LUCA ALFIERI E CHIARA BARBATI SU ALCUNI ASPETTI DELLA STORIA DEL NEOPERSIANO: NASCITA ED EVOLUZIONE DELLA DIGLOSSIA l. Introduzione: la situazione sociolinguistica del neopersiano In un lavoro ormai celebre Ferguson (1959: 336) definisce per la prima volta il concetto di diglossia: A relatively stable language situation in which, in addition to the primary dialect of a language (which may include standard or regional standards), there is a very divergent, highly codified (often grammatically more complex) superposed variety, the vehicle of a large and respected body of written literature [...], which is leamed largely by a formai education and is used for most written and formaI spoken purposes but is not used by any community for ordinary conversation'. Due varietà della stessa lingua, relativamente stabili e separate tra loro, vengono utilizzate su uno stesso territorio in distribuzione complementare. La varietà alta è- secondo Ferguson - più codificata, imparata nelle scuole come L2 e non rappresenta il mezzo per la comunicazione privata. La va- rietà bassa può essere scritta o meno, è acquisita (non appresa) come LI nel nucleo familiare, è meno o per nulla codificata ed è il normale veicolo delle conversazioni quotidiane. L'alternanza tra le due varietà non è lasciata alla libera iniziativa del parlante ma dipende dal contesto situazionale: arabo col- loquiale e arabo classico, greco demotico e katharévusa, creolo haitiano e francese, Schwyzertiitsch e tedesco standard sono gli esempi scelti da Fer- guson. L'italiano, l'inglese e il neopersiano, al contrario, rappresenterebbe- ro la normale dinamica standard-dialetto senza la presenza di diglossia. l La bibliografia sulla diglossia è onnai immensa. Repertori di diversa completezza sono stati redatti da Hudson 1992 e da Fernandez 1993. Per una disamina recente vd. Schiffman 1997.
35
Embed
Su alcuni aspetti della storia del neopersiano; nascita ed evoluzione della diglossia
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
LUCA ALFIERI E CHIARA BARBATI
SU ALCUNI ASPETTIDELLA STORIA DEL NEOPERSIANO:
NASCITA ED EVOLUZIONE DELLA DIGLOSSIA
l. Introduzione: la situazione sociolinguistica del neopersiano
In un lavoro ormai celebre Ferguson (1959: 336) definisce per la primavolta il concetto di diglossia:
A relatively stable language situation in which, in addition to the primarydialect of a language (which may include standard or regional standards),there is a very divergent, highly codified (often grammatically morecomplex) superposed variety, the vehicle of a large and respected body ofwritten literature [...], which is leamed largely by a formai education and isused for most written and formaI spoken purposes but is not used by anycommunity for ordinary conversation'.
Due varietà della stessa lingua, relativamente stabili e separate tra loro,vengono utilizzate su uno stesso territorio in distribuzione complementare.La varietà alta è - secondo Ferguson - più codificata, imparata nelle scuolecome L2 e non rappresenta il mezzo per la comunicazione privata. La varietà bassa può essere scritta o meno, è acquisita (non appresa) come LI nelnucleo familiare, è meno o per nulla codificata ed è il normale veicolo delleconversazioni quotidiane. L'alternanza tra le due varietà non è lasciata allalibera iniziativa del parlante ma dipende dal contesto situazionale: arabo colloquiale e arabo classico, greco demotico e katharévusa, creolo haitiano efrancese, Schwyzertiitsch e tedesco standard sono gli esempi scelti da Ferguson. L'italiano, l'inglese e il neopersiano, al contrario, rappresenterebbero la normale dinamica standard-dialetto senza la presenza di diglossia.
l La bibliografia sulla diglossia è onnai immensa. Repertori di diversa completezza sonostati redatti da Hudson 1992 e da Fernandez 1993. Per una disamina recente vd. Schiffman1997.
Italiano e inglese appaiono ancora oggi come esempi tutto sommato accettabili2
; la posizione del neopersiano è, invece, tutt'altro che certa.Le grammatiche tradizionali di neopersiano non considerano general
mente la differenza tra la lingua parlata e quella scritta). Né accenna alla questione il numero 148 di lnternational Journal 01 the Sociology 01Languagedel 200 l, interamente dedicato alla situazione linguistica dell 'Iran contemporane04
• Le divergenze tra la lingua letteraria e lo standard colloquiale sono, però, profonde. Se ne rese conto per primo M. Boyle (1952), seguito daLazard (1992 ma 1956',1989), Coletti (1978,1986) e D'Erme (1979). Queste divergenze sono state registrate dalla bibliografia tecnica in materia mahanno ricevuto caratterizzazioni sociolinguistiche talmente diverse tra loroda impedirne una descrizione completa e coerente: si tratterebbe di variabili diafasiche-diacroniche ("modern style" Vs "old style") secondo Hodge(1957) e Jazayery (1967); di variabili diatopiche (dialetto di Tehran Vs neopersiano) secondo Ivanov (1930), Scott (1974), Provasi (1979), Paul (1999)e, in parte, Jahangiri (2000); di variabili diastratiche ("volgare, popolare" Vs"standard") secondo Lazard (1992) e Windfuhr (1979); di variabili diamesiche-diacroniche (scritto Vs parlato moderno) secondo Boyle (1952) e Ghobadi (1996).
Dietro la differente caratterizzazione sociolinguistica tutti i contributi sopracitati descrivono esattamente la medesima varietà linguistica. È evidenteche accanto alla lingua descritta dalle grammatiche occidentali (che possiamo generalmente denominare Neopersiano Letterario) esiste un'altra varietà di neopersiano: questa seconda varietà, generalmente appresa nel nucleofamiliare come LI suona più "moderna" all'orecchio degli studiosi occidentali, è più utilizzata nel parlato ed è sentita come meno formale. Nessuna delle caratterizzazioni sociolinguistiche proposte riesce, però, adescriverne compiutamente le condizioni d'uso di questa seconda varietà, néle differenze rispetto alla lingua letteraria5
• È evidente, però, che dietro lediverse definizioni sociolinguistiche si nasconde una varietà di lingua suffi-
2 Per l'italiano si veda però la definizione di dilalia di Berruto 2003.3 Horn 1901; Jensen 1931; Lenz 1958; Hinz 1959; Lambton 1960. Horn (1901) voleva,
forse, accennare alla questione con il titolo "Neupersischen Schriftsprache" (corsivo nostro).Notevole inoltre che Hinz (1959) si proponga di fornire allettare dei Leitfaden der Umgangsprache, ma porti esclusivamente esempi della lingua letteraria.
4 In Iran esistono minoranze turche azeri (Nercissian 2001), ebraiche (Yarshater 1977)ed arabe (Sabahi 2003), né i dialetti iranici parlati come Li sono uniformi riguardo la loro provenienza geografica. Il nostro scopo però non è quello di delineare la situazione sociolinguistica dell'Iran come Stato, ma quello di sottolineare la differenza tra la varietà colloquiale equella scritta del neopersiano. Possiamo quindi tralasciare il bilinguismo di Fishman (1967)e limitarci alla diglossia di Ferguson (1954).
5 Giuste critiche alle defrnizioni di "familiare", "volgare", "informale" o "popolare" riferite alla lingua d'uso si trovano in Orsatti 2007: 56.
24
cientemente stabile da ricevere le medesime descrizioni da parte di tutti glistudiosi che se ne siano occupati dagli anni '50 ad oggi.
Ciò nonostante non è stata la diglossia il modello teorico più seguito dagli studi in materia: si veda, da ultimo, anche Perry (2003). Al contrario, noiriteniamo che i dati raccolti dalla bibliografia in materia, seppur non sistematici e nonostante le errate caratterizzazioni sociolinguistiche, consentonodi vedere nella lingua scritta una "very divergent, highly codified superposed variety". Concordiamo pertanto con il giudizio di Jeremias (1984, 2003),recentemente ripreso dalla Orsatti (2007: 56), secondo cui esisterebbe unavera e propria diglossia nel neopersiano contemporaneo.
