Uno escavo di Luigi Addano Milani alla BadiaLISA ROSSELLI*
Abstract
This contribution has as a topfc thè reconstruction of an
archaeological exploration which was carried out in 1901 by
thè director of thè Archaeological Museum in Florence, Luigi
Adriano Milani, in thè area surrounding thè Camaldoiese
Abbey. In those years he was coiiecting thè most significai
materiaf linked to every ancient Etruscan city, in order to put
it in thè new Topographic Museum of Etruria, in preparation
at that time. After purchasing ofsome important exhibits, like
thè urns from thè Inghirami tomb and some Villanovan tombs
from Guerruccia, Milani himself made excavations to search
far other intact tombs to exhibit in his Museum. The results
were disappointing because thè most tombs put under thè
lights had already been explored in thè past or crumbled. Stili,
even if scarce, these results give a confirmation of thè actual
knowledge of thè lay-out and thè occupying phases of thè
Abbey necropolis and allow to formulate further hypothesis
on thè routes which were crossing it.
Il piano su cui sorge la Badia Camaldoiese (fig. 1), affacciata
sulla voragine delle Balze e situata nel cuore della vasta area
necropolare del versante nord-occidentale di Volterra, è stato
oggetto di esplorazioni intensive a partire dalla prima metà del
XVIII secolo1, mirate all'individuazione delle sepolture antiche
e al recupero dei loro materiali di corredo. L abbondante
letteratura esistente in proposito riferisce che numerosi pro-
prietari dei fondi agricoli limitrofi, le amministrazioni munici-
pali volterrane e gli stessi monaci che dimoravano nella Badia
si sono cimentati di volta in volta in questo tipo di ricerchenel corso del Settecento e dell'Ottocento2, quasi senza solu-
zione di continuità fino ai giorni nostri3. A seguito di recenti
ricerche su documenti d'archivio della Biblioteca Guarnacci,
è ora possìbile aggiungere un nuovo tassello alla lunga storia
delle indagini archeo/ogiche in questo spazio suburbano di
Volterra.
Fig. 1. L'area della Badia Camaldolese.
Tra le carte riguardanti il periodo in cui Ezio Solaini, già diret-
tore del Museo Guarnacci, ricoprì la carica di Regio Ispettore
Onorario dei Monumenti e Scavi di Volterra (anni 1891-
1942)4, è conservata la fitta corrispondenza con il direttore
del Museo Archeologico di Firenze, Luigi Adriano Milani.
Alcune di queste lettere manoscritte, concentrate tra la fine di
dicembre 1900 e gli inizi di marzo 1901, hanno per oggetto la
richiesta insistente di Milani della cessione al museo fiorentino
della parte di corredo della tomba a tholos di Casale Marittimo
allora in possesso del Museo Guarnacci5. Oltre a questo argo-
mento principale, in esse viene fatto un brevissimo cenno ad
un progetto di scavo da realizzare, di lì a poco, nella necropoli
della Badia, sotto la direzione dello stesso Milani. Confidando
nella collaborazione di Solaini e nel raggiungimento di un
accordo per il trasferimento a Firenze dei suddetti materiali,
egli conclude una sua lettera, datata 28 dicembre 1900, con
63
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Fig. 2. Frontespizio del giornale di scavo.
64
l'annuncio dei suoi propositi esplorativi: "...Per mia parte l'as-
sicuro fin d'ora che terrò presente la singolare cortesia che
userà nella presente circostanza a questo Museo, quando
prossimamente si eseguiranno, a spese del medesimo, i pro-
gettati scavi dell'Abbadia dei Camaldolesi"6. Nella immediata
replica negativa di Solaini a tale proposta di cessione, che
darà luogo ad una piccola controversia tra i due direttori,
destinata a risolversi più di un anno dopo, è menzionato nuo-
vamente, e ancora in forma approssimativa, questo progetto
di scavo: "...II mio consiglio pertanto sarebbe di soprassede-
re per il momento, per riprendere poi ex novo la trattativa,
quando Ella si recherà a Volterra per gli scavi della Badia..."7.
I documenti della Biblioteca Guarnacci non forniscono altri
dati su queste ricerche di inizio secolo e sui loro risultati. La
conferma della loro esecuzione è tuttavia fornita da un fasci-
colo conservato nell'Archivio Storico della Soprintendenza
per i Beni Archeologici della Toscana, che contiene il reso-
conto manoscritto di un intero mese di scavi, condotti tra
il luglio e l'agosto 1901 nei terreni della Badia dal direttore
Milani8 (fig. 2).
L'interesse per questa esplorazione, che si vuole illustrare
in questa sede, sta anzitutto nel fatto che si tratta del primo
episodio di scavo archeologico a Volterra organizzato da
un promotore non volterrano. In precedenza infatti, tutti gli
interventi di tal genere, in questa come nelle altre aree sepol-
crali antiche della città, erano stati compiuti su iniziativa di
privati cittadini o dell'amministrazione comunale o del Museo
Guarnacci.
Inoltre, questa campagna, pur con i suoi esiti modesti, è rima-
sta finora praticamente sconosciuta nella storia degli scavi
volterrani. Esistono di fatto soltanto due citazioni a stampa
al riguardo, brevi e poco circostanziate, su pubblicazioni del-
l'epoca. Sul settimanale locale li Corazziere, un trafiletto mar-
ginale annuncia sommariamente l'arrivo a Volterra del prof.
Milani, per eseguire saggi di scavo alla Badia su incarico del
Ministero della Pubblica Istruzione9.1 risultati dell'operazione
si trovano invece riassunti in un testo del 1902 curato dal
Ministero stesso, riguardante le attività svolte durante l'anno
precedente dagli Uffici per la Conservazione dei Monumenti
di tutte le regioni d'Italia10. In relazione alla provincia di Pisa, si
fa una rapida menzione dello scavo di Milani nella necropoli di
Badia, i cui risultati - viene detto - non avevano soddisfatto le
aspettative, poiché erano state messe in luce soltanto alcune
tombe a camera del Ili-li sec. a.C., per la maggior parte già
esplorate.
L'intervento diretto di Milani alla Badia rappresenta il momen-
to culminante dell'interesse dello studioso fiorentino nei
confronti delle antichità etrusche volterrane. Questa attenzio-
ne era iniziata in realtà quasi un decennio prima, nel 1892,
quando Milani fu tra i sostenitori di una esplorazione preli-
minare dell'acropoli di Volterra, che poi non ebbe luogo per
mancati accordi con i proprietari dei terreni da investigare, gli
Inghirami11. I contatti tra Milani e l'ispettore onorario Solaini
si intensificarono tuttavia successivamente, in particolare dal
momento in cui il direttore del Museo Archeologico di Firenze
iniziò a concretizzare il suo progetto di realizzare una Sezione
Topografica dell'Etruria12 con materiali di nuova accessione
divisi per provenienza, da distinguere dalle antiche collezioni
del museo ordinate per serie di oggetti. Nel 1894 egli diffuse
infatti una circolare, diretta a tutti gli ispettori della regione,
nella quale richiedeva la collaborazione dei funzionar! affinchè
ogni antico centro etrusco potesse essere rappresentato con
le proprie produzioni artigianali ed artistiche nel costituendo
Museo Topografico13.
