Legambiente di Pordenone Luoghi&Territori 2016 Scheda itinerario n.9 Luoghi&Territori 2016 Esplorazioni partecipate nei paesaggi in trasformazione Il Cibo produce e trasforma i paesaggi Letture del paesaggio agrario del Friuli Occidentale Domenica 20 novembre 2016 Tradizione e innovazione tra Caneva e Polcenigo Ritrovo ore 9,00 presso il parcheggio del castello di Caneva Negli ultimi vent'anni i territori della storica “canipa patriarcale” non sono certo diventati il nuovo “Collio” e le trasformazioni territoriali hanno subito fasi alterne di espansione e crisi. Il fitto particellato dei campi ha sempre inibito la costituzione di grandi aziende agricole e
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Tradizione e innovazione tra Caneva e Polcenigo · positivi del paesaggio anche quando i prodotti sono innovativi e di qualità come quelli del birrificio Valscura di Sarone. ...
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Legambiente di Pordenone Luoghi&Territori 2016 Scheda itinerario n.9
Luoghi&Territori 2016
Esplorazioni partecipate nei paesaggi in trasformazione
Il Cibo produce e trasforma i
paesaggi
Letture del paesaggio agrario del
Friuli Occidentale
Domenica 20 novembre 2016
Tradizione e innovazione tra Caneva e
Polcenigo
Ritrovo ore 9,00 presso il parcheggio del castello di Caneva
Negli ultimi vent'anni i territori della storica “canipa patriarcale” non sono certo diventati il
nuovo “Collio” e le trasformazioni territoriali hanno subito fasi alterne di espansione e crisi.
Il fitto particellato dei campi ha sempre inibito la costituzione di grandi aziende agricole e
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dove queste sono state costituite il disegno del suolo è profondamente cambiato. A Caneva
è molto facile notare ambienti ben coltivati a fianco di cave di marmorino e a spazi
inselvatichiti. Questi accostamenti creano uno stridore paesaggistico impensabile in altri
settori del Friuli Venezia Giulia e forse anche l'incapacità di unire il prodotto ai valori
positivi del paesaggio anche quando i prodotti sono innovativi e di qualità come quelli del
birrificio Valscura di Sarone. Per questo la riscoperta delle coltivzioni di fico, gli impianti
moderni di olivo e i vitigni autoctoni sembrano non essere ancora in grado di dare al
paesaggio pedemontano un valore superiore a quello della roccia da cava.
Percorso
Come arrivare: Per chi arriva dall’autostrada consigliamo di uscire a Sacile Ovest e raggiungere in
pochi chilometri la piazza di Caneva. Da qui si sale seguendo le indicazioni turistiche che indicano il
castello. A un certo punto bisogna prendere una deviazione stretta a destra che porta al Castello e
all’agriturismo al Pissoler, una strada sterrata che conduce al grande parcheggio inghiaiato ai piedi
della salita che porta al castello. Lasceremo qui le macchine.
Tempo di percorrenza: 7 ore lunghezza 10 chilometri
Grado di difficoltà: nessuno, perché gran parte del percorso è su strade campestri poco trafficate,.
Motivazioni per la scelta dell’itinerario
L’ultima escursione del 2016 si svolge su un tratto di pedemontana investito dai colori dell’autunno.
Qui abbiamo riconosciuto alcune iniziative di “nuova agricoltura” che sembrano cambiare rotta ed
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indirizzo rispetto al passato. In un paesaggio sconvolto dalle cave visiteremo aziende agricole
moderne dedicate alla cura della terra con un contrasto di non poco conto.
Alcuni comuni della pedemontana (Polcenigo e Budoia sono riusciti a conservare il loro paesaggio
integro dalle grandi erosioni delle cave, Caneva invece ha puntato parte della sua economia sulle
attività di demolizione delle rive calcaree un tempo coltivate intensamente. Non sarà facile veder
chiudere queste attività anche se lo sviluppo sempre maggiore delle attività di riciclaggio del
materiale da demolizione sta riducendo i guadagni per queste attività.
Anche le aziende industriali sentono la crisi ma siamo ancora lontani dal riconoscere che si può
ripartire a rilanciare l’economia dell’area proprio dall’agricoltura e dall’allevamento come sta
accadendo in altri brani della pedemontana trevisana. Nel Soligo l’agricoltura di qualità ha
progressivamente riconquistato spazio e attrezzato aziende moderne.