Il nuovo standard parlato (Neopersiano Colloquiale Standard) non è limitato alle occasioni "familiari" né ha alcun legame con un eloquio "volgare"; è più usato nel parlato che nello scritto ma non è limitato allaconversazione. È nato inizialmente come dialetto di Tehran, ma neppure ladefinizione su base geografica è in grado di coglierne le peculiarità: Tehranè stata fondata nel XVIII secolo d.C. ed ha causato un fortissimo movimento di inurbamento da ogni zona dell 'Iran (oggi la città conta più di dieci milioni di abitanti). Il dialetto di Tehran, quindi, pur nascendo come dialettosud-occidentale secondo le categorie classiche della dialettologia iranica,contiene oggi un' ampia serie di elementi di diversa origine e provenienza.Nella sua diffusione nel territorio iraniano, inoltre, ha perso alcuni dei trattipiù spiccatamente legati al dialetto di Tehran. Oggi, quindi, contrariamenteal giudizio tradizionale, la dinamica linguistica dell' attuale Iran persofonoprevede:
1) Un polo alto codificato e normativizzato, veicolo di una gloriosa tradizione letteraria, usato principalmente nello scritto. Il Neopersiano Letterario (NL) è chiamato ketabl dalla tradizione autoctona (neop. ketab "libro"),zaban-e adabl ("lingua letteraria"), zaban-e rasml ("lingua ufficiale") o farslye araste ("persiano fiorito").
2) Uno standard parlato inizialmente formatosi nella zona di Tehran mapoi sprovincializzatosi: il Neopersiano Colloquiale Standard (NCS), chiamato dalla tradizione autoctona tehrunl ("lingua di Tehran"), zaban-e xodemanI ("lingua nostrana"), zaban-e moxaverai o goftari ("lingua parlata")e farsI-e'amiyane ("persiano comune").
3) I singoli dialetti locali che ancora oggi rappresentano l'unica varietàlinguistica appresa come LI per molti parlanti delle zone economicamentemeno ricche dell ,Iran6
•
6 La dizione "persiano" (pahJ. piirslg, aro al-jiirislya, neop.fiirsi) viene utilizzata solitamente sia per l) che per 2). Nel contempo ilfiirslva distinto dalle altre varietà di persiano diffuse in Tajikistan (tiijlki) e in Afghanistan (dari).
25
I tratti più evidenti che separano la lingua colloquiale (punto 2) dallo standard letterario (punto 1) sono stati in buona parte reperiti7
• Li elenchiamo brevemente:
Defonologizzazione della quantità vocalica e fonologizzazione della tensione articolatoria e del timbro. Le differenze quantitative restano come indici acustici secondari, ma non hanno potere distintivo8
•
Le consonanti tese hanno un allofono aspirato in posizione intervocalica, uno palatalizzato in prossimità di un fono palatale. Le sonore hanno unallofono spirante nella stessa posizione intervocalica, uno palatale in prossimità di foni palatali (Provasi 1979).
In finale assoluta si neutralizzano le differenze di sonorità. L'arcifonema che ne risulta è una sorda lievemente aspirata o una sonora tesa.
Le vocali rilassate (le ex brevi) sono instabili. Se pretoniche si assimilano nel timbro alla vocale seguente: NL rasidan "arrivare", NCS residan; NLnamudan "mostrare", NCS nomudan; bahiir "primavera", NCS biihiir10
; NL
7 Ivanov 1930; Kr:imsky 1939, 1966; Boyle 1952; Sokolova 1952; Lazard 1956; Geprindashuili e Giunashuili 1954; Nye 1955; Hodge 1957; Jazayery 1967, 1980; Scott 1974; Provasi 1979; Jeremias 1984,2000; Ghobadi 1996; Paul 1999; Jahangiri 2000. Windfuhr 1979,1994 e Pisowicz 1985, anche se dedicati principalmente al NL, contengono dati utili ancheper il NCS. Dal momento che le trascrizioni dei lessemi persiani non sono uniformi nella letteratura in materia, segnaliamo i criteri adottati in questo lavoro: abbiamo uniformemente traslitterato il NL; per il NCS ci siamo mantenuti il più vicini possibile all'ortografia tradizionale,abbiamo però segnalato le discrepanze più notevoli dalla pronuncia. Abbiamo mantenuto lasegnatura delle vocali lunghe, anche se non è la lunghezza l'indice distintivo odierno, ma nonabbiamo segnato come lunghe le vocali -i- e -u- esito di -e- e -0-.
8 La bibliografia registra una climax decrescente nel potere distintivo della lunghezza vocalica parallelamente al decorso temporale (Kramsky 1939; Sokolova 1952; Geprindasuili eGiunasuili 1954; Hodge 1957), fino ad una sua completa negazione in Thiesen 1982; Abbasali1984; Jahangiri 2000 e Alamalhoda 2000. Le posizioni di dubbio sulla pertinenza della quantità (Lazard 1994; Windfuhr 1979) sono dovute alla confusione tra il sistema fonologico delNCS e quello del NL. L'opposizione di quantità resta nel NL in omaggio alla poesia arcaica, maè mancante in NCS. Se si considera il persiano come una lingua unitaria senza la presenza di diglossia il problema della quantità vocalica non può trovare soluzione soddisfacente.
9 Sulla diffusione lessicale di quest'innovazione vd. Kahn e Bernstein 1981. Nel 1930 Ivanov registrava l'allungamento della lal e una sua pronuncia molto arretrata ([o]), ma ancoranon arrivata alla lui oggi tipica del NCS. Il mutamento, che è testimoniato già da varianti scrittorie nella traduzione persiana del Corano in caratteri latini del XVII sec. d.C. (Pisowicz 1984:79), è considerato proprio dell'area limitrofa a Tehran ma in via di diffusione da Kramsky(1939). Boyle nel 1952 ne registra invece la definitiva affermazione come uno dei tratti chepiù caratterizzano "some recent writings".
\0 L'assimilazione riguarda il timbro e la tensione articolatoria, ma la lunghezza vocalicaresta quella originaria: NL [reI-lo:] > NCS [0]-[0:].
26
nehiidan "mettere", NCS nahiidan; NL bepors "chiedi" (imperativo), NCSbopors; NL devIst "duecento", NCS divIst. Il fatto sembra da imputarsi aduna sorta di armonia vocalica sul modello turco, ma non è da escludersil'influsso dei dialetti arabi parlati - i sistemi vocalici a tre membri comportano un notevole spazio di dispersione nella realizzazione dei singoli fonemi. In altri casi, non del tutto predicibili, le vocali brevi sono soggette asincope: NL mlnevlsam "scrivo", NCS mlnvlsam; NL benevIs "scrivi" (imperativo), NCS benvIs o binvIs; NL telefun, NCS telfun; NL manzel-emiin "lanostra residenza", NCS manzel-mLtn.
Coalescenza delle vocali a contatto (tranne che nei monosillabi). NLniime-at "la tua lettera", NCS niim-at; NL niime-d, NCS niim-as; NL pii-es"il suo (masch.) piede", NCS pii-s; NL zendegl-diin "la loro vita", NCS zendegl-lsun; NL dlde-am "ho visto", NCS dld-am.
Scomparsa di /h/ e 1'/. /h/ dilegua in ogni posizione (NL labhii "labbra",NCS labii; NL man-ham "anche io", NCS manam; NL bedeh "dà", NCSbede, NL cahiir "quattro", NCS ciir).I'/ dilegua all'interno di parola ma viene meccanicamente inserito prima di ogni vocale iniziale (cfr. infra).
Sono scomparsi /y/ e /w/ come fonemi autonomi (Jahangiri 2000). Inposizione postvocalica sono dileguati (NL meyl "desiderio" è NCS [me:I];beyn "nel mezzo" è [be:n]; NL dowr "intorno", NL celow "riso cotto", sonotutti con [o:]); negli altri contesti sono entrati in distribuzione complementare con /1/ ed /u/.
Un notevole aumento di naturalezza nella struttura sillabica (vd. Alfieri2008 e la bibliografia ivi citata). Il NL ammette una grande varietà di tipi sillabici che può essere racchiusa nello schema (C)V(C)(C)(C): V (u "egli"),VC (iib "acqua"), VCC (abr "nuvola"), CV (mu "capelli"), CVC (siil "anno"), CVCC (sabk "metodo") e nei prestiti anche CVCCC (tambr "francobollo"). Di contro, la struttura sillabica del NCS prevede solo lo schemaCy(C2 ). CI può avere un solo fonema ma non può essere una posizione vuota: se la sillaba apparentemente inizia in vocale si inserisce un'occlusivaglottidale: abr "nuvola" > [7rebr], iib "acqua" > [7o:b]. Data la defonologizzazione della quantità e la coalescenza delle vocali a contatto non esistono nuclei complessi né vocali da due more. C2 tollera tutti i fonemi del NCSad esclusione delle sibilanti (/s/, /'S/, /z/ e /U) e delle affricate, ma nonconsente più di un fonema ll
. Le code trisillabiche e bisillabiche sono quindisemplificate sia in fine che all'interno di parola: orkestr "orchestra" > orkest
11 Le sibilanti inducono assimilazione e successivo scempiamento (casmha "occhi" >casma> cassa> casa); le affricate divengono fricative (NL majbur "costretto" > maZbur; NLmojtahed "autorità religiosa" > mostahed > mosahed; acmaz "minaccia" > asmaz); le occlusive sonore di fronte ad altra occlusiva divengono fricative (padgan "guarnigione" è[pred.gren]).
