1 TALKING Transactional Analysis Learning for Keeling over the Intercultural Gap Ada Maurizio Dall’arrivo all’inclusione. Politiche ed interventi per la popolazione straniera in Italia tra accoglienza ed integrazione. Paper for the X ESPAnet Italy Conference “The Welfare and the losers of globalization: social policies facing old and new inequalities” Forlì, 21-23 September 2017 *Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti 3 di Roma – Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca [email protected]
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TALKING
Transactional Analysis Learning for Keeling over the
Intercultural Gap
Ada Maurizio
Dall’arrivo all’inclusione. Politiche ed interventi per la popolazione straniera in
Italia tra accoglienza ed integrazione.
Paper for the X ESPAnet Italy Conference
“The Welfare and the losers of globalization: social policies facing old and new
inequalities”
Forlì, 21-23 September 2017
*Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti 3 di Roma – Ministero dell’Istruzione, Università
Il 18 maggio 2016 il ministro dell’Interno e l’Associazione Comuni Italiani (ANCI) hanno
presentato la Carta per la buona accoglienza delle persone migranti, un documento che sintetizza
la posizione dell’Italia sul delicato tema dell’accoglienza:
Promuovere una sana ed efficace inclusione sociale è l’obiettivo di tutti gli attori coinvolti, nel
rispetto dei reciproci ruoli.
I firmatari, in questo contesto, riconoscono la validità di un’opzione strategica il più possibile
orientata alla presa in carico di gruppi limitati di migranti, da perseguire con un’adeguata
sensibilizzazione del territorio in cui i centri, a vario titolo, insistono.
Il modello è finalizzato a quattro obiettivi principali:
(a) offrire mirate misure di assistenza e di protezione al singolo beneficiario;
(b) favorirne il percorso di integrazione attraverso l’acquisizione di una concreta autonomia che si
caratterizza per l’articolazione in strutture di piccola dimensione, diffuse sul territorio;
(c) garantire la titolarità pubblica degli interventi, poiché è proprio sulla responsabilità pubblica
che si gioca la sostenibilità e l’adeguata connessione degli interventi con la rete dei servizi del
territorio;
(d) tutelare e rendere esenti da tensioni i territori che accolgono le strutture.
Tale modello ha dimostrato di essere il riferimento più convincente per rendere praticabile un
processo di accoglienza che implichi l’analisi dell'esperienza personale, la lettura dei bisogni del
singolo, l’accompagnamento al riconoscimento dei propri diritti presenti e futuri e, in ogni fase, il
coinvolgimento interattivo tra l’operatore sociale, il migrante e l’Ente Locale.
Il sistema di accoglienza dei migranti in Italia è diviso tra strutture di prima e di seconda
accoglienza. La prima accoglienza è gestita dagli Uffici Territoriali di Governo (UTG) che
rappresentano il Governo (Ministero dell’Interno) nel territorio. I Centri di Accoglienza per
Richiedenti Asilo (CARA) e i Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) sono strutture dove il
migrante è accolto all’arrivo in Italia, è identificato e può fare richiesta di asilo per il
riconoscimento dello status di rifugiato. La permanenza nelle strutture di prima accoglienza
dovrebbe essere limitata a trentacinque giorni, trascorsi i quali lo straniero è accolto presso le
strutture della rete SPRAR - Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, gestite dai
Comuni.
La Legge 15 luglio 2009 n. 94, ha previsto la sottoscrizione di un accordo di integrazione tra lo
straniero e lo Stato. Il successivo Decreto del Presidente della Repubblica 14 settembre 2011 n. 179
ha regolamentato la disciplina dell’accordo di integrazione, di concerto con il Ministero
dell’Istruzione. Le modalità di svolgimento del test di lingua italiana è disciplinato dal Decreto
Ministeriale del 4 giugno 2010.
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L’Accordo prevede che lo straniero di età superiore ai sedici anni che entra in Italia per la prima
volta e richiede un permesso di soggiorno valido per almeno un anno deve firmare uno specifico
Accordo di Integrazione che stabilisce le condizioni per il rinnovo del permesso di soggiorno.
L’accordo, tradotto nella lingua utilizzata dall’immigrato (o in una delle otto lingue di uso comune
tra gli immigrati in Italia) è sottoscritto presso lo Sportello Unico per l’Immigrazione o presso la
Prefettura.
L’accordo è un contratto tra l’immigrato e lo Stato italiano, che prevede impegni reciproci, tra i
quali è vincolante la conoscenza della lingua italiana a livello A2 del QCER.
