiani quanto sia bello sognare libera-mente, avere la possibilità di lasciare i proprispazi e approdare su altri lidi.La scelta che fa, ancora una volta, è unascommessa con la vita e gli permette di affac-ciarsi su territori canori in cui nessuno ha maiosato mettere piede.Piove ha fatto registrare un altro eccezionalesuccesso di vendite. La Fonit Cetra è riuscita a

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tirare fuori 30.000 copie del 45 giri, uscito conVentu d’estati sul retro. Per l’incisione sono staticoinvolti l’inseparabile William Galassini,arrangiatore e direttore dell’orchestra, eMario Migliardi, all’organo Hammond. Ilsuccesso è stato travolgente. Neanchel’America si è lasciata sfuggire questo nuovotassello della canzone pop, che non interessasolo gli emigrati italiani. Ci ha pensato anco-ra Mithcell Paris a fare la traduzione di Piove,di cui la Decca ha stampato in pochissimotempo un’enorme tiratura, mentre è statoJacky Noguez a traghettare verso il successostatunitense la canzone di Modugno: in breveCiao ciao bambina – così l’hanno ribattezzata gliamericani – ha venduto 14 milioni di copie.Nel giro di pochi anni Modugno diventa cosìil dominatore assoluto della scena discograficaitaliana, con attenzione particolare per gliamati 33 giri. Fin dagli esordi, prima con laRca, poi con la Fonit e ancora con la Rca,Modugno cerca di dare all’LP il respiro di unlavoro compiuto – come fanno in America –,e nel tempo riesce ad allontanarsi sempre piùdal concetto di album lungo, vale a dire disemplice raccolta di canzoni precedentemen-te uscite su 45 giri. Dopo aver inciso per la

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Fonit, nel 1956, i due volumi dal titoloDomenico Modugno e la sua chitarra. Un poeta unpittore un musicista, nel 1958 pubblica La stradadei successi, che contiene Nel blu dipinto di blu, enello stesso anno fa uscire il disco intitolatoDomenico Modugno: oltre a riprendere Volare,inserisce due rare canzoni scritte conRiccardo Pazzaglia (’O specchio e ’A pizza c’ ’apummarola) e per la prima e unica volta incidequattro canzoni in francese tra cui Le puparu,inedita in italiano.Sempre nel 1958 esce il secondo DomenicoModugno – in tutto saranno sette – in cui, oltrea Io, incide in inglese Resta cu’ mme. Il terzo, del1959, è un disco particolarmente significativo,perché accanto a Piove e ad altre canzoni giàuscite in 45 giri contiene parecchi brani nuovi,tra cui Non restare fra gli angeli, con testo di GianniMeccia, le bellissime Farfalle e Sole sole sole, chediventerà in breve un grande successo, ancheperché sarà lanciata dal film di AlessandroBlasetti Europa di notte.In tutto l’arco della sua attività artisticaModugno, desideroso di non sfigurare tra i gio-vani cantautori, è attento a produrre una disco-grafia che lo faccia rientrare con merito nelnovero della nuova musica leggera italiana. E

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forse è proprio con la nascita della scuola geno-vese, vale a dire con il successo di personaggicome Gino Paoli, Umberto Bindi, SergioEndrigo e Luigi Tenco, che scatta in lui il desi-derio di scrivere da vero e proprio cantautore.La prova del fuoco è, come sempre, Sanremo,dove questa volta dovrà gareggiare con un col-lega che gli darà non pochi pensieri: RenatoRascel, «il piccoletto» che per lui sarà sempreuna spina nel fianco, più ancora di ClaudioVilla. Rascel cancella con un colpo di spugna ilsuo passato di autore ironico e irriverente,presentandosi al decimo Festival dellaCanzone Italiana con Romantica, un motivostrappalacrime decisamente lontano dallo spi-rito dissacrante a cui ha abituato il pubblico.Furbescamente, il piccoletto decide di portarecon sé l’urlatore per eccellenza, Tony Dallara,che interpreterà e farà vincere la canzone conil suo tipico, ostinato canto nient’affattoromantico.Per Modugno l’edizione del Festival del 1960è piuttosto difficile. Per la prima volta vedeattorno a sé il risultato del cambiamento chesta interessando la canzone italiana. Bastipensare che si presentano alla gara una giova-nissima Mina con la stupenda canzone di

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Umberto Bindi È vero, che si classifica ottava,e la coppia Giorgio Consolini-Sergio Brunicon Il mare, di Antonio Vian, sesta nella gra-duatoria finale. Non mancano, naturalmente,le melodie tradizionali, come È mezzanotte eQuando vien la sera, scritta dal collaudato duoCarlo Alberto Rossi-Alberto Testa.Il Festival si svolge dal 28 al 30 gennaio e ladirezione artistica è affidata per la primavolta a Ezio Radaelli, che sarà famosopatron del Cantagiro e di Miss Italia. Conlui la manifestazione inizia ad assumere untono più interessante, soprattutto per la scel-ta del cast e delle canzoni: Radaelli, infatti, siimpone come direttore artistico, abbinandopersonalmente i cantanti alle canzoni.Novità su novità, quindi, che incoraggianoModugno e Teddy Reno a dare a Libero untono moderno, a farne una canzone originale,del tutto diversa dalle altre. Le orchestreovviamente sono due, l’Orchestra dellaCanzone diretta da Cinico Angelini e quelladi Marcello De Martino. Modugno gareggiacon il grande maestro Angelini, che lo accom-pagnerà anche per il singolo. La gara è dura.Alla fine Romantica vince su Libero, che si clas-sifica seconda, seguita dall’altra canzone

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melodica, Quando vien la sera, cantata da JoeSentieri e Wilma De Angelis: la tradizione haripreso il dominio.Domenico resta comunque sulla cresta del-l’onda, e incide il primo vero album d’autore,che s’intitola ancora una volta DomenicoModugno e annovera capolavori come Nuda –un’altra canzone scandalosa per l’Italiad’allora –, Nel bene e nel male, Più sola, Una testapiena di sogni eNotte lunga notte, scritta daMigliaccicon le musiche dell’amico Enrico Polito. Il discocomprende anche Le morte chitarre, la poesia cheSalvatore Quasimodo ha concesso aModugno di musicare. Sono due i particolariinteressanti: la versione della canzoneApocalisse presente nell’LP è arrangiata daEnnio Morricone ed è l’unica di cui il maestrosi sia occupato per un disco, mentre Olympiaè arrangiata da Sonny Burke.Insieme ai dischi, anche il cinema contribui-sce a tenere alta la fiamma creativa diModugno. Addirittura Carlo Lizzani, contan-do sulla popolarità dell’artista pugliese, gliaffida la parte principale accanto a CarlaGravina in Esterina (1959), che però non saràil successo che sperava il regista. La canzoneche fa da tema conduttore al film è Una testa

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piena di sogni, mentre Più sola fa parte dellacolonna sonora di Adua e le compagne (1960)diretto da Antonio Pietrangeli, altra provad’autore che non ottiene il meritato successo.Diversa è la storia per film musicali comeSanremo, la grande sfida (1960), di PieroVivarelli: non sono i ruoli di questo tipo quel-li che Modugno ama, e spesso vi partecipasolo per tenere alta la popolarità.Terminato Sanremo, Mimmo parte di nuovoper l’America, e il 14 febbraio 1960 partecipaalla quarta puntata del Dinah Shore Chevy Showassieme ad altri illustri italiani come ArmandoTrovajoli e Rossano Brazzi. È a New York cheGarinei e Giovannini, l’inossidabile coppiadella commedia musicale italiana, iniziano ilcorteggiamento da cui nascerà Rinaldo in campo,il grande musical che racconta le gesta di unbrigante siciliano dall’animo nobile.

Con Garinei e Giovannini: Rinaldo incampo e Alleluja brava gente

Garinei e Giovannini sono gli inventori dellacommedia musicale italiana, per la quale si

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ispirano al musical americano. Nell’arco di tredecenni portano sui palcoscenici italiani – inparticolare del Sisitina di Roma, che gestisco-no – e internazionali personaggi come RenatoRascel, Delia Scala, Ernesto Calindri, AnnaMagnani, Carlo Dapporto, il QuartettoCetra, per citarne solo alcuni. Per G & G laperfetta alchimia della commedia musicale siottiene reclutando gli interpreti nel mondo delteatro più che in quello della canzone. ConRascel sono riusciti nel miracolo di creare ilpersonaggio perfetto per la commedia musi-cale italiana (Attanasio cavallo vanesio, Alvaro piut-tosto corsaro, Un paio d’ali), ma in lavori comeCarlo non farlo, Buonanotte Bettina, Un trapezio perLisistrata e Un mandarino per Teo mostranol’interesse per un cambiamento sostanziale,soprattutto dei contenuti.La presenza di Gorni Kramer garantisce laperfetta esecuzione di canzoni jazz che hannopoco da invidiare a quelle dei colleghi ameri-cani. Il grande passo in avanti si compie peròcon Domenico Modugno, per il quale il duocrea il personaggio di Rinaldo Dragonera:guascone, garibaldino, anarchico, romantico,generoso, è il ritratto perfetto di Modugno.Non ci vuole molto a convincere l’artista

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pugliese, che non vede l’ora di lanciarsi in unpersonaggio teatrale completo che riassumain sé le caratteristiche del one man show.Debuttare al Teatro Sistina, poi, è per lui unsogno, e sarà l’inizio di un proficuo rapportocon il teatro musicale.Per Rinaldo in campo G & G investono moltopiù che per gli allestimenti precedenti, perchépuntano in alto e sono convinti che sarà ungrandioso successo, quello che permetteràloro di sfondare con la commedia musicalespettacolare. Modugno si sente coinvolto nelprogetto e accetta senza esitazioni di scrivereanche le musiche, che risulteranno tra le piùbelle della sua produzione.Interpretare il ruolo di capo popolo di originesiciliana lo riporta ai primi anni della carriera,quando per vivere si spacciava appunto persiciliano: non trova difficile, dunque, calarsinella parte. Al suo fianco G & G pongono lamigliore interprete della commedia musicale,Delia Scala, che ha esordito proprio al Sistinae non può non essere perfetta nel ruolo dellabaronessina Angelica di Valscurati, innamora-ta di Rinaldo al punto di lasciare la proprianobile famiglia per seguirlo nel suo sogno dilibertà.

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L’idea del Rinaldo in campo viene a Garinei eGiovannini in occasione del centenariodell’Unità d’Italia, nel 1961. In cantiere c’ègià Enrico ’61, uno spettacolo costruito sumisura per Renato Rascel in cui un uomo dicent’anni narra la storia della nazione, ma il«piccoletto» non ha il carisma del «terremo-to» Modugno, e anche se è un grande musical(gli arrangiamenti sono di Ennio Morricone)non è popolare come gli autori vorrebbero.Per arrivare più facilmente alla gente G & Gritengono necessario celebrare la storia deigaribaldini maestosamente e con un perso-naggio di ampio respiro, partendo propriodalla Sicilia e dalla sua tradizione.Creano così un cast di tutto rispetto: 107 perso-ne, compresa l’orchestra. Modugno deve vince-re un duro braccio di ferro con Pietro Garinei,che vuole assolutamente affidare gli arrangia-menti a Gorni Kramer, maestro poco gradito aMimmo anche per una sua incauta critica deitempi di Volare. Alla fine la scelta cade su NelloCiangherotti (che sarà il suo collaboratore piùfidato) e Luis Enríquez Bacalov, che sanno dareil giusto spessore alle parti orchestrali e agliaccompagnamenti vocali. Coprotagonisti delRinaldo sono Paolo Panelli, Franco Franchi e

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Ciccio Ingrassia, Delia Scala e Attilio Bossio,oltre a un grande numero di coristi e pupari.Il lavoro è tanto piacevole e convincente chedopo il debutto, il 12 settembre 1961 al TeatroAlfieri di Torino, resta in cartellone per moltotempo. Dopo aver visto lo spettacolo RemigioPaone, a lungo produttore di G & G e lorovero maestro, applaude con foga, strappa ifiori della scena per gettarli ai protagonisti edesclama che il Rinaldo è bello come il suoCarosello napoletano!Un incidente occorso a Modugno durante leprove impone una pausa che causa piccoledifficoltà finanziarie, ma la compagnia ne escerapidamente subito dopo la ripresa delle rap-presentazioni grazie ai numerosissimi bigliettivenduti. Nel 1962 lo spettacolo arriva addirit-tura a Parigi, al Théâtre des Nations, doverappresenta l’Italia al Festival delle Nazioni –messo in scena con i sottotitoli – ed è accoltonella sezione di prosa benché sia una comme-dia musicale. I francesi, che già amanoModugno, sono completamente conquistatidalla sua interpretazione eccezionale e arriva-no a paragonarlo al loro inossidabile GilbertBécaud (Modugno, in realtà, rifiuta il con-fronto sostenendo che il collega non si possa

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considerare un attore ma semplicemente uncantante). Rinaldo in campo diventerà ancheRinaldo Dragonera per le rappresentazioni aPraga e Rinaldo Rinaldini per quelle a Mosca.Le canzoni dello spettacolo, tutte scritte daModugno su testi suoi e di Garinei eGiovannini, ottengono un enorme successo, emotivi come Orizzonti di gioia, Notte chiara, Labandiera e soprattutto Se Dio vorrà prendono avivere di vita propria. Nello spettacolo, grazieanche agli arrangiamenti di Bacalov eCiangherotti, oltre a Lu tambureddu (Pizzica,pizzica pò), una tarantella in perfetto stilesalentino, funzionano benissimo numeri comela Danza dei bastoni, Tre somari e tre briganti, can-tata da Ciccio e Franco, e la Danza dei coltelli.Visto l’alto gradimento del pubblico, la FonitCetra pubblica l’album comprensivo dellecanzoni e dei numeri orchestrali, mentreEdizioni Curci stampa lo spartito dell’interacommedia musicale nella versione per canto epianoforte. Per l’edizione discografica vieneconfermato l’intero cast, con l’orchestra diret-ta dal fidato Nello Ciangherotti e il coro diret-to da Franco Potenza.Solo nel 1988 Pietro Garinei deciderà diriproporre lo spettacolo, affidando il ruolo di

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Modugno a Massimo Ranieri, che dimostreràdi essere un Rinaldo di carattere ma resteràlontano dall’interpretazione del cantautorepugliese.Il grande successo del Rinaldo ribalta le sortidella commedia musicale: se finora G & Ghanno osato, con Modugno fanno molto dipiù, riescono a creare la prima vera operapopolare, un’impresa che non riusciva daitempi di Puccini. Non è un caso che l’operasia stata paragonata, per impatto e coerenza,a West side story, di Leonard Bernstein, che diPuccini ha assorbito la perfetta coesione tratesto e scena. Da quel 12 settembre le cosecambiano molto per i due autori italiani, iquali però probabilmente non hanno compre-so che il loro interprete perfetto, l’unico ingrado di incarnare lo spirito del musical popo-lare, è proprio Modugno: se lui fosse rimastonella compagnia, avrebbe fatto la loro grandefortuna. Invece G & G commettono un erroredi percorso. L’errore si chiama Renato Rascel.I due autori sono convinti che se metterannoinsieme Rascel e Modugno, due professionistidi grande valore, creeranno il binomio perfettoper una commedia musicale di successo, così, incollaborazione con Iaia Fiastri, scrivono Alleluja

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brava gente. L’esperimento, però, fallisce:Modugno ha un’impostazione più modernadi Rascel e soprattutto una presenza scenica dimaggiore impatto. Per la realizzazione del-l’opera viene costituita una società al venticin-que per cento tra Rascel, Modugno, Garinei eGiovannini, e ognuno dei due interpreti scrivele canzoni del proprio personaggio, il cantauto-re pugliese per quello di Ademar e l’attoreromano per Ezzelino, mentre si dividono quellecorali. Anche nella scrittura musicale si avverteuna disparità: Modugno sa dare più respiro allesue canzoni, scrive in modo più lirico, mentreRascel, che in qualche modo si è formato conGorni Kramer, è più intimista e meno portato auna scrittura d’effetto. Le canzoni più spettaco-lari sono quindi quelle corali scritte daModugno, come Gente dell’anno Mille e Lo mundoè fatto per noi, vero pezzo forte della commedia.Anche la stesura dei testi è divisa tra Iaia Fiastri,che scrive per Modugno, e Garinei eGiovannini, che realizzano il personaggio diRascel. Domenico avverte una mancanza diequilibrio tra i personaggi, pensa che il suo siameno comunicativo rispetto a quello del colle-ga. La verità, però, è un’altra: entrambi i perso-naggi sono costruiti e calibrati perfettamente

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per gli attori, il problema è che a Modugnonon piace stare in scena con l’antico rivale,quello che gli ha soffiato la vittoria del decimoFestival di Sanremo e con una canzone trop-po classica rispetto alla sua onda travolgente.Sarà lo stesso Modugno a ricordare un violen-to litigio scoppiato tra i due in seguito al qualedecide di lasciare l’impresa, rifugiandosi die-tro una lombosciatalgia improvvisamente ria-cutizzatasi. Al suo posto subentra il giovanissi-mo Gigi Proietti, fino a quel momentoimpegnato al Teatro Stabile dell’Aquila.L’ottima riuscita e il successo di pubblico diAlleluja brava gente si devono proprio alla gran-de simpatia di Proietti, che ben si combinacon il personaggio di Rascel. Le canzoni,però, non acquistano vita propria, com’erainvece avvenuto per il Rinaldo, perché nessunodei due attori è al contempo un cantanted’impatto. In seguito la Fiastri riconoscerà chese le canzoni fossero state cantate daModugno, all’epoca all’apice del successo,oggi si ricorderebbero anche le belle melodiedi Alleluja.Modugno si distacca talmente dal progettoche non vuole più sapere nulla neanche deldisco, pubblicato dalla Rca nel 1971 con tutte

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le canzoni dello spettacolo negli arrangiamen-ti di Vito Tommaso, in forza al Sistina, e natu-ralmente Nello Ciangherotti. In seguito inci-derà solo Amaro fiore mio, nel quarto volume diTutto Modugno.Alleluja brava gente sarà ripreso nel 1994 per laregia di Enzo Garinei, con Massimo Ghini nelruolo di Ademar e Rodolfo Laganà in quellodi Ezzellino, ma non avrà lo stesso impattodella prima edizione.

Gli anni del teatro

La collaborazione con Garinei e Giovanninirivela al grande pubblico il talento di Modugnoper il teatro musicale, un genere artistico che luistesso sente molto congeniale. D’altra parte ilsuo esordio teatrale è avvenuto proprio nelvarietà, nel 1954 con Controcorrente, al fianco diBice Valori e Paolo Panelli, dove ha cantato lesue canzoni in salentino. Stesso ruolo ha poiavuto nel 1956 in una delle prime riviste dacamera, Italia, sabato sera, scritta da AgostinoContariello e diretta da Franco Parenti eJacques Lecoq al Piccolo Teatro di Milano.

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Dopo lo straordinario Rinaldo in campoModugno torna a mostrare le sue doti attoria-li grazie a Eduardo De Filippo, con il qualerealizza Tommaso d’Amalfi, un testo difficile che,in modo molto intellettualizzato, raccontasotto forma di musical la storia sociale e poli-tica di Tommaso Aniello, detto Masaniello,che nel Seicento capeggiò a Napoli una rivol-ta popolare contro i funzionari spagnoli. Èuna commedia musicale in due tempi e ventiquadri inclusa nella raccolta eduardianaCantata dei giorni dispari e sicuramente scrittadall’autore con l’intento di creare un’operapopolare, così come farà con la messa inscenadell’opera lirica Napoli milionaria, dalla qualenel 1950 era già stato tratto un film con laregia dello stesso Eduardo e le musiche diNino Rota.L’allestimento della commedia è ricco e sfar-zoso; le musiche, di grande bellezza, sonoscritte da Modugno e arrangiate da LuisEnríquez Bacalov, Ennio Morricone e NelloCiangherotti. Nel cast, insieme a Modugno cisono Liana Orfei, la coppia Franco Franchi eCiccio Ingrassia, Giustino Durano, CarloTamberlani e numerosi altri interpreti per untotale di 61 personaggi. Ma il miracolo di

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Rinaldo non si ripete, e non si può ripetere per-ché De Filippo non ha la magia di Garinei eGiovannini e perché il testo non scorre lisciocome quello scritto alla perfezione intorno alsiciliano Dragonera. Al Sistina, dove la com-media musicale debutta l’8 ottobre 1963, ilsuccesso non arriva e lo spettacolo vienesmontato prima di Natale, dopo che la com-pagnia si è esibita a Milano. Ciccio Ingrassia,che ha il ruolo di Sfingione – mentre FrancoFranchi ha quello di Cacuocciolo –, ricorderàche De Filippo ha aggiunto le loro parti surichiesta di Modugno e che, poiché non sonostate scritte alla perfezione, sono riusciti adadattarvisi con una certa fatica.In verità Tommaso D’Amalfi è un musical dram-matico che si avvicina più al melodramma chealla commedia musicale. Un morto in scena,che è poi l’amato protagonista, non può susci-tare nel pubblico risate entusiastiche, ma solotristezza. Benché tutto sia perfetto e le musi-che di grande impatto emotivo, è difficile gra-dire la vista di Masaniello morto, ancor piùperché sulla scena si chiama DomenicoModugno! Sarà questa l’interpretazione dataa posteriori dell’insuccesso del Tommaso, alme-no da Franco Franchi:

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Dopo Rinaldo in campo, Modugno era convinto di esserenon solo un grande cantante, ma anche un irresistibileattore di teatro, e volle ad ogni costo realizzare uno spet-tacolo che oscurasse la fama del suo primo musical.Mise su Tommaso d’Amalfi e ne affidò la regia a EduardoDe Filippo. […] Pensai che Eduardo era un genio, mapensai che di Tommaso d’Amalfi non gliene importavaproprio niente. In realtà Eduardo diresse le prove soloper quindici giorni. Poi si stancò di tutta quella storiarecitata, ballata e cantata, prese il cappello e scompar-ve. Domenico Modugno divenne automaticamenteanche regista della commedia musicale. Doveva essereuna specie di consacrazione, e in effetti a Bari, dove lacompagnia debuttò, il successo fu caloroso, ma era ilpaese suo, era un tributo d’affetto soprattutto. Al Sistinadi Roma lo spettacolo ebbe invece un’accoglienza sologarbata. A Milano la compagnia, nella quale lavorava-no anche la Orfei e Dorelli, si sciolse. Modugno eraamareggiato perché vedeva crollare il suo sogno, si dice-va che in quell’iniziativa teatrale ci aveva rimesso quasicentottanta milioni e non poteva certo continuare abruciare il suo denaro.

Vero o falso che sia quello che affermaFranchi – Dorelli non è nel cast dello spetta-colo –, sicuramente il Tommaso precorre trop-po i tempi per poter essere compreso dal

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grande pubblico ed è l’esatto contrario del-l’opera popolare così la Garinei e Giovannini.Infine non va sottovalutato il particolare chenel 1963 Nino Taranto debutta nella rivistaMasaniello scritta da Bruno Corbucci e GianniGrimaldi.Il mancato successo non ferma Modugno, cheè legato a De Filippo fin dagli esordi, quando,nel 1951, gli ha affidato il ruolo dell’avvocatoin Filumena Marturano, e lo resterà sempre.Domenico, inoltre, continua a cantare le can-zoni dello spettacolo: nel 1964 incide per laFonit un 45 giri che contiene Tu si’ ’o mare eRisveglio e nel 1965, grazie al successo diScaramouche, incide un 45 giri con tre brani trat-ti dalla commedia musicale televisiva e Lacrimed’amore, proprio del Tommaso; infine nell’albumpiù amato da Modugno, Con l’affetto della memo-ria, è inclusa Scioscia popolo. C’è invece un unico,breve servizio televisivo che mostra la prepara-zione dello spettacolo ed è stato realizzato per larivista L’Approdo della Rai.Modugno si rifà un paio d’anni dopo. È grande,infatti, il successo televisivo di Scaramouche, chedal 9 ottobre 1965 tiene incollati agli schermi gliitaliani raccontando le avventure dello spadac-cino e attore Tiberio Fiorilli, il cui soprannome

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dà il titolo allo sceneggiato. La commedia musi-cale in cinque puntate è una geniale idea di unatriade perfetta: gli sceneggiatori Corbucci eGrimaldi (è un caso della vita che siano gli stes-si autori del Masaniello con Nino Taranto) e ilregista Daniele D’Anza. I tre hanno piena fidu-cia nell’atmosfera che si crea quandoDomenicoindossa il costume di un personaggio guasconee gentiluomo, dall’animo assolutamente roman-tico, com’è Scaramouche. E in effetti Modugnointerpreta il ruolo in modo così convincente chela sua popolarità raggiunge un livello addirittu-ra superiore a quello conquistato con Volare.Daniele D’Anza ha nelle mani la magia dellosceneggiato televisivo, in ogni produzione rie-sce a creare una perfetta mistura di successoda feuilleton e grande opera intellettuale; èstato lui a regalare alla televisione italianacapolavori mai eguagliati come appuntoScaramouche e, successivamente, Il segno delcomando e L’amaro caso della baronessa di Carini.Modugno fa rivivere Tiberio Fiorilli, attorenapoletano del XVII secolo, con grande poe-ticità. Le canzoni che scrive registrano un ele-vatissimo gradimento e il 45 giri ufficiale dellaCurci, con le stupende ’Nnammurato ’e te eL’avventura riesce a rimuovere la delusione per

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la scarsa popolarità delle musiche del Tommasod’Amalfi. Il cast è molto forte: oltre aModugno, comprende Carla Gravina, dal-l’eterea bellezza ed estremamente dolce,Liana Orfei e Raffaella Carrà; nei ruolimaschili ci sono invece Stefano Satta Flores,Enzo Garinei e Umberto Spadaro. I costumi,di impressionante effetto realistico, sono rea-lizzati da Danilo Donati, mentre le scenogra-fie sono di Sergio Palmieri e le coreografie diLisa Geert. L’autore degli arrangiamenti èNello Ciangherotti, il direttore d’orchestra èFranco Pisano, mentre il coro è I 4 + 4 diNora Orlandi.Modugno apre così la strada alla commediamusicale televisiva con un personaggio che con-tribuisce ad aumentare la sua popolarità, cosache gli tornerà utile soprattutto per le gare tele-visive come Canzonissima. Già nel 1965, inoltre,grazie alla grande notorietà acquisita intrapren-de la strada del teatro drammatico partecipan-do a L’isola delle capre, un dramma tratto dal testoDelitto all’isola delle capre di Ugo Betti, autore giàaffrontato nel 1956 con Il diluvio sotto la regia diFranco Enriquez. Lo spettacolo è diretto daAlberto Ruggero, un regista di cui si sono persele tracce e che probabilmente è stato collega di

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Modugno al Centro Sperimentale diCinematografia. La prima si tiene al Teatrodelle Arti di Roma: sul palco ci sono AdrianaAsti, Edmonda Aldini, Edda Albertini e LuisaRossi, ma non conosciamo la qualità dellamessa in scena perché è difficile rintracciaredocumenti che ne abbiano conservato lamemoria.Tre anni dopo, nel 1968, è motivo di grandeorgoglio per Modugno l’interpretazione di Liolàdi Luigi Pirandello, sotto la direzione di GiorgioProsperi, che tra l’altro è stato cosceneggiatoredel film Lazzarella. Fanno parte del cast GiusiRaspani Dandolo, Isa Danieli, Nuccia Fumo eLaura Ambesi, e la produzione è della Plexus Tdi Lucio Ardenzi.Il debutto avviene nel mese di luglio e, casoabbastanza raro per un dramma non classico,nell’antico teatro greco di Segesta, quindi passaa quello di Ostia Antica e inizia una lunga tour-née che lo vedrà all’Alfieri di Torino,all’Argentina di Roma, al Nuovo di Milano e indiversi teatri di provincia. Ovunque vada, Liolàè un successo, Modugno sa di essersi ritagliatoancora una volta un personaggio alla sua altez-za. Di lui proprio il regista Giorgio Prosperi hadato la migliore definizione, facendo quasi un

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ritratto dell’interprete: «La condizione di Liolàè la condizione dell’artista, che fa vivere gli altrie soffre e gode del proprio disimpegno». È vero,infatti, che Modugno si sente sempre calato nelruolo dell’attore impegnato a dare e non riescea distaccarsi dalla vita artistica senza soffrire.Modugno – forse non a tutti è noto – si è ancheoccupato delle musiche e delle canzoni di Liolà,traendole probabilmente dal repertorio insalentino, come nel caso di Ventu d’estati; forseproprio perché non sono pezzi originali decidedi non inserirne nessuno nell’album DomenicoModugno del 1968.Sorte diversa tocca alla commedia Mi è cascatauna ragazza nel piatto (1969), di Terence Frisby,con la regia di William Franklyn e un cast cheinclude Paola Quattrini, Enrica Bonaccorti,Mimmo Craig. Per questo lavoro Domenicoscrive una sola canzone, Simpatia, che incide sullato B del grande successo Come hai fatto.Nel 1971 Modugno torna a collaborare conLucio Ardenzi, che da produttore si trasformain regista e lo vuole per la commedia Non sve-gliate la signora di Jean Anouilh, insieme a PaolaBorboni, che Domenico ha già incontrato nel1958 sul palco de La rosa di Zolfo, sempre diret-to da Ardenzi.

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Purtroppo le uniche testimonianze di questeproduzioni sono gli articoli della stampa nazio-nale. Per quanto si tratti di lavori di non eccezio-nale bellezza, essi permettono a Modugno diprendere confidenza con la prosa e prepararsi ainterpretare Mackie Messer ne L’opera da tre soldidiretta da Giorgio Strehler.