Su questa linea si collocano dunque le acquisizioni, effettuate
da Milani tra il 1897 e il 1900, di materiali provenienti da
scavi nelle necropoli di Volterra, tenacemente perseguite dal
direttore per il fatto che all'atto dell'inaugurazione del nuo-
vo museo, il 5 maggio 1897, la sezione volterrana non era
ancora presente14. Egli procedette dunque all'acquisto delle
urne della tomba Inghirami, che fu riprodotta fedelmente nel
1901 nel giardino del museo di Firenze15, e riuscì ad ottenere
in dono, tra il 1897 e il 1899, sedici sepolture a pozzetto e
a fossa risalenti all'età del ferro, scavate dal volterrano Italo
Chierici e da Gherardo Ghirardini sul piano della Guerruccia16,
a sud dell'area di Badia. Il merito della buona riuscita di queste
acquisizioni è da attribuire in gran parte anche a Solaini, che
facilitò in ogni modo il direttore nei contatti con i proprietari
dei reperti, come si legge in una lettera di ringraziamento
di Milani, all'indomani delle prime trattative intraprese: "La
ringrazio vivamente della sua lettera del 22 pp, delle notizie
che mi da e dell'interessamento ch'Ella prende onde si possa
costituire nel Museo centrale etrusco di Firenze almeno una
sala dedicata alla città di Volterra..."17. Tuttavia, non pago di
questo risultato, egli concepì l'idea di scavare di persona a
Volterra, con il desiderio di riportare in luce tombe importan-
ti, soprattutto di epoca protostorica, come quella ben nota
a cassone, scavata nel 1885 alla Badia18 e conservata nel
Museo Guarnacci. E non a caso egli scelse di intraprendere le
sue ricerche proprio in questa località.
L'occasione propizia per dare inizio a quest'impresa si verificò
quando l'intero edificio del monastero di Badia fu venduto
all'asta nel gennaio 1898 insieme agli orti e ai terreni di perti-
nenza, dopo l'espropriazione del Demanio ai danni degli eredi
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della famiglia Maino, a causa di irregolarità di successione
patrimoniale. Milani contattò tempestivamente il ministro della
Pubblica Istruzione e, facendo leva sull'importanza artistica del
complesso abbaziale e soprattutto sulla potenziale ricchezza
archeologica del sottosuolo, sulla base di ciò che vi era già sta-
to rinvenuto, sollecitò l'acquisto del fondo per procedere poi,
una volta garantito il diritto di scavo, all'indagine scientifica19.
Il rischio di perdere una tale irripetibile opportunità, dovuto
alle consuete lungaggini burocratiche per ottenere i sussidi
necessari, fu scongiurato dall'intervento lungimirante del
cav. Italo Cherici. Questi nutriva una grande passione per le
antichità volterrane, già dimostrata negli scavi da lui finanziati
un paio di anni prima alla Guerruccia. Si offrì pertanto di
acquistare il fondo di Badia e di concedere allo Stato il diritto
di scavo su quel terreno per cinque anni, rinunciando ad ogni
forma di indennizzo che non fosse legato a danni alle colti-
vazioni o alle recinzioni20. A seguito degli accordi presi con
Milani ed il Ministero, Cherici partecipò all'asta e ne risultò
aggiudicatario nel giugno del 1898.
Le esplorazioni tuttavia non ebbero subito inizio, nonostante
ripetute segnalazioni di Cherici relative al ritrovamento di
tracce di sepolture, nel corso dei primi lavori di sistemazione
dei terreni di cui era divenuto proprietario. Nel marzo 1900
infatti, egli riferì a Milani che a seguito di una frana lungo
l'antica via per Pisa, che correva tra le Balze e l'ex convento
dei monaci, fu raccolta un'urna di tufo con cassa liscia e
coperchio figurato, insieme ad alcuni frammenti ceramici21.
Le operazioni di scavo sistematico furono tuttavia ancora
rimandate, dal momento che il direttore del museo di Firenze
aveva già in programma, per quell'anno, alcune esplorazioni
nella necropoli di Poggio alla Guardia a Vetulonia.
Nel luglio 1901 Milani riuscì finalmente a dare avvio alle sue
ricerche nel podere della Badia, coadiuvato dal custode del
museo di Firenze Carlo Colombo e con l'utilizzo di mano-
dopera locale22. L'analisi del giornale di scavo, compilato dal
suddetto custode, ci permette di ricostruire in buona parte la
topografia delle aree indagate, il metodo di scavo utilizzato e
la tipologia dei rinvenimenti.
Le indagini furono condotte nei terreni intorno all'edificio
monastico, attraversati dalle attuali strade vicinali delle Balze
(lato ovest) e di Montebradoni (lato nord) e nell'area del
podere annesso alla Badia, sul lato est (fig. 3). Qui le ricerche
si concentrarono sulle ampie terrazze del Piano di Sopra di
Badia, digradanti dolcemente verso nord-est e coltivate a viti
e olivi, e nel sottostante pendio che si affaccia verso sud-est
sull'odierna via Pisana, che nel giornale di scavo è definita, in
maniera insolita, strada Fiorentina23.
Fig. 3. Carta del catasto leopoldino (1820) con le aree dello scavo Milani
(in grigio).
Furono aperte complessivamente sessantaquattro trincee di
diversa lunghezza ed orientamento, sterrando fino a trovare
la roccia (panchina), che affiorava a meno di un metro di pro-
fondità. A quel punto, se lo scavo non dava indizi di sepolture,
si procedeva con il sondaggio con il palo di ferro, per indivi-
duare un'eventuale camera tombale sottostante.
L'esame del settore ad est della Badia diede scarsissimi risultati.
Nelle numerose trincee aperte nel cosiddetto piano di Sopra24
furono individuate soltanto una fossa con resti di un inumato
senza materiali di corredo, tranne un frammento di moneta
romana, e due tombe a nicchiotto precedentemente violate
- o "espilate", per dirla come il compilatore del resoconto.
Nel pendio sottostante il piano, anch'esso coltivato ad olivi,
fu scavata una lunga trincea est-ovest (120 m.) nella quale
furono individuate tracce di tombe completamente devastate
di diversa epoca e tipologia. Oltre ai resti di due sepolture a
pozzetto25, nelle quali furono raccolti solo frammenti di ziro di
impasto, emersero, a brevissima distanza, le corsie d'accesso
di due tombe a piccola camera, che non furono esplorate in
quanto mostravano chiari segni di manomissione.
Negativi risultarono i saggi praticati nel lieve pendio a nord
della Badia, nei pressi del tratto dell'antica strada Pisana fra-
nata nelle Balze alla metà dell'Ottocento26, come pure quelli
nei terreni intorno all'oratorio di S. Attinia e Greciniana, a sud
del monastero, dove nei secoli passati furono riportati in luce
diversi ipogei27. Uguale effetto sortirono gli scavi nel terreno
66
immediatamente ad ovest delle rovine della chiesa dì Badia,
dove le uniche due tombe a piccola nicchia accertate durante
l'apertura delle trincee non furono esplorate in quanto già
saccheggiate in precedenza.
I ritrovamenti più consistenti furono effettuati subito a nord
dell'edificio, in un ristretto terrazzo affacciato sulla via per
Montebradoni. La topografia di questa area di scavo è ben
ricostruibile grazie ad una pianta abbozzata su due fogli con-
tenuti nel fascicolo degli scavi di Badia (fig. 4).
II terreno fu esplorato mediante l'apertura di due profonde
trincee orientate est-ovest, che confluivano ai lati di un saggio
quadrangolare di circa 7 m. di larghezza28. In esso, sotto uno
strato di terra nera rimescolata e ricca di materiali sporadici
in frammenti, furono trovate due tombe a nicchiotto intatte,
ognuna delle quali conteneva un individuo inumato insieme
a pochi vasi, la cui tipologia non è stata specificata. A pochi
metri ad ovest di queste sepolture, sotto un livello di terra e
sassi bruciati, che Milani interpretò come i resti di un'area
adibita alla cremazione dei defunti - definita " ustrinium"29 -,
emerse una tomba romana con copertura alla cappuccina.
