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Una Ricorrenza Importante e Impegnativa
arissimi Alzanesi,
Nel 50° della mia Ordinazione
Sacerdotale mi piace ritornare a quel 23
maggio 1964 per rivivere la grazia grande del
Sacerdozio, dono gratuito del Signore: è davvero
bello riassaporare la gioia di quella gratuità.
Sull’immaginetta- ricordo ci stava scritto: “Gloria
al Padre al Figlio e allo Spirito Santo” e sotto
“don Alberto, sacerdote per sempre”.
A distanza di tanti anni, lo stato d’animo e la
preghiera sono ancora identici: stupore,
meraviglia, coscienza dei propri limiti e tanta,
tanta riconoscenza.
Mi piace ripetere con S. Paolo: “Portiamo questo
tesoro in vasi fragili perché
appaia che questa potenza
straordinaria viene da Dio.
La sua forza si manifesta
nella nostra debolezza” (2
Cor. 12,9)
Ripercorrendo il tragitto dei
miei 50 anni di sacerdozio, il
pensiero e più ancora il
cuore vanno alla mia famiglia,
ai miei genitori,
profondamente credenti, a mio
fratello, alle mie sorelle, a tutte
le persone, sacerdoti, religiosi,
laici, che, giorno dopo giorno,
mi hanno accompagnato e
sostenuto.
A partire dalla mia comunità
parrocchiale di Trescore, e poi
nel servizio pastorale nella
comunità di Levate, otto anni,
tre anni in quella di Valtesse
S. Colombano; 14 anni a
Seriate vissuti sempre
intensamente e poi 25 anni di
seguito qui ad Alzano.
Ogni comunità è stata di volta
in volta una pagina di storia,
meglio di Vangelo, tutta
orientata a intensificare la
riconoscenza al Signore.
“Dio è meraviglioso nelle
Sue opere!”
A distanza di 50 anni non
ripropongo più le immaginette ricordo con il
“Gloria” ma non a caso qui in Alzano sono aiutato
a rinnovare il mio sentimento di devozione e di
lode a Dio attraverso il patrimonio artistico,
culturale e in particolare di fede della comunità.
Lo stile barocco, con la sua ricchezza e
ridondanza di immagini , mi invita a un GRAZIE
sempre più grande verso il Signore.
E mentre l’occhio contempla questo “Delirio
barocco”, questo “Paradiso in Val Seriana”
così è stata definita la nostra Basilica, l’augurio si
traduce in preghiera perché tutti, ci lasciamo
coinvolgere e riscaldare “dentro” per ripetere
insieme a maggior ragione: “Gloria al Padre, al
C
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Figlio, allo Spirito santo”.
don Alberto
Grandi cose ha fatto il Signore per
noi
timato Monsignore,
Carissimo don Alberto,
È con grandissima gioia e profonda
gratitudine che l’intera comunità di
Alzano vive il felice giubileo del suo pastore.
Il 23 maggio 1964 per l’imposizione delle mani del
Vescovo ha ricevuto la grande grazia del
sacerdozio ministeriale: dono meraviglioso di un
giovane al Signore, dono prezioso del Signore alla
Sua Chiesa.
Il Signore, nella sua benevolenza e nel suo
amore, ha pensato alla cura della nostra comunità
e ha scelto Lei per guidarla, incoraggiarla,
fortificarla, ma soprattutto per custodire e coltivare
l’inestimabile tesoro racchiuso nel santuario del
cuore di ciascuno: il dono inestimabile della fede
nel Signore Gesù. L’occasione del festoso
giubileo che celebriamo con Lei ci è d’occasione
per vivere un momento di consapevolezza della
grandezza dei doni che la nostra comunità ha
ricevuto e mentre ringraziamo il Signore per la
sua meravigliosa vocazione sacerdotale in noi
arde il cuore nel percepirci, come comunità,
destinatari a nostra volta di una grandissima
chiamata da parte di Dio: Figli di Dio, Fratelli tra di
noi. Le siamo grati, don Alberto, perché non ha
mai smesso di aiutarci a elevare gli occhi e il
cuore verso l’alto per ricordarci che la nostra
vocazione si compie nella Santità di Dio,
nell’affidamento all’Amore misericordioso del
Padre che non smette mai di amarci e nella
costruzione del corpo della Chiesa nella fraternità
e nella disponibilità all’incontro reciproco. Sono
tanti i fiori cresciuti nel giardino della nostra
comunità coltivati e valorizzati grazie alla sua cura
e al suo amore: alcuni sono ben visibili e sono
destinati a durare nel tempo (come la cura per la
nostra Basilica e le Sacrestie o l’oratorio dei quali
andiamo fieri). Altri fiori non sono così visibili e
non sono destinati semplicemente a durare nel
tempo, ma sono ben più preziosi perché saranno
custoditi oltre il tempo, nell’eternità, nel Cuore di
Dio: sono tutti i fiori della Fede, della Speranza e
della Carità cresciuti nella vita delle tante persone
che Lei ha incontrato, consolato, aiutato,
sostenuto e amato in questi 50 anni.
Davvero Grandi cose ha fatto il Signore per noi!
Grandi cose ha fatto il Signore nella vita della
nostra comunità attraverso il docile strumento di
cui da 25 anni le Sue mani si servono per farci
percepire il Suo infinito Amore. In questa gioiosa
festa ci stringiamo attorno al nostro Pastore. Lei ci
ha fatto comprendere che la sua persona non è
altro che un segno della presenza tra di noi
dell’Unico Buon Pastore: il Signore Gesù.
In questi giorni di festa stiamo vivendo con
intensità momenti di preghiera e di adorazione
eucaristica silenziosa: desideriamo stare davanti
al Signore, nell’intimità del dialogo con Lui e
ringraziarlo per tutti questi doni di grazia.
Preghiamo per Lei, carissimo don Alberto, per la
sua persona, per la sua famiglia (in modo
specialissimo per sua sorella Adele che
instancabilmente da 25 anni la accompagna nel
servizio alla nostra comunità) e per il suo
ministero pastorale; preghiamo inoltre per le
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vocazioni sacerdotali perché tra i giovani della
nostra comunità si accresca il desiderio di
rispondere con generosità alla chiamata di Dio
che non toglie nulla, ma dona tutto, come lei
quotidianamente ci testimonia.
A lei, carissimo don Alberto, chiediamo tre cose
soltanto: di continuare a camminare con noi,
passo dopo passo, come un buon Padre
perdonando le nostre lentezze e apprezzando i
nostri impegni; di continuare a pregare per noi,
per le nostre famiglie, per i nostri giovani e per i
nostri anziani, sempre fiducioso che Dio sa
arrivare là dove noi non riusciamo; di continuare a
stendere su di noi la benedizione del Signore.
Con riconoscenza e profonda stima,
La tua comunità parrocchiale di Alzano
aro don Alberto,
uniti in preghiera vogliamo ringraziare il
Signore per il dono del sacerdozio ed in
particolare per i suoi
50 anni di ministero
sacerdotale, 25 dei
quali al servizio della
nostra Comunità
Parrocchiale.
Come membri del
Consiglio Pastorale
Parrocchiale siamo
felici e desideriamo
condividere la gioia e
esprimerle tutta la
nostra riconoscenza per l’impegno, la passione, la
sapienza, l’Amore con i quali, come il Buon
Pastore, ha saputo guidare in questi anni la nostra
Comunità.
Come sovente ci ricorda, siamo chiamati, quale
espressione dell’intera Comunità, a condividere le
attese, le speranze, le difficoltà, di ogni fratello
che incontriamo, lasciandoci guidare dal Signore
nel nostro agire quotidiano, sorretti dal dono
grande della Fede.
La memoria va ai nostri incontri, sempre ricchi di
spunti di riflessione, che nel corso degli anni ci ha
visti impegnati in numerosi confronti e
approfondimenti, uno per tutti i lavori in
preparazione al 37° Sinodo diocesano.
Ricordando chi ci ha preceduto presso il Signore,
vogliamo oggi rinnovare il nostro impegno affinché
la nostra Comunità sia sempre più “ Famiglia delle
famiglie”.
Un sentito ringraziamento e un fraterno abbraccio.
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale
cosi dico che nessun altro può
consacrare questo santissimo
sacramento se non i sacerdoti
cattolici, consacrati da un legittimo
vescovo cattolico, essendo che questa potestà
deriva sin da Cristo nostro Signore e dai santi
apostoli e dai loro successori, ai sacerdoti che (vi)
sono e saranno sino alla fine del mondo, di mano
in mano.”
Tommaso da Olera FUOCO D’AMORE
La vera essenza della ricorrenza del
cinquantesimo sacerdotale di don Alberto è
racchiusa nelle parole del beato Tommaso da
Olera tolte dai suoi scritti “FUOCO D’AMORE”.
Mezzo secolo di ministero sacerdotale di cui la
metà donato totalmente alla nostra comunità di
Alzano. Con uno stile, pacato, mai sopra le righe,
rispettoso di tutto e di tutti, ma allo stesso tempo
determinato nella realizzazione del programma
pastorale in perfetta sintonia con gli indirizzi di
tutta la Chiesa di Bergamo.