Da un Sanremo all’altro

Sconfitto da Rascel con la sua Romantica al deci-mo Festival di Sanremo, nel 1960, Modugno sidedica con passione al teatro musicale e allaproduzione discografica, e si prende la rivincitaincidendo subito un nuovo album con la Fonit,Modugno (1961). Nel frattempo Alida Chelli inci-de Dalla mia finestra sul cortile e Jula De Palma Nelblu dipinto di blu, che verrà ripresa l’anno dopoanche da Caterina Valente.Nello stesso 1961 Modugno rinuncia aSanremo sia per l’incidente alla gamba che peril Rinaldo in campo di Garinei e Giovannini, mal’anno dopo è convinto di poter tornare a vince-re e lega alleanza con il nemico di sempre,Claudio Villa. Che fossero nemici in realtà è

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una leggenda; di sicuro i due si stimavano e sitemevano allo stesso tempo, sapevano di esse-re rivali ma anche di combattere per lo stessointeresse: la passione per la vittoria.Rispetto al 1958 molte cose erano cambiate aSanremo, e cambiano ancora, e soprattutto,quando Gianni Ravera ne assume la direzio-ne artistica. Per la dodicesima edizione ilneo-patron pensa di aumentare il numerodelle canzoni in gara e decide di spostare ladata di inizio dell’evento da fine gennaioall’8 febbraio. La formula è ghiotta, e anchese le possibilità di vincere diminuiscono iconcorrenti non demordono.Se l’anno prima la vera bomba era stataVentiquattromila baci di Adriano Celentanol’edizione 1962 del Festival si assesta sul clas-sico. Proprio Addio… addio… (con testo diModugno e Migliacci), che vince senza mezzitermini, riafferma la tradizione, mentre lamusica di Modugno, perfetta per il reuccio, hadalla sua la freschezza di un autore che oscil-la fra il melodramma e la modernità.Addio… addio… trionfa su una canzone chenon eccelle in bellezza come Tango italiano,scritta da Pallesi e Malgoni e interpretata daun sempreverde Sergio Bruni e da Milva,

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appena esplosa tra i grandi della musica, chenon perdonerà facilmente a Modugnol’usurpata vittoria. Terza si classifica un’altracanzone di luoghi comuni, Gondolì gondolà, chenonostante sia stata scritta da RenatoCarosone con il fido Nisa non riesce a spicca-re il volo. Chi invece colpisce nel segno e scon-figge nelle vendite gli illustri colleghi è TonyRenis, che si piazza al quarto posto conQuando quando quando, colonna sonora del-l’estate successiva.Per la cronaca ricordiamo che a Sanremo si èpresentato anche Gino Bramieri con duedivertenti canzoni, Pesca tu che pesco anch’io(Cherubini-Di Lazzaro) e Lui andava a cavallo(Ravasini con Nisa), mentre Johnny Dorelli siè proposto per una sporadica incursione nelmondo autoriale firmando Buongiorno amore(scritta con Panzeri).Naturalmente fra Modugno e Villa non èvita facile: nel corso delle giornate viene agalla tutto il nervosismo dell’esibizione, equando, per un caso del destino, la commis-sione responsabile dell’eurovisione decide ditrasmettere la versione di Addio… addio... canta-ta da Villa, Modugno, che rivendica il titolo diautore della canzone, non gradisce la scelta.

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Tanta è la collera che minaccia di non presen-tarsi alla finale (cosa che ha già lasciato credere,presentandosi all’ultimo momento, nel 1960).Gli ingredienti sono perfetti per far riempireai cronisti le pagine dei rotocalchi, e sarebbeperfetto se Modugno desse forfait, cosa cheperò non succede e che decreta la definitivavittoria della dodicesima edizione di Sanremo.Non c’è tempo per fermarsi: la sicurezzadella vittoria dà a Modugno la forza di crea-re nuovi progetti.Se il Rinaldo aveva riacceso il sacro fuoco dellarecitazione l’amico Pazzaglia, dopo averglicreato un ruolo davvero ad hoc di mafioso clau-dicante in L’onorata società (1961), lo coadiuvanell’ambizioso Tutto è musica, l’unico film giratoe interpretato da Modugno. Ad aiutarlo nellasceneggiatura ci pensano Tonino Valerii eFranco Migliacci, ma, nonostante tutto, quelloche doveva essere un film musicale, quasi undocumentario autocelebrativo, non funziona néottiene il successo sperato. Tutto è musica è perfet-to per i tantissimi fan di Modugno ma non perla critica, che lo accoglie con molta leggerezza elo critica per la mancanza di coerenza, soprat-tutto nel montaggio e nella rappresentazionedelle canzoni.

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Modugno in realtà è andato oltre, e spintodalla passione ha cercato di creare, attraver-so i suoi pezzi, un percorso quasi didattico diconoscenza della settima arte facendo esem-pi e intervistando i passanti, o recitando iversi di Salvatore Di Giacomo. L’investi-mento è stato grande e la Fonit pubblica nel-l’estate del 1963 l’album della colonna sono-ra, che oltre ai grandi successi sanremesipropone il twist Selene (con un testo «futuristi-co»), Sole sole sole, Una testa piena di sogni (cheaveva già cantato in Esterina) e gli ineditiLettera di un soldato e Io peccatore, che non sonopresenti nel film.Il grande valore di Tutto è musica è innanzitut-to nella novità dell’idea, con un cantante chedecide di produrre se stesso mettendo apunto un progetto eccezionale, che nessuncollega sarebbe riuscito a eguagliare primadel Ciao nì! di Renato Zero, alla fine deglianni Settanta; in secondo luogo, Tutto è musi-ca costituisce il primo esempio di colonnasonora scritta da un cantautore pubblicata suLP. Quasi contemporaneamente Gino Paolie Luigi Tenco faranno la stessa cosa, lavoran-do però solo su canzoni originali.Con questo film Modugno prenderà le

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distanze dai set cinematografici, e nel tempole sue apparizioni saranno molto diradate.Il 18 dicembre 1963 esce per la FonitModugnosiciliano, in cui ripropone molte canzoni delprimo periodo, già edite dalla Rca, registran-dole sempre con il solo accompagnamentodella chitarra, e include un brano che avevainserito ne L’onorata società di Pazzaglia, Mafia,unico, tra quelli compresi nell’album, maipubblicato prima su LP.L’anno dopo ritenta Sanremo con una can-zone che non ha né la tempra né la qualitàcreativa delle precedenti. Il tango Che me neimporta… a me (che diventerà in seguito Iltango di Armando) non riesce a tenere testaall’esordiente Gigliola Cinquetti, candidata allavittoria con una canzone strappalacrime comeNon ho l’età, scritta dall’inossidabile coppiaPanzeri-Nisa.Alla quattordicesima edizione prendono parteanche Gino Paoli, che riesce a strappare il quar-to posto con Ieri ho incontrato mia madre, e GiorgioGaber, la cui Così felice non entra in finale.Particolarità del Festival del 1964 è – tra lealtre – la presenza di una canzone che sban-cherà i jukebox estivi, Una lacrima sul viso, verahit di Bobby Solo che si piazza dodicesima

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dietro a Un bacio piccolissimo, altro grande suc-cesso. È un Festival importante, che incoronauna canzone romantica classica come quelladella Cinquetti e al tempo stesso premia ilmodernismo strappalacrime italoamericanodi Bobby Solo. Modugno si classifica secondoassieme a Frankie Lane, ed è la prima voltache non intuisce che il tempo è cambiato, econ esso la musica.La rivincita arriva con il Festival di Napoli,per la cui edizione del 1957 aveva affidatoLazzarella ad Aurelio Fierro, che si era classifi-cato secondo. Tu si’ ’na cosa grande, a fianco diOrnella Vanoni, segna un grande cambia-mento nella melodia napoletana e apre lastrada al rinnovamento. Il 25 settembre 1964la Fonit Cetra pubblica Modugno, ancora unaraccolta su 45 giri di canzoni già note: Tu si’’na cosa grande, Che me ne importa… a me e Lamamma (la cui musica è di Charles Aznavour)sono gli unici inediti.Il successo di Modugno è in fase calante, e lasua difficoltà è proprio nel riuscire a nonfarsi travolgere dall’imponente ondata dirinnovamento musicale che l’Italia sta viven-do. Non la coglie, o forse ha semplicementebisogno di prendere tempo, di ricostruire la

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sua idea di musica e di spettacolo. In questianni alcune sue attività rallentano, diminui-scono i concerti e le partecipazioni cinemato-grafiche. Come abbiamo visto, dopo il gran-dioso successo di Rinaldo in campo è più chealtro la commedia musicale a interessarlo.Rimane sempre Sanremo, però, per il ritor-no al successo, o almeno a quella strana illu-sione che ogni volta si ricrea nel suo animo.Dopo Che me ne importa… a me (che dalla suaaveva l’intuizione ritmica a dispetto dellamassa d’archi dell’orchestra) Modugno pro-pone per l’edizione 1965 una canzone moltosignificativa e teatrale, Un pagliaccio in paradi-so, che però non supera la barriera dellacommissione selezionatrice.Inossidabile come sempre, o almeno così appa-re, Modugno non sente venire meno la suavoglia di scrivere canzoni e di lanciarle sul mer-cato; in quello stesso anno cambia nuovamentecasa discografica e lascia la Fonit Cetra per laCurci di Gramitto Ricci, che aveva fra le sue eti-chette anche la Carosello. Con l’editrice mila-neseModugno firmerà un contratto che lo terràimpegnato fino al 1967, salvo poi ritornarvi perun breve periodo nel 1975.Nel corso del primo anno con la Curci

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Modugno compone e incide parecchie canzoniche non hanno grande fortuna: a parte Unpagliaccio in paradiso e Come si fa a non volerti benescrive Una tromba d’argento, 18 agosto, Vieni viaamico mio e Ditele che sono felice, opere di cui nonc’è mai stata una ripresa, nemmeno su cd.Deciso a non accettare un’ulteriore sconfittasanremese si allea con Gigliola Cinquetti e sipresenta con un brano assolutamente romanti-co che inaugura il filone delle canzoni recitate(anche se già in Piove erano presenti elementiteatrali).Dio, come ti amo è perfetta per il Festival chepiace agli italiani, e infatti vince la sedicesimaedizione battendo Caterina Caselli e la suaNessuno mi può giudicare.È l’anno dei grandi rifiuti sanremesi: canzonicome Paff… bum di Lucio Dalla, La carta vincentedi Gino Paoli e soprattutto Il ragazzo della viaGluck di Adriano Celentano non arrivano nean-che in finale, segno che il Festival era appannag-gio degli italiani più tradizionalisti, mentre i piùgiovani e modernisti cantavano le canzoni delmolleggiato o del clarinettista bolognese.Per Modugno quella del 1966 sarà l’ultimavittoria al Festival, e nulla potrà control’ondata della nuova canzone. Peccato, perché

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Sopra i tetti azzurri del mio pazzo amore (su testo diVito Pallavicini), il brano che presenta l’annodopo, è un lavoro bello e interessante, partico-lare già dall’incipit e composto in un insolitotempo di 12/8. Modugno utilizza la stessaidea strutturale di Tu si’ ’na cosa grande, elimi-nando l’introduzione e facendo della canzoneun unico pezzo, senza strofa e ritornello. Anchequesta è una novità della sua scrittura chepochi hanno colto, così come era passata inos-servata la differenziazione tra la musica inminore e il testo assolutamente felice e positivodi Dio, come ti amo.Il ricordo di Sopra i tetti azzurri del mio pazzo amoresi lega, tra l’altro, a quello delle vicissitudini pertrovare il secondo interprete: all’inizio vienescelto il francese Christophe (all’epoca famosoanche in Italia per Les marionettes e Aline), manelle prove sembra poco attento alla memoriz-zazione del testo. Modugno si rifiuta di farecoppia con lui e gli preferirebbe CarmeloPagano, giovane scoperta di Teddy Reno. Loscambio non è possibile, e la SAAR, che avevapresentato Christophe, per non essere esclusapropone Giuseppe Gidiuli, leccese e famoso peraver partecipato al Cantagiro del 1965.Niente di fatto. La canzone viene eliminata

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subito in un ambiente surriscaldato anchedalla vicenda di Luigi Tenco, vittima con Ciaoamore, ciao dello stesso destino di Modugno edelle conseguenze che hanno fatto la storia delSanremo di quell’anno e non solo. La dicias-settesima edizione la vincono Claudio Villa eIva Zanicchi con Non pensare a me, seguita dalritmo estivo di Quando dico che ti amo (AnnaritaSpinaci e Les Surfs) e da Proposta, presentatadai Giganti e The Bachelors (l’unico veroesempio di innovazione che forse doveva ser-vire a riparare al gesto di Tenco).Giuseppe Gidiuli fa appena in tempo a incide-re il suo 45 giri per la Jolly che non avrà più lafortuna di fare il cantante. Modugno, che hasubito il primo vero smacco dal Festival, nonaccetta la sconfitta e si rifugia sul set del filmTre morsi nella mela di Alvin Ganzer (di cui si èpersa la memoria) e nella produzione di Liolà.La Curci stampa l’album Modugno, ulterioreraccolta necessaria per dare alla nuova etichet-ta nuove versioni dei vecchi successi, ma il verocoup de foudre è la partecipazione all’episodioCosa sono le nuvole di Pier Paolo Pasolini nel filma sei mani Capriccio all’italiana (1968).L’esperienza con il regista e poeta friulanoera iniziata già nel 1966, quando Modugno

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aveva cantato i titoli di testa di Uccellacci e uccel-lini, unico tentativo di mettere in musica –scritta da Morricone – i credit di un film. PerCosa sono le nuvoleModugno compone le musi-che, interpreta il ruolo dello spazzino e soprat-tutto crea una delle canzoni più belle del suorepertorio, che porta il titolo del film.Corredato da un testo di Pasolini (che avevamesso assieme alcuni versi dall’Otello diShakespeare), il brano porta a Modugno verae propria linfa vitale e lo innalza al rango diinterprete e autore di grande interesse: persi-no i critici lo ammirano per questa prova digrande generosità e professionalità.La fortuna non lo abbandona neanche nellevendite, e se Sopra i tetti azzurri del mio pazzoamore era stata un vero flop sorte ben diversatocca a Meraviglioso, scritta con Pazzaglia ecampione d’incassi nel 1968. La canzone,curiosamente, viene scartata dalla commis-sione selezionatrice di Sanremo (la stessa cheaveva accettato Sopra i tetti azzurri), ma gli ita-liani la faranno propria per la grande forzad’animo che riesce a trasmettere, sia grazie atesto e musica che per l’interpretazione, moltosentita: Modugno riesce a rimanere ancorauna volta in sella e a regalare al pubblico la

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dolcezza dei sogni e la tenerezza della vita.Al Sanremo del 1968, comunque, partecipaugualmente come interprete a fianco di TonyRenis, che propone la sua (e poco appetibile) Ilposto mio, destinata a non arrivare neanche infinale. Vincerà Canzone per te, di Sergio Endrigo.Lentamente i costumi stanno mutando anche aSanremo, e Modugno si ripresenta solo nel1971 – l’anno dell’exploit di Lucio Dalla, terzocon 4 marzo ’43 – insieme a Carmen Villani. Lasua Come stai?, scritta con RiccardoPazzaglia, finisce al sesto posto, e questopiazzamento gli rende la felicità di salire aipiani alti del Festival.Modugno partecipa ancora nel 1972 con Uncalcio alla città, canzone modernista ed ecolo-gista «d’impegno», come si definiva all’epo-ca, non in grado, però, di scalfire il romanti-co cuore degli italiani, che premiano ancorauna volta Nicola Di Bari (che l’anno prece-dente aveva vinto con Il cuore è uno zingaro),Peppino Gagliardi e Nada. MimmoModugno si classifica all’ultimo posto.Chiuderà nel 1974 la serie delle sue presenzefestivaliere con Questa è la mia vita, scritta conLuciano Beretta e Elide Suligoj, secondo apari merito in un’edizione che prevede la

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comunicazione della sola canzone vincitricee nessuna classifica finale.Ritornerà a Sanremo da superospite nel 1976– quando con la sola chitarra presenterà unmedley dei suoi successi e la hit del momento,Il maestro di violino – e l’anno successivo con Ilvecchietto. Sarà il suo manager di sempre, poi,Adriano Aragozzini, ad affidargli nel 1990 laversione di Volare scelta come sigla del Festival.

La ricerca della popolarità

Domenico Modugno ha sempre cercato dinon essere dimenticato dal suo amatissimopubblico. La sua opera è stata costantementeal centro dell’attenzione, ma non altrettantocostantemente la critica si è resa conto dellagrande popolarità che riusciva a riscuotere lacarica umana che traspariva da ogni suanuova canzone.Per rimanere a galla, soprattutto tra gli anniSessanta e Settanta, quelli della contestazione,Modugno riesce a reinventarsi, a risorgeredalle proprie ceneri per creare qualcosa dinuovo che lo faccia star bene con il suo perso-

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naggio pubblico e con quello privato. È cosìche già nel 1967, in piena crisi discografica,dopo essere stato escluso da Sanremo riesce asfondare con una canzone d’autore – giudica-ta troppo populista – come Meraviglioso, cheben si piazza nella gara televisiva Partitissima eil cui 45 giri, uscito nel 1968 per Rca vendecon grandiosi risultati ed entra in hit parade(ottavo posto in quattro settimane).Di sicuro il passaggio alla major americana gliregala un nuovo entusiasmo dopo lo scarso suc-cesso del 33 giri Curci Modugno, che non avevacolpito particolarmente il pubblico: l’etichettamilanese non badava tanto alla sostanza deglialbum, quanto a realizzare antologie di singoligià conosciuti, come era di prassi.Sulla scia di Meraviglioso la Rca chiede aModugno ancora una compilation, DomenicoModugno, che è una rivisitazione del primorepertorio, quello Fonit; in particolare,Modugno reincide la stupenda Notte di lunacalante, la prima canzone a fondere scritturapopolare e testo poetico.Se Meraviglioso è la canzone dell’amore per lavita, che tanto unisce nel gusto il pubblico italia-no, Come hai fatto colpisce invece per il profondosentimento delle parole e per l’interpretazione

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da provetto attore drammatico. A veicolarnela popolarità ci pensa la Rai, che riproponenel corso delle varie puntate di Canzonissima1970 una sfida che consente a Modugno diaggiudicarsi 418.000 cartoline e rientrare inclassifica per ben sette settimane al terzoposto con il 45 giri.Non contento di aver raggiunto un buon risul-tato ci riprova con una canzone drammatica eromantica insieme come La lontananza, scrittasu un testo di Enrica Bonaccorti e contraddi-stinta da un’incredibile carica emotiva (sipensi solo al suono della sirena, quasi leitmo-tiv della canzone). Il successo è tale da consen-tire alla canzone di rimanere per 21 settimaneal primo posto nell’hit parade.La Rca dà carta bianca a Modugno, che final-mente riesce a conquistare lo spazio per elabo-rare un album che sia traccia del passato e sicu-ro capolavoro, Con l’affetto della memoria (1971).Prima di arrivarci incide Domenico Modugno, unaraccolta ben studiata, con singoli ormai notissi-mi – La lontananza, Come hai fatto – e la partico-larità di Ricordando con tenerezza, canzone ricer-cata e di grande poesia già apprezzata allaMostra Internazionale di Musica Leggera del1969, viaggio autobiografico che riporta la

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memoria dell’autore al paese materno. Ilsecondo lato del 33 giri è invece il primo tenta-tivo di dare una nuova veste alle prime canzo-ni come Magaria, Ninna nanna o Il cavallo ciecodella miniera, arrangiate da Guido e MaurizioDe Angelis. È quindi grazie a Con l’affetto dellamemoria che riesce a realizzare il vero concept-album, sicuramente uno dei primi tentativi diuna ricerca condotta generalmente dai gruppiprogressive, inglesi e poi italiani. Partendo dagliinediti Vendemmia giorno e notte e soprattutto daAmara terra mia, Modugno tesse la tela della suapersonale storia musicale, risalendo alle radicidel suo amore per una terra eccezionale, unica,che terrà sempre nel suo animo. Non è un casoche in un album così sofferto Modugno vogliarecuperare il senso della perdita di un grandelavoro come Tommaso d’Amalfi, da cui traeScioscia popolo. L’amarezza dei ricordi si esternain Frasulinu, una sorta di Vecchio frack che narradi San Pietro Vernotico e della diversità,espressa con dolcezza nella frase «Io sonouna lampadina, accendimi» che il bizzarropersonaggio del paese da cui la canzoneprende il titolo gridava continuamente.Il disco, curato negli arrangiamenti da PieroPintucci e da Gianni Oddi, non raggiunge i

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risultati che l’autore sperava, sia in termini divendite che di critica: solo Amara terra mia, scel-ta come sigla finale dello sceneggiato RaiNessuno deve sapere, avrà un discreto successo.Oggi, però, possiamo ben dire che Con l’affettodella memoria è un disco coraggioso, che purnon rilanciando Modugno in termini di popo-larità lo proietta a pieno titolo nell’olimpodella grande musica.È la sua innata dote di chanteur, di attore cheusa la voce come espressione delle proprieemozioni che porta Gilbert Bécaud a dichia-rare: «Se Modugno fosse nato in Franciasarebbe onorato e glorificato fino agli ottan-t’anni come Maurice Chevalier». Il cantau-tore pugliese era decisamente ammiratooltralpe, tanto che Mireille Mathieu, peresempio, si era appropriata con successo diMeraviglioso.In Italia, invece, fa fatica a tenere il passo, ela profetica frase di Bécaud non trova granderiscontro in un popolo sempre pronto adimenticare. Non poco influisce l’avvento delcitato progressive, che trova proprio nel mer-cato discografico italiano un ottimo bacinodi produzione. La ricercatezza dei gruppiunisce i vari linguaggi d’autore mettendo

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apparentemente in ombra le altre espressionileggere e i loro esponenti, nessuno dei qualiuscirà indenne: la popolarità è condizionatadalle scelte dei giovani, che preferiscono senzadubbio gruppi come la PFM (PremiataForneria Marconi), Il Rovescio della Meda-glia, i New Trolls.Di fronte a quest’ondata new english Mo-dugno non reagisce positivamente, e anzitende a chiudersi e a realizzare lavori chesembrano poco attuali, così come potevanosuonare a un orecchio critico le canzoni diCon l’affetto della memoria.Nel 1971 Modugno partecipa senza grandesuccesso a Canzonissima, condotta daRaffaella Carrà, con la canzone Dopo lei, chela Rca lancia come lato A della nuova inci-sione di Meraviglioso. Fra giugno e agosto1972 esce invece Tutto Modugno, una raccoltain 6 LP delle sue canzoni più significative, dalprimo periodo fino alle più recenti, che costi-tuisce la prima vera antologia della storiadella discografia italiana. Con un nuovosound e la chitarra di Silvano Chimenti alcu-ne vecchie canzoni rivivono, mutando defini-tivamente anche nel titolo (Il cavallo cieco dellaminiera da Cavaddu cecu de la minera, Gatto nero

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da Misciu niuru, Lu grillu e la luna, che era Lugrillu ’nnammuratu, e così via). L’unico ineditoè Non piangere Maria.Nel 1973 la Rai esclude Modugno dalla parte-cipazione alla Gondola d’oro perché la canzoneL’anniversario non è in linea con quanto dettatodalle buone norme della televisione di Stato,soprattutto dopo la denuncia a opera delpatriarca di Venezia. La canzone scritta conIaia Fiastri, infatti, affronta lo spinoso proble-ma della convivenza di coppia, e Modugnodecide di scendere in campo per difendere undiritto così come aveva già fatto a Sanremo conUn calcio alla città e così come farà in seguito conA casa torneremo insieme o Il vecchietto. Nonostantetutte le possibili censure L’anniversario diventasimbolo presso il PSI della battaglia per ildivorzio, tanto che è il partito stesso a promuo-verne la pubblicazione. Senza contare che, inbarba alla commissione Rai, nello stesso 1973la canzone viene accettata all’Eurofestival inrappresentanza dell’Italia.In questo periodo Modugno ha particolar-mente a cuore la produzione discografica e sidedica ancora a un concept-album, superioreper inventiva e qualità artistica a Con l’affettodella memoria. Con Il mio cavallo bianco, sempre

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del 1973, Modugno lascia il suo testamentod’autore creando un’opera di profonda inti-mità e poesia. È sicuramente il suo lavoro piùsofferto e sentito, in cui riesce a fondere ricer-catezza testuale e musicale.La canzone che meglio si colloca nella hit para-de è sicuramente L’anniversario, mentre il riferi-mento a L’opera da tre soldi – che lo ha appenariportato sulla scena con grande fermezza epartecipazione – è testimoniato da MackieMesser (Moritat). Per non parlare di E Dio creò ladonna e di Noi lo chiamavamo amore. Due, però,sono le canzoni che scendono nel fondo del-l’anima come mai era successo in passato: laprima, riproposta, è Un pagliaccio in paradiso, unasorta di metafora del mondo civile confrontatacon l’irregolarità di una figura mitica che ricor-re spesso nelle creazioni di Modugno, mentre laseconda, Cavallo bianco, è memoria del vissutoche torna, vera dichiarazione d’amore alla vitaattraverso la morte, percorso quasi amniotico epersonale di recupero della propria terra, delleproprie origini. In questa canzone riversa tuttoil dolore e la felicità di esserci, di ritrovare ilpadre, che se ne era andato per sua volontà, e lamadre, tante volte al centro delle sue canzonie delle sue interpretazioni.

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È la canzone più vissuta e personale diModugno, e in particolare dell’ultimoModugno, che ha smesso i panni di chi corredietro alla notorietà e alla vitalità dello spetta-colo per dedicarsi a una ricerca interioremolto ricca di sentimenti.Come sempre succede nella vita artistica diDomenico Modugno, un grande dolore vieneaccantonato e mai recuperato: il disco nonottiene il riscontro cercato e Cavallo bianco,come gran parte delle canzoni de Il mio cavallobianco finisce nel dimenticatoio. Sopravvivonosolo L’anniversario e Un pagliaccio in paradiso,ovvero la tesi e l’antitesi di un grandissimoprogetto troppo contemporaneo per poteressere capito e sostenuto dalla casa discograficae dagli addetti ai lavori.Nello stesso periodo Modugno partecipa senzatroppo successo a Senza rete proponendo Questaè la mia vita, lanciata come lato A di Cavallo bian-co (a sua volta ancora lato B de L’avventura).Nell’autunno del 1974 viene insignito delprimo Premio Tenco che la lungimiranza diAmilcare Rambaldi, fondatore del ClubTenco, un gruppo di giovani critici musicali eoperatori, fra cui Enrico De Angelis, decide diassegnare al padre di tutti i cantautori, al padre

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della musica che parla all’anima. Modugno èrincuorato da questo riconoscimento, che pre-mia gli sforzi fatti in tanti anni per esaltare laqualità della musica, la ricercatezza e l’unicitàdi essere autore e interprete.Il Premio Tenco però non basta a farlo tornarein sella. Dopo aver consegnato alla storial’album più sofferto decide di cambiare nuova-mente rotta e di sfondare nel cuore popolaredegli italiani proponendo nel 1975 Le telephonepleure, successo francese che in Italia diventaPiange… il telefono. Rescisso il contratto con laRca, incapace di promuovere con i giusti mezziIl mio cavallo bianco, l’LP esce per la Carosello,etichetta della Curci. L’album Piange… il telefo-no e le più belle canzoni di Domenico Modugno, chegiustamente serve a rimpinguare le casse dellacasa editrice milanese, è una raccolta che inclu-de i grandi successi del passato, da ’U pisci spadaa Dio, come ti amo, passando naturalmente perNel blu dipinto di blu e L’avventura e contando lacuriosa presenza di Cosa sono le nuvole, che pocoha a che fare con la saga del luogo comune.Piange… il telefono, che ispira anche l’omonimofilm diretto da Lucio De Caro nello stessoanno, fa ricorso a quell’affermato modus dellacanzone recitata che Modugno aveva appreso

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dai francesi per poi importarlo in Italia, e senon unisce la critica per tutta una serie dimotivi legati soprattutto alla scelta artisticariesce invece a conquistare il pubblico, lan-ciando tra l’altro la bambina che risponde altelefono, Francesca Guadagno.Di altra levatura è senz’altro Il maestro di violi-no, che Pippo Caruso scrive su misura perModugno e che diventa ancora una volta ungrandissimo successo, l’ultimo. Caruso lavorasu un motivo che possa essere sì d’impatto, macon radici musicali che ricalchino in qualchemodo la canzone drammatica. L’uso dellenote cantate, l’esplosione del sentimentod’amore e la dichiarazione da parte della gio-vane musicista fanno de Il maestro di violino unvero must del pop italiano.Dalla collaborazione con Pippo Caruso nasceL’anniversario, un disco particolare soprattuttoper la presenza di alcune cover di canzonifrancesi come Processo all’amore (Le procès) oMiafiglia (La confidence). Il titolo è riferito ovviamen-te alla canzone scritta con la Fiastri, ma i branipiù belli sono quelli usciti dalla penna diCaruso, che firma, oltre alla hit Il maestro di vio-lino, La porta chiusa (composta assieme aPazzaglia), di fatto una risposta a L’anniversario

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con un testo, però, sull’abbandono e il ricono-scersi in una vita non vissuta.È una storia d’amore ritrovato anche Tanti annifa, che Modugno scrive con Bruno Lauzi, men-tre Domenica – perfetta come sigla di Un colpo difortuna, varietà condotto da Pippo Baudo nelcontenitore di Domenica In, sempre nel 1975 –esce come lato B del 45 giri del grande lanciode Il maestro di violino.A questo punto della carriera, dopo il rinnova-to successo discografico le passioni diDomenico Modugno si concentrano sul teatroe soprattutto sulla televisione. Il contatto con lamusica lo mantiene con i concerti, durante iquali si dà senza mezzi termini e proponeesibizioni cariche di emozioni. Per il resto èricercatissimo all’estero: con il fidoAragozzini riesce sempre a strappare il tuttoesaurito, e l’enorme successo è testimoniatodalle tante edizioni discografiche stranierecome Mi caballo blanco, stampa spagnola di Ilmio cavallo bianco, o il 45 giri tedesco Da weintdas Telefon – Ciao ciao bambina, gli argentiniModugno e Processo all’amore e il brasilianoDomenico Modugno.Modugno non si ferma, e si spende sempre siaper dare al pubblico il suo essere più vero e

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istrionico sia per la grande paura di esseredimenticato. Come perfetta chiusura del perio-do «melodrammatico» delle sue canzoni nel1976 accetta il ruolo di protagonista nel film diGiovanni Fago Il maestro di violino, tratto dallahit che lo vede nei panni di un attempato eavventuriero professore di conservatorio (si pre-sume quello di Perugia) che dopo una vita pas-sata a cercare l’amore lo trova in una sua gio-vane e ricca allieva: un vero cult le cui musichenon portano la firma né di Modugno né diCaruso, bensì di Bruno Nicolai.Nel 1977 si esibisce alla Bussola di Viareggio,dove dall’inizio della sua carriera torna spessograzie all’affabilità e al ricordo di uno dei pri-missimi assegni da 150.000 lire del patronSergio Bernardini. È un’occasione specialequella del 3 settembre 1977, perché per laprima volta in vita sua Modugno decide direalizzare un LP live, l’unico ufficiale della suacarriera. La Carosello registra il concerto erealizza Dal vivo alla Bussola Domani, terzultimoalbum della sua storia e grandissimo successo,soprattutto perché, come mai in precedenza,si sente il pubblico del locale che reclama,acclama e osanna uno dei pochi esecutori chesa interpretarne le passioni.

