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The Captive Emerald 1. La settima luna In camera mia il sole faceva ormai capolino e le tende di lino erano accostate. Mia sorella aveva appena finito di preparare la colazione, ma tanta era la felicità di potermi godere la giornata del primo di rhandin che non potei aspettare per uscire; mi misi la giacca e corsi a casa di Luke che come al solito per il nuovo mese si era fatto un nuovo tatuaggio: la settima luna. Nel mese di rhandin le lune dei sette pianeti del sistema Leyten si allineano e ogni cinque giorni la luna cambia; ogni tipo di luna ha una diversa influenza e un diverso potere secondo il tipo di creatura che sei; il bagliore della settima luna, chiamato Estil, simboleggia la fine del mese. Ogni luna ha il suo bagliore. Una leggenda narra che se i bagliori delle sette lune si scontrassero, il potere di Animus si risveglierebbe! Secondo me non c’è niente di vero, credo ai bagliori giusto perché li vedo. Il vento caldo del primo mese di primavera scuoteva le cime degli alberi e il terreno aveva già assorbito i raggi del sole. Luke con tutti i suoi tatuaggi sembrava un clown, ma gli rimaneva sempre il suo carattere, la sua bellezza e il suo ottimismo, accompagnato da un pizzico di vivacità. Il vialetto di casa era cosparso di tanti petali colorati che si spostavano volteggiando nell’aria leggiadri; la giornata era magnifica e tutte le creature andavano d’accordo, persino i mintus, le creature più litigiose e scorbutiche che esistono; sono alti meno di un metro, hanno la pelle olivastra e gli occhi verdi, un verde così brillante da ricordarmi la speranza.
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The captive emerald

Apr 11, 2017

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Lorenzo Meacci
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Page 1: The captive emerald

The Captive Emerald

1. La settima luna

In camera mia il sole faceva ormai capolino e le tende di lino erano

accostate.

Mia sorella aveva appena finito di preparare la colazione, ma tanta era la

felicità di potermi godere la giornata del primo di rhandin che non potei

aspettare per uscire; mi misi la giacca e corsi a casa di Luke che come al

solito per il nuovo mese si era fatto un nuovo tatuaggio: la settima luna.

Nel mese di rhandin le lune dei sette pianeti del sistema Leyten si

allineano e ogni cinque giorni la luna cambia; ogni tipo di luna ha una

diversa influenza e un diverso potere secondo il tipo di creatura che sei; il

bagliore della settima luna, chiamato Estil, simboleggia la fine del mese.

Ogni luna ha il suo bagliore. Una leggenda narra che se i bagliori delle

sette lune si scontrassero, il potere di Animus si risveglierebbe! Secondo

me non c’è niente di vero, credo ai bagliori giusto perché li vedo.

Il vento caldo del primo mese di primavera scuoteva le cime degli alberi e

il terreno aveva già assorbito i raggi del sole.

Luke con tutti i suoi tatuaggi sembrava un clown, ma gli rimaneva sempre il

suo carattere, la sua bellezza e il suo ottimismo, accompagnato da un

pizzico di vivacità.

Il vialetto di casa era cosparso di tanti petali colorati che si spostavano

volteggiando nell’aria leggiadri; la giornata era magnifica e tutte le

creature andavano d’accordo, persino i mintus, le creature più litigiose e

scorbutiche che esistono; sono alti meno di un metro, hanno la pelle

olivastra e gli occhi verdi, un verde così brillante da ricordarmi la

speranza.

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Mi accorsi subito che ero arrivato a casa di Luke dalle numerose

tegole che pendevano dal tetto, una volta avevo rischiato di

rimetterci la pelle!

Ero, in verità, un po’ seccata, perché non avevo voglia di vedere una

stupidaggine del genere. Così gli chiesi: <<Allora, dove è questa

meraviglia?>>. Si voltò e mi fece uno smagliante sorriso, cosa che non

era assolutamente da lui; quel giorno camminava anche tutto

sbilenco, pensai che fosse solo stanco. Mi disse: <<Eccolo qua il

dolce bagliore della settima luna, pronto per essere ammirato da

tutti i presenti!>>.

Sbiancai in volto quando vidi quella cosa sulla sua pelle, era come un

marchio impresso con il fuoco sulla pelle ancora sanguinante, una

luce viola lo trafiggeva a pieno petto; lo stesso bagliore trafiggeva i

suoi occhi e un senso di malignità avvolgeva la stanza. La mia anima

era stata catturata dalla paura e i piedi si stavano già muovendo da

soli verso la porta. Infatti, mentre stavo riprendendo coscienza, ero

già sulla strada principale correndo a gambe levate verso casa.

Allo stesso tempo, sentivo un fuoco vivo che dentro di me ardeva,

come se fossi stata catturata da quell’orrendo simbolo che il mio

cuore aveva registrato, cosa mi stava succedendo?

Per essere un giorno così importante non mi sembrava stesse

andando molto bene, più che il primo di rhandin sembrava halloween.

Non pensavo che i preparativi per la festa iniziassero così presto,

infatti il vialetto di casa mia era già pieno di addobbi e festoni.

Mi feci un giretto per la città e la piazza era stata ornata come non

avevo mai visto nei miei diciassette anni; ci saranno stati almeno una

cinquantina di tipi di fiori, della metà dei quali nemmeno conoscevo il

nome.

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Mi piacevano i fiori, ma in quel momento tutto ciò che era felicità

nella mia mente si trasformava in una sensazione che non avevo mai

provato prima, mi sentivo accerchiata.

Quello che avevo intorno iniziò a girare e mi prese un gran mal di

testa; così decisi di tornare a casa e prendermi una pausa dallo

stress della giornata; decisi anche che era meglio consultare un

dottore perché mi sentivo come un drago posseduto dalle forze del

male.

2. Il biglietto d’oro

Mi svegliai e una dolce musica rendeva l’ambiente più calmo e sicuro;

tutto ciò che prima mi faceva sentire un’altra persona era sparito,

come se non fosse successo niente, come se fosse stato un sogno o

meglio un incubo, ma ero veramente curiosa di sapere se quella cosa

sanguinante era vera o era stato un sogno.

Purtroppo non avevo tempo per questo, la festa era vicinissima,

mancava qualche ora e non mi potevo permettere di sprecare altro

tempo, così andai a vestirmi a festa come nemmeno io mi ero mai

vestita, non era certo lo stile che faceva per me. Quindi, essendo

un’umana con poca memoria, misi subito in bella vista l’invito per

poter entrare al ballo, così da non dimenticarlo.

Uscii di casa e mi ritrovai Luke sull’uscio della porta di casa. Presa

alla sprovvista per ciò che avevo visto-sognato, rimasi immobile e

aspettai che lui facesse qualcosa. Fu curiosa la domanda (penso vide

la mia faccia): ”Che ti è successo? Sembra che tu abbia visto un

mostro!”. Avevo visto una cosa del genere, ma in quel momento Luke

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era normalissimo, se avesse saputo sarebbe stato pronto a darmi

della matta da legare: stupidi incubi!

“Non ti preoccupare, non è successo niente, mi hai solo colto di

sorpresa” dissi, cercando di essere più convincente possibile.

Mi rassicurò, mi prese per mano e mi scortò fino alla festa.

