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la meditazione come via vipassana e zazen home presentazione meditare le lezioni buddhismo zen gli esercizi testi bibliografia insegnante dizionario zen links "Essere senza progetto, ecco il grande progetto!" (Eric Baret) Oggi iniziamo a leggere dal testo L'unico desiderio - Nella nudità dei tantra di Eric Baret, il massimo esponente occidentale vivente della tradizione tantrica kashmira, sulla scia di Jean Klein: "Di momento in momento, vi rendete conto che siete costantemente nella tecnica, che cercate di avere una vita riuscita. [...] Vedete che siete sempre in procinto di pretendere, di sapere quello che è giusto. Non potete fare diversamente! Quando avete paura, non potete non aver paura. Quando avete un desiderio, non potete non averlo. Quando siete agitati, non potete non esserlo. Non c'è che emozione nella vita. Vivete con questa emozione chiaramente. Non siete nell'emozione: l'emozione è in voi. Lasciate che la tristezza, la paura, l'avidità, il desiderio vi visitino. È una carezza, qualcosa che si libera. Ma non c'è tecnica, scopo. C'è ciò che si compie ad ogni istante, quando non si rovina questo istante volendo avere successo [...]. Rendersi conto che si è sempre in procinto di imporre al proprio corpo, alla propria mente e al proprio prossimo un'idea: «Sarebbe meglio così». Vedere che si agisce come un dittatore. Quando lasciate che la vostra mente e il vostro ambiente siano come sono, allora si rivelano. Una chiarezza nasce. C'è azione. Ma volere qualcosa, essere agitati e voler essere tranquilli, aver paura e non volere aver paura, a quel punto interviene una tecnica e non si fa altro che rimandare. [...] È sufficiente rendersi conto che avere un progetto equivale a imbavagliare la vita [...]. Quando non prendo più in carico il mondo [...], divento disponibile a ciò che è: la chiarezza. [...] Nessuno scopo è più possibile. Lo scopo, è la vita, ad ogni istante, senza scelta. Non c'è nessuna tecnica possibile. [...] Vedere che si è costantemente nel futuro: «Sarò felice quando sarò così, sarò felice quando avrò [...]». È sempre domani. Ad un certo momento, non avete più bisogno di tutto questo. [...] Quando non avete più scopo, quando non c'è più niente da compiere, allora si rivelano la gioia e la bellezza. È allora che c'è azione! Le vostre notti di sonno si riducono. La vostra capacità di agire aumenta. Non c'è più la paura di fallire: non c'è fallimento per voi. Tutto è un successo. I vicini pensano che sia un fallimento, ma per voi è un successo. Non c'è che il successo, istante dopo istante. Siete malato: è un successo. È questa la verità dell'istante. newsletter aggiunti ai preferiti stampa la pagina cerca nel sito email IN EVIDENZA SEMINARI IN PROGRAMMA
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Jul 10, 2016

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"Essere senza progetto, ecco il grande progetto!" (Eric

Baret)

Oggi iniziamo a leggere dal testo L'unico desiderio - Nella nudità

dei tantra di Eric Baret, il massimo esponente occidentale vivente

della tradizione tantrica kashmira, sulla scia di Jean Klein:

"Di momento in momento, vi rendete conto che siete

costantemente nella tecnica, che cercate di avere una vita riuscita.

[...] Vedete che siete sempre in procinto di pretendere, di sapere

quello che è giusto. Non potete fare diversamente! Quando avete

paura, non potete non aver paura. Quando avete un desiderio, non

potete non averlo. Quando siete agitati, non potete non esserlo.

Non c'è che emozione nella vita. Vivete con questa emozione

chiaramente. Non siete nell'emozione: l'emozione è in voi.

Lasciate che la tristezza, la paura, l'avidità, il desiderio vi visitino.

È una carezza, qualcosa che si libera. Ma non c'è tecnica, scopo.

C'è ciò che si compie ad ogni istante, quando non si rovina questo

istante volendo avere successo [...].