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Il live è una raccolta di grandi successi con lasola curiosità di un inedito, Nessuna donna almondo, originariamente interpretata da ShirleyBassey. Interessante è la presenza di una canzo-ne come La gabbia, scritta nei primissimi anniSettanta assieme a Pazzaglia e pubblicata senzagrande successo, mentre più prevedibile è quel-la dell’ultima hit (uscita solo su 45 giri) Il vec-chietto, brano di denuncia sul problema dell’ab-bandono degli anziani ironicamente sostenutoda un ritmo allegro. La stessa denunciaModugno la propone dal grande palco delFestival di Sanremo, cui partecipa come ospite.Da sottolineare come nel live Modugno inci-da A casa torneremo insieme, di quello stessoanno, che sottolinea ancora una volta il rap-porto familiare ed è significativa della maturi-tà creativa del suo autore.Ricordiamo infine il 45 giri del 1978 ’Na bbellamalatia – Cucciola e la delicata Giorno per giorno,incisa nel 1979.Il grande pubblico, quello delle occasioniimportanti, ritroverà Modugno nell’ultimagrande produzione, il Cyrano rivisto assieme aPazzaglia.

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Cyrano, Strehler e la televisione

È risaputo come Modugno amasse recitarepiù che cantare, e questa grande passione neltempo lo ha portato ad accettare, fra cinema,teatro e televisione, ruoli non sempre eccezio-nali. Eppure, già dai tempi de La rosa di zolfo,messo in scena subito dopo la vittoria alFestival del 1958, la critica lo apprezza, tantoche uno spettatore d’eccezione comeSalvatore Quasimodo lo definisce ottimo atto-re prima ancora che diventino amici e cheModugno musichi due sue poesie.Nel tempo, come abbiamo visto, ha poi avutola possibilità di interpretare ruoli di grandissi-mo rilievo, ma la fortuna gli è venuta incontrouna volta di più in maniera davvero eccezio-nale nel 1973.Piccolo Teatro di Milano: Giorgio Strehler devemettere in scena una versione de L’opera da tresoldi di Bertolt Brecht e Kurt Weill; l’attoreGianni Santuccio, già scritturato per interpreta-re il ruolo di Mackie Messer, si ritira, e Strehlerha la geniale idea di convocare a MilanoDomenico Modugno per affidargli la parte.Ovviamente Modugno accetta, precisandoperò, dato che la tourneé prevista per l’Opera

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dovrà durare fino al 1975, che non può annul-lare i contratti già firmati. Superato l’ostacolocontrattuale fra un impegno e l’altro Modugnostudia e prova il suo Messer, un ruolo da FredBuscaglione tedesco a lui molto congeniale:dopo tante esperienze questo finalmente è ilpersonaggio perfetto, e probabilmente per laprima volta ha l’opportunità di ritrovarsi nel-l’empireo del teatro di prosa, per di più direttoda un maestro del calibro di Strehler.Con L’opera da tre soldiModugno riscuote succes-so ovunque vada, nonostante l’ingeneroso giu-dizio di Milva, coprotagonista, che lo definisce«solo» un bravo attore e un ottimo compagno dilavoro. Molti in quel periodo ne scrivono e nescrivono bene. In particolare vogliamo riporta-re il commento di Ruggero Jacobbi in un artico-lo uscito nel 1973 su Il Dramma: «In primoluogo, per l’onor delle armi a chi ha affronta-to la prova in un tempo di record, DomenicoModugno, che presta tutta la sua simbologiameridionale a un gangster da tango e da bril-lantina, della specie augusta di un GeorgeRaft. Un’aria di “cosa nostra” si spande intor-no alla sua precisa, disciplinata, intelligentissi-ma prova».Sulla scena, assieme a Modugno e a Milva,

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recitano Gianni Agus, Gianrico Tedeschi,Adriana Innocenti e Giulia Lazzarini, mentrela traduzione è quella di Ettore Gaipa, cheben si sposa con l’adattamento musicale delgeniale e dimenticato Gino Negri.L’anno precedente Modugno aveva interpre-tato il Marchese di Roccaverdina, l’ambiguo ecomplicato personaggio nato dalla penna diLuigi Capuana che Edmo Fenoglio costruiscea pennello sulla psicologia interpretativa delcantautore. Lo sceneggiato va in onda dal 25giugno al 9 luglio 1972 e rimane sicuramentela prova più convincente e difficile diModugno, che riesce a calarsi perfettamentenei panni dell’ossessionato protagonista riu-scendo per una volta a essere solo attore.Fenoglio, infatti, gioca l’intero film esclusiva-mente sui suoni naturali (come nel caso deititoli di testa, che scorrono sul cicalare estivo),senza utilizzare alcuna musica. In televisioneritorna ancora una volta nel 1977, quandoGuglielmo Morandi lo vuole protagonistadella sua ultima opera, Don Giovanni in Sicilia.Il regista punta molto sull’ironico ruolo dasiciliano-tombeur de femmes interpretato daModugno, che naturalmente deve rifarsi allostereotipo per dare vitalità al personaggio.

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Lo sceneggiato, libero adattamento delromanzo di Vitaliano Brancati a opera diGiuseppe Cassieri, viene trasmesso su RaiUno dal 2 al 16 gennaio 1977 e tocca la quotadi ascolto di 20.700.000 spettatori. Altri inter-preti, oltre a Modugno e alla bellissimaRosanna Schiaffino, sua partner nel 1961 neL’onorata società, sono Vittorio Congia eLeopoldo Trieste, mentre le musiche sono diBruno Nicolai, che aveva già lavorato e lavo-rerà ancora a fianco di Modugno.In realtà il cantante si era calato nel ruolo del-l’impenitente seduttore anche qualche annoprima, nel 1974, con La sbandata di AlfredoMalfatti, erotic movie – in cui doveva vederse-la con la giovanile avvenenza di EleonoraGiorgi – sceneggiato da Salvatore Samperi,maestro indiscusso dei film «pruriginosi». Ilrisultato non è rimasto nella storia così comele musiche scritte dallo stesso Modugno, chene incise i due temi La sbandata e La risvegliatasu 45 giri.È stata probabilmente una battuta di RemigioPaone, invece, a invogliare Modugno a mette-re in scena il personaggio di Cyrano. Il noto erivoluzionario impresario, scherzando, glidisse una volta che se voleva avere un grande

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successo avrebbe dovuto mettersi un nasolungo come il suo e interpretare il famoso spa-daccino e poeta creato da Edmond Rostand.Passa il tempo, e nel 1978 quella battuta diPaone diventa realtà. Insieme a RiccardoPazzaglia Modugno realizza addirittura unacommedia musicale, tagliata alla perfezionesulla figura dell’innamorato romanticamenteperduto che solo lui poteva interpretare, ed ècosì che nasce un capolavoro. Pazzaglia ricreaun testo che si adatta con straordinaria ade-renza al teatro musicale, tanto da decidere didarlo alle stampe (nel 1979, per la Società edi-trice napoletana). Modugno, invece, dal cantosuo, si sente molto ispirato e compone unaserie di canzoni che rendono bene la suaimmagine di eroe romantico. Le orchestrazio-ni, gli arrangiamenti e le musiche di scenasono affidate a Nello Ciangherotti, direttoredell’orchestra e del coro di Nora Orlandi.È Modugno a volere al suo fianco comeRossana Catherine Spaak, che aveva giàavuto esperienze nel campo della canzone eaveva interpretato un ruolo importante nellacommedia musicale Promesse, promesse di NeilSimon. Il ruolo di Cristano è assegnato aPaolo Malco e la regia vede coinvolto Daniele

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D’Anza, che lo aveva voluto e diretto nel 1965in Scaramouche. Per le scene d’armi Modugnochiama il noto maestro EnzoMusumeci Greco,mentre le scene e i costumi sono affidati aBruno Garofalo e le coreografie a Gino Landi.La prima della commedia musicale si tiene aRoma, al Teatro Tenda di Piazza Mancini,con enorme successo, tanto da rimanere inscena diversi mesi prima di iniziare una lungatourneé. Canzoni come Forse mi ama, I cadetti diGuascogna e Io mi batto catturano immediata-mente il pubblico, ma il vero capolavoro è Checosa è un bacio, cantata da Modugno con gran-de emozione riuscendo a racchiudere in essatutto l’amore possibile per un addio: incon-sciamente sente che quel ruolo amato, roman-tico e guascone, simile alla vita immaginataper tanti anni sui palchi di tutto il mondo, è lasua ultima grande prova d’attore.Purtroppo non esiste una versione cinemato-grafica di questo Cyrano, e la ripresa dal TeatroTenda di Roma realizzata dalla Rai non è maistata messa in commercio. Di Che cosa è un bacioModugno incide un 45 giri e offre frequentiinterpretazioni in televisione (così come deiCadetti), mentre di tutto il musical esce unalbum, che sarà poi l’ultimo assieme alla Curci.

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Il sospirato successo di critica, in ogni caso, nonarriva, e Modugno, che credeva fortemente inquesto lavoro, ne rimane colpito. Dopo la tour-neé italiana Adriano Aragozzini rileva ogniparte dello spettacolo e lo porta all’estero, sem-pre con Modugno protagonista ma con AlidaChelli al posto di Catherine Spaak.La magia di quel bacio e l’incanto del TeatroTenda, però, non si ripeteranno più, e aModugno rimarrà solo il sogno di portare sullescene un nuovo Scaramouche.

Gli anni Ottanta: la luna nel pozzo

I tempi sono cambiati, e per portare in scenaquello che sarà il suo ultimo ruolo da protago-nista Modugno decide di affidarsi a un’operadi Luigi Antonelli, L’uomo che incontrò se stesso,commedia in tre atti. Per poter lavorare a que-sto testo decide di prendere un teatro romanoallora in disuso che nel suo periodo d’oro erastato la ribalta, tra gli altri, di Ettore Petrolini: laSala Umberto. È il 1981. La commedia è pro-dotta da Adriano Aragozzini e include nel cast,oltre ad Alida Valli, due giovanissimi attori, la

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sedicenne Fabiana Udenio e il diciottenneMarcello Modugno, figlio di Domenico. Laregia della commedia è affidata a EdmoFenoglio, che lo aveva diretto ne Il marchese diRoccaverdina e che riesce a dare al testo diAntonelli una forte intensità espressiva anchegrazie alla realistica interpretazione diModugno stesso, che costruisce un personaggiodavvero umano, alla ricerca del suo sé.Per questa occasione vengono riprese alcunevecchie canzoni tra cui Vecchio frack, proposta inun’interpretazione emozionante e per la primavolta contestualizzata con grande serenità.Mille fami, invece, è l’unico inedito. Scritta sutesto dell’amico Storelli, Modugno non la inci-derà mai e sarà inclusa solo nella raccoltapostuma Io, Domenico Modugno – Inedito. Prima digettarsi a capofitto nella realizzazione de L’uomoche incontrò se stesso Modugno era stato invitatodalla Radiotelevisione svizzera di lingua italia-na a tenere uno dei concerti che l’emittenteaveva deciso di organizzare con diversi musici-sti italiani. Il 7 gennaio 1981 propone quindiancora un live molto importante, che lo vedeprotagonista assieme a un quartetto compostoda Mario Molino alla chitarra, Carlo M.Cordino alla tastiera, Ciro Cocozza alla batteria

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e Giuseppe Canizzo al basso. Ventuno canzonipiù e meno recenti e un’interpretazione inten-sa, come sempre. Questa registrazione, cometutte quelle della RTSI, è stata edita solo nel2001 in cd e nel 2006 in dvd.Anche se l’ultimo album con la Curci è lacolonna sonora del Cyrano Modugno continuala sua produzione discografica, e tra 1979 e1980, nel poco tempo che gli rimane fra unaprova teatrale e l’altra, riesce a incidere tre 45giri che riprendono una canzone fra le più belledella maturità, Giorno per giorno (sognandoun’isola), e la abbinano ad altri brani comel’inedito Pomeriggio di favola.Nel 1981 riesce ancora a ottenere un buonsuccesso grazie al programma di BeppeGrillo Te la do io l’America, la cui sigla di chiu-sura è la divertentissima Viva l’America, unasorta di tarantella sui luoghi comuni degliitaliani in America. La Curci si attesta anco-ra ai primi posti nelle classifiche di venditaproducendo il 45 giri di rito, e l’anno dopo ladiscografia di Modugno si arricchisce di altridue 45 giri con la riproposta di Ballata per unmatto, utilizzata entrambe le volte come sup-porto per le nuove canzoni Quando un amico sene va e Adesso non pensarci più. L’ultimo disco

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per la Curci sarà un 45 giri con tre brani, Iovivo qui, Oceano e Io.Nel complesso l’editrice milanese, che detie-ne il maggior numero di canzoni edite daModugno, nel tempo ha prodotto un solodoppio cd che rendesse omaggio al suo mag-gior artista: Domenico Modugno. La storia. Uscitonel 1994, rimane forse la raccolta più completamai compilata.Nel 1983Modugno torna al cinema per regala-re a Renzo Arbore un cameo in FF.SS, cioè:«…che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mivuoi più bene?». Nel 1984, invece, il secondo cana-le della Rai manda in ondaWestern di cose nostre,tratto da un racconto di Leonardo Sciascia susoggetto di Antonio Saguera e AndreaCamilleri e per la regia di Pino Passalacqua. Losceneggiato, che vede Modugno protagonistanel ruolo del farmacista, è ancora una grandeprova che mette d’accordo sia la critica che ilpubblico. In due parti, viene trasmesso dal 13 al20 gennaio ed è una coproduzione della Rai edi Antenne 2. Le musiche sono scritte dallo stes-so Modugno assieme a Stelvio Cipriani, e i duetemi Un amore mai e Terramante vengono incisi su45 giri dalla Bandem.Modugno vive quindi anni incerti, in cui il

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successo non bussa più alla porta e tutto quelloche riesce a ricavare è solo frutto della sua bra-vura e della passione di vivere la vita in unmestiere. Firma un contratto con la milanesePanarecord, con cui incide l’ultimo lavoro,Pazzo amore. L’album, arrangiato e diretto dal-l’insostituibile Nello Ciangherotti e prodotto daAdriano Aragozzini, è ancora una raccoltacon due soli inediti, Pazzo amore e Le donnebelle, musicato da Carlo Siliotto, diventatouno dei più interessanti compositori di musi-ca per il cinema. Per il resto troviamo i clas-sici, da Nel blu dipinto di blu a Io, da Nisciuno pòsapé a Resta cu’ mme.Il disco va bene, anche perché Pazzo amore è lasigla di chiusura de La luna nel pozzo, che inve-ce si apre con Nel blu dipinto di blu.La luna nel pozzo è un gioco a quiz che dalmese di aprile 1984 va in onda su Italia 1 epoi passa all’ammiraglia delle allora retiFinivest, Canale 5. Per Modugno condurreun quiz segna un grande giro di boa, anchese prima di allora aveva già accumulato unavasta esperienza alla radio con tante trasmis-sioni, fino a Gran varietà. Il programma, diret-to da Cino Tortorella e scritto da AngeloCitterio e Anna Tortora, secondo quanto

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proposto dal presidente Silvio Berlusconi dove-va essere una grande tributo a Modugno, unasorta di show in stile americano.Alla fine, però, così non è, perché Modugnosi trova a essere una specie di MikeBongiorno – senza essere un imbonitore tele-visivo – con la possibilità di cantare una solacanzone a puntata: davvero poca cosa per lagrande personalità di Modugno, che avrebbemeritato ben altro riconoscimento da partesia della Rai che delle televisioni berlusconia-ne. Nonostante tutto, comunque, la voglia diessere ancora in sella e di poter guardarenegli occhi il pubblico gli garantiscono unamedia di sei milioni di spettatori a puntata, ilche non è male per una rete privata.Registrare (il programma non andava in diretta)richiede veri tour de force, ai quali Modugno sisottopone con la solita professionalità. Il 12 giu-gno 1984, però, il personale medico dellaFinivest non interpreta come dovrebbe unaserie di avvisaglie e non segnala nessun pericoloimminente per la salute del cantautore. Di lì apoco la situazione precipita, e Modugno vienecolpito da una trombosi che gli paralizza il latosinistro del corpo. La notizia del malore allarmal’Italia, che si sveglia dall’indifferenza con cui da

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anni considerava il valore e l’umanità diModugno.Un anno dopo, nell’ambito del progettoMusicaitalia per l’Etiopia, David Zard fa incide-re a un gran numero di cantanti e cantautoriuna versione di Nel blu dipinto di blu, grandeomaggio fatto in vita a Domenico Modugno e,probabilmente, ancora oggi il più significativo.

La malattia e la rentrée

Oramai colpito nel fisico, Modugno stenta ariprendersi, e a nulla valgono i viaggi fatti invarie cliniche fuori Italia. La rabbia per averperso l’uso del corpo è quanto di peggio glipotesse capitare, ma la pazienza e la grandevoglia di vivere hanno la meglio, nel tempo,sulla malattia.Assistito dalla moglie Franca, dai figli e dapochi amici, Domenico Modugno riprendepoco alla volta a toccare con mano cosa signi-fica vivere, ed è forse per caso o per una for-tuita combinazione che durante una passeg-giata in una cittadina svizzera, secondoquanto viene raccontato da Giancarlo

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Governi, si avvicina a una pizzeria e fa perentrarci, ma c’è uno scalino che lo costringe afermarsi. Subito viene riconosciuto dal persona-le, che lo accoglie intonando Volare, ed è a quelpunto che la forza della vita e il grande pia-cere di essere stato riconosciuto gli permetto-no di issarsi sui bastoni e lasciare la carroz-zella per attraversare quell’insormontabileostacolo.Forse è una leggenda, forse è la verità, ma daquesto gesto è facile comprendere come nel-l’animo di Modugno la voglia di tornarefosse forte, e soprattutto fosse forte il sensodel riscatto.Riesce a farcela iniziando soprattutto ad aiu-tare chi come lui viveva il disagio della quo-tidianità, ma sarà l’invito di Marco Pannellaa farlo uscire definitivamente allo scoperto.Quando viene eletto alla Camera deiDeputati nelle liste del Partito Radicale, nel1987, inizia la risalita che negli anni lo vedràprendere a cuore i problemi dei portatori dihandicap e in particolare dei malati del-l’ospedale psichiatrico di Agrigento. Con unblitz riesce infatti a entrare nella struttura e ascoprire le misere condizioni in cui versano ipazienti. La denuncia fa scalpore, tanto che

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in breve tempo le condizioni del manicomiomigliorano notevolmente e lui, per amicizianei confronti dei tanti ospiti della struttura,decide di offrire quello che più desiderava luistesso: cantare.Nel 1989 viene quindi organizzato al Palasportdi Nicosia il Concerto per non dimenticare, cheè il vero rientro ufficiale del cantautore. È ungrande successo, che lo scuoterà al punto dafargli accettare le richieste di Aragozzini, lostesso amico e impresario che gli ha affidato lasigla d’apertura del Festival di Sanremo diquell’anno, una versione di Piove.Con Aragozzini riprende una tournée che loporta nelle maggiori città italiane, dove riu-scirà ancora una volta a riunire il suo grandepubblico; dopo si candida alle elezioni euro-pee e decide di intraprendere una tournéemondiale che nel 1991 lo porta a una straor-dinaria soirée alle Terme di Caracalla per unevento organizzato dal Teatro dell’Opera diRoma. Da lì si lancia in un trionfale concer-to alla Carnegie Hall di New York: per ilmondo è ancora Mister Volare.Dall’America dovrebbe proseguire per altredate della tournée, ma un’angina pectoris loblocca all’aeroporto di Parigi. Dopo il ricovero

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viene trasferito a Roma, dove rimane per unlungo periodo.La voglia di cantare e di vivere è forte, eneanche i problemi fisici lo bloccano in casa.Vuole tornare a Polignano in modo da rista-bilire una simbolica pax con il suo paese natio,e lo fa nell’agosto 1993.Si ritrova con Franco Migliacci per passare iltestimone al figlioMassimo. NasceDelfini (sai chec’è), messa in musica da Luigi Lopez e cantata induetto da Domenico e Massimo Modugno. È ilsuo vero testamento.L’intuizione del paroliere è quella di coglierlonell’atto più naturale della sua vita, quello dinuotare, di ritrovarsi nelle sue acque e provareancora a sentire l’odore del mare. È un grandis-simo successo e un documento di straordinariaumanità, il ritratto di un padre e di un figlio maistati così vicini.I progetti sono tanti e Domenico Modugnoattende di partire per una nuova tournée.Il 6 agosto 1994 è a Lampedusa, nella casa dovepassava il tempo del mare; nel pomeriggio par-tecipa al salvataggio di una tartaruga da partedi un gruppo del WWF. Sarà la sua ultimagrande opera, un gesto semplice in cui si ritro-va tutta la complessità dell’artista e dell’uomo.

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I funerali si svolgono due giorni dopo lamorte, l’8 agosto, nella chiesa di SanSebastiano fuori le Mura sull’Appia Antica, aRoma. La gente comune partecipa numero-sissima all’ultimo atto della vita di un uomoche aveva sognato di volare.

Io, Domenico Modugno - Inedito

Da quel giorno sull’isola l’Italia ha parlatotanto di Modugno, lo ha ricordato comel’eroe nazionale della canzone.È solo la famiglia a decidere, però, di creareforse il primo capitolo di un vero omaggio,affidando a Luis Enríquez Bacalov la realizza-zione di un cd di inediti di Modugno.Bacalov ha dalla sua una grande esperienzacome arrangiatore nel campo della musicaleggera, e di fronte a questo lavoro sa di doverrecuperare non solo i suoni, ma soprattutto lamemoria di Modugno. Dopo la proposta dellafamiglia di ascoltare alcuni nastri personalicon molti lavori mai incisi sceglie undici can-zoni fra inedite e non. Nel 1997 nasce il cd Io,Domenico Modugno – Inedito.

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Nel disco troviamo delle versioni del 1983 diVecchio frack, Nel blu dipinto di blu, Resta cu’ mme eTu si’ ’na cosa grande per le quali Bacalov crea unnuovo arrangiamento. Naturalmente, avendopartecipato alla loro realizzazione, inseriscedue canzoni da Tommaso d’Amalfi (È bbello ’omare ed E si presenta, tratte da due demo), poiMille fami, dalla colonna sonora de L’uomo cheincontrò se stesso, e Un pagliaccio, recuperata daun acetato del 1959.Da non sottovalutare anche il valore delrecupero dalla colonna sonora originale diStoria di Minimino che si ascolta nel film Tuttoè musica, per quanto il vero grande capolavo-ro del cd sia in realtà il recupero el’orchestrazione di Così bella e così sola, tracciacasalinga del 1979 che Bacalov riesce aestrapolare per sovrapporvi uno stupendoarrangiamento che da solo rende meritoall’intero disco.Infine, anche se già edita in Pazzo amore, Ledonne belle di Carlo Siliotto è un degno omag-gio all’ultimo lavoro inciso da Modugno.Per una serie di ragioni di marketing il cdnon vende e soprattutto non viene promos-so, come era invece in progetto, con granderisentimento della famiglia. A Io, Domenico

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Modugno – Inedito non segue più nessun lavo-ro di recupero degli inediti, e solo nel 2007la famiglia offre ad Adriano Celentano lacanzone Ragazzo del sud, che viene inclusanel cd Dormi amore, la situazione non è buona.Il triplo cd celebrativo dei 50 anni di Nel bludipinto di blu – Mr. Volare!, curato da MassimoModugno – non contiene inediti ad eccezio-ne del video della canzone Così bella e cosìsola, con la sua stessa regia e produzione.

C’è ancora molto da scoprire o da riscopriredell’arte di Domenico Modugno.I tempi non sono ancora maturi per storiciz-zare il fenomeno, ma alla famiglia e al suopubblico può rimanere intatta la memoria ditanto generoso amore per un mestiere cheda passione è assurto a un’arte stupenda,quella dei sentimenti.Oggi, pertanto, non possono essere la storiao la critica a colmare il grande vuoto cheModugno ha lasciato. Può farlo solo il silen-zio del mare e della tartaruga che lo ha por-tato con sé in quell’agosto che sembra lonta-no, ma è così vicino…

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Testimonianze

ADRIANO ARAGOZZINI

Giornalista, operatore culturale, organizza-tore. È stato per lunghi anni manager perso-nale di Domenico Modugno e produttore dialcuni suoi lavori.

Quando è iniziata la sua collaborazio-ne con Modugno?La mia collaborazione con Modugno è ini-ziata negli anni Settanta ed è durata fino allasua morte. È cominciata quasi per caso: neglianni Sessanta facevo il giornalista e andai aviale Tiziano per intervistarlo. Nacque unagrandissima simpatia fra di noi. Lasciai il gior-nalismo e iniziai a lavorare con Gino Paolicome manager; nel frattempo Modugno michiamò perché doveva fare una tournée estiva,e quando gli chiesi se voleva lavorare con meaccettò. Il nostro obiettivo fare concerti benremunerati e di qualità.Modugno è stato il numero uno in tutto ilmondo: negli Stati Uniti ebbe un grandissimosuccesso, lo portai anche a Broadway. Siamostati in Giappone, Australia, Russia, paesi

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comunisti, persino in Africa: cantammo inKenya, in Egitto, in Tunisia. Lui eral’immagine dell’Italia, del Mediterraneo, del-l’entusiasmo, del cantante-showman. Seuscisse adesso uno come Modugno avrebbefama in tutto il mondo.

Lei ha prodotto anche Cyrano dopo latournée italiana…È vero, comprai i diritti del Cyrano per l’esteroe lo portai in tutto il mondo. Cambiò il castperché Catherine Spaak all’ultimo momentodiede forfait e venne meno anche PaoloMalco. Li sostituii con Alida Chelli e il figlio diValentina Cortese.

Com’era Modugno quando si esibiva?Lo spettacolo per Modugno era importantissi-mo, e diceva sempre che chi menava primamenava due volte. Iniziava sempre i concerticon Volare, poi eseguiva tutti i suoi successi edera clamoroso, sul palcoscenico ipnotizzava ilpubblico. Faceva l’ubriaco nel Tango d’Armando,scherzava, raccontava barzellette, giocava con ilpubblico: era un artista comunicativo.

Fra lei e Modugno c’è stata una grande

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amicizia e un grande rapporto professio-nale. Vuole raccontare qualche episodio?Ne vorrei ricordare tre. Dopo la malattia nonvoleva più cantare, ma la moglie Franca fustraordinaria e alla fine lo convinse a ripren-dere. Si allenò per un anno. Ci venne fatta laproposta di tenere un concerto importante aMontecarlo, per cui debuttammo alloSporting Club. Tutta la stampa italiana vennea vedere il concerto e riuscimmo a far trovareMimmo già sul palcoscenico; fu una cosa bel-lissima che suscitò emozioni ancora più gran-di. Al termine dello spettacolo la gente era let-teralmente impazzita: rimasero tutti in piediper 25 minuti ad applaudirlo, tanto che la seradopo dovemmo inventarci dei posti in più per-ché le richieste erano state enormi.Poi venimmo a Roma con Cresci, che era ilsovrintendente del Teatro dell’Opera e volleassolutamente portare Mimmo alle Terme diCaracalla per la stagione estiva del teatro. Fuuno spettacolo strepitoso, e quando in con-clusione, su Volare, partirono i fuochid’artificio Mimmo si alzò con il bastone alcielo e le lacrime agli occhi.Infine non dimenticherò mai il terzo e ultimospettacolo di quella piccola tournée: riuscii a

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organizzare un concerto alla Carnegie Halldi New York. Fu un evento incredibile, con ilpubblico delle grandi occasioni. La gente eracosì entusiasta ed emozionata che gli gettavarose rosse sul palco, tanto che alla fine lascena fu tutta ricoperta di rose. Mimmo sicommosse moltissimo e il servizio di sicurez-za faticò non poco a contenere il pubblicoche voleva salutarlo.Questi sono i tre spettacoli che Modugno hatenuto da malato e che ricordo sempre concommozione.

Lei è stato anche il produttore deL’uomo che incontrò se stesso…È vero. Mi era molto piaciuto il testo diAntonelli, davvero comico. Purtroppo il registadecise di adattarlo e farlo diventare un testointellettuale, snaturandolo rispetto alle inten-zioni dell’autore. Non fu un successo, anche seper Modugno insuccesso significava avere ilteatro sempre pieno. Lo spettacolo fu un falli-mento del regista, non di Modugno.

Quando è stato direttore artistico diSanremo ha avuto modo di invitareModugno?

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Un anno gli feci fare la sigla del Festival, men-tre l’anno dopo tornò con Massimo che si erapresentato in gara.

Com’era il rapporto con i figli?Il rapporto tra Mimmo e i figli era fatto diamicizia; parlava così con loro, non era ilpadre tradizionale.

I vostri rapporti invece com’erano?Burrascosi da un punto di vista formale,meravigliosi da un punto di vista sostanziale:avevamo entrambi caratteri forti.Modugno aveva una personalità tale che non sipoteva non subirla. Diceva che avevo tante coseche lui non aveva e che avrebbe voluto avere, eio di conseguenza dicevo la stessa cosa.È stato un rapporto paritario, una vera amici-zia. Quando seppi che era morto corsi adaffittare un aeroplano e arrivai a Lampedusa.Non c’era nessuno, tranne i familiari.

C’è qualche episodio personale chevuole ricordare?Certamente, uno in particolare che non dimen-ticherò mai. Mi ero separato da mia moglie edera estate; un pomeriggio Modugno mi chiamò

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e mi chiese cosa facessi. Gli dissi che ero abba-stanza triste perché pensavo a mia figlia che eralontana perché era al mare a Giulianova. Luisenza farsi dire altro mi disse: «Preparati che tipasso a prendere». Io gli chiesi: «Ma dove dob-biamo andare?». «A Giulianova da tua figlia!».Siamo partiti con la sua macchina e la sera stes-sa siamo tornati a Roma. Queste sono prove digrande umanità e amicizia.

Cosa ha fatto di eccezionale fuori delpalco?Modugno era veramente fenomenale e a voltespiazzava anche me. Mi ricordo che avevamoin programma un tour in Sudamerica, dove-vamo ritirare dei dischi d’oro ed era una tour-née strapagata. Il Piccolo Teatro di Milano glioffrì di fare L’opera da tre soldi, e per Mimmoera un’occasione irrinunciabile. Venne da mee mi disse che era disposto a tutto pur di nonrinunciare al Piccolo. Gli chiesi cosa doveva-mo fare dato che avevamo firmato i contrattie rischiavamo di pagare salate penali. Lui midisse di botto: «Andiamo in Sudamerica, glidiciamo che non possiamo andare ora ma chetorneremo». Così facemmo, e riuscimmo afirmare altri contratti con altre date senza

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conseguenze. Solo un grande uomo può fareuna cosa del genere!

RENZO ARBORE

Artista poliedrico ed esperto musicale. Nel suofilm FF.SS., cioè: «…che mi hai portato a fare sopraa Posillipo se non mi vuoi più bene?» ha inserito uncameo di Domenico Modugno, ultima suaapparizione cinematografica.

Ha un rapporto particolare con le can-zoni di Modugno?Sì, alcune sue canzoni sono così semplici eispirate, così «piccoline» che diventano stra-ordinarie perché sono note che vengono dal-l’anima. Resta cu’ mme è una di queste: tantosemplice da rimanere nella memoria e nelcuore degli italiani e dei napoletani. È unacanzone sempreverde.