Erano sempre i soliti festeggiamenti, ma quest’anno avevano un

qualcosa in più; i nostri fuochi di pianta-colore, ovvero fuochi

d’artificio fatti dalle piante più grandi di ogni specie che avevano il

colore delle lune, erano più giocosi, brillanti, allegri e stranamente

troppo allegri, quasi a voler fare intuire qualcosa di sinistro, ma

pensai fossi io, con il mal di testa che avevo, a vedere tutto strano.

La serata finì in bellezza, ma ero così stanca che Luke dovette

portarmi fino in casa per farmi rendere conto che per lui era ora di

andare e per me di dormire un po’, visto l’orario.

Anche se ero molto stanca non dormii molto, forse per niente,

infatti mi svegliai un po’ prima dell’alba e visto che mi sentivo arzilla

e piena di energia uscii per fare una passeggiata. Mi incamminai nel

bosco e quell’atmosfera non mi piaceva affatto, i faggi si erano

piegati intrecciandosi e formando una galleria; continuai a

camminare e mentre stavo per prendere una stradina secondaria, gli

alberi si chiusero e un ramoscello mi spinse verso la strada

principale.

Mi voltai per tornare indietro, ma i rami si chiusero di nuovo e un

altro ramoscello mi spinse avanti; non avevo altra scelta, dovevo

continuare a camminare e così feci.

Dopo un quarto d’ora circa non avevo più voglia di camminare, ma non

fu la stanchezza a farmi arrestare il passo, un corposo lago rosso

brillante occupava il centro della strada ed una ragazza, o meglio una

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donna, giaceva esanime sulla fredda pietra, ormai zuppa di tutto quel

liquido rosso: sangue.

Mi misi a gridare con quanta più voce avevo in corpo, tanto che

persino le fate dispettose scapparono; corsi lì in mezzo, chiamai

quella donna ma vidi che tutta quella roba rossa stava sparendo come

se fosse stata un’illusione ottica. Lei si alzò e mi diede una forte

spinta che mi fece cadere al suolo.

Mi parlò con una voce stridula e affannata che le metteva addosso

ottanta anni di età: “Non ti dirò di certo chi sono, ma tra un po’ di

tempo ci rivedremo; ora devo solo lasciarti questo piccolo indizio

perché voglio sapere che parte sei; lo saprò di certo perché ti

osservo, sono sempre vicino a te come la tua seconda metà”.

Detto questo cascò per terra e con un sibilo si dileguò nel nulla; gli

alberi presero per qualche secondo la forma normale e poi il loro

legno cominciò ad ammuffire e a diventare putrido come se fosse

quello delle foreste di Orridor.

Impegnata a guardare quello spettacolo ripugnante non mi accorsi

che tra gli orribili resti di quella creatura c’era una busta da lettere

molto elegante di velluto e seta viola chiusa con della cera verde con

su scritto “C.D. Katerin Oldelin”. Perché c’era il mio nome?

Fu quella una delle pochissime volte in cui ebbi paura, così mi

avvicinai a quella busta cautamente per accertarmi che non ci

fossero pericoli e che quella donna non saltasse fuori un’altra volta.

Quando fui a pochi passi dalla busta essa si alzò in aria, fece tre o

quattro giravolte emettendo un grido straziante e rimase a

mezz’aria, una voce ripeté il contenuto della lettera che diceva: “Il

mondo cambia, cambiano le persone e dinanzi a buone apparenze si

può cascare; lui si sta risvegliando e tu lo sentirai. Non posso dirti

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niente ma se vorrai sapere qualcosa l’acqua dovrai seguire, la quale

nella verde oscurità ti porterà”.

Dopo avermi fatto questo discorso la busta si posò per terra prese

fuoco e ne uscì un biglietto d’oro con su scritto il mio nome, il

discorso e le iniziali di chi mi aveva mandato la lettera, un certo J.H.

Finalmente tutto finì e presa dalla totale paura che si era

impossessata di me corsi via e come una bambina mi nascosi in

camera mia per riflettere.

Analizzai ogni particolare di ciò che era accaduto prima della festa,

dal tatuaggio alla busta, alla creatura, ma non mi tornava

assolutamente niente. Cos’era che si stava risvegliando, e io cosa

c’entravo?

Avevo bisogno di parlare con qualcuno, ma non sapevo se fidarmi di

Luke visto quello che era successo, quindi mi sarei dovuta affidare a

me stessa e superare l’accaduto.

3. L’incendio

Stavo tornando a casa, erano le tre del pomeriggio ed essendo

presto il sole doveva essere alto nel cielo, ma invece no: il buio aveva

coperto il cielo con il suo mantello ed in lontananza delle fiamme si

innalzavano alte; per completare la situazione, delle urla di persone,

colte alla sprovvista, riecheggiavano in quel luogo. Mi resi conto

troppo tardi che quelle erano le case della mia cittadina.

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Iniziai a correre per la stradina del bosco, ma l’ambiente era

deformato: massi, muschio, detriti, erbaccia, tutto ciò invadeva la

strada e il caos aveva preso il sopravvento.

Arrivai al villaggio quando l’incendio era ormai stato spento, ma

anche investigando, nessuno riusciva a capire che cosa lo avesse

scatenato; la gente era terrorizzata, anche io lo ero, c'era chi

raccontava di mostri e di rapine, una specie di esercito era venuto a

fare quel disastro ed io non sapevo che fare.

Di minuto in minuto la mia curiosità aumentava, ma in quel momento

non c'era tempo per pensarci, dovevo correre a casa dalla mia

famiglia.

La mia casa si trovava quasi alla fine del villaggio e lì le fiamme non

erano state ancora spente del tutto.

Ero molto esperta di natura ed anche di tante altre cose come la

magia e gli incantesimi e sapevo al cento per cento che quelle erano

fiamme evocate dal Corpus Magnum, ma speravo di sbagliarmi. Non

era possibile che Animus, il vecchio re di Smeraldia, in qualche modo

si fosse risvegliato; il suo corpo era stato imprigionato in una veglia

eterna nelle segrete del palazzo di Silmarillion e nessuno e niente

poteva risvegliarlo, almeno così credevo.

Appena arrivata sull’ uscio di casa, vidi la devastazione fatta

persona; il mio amico Luke aveva una faccia allibita, invasa dalla

preoccupazione; non avevo mai visto la mia famiglia in una situazione

del genere, ma non era questo il vero problema. Luke iniziò a parlare,

perché mia madre non aveva il coraggio e la forza di farlo: << Non mi

piace dare le brutte notizie e ti prego di non buttarti giù, perché

riusciremo a sistemare la situazione. Siamo confusi anche noi>>.

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Non so perché, ma io avevo un sesto senso riguardo alle cattive

situazioni, però questa volta il mio sesto senso non voleva esprimersi.

<<Tua sorella è stata rapita, anche se non sappiamo bene il perché;

abbiamo pensato di andarcene da qui perché giungono notizie che il

villaggio verrà abbattuto>>.

Nulla in quel momento poteva fermare l’ira che provavo; una parte di

me era stata portata via, ma ciò che mi faceva soffrire di più era il

fatto che avessero preso mia sorella Amhin.