L’apprendimento di lingua, cultura, vita civile e ordinamento assume un ruolo prioritario nel
processo di integrazione dell’immigrato non solo perché è necessario ai fini del rilascio/rinnovo del
permesso di soggiorno ma anche come strumento per comunicare, lavorare, partecipare alla vita
sociale.
A seguito dell’Accordo quadro 7 agosto 2012 tra Ministero dell’istruzione e Ministero dell’Interno,
le sessioni di test per la verifica della conoscenza della lingua italiana, della cultura civica e della
vita civile in Italia si svolgono presso i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti.
9. L’INTEGRAZIONE LINGUISTICA E I CPIA
Il fenomeno migratorio verso l'Italia, se osservato dal punto di vista dell'integrazione sociale e
linguistica, assume caratteristiche specifiche che descrivono un processo in evoluzione e al tempo
stesso una crescente divaricazione nelle competenze linguistiche dei migranti: "il livello di
competenza in italiano L2 di quanti già inseriti in Italia nei percorsi di formazione linguistica risulta
in molti casi molto vicino a quello dell’autonomia, ma, al contempo, il numero di analfabeti
funzionali e/o a bassa scolarizzazione, come i più recenti dati riportano, risulta in deciso e continuo
aumento”.5
Il Quadro Comune Europeo di Riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER), messo a punto
dal Consiglio d'Europa tra il 1989 e il 1996, raccomandato dai Ministri europei dell'Educazione
con la Risoluzione adottata nel corso della Conferenza di Cracovia del 15/17 ottobre del 2000 che
faceva esplicito riferimento al Portfolio Europeo delle Lingue (PEL) e successivamente
raccomandato con Risoluzione del novembre 2001 del Consiglio d'Europa, prevede, come
5 Sillabo per la progettazione di percorsi sperimentali di alfabetizzazione e di apprendimento della lingua italiana a livello
pre A1, protocollo di sperimentazione a cura degli Enti certificatori, nota MIUR 3298 del 26 marzo 2016
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Il profilo dei migranti adulti ai quali si rivolgono i corsi di alfabetizzazione erogati dai CPIA per il
raggiungimento del livello A2 del QCER, tuttavia, non comprende le categorie più vulnerabili nè il
livello successivo B1. Nella Premessa del Protocollo di sperimentazione prima citato, sono descritti
quattro macro gruppi che comprendono i cosiddetti pre alfabeti (gruppo A), cioè coloro che non
possiedono alcuna competenza scritta anche nella lingua madre e che costituiscono l'utenza più
vulnerabile, gli analfabeti (gruppo B), adulti che non hanno ricevuto alcuna istruzione formale e la
cui lingua madre ha un sistema di scrittura diverso da quello della comunità ospitante (arabo,
cinese, ecc). Per i gruppi A e B il Sillabo suggerisce un monte ore d'aula di 500/700 ore.
Il gruppo C comprende gli adulti scarsamente scolarizzati o semi analfabeti, considerati
dall'UNESCO6 analfabeti funzionali in quanto hanno avuto un accesso limitato all'istruzione
formale (meno di cinque anni). In questo caso, l'adulto non è in grado di utilizzare le competenze di
lettura e di scrittura nella vita quotidiana. A questa categoria di apprendenti si rivolge l'offerta
formativa erogata dai CPIA nell'ambito dei percorsi sperimentali finanziati dal Fondo Asilo
Migrazione e Integrazione dell'Unione Europea, con un monte ore di 100/150 ore d'aula, di cui
diremo più avanti.
Infine, il gruppo D comprende i migranti alfabetizzati, in grado di accedere ai percorsi formativi
erogati dai CPIA a partire dal livello A1 del QCER.
Nel Sillabo per la progettazione di percorsi sperimentali di apprendimento della lingua italiana a
livello B1, il pubblico di riferimento è rappresentato dai migranti adulti che risiedono in Italia da
più tempo o che all’arrivo in Italia possiedono già una competenza di livello A2 in lingua italiana
acquisita, grazie a percorsi di apprendimento formale o informale svolti in Italia o nei paesi
d’origine.7
La riforma del sistema di istruzione degli adulti in Italia, avviata con il DPR 263/2012
(Regolamento) e regolamentata dalle Linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento emanate
con il Decreto Interministeriale del 12 marzo 2015 MIUR/MEF, ha istituito i Centri Provinciali per
l’Istruzione degli Adulti (CPIA), a regime dall’anno scolastico 2015/16.