Lei è stato amico di Modugno, eppurelui ha sempre pensato che l’esclusionedi Meraviglioso dal Sanremo del 1968fosse dovuta a un suo rifiuto.

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Questa è una storia che ho chiarito con luidiverse volte. Una persona della commissio-ne d’ascolto, un giornalista, gli disse che erostato io a non voler ammettere Meraviglioso aquel Sanremo. In effetti tutti avevamo gran-di dubbi per quella canzone: era bella, mal’anno prima c’era stato il suicidio di Tencoe l’impressione generale era che il testo sem-brasse rimproverarlo per la sua follia.Temevamo cheMeraviglioso potesse innescaredelle polemiche. Quel giornalista, però fortedel fatto di essere amico di Mimmo, gli disseche era stata colpa mia se la sua canzonenon venne scelta.

Deve essere stato così, anche perché leiha sempre mostrato grande ammira-zione verso Modugno…Ero un grande ammiratore di Modugno daquando aveva iniziato a scrivere le canzoni«siciliane». Questa è la verità! L’ho ospitatospesso in diverse trasmissioni come Specialeper voi nel 1970, e ricordo che in quell’occa-sione i ragazzi contestarono tutti, dallaCaselli a Don Backy, mentre quandoMimmo cantò La lontananza ebbe un succes-so strepitoso: i ragazzi erano così entusiasti

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che lo definirono «il nostro Hendrix». Fu unvero evento.

Quando è stato l’ultima volta suo ospite?L’ultima volta venne quando feci il program-ma dedicato a Sanremo; era già malato.

Nel frattempo Modugno ha partecipatoal suo FF.SS.…Telefonai a tutti quelli che stimavo e quindichiamai anche lui, che fu molto gentile e deci-se di partecipare. Ribadisco, c’era una grandesimpatia anche dopo la storia di Meraviglioso.Pazzaglia, amico in comune, sapeva benissi-mo quanto gli volevo bene.

Cosa ha pensato quando si è sentitomale durante le registrazioni de La lunanel pozzo?Mi dispiacque moltissimo perché Modugno sibuttava in ogni cosa che faceva. Lui però eraanche uno che quando doveva andare inscena aveva sempre paura... Quel programmaera una fonte di stress perché era un continuoapparire e smettere. Fu una grande perdita.

A distanza di tempo pensa che quella

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trasmissione fosse davvero in linea conl’arte di Modugno?Non era in linea con lui perché non era spon-tanea, e poi doveva imparare a memoria inomi, le cifre… Per Mimmo fu uno sbagliofarlo e fu clamoroso l’errore del medico e diquelli che avrebbero dovuto assisterlo, chenon si accorsero delle sue condizioni.

Sente la mancanza di Modugno?Molto. Dopo la morte di Modugno e diBattisti si è creato un grande vuoto perchésono stati i più importanti, i più grandi.Entrambi hanno cambiato la canzone italia-na. Prima di Mimmo le canzoni erano«all’italiana» (penso a quelle cantate da Buti eda Villa) o «all’americana» (come quelle diNatalino Otto e Rabagliati). Poi c’erano i val-zerini di Fragna, ma una canzone italianavera e propria non c’era. La rinnovòModugno, che si mise a studiare e si innamo-rò delle canzoni siciliano-salentine, di quellenapoletane, del folklore. Basti ricordare Amaraterra mia, con la quale ha dato inizio a unnuovo modo di fare musica. Non possodimenticare Vecchio frack, che poteva discende-re da ’U pisci spada, canzoni come Resta cu’ mme

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e Strada ’nfosa, belle, italiane, e poi Volare, lapiù rivoluzionaria, quella che nel mondo,dopo ’O sole mio, è la più conosciuta e canta-ta. Un evergreen al pari di Summertime,Autumn leaves.

Qual è il ricordo più bello che conser-va di Modugno?Il ricordo più bello è legato a una serata pas-sata in una villa dell’Appia Antica.Facemmo le 5 del mattino con Bracardi alpianoforte a cantare e a dire delle fesserie,passammo una serata divertentissima.Peccato che non esistessero telecamere eregistratori per riprenderla: Mimmo cantòcon un accompagnamento «sciagurato» diBracardi e noi facevamo i coretti… Fu indi-menticabile. E poi ricordo il suo meraviglio-so spettacolo a Caracalla.La sua arte metteva d’accordo tutto il pub-blico, dai ragazzi agli anziani. Piaceva alledonne perché aveva uno sguardo straordina-rio, una grande intelligenza e un enormetalento: anche se cantava senza muoversi…piaceva! Quando faccio i miei concerti ecanto Resta cu’ mme lo presento sempredicendo che lui è l’Italia. C’è una foto di

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Mimmo e Franca Gandolfi in costume checorrono e si tengono per mano: ecco, unacoppia stupenda e lui il più bell’italiano chesi possa immaginare!

RUDY ASSUNTINO

Cantautore e regista. È considerato fra i mas-simi esperti di Modugno. Ha diretto, fral’altro, il documentario Caro Modugno.

Com’è nata l’idea di realizzare un docu-mentario su Domenico Modugno?L’idea è nata da un progetto con Barcolloni,un mio amico regista. Si pensava a una seriedi ritratti di autori della canzone italiana equesta idea comportava due numeri zeroche dovevano essere dedicati a Modugno e aPaoli. Abbiamo fatto l’intervista conModugno in quarantacinque giorni di lavora-zione, da febbraio a marzo 1993, e poi abbia-mo lavorato con Paoli, girando fra Genova eModena. Il format si basava su un’intervista atutto campo e la serie era piaciuta moltissimoai dirigenti di Rai Uno: ma ci fu un incidente,

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il produttore fallì. Con Modugno stavanascendo una bella amicizia; tutto nacqueperché gli chiesi se aveva una registrazione deLa ballata dell’orso che cantava in L’uomo cheincontrò se stesso. Da allora ci siamo frequentatia lungo fino alla sua morte.Proprio la sua morte ci fece venire in menteun altro lavoro, diverso da quello che aveva-mo concepito e che prevedeva il recuperodella musica e della storia, arricchita datestimonianze di Franca Gandolfi, FrancoMigliacci, Riccardo Pazzaglia, il fratelloGiannino: tutto questo sarebbe diventatoCaro Modugno, che andò in onda il 17 settem-bre 1995. Fu una fatica epica per la qualitàdel risultato: realizzammo il tutto in copro-duzione con Rai Due, mentre contempora-neamente al nostro lavoro Rai Uno manda-va in onda La leggenda di Mister Volare.

Com’era il suo rapporto con Modugno?Ho voluto molto bene a Mimmo e sono statola prima persona a lavorare sui suoi ineditiscoprendo una parte affascinante della suaproduzione. Avevamo idee convergenti sullapolitica ed era un rapporto con dinamicheattive: quando era ancora vivo, con Mimmo

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decidemmo di realizzare un cd con i tantiinediti.

Quindi il progetto del cd di inediti rea-lizzato con gli arrangiamenti di Bacalovè nato da un’idea sua e di Modugno?Sì, e nel progetto ci dovevano essere moltecanzoni. Poi con Franca Gandolfi abbiamodeciso di fare altro, anche perché erano giàuscite diverse raccolte postume. Bacalov sispaventò all’idea di usare supporti amatoria-li, per cui alcune cose che avevamo stabilitovennero cancellate o sostituite con canzonigià edite. Da qui nacque l’idea di utilizzaredelle registrazioni fatte con la Panarecordper il disco Pazzo amore. Bacalov fece unarrangiamento molto bello di Così bella e cosìsola, ma il disco aveva un carattere contrad-dittorio, una fisionomia di non facilissimalettura poiché c’erano canzoni da Tommasod’Amalfi come È bbello ’o mare, un capolavorocome Tu si’ ’na cosa grande o cose più sempli-ci come Mille fami, tratto dall’ultimo lavoroteatrale. Purtroppo il produttore dellaWarner che volle questo disco se ne andò eil suo successore non si adoperò per una giu-sta promozione.

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LUIS ENRÍQUEZ BACALOV

Pianista e compositore argentino. ConModugno ha lavorato in Rinaldo in campo eTommaso d’Amalfi, ha arrangiato Libero e l’albumpostumo Io, Domenico Modugno – Inedito.

Maestro Bacalov, la prima volta che halavorato con Domenico Modugno èstato per la canzone Libero, che alSanremo del 1960 non si aggiudicò ilprimo premio ma indubbiamente vinsein modernità. Che ricordi ne ha?Non ricordo molto di Libero, e soprattutto nonricordo il clamore che suscitò: Modugno eragià un caso eclatante in ambito musicale,aveva rotto gli schemi partendo dal cantopopolare. In quel periodo Modugno avevasostenitori e detrattori; questi ultimi lo accusa-vano proprio di aver tradito la tradizione. Traloro c’erano cantanti come Villa, la cui posi-zione mi faceva un po’ sorridere.

Dopo Libero c’è stata la collaborazionenel Rinaldo in campo, per cui lei haprestato nuovamente l’opera di arran-giatore…

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Ho lavorato al Rinaldo assieme al collabora-tore di Modugno, Ciangherotti. Facemmodegli arrangiamenti che mi sembravanomediocri, perché eravamo fortemente condi-zionati da Modugno: lui insisteva, per esem-pio, perché usassimo l’organo Hammond, cheio invece non volevo. Forse, visto il genere dispettacolo, aveva ragione lui, ma il risultato misembrava un po’ povero.Mi divertii molto, però, anche perchéc’erano Franchi e Ingrassia. Oggi lo consi-dero un lavoro ben riuscito come spettacolopopolare e come commedia musicale. Lacanzone Tre somari e tre briganti, in particola-re, la trovo ancora molto efficace.

Per la versione interpretata da Massi-mo Ranieri ha apportato qualche modi-fica agli arrangiamenti?Certamente. Ho rifatto l’intero impianto, e nesono veramente molto contento. Modugnonon ebbe nessuna influenza sulla nuova ver-sione, e apprezzò il nuovo lavoro.

In seguito ha lavorato alla commediamusicale di Eduardo De Filippo Tom-maso D’Amalfi.

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Fu lo stesso Modugno a chiamare me eMorricone. Era un’opera a cui teneva tantissi-mo, probabilmente per la presenza di DeFilippo. Credo che il vero valore del Tommasofosse nell’interpretazione del personaggio prin-cipale, in cui Modugno si sentiva molto calato:una superstar come lui e un capopopolo comeMasaniello viaggiavano sullo stesso binario. Eracome un adolescente, gli piacevano i ruoli del-l’eroe, che piacciono anche a me.

Come è nato il progetto per l’album diinediti?Sono stati Franca e Massimo Modugno a pro-pormi di lavorare su una serie di canzoni conte-nute in alcune audiocassette. Il lavoro non erasemplice ma con Mimmo c’era stataun’amicizia, e non volevo tirarmi indietro. Daiprovini «caserecci» bisognava far sparire glistrumenti e creare nuove orchestrazioni: hofatto il lavoro di un sarto, con grande cura. Lalavorazione era complicata dal punto di vistatecnologico, perché parecchie canzoni nongodevano di belle registrazioni. I nastri sonostati puliti mascherando i suoni originali, aiquali ho sovrapposto quelli delle nuove orche-strazioni. Mi sono divertito molto a creare

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versioni diverse di canzoni famose come Nelblu dipinto di blu.Il lavoro ha dato grandi soddisfazioni dalpunto di vista artistico, anche se non da quellodiscografico.

Lei è stato molto vicino a Modugno, cipuò regalare un ricordo veritiero…Era un gran simpaticone, pieno di vitalità, diallegria, di idee, possedeva una specie di caricaelettrica pazzesca. Non era un cantante conven-zionale… Aveva dei limiti dal punto di vistavocale, ma proprio in essi trovava la sua forza; ela novità totale stava nel fatto che non era lega-to al belcanto come Villa, ma a un altro mododi cantare che sicuramente aveva preso daifrancesi, da Bécaud o da Brassens. Non li imita-va, però; semplicemente era influenzato dalleloro canzoni, in cui le parole hanno un pesomolto più importante della musica. La canzonein Italia era diversa prima di lui, che, nonvenendo dall’accademia, inventò un nuovomodo di interpretare, traendolo dal folklore etrasformandolo in un nuovo linguaggio.Forse è stato il primo italiano ad avere successoa livello planetario, lo chiamavano MisterVolare.

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PIPPO CARUSO

Compositore e direttore d’orchestra. Sue lamusica e l’idea de Il maestro di violino; ha col-laborato con Modugno per l’albumL’anniversario.

Maestro Caruso, lei è stato artefice diuno dei grandi successi di Modugno.Prima di allora aveva lavorato con lui?Lo conoscevo perché era stato ospite indiverse trasmissioni in cui dirigevol’orchestra.

Come nacque il successo de Il maestrodi violino?Ebbi l’idea e ne parlai con Pippo Baudo aitempi della Canzonissima del 1975, che sifaceva a Milano ed era all’interno diDomenica In con il titolo Un colpo di fortuna.Passò del tempo. In estate raggiunsiModugno nella sua villa di Ansedonia e gliproposi di cantare questo pezzo sull’amorematuro di un maestro di violino. Gli feci sen-tire la musica, e lui rimase perplesso perchéamava fare tutto da sé, ma la moglie Francatrovò la melodia struggente e lo convinse.

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Mi richiamò dopo qualche giorno e mi parlòdi come aveva pensato di impostare la can-zone, di renderla drammatica. Ne vennefuori una brillante interpretazione, perfettanel suo stile.Poi Domenico suggerì a Baudo di utilizzarecome sigla di Domenica In una canzone cheaveva come titolo Domenica ed era nata sullostile di Vecchio frack. La ascoltammo, e iointervenni per aggiungere un ritornello chemancava. Quando la sottopose alla Curci ildiscografico la ascoltò assieme al Maestro diviolino, e si commosse a tal punto che decisedi incidere entrambe le canzoni.

Quando esplose il vero successo dellacanzone?Mimmo fu ospite a Canzonissima e cantò unasola volta Il maestro di violino: fu un successoenorme e vendette tanto. Il riscontro fu cla-moroso in tutto il mondo, tanto che ne hodelle versioni in turco e in arabo. Addiritturain Sud America Giampiero Solari trasse unospettacolo da questo pezzo.

Da quel successo nacque la collabora-zione che portò alla realizzazione di

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diverse canzoni del disco L’anni-versario.Sì, il nostro rapporto non si interruppe.Mimmo era simpatico, accattivante, pieno dienergia positiva. Una volta mi chiamò e midisse: «Sei in grado di fare la musica per untesto che ho composto da poco?». Gli risposi:«Guarda, è il mio mestiere, potrei musicartiun elenco del telefono». Rispose: «Vieni subi-to a casa mia».Andai a casa sua e mi lesse una poesia che sem-brava scritta da D’Annunzio: «Oceano infinito,mare, cavalli spumeggianti…». Ne rimasi colpi-to e presi il tutto come una scommessa. Tornaia casa, mi misi al pianoforte e lo richiamai dopoun quarto d’ora. Rimase di stucco e mi disse:«Non ci credo! Allora vieni qua». Tornai in unbattibaleno sulla Cassia, dove abitava, e gli feciascoltare quello che avevo scritto.Lui impazzì per la musica, ma soprattutto perla velocità con cui l’avevo scritta. Si attaccò altelefono e fissò la registrazione per l’indo-mani; convocammo un’orchestra e incidem-mo la canzone per andare a Sanremo, doveperò fu scartata.Mi piaceva molto quell’arrangiamento, cherealizzai con gli archi. È incredibile, ma non

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ho mai trovato il disco della canzone, ne hosolo una registrazione su audiocassetta.Modugno mi chiese poi di mettere in musicaun testo di Riccardo Pazzaglia su un giornali-sta che, tornando a casa, si rende conto diessere già da tempo separato dalla moglie, ementre bussa alla porta si chiede se sarà aper-ta. La canzone era La porta chiusa, nata comeun duetto: la realizzammo velocemente perrientrare nei giri di distribuzione e vendita.

Come andarono invece le cose per ilfilm Il maestro di violino?Ero al corrente che qualcuno voleva realizza-re una sorta di fiction tratta dalla canzone, manon ne seppi niente per lungo tempo; poi unmusicista della Rai mi disse che quella mat-tina era stato alla Forum a registrare le musi-che di un film… Il maestro di violino. Rimasisorpreso. Che si facesse un film sulla miaidea e sulla mia canzone lo trovavo pazze-sco, e soprattutto trovavo pazzesco che nonfossi stato interpellato. Ci rimasi tanto maleche chiamai Mimmo, il quale mi nascoseche le musiche del film erano già state fatte.Allora gli chiesi se mi avrebbero chiamato apartecipare al film, e lui mi rispose che non

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facevo l’attore. Così chiamai l’editore. Fu inu-tile, non mi chiamarono né interpellarono perlavorare sulla mia idea. Andò a finire che ilproduttore mi fece avere un compenso forfet-tario che non ripagava del dispiacere procura-tomi dall’episodio. Venni a sapere che per lemusiche era stato chiamato Bruno Nicolai,con cui Modugno stava lavorando al Cyrano econ il quale quindi aveva fatto un unico pattoche comprendeva anche Il maestro di violino.Non lavorammo più insieme, e ci rivedem-mo solo molto tempo dopo a Sanremo, perDelfini. Non c’è stato nessun vero screzio, main quel momento ho sofferto.

È riuscito a conservare l’LP de Il mae-stro di violino?Non si metta a ridere, ma quell’LP l’ho presoa Rio de Janeiro in versione brasiliana, aitempi della mia collaborazione con un can-tautore del luogo molto popolare. Nel corsodegli anni ho raccolto molti LP di Mimmo intutto il mondo.

Lei che ha collaborato con Modugno inun periodo importante che cosa pensadi lui, soprattutto come musicista?

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Non avendo approfondito molto l’amiciziacon lui, per quanto riguarda la persona sonostato condizionato dall’ammirazione sconfi-nata per l’artista. Quando lo conobbi mi sor-prese per la sua vitalità, per la sua capacità ditrasformare piccole idee in grandi quadri,come con ’U pisci spada e Vecchio frack.Per Vecchio frack io stesso ho fatto un arrangia-mento straordinario quando Proietti l’havoluta cantare a Sanremo: trovo straordinariala semplicità della sua struttura.In realtà conosco tutti i pezzi di Modugno,potrei cantare anche Chi si vuol bene come noi, unpezzo che amo molto e che fu interpretatopersino da Shirley Bassey.Modugno mi ha colpito ogni volta che hoanalizzato le sue canzoni per la molteplicitàdelle idee che esprimono: Tu si’ ’na cosa grande,per fare un esempio, è un modo ricco e deli-cato di toccare la canzone napoletana.

NELLO CIANGHEROTTI

Compositore e direttore d’orchestra. È statol’arrangiatore di molti lavori di Modugno e ha

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collaborato con lui, se pur in maniera discon-tinua, dagli inizi degli anni Sessanta al 1984.

Maestro Ciangherotti, prima di inizia-re a lavorare con Modugno lei ha avutouna vita «movimentata»: Milano, SudAmerica e poi di nuovo in Italia…È una storia un po’ strana la mia. Sono stato 12anni in Sud America, in Cile per la precisione,da dove sono partito con un’orchestra alla finedel 1959 per venire in Italia. Come mi sono tro-vato in Cile è presto detto: conoscevo bene unragazzo sardo che era andato a vivere lì, e nel1947 ho deciso di raggiungerlo. In Cile ho stu-diato seriamente, in effetti tutto quello che so lodevo a quella terra. Con Modugno, inScaramouche, presi la nomea del «sinfonico» perl’abilità con cui dirigevo l’orchestra sinfonica.In seguito nel 1980, a Torino, mi sono occupa-to degli arrangiamenti e della direzioned’orchestra per Claudio Villa e ho fatto il famo-so Concerto all’italiana con l’orchestra della Rai.

Tornato in Italia, fu contatto da Mo-dugno. Come andò?Una volta arrivato, trovai un lavoro a Cortinacon un gruppo sudamericano. Poco dopo

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Modugno andò in Cile assieme a Piccoli, e perun puro caso una sera andò a mangiare al risto-rante La torre di Pisa, di proprietà dei mieigenitori. Modugno iniziò a parlare con loro, chegli dissero di avere un figlio musicista in Italia.Una mattina ricevetti una telefonata: era pro-prio Gino Piccoli, che mi proponeva di diven-tare il pianista dell’orchestra di Mimmo.Naturalmente accettai, presi un aereo e partiiper Palermo per iniziare le prove della nuovatournée. Modugno mi chiese anche di occu-parmi della discografia come arrangiatore:era il 1960.

Da allora lei ha curato gli arrangiamen-ti di molte canzoni.Il primo pezzo che ho fatto con lui è statoMidai la carica, seguito da Più sola, Notte di lunacalante, Selene e poi ancora altri. Lui aveva ilgrande potere di creare melodie che vera-mente arrivavano al cuore. La mia primacollaborazione è durata fino a Scaramouche.

Lei è stato anche testimone dell’incontrotra Garinei, Giovannini e Modugno avve-nuto a New York nel 1960 per il Rinaldo?Sì, noi eravamo in America per una serie di

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spettacoli. Ricordo che Mimmo mi disse:«Guarda, stiamo per preparare una comme-dia musicale». Così abbiamo preso un pia-noforte, lo abbiamo portato nella cameradell’albergo in cui alloggiavamo e lui ha ini-ziato a scrivere le canzoni.

Ricorda se nel copione originale eranogià scritti i testi delle canzoni?C’erano delle canzoni scritte, ma poi nesono state fatte parecchie altre. Il duetto conla Scala, per esempio, l’hanno scritto assie-me dopo, mentre erano già state compostequelle del Tricolore e Calatafimi.

Invece l’incidente alla gamba comeavvenne?Stavamo facendo le prove sul lungoteverenella struttura del CRAL, dove c’era un salo-ne enorme. Le prove le facevamo con unapedana elastica: facendo un salto, Domenicocadde e si fratturò la gamba.

Lo spettacolo fu sospeso, ma lei avevagià fatto gli arrangiamenti?C’era una prima versione, per così dire, incui alcuni arrangiamenti erano già stati fatti

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da me. Dopo l’incidente, però, ne riparlammo edecidemmo di chiamare Bacalov, perché all’ini-zio si prevedeva un’orchestra più piccola, quellache usavano con Kramer, con i fiati e gli archi,mentre con Bacalov facemmo gli arrangiamen-ti in previsione di un’orchestra sinfonica, e ricor-do che a Parigi fu un successone.

L’orchestra del Rinaldo com’era com-posta?Era costituita da una quarantina di professorid’orchestra, per l’epoca era una formazionegrande.

Dove si tenevano le prove? E dopo ildebutto a Torino come proseguì latournée?Facemmo le prove a Roma, poi la tournée,che non fu breve, partì da Torino, dovedebuttammo all’Alfieri. Poi andammo aRoma, Napoli, Palermo, Catania, Bari,Milano, Bologna. In tutto facemmo 45 gior-ni di prove, e in quell’occasione conobbi miamoglie, che faceva parte del balletto.

In seguito c’è stata una ripresa?Finita la tournée, facemmo le riprese al Sistina

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per la televisione con la stessa compagnia dell’ul-tima replica di Bologna. Dopo qualche anno,cinque per l’esattezza, si decise di fare una nuovatournée: era il 1966 e mi chiamarono per gliarrangiamenti. Il debutto avvenne al Verdi diTrieste, ma non seguii la tournée, che fu direttadal maestro Rossi. A Trieste mi sposai, e fu bel-lissimo perché Mimmo mi fece da testimone.

Per la realizzazione del disco aveteusato lo stesso organico?Certamente, ma con una differenza: in teatro ilcoro era costituito dal balletto, mentre in sala fuchiamato quello della Rai, diretto da FrancoPotenza.

È vero che negli arrangiamenti sinfoni-ci non mancava mai il fido Hammond?È vero, Mimmo gli era molto affezionato,forse perché gli aveva portato fortuna conVolare. Personalmente l’ho usato in tanti arran-giamenti.

Poi è arrivato il progetto di Scara-mouche.Sì, venne fuori quest’idea. Per la televisione ioero un illustre sconosciuto, divenni il maestro

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sostituto di Franco Pisano e feci quasi tutti gliarrangiamenti, anche perché lui preferivalimitarsi a dirigere. Chiamammo il coro diNora Orlandi e quello della Sinfonica diRoma, della Rai. L’orchestra era quella dellaRai con l’aggiunta degli archi e di alcuni fiaticome oboi, flauti e corni.

Dove furono ambientate le scene?Gli esterni furono girati a Villa Lante, aBagniaia, vicino a Viterbo. Io facevo la spola traRoma e Bagnaia. È stato un periodo bellissimo!

Assieme a Bacalov e Morricone ha lavo-rato anche al Tommaso d’Amalfi. Checosa ricorda di quel periodo?Ho lavorato a fianco di Mimmo all’inizio epoi, quando è stato il momento, con DeFilippo abbiamo pensato all’orchestrazionesinfonica. Io avevo il ruolo di preparare e diri-gere l’orchestra e seguire il balletto diDell’Ara, pertanto non potevo scrivere; fu cosìche decidemmo di chiamare Morricone eBacalov. Loro si assentarono per un periodoe dovetti realizzare alcuni arrangiamenti.Dopo Milano, dato che lo spettacolo avevacosti spaventosi, decidemmo di riportarlo in

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tournée, ma con un organico ridotto: il tuttoavvenne tra la fine del 1963 e l’inizio del 1964.La tournée durò parecchi mesi, fino ad aprile;ovviamente non c’erano più Franchi eIngrassia, al loro posto erano stati sceltiBeniamino Maggio e Sorrentino.

Lei ha ripreso i rapporti lavorativi conModugno solo ai tempi di Cyrano?Con Cyrano Mimmo voleva ricreare il successodi Scaramouche, e chiamò anche me oltre a uncast di tutto rispetto. Fu un lavoro molto bello,io diressi e curai gli arrangiamenti, anche se poinon partecipai alla tournée all’estero. Facemmoun lungo periodo di prove e debuttammo adicembre, credo, mi ricordo che faceva freddo.

L’ultima sua collaborazione con Modu-gno risale ai tempi dell’incisione diPazzo amore?Sì. Facemmo un lavoro di remake del suo reper-torio che sarebbe dovuto servire a riproporre iclassici durante La luna nel pozzo. In effetti nonandò così: in trasmissione Domenico facevasolo un pezzo sulla base registrata da noi, per ilresto si avvaleva dell’ausilio di un cordovox o diuna fisarmonica. Feci gli arrangiamenti per 24

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pezzi che incidemmo alla Mammoth di Romacon l’Orchestra dell’Unione Musicisti, la stessache suonava per le colonne sonore. Alla fine dellavoro Mimmo decise di portare con sé i nastriperché era convinto di utilizzarli interamenteper la trasmissione.

Perché Modugno decise di far arrangia-re nuovamente i suoi classici?Non lo so, probabilmente voleva attualizzarealcune sue canzoni. È stata l’ultima cosa cheabbiamo fatto assieme.

Maestro Ciangherotti, lei è stato moltovicino a Modugno e ha condiviso con luinumerose esperienze artistiche, comelo ricorda?Il nostro era un rapporto meraviglioso; nutri-vo per lui un affetto e una stima che andava-no oltre il lavoro. Tra noi c’era un’amiciziaprofonda. Lo rispettavo molto come composito-re e cantante, abbiamo lavorato tanti anni assie-me senza discussioni. Quando andai a lavorarea Milano mi venne a trovare per chiedermi ditornare a lavorare con lui. Naturalmente nonpotevo dirgli di no, e nacque Scaramouche. È statoterribile quando si è ammalato, e quando si è

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ripreso un po’ ha fatto una cosa bellissima: lasua prima uscita l’ha dedicata a me! Lo avevoinvitato a uno spettacolo di beneficenza in unistituto religioso, lui è venne a vederlo ed è statomeraviglioso.

Ci racconta un ricordo della sua colla-borazione professionale con Modugno?I ricordi sono tanti, ma mi piace soffermarmisu un particolare che la dice lunga sulla pro-fessionalità che c’era in Italia. Quando iniziaia dirigere il Rinaldo mi diedero un camerinoall’ultimo piano del Sistina, che più che unastanza sembrava una soffitta. Com’è noto, inseguito fummo invitati a rappresentare lospettacolo a Parigi; quando arrivammo lì miaspettavo che mi sarebbe stato riservato uncamerino simile, invece mi diedero una verastanza vicino al palco e la bacchetta d’avorioper dirigere! Fu un sogno vero e proprio.

GIANNI FERRIO

Compositore e direttore d’orchestra. Ha col-laborato in diverse occasioni con Modugno.

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Maestro Ferrio, a quando risale laprima collaborazione con Modugno?Le prime cose che ricordo di aver fatto con luisono cinematografiche. Sicuramente la primafu il film Dio come ti amo!, per il quale avevoscritto le musiche e arrangiato la canzone checantava la Cinquetti, che aveva vintoSanremo. Poi lavorammo insieme in un filmdi Mattoli Appuntamento a Ischia, di cui scrissi lemusiche: lo incontrai ancora indirettamente,perché lui cantava Vecchio frack.

A Sanremo vi siete incontrati due volte.È vero, in un caso lui gareggiava conl’orchestra di Galassini, mentre con me c’eraDorelli. Era il mio primo Sanremo, anche se aquel tempo facevo molti dischi con TeddyReno e il Quartetto Radar. La seconda volta,invece, con me cantavano Teddy Reno e BettyCurtis, mi ricordo che facemmo tutte le provea Milano.

Cosa ricorda del Festival in cuiModugno vinse con Piove?Andò molto bene: avevo fatto un arrangia-mento particolare per Dorelli che lui apprez-zò molto. Ho un ricordo molto bello di quel-

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l’anno, è stata una grande esperienza per me,fu molto piacevole anche la collaborazionecon Natalino Otto. Un giornalista commentònegativamente l’esecuzione usando terminioffensivi: gli orchestrali si indignarono e mitoccò calmarli. Ebbi poi modo d’incontrarequesto signore, che mi spiegò di non essereuno specialista del settore e si scusò per i giu-dizi affrettati.

Come avveniva la scelta dell’orchestrae del direttore?Se ne occupava l’organizzatore, che quell’an-no era l’avvocato Cajafa. All’epoca lavoravoalla CGD con Teddy Reno e Johnny Dorellie mi arrivò un suo invito a dirigerel’orchestra. Ci incontrammo a Roma: l’av-vocato era una persona molto curiosa, glipiaceva ascoltare i miei discorsi sullo swing esulle mie esperienze. Purtroppo morì primadell’inizio del Festival.

ConModugno invece quando si incontrò?Lo incontrai prima di Sanremo. Ci conosceva-mo già perché c’eravamo visti sul set di un film.Era molto gentile anche se si era creata una pic-cola polemica sul genere da interpretare.

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Com’era l’esecuzione di Piove?Modugno la faceva classica, con il terzinato el’accompagnamento della chitarra, mentreDorelli la faceva in quattro.

