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CULTURA
ARTE
Tintoretto,il ribelleBagliori visionari, tagli prospettici
arditissimi, scorci "maravigliosi'. Jacopo Robusti (dettoil
Tintoretto) è il pittore della luce, del colore che diventa forma.
Due mostre a Venezia neraccontano la ricerca e l'inesausta voglia
di sperimentare
di Simona Maggiorelli
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Tintoretto, Miracolodello schiavo (1548)
^^^^^^m a storia ci racconta dell'audacia,^ ^ H dell'esuberanza
dell'ombroso Ja-^^M copo Robusti detto Tintoretto^M (Venezia,
1519-1594), nomi-^ ^ | I gnolo che gli derivava dal lavoro^ ^ H J
del padre, tintore di sete e dalla^^M M sua modesta statura fisica.
Ve-
- ^ ^ ^ ^ ^ n ^ ^ f l l loce e pungente come un «gra-nello di
pevere», sapeva imporsi
sbaragliando la concorrenza dei grandi nomi dell'epo-ca a
Venezia, da Tiziano a Veronese come accadde perla Scuola Grande di
San Rocco, che alla fine divennequasi una sua opera monografica.
Diventare il pittoreufficiale della Serenissima era la sua massima
aspirazio-ne. Quando venne bandito il concorso per il soffittodella
sala dell'Albergo in San Rocco, come di regola,molti colleghi si
presentarono con schizzi, lui arrivòcon l'opera bella e fatta,
disposto a regalarla. Diffici-le rifiutare...Generosità
interessata, la sua, ma bisognadire anche che Tintoretto sapeva
bene che il vero valoredell'arte è immateriale.Ben integrato nella
società del tempo, fra spettacoli emondanità letteraria
aristocratica, tuttavia, fu tutt'altroche un artista di corte. I
pochi documenti superstiti che
10 riguardano cosi come le opere rifiutate dai commit-tenti ci
dicono di un artista che non si faceva comanda-re, che non ripeteva
mai pedissequamente l'iconografiatradizionale imposta, ma ogni
volta la ricreava, inter-rogandosi su quale fosse il focus
narrativo ed emotivodella scena, sacra o profana che fosse. Ne è un
esempiol'opera che segna il suo passaggio alla maturità, quel-lo
spettacolare Miracolo dello schiavo (1548) che nellamostra //
giovane Tintoretto nelle Gallerie dell'Accade-mia a Venezia
suggella e conclude il percorso espositivoinvitando il visitatore a
proseguire in Palazzo Ducalecon Tintoretto 1519-1594 (entrambe
aperte fino al 6gennaio) un'ampia mostra sul ricchissimo periodo
dellamaturità accompagnata da un denso catalogo Marsilio.//
miracolo di San Marco o dello schiavo indubbiamen-te rappresenta un
salto di paradigma nel percorso diTintoretto: è una summa di stili
attraversata da moltecorrenti. Ci sono dentro Michelangelo,
Raffaello, Par-migianino e molto altro. Ma allo stesso tempo è
unacreazione di immagine, un'opera del tutto nuova di unautore che
ha già sviluppato un proprio originale e per-sonalissimo
linguaggio. In questa prima commissionepubblica destinata alla
prestigiosa Scuola Grande diSan Marco, Tintoretto usa colori acidi,
la torsione e lafisicità di figure michelangiolesche, teatralità,
scorci ar-diti: al centro il precipitare di San Marco in scena,
vistoda sotto in su, come un fulmine a ciel sereno che, d'untratto,
fa cadere di mano gli strumenti della tortura agliaguzzini. Fra
grande concitazione il quadro raccontadi un prodigioso miracolo
popolare. L'immediatezza,
11 movimento che percorre la folla, ci dice della fami-liarità
di Tintoretto con la vita umile e di piazza, nellecalli più povere,
nei mercati, nei porti di pescatori. Lapittura deve muovere,
commuovere, turbare, parlarea tutti, lui l'aveva ben chiaro. E lo
realizza mescolan-do alto e basso, stile elevato e umile, nudo
realismo eraffinati effetti luministici, che orchestrava creando
deipiccoli teatri con figurine, studiandone accuratamenteluci e
ombre.Potente dinamismo, estrema mobilità,
spericolatezzadell'immagine gli servono per arrivare al massimo
dellatensione emotiva. In questo è un maestro assoluto. Ilpathos,
le sciabolate di luce, la drammaticità, quel suomodo semplice e
diretto, si coniuga con il "sublime".Questo fece di lui l'artista
studiato da Rembrandt, daDelacroix e soprattutto prediletto dai
romantici inna-morati del "dionisiaco" Tintoretto, con le sue
formevia via sempre più evanescenti, larvali, non finite,
dalTrafugamento del corpo di San Marco (1566) alla finaleMaria
Egiziaca in meditazione, quasi appena accenna-ta, in controluce.