] monofonematico). Se la coda consonantica bi- o tri-consonantica presenta la seconda consonante più sonora della prima o se si tratta di una sillaba chiusa con una delle ex vocali lunghe, invece dell'elisione della consonante finale si crea una nuova sillaba:qadr "quantità" > qad ma anche qadar; ebn "figlio" > eb ed eben,fekr "pensiero" > fek e feker; orkestr > orkes ed orkester; NL iiftiib "sole" > NCSafetab, ruzgar "tempo" > ruzegar; ruz "giorno" > ruz,.
Diversità nelle regole di formazione della parola. Solo il NCS prevedeastratti denominali in -bandi (goru-bandl "classificazione"); gli ipocoristiciformati con -u (NCS pesaru "ragazzetto") o con la reduplicazione iconica(pul "soldi", pul-mul "soldini"); l'uso di -rang e non -fam per i cromonimi(NCS zomorrod-rang "color smeraldo", NL zomorrod-fam); l'eliminazionedei comparativi irregolari (NL beh "meglio, migliore", NCS betar; NL bU"maggiore in numero", NCS blsar) e l'uso della reduplicazione dell'aggettivo per l'intensificazione (ton ton haIfmlzane "parla molto velocemente");l'allomorfia nella formazione dei cardinali che presentano in NL il suffisso-In ma in NCS solo -l (NL caharomln "quarto" ma NCS taroml).
Un diverso insieme di desinenze personali12:
NCS preso NL preso NL pret. NCS pret.
-am -am -am -am
-I -I -I -I_e J3 -ad - -
-1m -1m -1m -1m
-In. -Id -Id -In
-an -an.d -and -an.
L'ezafé può essere eliminata nel parlato continuo e in certe espressioni diuso comune (Lazard 1992: 67). L'eliminazione dell'ezafé ha innescato unacatena di trazione con la creazione di un articolo determinativo (ruz "gior-
" Omettiamo il passato composto, formato con il participio e il presente del verbo "essere" (con una III sing. che suona in NL -ast ma in NCS -e).
13 Nessuna evoluzione fonetica riesce a motivare completamente l'alternanza tra NL-ad e NCS -e. È possibile pensare ad una trafila ad > a> e (per l'avanzamento di -a# testimoniato già da Trumpp 1875). Non si riscontrano però casi sistematici di caduta delleconsonanti singole finali in NCS, e ciò impedisce di escludere l'allomorfia. La desinenza-ad si conserva inoltre dopo /a/ < /aya/, /aha/: mlad "viene", mlxad "vuole" (non **mle e**mlxe).
28
no" > ruz-e "il giorno", m"iz "tavolo" > m"iz-e "il tavolo"), il rafforzamentodell' indeterminativo ereditato dal NL (NL pesar-"i "un ragazzo", NCS ye pesar-l) e la crescente frequenza di unità polirematiche (NL ketab-e bozorg "illibro grande", NCS ketab bozorg; il plurale NCS è ketab bozorga con il suffisso di plurale aggiunto solo al secondo membro)'4.
Diverso uso dei tempi verbali. Nel NCS dopo bayad "è necessario" ebayast (o baye) "era necessario" è comune l'uso dell'imperfetto indicativoin luogo del congiuntivo passato: nabas "in kar-o m"ikardam "non dovevo farlo"; man bas m"idunes(s)am "dovevo saperlo" (Boyle 1952: 459). Il congiuntivo negativo, inoltre, prende spesso il posto dell'imperativo negativo(nay-oft"i "non cadere")I5.
Le differenze tra il NCS e il NL si ritrovano a tutti i livelli di analisi linguistica (fonologia, morfologia, sintassi e lessico). L'insieme di questi tratti, inoltre, descrive una varietà di persiano coerente al suo interno, stabile esufficientemente definita, normalmente utilizzata in tutte le conversazioniquotidiane di tutta la popolazione iraniana, a prescindere dal luogo di appartenenza e dallo strato sociale. È stato ampiamente dimostrato (Jahangiri2000) che le differenze tra il NL e lo standard parlato, specialmente nella fonologia ma in buona parte anche nella morfologia e nella sintassi, sono legate più al contesto della comunicazione che alle altre variabili sociali (età,sesso, religione etc.); anche l'istruzione, per quanto rappresenti un criteriosensibile, è covariante con tutte le altre variabili sociali ma discriminante solo nell'omissione delle preposizioni e nell'ordine dei costituenti.
Fin tanto che sotto l'unicità della denominazione "neopersiano" si nascondono due varietà linguistiche diverse tra loro nell'inventario fonologico, nelle caratteristiche morfologiche e nelle strutture sintattiche èimpossibile sia una descrizione coerente del "neopersiano" in assoluto siala descrizione della lingua parlata in Iran.
Ciò ovviamente rappresenta un ulteriore argomento a favore della tesi chesostiene la presenza di diglossia nel neopersiano contemporaneo. Dal momento, però, che la communis opinio ancora ritiene che "the sociolinguisticproblems ofIranian Persian are largely unexplored anyway" (Pisowicz 1985:9) o che il neopersiano sia "omoglossico" (Perry: 2003) cercheremo di corroborare la linea esegetica della diglossia con due prove ulteriori:
14 Questa evoluzione si ritrova anche nell'arabo orientale: nella parlata di Baghdad, adesempio, lo stato costrutto, ormai privo di nunazioni, è divenuto un'unità polirematica, e contemporaneamente si è sviluppato un articolo indeterminativo -yom "uno":fadd-yom "un giorno" (Durand 1995: 99).
15 Per ulteriori differenze (diversa struttura sillabica, omissione di preposizioni e congiunzioni, diverso uso delle negazioni e del ke relativo) cfr. infra.
29
1) NCS e NL hanno due storie evolutive differenti (§ 3) che non consentono di vedere nel NCS solo uno stadio evolutivo recenziore del NL (le duevarietà sono quindi "very divergent" nel senso di Ferguson);
2) oggi esiste una divisione sufficientemente rigida e normativa tra l'unae l'altra varietà a seconda del contesto sociale (§ 4) che impedisce di attribuire alla cultura, al luogo geografico di provenienza o al canale della comunicazione le differenze tra NCS e NL.
2. Ketabi e Tehruni: due differenti linee evolutive
Dalla fine del medioevo iranico con la battaglia di Nehavand (642 d.C.)la lingua ufficiale della Persia si differenziò dalla lingua parlata nell'orienteiranico. L'indipendenza di alcune dinastie persiane dal califfato arabo (i Tahiridi 821-875 d.C. e poi i Samanidi 864-1005 nel Khorasan e nella Transoxiana; i Saffaridi 861-900 d.C. nel Sistiin) consentÌ dal IX all'XI secolo d.C.lo sviluppo di una fiorente lingua letteraria nelle zone orientali basata sul dialetto parlato a Ctesifonte (capitale dell'ex regno sasanide). La lingua dei piùantichi testi neopersiani viene nominata in queste stesse opere dari o ancheparsi-e dari (lett. "la forma dari del parsi'). La denominazione si trova perla prima volta alla fine del periodo sasanide nel grammatico arabo 'Ibn alMuqaffa' in cui indica la lingua d'uso della corte e della capitale (neop. dar"porta, corte") in opposizione al parsig J6
•
Nell'arco di questi tre secoli, dal IX all'XI d.C., il mondo iranico era caratterizzato da una complessa situazione sociolinguistica. L'espansione islamica aveva portato alla dominazione araba sulla Persia. Il polo alto delladinamica linguistica prevedeva l'arabo come lingua di superstrato (sia nellasua versione parlata sia in quella scritta) e in parte il pahlavi, lingua letteraria di difficile comprensibilità e di difficilissima lettura, utilizzata (ma solonello scritto) in una forma volutamente arcaizzante per affermare la continuità culturale col passato zoroastriano. Il polo basso annoverava i vari dialetti iranici parlati come LI e, almeno in Oriente, cercava uno standardindipendente dall'arabo e dal pahlavi con la letteratura in dari.
