TRIENNIO 2016 - 2018 Proposta per un contratto unico operatori sanità privata e sanità pubblica Pagina 1 L’elaborazione della proposta contrattuale 2016-2018 si colloca in un momento storico/politico/sociale molto particolare delineato tra l’esigenza di riorganizzare tutto il sistema del servizio sanitario nazionale, sia esso privato che pubblico, nell’ambito anche del Patto della Salute 2014-2016, e i sempre più pressanti compiti e competenze assegnati agli operatori della sanità. Il contratto nazionale deve dare un segnale chiaro su quello che deve essere il ruolo della contrattazione collettiva e, allo stesso tempo, gettare le basi per una vera e fattiva riorganizzazione della sanità, non tralasciando minimamente la necessità, ormai reale, di dare più peso alle buste paghe anche per il rilancio dell’economia del Paese. Bisogna restituire al contratto l’originale valore di garanzia, sia economica che normativa, eliminando, specie per i contratti dei dipendenti pubblici, interventi legislativi in materia contrattuale quali: a) la reiterazione dei blocchi contrattuali; b) il blocco delle assunzioni e del turn-over, favorendo, invece la reintegrazione degli organici sguarniti e favorire il ricambio generazionale; c) la riduzione delle risorse economiche destinate alla contrattazione integrativa aziendale; d) il blocco delle progressioni economiche orizzontali – passaggi di fasce -; e) limitazione alla crescita dei fondi destinati alla contrattazione integrativa aziendale e riduzione degli stessi fondi in ragione dei cessati dal servizio; f) riduzione dei trattamenti economici in caso di assenze per malattia; g) interpretazioni restrittive dei contratti sulla tempistica per le progressioni economiche orizzontali e sull’entità del recupero dei differenziali retributivi – RIA – dei cessati dal servizio; h) divieto di monetizzazione delle ferie non godute in caso di cessazione dal servizio; e restituendo la potestà ai contratti su queste materie e riconoscendo, in particolare, anche un ruolo chiave al contratto in materia di organizzazione del lavoro e dei servizi, valorizzando e rendendo incisiva la partecipazione delle organizzazioni sindacali. Importante sarà anche mettere in campo tutti gli sforzi possibili per rimuovere la vergognosa norma che impone la liquidazione dei trattamenti di fine servizio o trattamenti di fine rapporto di lavoro trascorsi ventiquattro mesi dalla cessazione del servizio ed insieme ad essa rimuovere l’ulteriore norma complementare della rateizzazione degli stessi trattamenti di fine servizio. Il diritto al rinnovo contrattuale deve essere non solo lo strumento per rimettere in linea le retribuzioni con il costo della vita, a fronte di un prolungato blocco di oltre sei anni nei rinnovi contrattuali, ma anche lo strumento per affrontare, attraverso il confronto, i processi di riorganizzazione e gli aspetti innovativi che si devono condividere. L’obiettivo primario che ci prefissiamo è quello di pervenire a realizzare un contratto di “filiera” in sanità, costruito sulle competenze degli operatori e non sulla tipologia del datore di lavoro, che unifichi il riconoscimento del lavoro svolto e superi il divario contrattuale tra i dipendenti del Servizio Sanitario Premessa
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TRIENNIO 2016 - 2018 - Quotidiano Sanità · Proposta per un contratto unico operatori sanità privata e sanità pubblica Pagina 1 ... dall’ultimo del biennio 2008-2009, ... trattamento
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TRIENNIO 2016 - 2018
Proposta per un contratto unico operatori sanità privata e sanità pubblica Pagina 1
L’elaborazione della proposta contrattuale 2016-2018 si colloca in un momento
storico/politico/sociale molto particolare delineato tra l’esigenza di riorganizzare
tutto il sistema del servizio sanitario nazionale, sia esso privato che pubblico,
nell’ambito anche del Patto della Salute 2014-2016, e i sempre più pressanti
compiti e competenze assegnati agli operatori della sanità.