Sul lato opposto, l'apollineo Verone-
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se che Tiziano indicòcome suo erede ideale.Anche per questo
Tin-toretto è stato consi-derato antesignano delmoderno, insieme a
ElGreco con le sue figu-re allungate e ardenricome fiamme, con
lesue pale visionarie.Ben prima del pittorecretese (che diven-ne
famoso in Spagnadopo essere stato aVenezia), Tintoret-to sì
rifaceva a radicibizandneggiami, re-cuperando Fuso deilapolvere
dorata (vedi laPresentazione di Mariaal tempio, 1552-1556)che a
Venezia non era
più di moda nel XVI secolo. Lo racconta bene la mo-stra nelle
Gallerie dell'Accademia offrendo, anche nelcatalogo Electa, spunti
nuovi per comprendere la for-mazione di Tìntoretto di cui poco
sappiamo, se nonche fu capace di apprendere da tante e diverse
perso-nalità, da Tiziano a Pordenone, da Sansovino a Serlio e
Schiavone. Per quanto fosse un pittore piuttosto stan-ziale (non
sono documentati suoi viaggi a Firenze o aRoma) era aggiornato
sulle novità più importanti, an-che quelle che venivano dalla
maniera tosco-emiliana,che era guardata con diffidenza in Lacuna. A
Veneziacircolavano molte opere provenienti da fuori, soprat-tutto
stampe e disegni. Il traffico si intensificò con l'ar-rivo
dell'Aretino che aveva cercato nella Serenissima unriparo dopo il
sacco di Roma del 1527. E poi con quel-lo del Sansovino, di
Salviati e di Vasari Intorno al 1540.Diversamente da grandi
coloristi Veneti come Tizianoe Bellini, Tintoretto non disdegnava
affatto il disegno.La mostra ci offre esempi altissimi della sua
arte grafica,capace di dare movimento, spessore emotivo e
intro-spezione psicologica perfino a copie di busti della
sta-tuaria antica. Di sicuro studiò a fondo gli schizzi di
Mi-chelangelo per le cappelle medicee: il riverbero si
notanell'ancora acerba Sacra Conversazione Molin espostanelle
Gallerie dell'Accademia. Studiò i bassorilievi deiSansovino come si
evince dall'assembramento di follain piano nel Miracolo dello
schiavo. Rivelano una pro-fonda conoscenza di Michelangelo le
quinte architetto-niche in uno spazio ormai sregolato e la torsione
dellefigure nella giovanile Disputa di Gesù (1545-46), conun Gesù,
ragazzino dialettico e infervorato in secondopiano. Mentre la
figura costruita, quasi solo di giallo,che giganteggia in primo
piano evoca il coraggio alche-mico di Parmigianino, la cui opera,
forse, Tintoretto
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conobbe a Mantova, dove viveva suo fratello, musici-sta di
corte. In Palazzo Té ebbe modo di vedere anchela sala di Psiche
opera del manierista Giulio Romano,allievo di Raffaello. Tutto
questo ci racconta Tintorettogiovane, la mostra veneziana curata da
Paola Marini,Roberta Battaglia e Vittoria Romani che ha il merito
diproporre una selezione delle prime opere da lui realiz-zate,
sfrondata dalle molte e incerte attribuzioni. Oltreal colorismo di
tradizione venera, oltre al disegno dimarca tosco-emiliana,
Tintoretto seppe guardare an-che alla pittura fiamminga, da
cuimutuò il tratto febbrile e nervoso.Anche quando con i figli
pittori(Domenico, Marco e l'amatissimaMarietta, che divenne
