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-PIERO SANPAOLESI
UNA FIGURA LIGNEA INEDITA DI JACOPO DELLA QUERCIA
N ELLA CHIESA della Madonna degli Ulivi, che è la parrocchiale
della zona industriale di Massa in Lunigiana, fu trovata qualche
anno addietro una scultura lignea del XV secolo, che gli Ispettori
della Soprintendenza di Pisa dott.ssa
Bertolini e dotto Bucci ritennero pregevole e biso-gnosa di
restauro . I) La chiesa è di costruzione ab-bastanza recente e non
più antica della metà dello scorso secolo, e in essa forse si
trasferì la parrocchia da un più vecchio edificio. Lì presso
infatti è stata
restaurata di recente la chiesetta romanica di S. Leonardo al
Fri-gido, da lungo tempo abbando-nata e del cui restauro ha dato
conto l'ing. Pfanner della Soprin-tendenza di Pisa che ha diretto i
lavori, al quale rimando il lettore per ogni notizia in proposito.
2)
La statua lignea (figg. I-S, 8) (che misura m. l,55 di altezza)
era stata molto alterata da strati di imprimitura aggiunti sull
'origi-nale, e da ripetute ridipinture, e chiese un lungo lavoro,
paziente-mente condotto, per rivelare la policromia antica, che si
trovò per gran parte conservata. La figura sembra con ogni certezza
rappresentare S. Leonardo, per quanto gli attributi - un libro
nella mano sinistra e un'ampia tonsura - siano di scarso aiuto per
una centrata individuazione del Santo. D 'altra parte quegli stessi
attributi non contraddico-no la tradizione che da tempo
immemorabile lo conosce come S. Leonardo. Il comune nome
avvicinerebbe dunque la chieset-ta sul Frigido a questa
scultura.
FIG. I - MASSA, MADONNA DEGLI ULIVI - JACOPO DELLA QUERCIA:
STATUA LIGNEA DI S. LEONARDO (PARTICOLARE)
Il suo restauro, condotto dal prof. Favilli, nel laboratorio
della Soprintendenza di Pisa, ne ha rivelato qualità plastiche di
al-tissima suggestione i e viene su-bito alla mente il nome di
Jaco-po della Quercia o di qualcuno della sua cerchia. Avvalorano
que-sta ipotesi le relazioni esistenti fra il Monastero lucchese di
S. Frediano e Carrara e Luni,
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FIGG. 2, 3 - MASSA, MADONNA DEGLI ULIVI - JACOPO DELLA QUERCIA -
STATUA LIGNEA DI S. LEONARDO
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FIG. 4 - MASSA, MADONNA DEGLI ULIVI JACOPO DELLA QUERCIA: STATUA
LIGNEA DI S. LEONARDO
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dove sembra che esso possedesse patronati e beni. Altri-menti
sarebbe difficile spiegare la presenza di una scul-tura lignea, in
questa che è la regione del marmo.
Ai rapporti con Lucca di questa regione si deve anche il portale
della Chiesetta di S. Leonardo, aspor-tato sulla fine del secolo
scorso, e che è opera di Biduino, che ha lavorato a Lucca e anche a
S. Fre-diano nello scorcio del XII secolo.
Una doppia base approssimatamente ottagona, stretta e di poco
alzata sul terreno, sostiene la figura, bilanciata sulla gamba
destra e tutta bianca nell'abito monastico che ricorda nel colore
quello dei Bene-dettini (S. Leonardo è di solito rappresentato col
libro) e su questa bianca tunica spiccano il libro rosso e
l'incarnato delle mani e del viso e i calzari neri; anche la
estrema semplicità e parsimonia delle note di colore s' addice
infatti al grande senese. Se l'opera d'arte è tale perchè, appunto,
tocca la nostra fibra più sensibile alla suggestione della
per-sonalità dell'artista e al suo modo di operare, questa scultura
non dovrebbe richiedere troppi commenti, tanto, dopo il restauro, è
apparsa pervasa dai segni distintivi di una grande personalità, e
si offre al nostro sguardo con una pienezza di accenti,
singolarmente felici e concordi con quant'altro conosciamo di
Ja-copo del periodo lucchese.