Luke ed io iniziammo a sistemare la casa cominciando a pulire e a

fare tre letti di paglia e cotone per passare la notte; Luke disse a

mia madre di andare a riposare e lei annuì calma e docile; per me era

strano, perché lei era una donna sempre piena di forza che non si

perdeva mai d’animo nemmeno nelle peggiori situazioni, ma stavolta

la frustrazione aveva raggiunto anche lei ed aveva occupato il suo

cuore fino in fondo.

Spente le ultime fiamme nella parte ovest del villaggio, dove non era

ormai rimasto più niente, tutte le luci si spensero ed il villaggio

cadde in un triste silenzio che si dileguò pian piano la mattina.

4. Verso il confine

La mattina dopo il sole splendeva alto nel cielo ed era così forte che

sembrava piena estate; il profumo di fiori ed erba invadeva l’aria e

tutti si svegliarono con il piede giusto per poter iniziare a sistemare

il villaggio.

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La gente non era più insicura ed impaurita come il giorno prima,

anche mia madre non era più triste, ma allegra e tranquilla.

Mentre lei sistemava la casa io e Luke, andammo nel boschetto

accanto per cercare del cibo.

Lui era un abilissimo cacciatore ed io me la cavavo a trovare le

spezie, il miele e le verdure.

Luke tornò con quattro conigli ed altri animali, così tanti non ne

avevamo mai trovati; io riuscii a raccogliere delle spezie

profumatissime, le più costose e difficili da trovare, esse avrebbero

sicuramente fatto piacere a mia madre; per tirarle su il morale

inoltre, le raccolsi un mazzolino dei suoi fiori preferiti, le ardesie

florealis, molto comuni dalle nostre parti, ma veramente mozzafiato

per un turista. Sono fiori color violetto, puntinati di pallini viola

scurissimo, una sfumatura color miele che tende all’oro, posta

all’estremità dei petali, incornicia questa meraviglia.

Arrivati a casa, mia madre rimase lusingata dai tanti doni che le

avevamo portato e per qualche ora riuscimmo a stare tranquilli,

lasciandoci il dolore alle spalle.

Ma c’era chi il dolore lo voleva imprimere nelle persone, chi delle

persone non aveva minima pietà; intorno alle tre del pomeriggio, un

fastidioso rumore di ruote e di zoccoli ci accerchiò; uscimmo subito

di casa ed avemmo la prova che le voci erano vere: volevano

distruggere il villaggio!

I carri erano molto eleganti, ciascuno con due cavalli neri marchiati

con il simbolo della nostra terra ed un cavaliere vestito di nero con

una torcia in una mano e le briglie nell’altra.

Rientrammo subito in casa, prendemmo il necessario per vivere e

iniziammo a correre a perdifiato verso il confine di Vespriland.

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Non eravamo mai stati abili a correre noi, ma in quel momento,

mentre i cavalli iniziavano l’attacco, corremmo sempre più veloci

verso il confine, e non era difficile arrivarci perché Vespriland era

un paese abbastanza piccolo! Io e Luke sentimmo il nitrito dei

cavalli e dentro di noi si riaccese quella fiamma che ci aveva fatto

sentire diversi negli ultimi giorni, quelli successivi al tatuaggio.

Impiegammo meno di un’ora a raggiungere il confine perché la paura

ci spingeva così tanto a scappare che niente e nessuno poteva

fermarci.

A dividere ogni paese c’era una barriera magica che all’apparenza

poteva sembrare innocua, ma se una persona non gradita o di maligne

intenzioni voleva entrare essa si trasformava in un potente scudo di

platino che nemmeno il maleficio più grande poteva spezzare.

Usando il “richiamo patronus”, la chiave per poter passare oltre la

barriera, uscimmo velocemente da quel luogo e ci mettemmo in

cammino verso un posto più sicuro.

Ci fermammo al confine della terra del fiume Isingen per poter

passare la notte e per riposare.

Non riuscivo a non pensare al mio paese, al fatto che lì avevo lasciato

tutte le mie conoscenze, i miei amici e le mie tradizioni; quello che

sapevo bene era che chi aveva fatto ciò doveva pagare e sarei stata

io ad occuparmene.

Il mattino seguente, all’alba, riprendemmo il nostro cammino, dopo

aver fatto colazione con qualche delizia che ci eravamo portati da

casa; il pan d’uva era l’alimento basilare nella nostra alimentazione e,

oltre ai dolci fatti in casa da mia madre, era ciò che ci piaceva di più.

Io, come al solito, non avevo molta fame, un po’ perché era abituale,

un po’ perché non riuscivo a mandare giù più niente dalla sera prima.

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Mentre camminavamo, sentii un boato e in lontananza (ad almeno

mezza giornata dal luogo in cui ci trovavamo) si poteva vedere un

esercito di almeno duemila soldati che marciava verso ovest, gli

stessi con in cavalli neri e le torce in mano; sarebbe stato versato

altro sangue e altra distruzione avrebbe straziato i cuori di tanta

gente innocente.

Non mancava molto alle rive dell’affluente Isinger e ne eravamo

contenti, perché le provviste erano quasi finite.

Nel tardo pomeriggio da lontano si vedevano le trasparenti acque di

Isinger e fu lì che la preoccupazione svanì e riuscii per un attimo a

sorridere.

Vedendomi più tranquilla, Luke, mi mise una mano sulla spalla e mi

disse <<Ora ti senti meglio?>>

<< Sono stata molto più felice nella mia vita, questa situazione mi

rattrista molto, soprattutto per Amhin, mi sento tanto in colpa! Lei

è sparita ed io non ero lì con lei per poterla aiutare, ciò mi fa stare

molto male. Se solo io fossi stata lì e non lei, avrebbero potuto

prendere me e non lei, povera Amhin!>>

In quel momento tutta la pressione che avevo dentro, le scene di

tristezza, l’ansia, le preoccupazioni, la rabbia che avevo accumulato

in me esplosero in un pianto liberatorio.

Luke mi prese per la vita e mi diede uno dei suoi confortevoli

abbracci e lì mi sentii veramente protetta da un amico vero.

Era ormai notte e la luna si specchiava nelle fresche acque del

fiume; facemmo scorte d’acqua che ormai era quasi finita; in poco

tempo decidemmo di proseguire ed arrivare al fiume Isingen.

Posammo le armi, le spade ed i pugnali che ci eravamo portati; anche

mia madre era un’ottima spadaccina, quasi più di me, adesso era

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impegnata a guardare la mappa del nostro paese e ad escogitare un

piano per ritrovare mia sorella.

<<Non ti stancare, vedrai che la ritroveremo; sto male anche io ma

non è progettando un assalto o qualche altra cosa che riuscirai a

recuperare Amhin, ci vuole pazienza e speranza>>.

Lei si girò e mi guardò con i suoi occhi marroni che tendevano al

color miele e con la sua sottile voce mi disse: <<In questo modo

riesco a pensare che questa non sia la realtà e a coltivare la

speranza che mia figlia tornerà a casa presto>>.

Lasciai mia madre da sola e ci accampammo lì per la notte.

Facemmo dei turni di guardia per vedere se arrivava qualcuno, anche

un animale poteva essere un pericolo e noi volevamo stare in allerta.

Ripartimmo dopo non molte ore per essere al “Villaggio del fiume” di

giorno. Lì ad aspettarci c’era Allen, una grande amica di mia madre,

lei ci avrebbe ospitati.

5. Al villaggio di Allen

Risalire le sponde del fiume non era difficile anche se le rocce erano

molto appuntite e frastagliate.