Rendersi conto che si è sempre in procinto di imporre al proprio

corpo, alla propria mente e al proprio prossimo un'idea: «Sarebbe

meglio così». Vedere che si agisce come un dittatore. Quando

lasciate che la vostra mente e il vostro ambiente siano come sono,

allora si rivelano. Una chiarezza nasce. C'è azione. Ma volere

qualcosa, essere agitati e voler essere tranquilli, aver paura e non

volere aver paura, a quel punto interviene una tecnica e non si fa

altro che rimandare. [...]

È sufficiente rendersi conto che avere un progetto equivale a

imbavagliare la vita [...]. Quando non prendo più in carico il

mondo [...], divento disponibile a ciò che è: la chiarezza. [...]

Nessuno scopo è più possibile. Lo scopo, è la vita, ad ogni istante,

senza scelta. Non c'è nessuna tecnica possibile. [...]

Vedere che si è costantemente nel futuro: «Sarò felice quando

sarò così, sarò felice quando avrò [...]». È sempre domani. Ad un

certo momento, non avete più bisogno di tutto questo.

[...] Quando non avete più scopo, quando non c'è più niente da

compiere, allora si rivelano la gioia e la bellezza. È allora che c'è

azione! Le vostre notti di sonno si riducono. La vostra capacità di

agire aumenta. Non c'è più la paura di fallire: non c'è fallimento

per voi. Tutto è un successo. I vicini pensano che sia un

fallimento, ma per voi è un successo.

Non c'è che il successo, istante dopo istante. Siete malato: è un

successo. È questa la verità dell'istante.

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Voi potete ascoltare la verità dell'istante. Il resto è una fantasia:

come il mondo dovrebbe essere, come vostro figlio, il vostro

corpo dovrebbero essere, come vostra moglie dovrebbe essere...

tutte queste cose sono perfette! Quando non me ne rendo conto,

ho un problema.

Ogni volta che qualcosa mi aggredisce, dico grazie. Guardo e

vedo che sono io che mi aggredisco pensando che dovrei essere

trattato diversamente. Smetto di aggredirmi e guardo di nuovo:

vedo che si tratta di un regalo affinché io mi liberi della mia

propria aggressione. Tutto ciò che ci aggredisce, è un regalo per

mostrarci le nostre paure. Lì c'è veramente creatività, azione.

Essere disponibili. Quando siete con uomini d'affari, vibrate agli

affari. Quando siete con musicisti, vibrate alla musica. Se siete

con dei fuorilegge, vibrate a loro. Non c'è nulla che vi sia

estraneo. Di fronte al violato e al violentatore, siete chiari. [...]

Al contrario, quando avete un progetto, un desiderio,

un'ambizione, tutto ciò che lo contrasta diventa un nemico. Voi

colpite a destra e a manca tutto ciò che ostacola il vostro

miserabile progetto. Essere senza progetto, ecco il grande

progetto! La non azione, è la vera azione: tutto è possibile. Tutte

le arti provengono da questa non azione. La rapidità, la potenza,

la bellezza, tutto questo proviene dalla non azione.

L'intenzione blocca la corrente. Un pugile che vuole picchiare

non può picchiare. La volontà tende il corpo, le spalle salgono, i

colpi sono frenati. Il vero colpo arriva da solo, senza intenzione,

senza richiamo, ed è quasi impossibile prevederlo. Non c'è più

pugile: c'è pugilato. La vita è troppo bella perché possa esservi un

attore, una personalità" (pp. 10-12; 18-19).

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"Niente in cui riuscire e niente in cui fallire" (Eric

Baret)

Continuiamo oggi a leggere da L'unico desiderio - Nella nudità

dei tantra di Eric Baret:

"Strano pensare di aver bisogno di qualunque cosa, di dover

riuscire qualcosa. La riuscita è in ogni istante, la perdita in ogni

istante. Cosa c'è da riuscire? È una fantasia. Un bambino lo sa.

Non deve riuscire: gioca, è felice. Non si deve lavorare nella vita,

si deve giocare. Il gioco è rendersi conto che la riuscita e la

perdita non sono l'essenziale. Non c'è riuscita, non c'è perdita, non

c'è che l'essenziale. Non si rischia niente, possiamo rischiare.