In 25 anni don Alberto ha lasciato un’impronta
indelebile alla nostra comunità soprattutto come
“buon pastore” nonostante il non docile gregge.,
ma ha anche realizzato opere per le quali
dobbiamo essere orgogliosi. Voglio solo
ricordarne una in particolare. Arrivato ad Alzano
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“E
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nel 1989 trovò la basilica e le sacrestie fantoniane
in uno stato pietoso di conservazione. Con
caparbietà’, tenacia ed un pizzico di sana follia ha
impegnato tutto se stesso nel recupero e nella
salvaguardia di un patrimonio artistico e religioso
che oggi tutti ci invidiano a livello nazionale ed
internazionale aggiungendo la ciliegina sulla torta
con l’apertura del museo annesso alla basilica di
San Martino. Don Alberto ,con la sua innata
modestia, dirà che è stata opera di molti validi
collaboratori; tutto vero però noi sappiamo che
senza un grande comandante la nave sarebbe
affondata! Non mi dilungo oltre.
Grazie di cuore monsignore a nome mio e di tutta
la comunità alzanese. Le rinnovo gli auguri per il
cinquantesimo anniversario sacerdotale, ma non
pensi di rallentare ,noi l’aspettiamo alla prossima
tappa del 60°.
Doriano Bendotti
Sindaco F.F.
inquanta anni
Quel giorno del 23 maggio del 1964 nella
cattedrale di S. Alessandro in Bergamo
echeggiava la voce del vescovo mons.
Clemente Gaddi “tu est sacerdos in aeternum” sui
21 diaconi che stavano per essere consacrati
sacerdoti. Tra questi
c’era il futuro parroco
della parrocchia di
Alzano Maggiore don
Alberto Fachinetti.
Da quel giorno son
passati
cinquant’anni, metà
di questi don Alberto
li ha trascorsi in
Alzano.
Don Alberto
Fachinetti nasce a
Trescore Balneario il
21 luglio del 1940.
Appena ordinato, la
prima destinazione è stata la parrocchia di Levate
come coadiutore e direttore dell’oratorio. Rimarrà
fino al 1972.
Dal 1972 al 1975 è vice parroco della parrocchia
di Valtesse. E’ a Seriate come viceparroco dal
1975 al 1989. In quel periodo è Arciprete plebano
mons. Angelo Paravisi che era stato parroco ad
Alzano dal 1970 al 1976 e che diventerà poi
vescovo di Crema. Con Paravisi don Alberto non
sarà solo il viceparroco, ma sarà il suo più stretto
collaboratore, il più ascoltato consigliere fino a
quando don Angelo sarà nominato vescovo
ausiliare di Bergamo e successivamente vescovo
titolare della diocesi di Crema. Nel 1981 fino al
1992 è membro del Consiglio Presbiteriale della
Diocesi di Bergamo. Don Alberto sarà nominato
parroco della Parrocchia di S. Martino in Alzano
Maggiore nel 1989. La presa di possesso della
parrocchia con solenne entrata il 16 settembre
del 1989. Il titolo onorifico di Cappellano di Sua
Santità arriverà nel 2007.
Don Alberto succederà a mons. Fermo Rota che
era il titolare della parrocchia dal 1976. Al suo
arrivo, la popolazione alzanese l’aveva accolto
con calorosa simpatia. Tutti si domandavano
come sarà il nuovo parroco? Si sa che all’inizio è
difficile per il nuovo arrivato, bisogna conoscere
l’indole dei fedeli, abituati ad un certo tipo di
andamento, cambiare non è facile. Condurre i
fedeli in un modo più confacente ai tempi risulta
molto arduo, non c’è maggior conservatore di un
fedele anziano, dare una spinta alle nuove
generazioni che sono piuttosto refrattarie al
bisogno di Dio. Ha ripristinato il canto della Corale
per le sacre funzioni nelle grandi feste e nelle
messe per i funerali. Ha organizzato pellegrinaggi
in Terra Santa e nei luoghi dove gli Apostoli
hanno iniziato a
diffondere il
Cristianesimo, nei
grandi santuari
Mariani, sempre con
un nutrito seguito di
parrocchiani.
La meticolosa
preparazione dei
ragazzi al
Sacramento della
Prima Comunione e
della Cresima
perché si rendessero
conto del Dono che
stavano per ricevere. All’inizio le critiche dei
benpensanti erano diverse, dalla voce bassa nelle
prediche, qualcuno diceva che era troppo serio,
non sorride mai, quando gli parli ti mette in
soggezione. Queste cose piano piano si sono poi
dissolte coll’andare nel tempo, perché
conoscendo il suo carattere più a fondo si
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comprendeva che era il suo modo di fare, non
solo non era cosi burbero ma era anche sempre
pronto alla battuta con l’interlocutore. I problemi
della parrocchia erano tanti non erano solo di tipo
spirituale ma anche di tipo materiale, in primo, il
restauro delle tre sacrestie. Don Alberto con
lungimiranza le affronterà tutte. Dal restauro delle
sacrestie avvenuto tra il 1992 al 1995, al restauro
della piazza Partigiani, alla ristrutturazione del
nuovo oratorio per i giovani e infine non
programmato il restauro della navata centrale
della Basilica, questa correva il rischio di una
chiusura se tempestivamente non si fosse
intervenuto al consolidamento delle parti in stucco
staccatesi e restaurando gli affreschi, riportandola
al suo splendore iniziale. Non ultimo la creazione
del museo S. Martino che molti ci invidiano. Della
sua fondazione se ne era parlato sin dai tempi di
mons. Cesare Patelli, ma per un motivo o per un
altro non si era mai realizzato. Don
Alberto ha dato un’impronta notevole
alla parrocchia: sotto la sua guida si
è rinnovata. A memoria d’uomo,
nessuno (Parroco) negli ultimi cento
anni si è prodigato in opere di questa
portata.
Tutti questi interventi hanno avuto un
costo non indifferente, specialmente
il restauro della Basilica, ci sono dei
debiti, don Alberto confida sempre
nella Provvidenza, ma la
Provvidenza alle volte ha bisogno di
aiuto.
Da quando è arrivato ad Alzano, don
Alberto ha sempre pensato al bene
dei suoi parrocchiani e non solo.
Quanti hanno suonato alla sua porta
chiedendo un conforto spirituale e
materiale non sono mai andati via a
mani vuote. Parrocchiani, extra comunitari hanno
trovato in lui sempre una persona attenta e
desiderosa di risolvere situazioni che molte volte
erano drammatiche. Una cosa bisogna dire: non
si è arricchito, è arrivato ad Alzano con una Fiat
Uno scassata, ora ha un a Fiat Punto che se non
è proprio scassata ci manca poco. Quest’anno
ricorre il suo 25° anno di presa di possesso della
parrocchia e coincide con il cinquantesimo anno
di ordinazione sacerdotale. Gli alzanesi devono
essere riconoscenti per quanto è stato fatto. Una
vita di servizio spesa nella nostra comunità.
Ma gli Alzanesi si sono resi conto di avere un
parroco così? Agli alzanesi la risposta.
Efrem Colombo
aggezza in vicariato
I momenti commemorativi della vita ci
rimandano tratti di volti, di sentieri, di
storie. E rinnovano la cordialità degli
incontri e l’apprezzamento delle opere, per quanto
di buono ogni persona distende nel percorso della
propria esistenza. Soprattutto in coloro che la vita
l’hanno donata, dedicandola con entusiasmo al
servizio dei fratelli e del Vangelo.Con don Alberto
mi è stato dato di condividere in particolare gli
anni più recenti di vita pastorale nell’ambito del
nostro vicariato, con in più un lontano rimando ai
tempi del Seminario e di quando lui ha
accompagnato per un anno nello studio e nella
formazione la mia classe. Nel
frattempo è corsa una sintonia di
vita presbiterale pur da postazioni
diverse, ma in campi simili
nell’apostolato. A legare tutti i passi
la certezza di poter leggere in lui
una saggezza pastorale, passata
attraverso i tempi della vita
oratoriana a Levate e in Valtesse, in
passaggi non facili di questa
istituzione; la collaborazione
impegnativa e composita nella
parrocchia di Seriate; il dilungato e
generoso servizio nella comunità di
Alzano Maggiore. In sintesi la vita di
un prete negli stupendi e tormentati
anni del dopo Concilio, con i
fermenti che chiamano a rivisitare
gli ambiti della pastorale
parrocchiale. Per un annuncio
leggibile, per una testimonianza credibile, per una
comunità consapevole e partecipata. Colgo nella
passione sacerdotale di don Alberto alcune
tensioni che la rendono operosa, attenta, capace
di percepire le attese delle persone e del tempo.
Per una crescita nella fede e per un sostegno
nella speranza che un prete è chiamato ad
alimentare e ravvivare, perché Gesù Cristo resta
al cuore di ogni gesto e di ogni parola del’impegno
sacerdotale. Tra i vari motivi possiamo annotare
l’amore alla liturgia, culmine e fonte della vita
cristiana, celebrata in Basilica, tempio amato e
portato a risplendere in tutta la sua bellezza. Da
S
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qui anche la passione per l’arte, non soltanto nella
sua valenza estetica, me proposta nel suo risvolto
pastorale come fonte di annuncio del messaggio
cristiano in forma accessibile a tutti. Così si
evidenzia in lui lo sguardo fraterno sulla gente,
con una prossimità dai modi tanto riservati quanto
concreti, rispondenti agli svariati bisogni materiali
e spirituali di persone e famiglie. Qui fermiamo
subito la penna, anche perché don Alberto per ora
non necessita di testimonianze per la
beatificazione ed è pure allergico alle ridondanze.
Questi pensieri mi tornano però opportuni,
nell’occasione del 50° anniversario di sacerdozio,
per farmi accanto a lui con gratitudine e con il più
cordiale augurio.