pittrice mol-to nota all'epoca) mise in piedi unabottega assai
quotata, la sua portaera sempre aperta ai giovani artisti ^ ^ ^ ^ ^
^ ^ ^ ^che arrivavano dal Nord portandonovità che riguardavano la
tecnica,ma soprattutto lo sguardo e la visione. In epoca rifor-mata
quando si allungavano minacciose ombre con-troriformiste perfino
nella laica e libera Venezia, Tin-toretto non si lasciò irretire:
dipingendo un soggettobiblico come Susanna e i vecchioni, ritrae
Susanna comeVenere, come una dea morbida e luminosa, attorniatadi
specchi, gioielli e suppellettili. Nel magnifico quadroproveniente
da Vienna appare nuda con un filo di perle
Rappresentò ilsoggetto biblicoSusanna e i vecchionicome fosse
pagano
al collo come le cortigiane veneziane, raffinatedame di
compagnia che si dilettavano anchedi musica e poesia. Susanna, nel
quadro oraesposto in Palazzo Ducale è in primo piano,ia pena luce,
con delicata ombra sull'incarna-to che, come è stato notato, appare
come lacarezza dello sguardo del pittore.Tintoretto fu dunque
pittore storico, sacro,ma anche dì mitologia e fine ritrattista.
InPalazzo Ducale, due autoritratti, uno gio-
vanile del 1588 e unofinale risalente agli ultimi anni,non a
caso aprono e chiudono ilpercorso curato da Robert Echolse
Frederick Ilchman che raccogliepiù di 50 opere e una ventina
didisegni autografi, ira i quali nu-merosi prestiti da musei
europeie d'Oltreoceano. Se nel primoTintoretto appare come un
gio-
vane pittore romantico, nel secondo si rappresentaincanutito e
senza gli strumenti di lavoro. A latere,si legge la scritta
«ipsius», indicando se stesso, sen-za orpelli. In questo
autoritratto finale Tintoretto ciguarda negli occhi, quasi a
proporci i suoi dubbi, lesue incertezze. Senza neanche il paravento
di quelladimensione stoica che aveva proposto in tanti
altriritratti di vecchi qui altamente rappresentati.
Le due mostree il film
Fortemente volutadalla Fondazione MuseiCivici di Venezia e
dallasua direttrice GabriellaBelli, la grande mostraTintoretto
1519-1594(catalogo Marsilic) inPalazzo Ducale fino al6 gennaio è la
primamonografica a luidedicata a Venezia dopoottantanni.
Insiemealla mostra II giovaneTintoretto (www.mo-stratintoretto.it)
nelleGallerie dell'Accademiapropone 130 operedel grande pittore
delCinquecento veneziano.Diversamente da quelche accadde a Romacon
l'esposizione nelleScuderie del Quirinale, aVeneza si può
comple-tare il viaggio nell'operadi Tintoretto vistando,per
esempio, la ScuolaGrande di San Rocco ela chiesa della
Madonnadell'Orto. Nella prima-vera del 2019 un'ampiaretrospettiva
dedicataa Tintoretto sarà pre-sentata a Washington.Intanto il 25,
il 26 e il27 febbraio sarà nellesale l'ultimo docufilm diSky Arte,
Tintoretto. UnRibelle a Venezia, distri-buito da Nexo Digital.
Sopra: TintorettoRitratto tìi uomo concatena d'oro (1560)
centroTmtoretto,Susanna e / vecchioni
(1555). A lato i due au-toritratti di Tintoretto,quello giovane
datato1546-1547 proviene
dal museo di Philadel-phia. Il secondo, più in
basso, darato 1588 èun prestito del Louvre
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