L’incisione discografica della canzone èstata fatta prima o dopo il Festival?La direzione per l’incisione del disco era affida-ta a me, che suonavo con l’orchestra del Festivaldurante le prove a Milano. Il tutto avveniva inassoluto riserbo, nessuno poteva accedere allasala delle prove né a quella di registrazione.

Come avveniva la premiazione?Avveniva dopo la votazione del pubblico in salae di quello a casa. Al momento della proclama-zione saliva sul palco il sindaco, poi arrivavanogli autori e si festeggiavano i vincitori. Alla finec’era l’esecuzione delle prime tre canzoni.

Come ricorda i festeggiamenti per lavittoria di Piove?Con Dorelli andammo in albergo, e lui feceun gran tuffo e una nuotata. C’eraun’atmosfera straordinaria, Stanislao Sugarera raggiante: con me e con l’orchestra avevaun rapporto delizioso.

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Cosa spettava al vincitore?Più che il cantante, a trionfare era la canzone.Non so se si vincevano soldi, sicuramente ilpezzo iniziava a essere suonato spesso e graziealla vittoria si guadagnava. Ovviamente il miolavoro era pagato a prescindere da tutto.

Le è capitato di lavorare ancora conModugno?È stato ospite in qualche trasmissione in cuilavoravo e sicuramente fu presente a unaCanzonissima con Massimo Ranieri. ConAntonello Falqui gli dedicammo uno speciale.Più di recente, con Mina ho inciso un cd conle sue canzoni napoletane, Sconcerto. Lo abbia-mo registrato con l’orchestra sinfonica diMilano inserendo canzoni come Resta cu’ mmee Tu si’ ’na cosa grande.

Che rapporto aveva con Modugno?Il nostro era un rapporto molto diretto. Loprendevo in giro non per il genere che canta-va e gli dicevo che andava fuori tempo. Nonera vero ma lui se la prendeva, e non poco.

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FRANCA GANDOLFI

Attrice. Ha lavorato con DomenicoModugno in alcune produzioni cinemato-grafiche e nel programma radiofonicoAmmuri… Ammuri, ha cantato insieme a luine La cicoria e La barchetta dell’ammuri. Ha spo-sato Modugno nel 1958.

Signora Gandolfi, ricorda come haconosciuto Domenico Modugno?Lui era già allievo da un anno quando sonoentrata anch’io al Centro Sperimentale diCinematografia. L’ho conosciuto lo stesso gior-no che ho fatto il provino con Zampa: l’attoreche lavorava con me era Mimmo. Inizialmentesiamo stati soltanto compagni di lavoro, ma allafine del primo anno ci siamo fidanzati. Il CentroSperimentale era bellissimo, lui era borsista edera il migliore, con la Lazzarini; quando veniva-no i grandi attori lo chiamavano sempre. I corsiavevano durata biennale e si usciva con diplo-ma di attore o regista.

Lei ha lavorato con Modugno in Am-muri… Ammuri.Come andò? Tutto è legato all’episodio di

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Sinatra. Chiamarono Mimmo perché in Raipensavano che fosse siciliano e ricordavanoche aveva in repertorio Ninna nanna, scritta inun dialetto salentino simile a quello messinese.Lo chiamarono, gliela fecero cantare e alla fineSinatra commentò che la canzone era bella.Questo fatto impressionò i dirigenti Rai, ePalmieri capì che era uno che valeva. Lo chia-mò e gli chiese di andare a fare una trasmissio-ne ambientata in Sicilia. Mimmo si oppose per-ché non era siciliano, ma Palmieri si impuntòdicendogli: «Tu verrai a recitarla e ci canteraile tue canzoni e porterai come attrice la tuaragazza, perché deve sembrare una cosa since-ra». Inoltre, gli chiese di scrivere una storia chereggesse quattro puntate e di proporre tre can-zoni a puntata. Fu un grande successo.

Qual era il suo ruolo?Io interpretavo una turista. Qui sono nati ’Upisci spada, Il minatore e le canzoni in dialetto.Insieme abbiamo cantato anche La barchettadell’amore. Fu un’esperienza splendida, ancheperché fare radio era bellissimo.

Lei ha poi cantato anche La cicoria.Sì, Mimmo doveva fare una canzone che

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doveva essere uno scioglilingua. Come sempre,la provò con me, e quando si trattò di inciderlalo facemmo insieme. Mi faceva ascoltare e pro-vare ogni testo e musica che scriveva, e questacollaborazione è durata per tutto il periodo incui ha scritto. Soltanto Ninna nanna e La donnariccia non le ho sentite prima.

Musetto è un suo piccolo ritratto?Sì, Mimmo aveva pensato di fare una canzo-ne sulla sua ragazza…

Com’è nata l’idea del disco di inediti?Inizialmente il progetto prevedeva solo lapubblicazione di canzoni inedite ma Bacalov,che chiamammo per i nuovi arrangiamenti,scelse anche canzoni già conosciute.

Così bella e così sola è stata la vera sco-perta del disco. Com’era registrata?Così bella era su un acetato che Mimmo nonha mai voluto dare alle stampe. Come spessosuccedeva, la scrisse in napoletano e poi la tra-dusse in italiano. Mio figlio Massimo ha cre-duto molto in questa canzone e in tutto il pro-getto, tanto che l’ha ripresa per il triplo cd delcinquantenario.

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Comemai laWarner non ha provveduto apromuovere adeguatamente il progetto?Siamo stati sfortunati: quando presentammoil progetto alla Warner l’allora dirigente ne fuentusiasta, ma purtroppo fu sostituito.Viviamo in una società in cui la pubblicità èfondamentale, basta solo ricordare come andòl’avventura di Mimmo in America propriograzie al 45 giri acquistato a Sanremo dal pro-prietario di una piccola radio di New York!

Come registrava le sue canzoniModugno?Quando componeva una canzone si mettevasul divano con il registratore in mano. È quel-lo che fece anche per le canzoni del Tommasod’Amalfi per poi sentire a Eduardo.

A questo proposito, come si spiega ilsuccesso solo parziale del Tommasod’Amalfi?Lo spettacolo costava molto, anche sel’incasso per l’epoca era stellare! Incassavano9.000.000 di lire a serata, una grande cifrache però non bastava a coprire le spese digestione di tutta la compagnia.Dopo tanto tempo abbiamo fatto trascrivere

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le canzoni per canto e pianoforte, e abbiamointenzione di pubblicare la partitura.Speriamo che ci sia presto una ripresa.

CARLA GRAVINA

Attrice. È stata Esterina nell’omonimo film diCarlo Lizzani ed è stata l’interprete femmini-le di Scaramouche.

La prima volta che lei ha lavorato conModugno è stato nel film Esterina, diLizzani. Che cosa ricorda?Ho ricordi vaghi, perché ero giovane e alleprime armi. Modugno veniva dal grandissi-mo successo di Volare, ed era quasi impossibi-le girare per la gente che veniva a chiedereautografi. Esterina era il film giusto per lui, enon era un film leggero: ci sono numerosispunti sociali e politici, quando è andato aVenezia ha suscitato scalpore. Mimmo l’hoconosciuto sul set, allora avevo 18 anni. Èstata una delle lavorazioni più divertentidella mia vita, perché lui era spiritoso edivertente. Nel film cantava Una testa piena di

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sogni, riferita a me, e il titolo doveva essereproprio quello della canzone.

Si ricorda in quale città avete girato?Abbiamo girato a Torino, a Livorno e, quan-do lei viene pescata dal fiume, alle foci diMarina di Pisa.

Dopo è arrivato lo sceneggiato Scara-mouche, di D’Anza.Ho pochissimi ricordi di Scaramouche, ma soche con Mimmo si lavorava bene e anchecon D’Anza, altro mio amore col quale hofatto Madame Bovary. Quando si lavorava conlui c’era una grande allegria era simpaticissi-mo, ma lo dovevi prendere dal verso giusto.Aveva un vocione e fumava come una cimi-niera, diceva parolacce e ti trattava male…ma con simpatia.

Lei è stata chiamata da D’Anza o daModugno?Mi chiamarono la produzione e D’Anza.

Com’era Modugno in Scaramouche?Era perfetto per quella parte, il ruolo gli erastato tagliato addosso, e comunque era

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Modugno! Era un periodo in cui avevamoottimi maestri.

C’è un ricordo particolare della lavora-zione dello sceneggiato?D’Anza voleva che facessi un duetto conMimmo. Per me significava avere l’occasione dicantare con lui ma, benché fossi disinvolta nellarecitazione, mi imbarazzava cantare, perchérischiavo di stonare. Così dissi a Daniele chenon potevo farlo.

Invece che ricordo ha di Modugno?Stupendo! Lui era la vitalità in persona, unvulcano di energia e, nonostante fosse unastar, era sempre disponibilissimo.

GINO LANDI

Coreografo. Ha lavorato a Cyrano e Allelujabrava gente e al film di Riccardo PazzagliaL’onorata società.

Lei ha collaborato direttamente conDomenico Modugno per il Cyrano?

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Sì, l’ho incrociato due volte: per il Cyrano eprima per Alleluja brava gente, spettacolo chelui non ha fatto perché stava male. Non so seè stata una malattia diplomatica… Co-munque ha scritto le musiche, e il suo ruolo,come si sa, è stato preso da Proietti.

Il Cyrano di Pazzaglia e Modugno eraun musical diverso da quelli diGarinei e Giovannini?Certamente, Pazzaglia aveva reinventato iltesto. Il mio lavoro è stato adattare la partecoreografica a questo testo; è stato molto piace-vole, e inoltre era uno spettacolo di grande pro-duzione, c’erano più di 20 ballerini. Bellissimo,davvero, ma non ebbe lunga vita perché costa-va troppo, anche se poi fu portato all’estero.

Ricorda qualche coreografia del Cyrano?Ho fatto i Cadetti, una danza… Poi quella inuna cucina, in cui era trasposto un grandesogno con una macchina diabolica che simuoveva. Comunque andò tutto alla grande,fu un trionfo al Teatro Tenda ed erano straor-dinari scene e costumi.

Ha avuto modo di incontrare Modugno

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dopo il Cyrano?Ricordo quando stette male perché ero lì,lavoravo per Premiatissima nello studio a fiancoal suo. Fu una cosa scioccante, ci fu un gran-de trambusto.

Lei ha lavorato sulle musiche diModugno per Alleluja brava gente…È stato uno spettacolo piacevole perché laparte coreografica era ben inserita nel testo estilisticamente ballavano in un modo diversodal solito. Quando ci fu la ripresa con Ghiniho dovuto rifare le coreografie perché a diffe-renza di chi scrive e mette nero su biancoquando balli il movimento si evolve, i costumisono diversi e così le persone, con la loro fisi-cità più o meno elastica. Mi sono divertitomolto a fare le coreografie di entrambe le ver-sioni anche perché mi piace cambiare.

De L’onorata società, il film di Pazzaglia,cosa ricorda?Lo ricordo poco anche perché nei film italianinon è mai necessaria la coreografia...

Come ricorda Domenico Modugno?Con nostalgia, eravamo amici.

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FRANCO MIGLIACCI

Poeta e paroliere. Oltre a essere stato coautoredei testi di Nel blu dipinto di blu ha firmato moltealtre canzoni in collaborazione con Modugno.

Com’è diventato paroliere di Modugno?Per me è stata una sofferenza perché eropartito con molti preconcetti. Scrivere testi avolte era un’operazione di astuzia editoriale:dovevano piacere a tutto il pubblico, o megliodovevano piacere al pubblico vecchio, a quel-lo nuovo e a quello melodico. Ero un impres-sionista, mi piaceva trarre ispirazione dallavita comune. Mi ricordo che prendevo la mac-china, andavo a Piazza Vittorio, a Roma, misedevo da una parte e guardavo in faccia lagente. ConModugno, che era un po’ come me,non è stato difficile lavorare. A lui piaceva capi-re i gusti delle persone e scrivere per loro.

La storia che narra in Addio… addio…era presa proprio dalla vita comune…Era una storia d’amore sofferta, e tutto nacqueda una strofa che mi piaceva molto, che facevacosì: «I miei sorrisi e i tuoi si sono spenti, / noicamminiamo insieme e siamo soli, / il nostro

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amore…». Ho sostenuto questo andazzo, chemi piaceva, nella scrittura, mentre trovavo unpo’ pesante quell’«addio… addio…» che nonera felicissimo. Mimmo la pensava come me.

Prima di quel Sanremo però lei avevascritto il testo di una canzone importan-te come Libero…Libero fece arrabbiare molto le donne cattoli-che di Milano, che pensavano fosse un testocontro la famiglia, con il marito che se ne va.Invece era un testo che non voleva nuocere anessuno.

Potevate immaginare che con Liberonon avreste vinto?Dopo avere ascoltato Romantica pensammoche sarebbe stato duro vincere.

Si dice che a Modugno fu consigliato diportare a quel Sanremo un’altra canzo-ne scritta con lei, Io. Come andarono lecose?Non so come andò a finire, ma Io ci sembravatroppo tranquilla anche perché piaceva a tutti.Ricordo un episodio simpatico a proposito diquesta canzone: il mio barbiere, in via Sistina,

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era appassionato di canzoni. Quando uscì Iomifece i complimenti dicendomi: «È bella 10!».Rimasi allibito e gli chiesi perché «10», e luicandidamente mi rispose: «Ma come, sul juke-box c’è scritto così!». Uscii dalla bottega ridendoe capii che la canzone era già molto popolare.Naturalmente Io era nata dalla cotta per unaragazza che mi aveva detto sì: la storia durò alungo, tanto che le dedicai Pullover e Tintarelladi luna. Si lamentava sempre del fatto che nonla portavo al mare... Le consigliai di prender-si una bella tintarella di luna!

Allora è ispirandosi alla vita vissuta chetrovò l’idea per Volare?Per un autore queste occasioni è importantericonoscerle. Volare è stata una cosa più forte dime, ci sono caduto dentro per la sfiducia, larabbia, la sbronza e Chagall. Sì, Chagall: senon avessi visto volare nel blu sopra al gallorosso quell’omino nel suo quadro probabil-mente non avrei mai scritto Volare.

Chi era Pasqualino marajà?Il protagonista fu ispirato da una storia vera.Ero nell’appartamento di Modugno, stavamoleggendo i quotidiani. Mi capitò sotto gli

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occhi una pagina di cronaca in cui si parlavadi un signore che avrebbe sposato la figlia delmaharaja. Questa cosa era troppo curiosa pernon scriverne una canzone spiritosa.

Come nacque Farfalle?Credo sia nata su una melodia che Mimmomi aveva fatto sentire e che mi piaceva molto.Mi diede la possibilità di ispirarmi proprio aquella musica e mi venne in mente l’idea dellefarfalle. Era il periodo di Rinaldo in campo, abita-vo in via Sistina. Mimmo provava la commediae spesso lo andavo a trovare. Un pomeriggio,durante una pausa, si mise a cantare Farfalleaccompagnandosi con la chitarra. Entrò PietroGarinei e l’ascoltò: rimase così colpito che midisse che sembrava scritta da loro!

È vero che Olympia doveva essere unasorta di inno sportivo?Olympia fu una stupidata. Eravamo in Canada,c’erano le olimpiadi e Modugno faceva la suatournée. PaoloOrmezzano, un giornalista spor-tivo che lavorava per la Rai, ci fece arrivare que-sta proposta, di scrivere cioè un inno per leolimpiadi. Noi eravamo troppo presi per pensa-re di scrivere una canzone, avevamo i servizi

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fotografici. Poi però, di getto, una sera tornam-mo in albergo e buttammo giù questa cosa.

Invece con Selene eravate al passo con lescoperte spaziali…Selene nasce proprio così, dal desiderio di anda-re sulla luna a ogni costo, senza contare che pernoi era allettante l’idea di scrivere una canzonegiocata sul ritmo.So che diede fastidio a un attore.Ultimamente l’ho riascoltata nel film Tutto èmusica, che è andato a Venezia. Mi sono diverti-to molto.

A proposito di Tutto è musica, che filmera?Era un film basato – come dice il titolo – intera-mente sulla musica. Non entrammo in una saladi registrazione ma uscimmo a girare per ilmondo. A un certo punto abbandonai perchénon riuscivo ad andare d’accordo con Mimmo,e non ho mai saputo cosa successe dopo. Sonostato presente a tre o quattro degli episodi, quel-lo sul pesce spada, sullo sceccareddu ’mbriaco; miricordo che l’ultimo episodio, Ciao ciao bambina,mi piacque molto. A rivederlo oggi mostra tuttal’onestà di allora.

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Poi ha scritto Più sola…È stata forse la canzone più sentita e più soffer-ta. Eravamo due passionali, e io in particolaremi innamoravo spesso e mi prendevo certe cotteche facevano davveromale. Quando la scrivem-mo eravamo messi entrambi maluccio…

Dopo tanto tempo è tornato a lavorarecon Modugno per Delfini…Scrissi Delfini con Luigi Lopez perché produce-vo Massimo. Mimmo mi disse di comporre unpezzo da cantare insieme, e quando pensai aloro due mi venne in mentre la vita dei delfini,una vita che è solo un gioco. Mi commossimolto. Mimmo mi ringraziò, era rimastoimpressionato. Disse: «Ma a te chi l’ha dettoche quando ero ragazzo mi chiamavano “il del-fino”?».

Come mai vi allontanaste così alungo?Ero preso da molte produzioni e Mimmoaveva riallacciato la collaborazione conPazzaglia. In verità poi non abbiamo lavora-to insieme ma siamo stati molto vicini,soprattutto dopo la sua malattia. Mi occupa-vo del sindacato in difesa del diritto d’autore,

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lo SNAC autori e compositori, di cui lui erapresidente onorario. Andammo in televisionea lottare perché ci venissero riconosciuti idiritti d’autore per le trasmissioni radiofoni-che. Da quel momento circa il 90% delleemittenti cominciò a pagare, anche la Rai.

Com’era lavorare con Modugno?È stato eccezionale, non era mai stanco.Bastava dargli una chitarra e cantava, solle-citandomi a scrivere. È stato un rapportomolto intenso.

Siete diventati amici durante le ripre-se di Carica eroica?Sì. La produzione di Carica eroica cercava attorie mi presentai. Era un film di guerra, avevanoscelto tutti i ruoli principali ma mancavano gliattendenti, e volevano che parlassero in dialetto.Io fui scelto per il fiorentino, Gigi Reder per ilnapoletano e Modugno per il siciliano. Presi unbell’anticipo, lavorammo due mesi per 200.000lire. La mia era una bella parte, anche se miammalai… Con Mimmo diventammo amici egli chiesi il permesso di fare i fumetti sulle suecanzoni. Lui fu molto felice e mi chiese se vole-vo scrivergli il testo di una canzone.

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Com’era Modugno dopo Volare?Mimmo era uno schermitore e sfidava sem-pre tutti a duello, anche nella vita. Questolato del suo carattere mi divertiva molto.E poi era molto attaccato alla famiglia. InAmerica, a Hollywood, ci presentarono aCary Grant e ad Alfred Hitchcock, e glivenne proposto di fare un film con DeborahKerr. S’immagini la mia emozione…Pensavo che Mimmo avrebbe accettato, einvece rifiutò. Io sotto il tavolo gli diedi tantidi quei calci da non crederci, ma non ci funulla da fare: era nato Marco!Eravamo famosi… Una volta in uno deiristoranti più importanti di Los Angeles, ilCyrano, ci venne dato il tavolo centrale, quel-lo riservato alle celebrità. Mi si avvicinò unproduttore discografico americano e midisse che se gli avessimo dato un’altra Volaresaremmo rimasti in cima alle classifiche. Eroperplesso, ma lui insisteva. Alla fine glirisposi che dopo venti giorni avremmo scrit-to un altro pezzo importante. Fu soddisfattoma mi agghiacciò quando disse che se fossi-mo usciti dalla hit parade ci saremmo dovu-ti dimenticare di quel tavolo…

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Ha rimpianti per non aver seguitoModugno nelle tournée all’estero?Sì, mi sono perso la Russia, dove Selene lachiamavano «Gagarin twist». Oltretuttoquando Mimmo tornò mi fece star male peril grande successo avuto in quella tournée…E poi non mi sono goduto il Brasile!

ENNIO MORRICONE

Compositore. Ha collaborato con Modugnoall’arrangiamento di Apocalisse e Tommasod’Amalfi.

Lei ha avuto modo di collaborare conModugno agli arrangiamenti diTommaso d’Amalfi…Feci gli arrangiamenti con Bacalov su invitodello stesso Modugno, che non ostacolò mai lanostra opera e non si intromise mai. Ricordoche fu un grandissimo successo, e questa cosami ha divertito molto.

Avevate già lavorato insieme ai tempi del-l’arrangiamento di Apocalisse, nel 1959…

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Apocalisse fu una sfida fra me e Modugno. Iocominciavo in quel periodo a fare gli arran-giamenti per la Rca, e quando lessi il testo diApocalisse lo trovai interessante e rivoluziona-rio. Chiesi a Mimmo: «Sei coraggioso?». Luigridò: «Certo che lo sono», e rimase incurio-sito. Allora lo sfidai ripetendogli ancora lastessa domanda e dicendogli: «Ti faccio unarrangiamento spaccatutto».Così fu: utilizzai cinque trombe, cinque trom-boni, una tuba, sei corni, quattro pianoforti etante percussioni. Fu divertente! Aspettai contrepidazione che uscisse il disco, che compraiimmediatamente. La delusione però fu tanta,perché è vero che mi avevano accreditatocome arrangiatore, ma del mio lavoro erarimasta solo l’introduzione seguita dalla vocedi Modugno che si faceva accompagnare dalpianoforte e da un bastone. Naturalmente luinon mi disse niente e col tempo capii che lasua decisione di togliere gran parte del mioarrangiamento era stata determinata dallerichieste della casa discografica.

Ha avuto modo di collaborare ancoracon Modugno?Ho fatto alcuni arrangiamenti per le sue

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apparizioni televisive, ma in studio quella ful’unica esperienza.

Però ci fu la partecipazione a Uccellacci euccellini…Sì, è vero: per Uccellacci e uccellini scrissi tutte lemusiche, anche quelle dei titoli di testa can-tati da Modugno. Ricordo che Pier PaoloPasolini si consultò con me per realizzarequell’esperimento e io non mi opposi, anzi,ne fummo veramente molto contenti.Modugno si comportò benissimo, da veroprofessionista, e si attenne ai miei suggeri-menti, cantando i titoli come un uomo distrada, un cantastorie.

Come reagì Modugno a questo invito?Benissimo, anche perché fu Pasolini a invi-tarlo e convincerlo. Era entusiasta.

Come ricorda Domenico Modugno?Era una persona perbene, di grande umani-tà, bravo professionista e bravo melodista.Come compositore era eccezionale, Nel bludipinto di blu è una canzone straordinaria cheha rotto con il passato. Segnò veramente unmomento felice della canzone italiana. Ci

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siamo frequentati poco perché io lavoravoalla Rca e lui alla Fonit, però ci conoscevamobene. Devo dire che dopo Apocalisse lo evitaiper un po’, ma in seguito mi resi conto che inquella occasione lo avevo sfidato. Nonostanteil suo coraggio quel pezzo da Quattro cavalieridell’apocalisse era difficile, era complicato farloaccettare alla casa discografica.

LIANA ORFEI

Attrice e circense. Ha lavorato con Modugnoin Tommaso d’Amalfi e Scaramouche.

Com’è nata la sua collaborazione conModugno?Venni contattata dall’agente di Modugnodopo il successo di Leggerissimo con Kramer eBramieri. Feci questa esperienza anche se leprove erano molto dure: da bolognese qualero dovetti acquisire il dialetto napoletano delseicento, voluto da Eduardo. Erano tutteinflessioni particolari, e tanto fu lo sforzo chemi si ruppe un capillare sulle corde vocali 14giorni prima del debutto. A questo punto mi

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volevano sostituire con Angela Luce, maMimmo credeva fortemente in me. Riusciicon delle cure incredibili a debuttare una set-timana dopo la data prevista per la prima.

Cosa pensa oggi dell’insuccesso delTommaso?Erano sbagliati i teatri in cui lavorammo: ilSistina e il Lirico. Dovevamo andare in quellilirici perché non era un’opera leggera, ma undramma più vicino all’opera lirica.Tommaso d’Amalfi non andò molto bene e sifermò prima di Natale a Milano, dove ci mise-ro in liquidazione. La compagnia prevedevapiù di 100 persone, pertanto a lavori in corsoModugno dovette fare dei tagli: c’erano trecorpi di ballo che nel ridimensionamentodivennero due (da 40 a 18 ballerini), di 30figuranti ne rimasero 10. Tutto questo nonandava bene a Eduardo, che non voleva che sitoccassero i suoi lavori. Modugno, risentitodell’atteggiamento di De Filippo, gli risposeche era lui a investire economicamente nel-l’impresa, e infatti ci rimise parecchi soldi.Mimmo non ritoccò solo l’organico ma ancheil copione e la sua durata.Originariamente prevedeva un certo numero di

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balletti e di scene e in tutto durava quasi quat-tro ore: lo ridusse a due e mezzo, e fece bene!

Lo spettacolo fu pubblicizzato adegua-tamente?La pubblicità all’inizio fu enorme ma pianpiano scemò, e questo probabilmente contri-buì a non renderlo un grosso successo.Peccato, perché fu una delle più belle opera-zioni mai concepite, e poi da parte di due verigeni dello spettacolo… Era un esperimentopiù unico che raro, e non andò a buon fineanche per le incomprensioni.

Come era il Tommaso rispetto ai musi-cal di Garinei e Giovannini?Le commedie musicali di Garinei e Gio-vannini erano brillanti, mentre il Tommasod’Amalfi era un vero e proprio dramma. Pensiche nella scena finale – la disperazione diBernardina – la gente iniziava a piangere;quando veniva fuori Modugno morto e siste-mato sui remi cantavo una canzone di gran-de tristezza.

Quanto è durata l’esperienza del Tom-maso?

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Nove mesi di tournée e tre di prove, un mesedi sospensione... 14 mesi in tutto.

Cosa ricorda dell’orchestra?All’inizio c’erano 40 orchestrali che furonoridotti a 25; la partitura era operistica e diri-geva tutto Nello Ciangherotti.

Ha più ripreso le canzoni del Tom-maso?Non ho più ripreso le canzoni e ho cercato didimenticare quel periodo perché è stato troppocontroverso e tormentato. Oggi poi nonavrebbe senso riprenderlo, non c’è un prima eun dopo.

Che rapporti aveva con Modugno?Rimasi sua amica e non abbiamo mai avutocontrasti. Quando fece Liolà mi chiese di met-tergli a disposizione una tenda teatro, cosa chefeci fare dai miei genitori. Ho sofferto moltoquando si è ammalato. Era una persona stu-penda, un genio, un fulmine che colpiva chiveniva contagiato dalla sua positività.

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PAOLA QUATTRINI

Attrice. È stata accanto a Modugno nellacommedia Mi è cascata una ragazza nel piatto.

Con Mi è cascata una ragazza nel piattolei ha avuto modo di lavorare per laprima e ultima volta con DomenicoModugno. Come andò?L’esperienza di Mi è cascata una ragazza nel piattonasce da una collaborazione fra me e il produt-tore Luigi Rotundo dopo aver visto insieme aLondra la versione originale dell’opera diTerence Frisby. Ci piacque molto e decidemmodi rappresentarla in Italia con lamia compagnia.Non ero nuova alle commedie brillanti ameri-cane, avendo già fatto con Walter Chiari Il gufoe la gattina. Per la regia ci affidammo a WilliamFranklyn, mentre per il protagonista maschilela scelta cadde naturalmente su DomenicoModugno: nella nostra versione, infatti, il per-sonaggio del presentatore attempato che siinvaghisce di una ragazzina fu sostituito conquello di un cantante di mezza età.

La scelta di Modugno fu dettata anchedall’esigenza di farlo cantare?

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Anche per quello, sì, tanto che Modugnoscrisse per lo spettacolo Simpatia, che canta-va alla fine della commedia.

Chi altri faceva parte della compagnia?All’inizio – insieme, tra gli altri, a MimmoCraig – c’era Tamara Baroni, che ha recitatocon noi per un mesetto circa; quando lei lasciòla compagnia entrò Enrica Bonaccorti.

Modugno però prese parte a una solatournée dello spettacolo. Come mai?Modugno era pur sempre un cantante famo-so… Al termine della prima tournée lasciòperché aveva programmato altre attività. Ilsuo ruolo fu affidato a Carlo Dapporto, cheperò non cantava Simpatia.

Come ricorda Modugno?Era una persona generosa e di grande fascino.Per quanto riguarda la nostra esperienzacomune lo ricordo come un attore di grandesimpatia e comunicativa, considerando ancheil ruolo che interpretava. Ha contribuito inprima persona al successo della rappresenta-zione: si era così appassionato al personaggioche ogni sera riusciva a conquistare tutti.

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TEDDY RENO

Cantante e produttore. Ha partecipato in cop-pia con Modugno al Sanremo del 1960 con lacanzone Libero.

Qual era il suo rapporto con DomenicoModugno?Con Modugno siamo stati buoni conoscenti;non siamo diventati amici intimi perchéentrambi lavoravamo intensamente e io erospesso all’estero. Abbiamo condiviso stimareciproca e molta allegria. Ricordo tantissimerisate durante uno spettacolo fatto insieme inCanada…

Prima di essere amico di Modugno èstato amico di Franca Gandolfi?È vero, negli anni Quaranta siamo stati buoniamici. Per un periodo ci siamo frequentati.

È vero che è stato fra i primi ad accor-rere da Modugno in ospedale, dopo ilmalore?È un episodio che ricordo molto bene. Hosempre avuto un buon controllo dei nervi esangue freddo, e posso dire che l’unica volta

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che in ottantadue anni le mie gambe hannotremato è stata proprio quando sono andatoin ospedale a Milano a trovare Modugno.Andammo in pochissimi. Mi fecero togliere lescarpe e indossare il camice, come succede inquesti casi. Ricordo che cominciai a perderesubito il controllo dei nervi e a sentir vacillarele gambe. Vidi Domenico e gli chiesi comestava. Lui mi guardò ironicamente e mi rispo-se con una frase ben chiara… Lo feci sorride-re per un momento, ma nel frattempo la miatremarella era cresciuta tanto che una voltafuori dalla stanza non riuscii a rimettermi lescarpe. Uscito dall’ospedale mi appoggiai aun muro e rimasi in quella posizione per moltiminuti. Mi ero molto impaurito a vedere unapersona come lui in un letto d’ospedale.

Lei ha collaborato con Modugno per lacanzone Libero, presentata al Sanremodel 1960…Lo avevo già avuto come ospite in una miatrasmissione televisiva, subito dopo la vittoriacon Nel blu dipinto di blu, quando mi volle comecollega per la realizzazione, appunto, di Libero.Per me era un compito difficilissimo soprattut-to perché il mio stile era diverso dal suo:

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Modugno aveva un modo di cantare unico,difficile da ripetere. Alla fine decisi di inter-pretare Libero con l’orchestra diretta daGianni Ferrio in una versione swing che otten-ne un buon successo. Mi difesi onorevolmen-te, anche se alla fine arrivammo secondi allespalle di Rascel e della sua Romantica.