Approfondendo lo scasso, furono rinvenuti due cippi di pietra
calcarea locale, che fecero ipotizzare agli scavatori la presenza
di una tomba sottostante. I segnacoli erano alti poco più di 40
cm, col fusto di forma troncoconica innestato su una piccola
base, una delle quali presentava un ornamento a teste di
ariete scolpite30, in cattivo stato di conservazione. L'ipogeo
che in effetti fu scavato proseguendo lo sterro, era del tipo
a camera singola, orientato a nord, e ospitava sulle banchine
tre individui inumati, ma non vi fu trovata suppellettile integra
a causa del crollo della volta.
All'inizio della trincea ovest fu eseguito un altro profondo
saggio, che rivelò la presenza del dromos di una seconda
tomba a camera, attigua alla precedente e con lo stesso orien-
tamento a nord. Anche questo ipogeo, a pianta rettangolare
e banchine di deposizione sui lati, aveva la volta parzialmente
franata e gran parte della suppellettile (ventisette vasi, non
meglio precisati) era caduta nella corsia centrale. Una delle
banchine manteneva ancora in situ due vasi cinerari lacunosi,
"uno di terra nera .... l'altro di terra rossa"31, insieme ad altri
quattordici recipienti ceramici, alcuni dei quali schiacciati dal-
le lastre di pietra crollate dal soffitto.
Alla fine della campagna, tutti i materiali raccolti, identificati
nel diario di scavo con un numero d'inventario provvisorio,
furono imballati in due grosse casse e spediti al museo di
Firenze32. I reperti umani meglio conservati, vale a dire i
resti degli inumati della tomba a nicchia 2 (un individuo) e
della tomba a camera 3 (tre individui), furono ceduti al Museo
Antropologico di Firenze, come risulta da una pagina allegata
al giornale di scavo. Per quante ricerche siano state compiute
nei magazzini del Museo Archeologico, i materiali dello scavo
Milani non sono finora stati reperiti, poiché non risultano
nell'elenco degli oggetti schedati provenienti da Volterra33. È
probabile tuttavia che la base calcarea con teste d'ariete, tro-
vata alla Badia da Milani in data 4 agosto 1901, sia da identifi-
care, in base alle dimensioni e allo stato di conservazione, con
quella di pietra travertinoide ora collocata sulla sommità della
ricostruzione della tholos di Casale Marittimo nel giardino del
Museo Archeologico di Firenze, priva di numero di inventario
e di dati di provenienza34.
Come si è detto, gli esiti della campagna di scavi alla Badia
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Fig. 4. Schizzo del settore di scavo a nord della Badia.
67
furono assai deludenti per Milani, che aveva iniziato le indagi-
ni convinto di proseguire il filone di scoperte fortunate nella
necropoli etrusca. A questo proposito, è indicativa l'espres-
sione colorita di uno degli scavatori di Badia, riportata qualche
anno dopo dallo scrittore Ugo Ojetti nel libro Cose viste:
"Vede laggiù la Badia, quel gran casone giallo abbandonato
dai preti per la paura delle frane? Col professor Milani si scavò
anche laggiù. Ma lui era innamorato delle cose preistoriche,
e le tombe se non erano sempre più antiche, come quelle
che aveva scoperto il Ghirardini, non gli davano gusto. Nelle
tombe della Badia trovammo vasi a figure, armi di bronzo. E
lui andò in collera e ci voltò le spalle"35.
Di fronte a tali aspettative disattese, non stupisce che i mate-
riali di questo scavo, ritenuti poco significativi, non siano
stati esposti nella sezione volterrana del Museo Topografico,
all'indomani del suo ampliamento nel 190836. Inoltre, quando
nell'ottobre 1904 Cherici avvertì Milani del ritrovamento di
altri ipogei, uno dei quali conteneva urne, vasellame e un paio
di orecchini d'oro, rilanciando col solito entusiasmo l'idea
della ripresa degli scavi a Badia37, il direttore mostrò scarso
interesse per la proposta, che infatti non fu attuata.
Al di là del limitato valore sostanziale delle scoperte dello
scavo Milani, i dati che se ne possono ricavare hanno una
loro importanza in relazione ai caratteri cronologici e topo-
grafici della necropoli di Badia. Anzitutto, in pieno accordo
con i risultati delle indagini condotte più tardi da Fiumi38,
la zona esplorata appare utilizzata come luogo di sepoltura
a partire dalla piena età del ferro, come dimostrano i pur
scarsi resti di sepolture a pozzetto, riferibili ad un abitato da
localizzare forse nella vicina propaggine di Montebradoni39.
L'uso del ripiano come sede di necropoli continua e si
intensifica notevolmente in età ellenistica, quando vengono
scavate nella roccia innumerevoli tombe a camera e a pic-
cola nicchia, che si sovrappongono e in parte obliterano le
sepolture precedenti. Ultime della serie, le tombe a fossa di
età imperiale e lardo-romana si dispongono appena sotto
la superficie del terreno, spesso senza raggiungere il livello
della roccia, e comunque ben al di sopra della volta degli
ipogei ellenistici40.
Inoltre, nonostante la frammentarietà dei dati, dovuta a prece-
denti esplorazioni e alle devastazioni da sfruttamento agricolo
dell'area, la ricostruzione di questo scavo ci permette di loca-
lizzare, non puntualmente ma con una discreta attendibilità,
le sepolture individuate sia nel podere che intorno al mona-
stero. Le relazioni degli SCEVÌ sette-ottocenteschi in questa
località, come del resto nelle altre necropoli di Volterra,
spesso ricche di elenchi e descrizioni di materiali, sono tut-
tavia assai avare di ragguagli topografici. Da questa analisi si
ricava invece, in special modo per il periodo ellenistico, la
presenza certa di ipogei non solo ad ovest di Badia, ma anche
nel piano a est dell'edificio religioso, orientati di norma verso
nord, al pari di pochi altri scavati negli anni Sessanta presso
la strada vicinale delle Balze41. Pertanto, oltre alla strada mae-
stra con direzione nord-ovest, su cui dovevano affacciarsi le
tombe rivolte ad occidente scoperte da Fiumi42, non è da
escludere l'esistenza di un ulteriore percorso, che passava a
nord di Badia fiancheggiando le sepolture presenti sul piano
e proseguiva verso nord-est, scendendo ugualmente verso
la Valdera.
Considerando ciò che è rimasto di quest'area sepolcrale43,
l'aggiunta di questi nuovi dati suggerisce l'immagine di una
necropoli estesa su tutta quanta l'altura di Badia e attraversata
da vie principali e diramazioni secondarie, rivolte essenzial-
mente verso il distretto territoriale pisano44.
68
APPENDICE DOCUMENTARIA
GIORNALE degli oggetti che si sono rinvenuti negli Scavi di Volterra
DESCRIZIONE SOMMARIA
LUOGO
del
travamento
DATA
del
trova mento[1]\\o 16 del mese di Luglio 1901, sotto la Direzione del Chiarissimo Professore Cavaliere MilaniLuigi Adriano, Direttore del Museo Archeologico di Firenze e degli scavi di Etruria, assistito dal CustodeColombo Carlo, appartenente al suddetto Museo, furono intrapresi gli scavi nella Necropoli della Cittàdi Volterra, e precisamente nel podere della ex Badia dei Camaldolesi, aprendo diverse trincee per laricerca sistematica delle tombe.La prima trincea fu aperta a est di Badia lungo il muro a retta del già viale dei frati, via detta piano disopra di Badia, cominciando dal viottolo che introduce nel piano di sotto del podere. Questa trinceasi fece larga m. 1 e distante m. 4 dal detto muro per la lunghezza di m. 120.Il panchine di tufo sfiora a Centimetri 25 da terra lungo tutta la trincea. Si trovarono le seguenti tombe,tutte violate.N° 1. Fossa di tomba rettangolare lunga m. 1.13 e larghezza incerta riferibile a tomba incerta espila-ta.