Queste aziende sono con la loro carica di trasformazione e innovazione sono le avanguardie di una
riscoperta del valore del paesaggio agrario di queste zone?
Un po' di Storia del paesaggio agrario
Descrizione dell’itinerario
Il castello di Caneva oggi sembra sorgere sopra un colle selvatico, oggi segnato da grandi
cave, un ambiente molto diverso da quello che doveva presentarsi quando il Patriarca di
Aquileia si trovò a fondare una sua fortezza posta nelle mani di un insieme di fedeli
armigeri (una abitanza). Il nome della località ricorda la fortificazione per essere anche il
centro di raccolta dei prodotti che il territorio e i contadini dovevano fornire al loro signore.
Il castello fu posto sopra il colle per essere meglio difeso e si configurava come una densa e
fitta cittadina che influenzava tutto l’intorno con le attività agricole. Possiamo ben
immaginare che non ci fossero spazi non utilizzati per garantire un minimo di produzione
agricola. Un ambiente, quindi, molto diverso da quello che vediamo oggi.
Da qui, percorrendo una stradina ai piedi delle cave, toccheremo un punto particolare della
geografia del Col de Fer, il punto in cui il calcare non è più ricoperto da un abbondante
strato di terre fertili e che segnava originariamente il passaggio tra il paesaggio dei coltivi e
delle vigne a valle, e quello dei prati pascolo a monte.
Qui vedremo come alcune delle originarie aziende mezzadrili si sono evolute costruendo
delle filiere produttive centrate sul vino, ma anche sull’olio, sui fichi, ecc
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Nonostante tutto ci muoveremo in un ambiente per lo più abbandonato al selvatico, che
presenta ancora molti problemi rispetto ai temi della rigenerazione dell’agricoltura.
Percorrendo il colle da Ovest verso Est ci troveremo alti sopra la dispersione insediativa di
Sarone che attraverseremo con la vista delle cave per raggiungere il piede dell’ultima cava
di Caveva. Qui in un paesaggio dal sapore di non luogo si è insediata una interessante
esperienza di produzione di birra di qualità. Nell’ambiente anonimo di un piazzale di cava si
assaggiano birre artigianali di grande livello creando uno scarto incredibile nelle percezioni.
La cava della LIvenzetta era un luogo di estrazione storico e anche se recentemente è stato
demolito la storica fornace per la calce, rimangono ancora alcune opere della presenza
proto industriale.
La cava prende il nome dalla vicina sorgente della Livenzetta celebrata in alcuni bellissimi
quadri di Luigi Nono come uno dei siti pittoreschi della lettura romantica del paesaggio
pedemontano.
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I suoi quadri hanno la capacità di evocare il punto esatto in cui la linea delle risorgive tocca
quella del piede dei monti descritti come glabri nei suoi dipinti. Oggi la componente
paesaggistica che senza dubbio manca è quella dei pascoli che un tempo erano così
importanti per la sopravvivenza delle attività agricole.
Questo è uno degli elementi che contraddistingue la pedemontana di Polcenigo e Caneva
da quella di Budoia e Aviano oggetto della prima esplorazione della nostra carovana. Li la
presenza degli animali è ancora consistente e in parte questi sfruttano ancora i versanti e
l’altipiano, qui, invece, l’allevamento ha scarsissimo valore nonostante il censimento del
1868 dimostri che il popolamento degli animali era davvero consistente.
Censimento dell’agricoltura del 1868
cavalli
muli asini tori vacche giovenche
buoi vitelli
bufali
pecore capre Maiali
Caneva
51 46 27 2 389 78 300 530 767 18 182
Polcenigo
22 8 63 2 599 19 354 172 930 51 145
La popolazione di pecore e capre era in quel momento in diminuzione rispetto al periodo di
antico regime, mentre i bovini stavano aumentando perché oltre ad usarli per il lavoro dei
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campi (vedi il numero consistente di buoi) si cominciavano a tenere in stalle le vacche per
produrre il formaggio vaccino.
Nonostante le forti produzioni agricole durante l’estate permettessero di garantire
l’allevamento di diversi maiali, questi non raggiungevano il numero delle famiglie insediate.
L’allevamento del maiale nella corte agricola, a differenza di quello antico e pastorale
diventava nel villaggio uno status simbol.