Il villaggio era molto carino ed anche molto diverso dai nostri: le

case avevano all’incirca due piani e tutte erano di forma quadrata,

simili ai bungalow, infatti avevano la stanza da letto e il bagno,

Page 13: The captive emerald

mentre il luogo dove gli abitanti del luogo cucinavano era situato

all’aperto e tutti potevano usufruirne.

Quella regione del nostro paese era sempre soleggiata e il caldo era

una delle fonti di energia più importanti che avevano.

Non si fece attendere l’arrivo di Allen, con i suoi lunghi capelli biondi

raccolti in uno chignon e i larghissimi vestiti che usava indossare

come loro tradizione.

Si vedeva chiaramente che noi non eravamo originari di quel luogo,

due discendenze completamente diverse; noi di Vespriland eravamo

molto guerrieri, ce ne stavamo sempre per i fatti nostri e non

conversavamo molto; il nostro abbigliamento non prevedeva l’uso di

molti colori, usavamo soprattutto colori tenui oppure il nero e il

grigio, a volte si poteva indossare il blu di tutte le tonalità,

prevalentemente quelle scure.

Ognuno di noi era specializzato nell’uso di un’arma, io ad esempio

sapevo usar bene la spada e Luke l’ascia; stavamo molto in solitudine,

spesso in mezzo alla natura, e ci riunivamo solo durante le feste.

Lì era tutto veramente diverso: ondate di colori dalla sfumatura più

chiara a quella più scura si riversavano sulle case, sulle persone e

sulle strade, quasi a farmi venire il vomito, essendo abituata al

bianco, al nero e al blu; tutti erano molto socievoli ed allegri, tutti

persi tra risate e gioia. Quel posto non faceva per me!

<<Cara Katerin, piccola mia, come stai mia cara?>>. Tutta quella

felicità mi dava fastidio, ma dovetti rispondere nel miglior modo

possibile per essere educata: <<Potrebbe andare meglio, visto quello

che è successo>>. Come se avessi detto la cosa più felice del mondo,

Allen mi disse: <<Su, su cara, dimmi, racconta pure, dividi con me le

tue belle notizie!>>.

Page 14: The captive emerald

Adesso era veramente troppo, mi stava prendendo in giro e questo

mi fece irritare molto, tanto da risponderle così male che il suo

sorrisone a trecentosessanta gradi si fece più cupo: <<Non sopporto

le prese in giro, è mai possibile che tu non riesca a capire che ce ne

siamo appena andati da un villaggio in fiamme?>>.

Mia madre mi lanciò l’occhiata più brutta che mi avesse mai lanciato,

ma di certo adesso non pensavo a lei, mi misi a correre con le lacrime

agli occhi e Luke mi seguì.

<<Non ce la faccio più, voglio trovare mia sorella e scoprire cosa è

successo in tutto il paese>>; urlavo come una matta, avevo i nervi a

fior di pelle e non sopportavo più nessuno.

Corsi nel boschetto vicino al villaggio facendo slalom tra gli alberi,

fino ad arrivare ad un piccolo ruscello dove mi fermai, mi sedetti e

tirai fuori la spada per lucidarla con quell’acqua limpida e

trasparente; la lama era ancora tagliente e i bellissimi intarsi

luccicavano come sempre.

Ad un certo punto sentii scostare dei rami e lo scalpiccio di

qualcuno; presi in mano la spada e mi avvicinai lentamente agli alberi;

vidi un’ombra e quando stavo per colpirla uscì fuori Luke e ci mancò

poco che non svenissi dalla paura.

<<Mi hai fatto spaventare, che ti salta in testa?>>.

<<Katerin, ti devo parlare di una questione seria; circola la notizia

che Animus abbia rubato lo smeraldo da Carendor e che tutto il

paese stia lentamente cadendo sotto il dominio del male; tanti

vengono ipnotizzati, apparentemente non sembra lo siano, invece si

trasformano in spie di Animus e cercano altre persone da

ipnotizzare>>.

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Non mi aspettavo una cosa del genere ma sentivo che qualcosa non

andava. <<Sono spaventata, ma anche decisa a riportare lo smeraldo

al suo posto, facciamolo io e te! Dobbiamo sconfiggere Animus!>>.

Tra noi non ci furono incomprensioni, andai da mia madre e le dissi

tutto; non volevo che lei si facesse del male, così le consigliai di

restare al villaggio e di stare molto attenta a quello che succedeva.

<<Stai tranquilla, torneremo presto>>. Lei con le lacrime agli occhi

disse: <<Ho già perso una figlia, non voglio che anche l’altra se ne

vada, e se poi ti succede qualcosa?>>. Risposi: <<Non ti preoccupare,

vedrai che andrà tutto bene e poi so cavarmela da sola, ti voglio

bene, ci rivedremo presto, magari con Amhin>>. L’ultima frase che lei

mi disse fu: <<Mi fido di te>>.

Là ci lasciammo ed io e Luke ci avviammo verso la strada principale.

6. Shannira

Durante la notte non ci riposammo e continuammo a camminare per

poterci avvantaggiare il giorno dopo. Tirai fuori il biglietto d’oro che

mi era stato dato nel boschetto vicino a casa mia per rileggere

l’indovinello, ora quasi tutto aveva un senso e sapevo dove andare:

nell’indovinello c’era scritto che dovevo seguire l’acqua che mi

avrebbe portato al fuoco e dopo alla verde oscurità. Questo era il

punto più facile dell’indovinello, anche se non sembrava, significava

che avevo oltrepassato i due fiumi e mi dovevo dirigere prima verso

Page 16: The captive emerald

la piazza delle faglie di fuoco e poi al bosco oscuro, almeno così

avevo interpretato.

Luke era molto curioso e mi chiese: <<Cosa c’è scritto sul biglietto?>>.

Glielo posi e lui lesse con molta attenzione. << E’ un indovinello ed una

parte dovresti averla risolta, ma non capisco cosa intenda con origini

e apparenze. Chi si sia risvegliato lo sappiamo bene, ma tu perché

saresti collegata a lui? E come fai a sentirlo?>>.

Era complessa sia la domanda che la risposta e cercai di dare una

spiegazione tenendo conto di quanto era accaduto. Gli esposi la mia

idea riguardo ai segni che avevamo ricevuto: <<Tu, prima della festa

finale di rhandin, hai vissuto una stranissima esperienza dovuta a

quel tatuaggio, credo, come se qualcosa o qualcuno ti stesse per

trasformare. Io, mentre ero in città a fare due passi, mi sono

sentita molto strana, come se un qualche richiamo mi facesse fare

quello che voleva lui>>. Mi disse: << Mi sembra che un po’ quadri, ma

noi cosa abbiamo a che fare con tutto ciò?>>

<<Questo ancora non lo so, Luke, ma spero di scoprirlo presto>>.

Camminammo e camminammo per un sacco di tempo, fino allo

sfinimento; le ore per riposare non bastavano e trascorremmo due

giorni con pochissime provviste, ma per fortuna la piazza era non

molto lontana da noi.

Quando arrivammo la desolazione aveva occupato ogni singolo

millimetro di quella piazza imperiale; era tutto bruciato, solo le

statue dei sette creatori erano ancora intatte, ma, rispetto

all’ultima volta che c’ero stata, avevano un aspetto diverso, più

sinistro.