Il contratto nazionale deve dare un segnale chiaro su quello che deve essere il
ruolo della contrattazione collettiva e, allo stesso tempo, gettare le basi per una
vera e fattiva riorganizzazione della sanità, non tralasciando minimamente la
necessità, ormai reale, di dare più peso alle buste paghe anche per il rilancio
dell’economia del Paese.
Bisogna restituire al contratto l’originale valore di garanzia, sia economica che
normativa, eliminando, specie per i contratti dei dipendenti pubblici, interventi
legislativi in materia contrattuale quali:
a) la reiterazione dei blocchi contrattuali;
b) il blocco delle assunzioni e del turn-over, favorendo, invece la reintegrazione
degli organici sguarniti e favorire il ricambio generazionale;
c) la riduzione delle risorse economiche destinate alla contrattazione integrativa
aziendale;
d) il blocco delle progressioni economiche orizzontali – passaggi di fasce -;
e) limitazione alla crescita dei fondi destinati alla contrattazione integrativa
aziendale e riduzione degli stessi fondi in ragione dei cessati dal servizio;
f) riduzione dei trattamenti economici in caso di assenze per malattia;
g) interpretazioni restrittive dei contratti sulla tempistica per le progressioni
economiche orizzontali e sull’entità del recupero dei differenziali retributivi –
RIA – dei cessati dal servizio;
h) divieto di monetizzazione delle ferie non godute in caso di cessazione dal
servizio;
e restituendo la potestà ai contratti su queste materie e riconoscendo, in
particolare, anche un ruolo chiave al contratto in materia di organizzazione del
lavoro e dei servizi, valorizzando e rendendo incisiva la partecipazione delle
organizzazioni sindacali.
Importante sarà anche mettere in campo tutti gli sforzi possibili per rimuovere la
vergognosa norma che impone la liquidazione dei trattamenti di fine servizio o
trattamenti di fine rapporto di lavoro trascorsi ventiquattro mesi dalla
cessazione del servizio ed insieme ad essa rimuovere l’ulteriore norma
complementare della rateizzazione degli stessi trattamenti di fine servizio.
Il diritto al rinnovo contrattuale deve essere non solo lo strumento per rimettere in
linea le retribuzioni con il costo della vita, a fronte di un prolungato blocco di oltre
sei anni nei rinnovi contrattuali, ma anche lo strumento per affrontare, attraverso il
confronto, i processi di riorganizzazione e gli aspetti innovativi che si devono
condividere.
L’obiettivo primario che ci prefissiamo è quello di pervenire a realizzare un
contratto di “filiera” in sanità, costruito sulle competenze degli operatori e non
sulla tipologia del datore di lavoro, che unifichi il riconoscimento del lavoro
svolto e superi il divario contrattuale tra i dipendenti del Servizio Sanitario
Premessa
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Nazionale, siano essi con rapporto di lavoro privato o con rapporto di lavoro
pubblico.
Un CONTRATTO UNICO teso a sostenere e garantire, definitivamente, uguali
diritti normativi ed economici per gli operatori della sanità sia che prestino le loro
attività nella sanità privata che in quella pubblica
Un contratto che superi le attuali condizioni di lavoro, specie del personale
sanitario, costretto a doppi e tripli turni per la carenza di personale, a causa dei
ripetuti tagli al finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale che hanno pesato
sia nel settore pubblico che, di conseguenza nell’accreditamento del settore
privato, concretizzandosi nel peggioramento delle condizioni di tutti gli operatori
con il blocco del turn-over e nella riduzione secca del numero e della qualità delle
prestazioni.
L’esplosione delle liste di attesa e l’autoesclusione dalle cure, ormai troppo
costose a causa dei tickets, le cifre iperboliche della mobilità passiva, gli oltre 20
miliardi annui di spreco nella sanità pubblica, come nella privata, stanno a
dimostrare le scelte fallimentari di chi pensa di governare da solo il sistema
sanità senza un confronto serio con le OO.SS. degli operatori e gli stessi
operatori.