Se fin dal medioevo o poco dopo si pensò di costruire mulini già sulle sorgenti della Livenza
sfruttando il fatto che la portata d’acqua era costante, le vasche di carico solo nella
seconda metà del Novecento diedero l’occasione, qui come altrove, di pensare allo
sfruttamento dell’acqua per allevare trote. Alla sorgente della Livenzetta è successo
proprio questo. Da luogo romantico si è trasformato in un luogo di produzione. Oggi
l’attività di allevamento è indirizzata verso la produzione di trota biologica e a questa è
affiancata una attività di ristorazione.
Dalla Trota Blu percorreremo con attenzione la strada provinciale per raggiungere la più
famosa delle sorgenti del Livenza, quella della Santissima, che visiteremo seguendo il
percorso delle opere di land art di Humus Park.
Il sito del Palù e importante ancor di più per alcuni caratteri invisibili da un punto di vista
paesaggistico. Camminando a fianco delle acque noi ci muoveremo su terre solide che così
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non erano qualche migliaia di anni fa. Terre da circa un secolo regolate da un sistema
artificiale di paratoie che permette di controllare la quantità di acqua in questo polmone di
verde liquido. Ma in età neolitica questo spazio era un grande lavo poco profondo, nel
quale era insediato un villaggio palafitticolo. L’acqua garantiva cibo, ma soprattutto la
sicurezza rispetto agli animali selvatici. Il paesaggio del primo insediamento in questa zona
era completamente diverso. Qui l’uomo si confrontava ogni giorno con la necessità di
espandere le proprie iniziative di colonizzazione agricola e il pericolo di un ambiente ancora
selvaggio. Questi valori ora sono riconosciuti dall’inserimento dell’area che attraverseremo
nel patrimonio dell’Unesco.
Da qui, scendendo lungo il primo tratto del Livenza raggiungeremo la zona delle marcite
ripristinata alcuni anni fa dalla Provincia di Pordenone e ora trasferita al servizio regionale
che si occupa di parchi e biodiversità. In effetti anche qui la costruzione nella seconda metà
dell’800 di uno speciale ambiente antropico ha provocato la costruzione di un ambiente
naturale del tutto speciale. Oggi questo spazio e la sua specialità di prateria umida a
confine con quello che resta delle praterie aride versa in uno stato di crisi. Le opere di
adduzione sono ancora presenti ma nessuno irriga questi campi con le modalità
dell’agricoltura foraggera della bassa milanese.
Il disegno geometrico di una marcita
Dalla confluenza della terza sorgete del Livenza attraverso il Gorgazzo raggiungeremo il
colle di San Floriano che negli anni ’70 divenne Parco Agricolo con un anticipo incredibile
rispetto ai temi dell’educazione al valore dell’agricoltura.
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Anche qui la crisi dell’ente intermedio e il trasferimento di competenze alla Regione ha
fatto si che il colle, proprietà della Fondazione Bazzi, fosse di fatto abbandonato. Da circa
due anni la fondazione lo ha affittato a una cooperativa, la Controvento di Mestre che ci
ospiterà nella seconda foresteria per presentare il nostro nuovo libro e per finire la
giornata mangiando un po’ di cibo prodotto nel parco agricolo, che oggi si sta lentamente
trasformando in una azienda agricola di valore.
Una visione dell’agricoltura a Polcenigo sul finire dell’800
Alcuni dei prodotti che incontreremo
Figo moro
Una presenza vegetale importante nel paesaggio della pedemontana è quella del fico che in
questa zona ha un carattere particolare, con piante a portamento basso e frutti piccoli, a goccia e
con buccia scura.
Una testimonianza storica ci ricorda come il fico qui e in Friuli contribuisse alla economia delle
famiglie come cibo per gli animali: “Ficus carica L. Urticee. Fico, fr, Fijàr la pianta, Fì il fruttò. — Si
possono dare le foglie ai bovini. I frutti guasti si danno ai maiali od altri animali e possono servire
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per ingrassare gli uccelli di bassa corte. Dopo estratto il mosto vinoso dalle frutta, i residui sono
mangiati volentieri dai ruminanti”1.
Recentemente un consorzio si è mosso per cercare di dare a questi esemplari una nuova
utilizzazione potenziando la produzione e caratterizzando questo prodotto tra quelli tradizionali