CATHERINE SPAAK

Attrice e cantante francese. Ha lavorato conModugno nella prima edizione di Cyrano.

Signora Spaak, è vero che per il ruolodi Rossana, da lei interpretato, fu scel-ta da Modugno?Sì è vero, Mimmo volle incontrarmi, veder-mi e soprattutto farmi provare le canzoni.Andai a casa sua e parlammo, poi con la chi-tarra mi fece ascoltare le canzoni, e alla finedecidemmo di fare questo lavoro.

Come reagì il pubblico?Fu una cosa particolare perché il musical fuallestito al Teatro Tenda di piazza Mancini,

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a Roma, ed era un operazione un po’ fuoridalle righe. Ebbe successo: venivano le scuo-le, c’erano le repliche pomeridiane, insom-ma il pubblico reagiva molto bene. Poi lospostarono in un altro teatro vicino alVaticano, il Giulio Cesare. Facemmo moltetournée, ma quando mi fu proposto di parti-re per il Sud America rifiutai, e Alida Chelliprese il mio posto.

Lei non era nuova al musical?Avevo cantato anche prima del Cyrano e avevoinciso molti dischi. Nel musical avevo esorditoal Sistina con Promesse promesse, quando BurtBacharach non era ancora famoso in Italia:lo spettacolo aveva lasciato il segno.

Come è stata l’esperienza lavorativacon Modugno?Quando Mimmo mi chiamò ne fui moltofelice. Mi piaceva l’organizzazione del lavoroe non sono mai stata a disagio: tutto è statomolto semplice, giocoso e allegro. Avevo unagrande ammirazione per lui e tra noi nacqueuna bella amicizia. Mi piace ricordare i dopoteatro, come quello di Napoli: era quasi l’albae Mimmo non voleva andare a dormire!

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Lo ha frequentato anche durante lamalattia?La malattia per Mimmo è stata un dramma,perché era vitalissimo, pieno di energia. Inquel periodo non ci siamo frequentati, ma cisentivamo ogni tanto. L’ultima volta abbia-mo cantato insieme, in uno spettacolo dedi-cato a lui, facemmo il duetto di Cyrano eRossana, Che cosa è un bacio. Eravamo moltocommossi, come se intuissimo che eral’ultima volta che ci esibivamo insieme.

Cosa ricorda dell’uomo Modugno?Era estremamente vitale. Adorava stare inscena, cantare, recitare. Non sopportava chequalcuno della compagnia dicesse: «Vado acena per conto mio», perché in quel momen-to il gruppo di lavoro era la sua famiglia ebisognava condividere tutto. L’ultima voltache ci vedemmo non smetteva di parlarmidella sua casa a Lampedusa, suo luogo magi-co.Oggi lo penso moltissimo. Lo saluto e loabbraccio… Dovunque lui sia è rimasto nelmio cuore.

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LINA WERTMÜLLER

Regista e sceneggiatrice. È stata aiuto registadi Garinei e Giovannini, con i quali ha lavora-to in Rinaldo in campo.

Come è avvenuto l’incontro conDomenico Modugno?È un ricordo molto antico: all’epoca facevo lagiornalista e andai a San Pietro Vernotico perintervistarlo. Erano i primi anni Sessanta e luiera un ragazzo straordinario e molto simpatico.

Come nacque l’idea di affidargli laparte di Rinaldo?In quel momento Modugno era amatissimo eaveva grande successo. Il copione andammo ascriverlo in Sicilia, a Taormina, dove ci fer-mammo per un mese. Ci raggiunse anche ilcoreografo Herbert Ross, che era sposato conuna grandissima ballerina.

Quindi l’idea venne anche dalla presun-ta «sicilianità» di Modugno?Rinaldo era siciliano, un personaggio deipupi. Mimmo, anche se pugliese, era perfetto,e non era vero che si spacciava per siciliano.

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Com’era in poche parole il Rinaldo incampo?Era uno spettacolo bellissimo con unModugno bravissimo, e c’era una bella com-pagnia composta da Delia Scala, PaoloPanelli, Ciccio e Franco, che segnalai io laprima volta che li vidi in una piazza sicilianae in seguito vennero scritturati dallo stessoModugno, che li coinvolse in diversi film.I musical prima di Rinaldo erano altrettantograndi e non meno popolari. Basti pensareche c’erano attori come Walter Chiari… IlRinaldo non cambiò il modo di realizzare imusical, tanto che facemmo l’Enrico 61 conRascel per ripiego ed era comunqueun’enorme produzione!

È stata la sua unica esperienza lavorati-va con Modugno?Non ho mai partecipato ad altri lavori conModugno al di fuori del Rinaldo. Lo vidil’ultima volta al mare, quando lo andai a tro-vare. Ci fermammo a lungo e ricordo cheaveva ancora un gran temperamento. Era unottimo attore e bisognerebbe parlare molto dipiù del suo lavoro teatrale.

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Postfazione

Fortuna che Piange... il telefono arrivò l’annodopo, altrimenti chissà se nel 1974 il ClubTenco di Sanremo avrebbe assegnato il suomassimo riconoscimento, il primo della serie,a Domenico Modugno. È solo una battutamaligna, naturalmente, perché il complessivovalore storico e artistico di Modugno era eresta indiscutibile, indipendentemente daitelefoni e dai violini nazionalpopolari di metàanni Settanta. Il Club lo sapeva benissimo, ecosì, quando in occasione della prima Rassegnadella canzone d’autore attribuì per la prima voltail Premio Tenco alla carriera, non ebbe dubbinell’individuare (oltre a un grande francese,Léo Ferré) i quattro cantautori italiani cheavevano letteralmente «inventato» la nuovacanzone di qualità: Domenico Modugno,Gino Paoli, Sergio Endrigo e Giorgio Gaber.Così recitava la motivazione ufficiale: «Per lafunzione storica svolta nell’evoluzione dellacanzone e per aver iniziato quel processo dirinnovamento inteso a dare ad essa nuovaverità e dignità poetica ed artistica».L’assegnazione dei premi fu annunciata nelgiugno del 1974 (la Rassegna si sarebbe tenuta

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dal 24 al 27 luglio) ed era stata decisa il 30maggio a Milano da una commissione com-prendente Giampiero Boneschi, GabrieleBoscetto, Roberto Buttafava, Enrico deAngelis, Mario De Luigi, Vittorio Franchini,Sergio Sacchi, Gigi Vesigna, e presieduta daAmilcare Rambaldi, l’anima del Club, conl’assistenza del suo consulente legale IvanPedrini. Queste scelte furono poi illustrate dalsottoscritto sul primo dei numeri de «Il can-tautore», la rivista che da sempre accompa-gna lo svolgimento della Rassegna. Riguardo aModugno, non faccio che riportare testual-mente quel che scrissi allora:

Sono stati scelti i primi in ordine cronologico, i pionie-ri, i veri e propri rivoluzionari, perché piombati a com-battere in un ambiente del tutto sfavorevole eimmobilista. Essenzialmente in questo senso va visto,ad esempio, il Premio Tenco a Domenico Modugno,al quale spetta indiscutibilmente il titolo di fondatoredella moderna canzone italiana. E in questo caso il ter-mine «italiana» assume uno specifico significato:Modugno riuscì infatti a superare quella che era piut-tosto la canzone «all’italiana», ossia una formulaastratta e rigida sorta sulle ceneri della romanza e delmelodramma e che si era ripetuta fino ad allora, com-

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piaciuta ed impigrita nella propria cantabilità e melo-diosità esteriore. La rivoluzione di Modugno è, al con-trario, un ritorno alle origini, poiché schiuse la portaad un fiorire di estri variamente ispirati (appunto i«cantautori» che festeggiamo qui a Sanremo), masempre radicati in un modo di essere reale, nostro,popolaresco, insomma «italiano». Non a caso il perio-do migliore di Modugno è senza dubbio il ’53-’57,durante il quale compose o rielaborò da temi popola-ri una serie innumerevole di gioiellini, quasi tutti indialetto, intrisi dell’umore e del colore della sua terra.Con «Volare» iniziò, lentamente, una certa decaden-za, ma in compenso quella famosa impennata delSanremo 1958 servì a scuotere una volta per sempreanche il grosso pubblico, che sopravviveva nel torporedi lacrime, rose e gorgheggi sospirosi. Da allora nonabbiamo ritrovato il vero Modugno che in poche iso-late occasioni, ma i frutti della sua rivoluzione sonorimasti e non possono essere dimenticati.

Mimmo non fu presente a quella prima edi-zione, ma una volta, molti anni dopo, abbia-mo avuto la fortuna di averlo tra noi, ospiteinformale. Era il 1993 e nel cast avevamo invi-tato uno dei suoi figli cantautori, Marcello. Ilpapà lo accompagnò e si sedette in prima filaper gustarsi lo spettacolo che quella sera, 30

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ottobre, proprio Marcello apriva. Ricordoancora lo sbalordimento felice degli AvionTravel, che avevano messo in scaletta unpezzo di Modugno, Cosa sono le nuvole su testodi Pasolini, ma non sapevano che in salac’era l’autore: potete immaginare la loroemozione quando, intonando la canzone dalpalco, si accorsero che in platea, propriodavanti a loro, c’era Domenico Modugno.Ma il ricordo più bello si colloca a spettaco-lo finito, in una delle tradizionali notti dicanti e bevute che costellano la storia delTenco. Si cantava tutti le canzoni diModugno naturalmente, ma era lui,Mimmo, che, superando tranquillamente idisagi fisici procuratigli dall’ictus di noveanni prima, conduceva le danze, urlava«Volare», dava gli attacchi, correggeva chisbagliava… Ne resta per fortuna un memo-rabile frammento ripreso dalla Rai, più voltetrasmesso in tv. Credo che questa sia stata lasua ultima, chiamiamola così, esibizionepubblica.

Enrico De Angelis

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Discografia italiana

Negli anni Cinquanta, quando DomenicoModugno inizia a incidere, i volumi di produ-zione del mercato discografico italiano sonodecisamente inferiori a quelli statunitensi.Nel corso della sua attività musicale Modugnoha contribuito a trasformare il nostro merca-to, rivoluzionando il prodotto discografico efacendolo diventare sempre più importante.La massiccia pubblicazione di dischi hagarantito una larga fruizione del suo prodottomusicale e, associata ai concerti, ha determi-nato il successo della sua opera, contribuendoa creare il mito Modugno. Nel corso deglianni la sua discografia si è ingigantita, e allaproduzione italiana si è affiancataun’abbondante produzione straniera. In que-sta sede ci limitiamo a prendere in considera-zione quella italiana, di per sé molto corposa.Dai 78 giri ai long playing, abbiamo riportatotutto quello che fino a oggi è stato possibileraccogliere, benché resti qualche vuoto nellaproduzione dei supporti piccoli (in particolaredei 45 giri) dovuto al fatto che spesso uscivanoedizioni identiche di dischi già pubblicati macon numero di catalogo diverso o, come nel

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caso di Nel blu dipinto di blu, edizioni che si dif-ferenziavano solo per il colore del vinile, blu onero.I long playing sono stati tutti citati e di ognu-no è stato indicato il contenuto; non abbiamosegnalato, invece, le raccolte prive di inediti.Lo stesso discorso vale per i compact disc.Può capitare di leggere, soprattutto sui dischiusciti nel periodo in cui Modugno pubblicavacon la Fonit Cetra, un diverso numero di cata-logo sullo stesso LP o 45 giri. Di alcuni exten-ded play, pur non avendo rinvenuto il numerodi catalogo, abbiamo voluto riportare il titoloe l’anno di pubblicazione.Per i 33 giri abbiamo indicato gli autori dellecanzoni; dove non è riportato alcun nome ilpezzo si intende a firma di DomenicoModugno sia per il testo sia per la musica.Per la stesura di questa discografia ci si èavvalsi di materiale proprio e del numero 20della rivista «Raro».Un ringraziamento per i suggerimenti va aMimmo Carta e Rudy Assuntino.

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PRODUZIONE 78 GIRI – 1954-1959

1954La cicoria/Ninna nanna (Rca Italiana, A25V0001)Musciu niuru/Lu pupu (Rca Italiana, A25V0002)La donna riccia/Lu pisce spada (Rca Italiana,A25V 0003)La sveglietta/La barchetta dell’ammuri (RcaItaliana, A25V 0004)Lu mago delle rose/Cavaddruzzu (Rca Italiana,A25V 0005)Strinata a ’na dispittusa/Scarcagnulu (RcaItaliana, A25V 0006)Lu minaturi/Nina e lu capurali (Rca Italiana,A25V 0030)Cavaddu cecu de la minera/Ventu de sciroccu (RcaItaliana, A25V 0031)

1955Ninna nanna de lo puparu/Lu sciccareddu ’mbriacu(Rca Italiana, A25V 0089)Vecchia chitarra/Lu tambureddu (Rca Italiana,A25V 0090)Lu sceccu lagnosu/Lu tamburru de la guerra (RcaItaliana, A25V 0123)

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Grillu ’nnammuratu/Datimi ’n paiu d’ali (RcaItaliana, A25V 0142)Lu marzianu/Attimu d’ammuri (Rca Italiana,A25V 0143)Magaria/Vitti ’na crozza (Rca Italiana, A25V0157)Mese ’e settembre/Nisciuno pò sapé (Rca Italiana,A25V 0296)Vecchio frack/Sole, sole, sole (Rca Italiana, A25V0316)Cantu d’ammuri/Tempu d’estati (Rca Italiana,A25V 0317)Musetto/Io, mammeta e tu (Rca Italiana, A25V0464)

1956Attimu d’ammuri/Lu tambureddu (Fonit, 15404)Lu minaturi/Ninna nanna (Fonit, 15405)La donna riccia/Magaria (Fonit, 15406)Lu sciccareddu ’mbriacu/Lu salinaru (Fonit, 15407)La sveglietta/Il girovago (Fonit, 15408)Io, mammeta e tu/Nisciuno pò sapé (Fonit, 15409)Vecchio frack/Musetto (Fonit, 15410)Lu pisce spada/La cicoria (Fonit, 15411)Zitto zitto doce doce/Cavaddu cecu de la minera(Fonit, 15412)Sole sole sole/Mese ’e settembre (Fonit, 15413)

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1957Don Fifì/Resta cu’ mme (Fonit, 15610)La signora a fianco/La neve di un anno fa (Fonit,15611)Lazzarella/Strada ’nfosa (Fonit, 15687)’O specchio/’A pizza c’ ’a pummarola (Fonit,15831)Ventu d’estati/Mariti in città (Fonit, 15832)Mariti in città/Resta cu’ mme (Fonit, 15876)

1958Nel blu dipinto di blu/Nisciuno pò sapé (Fonit,15948)Nel blu dipinto di blu/Strada ’nfosa (Fonit, 15972)’O ccafè/Pasqualino maragià (Fonit, 16047)Io/Resta cu’ mme (Fonit, 16074)La sveglietta/Marinai donne e guai (Fonit, 16077)Mogli pericolose/Come prima (Fonit, 16093)Resta cu’ mme/Io (Fonit, 16100)

1959Piove/Ventu d’estati (Fonit, 16114)Farfalle/Non restare fra gli angeli (Fonit, 16115)Piove/Farfalle (Fonit, 16144)Notte lunga notte/Sole sole sole (Fonit, 16155)

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PRODUZIONE EXTENDEDPLAY – 1954-1961

1954La cicoria/Ninna nanna/Musciu niuru/Lu pupu(Rca Italiana, A72V 0035)La donna riccia/Lu pisce spada/La sveglietta/Labarchetta dell’ammuri (Rca Italiana, A72V 0036)Lu mago delle rose/Cavaddruzzu/Strinata a ’nadispittusa/Scarcagnulu (Rca Italiana, A72V0037)

1955Musetto/Io, mammeta e tu/Sole, sole, sole/Mese ’esettembre (Rca Italiana, A72V 0048)Cavaddu cecu de la minera/Lu minaturi/Nina e lucapurali/Ventu d’estati (RCA Italiana, A72V 0067)

1956Io, mammeta e tu/Magaria/La donna ric-cia/Nisciuno pò sapé (Fonit, EP 4118)Lu pisci spada/Attimu d’ammuri/La cico-ria/Tambureddu (Fonit)La sveglietta/Lu minaturi/Il girovago/Ninna nanna(Fonit)Zitto zitto doce doce/Vecchio Frack/Cavaddu cecu dela minera/Musetto (Fonit, EP 4121)

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Lu sciccareddu ’mbriacu/Sole sole sole/Lu salina-ru/Mese ’e settembre (Fonit)

1957Lazzarella/Strada ’nfosa/Resta cu’ mme/La signoraa fianco (Fonit)’O specchio/’A pizza c’ ’a pummarola/Ventud’estati/Mariti in città (Fonit)

1958Nel blu dipinto di blu/’A pizza c’ ’a pummaro-la/Ventu d’estati/Mariti in città (Fonit)Io/Resta cu’ mme/Marinai, donne eguai/Pasqualino Maragià (Fonit)

1959Piove/Farfalle/Non restare tra gli angeli/Mogli peri-colose (Fonit)Piove/Farfalle/Io/Come prima (Fonit, EP 4334)Notte lunga notte/Milioni di scintille/Una testa pienadi sogni/La sveglietta (Fonit)Vecchio frack/Apocalisse/Le morte chitarre/Nisciunopò sapé (Fonit)

1960Nel bene nel male/Più sola/Libero/Hello amore(Fonit)

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Corriamoci incontro/’O sole mio/Notte di luna calan-te/Olympia (Fonit)

1961Giovane amore/Sì sì sì/Mafia/Ojalá (Fonit)

PRODUZIONE 45 GIRI – 1954-1984

1954La donna riccia/Lu pisce spada (Rca Italiana, N0003)

1955Mese ’e settembre/Nisciuno pò sapé (Rca Italiana, N0296)Vecchio frack/E vene ’o sole (Rca Italiana, N 0316)Cantu d’ammuri/Tempu d’estati (Rca Italiana, N0317)

1956Musetto/Io, mammeta e tu (Rca Italiana, N 0464)

1957La donna riccia/Musetto (Fonit, SP 30086; lato Areincisione di Rca Italiana, N 0003; lato B

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reincisione di RCA Italiana, N 0464)Io, mammeta e tu/Zitto zitto doce doce (Fonit, SP30087; lato A reincisione di Rca Italiana, N0464)Lazzarella/Strada ’nfosa (Fonit, SP 30136)

1958Mariti in città/Resta cu’ mme (Fonit, SP 30182)Nel blu dipinto di blu/Nisciuno pò sapé (Fonit, SP30183)Nel blu dipinto di blu/Strada ’nfosa (Fonit, SP30208; lato B stessa versione di SP 30136;stampato in vinile azzurro)Nel blu dipinto di blu/Vecchio frack (Fonit, SP30222; lato B reincisione di Rca Italiana, N0316; stampato in vinile azzurro)Nel blu dipinto di blu/Lazzarella (Fonit, SP30223; lato B stessa versione di SP 30136;stampato in vinile azzurro)Vecchio frack/La sveglietta (Fonit, SP 30263; latoA stessa versione di SP 30222)’O ccafè/Pasqualino maragià (Fonit, SP 30301)Resta cu’ mme/’O ccafè (Fonit, SP 30356;lato Astessa versione di 30182; lato B stessa versionedi SP 30301)Strada ’nfosa/Pasqualino maragià (Fonit, SP30357; lato A stessa versione di SP 30136 e SP

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30208; lato B stessa versione di 30301)La sveglietta/Marinai donne e guai (Fonit, SP30358; lato A stessa versione di SP 30263)Io/Resta cu’ mme (Fonit, SP 30391; lato B ininglese)Io/Nisciuno pò sapé (Fonit, SP 30399; lato Astessa versione di SP 30391)Mogli pericolose/Come prima (Fonit, SP 30435)Resta cu’ mme/Io (Fonit, SP 30440; lato A stes-sa versione di 30182; lato B stessa versione diSP 30391)Io/Come prima (Fonit, SP 30457; lato A stessaversione di SP 30391; lato B stessa versione diSP 30435)Mese ’e settembre/Ventu d’estati (Fonit, SP 30485;lato A reincisione di Rca Italiana N 0296)

1959Piove/Ventu d’estati (Fonit, SP 30492; lato Bstessa versione di SP 30485)Farfalle/Non restare tra gli angeli (Fonit, SP 30493)Piove/Farfalle (Fonit, SP 30523; stampato invinile bianco; lato A stessa versione di SP30492; lato B stessa versione di SP 30493)Sole sole sole/La signora a fianco (Fonit, SP 30533)Notte lunga notte/Sole sole sole (Fonit, SP 30571;lato B stessa versione di SP 30533)

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’O cangaceiro/Non sei più la mia bambina (Fonit,SP 30596)La sveglietta/La cicoria (RCA Camden, CP 29;ristampa di versioni pubblicate nel 1954 su78 giri)Mese ’e settembre/Ninna nanna (RCA Camden,CP 30; ristampa di versioni pubblicate nel1954 su 78 giri)Vitti ’na crozza/Musciu niuru (RCA Camden,CP 31; ristampa di versioni pubblicate nel1954 su 78 giri)Vecchio frack/E vene ’o sole (RCA Camden, CP79; ristampa di versioni pubblicate nel 1955su 78 giri e 45 giri)Una testa piena di sogni/Mese ’e settembre (Fonit,SP 30632)Buon Natale a tutto il mondo/Nisciuno pò sapé(Fonit, SP 30712)La neve di un anno fa/Don Fifì (Fonit, SP 30863)

1960Libero/Nuda (Fonit, SPM 1)Libero/Più sola (Fonit, SPM 2; lato A stessa ver-sione di SPM 1)Nel bene e nel male/Hello amore (Fonit, SPM 3)Olympia/Più sola (Fonit, SPM 4)Mi dai la carica/Olympia (Fonit, SPM 5; lato B

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stessa versione di SPM 4)’O sole mio/Olympia (Fonit, SPM 6; lato B stes-sa versione di SPM 4 e di SPM 5)Notte di luna calante/Più sola (Fonit, SPM 7; latoB stessa versione di SPM 2 edi SPM 4)Corriamoci incontro/Notte di luna calante (Fonit,SPM 8; lato B stessa versione di SPM 7)Sì sì sì/Ojalá (Fonit, SPM 9)Femmine di lusso/Marinai donne e guai (Fonit,SPM 10; lato B stessa versione di SP 30358)

1961Giovane amore/Mafia (Fonit, SPM 11)Micio nero/Dalla mia finestra sul cortile (Fonit,SPM 12)Sogno di mezza estate/Ora che sale il giorno (Fonit,SPM 13)’Na musica/Nu’ me di’ niente (Fonit, SPM 14)Micio nero/Ninna nanna (RCA Italiana, PM 0156)La novia/Sogno di mezza estate (Fonit, SPM 15)La «milletré» (Disco pubblicitario per la Fiat1300. Fonit, SPM 16)

1964Che me ne importa a me/Bellissima (Fonit, SPM 30)Tu si’ ’na cosa grande/Tu si ’o mare (Fonit, SPM 33)

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Buon Natale a tutto il mondo (Fonit, SPM 66)Tu si’ ’na cosa grande/’mparame a vulé bene (Curci,Sp 1006)

1965Un pagliaccio in paradiso/No bambina mia (Curci,Sp 1007)Come si fa a non volerti bene/La commedia è finita(Curci, Sp 1009)Una tromba d’argento/18 agosto (Curci, Sp 1010)Vieni via amico mio/Ditele che sono felice (Curci,Sp 1011)L’avventura/’Nnammurato ’e te/Lacrime d’amore(Curci, Sp 1012)

1966Dio, come ti amo!/Io di più (Curci, Sp 1014)Santo Valentino/Non piangere Maria (Curci, Sp1015)Sole malato/Resta cu’ mme (Curci, Sp 1016)

1967Sopra i tetti azzurri del mio pazzo amore/Sole mala-to (Curci, Sp 1017)’O Vesuvio/Sona sona sona (Curci, Sp 1019)La paura di perderti/Devi avere fiducia in me (Curci,Sp 1020)

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1968Piove/Vecchio frack (Curci, Sp 1021)La banda borracha/Resta cu’ mme (Curci, Sp 1022)Cosa sono le nuvole/Notte chiara (Curci, Sp 1023)Meraviglioso/Non sia mai (Rca Italiana, PM3437)Il posto mio/Mi sei entrata nell’anima (RcaItaliana, PM 3440)

1969Ricordando con tenerezza/Il minatore (RcaItaliana, PM 3502)Simpatia/Vecchio frack (Rca Italiana, PM3504)Come hai fatto/Simpatia (Rca Italiana, PM 3506)Come hai fatto/Tu si’ ’na cosa grande (RcaItaliana, PM 3506, stesso numero di catalo-go del precedente)

1970La lontananza/Ti amo, amo te (Rca Italiana,PM 3525)La gabbia/Dove, come e quando (Rca Italiana,PM 3567)

1971Come stai/Questa è la facciata B (Rca Italiana,

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PM 3574)Tuta blu/Amaro fiore mio (Rca Italiana, PM 3594)Dopo lei/Meraviglioso (Rca Italiana, PM 3633)

1972Un calcio alla città/Lu brigante (Rca Italiana, PM3641)Domani si incomincia un’altra volta/Tamburo dellaguerra (Rca Italiana, PM 3656)

1973Amara terra mia/Sortilegio di luna (Rca Italiana,PM 3695)L’anniversario/Appendi un nastro giallo (RcaItaliana, PM 3725)

1974L’avventura/Cavallo bianco (Rca Italiana, TPBO1011)Questa è la mia vita/Cavallo bianco (Rca Italiana,TPBO 1022)La sbandata/La risvegliata (Rca Italiana, TPBO1086)

1975Piange… il telefono/L’avventura (Carosello, CI20390)

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1976Il maestro di violino/Domenica (Carosello, CI20404)Malarazza/Né con te né senza di te (Carosello, CI20419)Ditro l’amore/Albatros (Carosello, CI 20421; ilbrano sul lato B è scritto da Toto Cutugno)L’anniversario/Resta cu’ mme (Carosello, CI 20429)

1977Il vecchietto/Un male cane (Carosello, CI 20441)A casa torneremo insieme/Io ti troverò (Carosello,CI 20453)

1978’Na bbella malatia/Cucciola (Carosello, CI20465)

1979Giorno per giorno/Che cosa è un bacio (Carosello,CI 20482)

1980Giorno per giorno (sognando un’isola)/Né con te nésenza di te (Carosello, CI 20484)Pomeriggio di favola/Giorno per giorno (Carosello, CI20488)

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1981Viva l’America/Vecchio frack (Carosello, CI20494)

1982Ballata per un matto/Quando un amico se ne va(Carosello, CI 20505)Adesso non pensarci più/Ballata per un matto(Carosello, CI 20505; stesso numero di catalo-go del disco precedente)Io vivo qui/Oceano/Io (Carosello, CI 20514)

1984Un amore mai/Terramante (Bandem, ZBBA7355)Pazzo amore/Nel blu dipinto di blu (Volare)(Panarecord, P 7332)

PRODUZIONE 33 GIRI – 1955-1984

1955I successi di Domenico Modugno I (RcaItaliana, A10V 0029)La donna riccia (Romagnoli-Modugno),Magaria, Musciu niuru, Lu pisce spada, La sveglietta

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(Nebbia-Modugno), Lu tamburru de la guerra,Ninna nanna, Vecchia chitarra

I successi di Domenico Modugno II(Rca Italiana, A10V 0030)Lu minaturi, Lu tambureddu, Lu sciccareddu’mbriacu, Ninna nanna de lu puparu, Vitti ’na croz-za (popolare), Cavaddu cecu de la miniera,Cavaddruzzu, La cicoria (con Franca Gandolfi)

1956Domenico Modugno e la sua chitarra –Un poeta un pittore un musicista (Fonit,LP 200)La donna riccia, Lu minaturi, La sveglietta, Lu piscespada, Io, mammeta e tu (Pazzaglia-Modugno),Lu sciccareddu ’mbriacu, Musetto, Zitto zitto, docedoce

Domenico Modugno e la sua chitarran° 2 – Un poeta un pittore un musicista(Fonit, LP 201, 22 cm)Magaria, Tambureddu (Pizzica pizzica pò), Ninnananna, Mese ’e settembre (Pazzaglia-Modugno),Vecchio frack, Nisciuno pò sapé (Pazzaglia-Modugno), Cavaddu cecu de la miniera, E vene ’o sole

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1958La strada dei successi di DomenicoModugno (Fonit, LP 260)Nel blu dipinto di blu (Migliacci-Modugno),Mariti in città, Strada ’nfosa, Musetto, Resta cu’mme (Verde-Modugno), La cicoria, Vecchio frack,La donna riccia.Orchestra: Domenico Modugno e il suo com-plesso, Alberto Semprini e il Sestetto Azzurro(anche arrangiamenti)

Domenico Modugno (Fonit, LP 261)Nel blu dipinto di blu (Migliacci-Modugno), ’Ospecchio (Pazzaglia-Modugno), ’A pizza c’ ’apummarola (Pazzaglia-Modugno), Ventu d’estati,Un sicilien à Paris (Saka-Modugno), L’homme enhabit (Delanoé-Modugno), L’homme et la monta-gne (Delanoé-Modugno), Le puparu (le bonhomme aux marionettes) (Larue-Modugno)Orchestra: Domenico Modugno e il suosestetto, Alberto Semprini e il suo quintetto

Domenico Modugno (Fonit, LP 278)Io (Modugno-Migliacci-Modugno), La sveglietta,Resta cu’ mme (Verde-Gabler-Modugno),Pasqualino Maragià (Modugno-Migliacci-Modugno), Nisciuno pò sapé (Pazzaglia-

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Modugno), ’O ccafè (Pazzaglia-Modugno), Ninnananna (Modugno-Modugno-Nebbia), Marinai,donne e guai

Domenico è sempre Domenico (RcaItaliana, PML 10019)Vecchio frack, ’O mese ’e settembre (Pazzaglia-Modugno), La donna riccia (Modugno-Modu-gno-Romagnoli), Scarcagnulu, Musciu niuru, Evene ’o sole (Pazzaglia-Modugno), Vitti ’na crozza(popolare rielaborato da Modugno), Musetto,Ninna nanna, Lu pisce spada, La sveglietta(Modugno-Modugno-Nebbia), La barchetta del-l’ammuri, La cicoria, Io, mammeta e tu (Pazzaglia-Modugno)

1959Domenico Modugno (Fonit, LPQ 09015)Piove (Verde-Modugno), Mese ’e settembre(Pazzaglia-Modugno), Strada ’nfosa, Come prima(Panzeri-Taccani-Di Paola), Mogli pericolose,Non restar fra gli angeli (Meccia-Polito-Modugno), Farfalle (Modugno-Migliacci-Modugno), Sole, sole, sole (Pazzaglia-Modugno),Resta cu’ mme (ModugnoVerde-Modugno),Marinai donne e guai, Io (Modugno-Migliacci-Modugno), Vecchio frack

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Orchestra e arrangiamenti: Piove, WilliamGalassini e la sua orchestra; Come prima e Io,Jack Plesi e la sua orchestra

1960Domenico Modugno (Fonit, LPQ 09016)Notte lunga notte (Migliacci-Polito), Una testapiena di sogni, Le morte chitarre (Quasimodo-Modugno), Apocalisse, Libero (Modugno-Migliacci-Modugno), Più sola (Migliacci-Modugno), Milioni di scintille(Bertelli-Modugno), Non sei più la mia bambina(Bracchi-D’Anzi), Hello amore (Modugno-Migliacci-Modugno), Nuda, Olympia(Migliacci-Modugno), Nel bene e nel male(Modugno-Migliacci-Modugno)Orchestra e arrangiamenti: Libero, CinicoAngelini; Apocalisse, Ennio Morricone; Milionidi scintille, Francesco Ferrari, Olympia, SonnyBurke. Per le rimanenti canzoni: DomenicoModugno

1961Modugno (Fonit, LP 20015)Sì, sì, sì, Notte di luna calante,Micio nero, Ojalá,Midai la carica (ModugnoMigliacci-Modugno),Giovane amore, Corriamoci incontro (Garavaglia-

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Modugno), La neve di un anno fa (Pazzaglia-Modugno), Don Fifì, ’O sole mio, Mafia(Pazzaglia-Modugno), Dalla mia finestra sulcortile

Rinaldo in campo(Fonit, LP 20016) Introduzione (I tempo),Dragonera, Cantastorie (prima parte), Orizzonti digioia, Lupi e pecorelle, Notte chiara, Pizzica-pizzi-ca, Duetto sì e no, Danza dei bastoni, Introduzione(II tempo), Non siete degni, Tre briganti e tre soma-ri, Danza dei coltelli, Calatafimi, La bandiera,Cantastorie (seconda parte), Se Dio vorràOrchestra e arrangiamenti: Nello Cian-gherotti, Coro di Franco PotenzaNota: il disco contiene la colonna sonoradella commedia musicale Rinaldo in campo;sono presenti, oltre alle canzoni, anche ibrani orchestrali, i cui arrangiamentidovrebbero essere firmati da EnnioMorricone e Luis Enríquez Bacalov, benchéin copertina non siano indicati i loro nomi.Oltre a Domenico Modugno, cantano DeliaScala, Attilio Bossio, Franco Franchi eCiccio Ingrassia. I testi sono di Modugno,Garinei e Giovannini, le musiche sono diModugno.