Anche a nome dei
sacerdoti, dei religiosi
e dei laici delle
comunità del nostro
vicariato.
don Leone Lussana,
Vicario Locale
arissimo don Alberto,
a nome dell’Oratorio
Immacolata, di ogni
suo gruppo, di ogni
volontario, di ogni
giovane e di ogni
persona che sente
l’Oratorio come parte
importante della sua
esistenza, desidero,
di cuore, esprimere la gioia di condividere con Lei
la lieta festa del Suo 50° anniversario di
Ordinazione sacerdotale e del 25° anno alla guida
della Comunità di Alzano.
Il 16 settembre 1989, durante la Solenne
Celebrazione del Suo Ingresso nella nostra
comunità, Mons. Angelo Paravisi, presentava a
Lei, nuovo parroco, la comunità di Alzano e la
descriveva sottolineando i due fulcri che la
contraddistinguono: la Basilica e l’Oratorio. Poco
dopo, il Vescovo ha presentato alcune
caratteristiche del nuovo parroco alla comunità tra
le quali sottolineò la sua passione educativa per le
nuove generazioni. Sono passati 25 anni da quel
giorno e quella presentazione risuona ancora
come autentica, anzi, rinvigorita dai passi concreti
che sono stati fatti a favore dell’Oratorio e della
cura per i più giovani. Certamente la nostra
comunità è grata per il grande investimento di
energie, di tempo e di risorse volte al
rinnovamento dei locali e degli ambienti
dell’Oratorio che hanno occupato gran parte dei
Suoi pensieri e delle Sue notti insonni. Si è,
tuttavia, altrettanto grati per quella “passione
educativa” che l’ha spinta costantemente a
pendersi a cuore la storia di ciascuno. Numerose
testimonianze raccontano del suo costante
interessamento alle vicende personali di coloro
che avevano bisogno di sentire una voce amica e
un consiglio fraterno e difficilmente si trova
qualcuno che passando per l’oratorio e avendola
incontrata non abbia ricevuto una battuta per
rompere il ghiaccio o un saluto affettuoso.
L’augurio sincero che trasformiamo in preghiera è
che possa continuare così il suo ministero:
lasciando che le gioie e le speranze, le fatiche e le
angosce degli uomini e delle donne di questo
tempo e in particolare dei più giovani possano
costantemente entrare nel cuore del pastore, del
padre e del sacerdote che Lei è. E così
continuamente riflettere la presenza del Buon
Pastore, del Unico Padre, del Fedele Sacerdote
che l’ha chiamata a edificare con Lui la Chiesa e
la Comunità di Alzano. Maria Immacolata , nostra
Patrona e Madre, come stella luminosa continui a
guidare il suo ministero e la sua missione tra di
noi.
Don Tiziano con tutto l’Oratorio
a Parrocchia presente in ospedale
L’ospedale di Alzano Lombardo vanta un
passato secolare: notizie sommarie mi
dicono fosse anticamente un convento di
frati, poi di suore, poi nuovamente di frati; e che
sia stato un ricovero, poi ospedale gestito dalle
suore e adesso Azienda ospedaliera. Il nome
stesso, “Pesenti - Fenaroli”, parla di vicende
familiari recenti, palpitanti, a volte animose, del
nostro Comune. In questi ultimi anni, la gente del
paese e il personale dipendente hanno visto
ulteriori profondi cambiamenti. E tu li conosci
bene, don Alberto, grazie alla tua passione per la
storia umana.
Io vivo buona parte del mio servizio proprio qui in
ospedale e ho l’impressione che, nel succedersi di
tutti questi eventi, la Parrocchia si sia sempre
dimostrata vicina, senza ingerenze, alla vita di
questa importante cellula, come pure alla Casa di
C
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riposo Martino Zanchi del Montecchio. Tu don
Alberto tieni viva ancora oggi quella sensibilità
cristiana per cui in queste strutture si continua a
sanare non solo il corpo, ma è tanta l’attenzione
data anche allo spirito delle persone che hanno
bisogno di cura e a quelli che ci lavorano.
La tua sensibilità contagiosa fa in modo che
l’intera comunità di Alzano nutra interesse per le
persone sofferenti, inferme, ammalate. Che tu
faccia visita ogni settimana alle persone
ricoverate in ospedale lo senti come un dovere da
compiere con generosità e noi lo percepiamo
come un dono.
Se dalle colonne di questo “Numero unico” posso
lanciare una richiesta, io ne invio due: la prima è
rivolta al Signore, perché ti conservi la salute del
corpo, della mente e la giovinezza spirituale. La
seconda è che il tuo esempio non sia dato per
scontato, ma incoraggi giovani e adulti ad essere
attenti verso gli ammalati, prima quelli della
propria famiglia e poi anche tutti gli altri.
Don Daniele
settembre del 2000.
Il Vescovo Amadei convoca i preti novelli.
Nel gruppo c’è anche il sottoscritto. Si
tratta di comunicare “le destinazioni”, come
si usa dire tra i preti per dire le parrocchie di
incarico.
Il Vescovo inizia con un discorsetto di circostanza
che nessuno ascolta, perché l’unico interesse è
sapere i paesi cui si è mandati. Finalmente il
Rettore del Seminario inizia, con pacata solennità,
ad associare i nostri nomi a quelli delle parrocchie
secondo l’ordine alfabetico di quest’ultime: Albino,
Almè, Alzano…. Non conoscevo il Parroco di
Alzano: guardando l’annuario diocesano, che a
fianco del curriculum di ogni prete pubblica la
rispettiva fotografia, vedo un volto serio, un po’
truce, che fino a quel momento non avevo mai
incontrato. Nel pomeriggio, mi dico che la cosa
migliore è andare a farmi conoscere. La Casa
Parrocchiale è sprangata. Mi si dice che il Parroco
è a Lourdes, in pellegrinaggio. Non male, come
inizio!
Una telefonata internazionale è il primo contatto
con don Alberto. “Ricordati che il parroco ideale
non esiste”, mi dice tra le altre cose. Qualche
volta, nei primi anni, quasi a scusarsi mi dice
“Quando avrai la mia età, e penserai a tutti i tuoi
parroci, ti accorgerai che non sono stato il
peggiore”. A distanza di quattordici anni devo
riconoscere che è stato il più bravo, il più bello e il
più santo. Anche perché è stato l’unico!
In un tempo nel quale tutto corre sempre più
vertiginosamente, mentre tanti faticano a tenere il
passo, quasi dilaniati da una sottile angoscia che
tutto divora, il nostro Monsignore, sempre
rigorosamente in veste, con le sue battute
riproposte come se fossero sempre nuove, con la
sua capacità di entrare in relazione con tutti, con
quella colloquiale informalità che sa mettere nel
dialogare con coloro che potrebbero sembrare i
più lontani dalla Chiesa (segno di una profonda
passione per ogni persona) in questi 25 anni è
stato per gli alzanesi un punto di riferimento
saldo. Magari non immediatamente travolgente,
ma stabile, autentico e vero. Con lo stile del
pastore.
Alzi la mano chi non ha guardato almeno una
volta l’orologio durante i chilometrici “avvisi della
settimana” alla fine delle Messe festive in Basilica!
Eppure, guai se mancassero: dietro quelle parole
c’è la passione di un papà e la cura di una
mamma, che desidera il meglio per i propri figli.
L’attenzione ai bisognosi, l’amore al bello, la cura
per i tesori di arte e di fede, l’amore per i “tesori in
carne ed ossa” che gli sono stati affidati, la fiducia
nel rischiare passi che qualcuno avrebbe potuto
vedere come azzardati, don Alberto lo ha sempre
detto conseguenza del suo “essere uomo di fede:
mi fido e mi affido”. Questo non è solo uno dei
tanti slogan che in tanti abbiamo ben presente,
ma senz’altro può essere detto il segreto della sua
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vita sacerdotale. Uomo di fede, uomo di
preghiera, uomo di carità: uomo di Dio!
Tornando ai ricordi, il primo incontro con don
Alberto avvenne una domenica pomeriggio, dopo
il Rosario e la
Benedizione Eucaristica
che in quegli anni era la
liturgia pomeridiana
domenicale in Basilica.
Accogliendomi in
sacrestia mi disse “Sei il
quarto curato che
incontro in undici anni
da che sono ad Alzano”.
Calcolando che insieme
abbiamo condiviso quasi
la metà dei suoi anni
alzanesi, non posso che
sentirmi un privilegiato.
E come usavo dirgli in
quegli anni, tra il serio e
il faceto: “Monsignor
Prevosto, ad multos
annos!”
Don Riccardo Bigoni
ono contento di poter fare gli auguri a don
Alberto in occasione del suo
cinquantesimo di sacerdozio. Credo che le
nostre comunità debbano essere
riconoscenti ai propri sacerdoti: con la loro vita, le
loro parole, i loro gesti, sono un segno prezioso
della presenza del Signore. Al di là dei limiti, delle
fatiche, delle difficoltà, ognuno di noi preti porta
con sé la grandezza di un Dono che lo precede e
lo supera, un dono di cui siamo chiamati ad
essere testimoni. Bernanos lo chiama “il dolce
miracolo delle nostre mani vuote”: poter donare
ad altre persone qualcosa che non è nostro, che
non possediamo, ma che ci viene come dono da
Dio. A don Alberto vorrei dire soprattutto “grazie”
perché in questi cinquant’anni è stato soprattutto
un prete che ha testimoniato la grandezza del
Dono.