Rafforzare le relazioni sindacali non è solo un obiettivo, è anche una necessità
per rafforzare i lavoratori e i loro diritti e per rendere più forte la partecipazione
sindacale
Sul piano delle relazioni sindacali occorre che il CCNL ristabilisca maggiori spazi
di confronto per ridisegnare un sistema che riaffermi il ruolo essenziale della
contrattazione collettiva nazionale e di relazioni sindacali basate sulla
partecipazione, condivisione e responsabilità, quali strumenti indispensabili per
contemperare l’esigenza di crescita ed incremento dei livelli di efficienza ed
efficacia dei servizi da erogare all’utenza.
Rimane necessario, quindi, favorire le relazioni sindacali per la partecipazione
attiva degli operatori attraverso la contrattazione integrativa, indispensabile per
cogliere obiettivi di interesse generale come rendere più efficiente il sistema dei
servizi sanitari e valorizzare professionalità e capacità di perseguire e realizzare
efficacia, economicità e qualità di cure e servizi.
La limitazione o meglio la negazione della contrattazione sull’organizzazione del
lavoro sta continuando ad avere conseguenze negative, specie nel settore
sanitario, dove il mancato adeguamento degli organici ai reali bisogni porta
anche all’aggiramento delle tutele minime dell’orario di lavoro nonostante l’avvio
della legge 161/2014 e/o ad una crescente esternalizzazione dei servizi (anche
“core”) di non provata efficienza, efficacia e qualità. Un disagio organizzativo che
si ripercuote negativamente sulla qualità dei servizi erogati, che determinano
troppo spesso forme flessibili di lavoro che sfociano generalmente nel precariato.
Un sistema di relazioni sindacali che favorisca una partecipazione attiva dei
lavoratori, per il tramite delle proprie organizzazioni sindacali, nelle materie
dell’organizzazione del lavoro e rapporto di lavoro ed il diritto ad una
Le relazioni
sindacali
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informazione preventiva e consultazione sugli accreditamenti, sulle
esternalizzazioni e sui bilanci aziendali.
Un contratto che deve necessariamente allineare le relazioni sindacali del settore
privato a quelle già definite nel contratto pubblico e dall’altra parte introduca
nuove materie di confronto tra le parti nel rispetto dei ruoli.
La rivisitazione del sistema delle relazioni sindacali, deve esplicitare le materie
sulle quali deve esercitarsi il diritto di informazione, di confronto e di
contrattazione sia a livello nazionale, che regionale che aziendale.
In particolare, deve necessariamente essere prevista la obbligatorietà, anche nei
settori della sanità privata, della definizione dei contratti integrativi aziendali,
declinando, chiaramente, anche per le aziende pubbliche, sia i tempi di inizio
della contrattazione, sia quello finale che i tempi di applicazione e verifica.