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1962Domenico Modugno (Fonit, LPQ 09019)La notte del mio amor (Pinchi-Modugno-Duran-Duran), Ora che sale il giorno (Quasimodo-Modugno), ’Na musica (Modugno-Modugno-Pugliese), Selene (Migliacci-Modugno), Ninnananna (Modugno-Modugno-Nebbia), Addio…addio… (Migliacci-Modugno), La novia(Mogol-Dallara-Prieto-Prieto), Orizzonti digioia (Modugno-Garinei-Giovannini-Modugno), Cicoria twist, Se Dio vorrà(Modugno-Garinei-Giovannini-Modugno),Sogno di mezza estate, Balla ballaOrchestra e arrangiamenti: Nello Cian-gherotti

1963Tutto è musica (Fonit, LPR 20024)Io (Modugno-Migliacci-Modugno), Selene(Migliacci-Modugno), Lu pisce spada, Vecchiofrack, Sole, sole, sole (Pazzaglia-Modugno),Lettera di un soldato (Modugno-Zambrini),Stasera pago io, Cavaddu cecu de la minera, Piove(Modugno-Verde-Modugno), Nel blu dipinto diblu (Modugno-Migliacci-Modugno), Una testapiena di sogni, Io peccatoreNota: il disco contiene le canzoni del film

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omonimo, non fanno parte della colonna sono-ra solo Lettera di un soldato e Io peccatore.

Modugno siciliano (Fonit, LPQ 09006)Tre briganti e tre somari (Modugno-Garinei-Giovannini-Modugno), Lu minaturi, Lu sciccareddu’mbriacu, Attimu d’ammuri,Magaria, La sveglietta, Lupisce spada, Cavaddu cecu de la minera, Lu salinaru,Tambureddu (Pizzica pizzica pò), Mafia (Pazzaglia-Modugno), La cicoriaOrchestra e arrangiamenti: Nello Ciangherotti

1964Modugno (Fonit, LPQ 09014)Tu si ’na cosa grande (Gigli-Modugno), Vecchiofrack, Lettera di un soldato (Modugno-Zambrini),Resta cu’ mme (Modugno-Verde-Modugno),Stasera pago io, Io (Modugno-Migliacci-Modugno), Come prima (Panzeri-Taccani-DiPaola), Che me ne importa… a me, Notte lunga notte(Migliacci-Polito), La mamma (Mogol-Gall-Aznavour), La sveglietta, Strada ’nfosa, La donna ric-cia, Nel blu dipinto di blu (Modugno- Migliacci-Modugno)

1966Dio, come ti amo (Curci, SPLP 901)

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Dio come ti amo, Io di più, Una tromba d’argento(Modugno-Ciangherotti), Vieni via amico mio(Modugno-Ciangherotti), Ditele che sono felice,Notte chiara (Modugno-Garinei-Giovannini-Modugno), Tu si’ ’na cosa grande! (Gigli-Modugno), Un pagliaccio in paradiso, No bambinamia, L’avventura, Lacrime d’amore, Nnamurato ’e te(Pazzaglia-Modugno)

1967Modugno (Curci, SPLP 902)Nel blu dipinto di blu (Modugno-Migliacci-Modugno), Resta cu’ mme (Modugno-Verde-Modugno), Sopra i tetti azzurri del mio pazzoamore (Pallavicini-Modugno), Sole malato(Pazzaglia-Modugno), Io (Modugno-Migliacci-Modugno), Piove (Modugno-Verde-Modugno), Vecchio frack, Cosa sono le nuvole(Pasolini-Modugno), Strada ’nfosa, Lu pisce spadaOrchestra e arrangiamenti: AngeloGiacomazzi

1968Domenico Modugno (Rca Italiana, PSL10433)Meraviglioso (Pazzaglia-Modugno), Sì sì sì, Nelblu dipinto di blu (ModugnoMigliacci-

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Modugno), Non sia mai (Modugno-Castellacci-Modugno), Dio come ti amo, Piove (Modugno-Verde-Modugno), Vecchio frack, Io(ModugnoMigliacci-Modugno), Marinai, donnee guai, Tu si’ ’na cosa grande (Gigli-Modugno),Notte di luna calante, Resta cu’ mme (Modugno-Verde-Modugno)

1970Domenico Modugno (Rca Italiana, PSL10468)La lontananza (Modugno-Bonaccorti-Modugno), Ricordando con tenerezza, Ti amo, amote (Mogol-Modugno-Isola), Dove, come quando(Castellacci-Spadaccino), Simpatia, Come haifatto, Magaria, Scarcagnulu, Ninna nanna(Modugno-Nebbia-Modugno), Il grillo e laluna, Il cavallo cieco della miniera, Il minatoreOrchestra e arrangiamenti: La lontananza, Tiamo, amo te, Piero Pintucci; Ricordando con tene-rezza, Dove, come e quando, Come hai fatto,Ruggero Cini; Simpatia, Nello Ciangherotti;tutte le canzoni del lato B tranne Il minatore,Guido e Maurizio De Angelis; Il minatore,Luciano Michelini. Partecipazione deiCantori Moderni di Alessandroni e de I 4+4di Nora Orlandi (per il Il minatore)

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1971Con l’affetto della memoria (RcaItaliana, PSL 10513)Vendemmia giorno e notte (De Filippo-Modugno),Amara terra mia (Bonaccorti-Modugno),Salinaru, Sceccareddu ’mbriacu, Lu brigante, Sciosciapopolo, Tamburo della guerra, La… Cia, Frasulinu,Lu pisce spada, La sveglietta, Con l’affetto dellamemoriaOrchestra e arrangiamenti: Piero Pintucci eGianni Oddi

1972Tutto Modugno (Rca Italiana, PSL 10552)Disco 1 (copertina marrone)Tamburo della guerra, Strada ’nfosa (nuova regi-strazione), Musetto (nuova registrazione),Magaria, L’avventura (nuova registrazione), Nottedi luna calante (nuova registrazione), Come stai(Pazzaglia-Modugno), L’uomo in frack (nuovaregistrazione), ’U pisci spada, La donna riccia(nuova registrazione), Scarcagnulu, Resta cu’ mme(Verde-Modugno, nuova registrazione)Disco 2 (copertina verde)La lontananza (Modugno-Bonaccorti-Modugno), Salinaru, La cicoria (nuova registra-zione), Lu grillu e la luna (nuova registrazione),

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Mariti in città (nuova registrazione), Sole malato(Pazzaglia-Modugno, nuova registrazione), LuFrasulinu, Nel blu dipinto di blu (Modugno-Migliacci-Modugno, nuova registrazione),Selene (nuova registrazione), Vendemmia giorno enotte, Lazzarella (Pazzaglia-Modugno, nuovaregistrazione), Io (Migliacci-Modugno, nuovaregistrazione)Disco 3 (copertina giallo)Un calcio alla città (Castellacci-Pazzaglia-Modugno), La Cia, Pasqualino Maragià(Modugno-Migliacci-Modugno, nuova regi-strazione), Non sia mai (Castellacci-Modugno-Modugno), Farfalle (Migliacci-Modugno,nuova registrazione), Un pagliaccio in paradiso(nuova registrazione), La gabbia (Pazzaglia-Modugno), Stasera pago io (nuova registrazio-ne), Gatto nero (nuova registrazione), Ti amo,amo te (Mogol-Modugno-Isola, Tambureddu(nuova registrazione), Sogno di mezza estate(nuova registrazione)Disco 4 (copertina arancione)Come hai fatto, Piove (Ciao ciao bambina), Amarofiore mio (Fiastri-Modugno), Lettera di un soldato(Modugno-Zambrini, nuova registrazione), ’Occafè (Pazzaglia-Modugno, nuova registrazio-ne), Tuta blu (Evangelisti-Modugno), Lu minatu-

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ri, Mafia (Pazzaglia-Modugno, nuova registra-zione), Scioscia popolo (De Filippo-Modugno),Che me ne importa a me (nuova registrazione),Ricordando con tenerezza, Libero (Migliacci-Modugno, nuova registrazione)Disco 5 (copertina rosso) Amara terra mia(Modugno-Bonaccorti, tradizionale rielabora-ta da Modugno), Io, mammeta e tu (Pazzaglia-Modugno, nuova registrazione), Tu si’ ’na cosagrande (Gigli-Modugno, nuova registrazione),La sveglietta, Nisciuno pò sapé (Pazzaglia-Modugno, nuova registrazione), E vene ’o sole(Pazzaglia-Modugno, nuova registrazione),Sceccareddu ’mbriacu, Notte chiara (nuova registra-zione), ’Na musica (Modugno-Modugno-Pugliese, nuova registrazione), Simpatia, Ilcavallo cieco della miniera, Più sola (Migliacci-Modugno, nuova registrazione)Disco 6 (copertina bianco)Dopo lei, Nuda (nuova registrazione), Sì sì sì, Diocome ti amo! (nuova registrazione), Domani sicomincia un’altra volta (Minellono-Modugno-Balsamo), Se Dio vorrà (Modugno-Garinei-Giovannini-Modugno, nuova registrazione),Meraviglioso (Pazzaglia-Modugno), Giovaneamore (nuova registrazione), E Dio creò la donna(Capello-Bonaccorti-Modugno-Pintucci,

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nuova registrazione), Orizzonti di gioia(Modugno-Garinei-Giovannini-Modugno,nuova registrazione), Non piangere Maria(Castellacci-Modugno, nuova registrazione),Buon Natale a tutto il mondo (Pazzaglia-Modugno, nuova registrazione)

1973Il mio cavallo bianco (Rca Italiana, DPSL10616)L’anniversario (Fiastri-Modugno), Direttissimoproveniente da… (Pazzaglia-Modugno), MackieMesser (Moritat) (Brecht-Strehler-Gaipa-Negri-Weill), Come un tiranno (Modugno-Marani-Pintucci), Cavallo bianco, Appendi unnastro giallo (Modugno-Levine-Brown), E dio creòla donna (Bonaccorti-Capello-Modugno-Pintucci), Noi lo chiamavamo amore (Apollonio-Modugno-Avogadro), Sei una rompiscatole(Spadaccino-Modugno), Un pagliaccio in paradisoOrchestra e arrangiamenti: Piero Pintucci,chitarra solista Silvano Chimenti

1975Piange il telefono e le più belle canzonidi Domenico Modugno (Carosello, CLN25057)

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Piange il telefono (Le telephone pleure, Francois-Bourtayre-Thomas-Modugno), Dio come tiamo, L’avventura, Resta cu’ mme (Modugno-Verde-Modugno), Sole malato (Pazzaglia-Modugno), Strada ’nfosa, Piove (Modugno-Verde-Modugno), Nel blu dipinto di blu(Modugno-Migliacci-Modugno), Lu piscespada, Io (ModugnoMigliacci-Modugno), Cosasono le nuvole (Pasolini-Modugno), Vecchio frackNota: nel primo brano Modugno duetta conFrancesca Guadagno. In copertina non sonoindicati gli autori degli arrangiamenti el’orchestra; di fronte a una raccolta di succes-si già incisi per la Curci, si rimanda agli arran-giamenti originali presenti nei precedentialbum della stessa etichetta. Per Piange il telefo-no l’arrangiamento è quello del 45 giri curatoe diretto da Angelo Giacomazzi. Lo stesso LPesce in versione economica per la OrizzonteGruppo Ricordi ORL 8097.

1976L’anniversario (Carosello, CLN 25066)L’anniversario (Fiastri-Modugno), Processoall’amore (Le procès) (ValléePallavicini-Modu-gno),Mia figlia (La confidence, Barnel-Sinoue-Modugno), Il passero (Viento, dile a la lluvia)

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(Modugno-Nebbia), Domenica (Modugno-Caruso),Né con te né senza te (Modugno-Dallastore-Modugno), Dietro l’amore (Pallavicini-Cutugno),Tanti anni fa (Modugno-Lauzi-Caruso), La portachiusa (Pazzaglia-Modugno-Caruso), Il maestrodi violino (Modugno-Caruso)Orchestra e arrangiamenti: L’anniversario, Nécon te né senza te, Piero Pintucci; Processo all’amo-re, Mia figlia, Dietro l’amore, Pinuccio Pirazzoli;le rimanenti canzoni sono arrangiate daPippo Caruso. Nel brano Il passero cantaFrancesca Guadagno

1977Dal vivo alla Bussola Domani (Carosello,CLN 25077)Piove (Modugno-Verde-Modugno), Nel bludipinto di blu (Volare) (ModugnoMigliacci-Modugno), La donna riccia, Tu si’ ’na cosa grande(Gigli-Modugno), ’O ccafè (Pazzaglia-Modugno), Come hai fatto, La gabbia (Pazzaglia-Modugno), Come stai (Pazzaglia-Modugno),L’anniversario (Fiastri-Modugno), La lontananza(Modugno-Bonaccorti-Modugno), Vecchiofrack, Stasera pago io, Medley, Io, Notte di lunacalante, Strada ’nfosa, Resta cu’ mme (Modugno-Migliacci-Modugno), Se Dio vorrà, Nessuna

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donna al mondo (Pallavicini-Modugno), Il vec-chietto, A casa torneremo insieme (Modugno-Jurgens-Zambrini)Nota: il disco è un doppio LP che raccoglie illive registrato il 3 settembre 1977 alla BussolaDomani di Viareggio. In copertina non sonoindicati gli autori degli arrangiamenti; il grup-po di supporto è composto da SandroBlonksteiner, tastiere; Mario Molino, chitarra;Giuseppe Cannizzo, basso; AlfredoD’Aquino, batteria.

1978Cyrano (Carosello, CLN 25081)Canzone di Cyrano, Viaggio alla luna, Con quel visobellissimo (duetto), Per un verso o per un fine, Checosa è un bacio (duetto), Forse mi ama, Che pastic-cio, Che cosa è un bacio, Suona compagno, Mio caroautunno (solo di Catherine Spaak), Io mi batto,Cyrano addioNota: il disco è la colonna sonora della comme-dia musicale Cyrano, di Riccardo Pazzaglia eDomenico Modugno. Tutte le canzoni sonointerpretate da Modugno, inclusi i duetti conCatherine Spaak. I testi sono di RiccardoPazzaglia, le musiche di Domenico Modugno.Orchestra e arrangiamenti: Nello Ciangherotti

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1984Pazzo amore (Panarecord, 33311)Pazzo amore, Chi si vuol bene come noi(Pallavicini-Modugno), L’uomo in frack (Vecchiofrack), Le donne belle (Siliotto-Modugno), ’Occafè (Pazzaglia-Modugno), La donna riccia,Nel blu dipinto di blu (Volare) (Modugno-Migliacci-Modugno), Resta cu’ mme (Modu-gno-Verde-Modugno), Stasera pago io, Comestai (Pazzaglia-Modugno), Io (Modugno-Migliacci-Modugno), Nisciuno pò sapé(Pazzaglia-Modugno)Orchestra e arrangiamenti: Nello Ciangherotti

PRODUZIONECOMPACT DISC – 1997-2006

I cd delle canzoni di Modugno non riservanograndi sorprese, fatta eccezione per quelli checontengono pezzi inediti o alternativi a quellipubblicati negli album ufficiali.Di tutta la produzione in 33 giri sono statiristampati su cd solo Tutto Modugno, Conl’affetto della memoria e il Dal vivo alla BussolaDomani (poi diventato Mister Volare dal vivo).

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Gli altri cd sono raccolte ed è poco interes-sante riportarne i titoli in questo catalogo.Si precisa, per volontà di completezza, che ilbranoDelfini (sai che c’è) è contenuto nel cd omo-nimo di Massimo Modugno edito nel 1993(Carosello CDCLN 25166) e che, pur nonavendole interpretate, Domenico Modugno èautore delle musiche di Alleluja brava gente, editesu LP dalla Rca Italiana nel 1971 (PSL 10507)e ristampate su cd dalla BMG RCA in occasio-ne della ripresa del 1994.

1997L’arca di Modugno (BMG, 74321451062)Il grillo e la luna, Lu grillu ’nammuratu, Scecchu lagnu-su (D’Acquisto-Concina), Sceccareddu ’mbriacu,Farfalle (Modugno-Migliacci-Modugno), Can-zone al gatto, Micio nero (versione italiana diMusciu niuru), La favola dell’orso, Un soldato,Cavallo bianco, Lupi e pecorelle, Cavaddruzzu, Tresomari e tre briganti (Garinei-Giovannini-Mo-dugno), Cavaddu cecu de la minera, ’U pisci spada,Delfini (Migliacci-Lopez), Datemi un paio d’aliNota: il cd, realizzato da Rudy Assuntino, con-tiene due inediti, Canzone al gatto, tratta daScaramouche, e La favola dell’orso, da L’uomo cheincontrò se stesso.

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Io, Domenico Modugno – Inedito (CGDEast West, 3984-21417-2)Vecchio frack, È bbello ’o mare (no, no, no) (E. DeFilippo-Modugno), Tu si’ ’na cosa grande(Verde-Modugno), Le donne belle (Modugno-Modugno-Siliotto), Sei così bella e così sola(Modugno-Palomba-Modugno), Mille fami(Storelli-Modugno), E si presenta (E. DeFilippo-Modugno), Un pagliaccio (Calcagno-Modugno), Storia di Minimino Modugno, Nel bludipinto di blu (ModugnoMigliacci-Modugno),Resta cu’ mme (Modugno-Verde-Modugno)Orchestra e arrangiamenti: Luis EnríquezBacalov dirige l’Orchestra di RomaNota: il cd, realizzato da Massimo Modugno eRudy Assuntino, nasce da un’idea di DomenicoModugno, Franca Modugno e Rudy Assuntinoe si avvale degli inediti È bbello ’o mare (no, no, no)eE si presenta tratti daTommaso d’Amalfi,Mille famida L’uomo che incontrò se stesso, Storia di MiniminoModugno da Tutto è musica, Sei così bella e così sola eUn pagliaccio.

2001Domenico Modugno Live@Rtsi televi-sione svizzera. 7 gennaio 1981(RTSI/Edel 4029758730720)

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Piove (Modugno-Verde-Modugno), Volare(Modugno-Migliacci-Modugno), La donna riccia(Pazzaglia-Modugno), Tu si’ ’na cosa grande(Gigli-Modugno), ’O ccafè (Pazzaglia-Modugno),Come hai fatto, L’anniversario (Fiastri-Modugno),Come stai, La lontananza (Bonaccorti-Modugno),Vecchio frack, Stasera pago io, Medley, ’U pisci spada,Io (Modugno-Migliacci-Modugno), Strada ’nfosa,Resta cu’ mme (Modugno-Verde-Modugno), SeDio vorrà (Garinei-Giovannini-Modugno), Amaraterra mia (Bonaccorti-Modugno), Il vecchietto, Ilmaestro di violino (Modugno-Caruso), Il tangod’Armando,Meraviglioso (Pazzaglia-Modugno)Nota: il concerto live registrato fu ripreso neglistudi della Televisione Svizzera di linguaItaliana nel 1981 e stampato su cd nel 2001; nel2006 è stato immesso sul mercato il dvd con lostesso programma del cd e l’aggiunta diun’intervista inedita; il gruppo di supporto ècomposto da Carlo M. Codino, tastiere; MarioMolino, chitarra; Giuseppe Cannizzo, basso;Ciro Cocozza, batteria.

2006Domenico Modugno – Radio Show(Twilight Music/RAI, serie Via Asiago 10,TWI CD AS 06 23)

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Io Modugno. Esecuzioni dal vivo all’audiotecaRadio della Rai: Nel blu dipinto di blu (Volare)(Modugno-Migliacci-Modugno), Sole, sole,sole (Pazzaglia-Modugno), Le morte chitarre(Quasimodo-Modugno), Vecchio frack, Staserapago io, Il vecchietto, La donna riccia, Notte di lunacalante, Musetto, Io (Modugno-Migliacci-Modugno), Strada ’nfosa, ’O ccafè (Pazzaglia-Modugno), Lu pisce spada, La lontananza(Bonaccorti-Modugno), Amara terra mia(Bonaccorti-Modugno), Meraviglioso (Pazza-glia-Modugno), Tu si’ ’na cosa grande (Gigli-Modugno).Interviste dall’archivio Gr: DomenicoModugno al Teatro Gerolamo, SandroCiotti intervista Domenico Modugno, Chi èDomenico Modugno?, Rinaldo in campo –Anteprima. Saluti: Ciao, ciao Modugno!Note: capitolo dell’inestimabile raccoltadella serie Radioscrigno (dall’omonimo pro-gramma radiofonico trasmesso da RadioDue), il cd, curato da Dario Salvatori eMaria Cristina Zoppa, offre un quadro diesecuzioni inedite live di Modugno affianca-te da alcune interviste, anch’esse inedite.

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FILMOGRAFIA

La presente filmografia si può considerare esau-stiva. Non è sempre stato facile rintracciare edistinguere i ruoli da attore e quelli da cantante,anche perché di alcune pellicole, a eccezione deicrediti, non è rimasto nulla; è il caso, per esem-pio, della lunga serie diretta da Joseph Lernernata inizialmente per la televisione. Lo stessovale per l’attività di compositore: abbiamo cer-cato di dare quante più informazioni possibilesull’argomento, ma sussistono alcune lacune.Tra le fonti utilizzate sono stati particolarmentepreziosi Il grande dizionario dei film apparsi in Italiadal 1930 ad oggi di Massimo Moscati, 50 anni dicinema italiano, il Dizionario dei film a cura diPaolo Mereghetti e le informazioni di RudyAssuntino.

INTERPRETE

Lungometraggi cinematografici

1949I pompieri di Viggiù

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Regia di Mario Mattoli, con Carlo Campanini,Totò, Silvana Pampanini, Ave Ninchi, CarloCroccolo. Musiche originali di Pippo Barzizza.Produzione Lux Film.Ruolo: comparsa

1951Filumena MarturanoRegia di Eduardo De Filippo, con EduardoDe Filippo, Titina De Filippo, Tamara Lees,Tina Pica. Musiche originali di Nino Rota.Produzione Arco Film.Ruolo: l’avvocato

DestinoRegia di Enzo Di Gianni, con Eva Nova, RenatoValente, Lilia Landi. Produzione Eva Film.Ruolo: Turiddu

Cameriera bella presenza offresi…Regia di Giorgio Pàstina, con Elsa Merlini,Gino Cervi, Eduardo De Filippo, Peppino DeFilippo, Delia Scala. Musiche originali diAlessandro Cicognini.Produzione Cines.Ruolo: Enrico

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1952Carica EroicaRegia di Francesco De Robertis, con AntonioCaprice, Giuseppe Carignani, LudovicoCeriana-Mayneri. Musiche originali di EnzoMasetti. Orchestra della Rai diretta daFernando Previtali. Produzione Lux Film.Canzoni e ruolo: Calabresella mia e Ninna nanna;soldato a cavalloProcesso contro ignotiRegia di Guido Brignone, con LianellaCarrel, Cesare Danova, Arnoldo Foà.Musiche originali di Ezio Carabella.Produzione Romana Film.Ruolo: commissario di polizia

La carovana del peccatoRegia di Pino Mercanti, con Franca Marzi,Luisa Poselli, Natale Cirino. Musiche origina-li di Ezio Carabella. Produzione RomanaFilm.Ruolo: Vanni

1953Anni faciliRegia di Luigi Zampa, con Nino Taranto,Armenia Balducci, Giovanna Ralli. Musiche

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originali di Nino Rota. Produzione Ponti-DeLaurentiis.Ruolo: il giudice

Le village magiqueRegia Jean-Paul Le Chanois, con RobertLamoureux, Lucia Bosè, Hélène Rémy. MusicaJoseph Kosma. Produzione Del Duca Prod.-Champs-Elysées Productions-Al.Mo Film.Canzoni e ruolo: Cavaddruzzu, frammento diun brano inedito; un fratello di Agatina

1954Three Coins in the FountainRegia di Jean Negulesco, con Clifton Webb,Dorothy McGuire, Louis Jourdan.Musiche originali Victor Young. ProduzioneTCF.Ruolo: un compagno del gruppo (Modugno èdoppiato)

Gli sparvieri del reRegia di Joseph Lerner, con Jeffrey Stone,Sebastian Cabot, Paul Campbell.Musiche originali di Mario Nascimbene.Produzione Thetis Film.Ruolo: Athos

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I cavalieri della ReginaRegia di Joseph Lerner, con Jeffrey Stone,Sebastian Cabot, Paul Campbell.Musiche originali di Mario Nascimbene.Produzione Thetis Film.Ruolo: Athos

Questa è la vita (episodio La Giara)Regia di Giorgio Pàstina, con Turi Pandolfini,Franca Gandolfi, Antonio Nicotra, NataleCirino. Musiche originali di Carlo Innocenzi.Produzione Titanus.Canzone e ruolo: Pizzica pizzica pò;Tamantin

Rosso e neroRegia di Domenico Paolella, con RenatoRascel, Rosy Mazzacurati, Nico Pepe, WalterChiari, Carlo Croccolo, Franca Gandolfi.Musiche originali di Carlo Rustichelli.Produzione Roma Film-Excelsa Film.

1955Accadde di notteRegia di Gian Paolo Callegari, con MariaGrazia Francia, Roberto Risso, Eloisa Cianni.Produzione Velino.

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Il mantello rossoRegia di Giuseppe Maria Scotese, con FaustoTozzi, Lyla Rocco, Patricia Medina, BruceCabot, Jean Murat. Musiche originali di GinoMarinuzzi Jr. Produzione Trio Film-FrancaFilm-Centra Cinéma.Ruolo: Saro

I pinguini ci guardanoRegia di Guido Leoni, con Renato Rascel,Ave Ninchi, Carlo Croccolo, FiorenzoFiorentini, Luigi Pavese. Musiche originali diCarlo Innocenzi. Produzione Telecineradar.

1956Da qui all’ereditàRegia di Riccardo Freda, con AlbertoSorrentino, Tina Pica, Beniamino Maggio.Musiche originali di Domenico Modugno.Produzione Centauro Film.Canzoni e ruolo: Scarcagnulu, Attimu d’ammuri;innamorato di Marisa

1957LazzarellaRegia di Carlo Ludovico Bragaglia, conAlessandra Panaro, Mario Girotti, Rossella

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Como. Musiche originali di Carlo Rustichelli.Produzione Titanus-CGC. Canzoni e ruolo:Lazzarella, ’A pizza c’ ’a pummarola; Mimì

Le avventure dei tre moschettieriRegia di Joseph Lerner, con Paul Campbell,Dawn Addams, Sebastian Cabot, Peter Trent.Musiche originali di Mario Nascimbene.Produzione Thetis Film.Ruolo: Athos

La spada imbattibileRegia di Hugo Fregonese, con SebastianCabot, Paul Campbell, Irene Papas, PeterTrent. Musiche originali di MarioNascimbene. Produzione Thetis Film.

1958Io mammeta e tuRegia di Carlo Ludovico Bragaglia, conMarisa Merlini, Renato Salvatori, MemmoCarotenuto, Tina Pica, Rossella Como.Musiche di Carlo Savina.Produzione Titanus.Canzoni e ruolo: Io mammeta e tu, Ventu di sciroc-cu, ’O specchio, Musetto, La signora a fianco;Gaetano

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Nel blu dipinto di bluRegia di Piero Tellini, con Giovanna Ralli,Vittorio De Sica, Francesco Migliacci, Arianna.Musiche originali di Mario Nascimbene.Produzione De Laurentiis-Astoria.Canzoni e ruolo: Farfalle, Pasqualino marajà, Nelblu dipinto di blu, Io, Pizzica pizzica pò, Strada’nfosa, Resta cu’ mme, Quanno è bello lu primoammore; Turi La Rosa 1959

Europa di notteRegia di Alessandro Blasetti, con CarmenSevilla, Henri Salvador, The Platters.Musiche originali di Carlo Savina. Pro-duzione Avers Film.Canzone e ruolo: Sole sole sole, ’O ccafè,Musetto;se stesso

EsterinaRegia di Carlo Lizzani, con Carla Gravina,Geoffrey Horne. Musiche originali di CarloRustichelli. Produzione Italia Film-Gray Film.Canzone e ruolo: Una testa piena di sogni; Piero

Napoli è tutta una canzoneRegia di Ignazio Ferronetti, con Dina DeSantis, Paolo Sardisco, Adriano Vasto, Elio

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Steiner. Musiche originali di Manlio DeAngelis. Produzione Valerio Valeri.