Le nostre vite si sono intrecciate nei primi sei anni
del mio sacerdozio. Arrivato ad Alzano nel 1994,
giovane e inesperto, ho mosso i miei primi passi
da prete in sua compagnia. Averlo accanto come
aiuto, esempio e sostegno nella fede è stato molto
importante per me. Ho sempre apprezzato la sua
grande umanità e la sua sensibilità: Don Alberto è
un prete con cui si può parlare, ci si può
confrontare, si può soprattutto condividere la
stessa fede nel Dio che ci ha chiamati a metterci
al servizio della sua
Chiesa.
Essendo stato il mio
parroco all’inizio della
mia vita sacerdotale,
Don Alberto mi ha
fatto anche da
“secondo papà”,
essendo di esempio
non solo nella fede,
ma anche nella
straordinaria capacità
di accoglienza nei
miei confronti. Ho
avuto la grossa
fortuna di passare
tanto tempo con lui e
di sentirmi veramente
a casa mia tra le mura
della casa
parrocchiale, anche
grazie alla affettuosa
sensibilità di Adele.
Poter contare su questo è stato per me
straordinariamente importante.
Proprio il fatto di aver condiviso i primi anni del
mio sacerdozio con don Alberto e di aver
continuato in questi anni a mantenere tra noi una
piacevole e confidente amicizia sacerdotale, mi fa
immaginare come lui possa vivere l’ultimo anno
da parroco prima di “andare in pensione” (anche
se i preti non vanno mai davvero in pensione!).
Corro il rischio di sembrare indelicato nel proporre
questo pensiero mentre gli faccio gli auguri, ma so
bene che non è mai facile per un prete pensare di
dover lasciare la comunità che si è servito per
venticinque anni, farsi da parte in silenzio,
continuare ad essere preti in un modo “diverso”
da quello che si è stati per una vita intera. Per
questo desidero esprimergli tutta la mia vicinanza
affettuosa, che si trasforma in preghiera intensa al
Signore e riconoscenza cordiale per tutto quello
che ho ricevuto da lui.
Don Luca Gattoni
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on don Alberto mi sono incontrato le
prime volte a Seriate, quando il seminario
mi aveva inviato nel corso dei primi due
anni di Teologia a svolgere il mio servizio
pastorale domenicale nella parrocchia di
monsignor Angelo Paravisi. Non è che
collaborassi con lui direttamente, ma lo vedevo
impegnato con la Caritas parrocchiale, la Sala del
Cinema Aurora e la sua zona pastorale di San
Giuseppe. Mi colpiva per la sua pacatezza
nell’affrontare i problemi, la sua passione
pastorale e la fedeltà al suo ministero, che lo
rendevano un buon collaboratore di “don” Angelo.
Forse è proprio questo che mi colpiva
dell’esperienza a Seriate: la capacità dei preti di
lavorare insieme, pur con le differenti capacità e
sensibilità.
Fraternità che ho ritrovato poi qualche tempo
dopo nella solerte attenzione che, insieme alla
inseparabile Adele, ho sperimentato nella
condivisione dei pasti quotidiani a casa sua, nelle
conversazioni in cui condividevo con lui le mie
gioie e fatiche di prete, nell’azione comune
pastorale in parrocchia, nella semplicità con cui mi
ha reso partecipe della vita della sua famiglia.
Dopo qualche anno, infatti, sono arrivato ad
Alzano per la mia prima esperienza di prete, come
uno dei suoi molteplici curati che si sono
succeduti all’oratorio Immacolata e che lui, a
partire dal 1989, ha incontrato, avvicinato e
aiutato a crescere.
In lui ho incontrato un “padre” che mi ha sostenuto
nei miei primi passi della responsabilità di
direttore dell’Oratorio. La sua presenza costante
in mezzo ai giovani, con le sue passeggiate sul
viale dell’Oratorio, le chiacchierate informali, gli
incontri con le famiglie, la formazione dei
catechisti, così come l’attenzione alle strutture che
sono chiamate ad accogliere e far crescere la
comunità, sono stati alcuni tratti che ho
riconosciuto come caratteristici della sua azione
pastorale. Passione mista ad audacia sono le
qualità che emergono, se penso alle tante cose
che lui ha sognato e realizzato nei miei quattro
anni di permanenza ad Alzano: la sistemazione
della Chiesina dell’Oratorio, la sala don Romano,
dalla scuola infermieri alla scuola “Paolo VI”, la
sala del Cinema Aladino, l’Oratorio femminile e la
Villa Gualini, il campetto, così come l’insistenza
sulla formazione dei catechisti, dei genitori con i
figli in preparazione ai sacramenti dell’iniziazione
cristiana, l’attenzione al mondo dello sport …
sono solo alcune delle molteplici attenzioni poste.
Mi rendo conto che questo sguardo all’indietro
assume un poco il sapore della nostalgia, ma
penso che non si possa non essere grati per le
cose che il Signore ci concedere di vivere nel
corso del tempo. Quindi senza rimanere ancorati
al solo passato, credo sia importante questo
sguardo retrospettivo per riconoscere che quello
che si “costruisce” oggi affonda le radici nella
nostra storia e in quella di tante persone che
hanno intrecciato il nostro cammino.
Celebrare allora i cinquant’anni di sacerdozio di
un prete, è celebrare anche un pezzo della
vicenda umana di ciascuna delle persone che lo
hanno incontrato in modo profondo o anche solo
come semplici compagni di viaggio per un tratto
della strada della propria vita.
E per me celebrare questo traguardo della vita di
don Alberto significa ravvivare quell’esperienza di
pastore che sa “odorare” delle proprie pecore, che
cammina con loro, dedica loro tempo ed energie.
«Devi starci in Oratorio» mi continuava a ripetere,
come a dire che per le cose, per le persone
occorre offrire il proprio tempo se si vuole
ascoltare, capire, accompagnarle a crescere. Ma
che insieme occorre tempo, cioè bisogna saper
aspettare, sapendo che siamo chiamati ad
assumere lo sguardo del contadino che getta il
seme e affida al Cielo la sua crescita e il raccolto.
Allora, più che il tempo dei bilanci di quanto
gettato nel terreno del nostro cammino, chiedo
per don Alberto e, soprattutto per noi tutti, la
capacità di guardare il Cielo, di fidarci che il suo
Amore farà germogliare i semi piccoli che avremo
saputo gettare a piene mani.
Auguri!
don Michele Chioda
arissimo don Alberto,
in occasione del suo cinquantesimo di
sacerdozio, scrivo volentieri un breve
pensiero. La nostra collaborazione al
servizio della comunità di Alzano Maggiore è stata
breve. Tuttavia il mio ricordo di lei è quello di un
prete che, tra le molteplici attenzioni, ha sempre
tenuto fermo l’amore per la carità e la bellezza.
Un connubio molto singolare. La bellezza che è
l’esperienza che ci lascia nello sgomento, perché
apre a qualcosa di gratuito, di unico e ci consente
C
C
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quella visione della vita che lascia trasparire
qualcosa di più grande e di apprezzabile rispetto
alla funzionalità e all’utilità alla quale molta parte
della cultura contemporanea ci ha abituati. La
carità, come attenzione continua agli ultimi, a
coloro che sono fragili, agli stranieri…Credo che
la sintesi di queste due attenzioni sia in nella
contemplazione del Crocifisso. D’altra parte lei fin
dal primo anno di presenza a Alzano, lo ha voluto
esporre al centro della nostra attenzione durante
la Quaresima, mettendolo in rilievo al centro
dell’altare maggiore in Basilica. Lì si trova la
bellezza di Dio che nella morte del Figlio ci
consegna tutta la sua dedizione e ci dice che Lui
è dedizione, vive perché l’altro viva. La bellezza è
questa esperienza del Suo respiro che è anche
apertura a una vita nuova. La ringrazio per averci
consegnato queste due sensibilità profonde e le
auguro ogni bene.
Don James Organisti
arissimo don Alberto,
anche io vorrei esprimere il mio GRAZIE
per la tua testimonianza. Con sapienza
hai guidato il mio cammino di giovane
che, ad un certo punto della sua vita, si è
scontrato con la domanda: “Signore cosa vuoi che
io faccia?”. Devo riconoscere la discrezione, la
vicinanza (e la preghiera) che hai mostrato nel
cammino di discernimento e negli anni del
cammino in seminario, la gioia di essere prete (da
cinquant’anni) è la testimonianza più bella mi hai
donato! Questa riconoscenza la esprimo con una
semplice immagine “il buon pastore”: immagine
che rappresenta la cura e l’affetto che,
innanzitutto, il buon Pastore Gesù nutre per
ciascuno di noi, ma non solo, rappresenta la cura
che i pastori devono avere per il proprio gregge.
Una figura dai lineamenti semplici (immagine del
Risorto) che porta la pecora dispersa fuori dalle
tenebre, verso una luce nuova, un pastore che è
saldamente radicato alla terra e che ha addosso
l’odore delle pecore (direbbe Papa Francesco),
pastore e pecora diventano un germoglio nuovo di
vita. Questo semplice ringraziamento lo rivolgo al
Signore per il dono della tua presenza nella nostra
comunità di Alzano per ben venticinque anni!
Grazie di cuore!
Don Giorgio Carobbio
a Comunità dei Sacerdoti del S.Cuore di
Albino (Dehoniani) partecipa con gioia alla
Tua festa ringraziando il Cuore di Gesù per
tutto ciò che ha operato grazie al tuo Si’
dato e rinnovato in questi anni di servizio per il
Suo Regno. E’ bello vedere e incontrare gente
che si fida e giosa se stessa nel Suo Nome.