I CPIA costituiscono una tipologia di istituzione scolastica autonoma, dotata di uno specifico
assetto didattico e organizzativo, articolata in reti territoriali di servizio. I Centri realizzano
un’offerta formativa finalizzata sia al conseguimento del titolo di studio e di certificazioni riferiti al
6http://www.unesco.org/education/GMR2006/full/chapt6_eng.pdf 7 Ada Maurizio, La lingua italiana per l’integrazione: la sperimentazione del sillabo pre a1 e b1 nei cpia, in Dirigere la
scuola 2/2017, Euroedizioni, Torino
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primo e al secondo ciclo di istruzione, sia al raggiungimento di un livello di conoscenza della lingua
italiana non inferiore al livello A2 da parte degli stranieri. I CPIA sono organizzati in modo da
stabilire uno stretto raccordo con le autonomie locali, il mondo del lavoro e delle professioni.
Il nuovo sistema di istruzione degli adulti si pone come obiettivo la valorizzazione del patrimonio
culturale e professionale della persona a partire dalla ricostruzione della sua storia individuale. I
percorsi di istruzione per adulti sono organizzati in modo da consentire la personalizzazione del
percorso sulla base di un patto formativo individuale definito previo riconoscimento dei saperi e
delle competenze formali, informali e non formali posseduti dall’adulto
L’organizzazione dei CPIA si articola in reti territoriali di servizio erogano un’offerta formativa
rivolta alla popolazione adulta a partire dai sedici anni, anche negli istituti di prevenzione e pena del
Ministero della Giustizia.
Nei CPIA si realizzano:
• percorsi di istruzione di primo livello (ex licenza media)
• percorsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana (livello A2)
• percorsi di istruzione di secondo livello (Istituto Tecnico, Professionale e Liceo Artistico) in
raccordo con gli istituti di istruzione di secondo grado.
I docenti che lavorano nei CPIA appartengono a due profili di provenienza: docenti di scuola
primaria e docenti di scuola secondaria di primo grado. Dall’anno scolastico 2017/18 nei CPIA
sono presenti i docenti della classe di concorso A23 Italiano per discenti di lingua straniera
(alloglotti).
A livello nazionale i CPIA sono centoventotto, distribuiti in tutte le regioni, con particolare
concentrazione in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia.
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.
Nella complessa e articolata organizzazione dei Centri Provinciali per l'Istruzione degli Adulti, la
fase dell’accoglienza rappresenta lo snodo tra il primo momento di incontro con l’adulto e la
costruzione del suo percorso formativo coerente con un progetto di vita e finalizzato al
conseguimento del titolo di studio e all’inserimento nel mondo del lavoro.
In Italia, sono centinaia i docenti che lavorano con i migranti nei Centri di Istruzione per gli Adulti
(CPIA), nelle associazioni e nelle strutture temporanee. In particolare ai CPIA è affidato il compito
di coordinare la rete territoriale dell’apprendimento permanente degli adulti.
10. I CPIA E L’ACCOGLIENZA
L’ accoglienza e l’orientamento sono processi alla base del funzionamento dei CPIA e del
raggiungimento degli obiettivi formativi che il Regolamento gli attribuisce. Già in questa fase i
docenti potranno utilizzare gli strumenti metodologici di TALKING.
L’accoglienza è una componente strutturale del percorso formativo, nella quale si predispone la
pianificazione personalizzata dell’intero percorso di apprendimento. Durante le attività di accoglienza, lo
studente partecipa in modo attivo alla definizione del proprio curriculum di apprendimento. La fase di
accoglienza è una fase molto delicata che necessita di particolare cura ed attenzione; infatti, l’adulto che
rientra in formazione deve trovare un clima positivo, in ragione del quale avviare un dialogo costruttivo;
deve essere sostenuto nelle motivazioni della scelta che sta per compiere; deve essere sollecitato a costruire
un’immagine positiva di sé attraverso esperienze concrete di successo che ne incrementino il livello di
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CPIA 2016/17distribuzione regionale
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autostima, la responsabilità personale, l’autonomia. La procedura di accoglienza si svolge in varie fasi.
Fase 1: informazioni e presa di contatto.
Il corsista si relaziona dapprima con il personale di segreteria dal quale riceve le informazioni
generali e il modulo di iscrizione e, successivamente, con il docente responsabile
dell’orientamento, che fornisce ulteriori informazioni.
Fase 2: analisi della domanda, dei bisogni, delle motivazioni e delle aspettative Il docente incontra
il corsista e intraprende un colloquio avvalendosi di uno schema di intervista (redatto in due
versioni: Traccia di intervista di accoglienza e orientamento del corsista e Traccia di intervista di
accoglienza e orientamento del corsista con scarsa conoscenza della lingua italiana) impostata
secondo l’approccio biografico. In questa fase il docente si adopera per capire e sostenere i
bisogni, le motivazioni e le aspettative del corsista.