Jacopo della Quercia era ancora a Lucca nel 1422, quando poneva
firma e data alla pala marmorea della cappella Trenta in S.
Frediano.
Accanto a lui in questo giro d'anni era stato Giovanni da Imola,
la cui presenza non va dimenticata. La partecipazione di Giovanni
da Imola mi sembra rile-vabile, oltrechè nella lapide della moglie
di Lorenzo Trenta, in qualche parte della figura di sinistra della
pala, la cui mano destra è sciatta di disegno e di ese-cuzione, e
non può essere di chi ha modellato con così approfondita conoscenza
formale ed adeguato vigore le mani delle altre. La stessa
impressione di incertezza di disegno si rileva appunto nel
panneggio della lastra tombale della moglie di Lorenzo Trenta, che
potrebbe essere opera di questo aiuto, come è stato già notato del
resto dal Bacci.
La prima figura di sinistra della pala Trenta è inoltre di più
piatto rilievo, di minore energia nel movimento e nel panneggio di
fronte alle altre e, in modo particolare, alla Maestà della Vergine
e alla serie delle storiette della predella. Ancora qualche dubbio
è lecito per le quattro mezze figure delle cuspidi, eleganti ma
deboli nei visi manierati, nelle ugualmente manierate e lunghe
mani, nel convenzionale e opaco gioco delle pieghe. Per questi
caratteri evidentemente imitativi, che indicano una personalità
affiancatrice di altra ben più alta e libera, può essere rivelata e
localizzata l'attività di un aiuto come fu Giovanni da Imola.
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FIG. 5 - MASSA, MADONNA DEGLI ULIVI J ACOPO DELLA QUERCIA:
STATUA LIGNEA DI S. LEONARDO
(PARTICOLARE)
Nessuno di quei caratteri si trova nella nostra figura. Ricco di
energia è il suo movimento, più che il suo incedere, si direbbe che
il suo tenersi sul piedistallo è in essa testimonianza di forza. La
solida struttura del corpo ben sostiene il grave e rigoglioso
drappeggio che lo veste. La caduta di pieghe dal nodo della mano
lungo la gamba destra ferma, fa riscontro al gruppo di pieghe che
accompagnano col largo e solenne ritmo della catenaria il disegnato
arco della gamba sinistra. È proprio di Jacopo concepire così
ricchi e superbi partiti di pieghe, e ben lo mostrano le figure
della pala Trenta: nei cui panneggi si sente come un seguito di
impulsi ondosi che convergono nei gorghi che si formano intorno
alla vita delle figure dei Santi in piedi e su tutto il corpo della
Vergine al centro, quasi che lo scultore abbia voluto sfruttare
ogni possibilità del lastrone di marmo per strappare le figure dal
fondo.
Nelle storie della predella infatti il modellato è più asciutto,
le figure son vestite meno, e i corpi gli danno modo di far
dell'anatomia nello schiacciato tanto che vien da pensare che
Donatello, per i tondi di S. Lo-renzo, abbia guardato a questa
predella.
Anche il nostro S. Leonardo è così ampiamente paludato, seppure
le pieghe siano sui lati e al tergo taglienti e spezzate ma in
prevalenza sinuose e con-torte sul davanti a segnare andamenti
obliqui che
FIG. 6 - LUCCA, CAPP. TRENTA IN S. FREDIANO PALA DI ALTARE -
JACOPO DELLA QUERCIA: PARTICOLARE
DI FIGURA IN PIEDI
FIG. 7 - LUCCA, CAPP. TRENTA IN S. FREDIANO PALA DI ALTARE -
JACOPO DELLA QUERCIA: PARTICOLARE
DI FIGURA IN PIEDI
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Il compiacimento evidente nel pa-ludare con un grave panneggio
la fi-gura, conferisce ad essa una maestà che corregge l'aspetto
quasi fanciul-lesco del volto e del corpo che si in-dovina snello
ed eretto. Ma è anche un atteggiamento polemico che Jaco-po - che è
un artista romantico -assume in contrapposto alla raziona-lità
fiorentina. Non che in questa scul-tura non si senta l'eco del
primo Brunelleschi delle figure di Pistoia, e anche di Donatello
delle prime opere, ma sia nel nostro S. Leonardo sia nel-le figure
della pala Trenta il compli-carsi del panneggio in un disegno a
nodi complessi e risoluzioni impre-vedibili, che modella ricche
forme astratte, su corpi in se stessi poco rilevati dal fondo, mira
con mezzi di-versi da quelli geometrici dei fioren-tini a far
sentire il volume e la pro-FIG. 8 - MASSA, MADONNA DEGLI ULIVI -
JACOPO DELLA QUERCIA: STATUA LIGNEA
DI S. LEONARDO (PARTICOLARE) fondità dello spazio, senza
tuttavia
ricorrere appieno alla dinamica del movimento, che sembra
altrove la caratteristica più saliente della sua ricerca
spaziale.