Se nel IX secolo la lingua ufficiale delle zone iraniche era ancora l'arabo(lingua ufficiale degli Omayyadi dal 697 d.C.), tra il X e l'XI secolo il darisi diffuse dall'oriente all'occidente persiano soppiantando l'arabo prima nella poesia poi anche nella prosa. La diffusione del dari nell'occidente irani-
IO È paretimologico l'accostamento di darI a darre "valle" come se si trattasse della lingua parlata nelle valli orientali del Khorasan in opposizione a quella delle zone più montagnose del Sistan. Sulla storia della lingua persiana delle origini si vedano Lazard 1995a e1995b; Orsatti 2007 e Rossi 2007.
30
co comportò un certo mutamento nelle sue strutture grammaticali. Il dari siallontanò dalla sua base parlata e perse progressivamente alcuni dei trattiorientali più marcati. In questa nuova forma, depurata dagli orientalismi piùevidenti, fornì la base per la codifica di una nuova lingua letteraria sorta trail XII e il XVI d.C., più lontana dal parlato coevo (sia dai dialetti orientali siasoprattutto da queli occidentali) e di gran lunga più sensibile all' interferenza con l'elemento arabo di superstrato. Questa nuova versione del dari, dialettalmente più occidentale e più ricettiva nei confronti dell'arabo, prese ilnome di ketiibi "lingua letteraria".
Le differenze dialettali tra le varie parlate dell'oriente e dell' occidente iranico si erano approfondite tra la fine del medioevo iranico e la codifica delketiibl, ma l'unità linguistica e culturale persiana rappresentava ancora un indubbio valore. La "persofonia" era il simbolo principale dell 'identità culturale persiana di fronte all'influsso politico, culturale e religioso dell'lslam(Fragner 1999). La continuità con la tradizione letteraria iranica doveva inglobare la spinta potenzialmente dirompente dell 'islamizzazione religiosa.La nuova lingua letteraria doveva adempiere a questa necessità: il ketiibi, purricco di elementi arabi, cercò una linea di continuità con la tradizione diFIrdousI e delle grandi opere del X-XII secolo.
I tratti eccessivamente orientali, ancora presenti nel dari, avrebbero potuto fornire un ostacolo alla diffusione di una lingua sovranazionale panpersiana, e furono espunti (Lazard 1963). La necessità di una lingua sovraregionale pan-persiana e di un prestigio culturale paragonabile a quello delpahlavi causò anche la remissione dei tratti più spiccatamente parlati. Ilketiibl (i.e. l'antenato del NL) doveva rappresentare un lingua letteraria universale e comprensibile a tutto il mondo iranico, per ricordare a questo glisplendori passati della sua storia culturale. L'arcaismo fu il mezzo per raggiungere sia il prestigio letterario sia la comprensibilità sovraregionale. Solo in questo modo si può dare ragione dell'esistenza di un nutrito numero diisoglosse tra il NCS e il più antico dari che escludono completamente ilketiibi.
Le elenchiamo brevemente:
1) L'eliminazione di /y/ secondo elemento di dittongo si ritrova già nelCodex Cumanicus, un dizionario persiano-turco-Iatino scritto in grafia latina del XIII d.C. (Pisowicz 1984: 76): NL peydii "evidente" compare come<peda>, NCS pedii. L'antichità del fenomeno è confermata da un ulterioreindizio: nei manoscritti più antichi di neopersiano, specialmente in quelli diarea nord-orientale, esiste un segno ortografico specifico (generalmente traslitterato come <d> e scritto tramite la lettera araba giil) per l' occlusiva dentale sonora postvocalica - probabilmente realizzata come spirante sonorainterdentale [ù]. In questi manoscritti il NL peyda è scritto sempre come pyçJ'
31
con il segno grafico della /d/ postvocalica (Meier 1981: 103), testimonianzadella scomparsa precoce di /y/ postvocalico17
•
2) La contrazione tra le vocali a contatto (il tipo sopracitato NL pii-eS "ilsuo [masch.] piede", NCS pii-s; NL zendegi-eSiin "la loro vita", NCS zendegi-siin) è una tendenza evidente del NCS che ha radici antiche: nella poesia del X secolo la contrazione è la norma, ed è confermata dalla metrica(Lazard 1964)18.
3) L'eliminazione di /hl è, almeno in parte, testimoniata dalle regole metriche del NL19. Nella poesia classica le parole inizianti in /hl possono alternativamente chiudere o lasciare aperta una precedente sillaba in consonante.La realizzazione di /hl cominciava quindi ad affievolirsi già nel periodo classico.
4) La seconda plurale del presente ha la forma -id nella lingua letteraria,ma -in in quella parlata. La desinenza -id del NL compare anche nel pahlavi -et, nel partico manicheo -ed e in molti dialetti iranici moderni (tra cui iltagico nord occidentale con -et). La desinenza -in del NCS, invece, compare in curdo, in mukri, in vari dialetti caspici (tati, mazanderanI, semnanI etc.),nei dialetti centro-iranici (tafres e altri) e nelle parlate della zona del Fars,in kabull e in tagico meridionale (dove compare come -en, cfr. Schmitt 1989).Probabilmente -n- era l'antica desinenza di III plurale ricategorizzata per laseconda persona. La maggior parte dei dialetti che presenta la desinenza -nalla seconda persona plurale ha ridotto la morfologia verbale del plurale rimodellando tutte le desinenze sulla terza, come ad esempio è avvenuto inmukri (Lazard 1963: 267). La stessa desinenza -n- compare, quindi, in NCSe nei testi di neopersiano antico codificati nell' area orientale in diiri(Lazard 1963: 267).
5) Sia in dari che in NCS i pronomi personali suffissi hanno un'elasticità d'uso sconosciuta al NL (Jeremias 1995). Nel NL non possono avere funzione di soggetto (NCS rafteS "è venuto" o raftesiin "sono venuti" ma NLraft e raftand) né possono affiggersi al pronome possessivo (in NCS xistane xis non sono più in uso, e si utilizza solo xod congiunto con un suffisso personale). Questi suffissi personali possono inoltre coprire nel NCS un'ampiagamma di funzioni sintattiche non strettamente specificate, fino ad avere unuso semplicemente rafforzativo: NL ii goft "egli/ella disse" > NCS goftes,ma anche NL be ii goft "egli/ella disse a lui" > NCS gofteS. Nel NCS gli stes-
17 Sulla storia di questo particolare segno grafico per Idi postvocalico, diffusosi tra X eXIII ma non accolto nel NL, si veda Orsatti 2007: 94 ss.
J8 Il NL nella versione parlata (ma anche in metrica) non contrae, ma inserisce unglide di transizione UJ o [7] (alle volte registrato nella grafia come <y» tra le due vocali:xormii-y-am "il mio dattero", casmhii-y-at "i tuoi occhi", holU-y-at "la tua pesca".
19 Sulla metrica neopersiana vd. Brown 1906; Rossi 1947 e Elwell-Sutton 1976.
32
si pronomi possono essere affissi anche a preposizioni: az-es "da lui", az-et"da te", esattamente come avviene in sogdiano (cii-fii "da te") e in MP (pahlavI). L'uso di questi pronomi nei testi del neopersiano antico è lo stesso della lingua colloquiale moderna (Boyle 1952)2°.
6) Nel NCS si usa xiistan "volere" per esprimere l'azione imminente ediistan per esprimere l'azione in corso d'opera sia al presente (diirammlnevlsam "sto scrivendo") sia al passato (diistam mlneveStam "stavo scrivendo"). All'ausiliare si può eventualmente cumulare una particella hey sconosciuta al NL: tu saret ham hey zadand "ti guardavano fisso nel viso" (Paul1999). Per l'azione imminente il NL usa solo nazdlk budan "essere prossimo" o dar sarof-e "in procinto di". Le grammatiche non riportano le costruzioni con ausiliari e la particella hey perché sconosciute al ketiibl.Tipologicarnente l'espressione di un tratto aspettuale attraverso l'uso di unverbo ausiliare è una possibilità ben nota al persiano medievale, che usaestiidan, miindan, diistan nella stessa funzione (Nyberg 1964: 1,47). L'espressione di Aktionsarten attraverso l'ausiliarizzazione compare, inoltre, anche in tagico moderno (con lstodiin), in sogdiano (con -skun <skwn», inyaghnobi e in vari dialetti iranici medievali (Benveniste 1966). Il NCS mostra un'isoglossa notevole con la fase medievale della zona sud occidentale(il pahlavi) e con la zona orientale dell'area iranica (sogdiano e tagico moderno). L'espressione dell'azione imminente con un verbo ausiliare è, quindi, una caratteristica di tutto il medioevo iranico, ma è stata espunta dal NL.