Ma occorre una forma di maturità per giocare. [...]

Cosa possiamo perdere? Posso perdere tutto, ma cosa mi manca?

Mi può mancare qualcosa. E io non ho bisogno di qualcosa. Ciò

di cui ho bisogno è ciò che sento ad ogni istante. [...]

Cosa si può perdere nella vita? Non c'è niente in cui riuscire e

niente in cui fallire.

È come una nuvola che passa: è un successo, è un fallimento?

Tutti questi concetti non hanno senso. È una fantasia.

La bellezza della vita è far fronte, ad ogni istante, a ciò che è. Il

vento mi carezza la guancia, un cane mi lecca la mano, qualcuno

mi lecca i piedi, qualcun altro mi dà un calcio: sono presente,

chiaramente, istante dopo istante. Non c'è domani. È il solo modo

di vivere. Il resto non è la vita, ma una miserabile accozzaglia di

concetti.

La vita è troppo ricca, troppo bella per lasciare il posto a una

riuscita o un fallimento. Non ha senso! [...]

Dagli antagonismi sorge la comprensione. Ma,generalmente, non

si vogliono gli antagonismi: non si vuole aver paura, non si vuole

essere tristi, non si vuole essere angosciati, non si vuole essere

malati, non si vuole che i bambini muoiano, non si vuole che si

droghino, non si vuole essere in prigione... perché abbiamo un

progetto. Ogni volta che accade qualcosa, diciamo: «No, no, non

questo, non è questo. La vita è un'altra cosa».

A un dato momento, mi rendo conto che dico costantemente no

alla vita. La vita è ciò che mi accade adesso. Non può essere

diversamente. La mia vita non è domani.

Vivere come se si dovesse morire fra un quarto d'ora. Avete

ancora un quarto d'ora per respirare, per sentire, per vedere, per

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ascoltare, per gustare, per provare, per essere totalmente qui. Siete

su un aereo che cade, c'è follia intorno a voi: siete totalmente

presente, approfittate di questi ultimi istanti. Non vi mettete a

pensare. Ogni istante è così. [...]

È l'ambiente intorno che mi benedice. Tutto quel che mi accade è

una benedizione. Familiarizzarsi con la gioia di vivere, che è

senza ragione. Sognare un ottimo pasto, un bellissimo figlio, una

bellissima casa, tutto questo vi abbandonerà. Vi sentirete felici

senza un motivo. Vostro marito vi tradisce, avete perso il vostro

denaro, non siete in buona salute: la vita è come è. Vi sentirete

disponibile a quel che accade. Ci sono talmente tanti momenti di

gioia senza motivo che non c'è più motivo di essere felice nella

situazione. Tutte le situazioni conducono a questa disponibilità.

La bellezza è come è. Ci sono momenti che ci toccano più di altri,

per questioni genetiche. Ma non si ha più bisogno di quei

momenti. Se capitano, è meraviglioso. Anche se siete solo, senza

amanti, senza soldi, senza salute, senza casa, resta questa gioia di

vivere. Non c'è più relazione tra causa ed effetto.

È in questi momenti che si è efficaci. Se avete un harem da

gestire, lo gestite organicamente, in maniera armoniosa. Se avete

una fortuna da amministrare, lo fate in maniera intelligente,

armoniosa, in modo che la società ne benefici. Si gestisce il

proprio corpo in maniera intelligente, non per qualcosa. Non c'è

più ragione, scopo a ciò che si fa... Allora ci si familiarizza con la

gioia che è senza motivo. [...]

Non c'è niente da chiedere alla vita. Non chiedo niente: chiedo

quello che è. L'armonia non è il risultato di una riflessione. Non

c'è niente da comprendere. Si tratta di vivere con questo sentito,

familiarizzarsi con lui, essere disponibile!

Ogni avvenimento vi accarezza, vi tocca: respirate tutti gli

avvenimenti. Guardate la televisione, c'è un terremoto: sentite la

tristezza delle persone, il loro malessere, siete disponibili a

questo. Può darsi che andrete ad aiutare, ma sarete in pace. Si

sentono le cose. Si vive nel sentito. Non c'è da pensare. [...]