Fase 3: analisi e autoanalisi delle competenze maturate in contesti formali, non formali ed
informali Inizia in questa fase il processo di auto-riconoscimento delle competenze e di
autoapprendimento che il docente ha il compito di stimolare e sostenere. Questa fase prevede
anche la verifica delle competenze possedute per un eventuale riconoscimento dei crediti al fine di
procedere ad una personalizzazione dei percorsi. Le prove elaborate dalla commissione sono
distinte in base ai percorsi (Italiano L2, primo livello-primo periodo, primo livello-secondo
periodo) e sono corredate da griglie di correzione che consentono di mettere in trasparenza gli
apprendimenti pregressi riconoscibili a seguito delle prove. Sulla base di quanto rilevato, i corsisti
vengono indirizzati al percorso di studio propedeutico per gruppi di livello.
Fase 4: Percorso propedeutico. I corsisti, per gruppi di livello, partecipano ad attività didattiche,
organizzate per Unità didattiche di apprendimento (UDA), al fine di consentire ai docenti, con il
coinvolgimento dei corsisti, un’osservazione e una riflessione sul processo di apprendimento e
ricavare elementi utili per la formulazione del Patto formativo.
Fase 5: Negoziazione e stipula patto formativo. La Commissione, dopo avere analizzato tutti gli
elementi utili emersi dalle precedenti fasi, formalizza i crediti riconosciuti e propone il patto
formativo che viene negoziato con l’utente. Dopo aver condiviso e accettato la proposta di patto
formativo il corsista inizia il suo percorso di studio personalizzato.
La partecipazione alle attività di accoglienza equivale alla frequenza di una parte del periodo
didattico del percorso richiesto in misura non superiore al 10% del periodo medesimo.
Le attività di orientamento iniziano nella fase di accoglienza e proseguono per l’intero anno
scolastico. Le attività di orientamento hanno lo scopo di mettere in grado i cittadini di ogni età, in
qualsiasi momento della loro vita, di identificare le proprie capacità, competenze, interessi;
prendere decisioni consapevoli in materia di istruzione, formazione, occupazione; gestire i propri
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percorsi personali di vita nelle situazioni di apprendimento, di lavoro e in qualunque altro contesto
in cui tali capacità e competenze vengono acquisite e/o sviluppate. Conformemente con quanto
stabilito nelle “Linee guida nazionali per l’orientamento permanente” (nota Miur 19 febbraio
2014) che richiamano i riferimenti europei di “Lisbona 2010” e di “Europa 2020”, il CPIA 3
intende:
• Realizzare attività di orientamento formativo o didattica orientativa/orientante per lo sviluppo
delle competenze orientative di base. Queste attività sono rivolte a tutto il gruppo- classe e si
realizzano nell’insegnamento/apprendimento di base e sono finalizzate all’acquisizione delle
competenze di base, delle competenze orientative e delle competenze chiave di cittadinanza.
• Predisporre attività di accompagnamento e di consulenza orientativa di sostegno alla
progettualità individuale. Esse riguardano l’intero gruppo-classe, piccoli gruppi, singole persone,
sono rivolte ad accompagnare lo studente nello sviluppo del proprio progetto personale al fine di
operare le scelte necessarie in relazione ai percorsi formativi successivi o all’inserimento nel
mondo del lavoro. • Individuare specifiche “figure di sistema” (tutor dell’orientamento) in grado
di organizzare e coordinare le attività di orientamento e di interfacciarsi con gli altri operatori
della rete di orientamento del territorio.
• Progettare un sistema di analisi dei fabbisogni socio-economici del territorio e dei bisogni (reali
e/o percepiti) dalle singole persone.
• Promuovere una strategia condivisa “di rete” tra i sistemi di educazione, formazione, Centri per
l’impiego, Amministrazioni locali, Servizi socio-sanitari e altri servizi.
• Favorire l’integrazione con i diversi sistemi di istruzione e formazione.
• Promuovere la collaborazione con il mondo del lavoro e dell’associazionismo del terzo settore8.
11. LE ATTIVITÀ DI COMUNICAZIONE
L’impatto della metodologia elaborata in TALKING non può prescindere da una specifica strategia
di comunicazione e diffusione del progetto in generale e dei risultati attesi, nonché delle varie fasi
di attività.
Il Piano di comunicazione di TALKING, quindi, descrive l’insieme degli strumenti di promozione e
di disseminazione e gli obiettivi che si intendono raggiungere, primo tra tutti la creazione di una
comunità di stakeholders, raccolti in una banca dati comune.