Insieme alle felicitazioni c’è l’augurio di poter
C
L
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contare sull’esempio sempre fresco di chi sa che
sempre abbiamo la possibilità di ‘ giocare’ noi
stessi per qualcosa di bello scoperto e
sperimentato nella nostra vita. Il Cuore di Gesù
continui a benedirti e tu continua a lasciarti
benedire. Con simpatia
p. Armando scj e Comunità
ons. Alberto Facchinetti
Sacerdote da 50 anni, parroco da 25
GRAZIE, MONSIGNORE
La parrocchia di Alzano Maggiore si
stringe attorno al suo parroco, mons. Alberto
Facchinetti, per la celebrazione di due date
importanti.
Se 50 è un numero giubilare, allora mons. Alberto
celebra quest’anno il suo giubileo sacerdotale.
Se 25 è un numero fortunato, allora quest’anno la
parrocchia che lo ha avuto per tanti anni come
pastore, è giusto che ringrazi il Signore.
I Missionari Saveriani non possono non sentirsi
particolarmente coinvolti in queste celebrazioni
perché, da quando è arrivato l’allora don Alberto,
era l’anno del Signore 1989, è nata e si è sempre
mantenuta una particolare sintonia e
collaborazione tra Saveriani e parrocchiani con il
loro pastore.
La parrocchia di Alzano Maggiore si presenta
come una raggiera : al centro la Basilica, attorno
le varie chiese ( S. Pietro, quella del Quartiere
degli Agri, quella dell’Ospedale e quella
dell’Oratorio). In questa raggiera rientrano anche
tre comunità religiose: le Suore di clausura del
monastero della Visitazione, le Suore di S.
Giuseppe con la loro apprezzata scuola, e i
Missionari Saveriani con il loro Istituto.
I Saveriani attualmente presenti si sentono un
poco rappresentanti di tutti quelli passati per la
Comunità in questi ultimi 25 anni. Quasi tutti si
trovano ora dispersi nelle varie missioni del
mondo, dal Giappone all’Indonesia, dal
Bangladesh al Camerun, al Brasile, al Messico.
Qualcheduno il Signore lo ha già chiamato a sé
per consegnargli il premio garantito ai suoi servi
fedeli: gli ultimi
sono stati il padre economo Antonio Benetti, il
rettore P. Mario Giavarini e P. Giuseppe Zanchi
originario di Ranica.
Tutti i Saveriani, durante la loro permanenza ad
Alzano, si sono prestati per una quotidiana
collaborazione nelle celebrazioni dell’Eucarestia
nelle varie chiese, per le confessioni, per
l’animazione del gruppo missionario parrocchiale,
e per varie iniziative, compresa la scuola Paolo
VI, fiorite e maturate in questi 25 anni.
Non sappiamo quando e dove potrà ritirarsi
mons. Alberto. Una cosa è certa: non si ritirerà
mai la nostra riconoscenza e la nostra stima per i
rapporti che ha saputo sempre mantenere con
noi. Anche quando l’Istituto ha cambiato la sua
sede ed è passato da via Adobati a via Ponchielli,
cambiando logicamente anche il territorio di
competenza parrocchiale, non ha mai cambiato
nè l’intensità della collaborazione nè la
trasparenza dell’intesa. Non è questo il momento
di fare una rivisitazione storica dei vari momenti
forti di questa collaborazione, però non possiamo
fare a meno di non ricordare la continuità e la
fraternità che l’hanno caratterizzata.
Tra le varie opere realizzate in questi venticinque
anni da mons. Alberto, ha tutto un suo particolare
valore la “ riesumazione” delle tre sacrestie della
scuola Fantoni. Quando sono venuti a vederle i
Vescovi della regione toscana, accompagnati dal
loro cardinale Piovanelli, questi al termine della
sua visita ha detto testualmente: “Noi in Toscana
non abbiamo nulla di simile”.
anni avevano bisogno di un’opera di
fondamentale restauro. Lo ha fatto mons. Alberto,
dopo aver reperito i fondi necessari. Anche la cura
delle opere d’arte che raccontano la fede di chi ci
ha preceduto, fa parte della cura pastorale di una
comunità. E questo merito non sarà certo
dimenticato.
Che il bene fatto in questi venticinque anni di
impegno pastorale lo segua, non solo come
ricordo di un passato ma anche come fonte di
benedizione dell’Eterno.
I Saveriani di Alzano
esta … Festa … Grazie!
A fare festa non si rinuncia mai! Se poi, il
protagonista è “la stella polare” per tutti:
grandi e piccoli della Parrocchia, il
desiderio di festeggiare aumenta e si carica di
gioia e di riconoscenza.
A Te, monsignor don Alberto, il GRAZIE
affettuoso da tutta la comunità educante della
scuola primaria S. Giuseppe che vive e cresce
all’ombra della Basilica, della tua chiesa!
M
F
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Alla tua comunità, il servizio pastorale di ben 25
anni, non è mai mancato, unitamente al prezioso
e competente contributo per valorizzare il
patrimonio culturale presente intorno alla
Parrocchia.
Il dono per i tuoi 50 anni di consacrazione
sacerdotale, 50 anni della tua fedeltà a Dio … la
dice tutta!!! Ed è una chiara testimonianza
dell’aver posto Dio al centro della tua vita.
Grazie perché tante persone (a migliaia) hanno
goduto di te, uomo di Dio! Ora diamo voce a chi
meglio ci rappresenta: i nostri alunni.
Grazie don Alberto perché ci hai dato un buon
esempio: ti sei donato con fiducia al Signore e hai
portato un aiuto alle persone che soffrono o sono
sole.
Un grandissimo grazie a don Alberto che ha
accompagnato per 25 anni la comunità di Alzano.
Grazie don Alberto per averci mostrato la strada
del Signore e grazie perché continuerai, dando
come sempre il tuo massimo nel farci capire e
farci seguire il sentiero che porta all’amore di
Gesù.
Caro monsignore Alberto, grazie perché ci hai
battezzato qui, nella Basilica di San Martino, dove
abbiamo fatto la prima Comunione e dove faremo
la Cresima. Vuoi bene a tutti e anche noi ti
vogliamo bene. Ti ringraziamo. Auguri!
Comunità delle Suore e scuola San Giuseppe
aro Monsignore,
la Scuola Paolo VI vuole partecipare alla
festa della parrocchia con questa lettera
aperta.
Il Consiglio di Amministrazione, i docenti, i genitori
e gli alunni le rivolgono pensieri e parole di
gratitudine come il sentimento doveroso. Le
operazioni da lei considerate e compiute a favore
della vita della Scuola e del suo benessere in
questi 25 anni della sua presenza fra noi
manifestano il piano pastorale che lei ha nella
educazione e nell’istruzione dei ragazzi e dei
giovani, premessa per lo sviluppo della fede
cristiana e della testimonianza del Vangelo nel
territorio.
La sua particolare attenzione alle famiglie e al loro
dovere di formare i figli a una coscienza retta e a
una vita laboriosa e onesta ha portato la sua
attività a unirsi ai genitori e ai responsabili della
vita sociale per dare all’ambiente le condizioni più
convenienti per una maturazione umana dei
ragazzi e dei giovani.
Sul tavolo della Scuola c’è la fotografia dei
sacerdoti novelli, anno 1964, con il Vescovo
Mons. Clemente Gaddi, che li ha consacrati il 23
maggio nella cattedrale di Bergamo. La figura dei
23 futuri sacerdoti è esile, giovane; oggi questi
sacerdoti sono maturi e pieni e non possono
accomodarsi nelle vesti talari di allora.
Il tempo ha mietuto dal gruppo diversi compagni.
Quelli che sopravvivono hanno svolto il ministero
nella diocesi di Bergamo; lei come curato a
Levate, Valtesse, Seriate e poi come parroco ad
Alzano Lombardo nella Basilica di S. Martino.
Le note proprie del suo ministero sono quelle nate
dal Concilio Ecumenico Vaticano 2^, già presenti
nella pratica pastorale della diocesi: la preghiera
pubblica della parrocchia resa parlante per mezzo
dei Segni: ordine, pulizia, bellezza, luci,
colori, fiori, canto, opere d’arte.
La Basilica è diventata uno scrigno di
bellezza artistica; le sacrestie, il museo
sono come un libro aperto per
conoscere e imparare la storia sacra e
le epoche religiose della vita di Alzano.
Sono un catechismo della fede vissuta
dalla gente.
Nella sua azione è stata preparata e
svolta la presenza della Chiesa nel
mondo contemporaneo sull’esempio
dei pontefici che hanno ispirato ai
credenti di questo tempo alcuni modelli
di intervento e di proposte.
L’ammirazione che i fedeli hanno dato
a Papa Giovanni XXIII, Paolo VI,
C
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Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco ha
creato tante aspettative anche nelle nostre
parrocchie: il parroco è il personaggio del dialogo,
della comprensione dell’edificazione della
formazione del popolo che è unito dalla coscienza
di dare quel lembo di anima e di sostenere quel
raggio di speranza che la dottrina della Chiesa
contiene e distribuisce in larga misura e chi la
guarda, l’avvicina e l’ascolta. Questo è il pensiero
che ci sostiene nel condividere la festa del suo
50° anniversario della ordinazione sacerdotale.