È il sentito che nutre. Non è una situazione, siamo noi stessi che

ci nutriamo di questa disponibilità ad essere senza progetto, senza

scopo. Gustare ogni istante. Rendermi conto che, nel momento in

cui ho uno scopo, nego la bellezza, nego la gioia di essere:

pretendo ancora che sia per domani.

Non aspetto più domani, mi do all'istante. Non ci sarà mai un

domani" (pp. 26-31).

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"La vera sicurezza" (Eric Baret)

Continuiamo oggi a leggere da L'unico desiderio - Nella nudità

dei tantra di Eric Baret:

"Cosa fare della paura, della collera e delle tensioni?

Voi non fate niente. Voi sentite. A un certo momento, è troppo

per voi, non potete più sopportarlo. È perfetto così. Telefonate a

un amante. Più tardi, la paura ritorna. Stendetevi. Sentite ancora

di più. Di nuovo, non potete più sopportare il sentire. Andate al

cinema.

Un altro giorno, la paura si rimanifesta. Voi restate disponibile,

l'ascoltate, vi rendete conto che la paura è un ritmo e che si

espande in tutto il corpo... Possono occorrere parecchie volte, ma,

prima o poi, qualunque sia l'emozione provata, la sua integrazione

sensoriale vi riporterà nel ritmo della tranquillità.

Poiché siete nella tranquillità, l'eco profondo della paura

continuerà ad attualizzarsi e voi comprenderete che questa paura

si riferisce direttamente alla tranquillità, che è senza causa. [...]

In pratica: avete ricevuto un colpo, non vi occupate di cosa possa

essere, restate con l'eco, vivete con essa, sentite. [...] Se restate

mentalmente con la causa apparente (colui che vi picchia) col

vostro giudizio, la vostra opinione sulla situazione, abbandonate

la realtà. [...]

Tutte le emozioni provengono dal silenzio.

Se dimorate nell'attualità sensoriale dell'emozione - per esempio,

la sensazione dei colpi - questo vi riporta alla sua essenza, al suo

sapore.

È giusto dire che dapprima la paura è all'esterno, poi è nel copo

senza che ne siate cosciente, in seguito ve ne rendete conto e, in

quel momento, essa si libera?

Sì.

Lo si vede come una reazione, ci si stacca da ciò che non è sé?

No. Non c'è nulla da cui ci si debba staccare. Tutto ciò che si

presenta accade nella coscienza. Voi sentite la reazione alla paura.

Ma non è più la paura di qualcosa, non è più una separazione da

questo e da quello: è la paura originale, che si esprime attraverso

tutte le nostre piccole paure.

[...]

Come trovare la sicurezza?

La sicurezza non esiste: è una favola. [...] La vera sicurezza si

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presenta quando vivete scientemente nell'insicurezza. [...]

Come tutti abbiamo potuto constatare, c'è, nella soddisfazione di

un desiderio, un momento di sicurezza. Ma, quando si osserva

profondamente ciò che accade, ci si accorge che questo momento

di sicurezza è meno dovuto all'ottenimento di quello che

cerchiamo che all'assenza di ego inerente allo stato di

soddisfazione del desiderio soddisfatto.

Si può dire che nel vuoto c'è la vera sicurezza?

Il bisogno di sicurezza è della persona. Finché ho la pretesa di

essere qualcosa o qualcuno, mi sento insicuro perché presento

sempre che ciò che sembra procurarmi la sicurezza non è che

temporaneo. Cercare di diventare qualcuno mi è necessario per

rendermi conto che questa stessa cosa mi è d'impaccio. [...]

Il bisogno di diventare è ciò che mi impedisce di respirare.

Questo desiderio congestiona tutta la mia struttura. [...] Quando

dico «sì» profondamente all'insicurezza assoluta, alla vita, alla

morte, sono preso da un sentimento di totale sicurezza.

Non c'è altra possibilità" (pp. 106-108, pp. 129-130).