N° 2. Tomba a pozzetto circa m. 1 di diametro profonda m. 1 nel panchine. In essa furono trovati iresti di uno ziro primitivo di terra nera ed ingubiatura rossa./2/N° 3. Scasso quadro di una tomba espilata di età incerta.N° 4. Piccola corsia diagonale 070 x 45, con nel fondo un frontone rotto di tomba non potuto espilareper non abbattere l'olivo e non sembrando meritevole la spesa.N° 5. Corsia di m. 070, con nel fondo un frontone di tufo in posto alto m. 1 lungo m. 080. La tombarelativa si trovò tutta espilata con framenti di terra cotta di età romana.N° 6. Tomba a cassone con panchina e nicchiotta laterale, espilata completamente, nessun oggettoche dia indizio dell'epoca, il cassone è lungo m. 1.45 e largo m. 050, la nicchia col banco m. 1.45 x 55.N° 7. Fossa di tomba incerta.N° 8. Tomba a pozzetta diametro m. 060.N° 9. Tomba a fossa incerta da bambino (?) espilata.N° 10. Pozzetto diametro m. 1.65 di tomba espilata, forse primitiva a ziro, poi riempita con rottami ditempo romano di marmo e alabastro.Sotto alla suddetta 1 a trincea alla distanza di m. 12, nel pendio sottostante, è stata aperta un'altra dellalunghezza di m. 35, larga m. 2, senza rinvenire traccia veruna di tomba, il banchino a Centimetri 35.[3]H 3. Trincea di m. 12 x 1.15, aperta sempre dal lato est del podere, sul pendio dello stradaleFiorentino, distante m. 40 dalla 2a trincea, non diede verun risultato, cioè non si trovò nessuna tracciadi tomba, esplorando col palo di ferro.N° 4. Trincea nor-sud, di m.11.50 x 1.10 accosta alla precedente e distante m. 4 dalla suddetta strada,per la profondità m. 1.Alla sua estremità dalla parte della strada fu praticata una apertura quadra del diametro 1.10, e dellaprofondità di m. 4 non rinvenendo se non framenti vari discarico e due monete moderne {InventarioN 1) e un gambo di fibula di bronzo (Inventario N° 2).N° 5. Trincea vicina alla precedente nor.sud più avanti di m. 7 x 080, profonda m. 050, senza risul-tato.N 6. Trincea nor.sud, di m. 3 x 1.30, il panchine a m. 060, nessun risultato.N 7. Trincea nor.sud, di m. 5 x 1.10, il panchine a m. 035, senza traccia di tomba con l'esplorazionecol palo di ferro.N 8. Trincea nor.sud di m. 8 x 1, il panchine a m. 035, esplorata col palo di ferro.N° 9. Trincea nor.sud, di m. 18 x 1, il panchine a m. 15 (sic!) esplorata senza risultato.Portata l'esplorazione nel piano di sopra della Badia, dove era il vialone dei frati, si apersero diversetrincee [4]\n vario senso.N° 10. Trincea di m. 10 x 1, il panchine a m. 090, nessun risultato.N 11. Trincea traversale di m. 12 x 1, il panchine a m. 055, nessun risultato.N 12. Trincea di m. 8 x 085, il panchine a m. 040, nessun risultato.
Badia presso lachiesa dal latoest
16 Luglio1901
Badia presso laex chiesa dal latoest
16 Luglio1901
Badia lato est delpodere
17 detto
18 Luglio
19 detto
Badiapiano di sopradel podere
20 detto20 Luglio
1901
69
N 13. Trincea di m. 8 x 1, il panchine a m. 1, nessun risultato.
N 14. Trincea di m. 10 x 090, il panchine a m. 090, nessun risultato.
N 15. Trincea nord-ovest, di m. 8 x 090, il panchine a m. 090, nessun risultato.
N° 16. Trincea sud-ovest di m. 8 x 090, il panchino a m. 035, nessun risultato.
In tutte queste trincee alla loro profondità fu trovato il panchino senza nessuna traccia di tombe,
esplorato col palo di ferro.
N° 18. Trincea nord-sud di m. 10 x 090, profondità m. 085. A detta profondità fu rinvenuto un framento
di urna di tufo di forma triangolare, che deve indizio di qualche tomba già esplorata.
N 19. Trincea nord-est, di m. 10x1, il panchino a m. 055, nessun risultato.
N 20. Trincea nord-sud di m. 11.60 x 090, il panchino a m. 35 (sic!), nessun risultato.
N° 21. Trincea nord-ovest, di m. 8.50 /5/x 1, profondità m. 040. In un punto lo sterro da segno
dell'esistenza di una tomba da esplorarsi.
N° 22. Trincea nord-sud, di m. 8.80 x 080 profondo m. 035. Lo sterro da indizio di una tomba da
esplorarsi.
N° 23. Trincea nord ovest di m. 30.30 x 1 il panchino a m. 035, senza segni di tomba.
N° 24. Trincea sud-ovest, di m. 10 x 080, il banchine a m. 030, nessun segno di tomba.
N° 25. Trincea nord-ovest, di m. 9.20 x 080 il panchino a m. 035, senza indizi di tomba.
N° 26. Trincea nord-sud, di m. 9.90 x 080, profondo m. 040. Qui trovasi un indizio di tomba da
esplorarsi successivamente.
N° 27. Trincea nord-sud, di m. 16 x 080, il panchino a m. 030. In questa trincea alla superficie fu
trovato un framento di spirale primitiva di bronzo (Inventario N° 3).
N° 28. Trincea est-ovest, di m. 15 x 085, il panchino a m. 035, nessun risultato.
N 29. Trincea nord-sud, di metri 8.25 x 078, il panchino a m. 035. Nessun risultato.
N° 30. Trincea nord-sud di m. 9 x 080, il panchino a m. 035. Nessun risultato.
N° 31. Trincea sud-ovest, di m. 9 x 090, il panchino a m. 033. Come sopra.
/6/N° 32. Trincea sud ovest di m. 10 x 090, il panchino a m. 035, nessun risultato.
N° 33. Trincea est-ovest di m. 12.90 x 080, il panchino a m. 030, nessun risultato.
N° 34. Trincea nord-sud di m. 9,20 x 090 il panchino a m. 035, nessun risultato.
N° 35. Trincea nord-sud di m. 12 x 090 il panchino a m. 035, nessun risultato.
N° 36. Trincea nord-sud di m. 16 x 080 il panchino a m. 030, nessun risultato.
N° 37. Trincea nord-sud di m. 6x1.30 il panchino a m. 040, senza verun risultato. Tutte queste trincee
furono esplorate col palo di ferro.
In un saggio rasente al muragliene a est della Badia, sotto al già vialone dei frati, fu scoperta una tomba
a grotta del diametro in superficie di m. 2.50, che non fu esplorata mostrando troppo chiari indizi di
essere stata violata modernamente.
Nella trincea N° 26, già descritta nel piano di sopra della Badia, fu trovato alla profondità di m. 1.25,
uno scheletro misurato a terra nella sua lunghezza m. 1,80, e orientato a nord-sud. La terra che la
volgeva (sic!)è naturale e non essendovi vestigie ///di terra nera, si arguisce sia stato interrato senza
cassa. Del cranio si rinvennero la mandibola superiore rotta in due pezzi e parte dei zigomi. Vicino al
cranio fu trovato un framento di conio romano. Nessun altro indizio dell'epoca dello scheletro.
Continua lo scasso nella stessa trincea sotto a un gran sasso all'altezza di m. 2.30, furono trovati tre
pezzi di ferro in buono stato (Inventario N° 4). Vicino ad un piccolo sasso fu trovato un framento di
puntale di lancia di ferro (ungo m. 011, all'altezza di m. 1.66. Idem, all'altezza di m. 2.35 fu trovato una
stele sepolcrale rettangolare liscia di tufo, lunga m. 041, larga m. 033 e della grossezza di m. 07.