Necessita soprattutto declinare gli ambiti e le materie della contrattazione
integrativa aziendale che partendo dall’organizzazione del lavoro ed orari di
lavoro, segua sul confronto:
dei processi di ristrutturazione, riconversione e di mobilità;
dei costi e rientri economici degli appalti;
dei processi ed andamento occupazionale e degli stessi piani occupazionali;
della quantificazione dei fabbisogni di personale per tutte le professioni,
collegati soprattutto alla necessità di rispettare i contenuti della L. 161/2014
relativa all’orario di lavoro;
dell’utilizzo temporaneo dei rapporti di lavoro flessibili ed atipici;
delle materie della salute e sicurezza nei posti di lavoro;
del rischio clinico per tutti gli operatori;
degli incentivi la produttività;
della progressione orizzontale economica;
della progressione di carriera, verticale, quale riconoscimento professionale
per tutti gli operatori;
della contrattazione delle attuali funzioni di posizioni organizzative e di
coordinamento;
dei processi di formazione, consentendo a tutti i lavoratori il diritto alla
formazione continua – ECM – a spese del datore di lavoro, qualunque sia il
ruolo ricoperto e/o il tipo di contratto di lavoro applicato;
dei diritti normativi per tutti i dipendenti, anche a quelli con rapporto di lavoro a
tempo determinato, consentendo a quest’ultimi di accedere a tutte le tipologie
dei permessi retribuiti, come anche il diritto alle 150 ore per lo studio e alla
partecipazione ai corsi ECM;
di regolamentare i tempi di vestizione;
di regolamentare il diritto di precedenza ai lavoratori con contratto a tempo
determinato e in somministrazione rispetto a nuove assunzioni a termine e
criteri di priorità per le assunzioni a tempo indeterminato specie per i lavoratori
della sanità privata;
del welfare aziendale con gli istituti:
a) il diritto alla mensa;
b) il diritto delle madri o padri agli asili nido aziendali per i loro figli;
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c) le forme di sanità integrativa;
d) la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro con le esigenze vitali e
garanzia esigenze dei dipendenti, costituzionalmente previste (es. salute,
famiglia, assistenza ai disabili, lavoratori e lavoratrici con figli minori, cure
mediche, mobilità e simili);
e) la problematica dello stress derivante da lavoro correlato.
Per quanto attiene, in particolare, il settore della sanità pubblica, rimane
necessario tendere:
a) alla rivisitazione della legge Brunetta, con l’abrogazione delle famose tre fasce
relative all’istituto della produttività collettiva che, attualmente, stabilisce, in
parte anche per il settore della sanità pubblica, che:
solo il 25% del personale potrà ottenere il 50% delle risorse destinate alla
retribuzione di produttività collettiva;
il 50% del personale potrà ottenere il restante 50% delle risorse destinate
alla retribuzione di produttività collettiva;
il restante 25% non otterrà alcuna retribuzione di produttività collettiva;
b) ad da ottenere il ripristino nel quantum originario dei permessi e distacchi
sindacali retribuiti.
Il rinnovo del CCNL per il personale della sanità, a distanza di circa 7 anni
dall’ultimo del biennio 2008-2009, deve assumere connotati innovativi perché
deve tener conto e svilupparsi in un contesto organizzativo notevolmente
diversificato sia istituzionale che nell’ambito dell’organizzazione del lavoro.
Si tratta di tenere in debita considerazione il cambiamento in sanità reso più
evidente con l’emanazione del DM 70/2015 che ha determinato nuovi e differenti
Piani di Riordino Regionali Ospedalieri, che hanno coinvolto anche le strutture
sanitarie private accreditate.
Le nuove organizzazioni hanno portato alla forte diminuzione delle strutture
complesse nella sanità pubblica e accorpamenti strutturali di Amministrazioni
nella sanità privata proprie per quelle strutture inferiori a 60 posti letto. Di
converso vi è un forte investimento verso una maggiore realizzazione del nuovo
assetto territoriale delle cure primarie con i conseguenti investimenti sia strutturali
che di risorse professionali sul territorio.
Gli ultimi venti anni hanno visto la crescita e lo sviluppo delle professioni sanitarie
(da corsi regionali a Corsi di Laurea, a Master di I e II livello, al Dottorato di
Ricerca), parallelamente alla crescita e allo sviluppo scientifico e tecnologico.
Sono, invece, rimasti invariati (o cambiati solo parzialmente) i modelli
organizzativi, i sistemi di cura e assistenza, i rapporti professionali e inter-
professionali, i riconoscimenti di status, ruolo e responsabilità, etc. .