Mi chiedevo come dei cavalieri avessero potuto ridurre in quel modo

un luogo così magico e potente, mi accorsi però troppo tardi che non

erano stati i cavalieri a ridurre quel posto in quel modo.

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Nemmeno il tempo di girarmi che sentii il suo fiato già da lontano, i

suoi passi pesanti rimbombavano nell’aria e le pesanti ali, che

toccavano terra, accompagnavano tutto il resto; mi girai e la vidi:

Shannira in tutta la sua magnificenza si era unita al male; mi faceva

paura con le sue tre teste, ma l’occhio d’oro era quello che mi

paralizzava; vidi la sua bocca che si apriva e allora mi tappai subito le

orecchie.

Fece un ruggito fortissimo, così forte che ci buttò per terra. Tirai

fuori la spada e Luke la sua ascia. Lei partì all’attacco e noi

cominciammo a scappare.

La aggirammo e da dietro colpimmo il drago della terra molte volte,

fino a che, in seguito ai numerosi colpi, essa non perse la vista.

Scampammo così il pericolo di morire:

infatti se fosse riuscita a guardarci con

l’occhio d’oro centrale, saremmo morti e

se ci avesse guardato con tutti gli altri,

saremmo rimasti pietrificati.

Eravamo molto agili, ma Luke era

abbastanza distratto ed allora Shannira lo

prese con i suoi artigli e stava per

graffiarlo.

In quel momento ero veramente

arrabbiata, non potevo perdere il mio

migliore amico; presi a correre e feci un salto altissimo e tagliai con

la spada quella sottospecie di zampa che imprigionava Luke.

Si sentì un altro ruggito, ma mentre lei si “lamentava” per il dolore,

corsi agilmente verso di lei e le infilai la spada nel petto con tanta

Page 18: The captive emerald

violenza da farla cascare a terra come una docile bambina, e lì

rimase.

Sembrava tutto finito, quando il corpo di Shannira si dileguò

lasciando una pietra tonda blu.

Analizzai tutta la piazza e vidi che perfettamente al centro c’era un

foro della stesa forma e dimensione della pietra, ce la misi dentro e

in quel momento un forte rumore di pietra fece tremare il

pavimento, le statue iniziarono a girare sempre più velocemente, fino

a creare un bagliore azzurro chiaro che formò una busta viola,

identica a quella che avevo ricevuto in precedenza.

La busta cadde sulla fredda pietra, corsi subito a prenderla, la aprii

e lessi il contenuto: <<Se stai leggendo questa lettera vuol dire che

la ragione hai ben interpretato e che i passaggi hai seguito con molto

intelletto; continua a seguire il tuo spunto di viaggio, ma una volta

arrivata alla destinazione pensata cerca il passaggio per origini e

verità che qui ti hanno mandata>>.

Capii subito che dovevo seguire quello che mi diceva la mia mente,

che dovevo arrivare al bosco oscuro, ma quale era il passaggio per

origini e verità? Questo non lo capivo.

7. Il Portalis Magnum

Avevamo ormai lasciato da poco la piazza delle faglie di fuoco e ci

avviavamo verso il bosco oscuro.

Page 19: The captive emerald

Avevo paura di quel posto, soprattutto perché era abitato da

creature orribili e spaventose.

Non ci voleva tanto ad arrivarci, soprattutto se si passava per le

gallerie sotterranee che collegavano la piazza all’entrata del bosco,

ma non era prudente passare sotto terra.

Ci erano capitate troppe poche sventure fino a quel momento!

Sentimmo un’orda di zoccoli avanzare verso di noi. Questi cavalieri

erano diversi, avevano tuniche nere ed armature. Non avevo mai

visto cavalieri del genere e tantomeno cavalli del genere: erano neri

come la pece e brillavano sotto la luce del sole; avevano la criniera e

la coda rosso scarlatto e gli occhi dello stesso colore, ma molto più

intenso.

Correvamo più veloci che potevamo, ma la potenza di quei cavalieri ci

raggiunse presto. Non si fermarono, né ci legarono.

Uno di loro mi prese per un braccio e mi tirò a sedere sul suo cavallo,

lo stesso fecero con Luke e ci portarono verso l’inizio della foresta.

Arrivammo lì subito, ci fecero scendere da cavallo e ci bendarono gli

occhi.

Iniziai a fare domande ma nessuno mi diceva niente. Dopo un po’ che

camminavamo iniziai a perdere la pazienza e dissi: <<Ma insomma, che

sta succedendo, che volete farci?>>. In quel momento una voce ostile

mi disse: <<Ehi, calmati! Guarda che siamo arrivati, non c’è bisogno

che ti agiti!>>.

Mi tolsero la benda e davanti a me apparve un ragazzo che sembrava

della mia stessa età.

Aveva i capelli corvini, gli occhi blu, ma di un blu così intenso che non

poteva eguagliare il cielo stellato della notte; era alto e muscoloso, il

suo viso somigliava al mio.

Page 20: The captive emerald

<<Tu chi sei?>> gli chiesi. << Lo scoprirai presto>> mi disse, ed

accompagnarono me e Luke vicino ad un albero.

<<Avrai sicuramente trovato due buste viola con dentro dei

messaggi, quei messaggi sono riferiti a te e a ciò che sta accadendo.

Tu avrai sentito questa storia narrata come se fosse una leggenda:

si dice che sia esistito un mondo, tanto tempo fa, abitato da demoni,

creature descritte come cattive e crudeli, ma non è così; Animus ha

messo sotto una cattiva luce il nostro mondo che ancora esiste, e

inoltre ha cercato di tenere questo mondo nascosto, per non farlo

conoscere agli altri abitanti.

Quelle lettere ti sono arrivate come aiuto, adesso ti spiego gli

indovinelli>>.

Questo lungo discorso mi fece rimanere di stucco, non ci credevo

che il mondo dei demoni potesse esistere veramente, ma anche se

insicura, continuai ad ascoltare. <<Nel primo, stavamo cercando di

dirti di venire verso il bosco oscuro, per poterti dire cosa sta

succedendo veramente; riguardo alle origini, ti volevamo far sapere

chi sei veramente e chi è tuo padre>>.

A questo punto del discorso lui si

interruppe come se avesse capito che

ero esterrefatta; mio padre, sapevo

che lui era morto in guerra come un

valente soldato, ma invece da quello

che avevo capito lui era vivo. Ma

allora chi era?

Riprese: <<Sei una persona

importante e adesso devi salvare il

Page 21: The captive emerald

tuo mondo, in verità il nostro mondo. Capirai tutto più avanti>>.

Non ero spaventata, per niente. Volevo sapere chi era mio padre.

L’albero dove eravamo iniziò a cigolare e dalla corteccia spuntò un

portale; era bellissimo e brillava di azzurro.

Non ci potevo credere, stavo ammirando il leggendario Portalis

Magnum, il portale degli eroi, quello che tutti gli eroi più importanti

nell’antichità avevano attraversato: era l’entrata nel mondo dei

demoni.

<<State attenti, vi farà uno strano effetto entrare, quindi mi

raccomando all’atterraggio!>>.

<<Scusa ma cosa intendi con atte…>>; non ebbi il tempo di finire la

frase che venimmo catapultati in uno spazio che non avevo mai visto;

galleggiammo nel vuoto fino a quando una forza grandissima ci

catapultò su un pavimento di rubini, dove cascai per la forte spinta.