contrappongono il panneggio all'andamento verticale del corpo;
la stoffa è grossa e salda anche là dove si avvolge in cannoni
cadenti o nelle fratesche maniche (fig. 5) che saldano le spalle ai
piegoni e al sovrabbon-dante panneggio dei fianchi. Sono maniche
ricche e av-volte, dalle quali escono le tipiche mani di Jacopo
dalle unghie larghe e quadrate sulle dita cilindriche e tenute
discoste l'una dall'altra, atte a saggiare con sperimentata
sensibilità tatti le ; mentre tutta la mano, dal dorso turgido come
lo faceva Giovanni Pisano, è bene articolata al polso, nell'atto di
sostenere qui la tunica e il libro (fig. 8); mentre con analogo
gesto sorregge una palma o una palla o il Bambino nella tavola
marmorea di S. Frediano (figg. 6-7)' Sulle spalle della figura,
snella tuttavia e allungata, il cappuccio della cocolla si modella
in molte morbide pieghe, e circonda poi il collo con un'onda di
stoffa che, lascian-do appena libera la fontanella della gola e la
nuca, sostiene la testa come una base che si prolunga sul tergo in
una ferma, spessa e appuntita squama. La testa eretta che fissa in
avanti lo sguardo (fig. I), ha una folta e raccolta capigliatura a
piccole masse aggro-vigliate di colore bruno; è modellata
sommariamente ma con vi vezza quasi di ritratto. Si veda la bocca
piccola e arcuata col labbro inferiore un po' appuntito. Semmai gli
occhi sono un po' convenzionali con le grosse palpebre, ma assai di
più lo sono nelle figure certe di Jacopo, e perciò ancora mi
soccorre la pala Trenta le cui figure non hanno sguardo, prive come
sono del segno della pupilla per evidente richiamo classico.
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Anche il S. Leonardo è ben fermo, ma tutto il panneggio è in
equilibrio dinamico sotto il richiamo prepotente della gravità. Di
contro nessuna tensione delle membra, nessuno scarto del corpo,
come è nelle figure nelle nicchie del fonte senese e nelle stesse
figure dei Santi della pala Trenta.
Fra le opere di Jacopo non si elencava nessuna scul-tura in
legno finchè non gli furono attribuiti dal Bacci l' l
Annunciazione' di S. Gimignano e il l Battista' di S. Martino di
Siena. 3) Questa che ora faccio cono-scere sta bene insieme a
queste due, ed è prova che lo scultore non sdegnava il legno, che
era stato per i pisani e i senesi la materia della quale si
servirono tanto spesso.
La figura del S. Leonardo è dunque da mettere fra le opere della
maturità al tempo della predella Trenta e forse poco dopo questa,
quando Jacopo, compiuta l'esperienza della Fonte Gaia, si avviava a
concepire il portale di S. Petronio, ed è preziosa testimonianza
della sua versatilità.
I) La scultura fu trasportata a Pisa per il restauro nel I954,
ed è stata ricollocata a suo luogo nel settembre del 1957 . •
2) Vedi L. PFANNER, La Taberna Frigida e la Chiesa con
l'Ospedale di S . Leonardo al Frigido (tipografia Medici, Mas-sa
I954) a cura dell' Amministrazione Provinciale di
Massa-Carrara.
3) Vedi P. BACCI, Jacopo della Quercia, Siena, Libreria edito
Senese I929 ; G. NICCO, Jacopo della Quercia, Firenze, Bem-porad
I934, con bibliografia essenziale.
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