Nella trincea nord-sud N 1, alla profondita di m. 1.30 x 135, fu esplorata una tomba a grotta del
diametro di m. 1.80 x 160 e alta dal livello del panchino m. 2.60, la quale risultò completamente
espilata.N 38. Trincea a nord della Badia lunga m. 20 x 2, sul ciglione col punto segnato in pianta, si rinvennero
alla profondità di m. 1.60, uno strato come di sassi il quale dava indizio di qualche seppellimento.
[8] Nella suddetta trincea si continua a lavorare essendo il panchino molto profondo. Come sopra,
alla profondità di m. 1.90 la terra si presenta nera e in essa si rinvennero framenti di embrici, e sotto
un sasso a m. 2, di n 2 bulle di bronzo per collane ben conservati (inventano n 5) allo stesso livello fu
Badia
piano di sopra
del podere
Badia
piano di sopra
del podere
Badia piano di
sopra a nord
22 detto
23 Luglio
23 Luglio
1901
24 detto
25 Luglio
1901
31 id
27 detto
70
rinvenuto un framento di chiodo di cassa con cappocchia di bronzo (Inv. n 6). Un tramenio di puntando
di bronzo (Inv N 7). Un framento di gambo di bronzo (Invent N 8). N° 2 denti di cavallo e un morso
(inventario N 9
Si continua a lavorare nella stessa trincea, e si allarga nei fianchi della parte sud. Alla distanza di m.
070 del travamento degli oggetti più sopra descritti, alla profondità di m. 1.95 fu rinvenuto un anello di
bronzo a .... ben conservato (Inv. N 10) e vicino una grande copertura di bronzo sagomata (Inv N 11}
e framenti di ziro (Inv N 12).
Questi rinvenimenti sembrano dare indizio di qualche vicino seppellimento, ora approfondito lo scasso
si crede che tutta la terra nera apparteneva ad un antico scarico. Sotto lo strato nero approfondendo
lo scasso sul punto segnato in pianta, all'altezza di m. 3,70, fu /£/scoperto una tomba a nicchiotto
N 1 (Inventario N° 13), con scheletro misurato in posto di m. 090, tutto consumato, tranne qualche
framento del cranio.
Ai piedi del quale stavano un gruppo di n 7 vasetti di terra cotta ben conservati, fra cui un orciolo
contenente materia commestibile tutta impoltiglia (sic!), e una piccola accetta di ferro di m. 08 x 03, e
una cappocchia di chiodo di bronzo riferibile alla cassa mortoaria.
Nella stessa trincea nord-sud, alla distanza di m. 1.10 della suddetta 1 a tomba ne fu rinvenuta un'altra
simile a nicchiotto, all'altezza del panchine di m. 2.80. La nicchia era otturata da uno strato di sassi
ammontati, lunga 1,60 x 060 e questi proteggevano uno scheletro ben conservato, misurato in posto
m. 1.40 con ai piedi un gruppo di vasi N° 5, fra i quali due si trovano uno sopra l'altro interrati (Inventario
N 14), e nessun altro oggetto.
Allargando e approfondendo in questa parte lo sterro da considerare un riquadro di m. 6.85 x 7.60, si
incontrò un ammasso di sassi sopra terra nera, alcuni dei quali involiavano esser di essi strati sottoposti
all'azione del fuoco.
[10]\\e parve di poter costituire quindi come per avanzi di un lustrinium dell'età romana, il
quale si sarebbe acceso anche fuori dal riquadro sopranominato. Alla profondità di m. 2.90 dal piano
superiore sotto lo strato nero coperto dei sassi suddetti, furono trovato N 2 cippi sepolcrali di tufo,
con base conica, una è alta m. 043 compreso la base, tutto in un pezzo liscia senza scrizioni, l'altra
col cono distaccato che si incastra alla base, ornata di teste d'ariete, ma guasta e rotta in varie parti
(Inventario N 15).
Questi cippi e le condizioni del modo diedero chiaro indizio della sottostante tomba a camera, scavata
nel panchine e che bisognava esplorarla. Seguitando quindi profondire fu rinvenuto sotto i cippi un
unguentario di terra cotta gialla (Inventario N 16), e più sotto un framento di ziro, d'impasto riferibile
ad una tomba primitiva, distrutta al tempo romano (Inventario N 17).
Prima di arrivare al piano della tomba a camera scavata nel panchine, all'altezza di m. 3.20 fu rinvenuto
uno scheletro in /77/framenti interrato nella cassa come fa fede le traccie della terra nera che volgeva
lo scheletro misurato in posto di m. 1.70 orientato est-ovest. La testa era coperta da embrici dei quali
se ne conserva un framento. Si conserva pure una parte della mandibola dello scheletro. Dietro alla
testa furono rinvenuto N 3 vasetti di terra cotta e nessun altro oggetto che dia indizio preciso dell'epoca
(Inventario N°18).
Seguitando a sterrare all'altezza di m. 3.50, furono rinvenuti N 2 lagrimattoi di terra cotta, due colli di
vaso di terra cotta un framento di vaso primitivo e un gambo di fibula di bronzo (Inventario N 19). Il
Direttore ha riferito alla tomba a camera essendosi constatati al piano della banchina dal lato nord.
Seguitando sempre a lavorare nella tomba N° 3, si incontrò la banchina sinistra della tomba sulla quale
si trovò uno scheletro in posto senza oggetti e ai piedi di esso N 2 altri scheletri in framenti con casse
craniche pure in framenti dichiarate dolicocefale dal Direttore.
[12] N° 39. Trincea che si aprì sul prolungamento da quella N 38, un poco più a sud, in principio diessa come è segnato in pianta, alla profondità di m. 1.90, la terra si presenta a strati nerissima che
fa suporre di qualche esistenza di tomba, nel fare lo sterro alla medesima profondità si rinvennero iseguenti oggetti:
N 2 puntali di lancia di ferro
" 3 framenti di chiodi di id
" 1 Un manico per secchia di bronzo ben conservato curvato lungo m 016
N 1 framento di ferro rivestito di bronzo
Badia piano di
sopra lato nord
27 id
28 detto
2 Agosto
2 Agosto
1901
3 detto
Badia piano di
sopra lato nord
4 Agosto
1901
Badia piano di
sopra lato nord
5 detto
6 agosto
1901
7 detto
Badia piano di
sopra
lato nord
7 agosto1901
71
" 1 lagrimartoi di terra cotta mancante la superficie (Inventario N 20)
Questa trincea è lunga m. 1.40 x 2.
In principio di essa trincea fu praticata una apertura di m. 2 x 1.60, alla profondità di 4 lato sud fu
trovato un coperchio di urna di tufo, rappresenta in superficie una figura, mancante la testa, alla mano
destra tiene la patera lunghezza m 052 x 20 alta misurata alla spala (sic) m. 022 (Inventario N 21)
Allo stesso livello furono trovati metà di ciottolina, un framento di lancia di bronzo, un anello di ferro
(uso agricolo) e un piccolo spillino di bronzo (Inventario N 22).
/73/Continuando approfondire, alla profondità di m 6.50 della suddetta apertura, fu scoperta la corsia
di una tomba ripiena di sassi che sembra intatta. Si è dovuto cessare di lavorare pel motivo che si
presentò uno spazio male agevole ed anche pericoloso per chi lavora.
Si è dovuto praticare uno scasso dal lato sud di m. 3 quadratto sull'alliniamento della trincea suddetta
alla distanza di m. 2.
Nello approfondire detto scasso a m. 1.90 fu trovato una ghianda di piombo senza nessun segno
(Inventario N 23).