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"Sentire che nulla manca" (Eric Baret)

Continuiamo oggi a leggere da L'unico desiderio - Nella nudità

dei tantra di Eric Baret:

"Se si sente una forma di agitazione, perché cercare di essere

tranquilli? Se c'è una forma di agitazione, è perché c'è un progetto

nella vita, perché c'è sempre una forma di attesa. Solo l'attesa può

agitare. Non si può essere agitati nell'istante. Si è sempre agitate

in funzione di un futuro. Rendersi conto di questo: sono agitato

perché ho un progetto per il futuro, perché penso che sarebbe

meglio che la tal cosa non accadesse, che la tal altra invece sì [...].

Allora, quando ho la fortuna di essere agitato, mi rendo conto che

sono nella pretesa. Non si sono eccezioni. Parlo dell'agitazione

mentale. L'agitazione nervosa - vale a dire se qualcuno vi pianta

una lama di coltello nel braccio - è un'altra cosa. L'agitazione di

cui parliamo ora è una agitazione che non ha una base di dolore

fisiologico.

[...] Sentirsi senza progetto, ecco quel che si chiama meditazione.

[...]

Come togliere l'agitazione?

Anzitutto smettendo di non volere essere agitati.

L'agitazione non vi agita. L'agitazione è una constatazione. Ciò

che vi agita, è il non voler essere agitato. È questo che vi incolla

all'agitazione. Siete agitati perché avete un progetto [...].

Altrimenti, siete tranquilli.

Rendersi conto della propria pretesa, chiaramente, senza voler

eliminare la pretesa. [...] Quando non ho la pretesa di essere

tranquillo, quando sono disponibile all'agitazione, al desiderio,

alla paura, alla pretesa, questi stati non costringono più. Detto

altrimenti: voi sentite l'agitazione, ma non siete più agitati.

Un po' come durante il lavoro corporeo: posso sentire la tensione

nel corpo, ma non sono teso. Sento la tensione nel mio ginocchio,

nel mio bacino: non sono teso, la tensione è in me. [...]

Voi sentite l'agitazione, vi familiarizzate con la disponibilità

all'agitazione. Vedrete che ad un certo momento sentirete

l'agitazione e sarete totalmente tranquilli. Allora, l'agitazione si

vuota. Una pietra cade sull'alluce, potete avere alcuni istanti

intensi, ma non siete agitati; la sera, quando andrete a dormire,

l'alluce continuerà a far male, ma tutto questo appare nella vostra

disponibilità.

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Per il fatto che non cercate più di non essere agitati, a poco a poco

arriveranno dei momenti in cui non lo sarete, dei momenti senza

oggetto. Non è una tranquillità che dipende da qualcosa, ma una

tranquillità senza causa.

Sentire che nulla manca. [...] È importante avere questi momenti

senza mancanza, momenti in cui non fareste un metro per vedere

il più grande saggio della terra, anche se fosse sul pianerottolo di

fronte alla vostra porta. [...]

Quando si lasciano vivere le emozioni, esse si riferiscono a ciò

che sembra un'emozione primordiale, che abbiamo chiamato

«tranquillità». [...] La tranquillità non è un oggetto di ricerca. Non

si cerca niente. La vita si presenta d'istante in istante e si ascolta,

si sente. La vita è una sensazione, non un pensiero. Allora si vive

sempre più sensorialmente, si pensa molto poco. Quando un

pensiero si presenta, si pensa, ma la vita è sentita. [...] Non c'è

niente da sapere.

Quando si vive in un non-sapere, chiaramente, c'è disponibilità.

[...] Non si sentono più problemi psicologici. C'è questa

disponibilità... [...]

Essere disponibile. Essere pronto. Non aspettarsi niente.

Aspettarsi tutto.

Presenza". (pp. 131-133, pp. 186-187).

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"Fantasia di perfezionamento" (Eric Baret)

Continuiamo oggi a leggere da L'unico desiderio - Nella nudità

dei tantra di Eric Baret:

"Più siete disponibili all'esperienza sensoriale, meno traumatismi

psicologici avrete. Se, quando ricevete un colpo, lo assorbite, esso

si trasmette al vostro corpo, eventualmente fino al suolo, ed è raro

che tutto questo lasci delle tracce. Ma quando ricevete un colpo e

vi irrigidite, potete avere un problema. [...]