Comunità Cooperativa
Scuola Paolo VI
ella mia attività al Museo San Martino ho
potuto subito apprezzare l’impegno, la
pazienza, l’amore di don Alberto per
quegli ambienti, quelle raccolte di oggetti
d’arte che la sua tenacia e la sua lungimiranza
aveva saputo creare. Subito ho colto però
qualcosa di ancor più profondo: la sua umiltà nel
condividere con altri la sua “creazione”. Ho
percepito il suo saper affidare anche ad altri
questi tesori. Aver fiducia e stima anche in figure
di laici che nel tempo si sono sempre più sentiti
coinvolti in questo progetto.
Ne è nata una struttura basata sul volontariato
che, pur fra le soventi difficoltà economiche, è
risultata vincente, perché chi vi ha partecipato in
un modo o nell’altro lo ha sempre fatto con
interesse e dedizione. Ed ecco che, pur nelle
consuete difficoltà di un lavoro in comune, è nato
pian piano, gradualmente un rapporto di
collaborazione tra i vari volontari che è spesso
sfociato in un rapporto di fiducia e amicizia,
imparando a lavorare insieme al servizio di un
comune ideale. Proprio come era avvenuto con la
profonda stima ed amicizia fra Caniana e Fantoni
quando vennero create le sacrestie. In tutto
questo la presenza di don Alberto è stata
continua, forte, ma estremamente attenta,
rispettosa degli altri e pronta a dar loro fiducia,
spesso quasi ritraendosi nell’ombra con umiltà.
Ho potuto poi sempre più percepire come un
museo di arte sacra non è un “semplice”,
“normale” museo. In effetti a fianco dei valori
storici, culturali ed in particolare artistici che
caratterizzano tante raccolte, vanno posti altri
valori, forse anche più profondi, anche se spesso
nascosti e non sempre di immediata lettura. Si
tratta dei continui richiami religiosi, spirituali,
pastorali che emergono da un’osservazione più
attenta delle immagini, delle forme, degli spazi
stessi. Immagini e forme che spesso parlano un
linguaggio che, chiaro nel passato (nel complesso
di San Martino si respira appieno l’arte del
Barocco e si percepisce con
forza il messaggio della
Controriforma) oggi va riletto,
decodificato, spiegato. Solo
così con pazienza,
attenzione, amore, quelle
immagini riprenderanno,
continueranno a parlare, a
parlarci. Immagini e forme
dipinte, scolpite, intagliate,
plasmate dalla fatica,
dall’impegno, dalla fantasia di
tanti artisti, ma soprattutto
dalla loro fede e da quella dei
loro committenti. Opere
d’arte che sottolineano,
esprimono la fede di un’intera
comunità, fede a cui quelle
opere stesse hanno dato
voce nei secoli, e che ancora
possono, devono parlare
all’uomo d’oggi. Quando le
prime volte che controllando
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le stanze del Museo trovavo qui e là vuoti nelle
vetrine o sulle pareti, confesso che restavo
stupito, e forse anche un po’ dispiaciuto, nel non
vedere tutto a posto, preciso e ordinato. Poi, pian
piano ho cominciato a capire, ad apprezzare le
parole di don Alberto, che spesso mi ripeteva che
questo doveva essere un museo un po’ speciale,
non fermo e statico, ma aperto, dinamico, vivo …
al servizio della comunità alzanese. Solo così,
continuando la loro funzione, quelle opere d’arte
continuavano ad agire, a farsi sentire. Ho capito
anche che si trattava di una raccolta di opere
speciale: quasi totalmente costruita da quella
comunità alla quale ancor oggi quelle opere
possono, vogliono parlare. E quella comunità a
cui parlano, quella dei fedeli della Parrocchia di
Alzano, può essere il seme, il lievito dell’intera
comunità cittadina alzanese. E quelle opere
possono così tornare a parlare e ad interrogare
sui profondi temi della Vita e della Fede anche
quelle migliaia di persone che la lungimiranza di
don Alberto ha potuto far sì oggi frequentino il
complesso museale di San Martino, perché come
scriveva nel Cinquecento uno dei padri conciliari,
il cardinal Paleotti, “le immagini penetreranno
dentro di voi con molta più forza che le parole”.
Riccardo Panigada
Rettore del “Museo d’arte sacra San Martino”
arissimo don Alberto, la nostra vita è fatta
di legami e di storie che tanti amici ci
hanno reso possibili. Quella degli uomini
è una storia di volti, di incontri, di
promesse, di arrivi e di partenze, di chiamate e di
addii. E’ questo per noi
il momento di dirle
grazie don Alberto per
averci coinvolti nel
corso di preparazione
al matrimonio delle
coppie di fidanzati che,
sempre numerose e
con entusiasmo, si
mettono in cammino
per riscoprire la
benedizione che,
ancora una volta, Dio
rivolge all’uomo e alla
donna al culmine della
creazione. In questi
anni noi animatori,
grazie a lei, abbiamo vissuto un momento
singolare e per alcuni versi straordinario, nel
quale i fidanzati e la Chiesa si parlano in un clima
di amicizia, di rispetto e di ricerca comune.
Sentiamo di doverla ringraziare in particolar modo
per la grande accoglienza e fiducia che ci ha
dimostrato. Per noi lei è stato testimone di un
sincero aiuto verso le giovani coppie che grazie
al corso hanno potuto interpretare l’esperienza
del loro amore come un cammino di felicità e di
fecondità umana. E’ stato davvero bello il sabato
sera poter assaporare un clima di comunità
cristiana e di far sentire un po’ di aria del vangelo.
E’ una piccola grande opportunità nella quale
abbiamo scelto di impegnarci e ringraziamo per
questo lei. Il matrimonio è un viaggio misterioso,
affascinante, non sempre facile e a volte
complesso. Anche noi animatori abbiamo
imparato a gustarlo, al suo fianco. I viaggiatori si
distraggono facilmente, si stancano, si
smarriscono, sono spesso come pecore senza
pastore. E’ importante che qualcuno ci riunisca, ci
incoraggi, ci indichi la strada; è soprattutto
importante, per la nostra fede, che qualcuno ci
racconti di Dio, un Dio laborioso, instancabile, che
non si dimentica di nessuno. Lei è stato questo e
molto altro e ci ha aiutato a capire che il corso
fidanzati non è un momento isolato, per quanto
bello, ma una tappa decisiva e inseparabile di
tutto un cammino. Noi abbiamo accettato con
entusiasmo di camminare al suo fianco per
condividere la speranza di chi sceglie di sposarsi
in chiesa e l’augurio che ci facciamo è di ricordarsi
tutti i giorni che fede vuol dire anche fiducia, che è
il fondamento della possibilità di riuscire sempre a
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percepire e accogliere la Grazia nella nostra vita
quotidiana. Il grande insegnamento che ci rimane
e che vogliamo qui ricordare insieme agli amici
animatori che ci hanno preceduto nella casa del
Signore, è che la domanda di sposarsi in chiesa
va vissuta innanzi tutto come un regalo da
accogliere in un atteggiamento di dialogo e di
reciprocità, con la disponibilità a lasciarsi
sorprendere, cambiare lo sguardo e guidare dallo
Spirito che lavora nella vita delle persone. Grazie
ancora di cuore!
Gli animatori del corso fidanzati
l nostro parroco Monsignor Alberto
Caro monsignor Alberto, nei suoi
cinquant'anni di Ordinazione Sacerdotale,
dei quali venticinque trascorsi come
Rettore nella nostra Parrocchia, Lei è stata ed è
tuttora per noi, come il Buon Pastore, che guida
con amore il suo gregge, lo protegge, lo rinfranca
nello spirito, da sicurezza nel passo, per
procedere fiducioso il cammino verso la meta:
DIO.
Con tanta fermezza Lei ha sostenuto e spronato i
nostri gruppi biblici, perché la conoscenza della
"Parola", nutrimento dello Spirito, possa donarci in
modo incondizionato al nostro Creatore e
Salvatore.
Per tutto questo, ci uniamo nella sua grande festa
di ringraziamento, con l'augurio di averla ancora
tra noi, come guida per lungo tempo.
Con tanta stima e affetto
I Gruppi Biblici
hi canta prega due volte"..Quante
volte Lei, Monsignor Alberto, ha
pronunciato questa frase, con
l'intento, sempre, di ringraziare chi si
prestava, con le note e con la voce, a pregare e a
ringraziare Colui che rappresenta il canto più
soave, perché quello dettato dal cuore.
Noi tutti ora, cantori della corale, del corretto, del
gruppo funerali e del gruppo messe,ringraziamo
Lei, Monsignor Alberto, per essere stato sempre
riconoscente e presente nel condividere con noi
questo momento di preghiera "tradotta in canto",
come spesso Lei sostiene nelle diverse funzioni.
Grazie, Monsignor Alberto, grazie per il suo
sostegno, per i suoi sinceri apprezzamenti, grazie
per ogni volta che, complice il nostro desiderio di
cantare, abbiamo cercato di "renderci testimoni
di Luce" e portavoci con le note, della Parola di
Colui che rappresenta la nota per eccellenza.
Una Buona continuazione di cammino a Lei,
Monsignor Alberto, come Pastore e guida
spirituale della comunità, quella alzanese, per
tanti anni ancora di vigore e testimonianza nella
fede. Grazie, grazie di cuore Monsignor Alberto.
Tutti i cantori della comunità alzanese
al Gruppo Missionario Belèm
Caro Don Alberto,
per prima cosa, il gruppo Belèm si unisce
a tutta la comunità e a tutti i nostri
missionari per ringraziarti di questi 25 anni
trascorsi insieme e per festeggiare i tuoi 50 anni di
sacerdozio.