Continuando a lavorare nella suddetta apertura alla profondità di m. 2.25 fu trovata la volta della tomba
in parte franata e rotta N 4. Sembrava una buca praticata per scendere nella tomba. Nello sterro della
tomba, alla profondità di m. 080 fu trovato un manico di cista di bronzo, un framento di chiodo e un
framento di puntarolo di bronzo (Inventario N 24), più sotto alla altezza di m. 040 fu trovato un asse
romano consunto (Inventario N 25), più sotto centimetri 20, un boccalino di terra cotta nera ben
conservato (Invent. N 25).
^^Continuando a sterrare alla profondità di m. 5.30 della superficie alla tomba fu scoperto la banchina
lato est. A questa profondità furono rinvenuto in posto N° 2 vasi cinerari, di terra cotta contenente le
ceneri, in cativo stato. Uno di terra nera manca quasi la metà superiore e non furono rinvenuti il resto
dei framenti, l'altro di terra rossa, si conserva la parte inferiore, e la parte superiore sono in framenti,
e N° 14 fra vasetti e ciottole tutti di terra cotta, dei quali si conserva ben intatto due ciottoline, e un
boccalino di terra nera mancando il piede, e diversi framenti di vari vasetti, tutti questi oggetti erano
sotto a lastre di panchina franata. Gruppo 1 26 (Inventario N 26).
Continuando a esplorare la tomba in parola, nelle due banchine lato sud e ovest non furono rinvenuti
nessun oggetto. Il motivo di questo si arguisce che il franamento abbia portato gli oggetti esistenti su
la banchina nel catino. Nel sterrare il catino alla profondità di rn. 040 furono rinvenuti lato est N° 17 fra
vasetti e ciottole di diverse dimensioni dei quali si [15]conserva bene intatta N 11, fra vasetti e ciottole
di diversi colori e dimensione, e diversi framenti di vasi. Gruppo N 2 (Inventario N 26)
Continuando a levare lo sterro del suddetto catino furono rinvenuti N 9 fra vasetti e ciottole e N 1
ciottola ben conservata, un cippo sepolcrale di tufo con conica e due framenti di ferro. Gruppo N 3
(Inventario N 26)
Questa tomba non fu esplorata nel lato nord, pel motivo che nel detto lato fu lasciato tutto il muragliene
di terra da abbattere e sarebbe stato assai pericoloso dovendo andare in traccia della banchina
sembrando non valere la pena di esplorare pel risultato poco favorevole che diede negli altri lati, e la
spesa sarebbe stato piuttosto elevata. Lungo la trincea N 39 furono aperte le seguenti trincee:
N 40. Trincea nord-sud di m. 13.50 x 1.20, profondo m 070, fu scoperto una tomba a grotta del diametro
m 1.90, che non fu esplorata, mostrando troppo chiari indizio di essere stata violata modernamente.
N 41. Trincea nord-sud di m. 10 x 1,00 il banchine a m. 050.
N 42. Trincea nord-sud di [16] m. 10x1,00 il nanchino a m. 050.Queste due trincee furono esplorate col palo di ferro e vanga senza dare nessun risultato di tomba.
Portato l'esplorazione al piano di sotto nord di Badia, più a ovest, dove era l'antica strada Pisana e
precisamente chiamata il piano delle Balze.
In questa località della stessa proprietà di Badia furono aperte le seguenti trincee.
N 43. Trincea nord sud di m. 21 x 1.10
N44 id id iddim. 21 x1.10
N 45 id est-ovest di m. 14 x 1.10
N 46 id nord-sud di m. 14 x 1.10
N 47 id est-ovest di m. 14 x 1.10
N48id id iddim. 20x1.10
Badia piano di
sopra lato nord
Badia piano di
sopra lato nord
Badia piano di
sopra lato nord
Badia piano disopra lato nord
Badia piano di
sotto lato nord
detto delle Balze
7 detto
\o
1901
11 Agosto
1901
12 Agosto
1901
13 detto
72
N 49 id nord-sud di m. 15x1.10
NSOid id id di m. 10x1.10
Le suddette trincee alla profondità di m 070, fu trovato il panchine, esplorando col palo di ferro e vanga
senza dare nessun risultato di tomba.
Portando il lavoro più sotto al suddetto piano lato est a nord di Badia, sul declinare della strada
Fiorentina, furono aperte le seguenti trincee
N 51. Trincea nord-sud di m 47 x 1.20
/"77/N 52. Trincea nord-sud di m 10 x 1.10
N 53. id est-ovest di m 10 x 1.10
N54.id id id di m 47x1.10
N 55. id nord-sud di m 10x1.10
N 56. id nord-sud di m 10 x 1.10
Queste trincee alla profondità di m. 060 fu trovato il panchine esplorando col palo di ferro e vanga,
senza dare nessun risultato di tomba.
Portato il lavorare per esplorare il terreno di fronte all'ex chiesa dei frati lato ovest, furono aperte le
seguenti trincee.
N 57. Trincea nord-sud di m. 18 x 1.20, profondo 070
N 58. Trincea diagonale est sud-ovest di m. 14 x 1.20 profondo m 050
N 59 Trincea est-ovest di m. 19 x 1,00 profondità di m. 050
In queste trincee alla loro profondità fu rinvenuto il panchine, esplorando col palo di ferro e vanga
senza dare nessun risultato di tomba.
Sul ciglione sempre di fronte alla ex chiesa del lato ovest, furono aperto le seguenti trincee
N 60. Trincea diagonale nord est e sud di m. 26 x 060, all'estremità della parte sud, furono rinvenuti
[18jdue tombe a nicchiotto che non furono esplorate, mostrando troppo chiari indizio di essere state
violate modernamente.
N 61. Trincea diagonale rasenta alla strada ex Pisana nord est e sud, di m. 35 x 1.40 profondità di m.
040 non diede nessun risultato di tomba esplorando col palo di ferro e vanga, perché il panchine alla
suddetta profondità sfiora.
Portato l'esplorazione nel piano di sotto di Badia, accosto alla chiesetta detta Altina lato ovest e
precisamente al pendio della ex strada Pisana, furono praticate le seguenti trincee:
N 62. Trincea est-ovest sotto al confino del podere di Badia e confinante colle balze, di m 30 x 1,20,
alla profondità di m. 3 fu scoperto il panchine esplorando col palo di ferro e vanga, senza dare nessun
risultato di tomba
N 63. Trincea nor sud di m. 10 x 1,00 profondità di m. 0.70 diede risultato come sopra.
N 64. Trincea nord sud a rasente alla ex strada Pisana e a piombo del [19]muragliene del podere di
sopra di m. 25 x 1.30, profondità di m. 070 fu trovato il panchine lungo tutta trincea, esplorando col
palo di ferro e vanga senza dare nessun risultato di tomba.
Badia
Badia piano di
sotto al declinare
della strada Fio-
rentina lato nord
Badia piano sotto
alla ex chiesa lato
ovest
Badìa sul ciglione
di fronte all'ex
Chiesa lato ovest
Badia piano di
sotto accanto alla
chiesetta detta
Altinia lato ovest
Dottoranda in Archeologia, Università di Pisa.
1 In realtà i primi occasionali ritrovamenti di ipogei nella zona della Badia,
che andarono a formare con ogni probabilità il nucleo iniziale della collezione
archeologica dei monaci camaldolesi, risalgono almeno alla seconda metà
del XV secolo, come risulta da una lettera dell'erudito sarzanese Antonio
\M3ni da\a\ 1 novembre 1466 e conservata nella Biblioteca Riccardiana
di Firenze, MS 834, Epìstolae Tranchedini, f. 212r-v. Il testo dell'epistola è
stato pubblicato in parte da J. R. Spencer, Volterra 1466 in The Ari Bulletin,
XLVIII, 1966, pp. 95-96; cfr. anche G. Cateni-[F. Fiaschi]. Le urne di Volterra,
Firenze, 1984, pp. 7-8.