<<Ora capisco cosa intendevi per atterraggio. Scusa, ma non mi hai

detto come ti chiami>>; <<Io sono Tom, Katerin>>.

Lui sapeva il mio nome: << Come fai a sapere il mio nome?>>. <<Come

potrei non saperlo dopo tutte queste lettere?>>. <<Giusto>>.

<< Tu volevi conoscere tuo padre, ora ti posso dire chi è; tu pensavi

fosse morto, invece è scappato da Animus, pensando di essere

l’unico demone esistente. Si è rifugiato in questo bosco, ha trovato

questa porta e si è rimasto in questo mondo, dove ha incontrato altri

esseri come lui ed è diventato il re di questo popolo.

Tu sei sua figlia e lui è da molto tempo che non ti vede. Eccolo, sta

arrivando>>.

Page 22: The captive emerald

Si aprì una porta ed entrò una persona alta dai capelli corvini come i

miei e gli occhi blu. <<Ciao Katerin, è molto tempo che non ti vedo, sei

cresciuta tantissimo; tu non mi hai mai conosciuto, ma a me e a tua

madre sembrava opportuno dirti chi sei veramente, ed io dovevo

vederti a tutti i costi, voglio aiutarti>>.

Era veramente uguale a me, mi somigliava in tutto, nel tono di voce,

nel modo di fare e questo mi rendeva felice. <<Come mi vuoi

aiutare?>>.

<< So quello che stai facendo e penso che salvare il nostro mondo sia

molto importante. Tieni, ti voglio dare in dono questa piuma, ogni

volta che avrai bisogno del mio aiuto sfregala ed io arriverò; per il

resto non ti preoccupare, confida nella speranza e vedrai che andrà

tutto bene>>.

<<Grazie papà, i tuoi consigli mi saranno di grande aiuto, ma ancora

una domanda, cosa significava nella prima lettera che non dovevo

credere alle apparenze?>>.

<<Significava che non dovevi credere alla bontà di tutte le persone,

perché sono state proprio loro a cacciare i demoni da Smeraldia>>.

<<Grazie, spero che ci rivedremo presto, adesso devo andare>>.

<<Ancora una cosa; devi stare attenta alle spie, non dire alla gente

cosa devi fare e dove devi andare, tieni nascosta la piuma, perché te

la potrebbero rubare, ti raccomando molta cautela>>.

<<Starò molto attenta>>.

Uscii insieme a Luke dal portale. Stavamo per andarcene, quando

Tom ci raggiunse correndo e ci disse: <<Vi prego, non ve ne andate,

voglio venire con voi e aiutarvi, potreste avere bisogno del mio aiuto.

L’ho chiesto a tuo padre, e lui è d’accordo>>.

Page 23: The captive emerald

<<Io non ho problemi, per me puoi venire. Cosa ne pensi Luke?>>.

<<Non lo so, stiamo bene anche da soli, ma se ci tieni tanto d’accordo,

può venire>>.

<<Grazie, non vi farò pentire di questa decisione>>.

Ricominciammo il nostro cammino in compagnia di un nuovo amico, e

grazie alla sua presenza, ci sentimmo meno soli, lo ammise anche

Luke.

8. L’esercito nemico.

Non camminammo per molto, io volevo continuare oltre il confine per

Orridor, ma Tom mi disse: <<Se vogliamo raggiungere lo smeraldo,

dobbiamo passare per quest’altro portale che ci porterà sulle catene

di Doromir>>.

<<Cosa c’entrano le catene di Doromir con tutto questo?>>;

<<Ma come, non lo sai? Lo smeraldo si trova sul Picco Massimo, nel

Mare degli Angeli; sarà molto difficile arrivarci, soprattutto perché

la Contea oceanica è controllata da tutto il suo esercito che ci sta

rintracciando; la cosa più pericolosa, è che adesso loro ci daranno la

caccia, perché sanno che due demoni sono in giro per il paese>>.

<<Non sapevo di tutto questo, quindi io sarei un demone?>>

Page 24: The captive emerald

<<Sì e hai anche dei poteri; penso che ti sarai accorta che sai usare

la magia e che nell’ultimo periodo riesci a fare cose particolari>>;

<<Quindi io non sono un’umana?>>

<<No, Katerin>>.

Per me questo era strano, ma allo stesso tempo mi rendeva felice,

particolare, un qualcosa di diverso.

Luke era turbato e non riuscivo a capire cosa avesse. <<Luke che hai?

Ho fatto qualcosa di male?>>.

<<Non è colpa tua, sono rimasto male che tu sei un demone, molto più

importante e diversa da me; mi sento nessuno, tu hai la magia e

tutto quello che vuoi, io niente>>.

<<Non ho mai desiderato essere qualcun altro, e comunque tu sarai

per sempre il mio migliore amico, l’unico che non cambierà mai e che

sarà il più importante per me>>.

Dopo il mio discorso lui si mise a suo agio, si calmò e ritornò quello di

sempre, ma ciò che lo colse di sorpresa fu quanto disseTom. <<Scusa,

non ho potuto evitare di sentire. Katerin mi ha detto che anche tu

hai avuto delle particolari reazioni in questo periodo; non dico che

sia sicuro, ma anche tu potresti essere un demone o qualcosa del

genere>>.

Dopo queste informazioni, Luke si sentì ancora meglio e la situazione

si ristabilì.

Eravamo pronti per passare dal portale e non ci volle molto. La

stessa cosa dell’altro, una grande spinta e poi tutto finito.

Ci ritrovammo sulle immense distese verdi dei monti Doromir;

eravamo abbastanza vicini al Male e si sentiva la sua presenza.

Page 25: The captive emerald

Più si procedeva verso la fine dei monti, più l’erba da verde che era

iniziava a marcire, fino a non crescere più. Anche la terra cambiava

aspetto e diventava color nero bruciato.

<<Anche qui è arrivato il Male, si sta espandendo e questo non va

bene >>

<<Lo sento, Animus adesso non è qui, lui è con lo smeraldo nel Mare

degli Angeli!>>

<<Penso che voglia distruggere lo smeraldo, dobbiamo fermarlo>> mi

disse Tom.

Più in là nell’alto del cielo, si vedeva una fiamma nera salire, indicava

il castello, e con il tempo si stava espandendo.

Era molto lungo il viaggio da intraprendere, soprattutto perché il

nostro percorso era piena di pericoli ed insidie.

Per superare il castello cercammo di passare tra i boschi e le strade

secondarie. Non era facile il nostro viaggio. Eravamo stanchi e un po’

disorientati. E mentre la debolezza si faceva strada dentro di noi

venimmo scovati e il cattivo colpì.

Un esercito di cavalieri ci accerchiò; so che volevano fermarci, ma

un esercito intero mi sembrava esagerato, avevano così paura di noi?

In quel momento ero io che avevo paura di

loro, sapevo che non avremmo potuto battere

duemila soldati da soli, non sapevo come fare,

ero disperata, ma nel mio cervello si accese

una lampadina. Tirai fuori la piuma di mio

padre, la sfregai e dissi sottovoce: <<Spero

che mi aiuterai>>.

Page 26: The captive emerald

Dalle facce si capiva che non avevano pietà; c’era uno sguardo di sfida

tra me e il comandante.