7) Nel NL i verbi composti sono meno diffusi. Nel NCS il loro uso è frequente, anche qualora vi sia nella lingua letteraria un verbo semplice di analogo significato (NCS goftan e goftogu kardan "parlare" ma NL solo goftan).Questo tipo di formazione verbale si è molto diffuso nel parlato dal XIX secolo in poi (Dehan 1972), anche se trova i suoi antecedenti già in paWavi21
•
Nel NL se ne trovano con kardan "fare", ma non con nemudan "mostrare"o confarmudan "ordinare"22. Secondo Scheintuch (1976) le costruzioni verbali perifrastiche del neopersiano sarebbero da attribuirsi ad influsso arabo.La loro presenza già nel pahlavi (oltre che in antico persiano e avestico), con-
20 Queste stesse modalità d'uso si ritrovano anche nel testo di polemica religiosa in giudeo persiano edito da MacKenzie (1968). L'uso dei sintagmi preposizionali composti dapreposizione più pronome personale era stato uno degli elementi che aveva indotto Henning(1958) a immaginare una vicinanza maggiore di quanto comunemente asserito tra i dialettiiranici sud-occidentali e quelli orientali già dal periodo antico. L'isoglossa NCS-darl portauna (sia pur parziale) conferma.
21 Nyberg 1964, I: 46; Mancini 1992: 5. Probabile inoltre che si tratti di un arcaismo delpahlavi che risale al persiano antico se non all'indoiranico (Ciancaglini 2006).
22 Nel NL, però, se la parte nominale dell'endiadi predicativa di un verbo composto è unaggettivo, si possono trovare anche siixtan "fare" o gardiinldan "far divenire", che non compaiono mai nel parlato.
33
giunta alla loro distribuzione sociolinguistica, impedisce di accettare l'ipotesi: il NL è di gran lunga più permeabile deLNCS all'influsso arabo. Le costruzioni verbali perifrastiche sono una caratteristica del gruppo linguisticoiranico fin almeno dal periodo medievale. Non è un caso che questo tipo dicostruzioni siano diffuse maggiormente nei dialetti neoaramaici e in turcoche sono stati esposti al contatto con il persiano di quanto non siano diffusenegli altri dialetti semitici (Ciancaglini 2006).
8) Il NL prevede due infiniti, un infinito in funzione nominale detto "infinito lungo" (suffisso -an aggiunto al tema del preterito) e un "infinito breve" o "infinito apocopato" (coincidente con il tema del preterito) con unasintassi più spiccatamente verbale. Nella lingua colloquiale l'infinito apocopato non è molto utilizzato, e la diversità nella costruzione sintattica non èrispettata. Nei testi del X-XII secolo provenienti dalla regione di Herat si riscontra un uso sistematico dell'infinito breve, in modo simile a quanto avviene in NL (ad esempio è regolare dopo bayad "bisogna" e sayad "èpossibile"). Nei testi della regione che si estende dalla zona di Tehran finoalla Transoxiana, invece, l'uso dell'infinito breve è del tutto marginale(Lazard 1963: 350). L'uso esclusivo dell'infinito lungo accomuna NCS edari, ma è stato espunto dal NU3
•
9) Come regola generale di ordine dei costituenti, il NL si caratterizza come lingua SOV, seppure quest'ordine non sia rigidamente vincolante. InNCS però l'ordine SVO si sta diffondendo: un oggetto o un avverbio possono seguire il verbo senza particolari intenzioni espressive (raftand bag "sono andati in giardino", miram gardeS "vado a fare un giro", yadame adreseSo"mi ricordo il suo indirizzo"). La stessa inversione nel NL ha un colorito spiccatamente familiare, ed è evitata nei contesti letterari alti. La serializzazione OV dei costituenti frasali è un tratto tipico della lingua letteraria, ma nonriguarda la prosa delle origini in dari (Lazard 1963: 464)24.
lO) Le preposizioni nella lingua parlata sono omesse quando il contestofrasale e situazionale chiarisce sufficientemente le funzioni logiche: boromanzel "va' a casa!" (NL be manzel berow). Ciò avviene principalmente conle preposizioni dar "in, verso", bar "SU"25, az "da" ma non solo: NL man bexane miravam "vado a casa" > NCS (man) xiine miram/miram xiine26
• Lestesse preposizioni omesse nel NCS sono regolarmente omesse anche nei testi in dari.
23 L'infinito lungo dopo espressioni impersonali si riscontra anche in alcuni testi giudeopersiani (Orsatti 2007: 124).
" L'ordine libero dei costituenti è stato addirittura utilizzato come criterio linguistico perla datazione dei testi da Lazard 1963.
25 Dar e bar inoltre non si usano in senso locativo nella lingua colloquiale dove vengonosostituite da perifrasi come tu-ye "dentro a" o ru-ye "dalla parte di".
34
Il) Nel NCS le congiunzioni subordinanti sono omesse. Ne risulta un ampio uso della paratassi (come avviene anche in arabo): i rapporti semanticitra le frasi sono espressi esclusivamente con dei mutamenti dello schemaintonazionale: dzd marde rafteS "vide l'uomo che andava via" (= NL ii mardra dzd ke mzraft). L'ampio uso della paratassi compare anche nelle opere indarf27.
12) Nel NCS l'uso di ke non si limita a segnare le proposizioni relative edichiarative, ma può svolgere il ruolo di topicalizzatore. Si trova spesso all'inizio di frase preceduto dal nome topicalizzato: NCS qave ke mzxorzd "ilcaffè, lo vuoi?". In altri casi può indicare un lieve contrasto con ciò che precede: beSzn aqa - ja ke na-dare "si sieda Signore - ma non c'è posto"(= NL beneSzn aqa - ja ke na-darad). L'uso non è sconosciuto al NL, dovecompare sporadicamente (Windfuhr 1979: 70), ma è ben attestato in darz:nacara ke har ummatz ra tarzx ast "necessariamente ogni popolo ha la suaèra" (Lazard 1963: 474).
13) Il tema del presente del verbo "lavare" (NCS e NL sostan) in NCS èmzsiiram ma è mzsiiyam nel NL. Lo stesso avviene con NCS mijiiram "cerco", NL mijiiyam. Il neopersiano antico anche in questo caso si accorda conil NCS. L'isoglossa tra il NCS e l'oriente consente di vedere nei temi siir ejiir un tratto comune a tutta l'area del neopersiano antico con la sola esclusione del NL.
14) Anche nel lessico si possono rinvenire diverse isoglosse tra il darz eil NCS. La codifica del darz nelle zone orientali ha portato all'immissionedi un nutrito numero di elementi lessicali orientali nella lingua letteraria. IlNL, però, non ha mai accettato un così profondo influsso dialettale orientale. La necessità di una lingua letteraria pan-persiana non ha consentito lacompleta integrazione degli elementi orientali del darz nel NL. Un esempioin tal senso è la distribuzione diatopica e diacronica delle varianti lessicalicon /lI e Ir/: NCS anjll "fico" per NL angzr, NCS sulax " buco" per NL surax,NCS balg "foglia" per NL barg. La storia di questi due fonemi è tra le piùintricate della fonologia diacronica iranica(Cipriano 1994). Le varianti con11/ sono di origine nord-orientale (Sistan, Xorasan e Transoxiana), e compaiono regolarmente nei testi scritti in queste zone (Tarjuma-z tafszr-z rabarz;
26 Secondo l'ipotesi di Lazard (1986: 255) recentemente ripresa dalla Orsatti (2007: 116)all'origine di questa omissione ci sarebbe la riduzione ad una vocale breve, prima, e la caduta, poi, della preposizione 0, conservata, invece, nei testi giudeo-persiani più antichi.
27 In questo caso però l'isoglossa non è forte, dal momento che può cogliere una comunanza nelle modalità della codifica dei testi piuttosto che nella provenienza dialettale. Sia i testi antichi in dari sia il NCS rappresentano la registrazione scritta di una lingua parlata privadi una rigida codifica letteraria. Non sorprende, quindi, che comprendano alcuni fenomenitipici del parlato che sono stati espunti dal NL.
35
TarIx-i Tabarl; TarIx-i Slstan)28. Anche in questo caso il NCS si accordacon il neopersiano antico (oltre che con il giudeo persiano e il pas o persulax; e con il giudeo tagico per balg) e si discosta dal NL.
In tutti i casi citati si tratta di innovazioni comuni al NCS e al darI cheescludono completamente il ketabI. Queste stesse isoglosse non escludonoperò le altre zone iraniche (non sono cioè isoglosse esclusive NCS-darl), masono tratti condivisi in modo estensivo su una grande area iranica a cavallodel deserto di Kavir e di Lut, con l'esclusione forse solo della zona di Herate regioni limitrofe (Herat e regioni limitrofe). Tutte le varietà di persiano parlate in quest'area a cavallo tra la fine del medioevo iranico e l'età modernamostrano alcune caratteristiche comuni, ma solo l'oriente ha registrato nello scritto la loro emersione già nel periodo antico.