2 I primi scavi sul colle di Badia e Montebradoni alla ricerca di tombe
etrusche risalgono agli anni 1731-1732 e furono intrapresi dall'abate Mattia
Damiani, come si legge in alcune lettere del carteggio di A. F. Cori conservate
nella Biblioteca Marucelliana di Firenze e pubblicate da M. Cristofani, La sco-
perta degli Etruschi. Archeologia e antiquaria nel 700, Roma, 1983, p. 66.
Altre indagini fruttuose furono realizzate, tra il Settecento e tutto l'Ottocento,
da cittadini volterrani che possedevano i terreni attigui al monastero: cfr. G.
M. Rìccobaldi Del Bava, Dissertazione istorico-etrusca, Firenze, 1758, p. 161
ss., F. Inghirami, Monumenti Etruschi o di Etrusco nome. Poligrafia fiesolana,
1821-26, I, pp. 7-8 e IV, pp. 101-102, A. Onci, Guida di Volterra, Volterra,
1885, p. 26, Idem, Le Balze in Storia di Volterra. Memorie e documenti,
Volterra, 1885, pp. 15-16, E. Fiumi, Necropoli della Badia, in Urne Volterrane
1.1 complessi tombali, Firenze, 1975, p. 135, nota 3.
Le ricerche promosse dal municipio volterrano furono effettuate nei pressi
dell'oratorio di S. Attinia e Greciniana nel 1756: cfr. E. Fiumi, Per la cronaca
dei ritrovamenti archeologici nel Volterrano, in StEtr. XIX, 1947, pp. 349-
351. Sugli scavi realizzati dai monaci camaldolesi e sulla raccolta di mate-
riali archeologici conservata nella Badia, si rimanda al recente lavoro di C.
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Gambaro, "Vasi, et altre robe antiche ritrovate". La raccolta di antichità delmonastero dei Camaidolesia Volterra, in StEtr. LXX, 2004, pp. 183-209.3 Le ultime indagini sistematiche nella zona della Badia, di cui siano noti irisultati, sono quelle eseguite negli anni Sessanta da E. Fiumi ad ovest dellaattuale strada vicinale delle Balze: E. Fiumi, Volterra. Gli scavi degli anni1960-1965 nell'area della necropoli di Badia, in A/5c1972, pp. 52-136. Altriinterventi di scavo nella zona, compiuti dalla Soprintendenza Archeologicatra i primi anni '80 e gli anni '90, sono ancora inediti. Sul recupero nel 1981di un ipogeo a camera di età ellenistica affacciato sulla via Pisana, si rimandaai dati preliminari presentati da A. Maggiani in Studi e materiali, n.s. V, 1982,p. 362 e Idem, Archeologia volterrana.- il bilancio di un decennio, in Volterra
'88. Un progetto, Poggibonsi, 1988, p. 137.4 Biblioteca Guarnacci, filza "Solaini Ispettore dei Beni Culturali", fascicolo
"Antichità e scavi".5 La tholos di Casale Marittimo, situata nella bassa valle del Cecina e risalen-te alla tarda età orientalizzante, fu scoperta casualmente nel settembre del1898. Nel 1900 Milani acquistò la struttura e la fece smontare e ricostruirenel giardino del museo di Firenze. La maggior parte della suppellettile era sta-ta tuttavia acquistata dalla Deputazione del Museo Guarnacci già nell'agosto1899. Quando successivamente Milani chiese al museo volterrano la retro-cessione del corredo di Casale per ricostituire l'intero complesso funerarioa Firenze, si scontrò con il parere contrario di Solaini. La trattativa vennetemporaneamente sospesa e solo nel gennaio 1902. a seguito di un cambiocon una moneta etrusca della serie volterrana con il delfino, Milani riuscì adottenere l'oggetto della sua richiesta. Il dato è riportato sinteticamente da A.Minto, Le scoperte archeologiche nell'agro volterrano dal 1897 al 1899, inStEtr., IV, 1930, p. 64, nota 1. Cfr. anche le filze 1900, pos. A/21 e 1902,pos. A/3 dell'Archivio storico della Soprintendenza per i Beni Archeologici
della Toscana (d'ora in poi abbreviato SBAT).6 Biblioteca Guarnacci, filza "Solaini Ispettore dei Beni Culturali", fascicolo"Antichità e scavi", prot. 103. La medesima intenzione è manifestata nella suc-cessiva lettera di Milani a Solaini, datata 30 gennaio 1901, prot. 21, inerentela stessa questione dei materiali di Casale Marittimo: "Invoco dunque di nuovoquesta buona volontà pronto a tener largamente conto di essa negli scavi chequesta primavera o nell'estate intendo di iniziare alla Badia dei Camaidolesi".7 Lettera di Solaini a Milani del 27/2/1901 conservata nell'Archivio storicoSBAT, filza 1901, pos. A/7, prot. 227/113.8 Filza 1901, pos. F/10 "Scavi alla Badia dei Camaidolesi (Chierici)". Il giornaledi scavo, costituito da un quinterno non rilegato, con campi prestampaticompilati a penna sia sul fronte che sul retro, è trascritto integralmente nel-
l'appendice documentaria.9 Da II Corazziere del 21/7/1901, n. 29, p. 3: "Ospiti graditissimi trovansi dadiversi giorni tra noi l'Illustre Professore Com. Luigi Addano Milani e la suafamiglia. Sappiamo che si tratterranno parecchio tempo in Volterra, dovendoil sullodato sig. Professore dirigere gli scavi archeologici da esso intrapresiper incarico del Ministero, nei dintorni dell'ex Badia dei Camaldolensi".10 Ministero della Pubblica Istruzione, L'amministrazione delle antichità ebelle arti in Italia - Luglio 1901-Giugno 1902, Roma, 1902, p. 173.11 Sulle vicende relative a questa prima proposta di scavo cfr. M. Bonamici,Volterra. L'acropoli e il suo santuario, Pisa-Roma, 2003, p. 23, note 20-21.12 Sulla istituzione e organizzazione del Museo Topografico dell'Etruria da par-te di Milani cfr. P. Bocci Pacini, Dal Museo Archeologico Nazionale del Pigorinial Museo Topografico del Milani in Luigi Adriano Milani. "Origini e sviluppodel Complesso Museale Archeologico di Firenze ", in Studi e Materiali, n.s. V,1982, pp. 43-46 e L. Garella, L'ambientazione del Museo, ibidem, pp. 46-52.13 Cfr. la circolare di Milani del 15/11/1894 conservata nella BibliotecaGuarnacci, filza "Solaini Ispettore dei Beni Culturali", fascicolo "Antichità e
scavi".
1-1 L. A. Milani, Museo Topografico dell'Etrurìa, Firenze-Roma, 1898, pp.59-60.15 Sull'acquisto di questo complesso tombale cfr. A. Maggiani, TombaInghirami, in Urne Volterrane I. i complessi tombali, Firenze, 1975, pp. 84-120.