C'è percezione, ma nessuno che percepisce. Ecco cosa diviene

sperimentale attraverso questo approccio. [...]

Prima o poi, la bellezza è così forte che non c'è più posto per

qualcuno che sentirebbe la bellezza. Quando vedete un dipinto

eccezionale, voi dimenticate di esserci. Se ci siete ancora, è

perché il quadro non è bello abbastanza! [...]

Il pensiero è la memoria. Non c'è pensiero creativo, profondo,

sottile. Ciò che è profondo, è il sentire. Il sentito è non duale. Il

pensiero è sempre duale. È per questo che l'approccio attraverso il

pensiero è sempre limitato. Il pensiero è agitazione. Ha il suo

valore funzionale. Ma il pensiero che riflette è una forma di

agitazione.

[...] Il pensiero in quanto riflessione è uno strumento che non

concerne l'eco delle cose. In un momento di tranquillità, davanti

ad un paesaggio che ci tocca, quando si sente veramente questa

tranquillità, questa disponibilità, non c'è movimento mentale. Poi

il pensiero ritorna, per diverse ragioni, e c'è una forma di

agitazione. Ci si sente allora separati dal resto. Quando ce ne

rendiamo conto, di nuovo, rientriamo in questa risonanza non

pensata.

Questo capovolgimento non è qualcosa da fare. [...] Il sentire è la

porta diretta sulla tranquillità. [...]

Cosa vuol dire "voi non vi cercate più psicologicamente"?

Vuol dire che non vi aspettate più niente da ciò che accade,

perché avete profondamente compreso che quel che cercate non è

in quel che accade. Quel che cercate è quel che siete. [...]

Quando non utilizzate più la situazione per trovarvi, diventate

disponibile alla situazione, e potete funzionare armoniosamente

con gli elementi della vita.

[...] Quando non chiedete più, vedete chiaramente ciò che è. La

relazione con l'ambiente intorno diventa facile. [...]

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Fino a quando c'è un'aspettativa, c'è una paura. Fintanto che c'è

una paura, non si può funzionare. La volontà di vincere, è la paura

di perdere. Non si può avere l'una senza l'altra.

[...] Non c'è passione se non per ciò che è qui. Non si può essere

appassionati di una cosa piuttosto che di un'altra. Si è appassionati

di ciò che si presenta. La vita è appassionante, tranne quando si

ha una storia, perché allora tutto ciò che è interessante è laggiù,

domani. [...]

Il dolore che sento adesso, è questo, la mia passione. La notizia

che apprendo adesso, che risuona in me, è questa la mia passione,

nient'altro. [...] Ma fintanto che si ha un progetto, non si può

essere appassionati, si vive in una storia.

Nelle pretese vie spirituali, c'è una specie di fantasia di

perfezionamento, la fantasia di depurarsi, di comprendere, di

migliorarsi, di cambiare, una specie di moralizzazione patologica

che proviene da menti squilibrate. Non c'è niente da raggiungere

nella vita, niente da diventare, niente da cambiare. Le difficoltà

che si hanno, le patologie, le incertezze, le difficoltà che si

incontrano, questo è essenziale.

È questa, la bellezza - ciò che è profondo -, e non il liberarsi di

queste cose per arrivare a qualcosa.

[...] Fino a che credo che la bellezza sia per domani - se diventerò

così, se capirò quello, se diventerò libero... -, mi allontano dalla

mia risonanza di adesso" (pp. 202-209).

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"Tutte le regioni del corpo diventano viventi" (Eric

Baret)

Leggiamo per l'ultima volta brani tratti dall'opera di Eric

Baret, L'unico desiderio - Nella nudità dei tantra:

"Quando realizzate che non avete da pensare, da compiere, da

raggiungere o da rifiutare, ciò che rimane è la sensibilità corporea.