Non è semplice trovare le parole per descrivere i
nostri sentimenti, ma la prima che troviamo e
forse la più "significativa" è: "DISPONIBILITÀ !"
Grazie per la disponibilità che sempre ci hai
offerto nel metterci a disposizione gli ambienti e
nell'appoggiare tutte le iniziative da noi proposte!
A
"C D
17
Grazie per la disponibilità nelle celebrazioni da te
presiedute dei digiuni quaresimali e delle giornate
missionarie!
Grazie per la disponibilità nell'accogliere e aiutare
i nostri missionari e quelli di passaggio nella
nostra Parrocchia!
Ed infine, grazie per la disponibilità, per la
sensibilità e per la concretezza nell'aiutare chi è
nel bisogno, vicino o lontano che sia!
Non ci resta che augurarti un mondo di pace,
bene e salute per continuare, per altri 50 anni, la
tua "MISSIONE" : rendere visibile con gesti e
preghiere la presenza di Gesù in mezzo a noi!
Siempre Adelante
Carlitos ed il Gruppo Missionario Belèm
l Centro di Primo Ascolto
Per iniziativa, sensibilità e sostegno di Don
Alberto, nel 1996 è nato il Centro di Primo
Ascolto interparrocchiale, uno dei primi del
territorio circostante, in cui lui ha fortemente
creduto. Le persone che vi si presentavano erano
le più svariate: i bisogni espressi riguardavano la
casa e il lavoro; spesso venivano accolti italiani
sofferenti per diverse dipendenze che, dai
volontari del centro, venivano accompagnate dai
medici. Gli stessi volontari sopperivano anche alle
necessità quotidiane riguardanti, per esempio, il
vestiario. Fino al 2002 il Centro è stato
interparrocchiale, poi nel 2003 è diventato
vicariale. Infatti, dai paesi vicini, i responsabili di
iniziative analoghe, facevano da riferimento al
nostro per muovere i primi passi. Passato
qualche anno,è diventato Caritas Parrocchiale,
collegata alla Caritas Diocesana.
Con l’inizio della crisi economica, oltre all’ascolto,
è iniziata anche la distribuzione di generi
alimentari, forniti, dopo che ne abbiamo fatto
richiesta, dall’Associazione Banco Alimentare di
Lombardia “Danilo Fossati” onlus. Man mano
che la crisi si aggravava, i volontari del
Centro, già dal 2010, su disponibilità di Don
Alberto, hanno cominciato a coinvolgere
anche la comunità locale nell’offerta di alimenti,
nel particolare periodo dell’anno corrispondente
alle domeniche di Quaresima, raccolta che ancora
continua, così come al CRE estivo. Raccolta
arricchita anche per Natale e Pasqua dai bambini
della Scuola S. Giuseppe e favorita, una volta
all’anno, in novembre , dalla Colletta Alimentare.
L’attività dl Centro Ascolto non si esaurisce nella
relazione con le persone incontrate. Implica
un’interazione con il territorio finalizzata ad
individuare le possibili risposte ai loro bisogni;
sollecita una comunicazione con la comunità tesa
a renderla più consapevole e corresponsabile nei
confronti delle povertà accolte.
L’efficacia del Centro non si misura nel numero
delle situazioni “risolte” ma nell’apporto fornito
alla costruzione di una comunità capace di
condividere i bisogni per restituire dignità alle
persone. Il C.P.A. rappresenta un’antenna della
povertà e un punto di osservazione privilegiato
per la conoscenza di indigenze espresse e latenti
sul territorio. Nucleo centrale dell’attività è il lavoro
di un’equipe di volontari che offrono la loro
disponibilità. Essi annualmente frequentano corsi
di formazione, proposti dalla Caritas Diocesana,
per svolgere al meglio il loro compito. Il nostro
Centro collabora anche con gli enti pubblici per
condividere i bisogni della gente e promuovere
reti di solidarietà per accompagnare le persone
nella ricerca di risposte; offre accoglienza
incondizionata a chiunque viva situazioni di
difficoltà, nonché ascolto attraverso colloqui
individuali accurati e rispettosi della dignità
personale, condotti sempre con riservatezza e il
dovuto tempo.
Il Centro, come già detto, si approvvigiona di beni
alimentari dal Banco di Lombardia oltre che dalla
generosità di privati cittadini. Ciò consente di
donare pacchi viveri con beni essenziali quali
pasta, riso, latte, formaggio, olio, biscotti,
zucchero, detersivi.
Luigina Colia
I
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a scuola di Alfabetizzazione
E’ nata in Alzano nell’ottobre del 1999 per
le persone straniere che volevano
imparare l’italiano ed è continuata fino al
maggio del 2008. La necessità della proposta
sorse dall’incontro nel C.P.A. con stranieri giunti
numerosi ad Alzano in quegli anni, che si
trovavano in difficoltà per trovare lavoro e anche
per colloquiare con gli insegnanti dei figli. La
Caritas parrocchiale si fece carico dell’impegno
con Don Alberto in primis. Nei nove anni si sono
iscritte più di 400 persone, non solo residenti in
Alzano, infatti il servizio veniva offerto nei primi
due anni il sabato e la domenica pomeriggio, poi
solo il sabato, grazie ai numerosi volontari
(insegnanti e studentesse universitarie) che
hanno dedicato del tempo prezioso, sempre con
atteggiamento di accoglienza, ascolto, pazienza,
aiuto, disponibilità. Le persone che hanno
frequentato il corso di alfabetizzazione erano
originarie dell’Africa centrosettentrionale,
dell’America meridionale e qualcuno degli Stati
Uniti, dell’Asia e dell’Europa dell’est.
Soprattutto nei primi anni, la scuola di italiano che
aveva sede nei locali della Parrocchia in Piazzetta
Partigiani, era un’occasione di apprendimento ma
anche di incontro tra persone accumunate da
problemi quotidiani come la ricerca di un lavoro, di
una abitazione dignitosa, del riuscire a far fronte
alle necessità sorte dal trovarsi in un paese
straniero e i volontari si sono prodigati
nell’aiutarle. Per le mamme straniere, con figli
piccoli e in età scolare si è sempre avuto un
occhio di riguardo nell’accoglierle e nel seguire
anche i bambini nei compiti.
Il materiale scolastico era stato offerto dalla
Caritas e, negli ultimi anni, soprattutto i testi di
lingua erano stati offerti dalla Comunità Montana
della Valseriana in quanto il corso era tra i primi e
i più frequentati del territorio.
Dal 2011 le insegnanti volontarie della Caritas
continuano a prestare servizio nei corsi
organizzati dall’I.C. di Alzano.
Marilisa Ambrosioni
arissimo don Alberto
anche le volontarie del Centro Aiuto alla
Vita desiderano esprimerle i più sentiti
ringraziamenti per i venticinque anni
trascorsi in mezzo a noi a servizio della nostra
comunità, ed elevare una lode a Dio per i
cinquanta anni del suo ministero sacerdotale.
Sono anni volati in un soffio ,ma sono stati anni
pieni di tanto bene da lei compiuto.
E qui ci piace ripensare alle numerose attenzioni
da lei mostrate nei riguardi delle attività della
nostra associazione che si sono potute realizzare
grazie alla sua disponibilità nei più diversi campi.
Quando lei è arrivato ad Alzano, il C.A.V.
muoveva i suoi primi passi nel tentativo di
arginare l'aborto volontario reso legale da una
legge di pochi anni prima.
Il Centro, fortemente voluto dal parroco Don
Fermo Rota suo predecessore, fu subito da lei
"adottato" assicurandoci che ne condivideva
pienamente le finalità e che non avrebbe fatto
mai mancare il suo sostegno. Non passò molto
tempo nel dare concretezza alle sue promesse.
Ecco subito trovata per noi una nuova sede in
Piazza Partigiani più agevole e decorosa di
quella precedente che era situata nel vecchio
oratorio femminile;
Ecco la disponibilità all'uso dei locali di villa
Gualini per creare uno "spazio gioco":dove
alcuni bimbi provenienti da famiglie disagiate e
che il Centro aveva seguito sin dalla nascita,
potevano divertirsi nel giardino ,fare giochi
liberi o guidati per alcune ore dopo l'asilo.
Ecco la messa a disposizione di un mini
appartamento per la donna in attesa in
situazione di particolare emergenza;
Ecco il sostegno per la manifestazione "Un
fiore per la vita" che ogni anno,la prima
domenica di febbraio è stata da lei ospitata
L
C
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sul sagrato della chiesa; qui vengono offerte
primule colorate e il ricavato serve a sostenere
maternità difficili , maternità che nessuno vuole.
Ed è di poco tempo fa l'accurata ricerca di una
nuova sede perchè, quella usata per tanti anni,
era diventata insufficiente Ma oltre che per
questa operatività concreta le siamo grati per
averci sempre indirizzate persone che cercavano
il nostro aiuto;per aver invitato la comunità alla
preghiera per la vita e ad essere particolarmente
generosi nell'aiutare le mamme in attesa e
bisognose di tutto. In fine vorremmo sottolineare
la sua vicinanza e il suo accorato appello a
continuare nel nostro lavoro anche quando, di
fronte a problemi che sembravano insormontabili,
colte da scoraggiamento, siamo state tentate di
rinunciare al compito che ci eravamo proposto.Le
sue parole sono state e continueranno ad essere
sempre preziose.
"Se si salverà anche un solo bambino il C.A.V.
avrà esaudito il suo compito" In realtà i bimbi
salvati sono ormai tanti, ma ogni bambino che
nasce è come se fosse il primo, come se fosse
l'unico ,e siamo certe che questa è una gioia che
lei continuerà a condividere con noi
Grazie ancora don Alberto, che il Signore
l'accompagni con la sua paterna benedizione per
tanti e tanti anni nella gioia.