In particolare per le professioni sanitarie, le caratterizzazioni di maggiore
rilevanza che necessita tenere conto nel rinnovo contrattuale riguardano
l'articolazione di ogni professione sanitaria, come da art. 6 della legge 43/2006 in:
Professionista Generalista;
Professionista Specialista;
Parte Normativa
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Professionista Coordinatore;
Professionista Dirigente.
Sarebbe la prima volta, crediamo, che una Organizzazione Sindacale entra nel
merito di una “riorganizzazione di sistema” collegando i rinnovi contrattuali alle
necessità di cambiamento del e nel sistema (con le conseguenti ripercussioni
nelle diverse famiglie professionali che, probabilmente, hanno interessi diversi).
Per quanto attiene la classificazione del personale, direttamente connessa al
trattamento economico, rimane fondamentale definire la questione
dell’ordinamento del personale, sia sotto l’aspetto della strutturazione del sistema
classificatorio, che dei meccanismi di progressione economica e degli altri
strumenti finalizzati a riconoscere l’aumento delle competenze, dell’autonomia e
della responsabilità nell’attività svolta.
Alla necessità di rivedere un impianto che a 16 anni dalla sua nascita richiede
interventi di manutenzione straordinaria, si aggiunge il problema di come
riattivare l’istituto delle progressioni verticali di carriera con fondi contrattuali nella
sanità pubblica, come in quella privata, dove il sistema attuale previsto, in
quest’ultima, non ha prodotto mai riscontro.
Necessita rivedere il sistema di progressione di carriera, nell’ambito della sanità
privata, definendo meglio la tempistica e assegnando un fondo economico
particolare per i passaggi di posizione nell’ambito della stessa categoria –
sistema che per la sanità pubblica viene definito come passaggio economico di
fascia -.
Per i dipendenti della sanità pubblica rimane necessario definire il rispetto della
riserva nei concorsi pubblici in una percentuale che in tutti i territori sia pari alla
soglia di legge.
Per quanto riguarda l’impianto della classificazione invece è necessario creare
ulteriori spazi di sviluppo e riconoscimento della crescente professionalità degli
operatori. I meccanismi di progressione, che hanno bene funzionato per le figure
professionali che nascono nelle prime categorie e si sviluppano in quelle
successive, hanno invece mortificato la crescita delle qualifiche più avanzate
rimaste compresse sotto il tetto massimo di sviluppo.
La necessità, quindi, di istituire l’area delle professioni socio sanitarie dando
corso ad un’articolata e complessa attività con più professionisti ed operatori
come da noi proposta, già a febbraio del 2016, nell’incontro con il Comitato di
Settore Regioni – Sanità che ha la competenza di definire l’Atto di Indirizzo da
affidare all’ARAN per la trattativa contrattuale per il rinnovo del contratto per i
dipendenti della Sanità Pubblica.
Un percorso ipotizzabile, comunque, per il rinnovo del contratto nazionale per i
dipendenti della sanità privata.
Certo, non possiamo condividere, a pieno, la direttiva dello stesso Comitato di
Settore che scinde, al momento, in attesa della istituzione dell’area delle
professioni socio- sanitarie, come prevista dal d.l.vo 502/92 – apposita legge – la
stessa area in due distinte aree professionali denominate:
Sistema di
Classificazione
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1^- area sanitaria: comprendente “le professioni sanitarie infermieristiche-
ostetrica, tecniche della riabilitazione e della prevenzione e le arti sanitarie
ausiliarie” (queste ultime da definizione normativa attuale sono: ottico;
Odontotecnico; Puericultrice; Infermiere Generico ad esaurimento);
2^ - area dell’integrazione sociosanitaria: comprendente “gli operatori di
interesse sanitario, OSS compreso, il personale appartenente ai profili di
assistente sociale, di educatore professionale, di puericultrice”.
Tale distinzione dell’area delle professioni socio- sanitarie, non potrà dare corso
ad un inquadramento adeguato e coerente per tutti quei profili professionali che,
attualmente, non sono riconosciuti appieno all’interno dell’attuale sistema