1960Appuntamento a IschiaRegia di Mario Mattoli, con Antonella Lualdi,Linda Christian, Carlo Croccolo, Mina, PaoloFerrari, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia.Musiche originali di Gianni Ferrio.Produzione Serena Film.Canzoni e ruolo: Resta cu’ mme, La donna riccia,Notte di luna calante, Don Fifì, Vecchio frack;MimmoAdua e le compagneRegia di Antonio Pietrangeli, con SimoneSignoret, Sandra Milo, Emmanuelle Riva,Gina Rovere. Musiche originali di PieroPiccioni. Produzione Zebra Film.Canzone e ruolo: Più sola; se stesso

Sanremo la grande sfidaRegia di Piero Vivarelli, con MarioCarotenuto, Vincenzo Talarico, Wania Protti,Teddy Reno. Musiche originali di PieroUmiliani. Produzione Era Cin. Ca.Canzone e ruolo: Libero; se stesso

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Vacanze in ArgentinaRegia di Guido Leoni, con Emma Danieli,Folco Lulli, Isabelle Corey, Milena Bettini.Musiche originali di Guido Robuschi.Produzione Sagittario Film-D’AfranProduction.Canzone e ruolo: Ojalá

1961Il giudizio universaleRegia di Vittorio De Sica, con Alberto Sordi,Fernandel, Vittorio Gasmann, Paolo Stoppa,Anouk Aimée, Nino Manfredi, SilvanaMangano, Jack Palance. Musiche originali diAlessandro Cicognini. Produzione DeLaurentiis-Standard Film.Canzone e ruolo: ’Na musica; il cantante sul tetto

L’onorata societàRegia di Riccardo Pazzaglia, con Vittorio DeSica, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia,Rosanna Schiaffino, Didi Perego. Musicheoriginali di Domenico Modugno.Produzione Domenico Modugno (EmmeFilm)-Serena Film.Canzone e ruolo: Mafia; Salvatore, il capo-banda

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1963Tutto è musicaRegia di Domenico Modugno, con FrancoFranchi, Ciccio Ingrassia, Stefano Conti,Edra Gale, Giustino Durano. Musiche origi-nali di Domenico Modugno.Produzione Emme Film.Canzoni e ruolo: Nel blu dipinto di blu, Io, Sognodi mezza estate, Selene, Stasera pago io, Vecchio frack,Una testa piena di sogni, Cavaddu cecu de la minera,’U pisci spada, Piove, Sole sole sole; se stesso

1966Per un pugno di canzoniRegia di José Luis Merino, con Vivi Bach,Renzo Palmer, Gustavo Rojo. Musiche origi-nali di Enrico Polito. Produzione CGF-Coperfilm.Ruolo: se stesso

Criniere e mantelli al ventoRegia di Joseph Lerner, con Jeffrey Stone,Peter Trent, Sebastian Cabot. Musiche origi-nali di Mario Nascimbene. ProduzioneThetis.Ruolo: Athos

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1967Three Bites of The AppleRegia di Alvin Ganzer, con David McCallum,Sylva Koscina, Tammy Grimes. Musiche ori-ginali di Eddy Manson. Produzione MGM.Canzone e ruolo: Carla Theme; Remo Romano

1968Capriccio all’italiana (episodio Che cosasono le nuvole)Regia di Pier Paolo Pasolini, con Totò, LauraBetti, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia.Musiche originali di Ennio Morricone.Produzione Dino De Laurentiis.Canzone e ruolo: Cosa sono le nuvole; lo spazzi-no

1972Lo scopone scientificoRegia di Luigi Comencini, con Alberto Sordi,Silvana Mangano, Bette Davis, JosephCotten. Musiche originali di Piero Piccioni.Produzione Dino De Laurentiis.Ruolo: Righetto

1974La sbandata

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Regia di Alfredo Malfatti, con EleonoraGiorgi, Luciana Paluzzi, Pippo Franco.Musiche originali di Domenico Modugno.Produzione Mondial TE-FI.Canzone e ruolo: La sbandata; SalvatoreCannavone

1975Piange il telefonoRegia di Lucio De Caro, con FrancescaGuadagno, Marie-Yvonne Danaud, ClaudioLippi. Musiche originali di DomenicoModugno. Produzione Coralta Cin. Ca.Canzone e ruolo: Piange... il telefono; Andrea

1976Il maestro di violinoRegia di Giovanni Fago, con Juliette Mayniel,Elisabetta Virgili, Rena Niehaus. Musiche ori-ginali di Bruno Nicolai. Produzione CoraltaCin. Ca.Ruolo: Giovanni Russo

1983“FF.SS.” cioè “che mi hai portato a faresopra Posillipo se non mi vuoi piùbene?”

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Regia di Renzo Arbore, con Renzo Arbore,Roberto Benigni, LucianoDeCrescenzo, PietraMontecorvino. Musiche originali di GianniMazza e Renzo Arbore. Produzione Eidoscope.Ruolo: se stesso

Sceneggiati televisivi

1956L’alfiereSceneggiato in sei puntate trasmesso dalla Raidal 18 marzo.Regia di Anton Giulio Majano, con EmmaDanieli, Aroldo Tieri, Achille Millo, IvoGarrani, Ubaldo Lay, Ilaria Occhini, NinoManfredi, Monica Vitti, Carlo Croccolo,Francesco Migliacci, Gianni Bonagura.Musiche originali di Riz Ortolani.Canzoni e ruolo: Cavaddruzzu, Lu salinaru,Cantu du carrittieri; Nunzio

1965ScaramoucheSceneggiato musicale in cinque puntate tra-smesso dalla Rai dal 9 ottobre. Regia di

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Daniele D’Anza, con Elsa Vazzoler, LuigiPorelli, Carla Gravina, Riccardo Garrone,Enzo Garinei, Liana Orfei, Stefano SattaFlores, Raffaella Carrà, Gianni Angus,Gianrico Tedeschi. Musiche e canzoni diDomenico Modugno. Orchestra diretta daFranco Pisano. Arrangiamenti di NelloCiangherotti. Coro di Nora Orlandi.Canzoni, musiche e ruolo: Canzone del gatto, Teamo te adoro, Canzone dell’asino, Amore non chieder-mi perché, Gli amori che finiscono, Stornello, Lu bri-ganti, Canzone del pappagallo, Stornello, L’avventura(sigla di testa), ’Nammurato ’e te (sigla di coda);Tiberio Fiorilli

1972Il marchese di RoccaverdinaSceneggiato in tre puntate trasmesso dalla Raidal 25 giugno.Regia di Edmo Fenoglio, con Marisa Belli,Achille Millo, Regina Bianchi, GraziaSpadaio.Ruolo: il marchese

1977Don Giovanni in SiciliaSceneggiato in tre puntate trasmesso dalla Rai

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dal 2 gennaio.Regia di Guglielmo Morandi, con VittorioCongia, Leopoldo Trieste, Rosanna Schiaffino.Musiche di Bruno Nicolai.Ruolo: Giovanni Percolla

1984Western di cose nostreSceneggiato in due puntate trasmesso dallaRai dal 13 gennaio.Regia di Pino Passalacqua, con GabriellaSaitta, Philippe Lemaire, Biagio Pelligra,Sergio Castellitto. Musiche di StelvioCipriani, Domenico Modugno.Ruolo: don Tano Cuntrera

Pubblicità

1960SiadeRegia di Viero Bigazzi. Produzione AdriaticaFilm.Canzone: Io, cantata da Josephine Baker

1960, 1961

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Grandi Marche Associate (GMA)Regia di Viero Bigazzi (1960) e Guido Leoni(1961). Produzione Adriatica Film.Canzoni: Nisciuno pò sapé, Vecchio frack, Questo èamore, Ninna nanna, Ventu d’estati, Girovago,Giovane amore

1964, 1965, 1966, 1967, 1968API PetroliRegia Giuliano Biagetti, con Capannelle(serie del 1968). Produzione R. P.-Biagetti.Canzoni:Mare, mare, mare, Ciao ciao bambina, Solesole sole, Che me ne importa... a me, Ringrazio a tesignore, Se Dio vorrà,Tu si’ ’na cosa grande, Pasqualinomarajà, Dio, come ti amo, Nel blu dipinto di blu

COMPOSITORELungometraggi cinematografici

1957Mariti in cittàRegia di Luigi Comencini, con Nino Taranto,Franco Fabrizi, Franca Gandolfi, FrancaValeri. Musiche originali di DomenicoModugno. Produzione OSCAR

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Film-Morino Film.Canzone: Mariti in città

1958Mogli pericoloseRegia di Luigi Comencini, con NinoTaranto, Franco Fabrizi. Musiche originalidi Domenico Modugno e Felice Montagnini.Produzione Morino Film-Tempo Film.Canzone: Mogli pericolose

Marinai, donne e guaiRegia di Giorgio Simonelli, con UgoTognazzi, Abbe Lane, Lauretta Masiero.Musiche originali di Domenico Modugno eGiorgio Fabor. Produzione DS Prod.Canzoni: Marinai donne e guai, La donna riccia

1959EsterinaVedi Interprete – Lungometraggi cinemato-grafici.Canzone: Una testa piena di sogni (Modugno-Modugno)

Europa di notteVedi Interprete – Lungometraggi cinemato-

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grafici.Canzoni: Sole sole sole (Pazzaglia-Modugno),’O ccafè, Musetto

1960Femmine di lussoRegia di Giorgio Bianchi, Ugo Tognazzi,Walter Chiari, Sylva Koscina. Musiche origi-nali di Carlo Rustichelli. ProduzioneItalgloria-Produzione DS-Serena film.Canzone: Femmine di lusso

Adua e le compagneVedi Interprete – Lungometraggi cinemato-grafici.Canzone: Più sola (Migliacci-Modugno)

1961L’onorata societàVedi Interprete – Lungometraggi cinemato-grafici.Canzone: Mafia

1963Tutto è musicaVedi Interprete – Lungometraggi cinemato-grafici.

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Canzoni: Io, Selene, ’U pisci spada, Vecchio frack,Sole sole sole, Stasera pago io, Cavaddu cecu de laminera, Piove, Nel blu dipinto di blu, Una testa pienadi sogni, Sogno di mezza estate

1966Uccellacci e uccelliniRegia di Pier Paolo Pasolini, con FemiBenussi, Totò, Ninetto Davoli, UmbertoBevilacqua, Alfredo Leggi. Musiche originalidi Ennio Morricone. Produzione Arco Film.Canzone: Uccellacci e uccellini (Pasolini-Morricone)

1968Capriccio all’italiana (episodio Che cosasono le nuvole)Vedi Interprete – Lungometraggi cinemato-grafici.Canzone: Cosa sono le nuvole (Pasolini-Modugno)

1974La sbandataVedi Interprete – Lungometraggi cinemato-grafici.Canzoni: La sbandata, La rivoltata

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1975Piange il telefonoVedi Interprete – Lungometraggi cinemato-grafici.Canzone: Piange... il telefono

Sceneggiati televisivi

1965ScaramoucheVedi Interprete – Sceneggiati televisivi.Temi: Canzone del gatto, Danza dei lazzari,Danza sulla spiaggia, Danza dei teatranti, Te amote adoro, Coro dell’osteria, Ballo a corte, Canzone del-l’asino, Amore non chiedermi perché, Gli amori che fini-scono, Stornello, Danza dei briganti, Lu briganti,Canzone del pappagallo, Stornello, Danza del banchet-to, Danza della corte dei miracoli, Danza nei giardini,L’avventura (sigla di testa), ’Nammurato ’e te (sigla dicoda)

1984Western di cose nostreVedi Interprete – Sceneggiati televisivi.Temi: Un amore mai, Terramante

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TEATROGRAFIA

Realizzare una teatrografia di DomenicoModugno non è impresa facile: di Modugnoattore teatrale non si conservano moltememorie ed esistono veri e propri vuoti,soprattutto per opere importantissime come ilTommaso d’Amalfi e Liolà.Un ringraziamento particolare a RudyAssuntino per il prezioso contributo.

1952Il borghese gentiluomo, di MolièreRegia di Tatiana Pavlova, con CescoBaseggio.

1954Controcorrente, di Vittorio Metz e MarcelloMarchesiRegia di Vittorio Metz e Marcello Marchesi,con Marina Bonfigli, Gino Bramieri, WalterChiari, Paolo Panelli e Bice Valori.Musiche a cura di Domenico Modugno, cheriprende le canzoni del repertoriosalentino. La prima si tenne a Roma, al Teatrodei Satiri.

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1956Il diluvio, di Ugo BettiRegia di Franco Parenti.Non esistono documenti di questa rappresenta-zione, ma con ogni probabilità Modugno èstato anche interprete delle sue canzoni.

1956Italia, sabato sera, rivista da camera diAgostino ContarelloRegia di Franco Parenti e Jacques Lecoq.Anche in questa occasione Modugno riprendele composizioni in salentino. La prima si tenneal Piccolo Teatro di Milano.1958La rosa di zolfo, di Antonio AnianteRegia di Franco Enriquez, con Paola Borboni.Musiche su temi popolari. La prima si tennel’8 luglio.

1961Rinaldo in campo, commedia musicale indue atti di Garinei e GiovanniniRegia di Pietro Garinei e Sandro Giovannini,con la collaborazione artistica di LinaWertmüller. Con Attilio Bossio, Italia Chiesa,Maria Teresa Dal Medico, Franco Franchi,

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Ciccio Ingrassia, Paolo Panelli, Angelo Pericet,Giuseppe Porelli, Elio Rizzi, Delia Scala,Simona Sorlisi, Goffredo Spinedi, ToniVentura, Gianna Zorini e La Marionettistica diPippo Napoli.Musiche e canzoni di Domenico Modugno(Orizzonti di gioia, Lupi e pecorelle, Ringrazio a te,Signore, Non siete degni, Stai zitta, sì o no?, La bal-lata del gatto, Va’… va’… va’!, La ballata dei tresomari, Noi facemmo la bandiera, Se Dio vorrà),arrangiamenti di Nello Ciangherotti, che diri-ge l’orchestra, e Luis Enríquez Bacalov. Scenee costumi sono di Giulio Coltellacci, le coreo-grafie di Herbert Ross e la produzione MusicGMG. La prima si tenne al Teatro Alfieri diTorino il 12 settembre.

1963Tommaso d’Amalfi, commedia musicalein due tempi e venti quadri di Eduardo DeFilippoRegia di Eduardo De Filippo, con BiagioBuzzanca, Antonio Casagrande, GiustinoDurano, Nino Formicola, Franco Franchi,Ciccio Ingrassia, Anna Marra Di Giulio,Mario Laurentino, Liana Orfei, GennaroPalumbo, Fulvio Pellegrini, Angela

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Rossellini, Masina Rossi, Carlo Tamberlani,Pia Velsi.Non è possibile ricostruire con completezzaruoli e cast, così come non è possibile rico-struire l’intero elenco delle canzoni, non esi-stendo documenti cinematografici o discogra-fici all’infuori di quelli realizzati da Modugno.Le musiche e le canzoni – Tu si’ ’o mare, Lacrimed’amore, Scioscia popolo, Risveglio, È bbello ’o mare(no, no, no), E si presenta – sono sue, con testi diEduardo De Filippo e arrangiamenti di LuisEnríquez Bacalov, Ennio Morricone e NelloCiangherotti, che dirige l’orchestra. Il coro èquello di Nora Orlandi e le coreografie diUgo Dell’Ara, scenografia di MaurizioChiari. Compagnia e produzione diDomenico Modugno. La prima si tenne alTeatro Sistina di Roma l’8 ottobre.

1965L’isola delle capre, tratto da Delitto all’iso-la delle capre di Ugo BettiRegia di Alberto Ruggero, con EddaAlbertini, Edmonda Aldini e Adriana Asti.La prima si tenne a Roma, al Teatro delleArti.

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1968Liolà, di Luigi PirandelloRegia di Giorgio Prosperi, con Laura AmbesiPavan, il Duo di Piadena, Giuseppe Porelli,Giusi Raspani Dandolo e SilvanaSpadaccino.Non è possibile ricostruire l’elenco dellecanzoni presenti in Liolà, le cui musiche discena sono state realizzate da DomenicoModugno, non esistendone alcun documen-to discografico e cinematografico. Spesso icritici hanno dato giudizi contrastanti, oraaccusando la produzione di «eccesso di com-mento musicale» ora apprezzandone la pre-senza, tanto da far dire ad alcuni: «Un musi-cal vero e proprio ci starebbe bene». Inrealtà le canzoni presenti non dovevanoessere molte, e tra queste c’era senz’altroVentu d’estati. È probabile che i temi del filmLa sbandata siano stati in qualche modoripresi dalle musiche di Liolà.La tournée toccò il teatro Odeon di Milano,l’Argentina di Roma, e il Teatro romano diOstia antica, e si concluse a Roma in un tea-tro-tenda appositamente allestito. La primasi tenne in luglio al teatro greco di Segesta.

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1969Mi è cascata una ragazza nel piatto,commedia in due atti di Terence Frisby Regiadi William Franklin, con Enrica Bonaccorti,Mimmo Craig e Paola Quattrini.Modugno canta Simpatia.

1971Non svegliate la signora, di Jean AnouilhRegia di Lucio Ardenzi, con Paola Borboni.Anche in questo caso non conosciamo il castcompleto della commedia e non sappiamo sefossero presenti o meno musiche di scena ocanzoni originali di Modugno, anche se nelcatalogo delle opere rappresentate presso ilTeatro Gentile di Fabriano, dove la pièce andòin scena il 15 febbraio 1972, viene riportatacome «commedia musicale». La produzioneera dello stesso Lucio Ardenzi. Nel 1971 lo spet-tacolo era stato al Teatro Duse di Bologna.

1973L’opera da tre soldi di Bertolt Brecht e KurtWeill, traduzione di Ettore Gaipa, adattamentomusicale di Gino NegriRegia di Giorgio Strehler, conGianni Agus, CipBarcellini, Lea Barsanti, Guerrino Crivello,

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Elena Croce, Gian Carlo Dettori, Ida DiBenedetto, Marina Fabbri, Fulvia Gasser,Lorenzo Grechi, Adriana Innocenzi,Virginia Javarone, Marianella Laszlo, GiuliaLazzarini, Mirka Martini, Milva, GiorgioNaddi, Giampaolo Poddighe, AnnaRecchinuzzi, Ferruccio Soleri, UmbertoTabarelli, Gianrico Tedeschi, LeopoldoValentini, Dina Zanoni.La prima si tenne al Piccolo di Milano il 21febbraio.

1978Cyrano, commedia musicale di RiccardoPazzaglia e Domenico ModugnoRegia di Daniele D’Anza, con CatherineSpaak. Musiche di DomenicoModugno su testidi Riccardo Pazzaglia, con l’arrangiamento e ladirezione d’orchestra di Nello Ciangherotti.Coro di Nora Orlandi. Tra i brani, Canzone diCyrano, Viaggio alla luna, Con quel viso bellissimo, Perun verso o per un fine, Che cosa è un bacio, Forse mi ama,Che pasticcio, Suona compagno, Mio caro autunno, Iomi batto, Cyrano addio. Scene e costumi di BrunoGarofalo, con coreografie di Gino Landi.Maestro d’armi fu per l’occasione EnzoMusumeci Greco, la produzione di Domenico

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Modugno. La prima si tenne a Roma, al TeatroTenda, il 22 dicembre.

1981L’uomo che incontrò se stesso, dall’omo-nima commedia in tre atti di Luigi AntonelliRegia e adattamento di Edmo Fenoglio, conVanessa Ellen Crane, Raffaele Curi, MarcelloModugno, Vittorio Sanipoli, Fabiana Udenio,Alida Valli.Musiche di scena e canzoni di DomenicoModugno, suonano Paolo Cabras (basso),Paolo Tomaino (batteria), Rino Amato (tastie-re) e Pino Cannizzo (chitarre). Vengono ese-guite le canzoni La ballata dell’orso,Mille fami (diStorelli e Modugno) e Vecchio frack.Scene e costumi di Pierlugi Samaritani, com-pagnia di Domenico Modugno e produzionedi Adriano Aragozzini. La prima si tenne aRoma – Sala Umberto – il 15 gennaio.

BIBLIOGRAFIA

La presente bibliografia si divide in quattrosezioni, essenziali per poter avere un quadro

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della produzione saggistica nata intornoall’opera e alla figura di Modugno, tantocopiosa da rendere difficile la compilazionedi questa nota.Nella prima sezione sono riportati i titolidelle maggiori monografie dedicate aModugno. Come si vedrà non sono molte.In particolare, il volume di Maria CristinaZoppa approfondisce la storia e procedeall’analisi del più celebre brano del cantau-tore. Importante è anche quello curato daVincenzo Mollica, che per primo tracciò perla Lato Side un ritratto di Modugno. Il librodi Ternavasio è ricco di riferimenti biografi-ci e di testimonianze, mentre in quello diGoverni e Settimelli alla storia della vita diModugno si affianca lo studio di alcune suecanzoni, anche con riferimenti alla gestuali-tà. Marangio, fra interviste e ricordi, tratteg-gia uno spaccato della giovinezza diModugno prima della partenza dalla Puglia;Minervini, infine, presenta un’interessanteraccolta di testimonianze di musicisti esti-matori di Modugno.La seconda sezione raccoglie una selezionedi opere di Domenico Modugno (testi poeti-ci, copioni teatrali, partiture), mentre nella

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terza sono citati alcuni dei testi più utili perricostruire la storia della canzone italiana.La quarta sezione, invece, elenca una seriedi volumi in cui, in un modo o nell’altro, cisi sofferma sulla figura e sull’opera del can-tautore. È interessante notare come, accantoalla ricca produzione in italiano – fra saggidi storia, di musica e di costume –, esistaanche una nutrita produzione in inglese,tesa prevalentemente ad analizzare il succes-so di Modugno o delle sue canzoni (in parti-colare Nel blu dipinto di blu).

BIOGRAFIE E SAGGI SU DOMENICOMODUGNO

Governi, Giancarlo e Settimelli, Leoncarlo,Mister Volare. Il romanzo di Domenico Modugno,Roma, Pantheon, 1995

Marangio, Cesare Augusto, Domenico Modugno.San Pietro Vernotico, un paese troppo “stretto”,Campi Salentina, Edizioni Minigraf, 2007

Minervini, Corrado, Volere e volare. Domenico

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Modugno: cantante, poeta, rivoluzionario, Roma,Arcana, 2008

Mollica, Vincenzo, Domenico Modugno, Roma,Lato Side, 1981

Ruberti, Giorgio, E ancora più su… Modugno 50anni dopo Volare, Napoli, Guida, 2008

Selvaggi, Alberto, Modugno. La vita segreta,Polignano a mare, Comune, 1993

Selvaggi, Alberto, Modugno. Una biografia nonautorizzata, Roma, Stampa Alternativa, 1993

Ternavasio, Maurizio, La leggenda di MisterVolare. Domenico Modugno, Milano, Giunti, 2004

Zoppa, Maria Cristina, Nel blu dipinto di blu,Roma, Donzelli Editore, 2008

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TESTI POETICI,OPERE TEATRALI E PARTITUREDI DOMENICO MODUGNO

Alleluja brava gente e Rinaldo in campo, in Garinei,Pietro e Giovannini, Sandro, Tutto “G. & G.”ovvero Garinei e Giovannini presentano la commediamusicale, Roma, Gremese, 1996-2000

De Filippo, Eduardo, Tommaso d’Amalfi,Torino, Einaudi, 1966

Garinei, Pietro e Giovannini, Sandro, Allelujabrava gente, Bologna, Cappelli, 1971

Garinei, Pietro e Giovannini, Sandro, Rinaldoin campo. Programma di sala, 1961

Migliacci, Francesco e Modugno, Domenico,Pasqualino marajà (disegni di EmanueleLuzzati), Roma, Gallucci, 2003

Modugno, Domenico, Poesie, San PietroVernotico, Tipografia Centonze, 1943

Modugno, Domenico, Rinaldo in campo. Per cantoe pianoforte, Milano, Curci, 1989 (ristampa)

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Modugno, Domenico, La storia. Raccolta di suc-cessi per strumenti melodici e a tastiera, Milano,Curci, 1995

Pazzaglia, Riccardo, Cyrano, Napoli, Societàeditrice napoletana, 1979

STORIE E DIZIONARIDELLA CANZONE

Accademia degli Scrausi, Versi rock. La linguanella canzone italiana degli anni ’80 e ’90, Milano,Rizzoli, 1996

Aragozzini, Adriano, Enciclopedia del Festival diSanremo. Quarant’anni di musica e costume, Milano,Rusconi, 1990

Baldazzi, Gianfranco, La canzone italiana delNovecento, Roma, Newton Compton, 1989

Baldazzi, Gianfranco, Clarotti Luisella eRocco Alessandra, I nostri cantautori, Bologna,Thema Editore, 1990

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Bernieri, Claudio, Non sparate sul cantautore,Milano, Mazzotta, 1978

Berselli, Edmondo, Canzoni. Storie dell’Italia leg-gera, Bologna, Il mulino, 2002

Bolla, Luisella e Cardini, Flaminia, Macchinasonora. La musica nella televisione italiana, Roma,Rai-ERI, 1997Borgna, Gianni, Le canzoni di Sanremo, Roma,Laterza, 1986

Borgna, Gianni, La grande evasione. Storia delfestival di Sanremo, Roma, Savelli, 1980

Borgna, Gianni, Storia della canzone italiana,Milano, Mondadori, 1992

Borgna, Gianni e Dessì Simone (a cura di),C’era una volta una gatta. I cantautori degli anni ’60,Roma, Savelli, 1977

Carpitella, Diego, La musica in Italia. L’ideologia,la cultura, le vicende del jazz, del rock, del pop, dellacanzonetta, della musica popolare dal dopoguerra adoggi, Roma, Savelli, 1978

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Carrera, Angelo, Guida ragionata alla canzoned’autore, Milano, Unicopli, 1980

Castaldo, Gino (a cura di), Il dizionario dellacanzone italiana, Roma, Armando CurcioEditore, 1990

Castaldo, Gino (a cura di), Il dizionario dellacanzone italiana. Le canzoni, Roma, ArmandoCurcio Editore, 1990

Coveri, Lorenzo (a cura di), Parole in musica.Lingua e poesia nella canzone d’autore italiana,Novara, Interlinea, 1996

De Angelis, Enrico (a cura di), Quelle facce unpo’ così… Trent’anni di cantautori al Club Tenco,Milano, Rizzoli, 2005De Luigi, Mario, Cultura & canzonette, Milano,Gammalibri, 1980

Fabbri, Franco, Il suono in cui viviamo. Inventare,produrre e diffondere musica, Milano, Feltrinelli,1996

Fayenz, Franco, Musica per vivere, Roma-Bari,Laterza, 1980

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Gargano, Pietro e Cesarini, Gianni, La canzo-ne napoletana, Milano, Rizzoli, 1984

Gentile, Enzo, Guida critica ai cantautori italiani,Milano, Gammalibri, 1990

Giannotti, Marcello, L’enciclopedia di Sanremo.Tutto il festival dalla A alla Z, Milano,Mondadori, 2007

Jachia, Paolo, La canzone d’autore italiana, 1958-1997. Avventure della parola cantata, Milano,Feltrinelli, 1998

Liperi, Felice, Storia della canzone italiana,Roma, Rai-ERI, 1999

Nuova enciclopedia della musica, Milano,Garzanti, 2001

Paliotti, Vittorio, Storia della canzone napoletana,Milano, Ricordi, 1958

Peroni, Marco, Il nostro concerto. La storia contem-poranea tra musica leggera e canzone popolare,Scandicci, La nuova Italia, 2001

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Pirito, Nino, Volare. Il romanzo del Festival,Genova, De Ferrari, 1997

Prevignano-Rapetti, Ionio, Io, la canzone,Milano, Ricordi, 1962

Salvatori, Dario, Dizionario delle canzoni italiane,Roma, Elle U Multimedia, 2001

Salvatori, Dario, Il grande dizionario della canzo-ne italiana, Milano, Rizzoli, 2006

Salvatori, Dario, Storia dell’hit parade, Roma,Gremese Editore, 1989

Settimelli, Leoncarlo, Tutto Sanremo, Roma,Gremese, 1991Sgalambro, Manlio, Teoria della canzone,Milano, Bompiani, 1997

Straniero, Michele L., Liberovici, Sergio,Giona, Emilio e De Maria, Giorgio, Le canzo-ni della cattiva coscienza, Milano, Bompiani,1964

Tu musica divina. Canzoni e storia in cento annid’Italia, Torino, Allemandi, 1996

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ALTRI LIBRI SUDOMENICO MODUGNO

50 anni di cinema italiano. 1930-1980, Roma,Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1986

Bassetti, Sergio (a cura di), Sapore di sala.Cinema e cantautori, Firenze, La casa Usher,1990

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RINGRAZIAMENTI

È piacevole alla fine di questo lavoro rivolgereil mio ringraziamento a tutti coloro che hannocontribuito alla realizzazione del volume(compresi quelli che sicuramente dimentiche-rò di citare).La pazienza è stata una grande collaboratrice.Senza stilare una graduatoria di merito, dicograzie a Massimo Forleo, Gianni Ferrio,Rudy Assuntino, Mimmo Carta, FrancaModugno, Paolo Jachia, Enrico De Angelis,Nello Ciangherotti, persone, come si suol,dire «d’altri tempi».Inoltre sono grato a Michele Mondella, Gian-franco Giagni, Dario Salvatori, FrancescoParracchini, Renato Marengo (maestro dellacalma), che fra un consiglio veloce e l’altro mi

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hanno aiutato (prescindendo dal fatto che sonopersone d’indole generosa).A Leonardo e Monica, a Stefano e Margherita,a Nicola e Carmine (senza di loro internet nonesisterebbe, e non solo…). A Raffaele e Davidee al nostro «Maestro di violino».A chi ha scritto di Modugno prima di me, per-ché ha saputo lasciare una traccia indispensa-bile per portare avanti qualsiasi ricerca.Agli uffici stampa dei vari personaggi intervi-stati e in particolare ad Adriano Fabi e WalterFioroni che, oltre a essere dei professionisti,sanno unire la gentilezza alla disponibilità.Ringrazio veramente tutti gli artisti che hannoaccettato di partecipare alle interviste; la lorodisponibilità e la commozione di molti sonostati elementi preziosi per dare un valore par-ticolare al mio lavoroDella Armando Curcio Editore ringrazioAnna Gentilini, che per prima ha accoltoquesto progetto; Sidney Sonnino, le conver-sazioni telefoniche con lui per l’accordo con-trattuale sono state un pretesto per «distrar-mi» dalle ansie che affliggono lo scrittore;Simona Casciano, che con la sua riservatezzaha creato uno staff di collaboratrici che noninvadono la suscettibilità dello scrittore e gli

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fanno accettare con garbo gli «odiosi cambia-menti».A mia moglie Pina.

Marco G. Ranaldi

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