Iniziai a correre, senza badare a cosa facevano gli altri miei

compagni.

Estrassi la spada e iniziai a colpire tutti i soldati che avevo davanti;

non potevo vedere tutti quelli che avevo intorno, perché non avevo

né cento mani, né cento spade.

Stavo correndo, quando uno di loro mi colpì alla gamba; caddi a terra

dolorante, urlando come non mai; essendo un demone, non mi sarei

dovuta far niente, ma nessuna creatura può resistere ad una lama

contraffatta dalla magia nera, nemmeno con i miei migliori

incantesimi avrei potuto curare la grande ferita che avevo.

Luke corse subito da me, mi prese in braccio e cercò di allontanarmi

dal campo di battaglia.

Non ce la facevo più a sopportare quella guerra. Tutto sembrava

perduto, quando un forte nitrire di cavalli richiamò la mia

attenzione; uno splendente esercito di neri destrieri stava correndo

in mio aiuto. Sapevo che sarebbe arrivato!

Tom mi fece alzare e piano piano, con il suo aiuto riuscii a

raggiungere il bosco.

Da lontano vedevo la ritirata del nemico; riuscii a tranquillizzarmi,

ma erano state troppe le sfide del giorno e la stanchezza ebbe la

meglio su di me.

9. La Fenice piangente.

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Mi risvegliai tra le morbide erbette del bosco, con lo scorrere di un

ruscello in sottofondo.

<<Come stai, ti senti meglio?>> il tono di voce di Tom allietò il mio

risveglio. Si mise a spiegarmi molte cose, mi disse quello che era

successo ed anche che mi ero fatta male ad una gamba. Me lo

ricordavo bene, ma il dolore era sparito, anzi, la ferita era sparita.

<<Ma come è possibile? Era una ferita inguaribile!>>.

<<Tuo padre ci ha lavorato molto, ma alla fine è riuscito a guarirti>>.

Ero fuori di me dalla felicità ed anche grata a mio padre per quello

che aveva fatto.

Sostammo in quel boschetto per tutto il resto della giornata, anche

perché eravamo molto stanchi.

Il giorno dopo mi svegliai presto. Anche se avevo fatto l’ultimo turno

di guardia non ero per niente stanca.

Il cielo era buio, ovvio, eravamo a meno di cinque giorni dal Mare

degli Angeli, il posto più bello del nostro paese rovinato da Animus.

L’atmosfera non era gradevole, non mi piaceva il luogo dove stavamo

andando. Il Lago delle Anime Erranti aveva una storia bruttissima e

non volevo altri guai anche lì.

Dopo ore di lungo cammino le alte canne del lago ci diedero il

benvenuto.

Un lamento appesantiva l’aria insieme ad una forte afa.

Nei dintorni c’era qualche bellissimo fiore di Scallirium, una pianta

che adoravo.

Page 28: The captive emerald

Stavamo camminando più silenziosamente ed in fretta possibile,

quando un melodioso canto iniziò ad alzarsi sempre più, fino a

diventare straziante.

Ci tappammo subito le orecchie e tante ombre vestite di stracci e

ricoperte di alghe iniziarono ad alzarsi dall’acqua.

Capii subito quello che stava succedendo, sapevo di una leggenda

riguardo alle anime che cantavano e attiravano le persone, ma non

pensavo che fosse vero e soprattutto così pericoloso.

Iniziammo a correre, ma loro non smettevano di cantare e lo

facevano sempre più forte.

Provarono anche a prenderci creando turbini di vento e lanciando

delle grandi spine, ma noi continuammo a correre e a fare del nostro

meglio.

Ad un certo punto vidi Luke con le orecchie stappate ed in quella

frazione di secondi vidi la sua pelle diventare grigia e il suo corpo

diventare pietra.

Rimasi senza fiato, ormai la ragione non la usavo più; mi misi a

correre verso il suo corpo senza però poter fare niente.

Mi misi a piangere, non potevo aver perso il mio migliore amico, era

troppo prezioso per

me!

Le anime

continuavano ad

inseguirci ma,

mentre io mi

disperavo, un manto

Page 29: The captive emerald

rosso arrivò sulle anime e con il suo luminoso sguardo le fece sparire.

Fece un altro vorticoso giro e si appoggiò

su una roccia.

Non potevo credere al fatto che stessi

vedendo una fenice piangente in carne ed

ossa; per una persona venuta da lontano

c’erano pochissime le possibilità di vederne

una. Loro arrivano solo quando hai

veramente bisogno d’aiuto e questo mi

sembrava il caso.

La fenice spiegò di nuovo le ali lasciando

una delle sue piume di fuoco sulla roccia; sulla piuma per qualche

secondo apparve una scritta: ”Se la piuma stretta a te terrai e un

fischio farai, una lacrima per aiuto avrai”.

Mi aveva regalato le sue lacrime, le lacrime di fenice sono curative, e

capii subito a cosa servivano.

Corsi da Luke, strinsi a me la piuma e fischiai. Non stava succedendo

niente. Pensai che fosse solo un imbroglio, ma la piuma iniziò a

vibrare e ne venne fuori una corposa goccia d’acqua.

Non esitai un istante, feci cadere la goccia sul Luke di pietra.

Ero ansiosa, sapevo che lo avrei riavuto con me. Ma niente, la statua

rimase lì ferma e immobile.

Scoppiai in lacrime, sapendo che avevo perso il mio migliore amico

per sempre.

Page 30: The captive emerald

Ora che le anime erano state sconfitte, ci accampammo lì per la

notte; mentre eravamo seduti Tom mi disse: <<Mi dispiace, non avrei

mai voluto che tutto questo accadesse>>.

<<Sono dispiaciuta quanto te >>. <<Questo viaggio… Beh… E’ stato

sciocco intraprenderlo!>>. <<No Tom, non lo è stato per niente; noi

abbiamo scelto di salvare il paese e lo salveremo o proveremo a

salvarlo fino in fondo>>.

10. Le ninfe mangiamorte

La mattina arrivò con molta rapidità ed una sorpresa mi fece quasi

svenire.

Luke era ancora intrappolato nella pietra per metà, ma era sveglio.

<<Non ci credo! Oh mio dio, Luke, ma sei vivo!>>

<<Sì, ma solo per metà!>>

<<Ora come faremo a proseguire il viaggio?>> disse Tom.

<<Ragazzi, non vi preoccupate, ho un piano: voi proseguite ed io vi

raggiungerò dopo presso il Mare degli Angeli con dei rinforzi>>.

<<Non mi sembra sicuro Luke, ho paura, se poi ti succede qualcosa?>>

<<Per favore, non ti preoccupare. Ce la farò! Voi dovete andare!>>.

Nonostante i miei no, mi feci convincere.

Page 31: The captive emerald

Ci rimettemmo in viaggio verso l’ultimo e più duro tratto di strada

per lo smeraldo.

Si potevano già intravedere le grandi onde del Mare degli Angeli.

La Contea Oceanica era l’ultima città prima del mare e noi non

vedevamo l’ora di raggiungerla. Era molto tranquilla la strada da

seguire per arrivare alla Contea, ma tutto era stato completamente

ribaltato. La strada era disconnessa, piena di erbacce, rovi e tante

altre piante spinose. Non fu per niente facile attraversare quella

via; non c’erano solo piante, ma anche animali, insetti e cose

indescrivibili.