Il ruolo unificante della tradizione linguistica in pahlavi era evidentemente sentito con forza nell 'Occidente iranico - il pahlavi d'altronde era basato su un dialetto sud-occidentale affine a quello dell'antico persiano. Il NLsi tenne distante dalla lingua parlata ed eliminò quei tratti innovativi che erano già penetrati nelle varietà parlate di neopersiano sia in Oriente che inOccidente. Queste stesse caratteristiche, mai registrate nella lingua alta, nonsono entrate nelle grammatiche classiche di ketabl, ma sono rimaste nella lingua parlata del Fars. Oggi, la loro riemersione nel NCS consente di tracciare una più forte linea di continuità linguistica tra l'Oriente e l'Occidenteiranico sin dal periodo medievale e postmedievale, con l'esclusione della lingua letteraria.
L'elemento arabo, inoltre, fece la sua comparsa massiccia nell'area iranica proprio nei secoli della codifica del ketabf. L'occidente iranico era sotto un più diretto controllo arabo delle corti orientali. I parlanti neopersianipromotori della nuova lingua letteraria pan-persiana erano tutti bilingui persiano-arabo. La creazione di una lingua letteraria sovraregionale, seppurefu in parte una reazione all'influsso culturale islamico, non poté privarsi deltutto dall'apporto arabo (che anzi fu fondamentale ad esempio nel reperimento della nuova metrica quantitativa). Il prestigio della lingua di superstrato indusse un notevole numero di imprestiti nel ketabl, assai più di quantonon fosse avvenuto con il dari.
L'arabo è stato (ed è tuttora) uno dei maggiori esempi di diglossia (o triglossia secondo Kaye 1994). Il Modern StandardArabic rappresenta la versione alta e scritta, moderno erede dell' arabo classico (o Arabo Coranico o
28 Lazard (1963: 262) ritiene che i pochi lessemi dell'oriente iranico che presentano /r/ nelle stesse condizioni siano da attribuirsi alla trasmissione occidentale dei testi. Copisti occidentali, che parlavano dialetti con un fonema /r/ come LI, avrebbero occidentalizzato levarianti orientali con /1/.
36
Letterario), cui si oppone l'Arabo Dialettale (o Neoarabo o Arabo Vernacolare). Queste due varietà prevedono differenze profonde che erano già presenti probabilmente nel periodo coranico (Durand 1995: 12 ss.) e certamentenei secoli cruciali per l'elaborazione e la codifica del NL (dal XII al XVId.C.), anche se la distanza tra le due varietà era inferiore a quella odierna(Heat 1989). La dinamica sociolinguistica dell'arabo del XII o del XIII secolo non doveva essere molto distante da quella del coevo persiano che opponeva il ketiibl alla lingua parlata. Le modalità di uso sociale della linguasono soggette al prestito come qualsiasi altro elemento della grammatica.L'arabo ebbe una notevole influenza sul persiano non solo nella fonologia,nella morfologia, nella sintassi e nel lessico, ma anche nelle modalità di codifica della lingua letteraria. Nel ketiibl si riproposero delle condizioni didiglossia simili a quelle dell'arabo.
La differenza tra la varietà parlata e la varietà scritta di arabo ha comportato due diverse direttrici per l'interferenza linguistica sul neopersiano. Ipersofoni colti avevano competenza di arabo e di persiano sia nella variantealta-letteraria sia in quella bassa-colloquiale. I persofoni meno colti, invece,non utilizzavano normalmente prodotti letterari in persiano, ed avevano contatti molto limitati con le corti arabofone e le espressioni alte della vita religiosa; dal momento che si trattava massimamente di analfabeti, la varietà diarabo con cui entravano in contatto gli strati meno colti della popolazionepersiana era esclusivamente quella parlata. Nel contempo l'avanzata turcaverso l'Iran sud-occidentale causava un contatto più diretto tra il neopersiano parlato e i dialetti turchi (Pisowicz 1985) con la completa esclusione della lingua letteraria, dato che il turco non era considerato una varietà di linguasufficientemente prestigiosa da essere imitata.
Inoltre i persofoni privi di istruzione letteraria entrarono in contatto conuna varietà di arabo diversa da quella registrata nei testi scritti di tradizionearaba e diversa da quella accolta come modello per il NL. Non è un casoche solo il NL abbia accolto quelle regole della grammatica araba che già inquei secoli erano caratteristica esclusiva della lingua scritta. Le elenchiamobrevemente:
1) In NL i sostantivi arabi sono accordati in genere e numero con gli aggettivi. In NCS l'accordo tra sostantivo e aggettivo non è rispettato; il dualeè inesistente e le nunazioni non compaiono. Solo la formazione del femminile con la ta-marbutja continua ad essere vitale nel NCS, ma non comparenell' accordo con l'aggettivo.
2) Nelle opere di argomento religioso in NL si usano i pronomi possessivi suffissi di origine araba (nur-e casm-l "luce dei miei occhi" (per "mio figlio", ostiid-l "mio maestro"). Nel NCS i pronomi suffissi arabi sonosostituiti da quelli persiani.
37
La mancanza di questi tratti nel NCS non è da imputarsi alla loro semplificazione o alla loro dismissione, ma semplicemente al fatto che la linguaparlata nel Fars entrò in contatto con una varietà di arabo che non comprendeva già più queste caratteristiche.
Oltre a questo, però, il NCS mostra un tasso maggiore di "persianizzazione" della fonologia e della morfologia araba. La scarsa competenza di arabo delle fasce meno colte della popolazione e i loro minori contatti con idominatori arabofoni hanno incentivato nel NCS un maggiore adattamentodel modello alloglotto. I persofoni del Fars che non erano impiegati in ruoli politici di rilievo non avevano una competenza di arabo paragonabile aquella dei funzionari e dei cortigiani persiani che avevano dato vita al ketabinelle cancellerie statali e nelle corti arabofone. La gran massa dei persofonidel Fars, inoltre, non aveva alcun interesse per la creazione di uno standardletterario pan-persiano da opporre alla cultura islamica. La lingua parlata dell'occidente iranico poté quindi evolversi più liberamente del ketabi. La lingua parlata nelle zone del Fars accolse momentaneamente alcuni trattidell'arabo, ma questi stessi tratti non trovarono una sufficiente stabilizzazione per restare immutati fino al NCS:
1) I prestiti arabi hanno immesso nel persiano una grande quantità dimateriale non compreso nell'inventario fonologico del NL. I fonemi arabi diimprestito invece di venir adeguati al sistema fonematico del persiano hanno [mito per inserirsi stabilmente nel NL ma solo temporaneamente nel NCS.Si potrebbe in questo caso distinguere (con Gusmani 1986: 16 ss.) una "naturalizzazione" completa dell'elemento arabo nel NL contro una naturalizzazione solo parziale nel NCS e nelle altre parlate dialettali. La hamzainiziale (hamze nella pronuncia persiana, pronunciata come [7] e traslitterata come l'!) manca in tutte le varietà medievali di iranico, ma è obbligatoriain tutte le varietà di arabo. In seguito ai numerosi prestiti arabi in persianosi è stabilizzata come l'I nel NL (Windfuhr 1979: 139), ma non è stata recepita come fonema autonomo nel NCS29. Nella lingua colloquiale l'I è meccanicamente inserita prima di ogni vocale iniziale di sillaba sia in posizioneiniziale che interna, similmente a come avviene per l'attacco forte del tedesco o del danese. In posizione postvocalica e postconsonantica non è pronunciata in NCS, ma un allungamento di compenso non fonologico conservail peso sillabico: NL ma' fum "sapere", NCS ma:lUm; NL daf e "volta", NCSdafe; NL rob' "quarto", NCS ro:b. Non è un caso ad esempio che Wind-
19 Nella hamze iniziale del NL confluiscono dal punto di vista etimologico sia la hamzeiniziale dell'arabo (traslitterata <'» sia la sua 'eyn (traslitterata <'»: entrambe sono realizzate come un'occlusione glottidale ma in certi casi l'ortografia distingue le due possibilità.
38
fuhr (1997) elenchi coppie minime per tutti i fonemi del neopersiano tranneche per /7/ ed jhpo.