16 Questi materiali sono stati pubblicati da G. Ghirardìni, La necropoli primi-tiva di Volterra, in MonLin, Vili, 1898, pp. 101-216 e da A. Minio, cit (nota5), pp. 16-28 e studiati nuovamente da A. Maggiani, Volterra dalla prima etàdel ferro al V secolo a. C. Appunti di topografia urbana. II. Dal VillanovianoII all'età tardo arcaica, in Aspetti della cultura di Volterra etrusca. Atti del XIXconvegno di Studi Etruschi e Italici, Firenze, Olschki ed., 1997, pp. 57-92.Sull'acquisizione delle tombe per il Museo di Firenze da parte di Milani cfr.filze 1896 pos. F/15,1897 pos. F/9 e 1899 pos. F/2 conservate nell'Archi-vio storico SBAT.17 Lettera di Milani a Solaini del 5/7/1897, filza 1897, pos. F/9, prot. 584,
conservata nell'Archìvio storico SBAT.18 Su questa scoperta e sulla sua dinamica cfr. da ultimo M. Bonamici-L.Rosselli, Nuovi documenti per la storia del Museo Guarnacci, in LaboratorioUniversitario Volterrano - Quaderno Vili, a cura di C. Caciagli, Pisa, 2005,pp. 229-236.19 Cfr. lettera di Milani al Ministro della P.l. del 16/1/1898, filza 1898, pos.F/6, prot. 67, conservata nell'Archivio storico SBAT.20 Cfr. il contratto tra Cherici e Milani sulla concessione del diritto di scavoalla Badia, datato 12/7/1899, contenuto nella filza 1899, pos. F/2 e con-servato ibidem.21 Cfr. lettera di Cherici a Milani del 5/3/1900, prot. 206, contenuta nellafilza 1900, pos. F/5 e conservata ibidem.22 Ai lavori prese parte anche Antonio Bardini, contadino volterrano cheaveva già esplorato la Guerruccia tra il 1896 e il 1899 negli scavi promossida Italo Cherici e dal Museo Guarnacci.23 Cfr. giornale di scavo, p. 3, trascritto in appendice. In effetti questadefinizione della Strada Provinciale Volterrana suscita non poche perples-sità, in quanto essa è comunemente indicata nelle carte, già dalla prima etàmoderna, come Via Pisana. La via Fiorentina scendeva da Volterra attraversola porta Diana e, proseguendo fino al Prato d'Era, volgeva a nord-est versoFirenze. In realtà anche G. Targioni Tozzetti, nel giungere a Volterra dallaparte della Valdera, asserisce di aver iniziato la salita del colle imboccando la"strada Fiorentina": costeggiando le profonde balze, giunse nei pressi dellacittà e vide le voragini più scoscese e pericolose, dette Grotte di S. Giusto: G.Targioni Tozzetti, Relazioni d'alcuni viaggi fatti in diverse pani della Toscana,Firenze, 1768-17792, III, pp. 19-20. Dalla descrizione del percorso, è indub-bio che il viaggiatore fiorentino raggiunse Volterra attraverso la via Pisana.Una possibile spiegazione di questa apparente incongruenza è che questastrada, generalmente detta Pisana, può essere utilizzata come variante perraggiungere Firenze. Partendo dal borgo di S. Giusto e scendendo fino alPiano d'Era infatti, si devia verso nord-est dopo aver attraversato il fiume e,attraverso l'abitato di Villamagna, si raggiunge il capoluogo toscano.24 Cfr. il giornale di scavo, pp. 4 -7.25 Ibidem, pp. 1-2. In realtà nel diario si fa riferimento ad una terza tomba apozzetto del diametro di m. 1,65, trovata piena di cocci di epoca tardo-elleni-stica e romana. Più che di una sepoltura dell'età del ferro, spoliata e riempitadi materiali tardi, come è asserito nel giornale, è probabile che si tratti di unnicchiotto circolare del tipo detto "a catino", poco profondo, con le paretiche si restringono verso il basso, diffuso tra l'avanzato II e il I secolo a. C.:cfr. R. Bianchi Bandinelli, Materiali archeologici della Val d'Elsa e dei dintornidì Siena in La Balzana, II, 1928, pp. 206-208. Un esempio della tipologia èda riconoscere nella tomba 65/7 scavata da Fiumi a poca distanza dal luogoinvestigato da Milani: E. Fiumi, cit. (nota 3), p. 124 e fig. 1.
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26 Cfr. giornale di scavo, pp. 18-19. Attualmente si conserva solo il trattoiniziale di questo vecchio percorso, che coincide con quello noto come"strada vicinale delle Balze".27 Cfr. gli scavi del dott. Luigi Toti, che alla fine del Settecento mise in luceuna tomba proprio accanto a questo oratorio, rimasta accessibile per lungotempo prima del crollo della volta, come riportato da A. Cinci, Guida diVolterra, cit. (nota 2), p. 26.28 Cfr. giornale di scavo, pp. 7-15.29 ibidem, p. 10. È curioso notare come la disattenzione o la scarsa cono-scenza dei termini tecnici da parte del compilatore, lo abbiano portato ascrivere nel giornale la parola "lustrinium", priva di significato.30 Per quanto il documento dia una descrizione assai vaga di questo cippo,si presume che si tratti della versione locale, più tarda e scadente, del nototipo con base quadrata con decorazioni angolari a testa d'ariete realizzatoin marmo, su cui, per gli esemplari volterrani, cfr. G. Sassatelli, Ancora suimarmi in Etruria nel Vsecolo. Confronti volterrani, in StEtr, XLVII, 1979, pp.110-112; G. Ciampoltrini, Segnacoli funerarì tardoarcaid di Pisa, in StEtr,XLIX, 1981, pp. 31-39; M. Bonamici, L'uso del marmo nell'Etruria setten-trionale, in Artigianato artistico in Etruria, Milano, Electa, 1985, pp. 123-137; S. Bruni, Prolegomena a Pisa etrusca, in Idem (ed.), Pisa, piazza Dante:uno spaccato delia storia pisana, Pontedera, 1993, p. 67, nota 199. Il monu-mento trovato a Badia può trovare confronto in un esemplare, anch'essodi calcare, conservato nel Museo Guarnacci: cfr. E. Fiumi, Volterra etruscae romana, Pisa, 1976, p. 31 e, recentemente, S. Bruni, Appunti su alcunesculture populoniesi di età ellenistica, in StEtr, LXII, 1998, p. 146, nota 34e taw. XVII b, XVIII a-b.31 Cfr. giornale di scavo, p. 14.32 Cfr. comunicazione di Carlo Colombo alla Direzione del museo di Firenze
del 17/8/1901 contenuta nella filza 1901, pos. F/10, conservata pressol'Archivio storico SBAT.33 Si ringraziano la dott.ssa A. M. Esposito e il dott. G. De Tommaso per l'aiutofornito durante le ricerche condotte presso il Museo Archeologico di Firenze,Non è da escludere che i materiali in questione siano stati depositati nellecantine del museo senza essere inventariati, dato che rimane da verificare.34 La base è stata recentemente pubblicata da S. Bruni, Appunti, cit. (nota30), p. 145, nota 25 e tav. XVI a-d, che indica peraltro come probabile suaprovenienza il territorio volterrano. Se l'identificazione è corretta, questo datoè in ogni caso significativo per accertare che il materiale dello scavo di Milanigiunse effettivamente al museo fiorentino nel 1901.35 U. Ojetti, Le balze di Volterra, in Cose viste, Firenze, Sansoni ed., 19512,pp. 162-163.36 L. A. Milani, // R. Museo Archeologico di Firenze, Firenze, 1912, pp,224-225.37 Cfr. lettera di Onerici a Milani del 26/10/1904 contenuta nella filza 1904,pos. A/34 e conservata presso l'Archivio storico SBAT.38 E. Fiumi, cit. (nota 3), p. 132.39 Ibidem.40 Così come constatato da E. Fiumi, ìbidem, p. 136.41 Ibidem, fig. 1.42 Ibidem.43 II settore occidentale della necropoli di Badia è sprofondato nelle Balze nelcorso dei secoli: cfr. A. Cinci, Le Balze, cit. (nota 2), pp. 1-13.44 Sul rapporto tra viabilità e necropoli nell'area di Badia cfr. M. R. Ciuccarelli,Progetto Mura Antiche e Medievali. Recenti indagini su viabilità e necropolinell'area delle Balze, in Laboratorio Universitario Volterrano, VII, Pisa, 2004,a cura di C. Caciagli, pp. 139-146.
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