Eravamo sfiniti, non ce la facevamo più, finire quel viaggio era

impossibile.

A darci il benvenuto non fu una bellissima cittadina ordinata, piena

di fiori, frutti e natura, dove il profumo del mare si sentiva da

lontano e dove la felicità non poteva mancare.

No, quella che ci accolse fu una città buia, cupa e gelida.

Tutto era contornato dal ghiaccio, non c’era più nemmeno un filo

d’erba, tutto raso al suolo da incendi, dal ghiaccio e da terremoti

che avevano distrutto anche le abitazioni.

I cittadini erano spariti, in tutti i modi; chi era scappato, chi era

morto.

Numerosi corpi erano stesi per terra e non c’era il minimo rumore;

solo il fumo delle macerie si alzava nell’aria.

Stavamo camminando tra le varie case per vedere se c’era qualcosa

di recuperabile, ma nemmeno l’aria era recuperabile in quel posto.

Mi girai di scatto, anche Tom lo fece; vedemmo un’ombra passare e

poi più niente.

Page 32: The captive emerald

Continuammo ad avanzare, ci voltammo di nuovo sentendo un rametto

spezzarsi, forse l’unico rametto che era rimasto.

Iniziammo ad insospettirci e ad avere paura.

Tre figure alte e snelle venivano verso di

noi; Tom entrò in trance solo guardandole;

erano delle donne bellissime, devo

ammetterlo, ma io le conoscevo e mi

aspettavo che si fossero alleate con

Animus.

Le “ninfe mangiamorte” potevano essere

una tentazione per chiunque, ma io sapevo

resistere molto bene alle tentazioni, al

contrario di Tom. Iniziarono ad emettere

degli strani versi, tra la melodia e i versi di un lupo. Tom stava quasi

per sbavare e piano piano si stava avviando verso di loro. Non

riuscivo a fermarlo in nessun modo, era sempre più vicino. Ad un

tratto loro si misero a quattro zampe e presero le sembianze di un

lupo. Tom era già nelle loro grinfie quando se ne accorse; corsi verso

di lui con la spada in mano e colpii la ninfa che lo stava per mordere;

gli procurò comunque un graffio sul collo. Grazie alle mie grandi

abilità magiche sferrai due incantesimi e le sconfissi.

Ne rimase una però che stava venendo verso di me senza voler fare

guerra.

Stavo per ucciderla, quando riconobbi quegli occhi e misi a freno la

spada.

Come era possibile che avessero trasformato mia sorella Amhin in

una ninfa?

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<<Amhin, sei tu?>>

<<Sì Katerin, sono io. Mi sei mancata moltissimo!>>.

Corsi da lei e l’abbracciai come non avevo mai fatto nella mia vita.

<<Anche a me sei mancata moltissimo, sono felice di averti qui con

me>>.

<<So bene quello che sta succedendo e ti voglio aiutare>>.

<<Aspetta dammi il tempo di farti tornare te>>

<<Non puoi, finché lo smeraldo non sarà al suo posto, tutte le

creature trasformate non potranno riprendere le loro sembianze,

ma guarda il lato positivo: così vi sarò più utile!>>.

<<Cercherò di farci l’abitudine>>.

Mia sorella si unì a noi e ripartimmo per andare a prendere lo

smeraldo.

11. La fine di Animus

Una stradina molto breve ci accompagnò alla spiaggia del Mare degli

Angeli. Un tuono, poi il silenzio, infine un lampo gigantesco creò un

vortice di ghiaccio che si trasformò in una torre.

Avevo i brividi, tutti li avevamo perché eravamo spaventati a morte.

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Ed infine come ciliegina sula torta lui apparve, in tutta la sua

magnificenza.

Era vestito in modo elegante, con una grande armatura rosso

scarlatto, il colore del sangue, quello che adorava.

Aveva in mano il suo scettro di ghiaccio, che lanciava delle piccole scosse

blu.

<<Ciao Katerin, è la prima volta che ci vediamo, ma dovresti conoscermi

molto bene>>.

Rimasi immobile e zitta, non gli risposi. <<Hai fatto molta strada fino a qui.

Non capisco per impedirmi cosa. E’ impossibile che tu riesca a prendere lo

smeraldo, ma per me puoi provarci. Che ti costa? Soltanto morire!>>.

Dopo queste sue acide parole alzò lo scettro al cielo e fulmini e saette

iniziarono a bombardare la spiaggia. Ne schivammo il più possibile, senza

mai smettere di correre.

Oltre alle saette, dei massi di ghiaccio iniziarono a piovere dal cielo. Noi

iniziammo a correre verso Animus che era un ottimo spadaccino. Mentre

Tom lo distraeva, io cercai di avvicinarmi alla torre dello smeraldo. Iniziai

ad arrampicarmi, poi a correre su per le scale della torre ed infine, ad un

passo dallo smeraldo, apparve davanti a me Animus con la spada.

Essendo un demone non mi sarei fatta male. Vidi una finestra e allora

saltai giù, fino ad atterrare perfettamente sulla spiaggia.

Arrivò anche Animus, che mi colpì in pieno stomaco con la sua spada.

Tom corse incontro ad Animus per colpirlo, ma lui con il suo bastone gli

lanciò un incantesimo che lo fece cadere a terra immobile.

<<Stupida ragazza, tu e quale esercito pensavate di battere me?

Nemmeno il più grande e potente dei potenti potrebbe farlo, e tu povera

diciottenne vieni a giocare con me!>>.

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<<Non è ancora finita, Animus>>.

<<Infatti, non è finita>>.

Una voce familiare

riecheggiò nell’aria; mi

voltai per quello che

potevo e vidi Luke a capo

di un esercito

mastodontico.

C’era mio padre, l’esercito

di Vespriland, gli eserciti

delle montagne e quello del Deserto della Luna; tutti che volevano la

libertà.

Luke era a cavallo e corse subito da me

<<Katerin, che ti ha fatto? Prendi la piuma rossa!>>.

Mi diede la piuma rossa, ma quando me la diede non dovetti fischiare,

nemmeno ci riuscivo; un drago rosso planava nel cielo, fece cascare tante

gocce d’acqua sul mio corpo ed immediatamente la mia ferita guarì.

Animus rimase sorpreso.

Gli eserciti partirono all’attacco: chi verso la torre, chi verso Animus,

ognuno aveva un obbiettivo che voleva raggiungere.

Animus venne ucciso subito e quando i cavalieri trafissero il suo corpo ci

fu un gran silenzio, poi un grido straziante insieme a della polvere nera

salì verso l’alto e tutto il paese venne liberato per sempre dalla malvagità

di Animus.

Inoltre il suo corpo venne messo nelle segrete del suo castello, protetto

da una barriera magica indistruttibile. Quella cella venne maledetta: “Che

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Animus patisca le pene più dolorose che esistano e che non faccia più

ritorno nel nostro paese!”.

Noi tutti tornammo a casa, felici di vivere la nostra vita in pace, liberi da

paura, oppressione e odio, felici di amare il nostro paese.

Lo smeraldo venne riportato alla fonte, che così ridiede vita al paese.

Nessuno mai e per nessun motivo dovrà e potrà toccarlo, perché

danneggiare il proprio paese per il potere è come danneggiare se stessi.

Fine

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