2) La geminazione è un punto complesso della fonologia NCS. Il NL conosce un certo numero di consonanti geminate, sia interne (baettela "informato") che finali (bisakk "indubbio"). Il lessico di origine iranica (pahlavi emedio persiano manicheo) non prevede però alcuna geminata fonemica: inpahlavi esistono geminate nei confini di morfema e casi di [r:] (scritta <rr>e derivante dall'assimilazione del nesso *-rn-) ma "there are no hints of aphonemic status of lenght, as there obviously do not exist minimal pair suchas warrag: *warag; the pair parrag: pardag shows that the sequence -rr-/rd- is biphonemic" (Weber 1997: 627). La pronuncia intensa della [r:] intervocalica è rimasta costante tra il pahlavi e il neopersiano; le geminate neiconfini morfematici, invece, si sono regolarmente scempiate: pahl.hammoxtan <hmwhtl> "to teach", NL amuxtan; pahl. passan"idan <psnydn'>"to like, approve", NL pasan"idan; passox <pswx> "answer", NL pasux; pahl.passing <psng> "exudation", NL pising31
• Lo scempiamento delle geminatedel pahlavi è completato già nei primi testi neopersani: ciò impedisce di attribuire valore fonemico alla lunghezza consonantica almeno nella prima fase del neopersiano. Nel NL, però, la lunghezza consonantica è generalmenteconsiderata fonemica (Windfuhr 1997: 681). L'unica possibile fonte per legeminate del NL è la gran massa di prestiti arabi immessi in persiano durantela codifica del ketab"i, dopo la prima fase della letteratura persiana in dar"i: aro'ettela "informazione", tamaddon "civilizzazione", zann "opinione", najjar"carpentiere" etc. In NL, quindi "gemination is phonemic [but] it is also posited on diachronic grounds, particularly with respect to the Arabic loan component. [00.] The phonetic realization of gemination is limited to the formaIregister, but even there appears to be rare; both korre 'foal' and kore 'globe'are mostly pronunced with non geminate" (ibid.). Gli esempi sopra riportati, infatti, hanno sempre una realizzazione scempia in NCS: batela (con lanormale semplificazione del dittongo NL), bisak. L'utilizzo di forme con laconsonante scempia è oggi in variazione libera con le forme geminate neiconfini di morfema, ma è l'unica alternativa se le geminate sono tautosillabiche o se appartengono ad un unico morfema (Abbasali 1984: 59). Nel parlato rilassato le forme con la consonante scempia rappresentano l'opzionemeno marcata; di contro, è possibile che forme con la geminata vengano in-
lO Sullo statuto fonematico di 1'/ in NCS si vedano Nye 1955; Scott 1964; Samare 1972 eAlamolhoda 2000. Il trattamento della hamza è identico sia in NCS che nel persiano di Kabui (Henderson 1976).
]l Mantengono la geminazione solo pahl. wassad <wst'> "corallo" che dà NL bussad, pahl.waddll <wddyl> "vilmente" che dà NL bad-di/, e pahl. waCéag <wck'> "bimbo" dà NL baCéa(in cui la geminazione è di natura espressiva).
39
serite in un tessuto linguistico NCS per elevarne il registro. Il NCS non haaccettato la naturalizzazione delle geminate nel suo sistema fonologico e nonesistono in NCS coppie minime che oppongono scempie e geminate32
• Nelcomplesso le geminate restano un'isoglossa NL-arabo: la fonematicizzazione della lunghezza consonantica è un tratto di contatto indotto dall'arabo inNL, ma non è penetrato né nel dari né nel NCS.
3) Il mutamento nella struttura sillabica è cominciato tra la codifica delcorpus in pahlavi (IX d.C.) e la nascita del neopersiano antico (il dari del IXXI d.C.) ed è testimoniato da serie di mutamenti avvenuti già in data anticae regolarmente registrati da Horn (1901: II, 12 ss.). L'alleggerimento degliattacchi biconsonantici è stato il primo mutamento: pah. stun "colonna" >neop.a. sutun (Pisowicz 1984: 127). La semplificazione delle code consonantiche complesse con inversione di energia articolatoria è testimoniata dalle metatesi avvenute in fine di parola tra pahlavi e neopersiano antico (Horn1901, II: 98-99) e dalla presenza di varianti lessicografiche antiche dello stesso lessema con due diverse organizzazioni sillabiche (il tipo qadar/qad Vsqadr). La grande quantità di lessemi arabi immessi nel persiano dopo la fase del dari ha impedito la conclusione del mutamento e la sua registrazionenella veste scritta del NL. In arabo la sillaba prevede da zero a due posizioni in attacco sillabico e da zero a tre in rima (Watson 1999). Lessemi che contenevano sillabe di tipo CVCC(C) sono stati introdotti dall'arabo (o dalfrancese) e naturalizzati in NL. La lingua parlata, però, non ha mai accettato del tutto le nuove strutture sillabiche di imprestito.
4) Nel NL i plurali fratti dell' arabo restano tali e possono attirare nel 10ro paradigma flessivo anche parole di origine persiana (jarmiin "ordine" >fariimin "ordini"); Nel NCS, al contrario, i sostantivi e aggettivi arabi vengono flessi per analogia come normali plurali in _(h)ii33
•
La definitiva codificazione del ketiibi tra il XII e XVI secolo d.C. coinvolse solo marginalmente le lingue parlate nel Fiirs. Già nella sua nascita la
32 Delle tre coppie minime citate da Windfuhr (1997: 681) per dimostrare la fonematicitàdella geminazione due riguardano Ir:1 da *rn (NL dare "porta": NL darre "valle", relato adavo daren, gr. [Tolomeo] L'iapva; NL kore "globo": korre "sciocco" imparentato con avo karenas "sordo") e una terza coinvolge un prestito arabo (zan "donna": zann "opinione" da arozanna "avere un'opinione"), ma non compaiono altri esempi. Le prime due in particolare sono poco probanti se ha ragione Abbassali (1984: 59) nel ritenere [r:] variante condizionata diIrl tra vocali.
33 L'unico suffisso di plurale produttivo nel NCS è -(h)a. Il suffisso -an, che il NL utilizza per i plurali dei nomi con referenti animati, o i plurali fratti dell'arabo non si utilizzanonel parlato. Nel NCS questo suffisso ha esteso le sue funzioni: può essere affisso all'infinitoper indicare iterazione (ba in zarbe-zadan-a "con questo continuo rintocco") e può formareil plurale dei pronomi di prima e seconda plurale ma-'a "noi", soma-' a "voi (forma di cortesia)" (in questo caso la /hl > l'I per mantenere la trasparenza morfotattica).
40
volontà di recupero culturale, la necessità di diffusione sovraregionale e l'influsso dell'arabo hanno allontanato il NL dai coevi dialetti iranici parlati nella zona sud-occidentale.
Il ketfibl, inoltre, rappresentò la varietà di persiano con il maggiore tassodi esposizione all' interferenza araba. L'interferenza dell' arabo, in particolare nella fonologia, è stata una sorta di terapia di contenimento per le tendenze di mutamento già presenti nel darI. Nella varietà scritta non venneroaccolti molti di quei tratti innovativi che si erano già presentati nel darI e nella lingua parlata delle zone orientali e sud-occidentali.
Nel ketfibl, quindi, vengono sopite quelle tendenze di mutamento chegià nel XII d.C. si erano affacciate nella lingua parlata, pur senza trovare unadefinitiva stabilizzazione. Le isoglosse tra NCS e darI testimoniano che ilNL non accolse molte delle caratteristiche delle coeve parlate del Ffirs. Lanecessità di una lingua pan-persiana sovraregionale, la volontà di un prestigio letterario e il particolare momento storico caratterizzato dell 'interferenza araba giustificano la notevole distanza che separa il NL dalla lingua alloraparlata nell'occidente iranico e, ancora di più, dall'evoluzione che quellalingua parlata ha conseguito nei secoli successivi.
3. La nascita e stabilizzazione del tehrunl
Le lingue parlate nel Ffirs, che già nel XII d.C. erano più innovative delNL, erano state meno esposte all'interferenza con l'arabo e più a quella coni coevi dialetti turchi (Pisowicz 1985). Nei secoli che vanno dalla codificadel NL (XII-XVI d.C.) fino ai nostri giorni, le parlate del Ffirs si sono ulteriormente modificate a livello fonologico, morfologico e sintattico, accogliendo le caratteristiche sommariamente elencate nel § 2.
Durante questo periodo il NCS non può ancora considerarsi propriamente una lingua unitaria. Già in questi secoli, però, la condizione del persianoè sostanzialmente diglottica. Esistono dei dialetti parlati come LI cui si affianca una varietà scritta codificata, grammaticalmente più complessa, molto distante dal parlato, appresa solo con lo studio dei testi letterari.