Le volontarie del Centro Aiuto alla Vita
alla Messa alla Vita
Sarà capitato a tutti di notare il particolare
interesse che d. Alberto nutre per
l'Eucarestia e per le sue conseguenze
sulla vita delle persone. Non si tratta di ciò che un
linguaggio superficiale chiamerebbe fissazione
bensì della percezione di una realtà che sta a
fondamento della vita cristiana, di una presenza
pasquale che vivifica ogni giorno il suo ministero
sacerdotale. Chi vuole sapere su cosa si basi la
fede cristiana, ci ha detto più volte nell'omelia, é
invitato a fissare lo sguardo sul mistero della fede,
ovvero sul memoriale di quell'alleanza che la
Pasqua di Gesù ha sigillato come definitiva. Chi
vuole avventurarsi nella fede deve accettare di
sedersi a tavola per ricevere una forza
proporzionata al nutrimento imbandito. Ma perché
l'impresa della fede sia autentica bisogna che la
nostra vita sia testimonianza di quello stile
esistenziale pasquale che l'Eucarestia ci mostra:
«dalla Messa alla nostra vita». C'é un detto,
orribile se inteso in senso materialistico, ma
efficace per indicare le conseguenza di coloro che
prendono parte alla mensa del corpo e del sangue
di Cristo: l'uomo é ciò che mangia. Continuamente
d. Alberto ci ha detto che la certezza di essere
amato trova spontaneo disporsi in un
atteggiamento di riconoscenza. La prima svolta
che l'Eucarestia imprime in chi la celebra é il
passaggio dal risentimento alla lode, allo stupore
e alla meraviglia. Chi vive di risentimento vive il
complesso dell'accerchiamento e le sue relazioni
con gli altri pretendono sempre un risarcimento
senza mai saziarsi, egli si dispone nei loro
confronti in modo ostile sentendosi sempre in
credito. L'Eucarestia invece fa sentire in debito, un
debito che tuttavia non imprigiona perché si tratta
solo di riconoscere che non c'é niente da parte
nostra che possa contraccambiare quel tutto che
Lui é per noi; si vive quindi nella restituzione lieta
di ciò che si é ricevuto da Lui come dice il Salmo
30: «Hai mutato il mio lamento in danza, mi hai
tolto l'abito di sacco, mi hai rivestito di
gioia...Signore mio Dio ti renderò grazie per
sempre». Una seconda svolta impressa
dall'Eucarestia é quella che va dall'intimismo alla
Comunione. Il sacramento eucaristico non può
essere privatizzato e come potrebbe essere
altrimenti se da quel sacramento la Chiesa prende
vita come un unico corpo nella diversità e pluralità
dei carismi. Benedetto XVI, da teologo, in una
delle sue opere degli anni 70 spiegò la novità del
Concilio con queste parole: «siamo Chiesa in
forza del corpo di Cristo» e ancora qualche anno
dopo diceva che «l'avventura del cristianesimo è
un' avventura comune». Quante volte d. Alberto ci
ha detto che non possiamo partecipare
all'Eucarestia e vivere nel mondo rifiutando la
possibilità di spendersi per la stessa passione di
Dio: riscattare la vita dell'uomo, in tutte le sue
dimensioni, anche quella del lavoro che regge la
nostra associazione. Infine c'é una terza svolta
che deriva dall'Eucarestia. Il vocabolario del
sacrificio e del sangue evoca spettri inquietanti
per coloro che dal di fuori vi assistono. Eppure
proprio nel sacrificio di cui si fa memoria la
violenza viene disinnescata: l'Eucarestia é il
memoriale di una storia di passione che innesca
la conversione dalla violenza alla dedizione. Se
ragioniamo nella logica di ciò che serve a
soddisfare un obbligo imposto autoritariamente,
un precetto, una tradizione allora potremmo dire
D
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che tutto é già compiuto. Se invece riflettiamo
sull'importanza che la pratica del rito riveste per la
nostra libertà, sempre esposta al rischio di
disperdersi, di essere confermata nei significati
che rendono la vita degna di essere vissuta,
dobbiamo riconoscere che l'Eucarestia ci è più
che necessaria. La Messa altro non é che
l'opportunità che Cristo ci offre per vivere il nostro
quotidiano sotto il segno della Sua Carità e se é
davvero così vale anche per noi la risposta dei
martiri di Abitene: senza riunirci la Domenica per
la celebrazione eucaristica non possiamo vivere,
«sine dominico non possumus». L'eucarestia ci
tiene sospesi tra morte e vita. Ci inserisce nella
morte in quanto ci introduce nella logica di
servizio e di dedizione dispendiosa del Crocifisso
e allo stesso tempo ci innesta nella vita del
Risorto perché chi mangia di Lui vivrà per Lui. A
nome del circolo ACLI di Alzano Lombardo
rivolgiamo a D. Alberto i nostri più fervidi e
calorosi auguri per il suo cinquantesimo
anniversario d'ordinazione sacerdotale, lo
ringraziamo per averci accompagnato in questi
anni del suo ministero in Alzano e lo
raccomandiamo al Signore perché possa
continuare a celebrare l'Eucarestia, pegno della
cura di Dio, che sta apparecchiando il banchetto
nuziale. Beati gli invitati.
Davide Bonandrini
Presidente ACLI Alzano
arissimo don Alberto,
il prossimo 23 maggio sarà una data
molto importante perché si celebreranno i
suoi 50 anni di vita presbiteriale, di cui 25
vissuti nella comunità di Alzano Lombardo.
Un traguardo molto ricco di memoria ma
soprattutto colmo di quella fede, umiltà ed
umanità che Lei ha sempre saputo dimostrare.
Intere generazioni sono cresciute con la sua
catechesi stando sempre attento a portare avanti
un’ intensa missione pastorale, testimoniando i
valori della cristianità con una grande attenzione
al prossimo. A tale proposito sono orgoglioso di
averLa come vice-presidente all’interno del
Consiglio di amministrazione della scuola materna
Achille Carsana ed onorato di vivere questa
esperienza al suo fianco.
E’ proprio “lavorando” a stretto contatto con i
bambini che emergono i valori più sani, più
sinceri, più puri e riuscendo a capire a volte le
fragilità e le debolezze, Lei ci ha dato fiducia e
sostegno nel nostro cammino educativo e di fede.
Nel giorno gioioso in cui celebra il cinquantesimo
di sacerdozio, desidero porgerLe i miei più fervidi
auguri uniti a quelli di tutto il personale, docente e
non, della scuola materna Achille Carsana e a
quelli di tutti i bimbi che rappresentano la nostra
linfa vitale. Con riconoscenza, gratitudine e stima.
Il presidente
Andrea Brignoli
“don Alberto”
Passo silenzioso ma deciso, voce lieve ma
incisiva, sguardo dolce ma attento,
persona apparentemente silenziosa ma molto
presente e sempre disponibile all'ascolto; queste
alcune immagini di don Alberto!
Si, proprio così perchè, anche dopo essere stato
nominato Monsignore lui ha preferito continuare a
farsi chiamare "don"!
Dall'inizio del suo incarico di parroco ad Alzano si
è costantemente impegnato mettendosi al servizio
della Fondazione Martino Zanchi, quella che lui ha
sempre amato definire la “Casa di Riposo della
Comunità”. Membro attivo del Consiglio
d'Amministrazione, testimone del messaggio
cristiano, pastore guida esemplare, uomo
semplice vicino alle persone anziane, agli
ammalati e ai sofferenti, in questi anni ha portato
avanti con impegno e dedizione la sua missione
evangelica all'interno della Fondazione. Per questi
e tanti altri motivi vogliamo "sussurrargli a voce
alta" ... GRAZIE!Grazie per averci insegnato a
riempire i nostri pensieri di esperienze, di parole e
di idee piene di serenità e di pace con l'obiettivo
finale di avere a disposizione un magazzino di vita
generatore di positività da cui attingere nei
momenti difficili per ritemprarsi e rinnovarsi nello
spirito.
Presidente, Consiglio d’Amministrazione
e i tanti amici della Casa di Riposo
C
A
21
elicitazioni e auguri "alpini" al nostro
parroco. Il Gruppo Alpini di Alzano si
stringe cordialmente in un abbraccio a
monsignor ALBERTO FACCHINETTI, in
occasione del 50° anniversario di Ordinazione
Sacerdotale e del 25° di nomina a Rettore della
Parrocchia di S. Martino in Alzano Centro.
Quel "nostro" intende proprio sottolineare la stima
e la vicinanza al Gruppo Alpini da parte di don
Alberto, che le ha dimostrate partecipando ogni
anno alla loro Cena Sociale ed evidenziando nei
suoi interventi la loro capacità di superare la
diffidenza e le piccole gelosie che emergono dai
contatti fra i cittadini del centro e delle diverse
frazioni. La sua vicinanza alle Penne Nere si é più
volte espressa anche durante tutte le
manifestazioni alpine, la celebrazione dei riti
funebri per nostri Soci "andati avanti" e con l'invito
agli Alpini a portare la statua del Cristo Morto
nella processione del Venerdì Santo.
Riconoscenti per la sua cordiale presenza, il
Gruppo augura a don Alberto una lunga vita, ricca
di sacerdotali soddisfazioni.
Il Consiglio Direttivo
e tutti i Soci Alpini di Alzano
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