Finché desiderate una vita volta al successo, e volete diventare

illuminato o cercate qualsiasi cosa, voi anestetizzate la sensibilità

corporea, vivete in un sogno, nelle vostre idee. Nel momento in

cui realizzate che non c'è niente che possiate chiamare voi stesso,

allora la sensibilità corporea viene naturalmente. Nessuno sforzo

né esercizio è richiesto.

La tradizione non consiste nel sentire di più, ma nello scoprire

che non sentiamo. Dunque approcciate il corpo per esplorarlo, per

realizzare fino a che punto non ne siete coscienti. La sensibilità

sopraggiunge quando vi rendete conto di non sentire.

[...] La sensibilità corporea, è scegliere di non sfuggire. La

persona vive in una fantasmagoria, in un sogno, nell'intenzione.

[...]

Sentire che il corpo vive nella restrizione è un'esperienza

magnifica.

Sentire la paura nella gola, nel ventre, nelle spalle, la prensione

della mano, la violenza nei muscoli della mascella. Sentire la

maniera in cui posate i piedi a terra, come reagite al vostro

risveglio. Sentirlo. Solo in quel momento, può accadere qualcosa.

Se penso: «Sono depresso», non succede niente. Quando

«sentite» la depressione e lasciate che questa sensazione si

attualizzi in voi, allora c'è lucidità. Ma il più sovente si pensa:

«Sono depresso, sono bloccato». È un concetto. [...]

Dapprima c'è una esplorazione, un approfondimento della

sensibilità. Ad un certo momento [...] il corpo si apre totalmente,

è libero da densità. [...] Tutte le regioni del corpo diventano

viventi. [...]

Per noi, ciò che è scoperto, è la sottigliezza. Non è sottile scoprire

un oggetto magnifico, ma lo è scoprire la tranquillità. [...]

L'importante è sentirsi nella tranquillità.

[...] Tutto proviene dall'ascolto di ciò che è, non di ciò che si

vuole, di ciò che si spera, di ciò che si aspetta. [...] Le emozioni

vengono, la tristezza viene, la paura viene, se ne va. Non cercate

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di essere liberi da emozioni. Non cercate di essere liberi da niente.

Non dovete cercare di fare niente. Lasciate che l'emozione prenda

il suo posto nel vostro cuore. Questa emozione è la vita. Non c'è

che il sacro.

Quando non intervenite, realizzate che piangete per niente, che

avete paura per niente. Tranquillità. La paura, la tristezza possono

riapparire. Giungono in quanto bellezza. [...]

L'apertura nei confronti delle emozioni è totalmente in voi. È

molto importante. [...]

Voi sentite che l'essenziale, nella vita, non è quel che diventerete,

né quel che potete cambiare, né altro. Viene allora un

presentimento di tranquillità; diventate attenti [...].

Quando smettete di volere questo, di rifiutare quello, sentite la

tranquillità. Il movimento del desiderio e il suo contrario è

considerevolmente ridotto perché realizzate che niente è male per

voi e che niente è «meglio». [...] In breve, smettete di battervi.

Quando diventate sensibili, economizzate il 99% della vostra

energia, perché vivete nell'istante. Un enorme paniere di energia è

a vostra disposizione che vi aiuta ad attualizzare le vostre

capacità. [...]

Rendersi conto di come passiamo le nostre giornate a scegliere e

rifiutare. È rivoltante! Non ve ne rendete conto, poi all'improvviso

realizzate che state costantemente dicendo no a quel che vi si

presenta! Talvolta sembra che diciate sì, ma profondamente è no.

Tutto il corpo cerca di dire no, o, talvolta, «sì, ma». Non dite mai

totalmente sì ad una situazione. È straordinario vederlo.

Bisogna vederlo in maniera vivente, sentirlo.

Posso davvero dire sì ad una situazione, senza alcun pensiero di

sottofondo? Non chiedere ad essa qualcosa, ma veramente dire sì.

Quando dite sì, siete pronti a lasciare tutto. Cosa ne è allora della

vostra identità? Perché allora non siete più niente, più nessuno...

Un ego non può dire sì.

Nel sì, non c'è spazio per la sicurezza. In un sì, non c'è che

vacuità, apertura, accettazione" (pp. 375-384).

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