Le varietà di persiano in uso in questo momento storico non sono solodue, poiché manca ancora la creazione dello standard parlato come LI. Ciòimpedì a Ferguson (1959) di considerare il persiano come un caso di diglossia. Tra i dialetti persiani parlati come LI e il NL esiste, però, una tale differenza strutturale e una tale divisione sociale dei contesti d'uso darassomigliare più al modello teorico della diglossia che alla normale dinamica standard-dialetto.
La costituzione di uno standard parlato sostanzialmente uniforme sarebbe, quindi, il reale discrimine per l'applicazione del concetto di diglossia in
41
modo non ambiguo: questo è stato il ruolo svolto dalla lingua parlata di Tehran (il NCS). La creazione di uno standard è un evento strettamente legatoad una specifica dinamica sociale: dove non vi sia uno Stato coeso e un potere centrale capillarmente diffuso all'interno dei confini statali non vi sonole condizioni socio-politiche per l'affermazione di una lingua parlata nazionale. In un primo momento, tra il XVI e il XVIII sec. d.C. il dialetto di Esfahan, capitale della Persia Safavide, e quello di Tehran, capitale dell'Iranmoderno e contemporaneo, fornivano altrettanti modelli per la creazione diuno standard parlato nazionale (Pisowicz 1984: 99).
Il tehruni, seppure in una versione non priva di influssi della lingua letteraria, fece la sua comparsa nella stampa persiana negli anni Venti del '900in una raccolta di novelle curata da Mohammad 'AlI Jamalzade dal titolo Yekibud yeki na-bud ("C'era una volta"). Le innovazioni di Jainalzade si limitarono quasi esclusivamente al campo lessicale, mentre per la comparsa a stampa della morfosintassi della linguayarlata si dovette attendere ancora unagenerazione con le opere di Sadeq Cubak.
Il nuovo standard parlato si è formato inizialmente sulla base del dialetto della zona di maggior prestigio culturale e di maggiore forza economica,ma ha poi perso i tratti più spiccatamente dialettali per diffondersi su tutto ilterritorio iranico. Contemporaneamente il tehruni ha accolto molti tratti esterni, originariamente comparsi in dialetti di diversa estrazione geografica.
1) La pronuncia NCS di "Esfahan", ad esempio, è Esfan, sul modello della pronuncia corrente ad Esfahan e nel Sud dell 'Iran, non Esfun come si sente nel dialetto di Tehran. Lo stesso avviene con nam "nome" e con dand"saggezza" che non divengono mai *num e *dund34
•
2) La pronuncia avanzata della lal (oggi [re]) rappresenta un esito di compromesso tra la pronuncia [a] ancora diffusa a Tehran nel XVIII d.C. e la pronuncia [e] tipica di Esfahan e del Sud dell'Iran e gà testimoniata nel CodexCumanicus del XIII d.C. (Pisowicz 1984: 99).
3) La cancellazione dell'ultima consonante finale in alcune parole atonedi particolare frequenza e di scarsa indipendenza semantica (NL yek ruz"un giorno" > NCS ye ruz; NL hanuz "ancora" > NCS hanu; NL sod "egli"> NCS so; NL digar "di nuovo" > NCS dige, NL agar "se" > NCS age) èdovuta all'influsso delle parlate rurali del centro-sud dell'Iran in cui la cancellazione di -C# è la norma35
.
34 Negli ultimi due casi si potrebbe trattare di cultismi, secondo la prospettiva che suggeriscono Kahn e Bernstein (1981).
3S Si veda Pisowicz 1984: 110; notevole inoltre che rappresenti anche un'isoglossa con ildari d'Afghanistan (Henderson 1975).
42
Oggi tehruni indica qualsiasi forma linguistica opposta al ketabi, sia della zona di Tehran, di Esfahan, Kerman o altrove (Lazard 1989: 289)36. Nonvi sono sostanziali differenze diatopiche né diastratiche nel NCS (Jahangiri2000) e tutte le regioni hanno accettato il NCS come nuovo standard parlato, anche se possono colorarlo con piccole varianti regionali, la più evidente delle quali è l'assimilazione dei nessi consonantici interni:
4) marbax "cucina" prevede l'assimilazione progressiva del nesso a Tehran ([mret'preX]), ma quella regressiva ad Esfahan e nel Sud ([mred'breX])oltre che nel dari di Kabul (Henderson 1976).
Ai primi decenni del '900, contemporaneamente alla comparsa a stampadelle opere di Jamalzade e Cubak, risale la prima descrizione del dialetto diTehran. Fino alla prima metà del '900, quindi, le notazioni di "colloquiale"o "familiare" (non quella di "volgare") riferite al NCS non sono del tutto errate. La ricezione del NCS nelle opere a stampa era ancora molto limitata: losi trovava solo nella letteratura folklorica, negli articoli satirici e nei fogli volanti di propaganda. Il NL, di contro, prevedeva ancora utilizzi orali (congli stranieri, nei discorsi celebrativi del Governo, nelle lezioni universitarieetc.), ed era pesante il biasimo sociolinguistico per chi non rinunciava al dialetto in presenza di persone di cultura. Fino alla metà del '900 il NL rappresentava il codice utilizzato nei contesti ufficiali e nelle occasioni culturali; levarietà regionali assolvevano alle necessità del parlato quotidiano e il dialetto di Tehran rappresentava una proposta di standard colloquiale sovraregionale non ancora del tutto accolta. Le condizioni sociali dell 'Iran nonconsentivano ancora la formazione di una vera e propria lingua nazionale parlata. Il NCS era già il modello di riferimento, ma mancava ancora il mezzodi comunicazione di massa che potesse diffonderlo.
Lo spartiacque per l'accettazione estensiva di un nuovo standard colloquiale è stato (in Iran come in molti altri paesi) prima la diffusione del potere statale all'interno dei confini iraniani, poi la diffusione dei mezzi dicomunicazione di massa. I mass media hanno reso urgente la creazione diuno standard colloquiale comprensibile su tutto il territorio nazionale37
• Laparticolare provenienza geografica della maggior parte degli esuli ha, inol-
36 Hodge (1957: 357) si stupiva che tra i suoi infonnanti vi fosse un kennanese, "whoseteruni (sic] is nevertheless excellent": non si era reso conto che la varietà di persiano utilizzata dall' infonnante non era una varietà diatopica, ma uno standard parlato sovraregionale basato sul dialetto di Tehran.
37 Per una valutazione complessiva dell'influenza dei mass media sulla codificazione linguistica si veda Leitner 1997; per l'analisi dell'impatto che questi hanno avuto sul mondo arabofono Branca 2000: 96 s.
43
tre, rafforzato il prestigio della parlata di Tehran. Tehran Nord, che è la parte più progressista e più ricca dell 'Iran attuale, è la località di provenienzadi molti degli esuli che lavorano nei canali satellitari europei (ad esempio la"BBC Persian") ed americani38
• Sempre Tehran è, inoltre, il centro radio-televisivo da cui si irradiano i programmi nazionali. La varietà regionale diTehran, che già negli anni '50 si proponeva come neo-standard colloquiale,ha fornito la base per la creazione di quella che oggi può forse essere definita come una nuova lingua nazionale.
L'accentramento del potere statale ha spinto ancora più avanti il processo. La guerra con l'Iraq, a prescindere dalla sua valutazione politica, ha rappresentato un forte incentivo per la coesione linguistica. Tutti gli adultimaggiorenni erano tenuti ad un servizio militare triennale, da svolgere insieme a commilitoni provenienti da diverse regioni del paese: le dirigenzemilitari, un tempo provenienti dall'entourage dello Shah, risiedono ancoraoggi a Tehran e parlano il dialetto di Tehran come unica lingua materna.
Rispetto alla situazione sociolinguistica della prima metà del '900, oggisi registra quindi una forte evoluzione. Il NCS ha ormai raggiunto una buona stabilità e un sufficiente riconoscimento sociale e politico per venir impiegato anche in ambiti prestigiosi della vita culturale. La diffusione dei massmedia ne ha amplificato la ricezione, anche se è ancora evitato nelle occasioni di alta formalità.
Oggi il NCS rappresenta uno standard colloquiale sostanzialmente uniforme39
• Non è un caso che il NCS abbia sviluppato una notevole variazioneinterna di registro, fino a possedere delle proprie formule di ta'aro! (Sul tema Jahangiri 2000: 176 ss.; Ashodi 2001; Keshavarz 2001):
NL NCS
Saluto anha be Isan sallim rasamdand una be isun-o sa/am resilndan"essi li/le salutarono" "idem"
Ringraziamento soma besiar ba mo'abbat hastid soma xeyli merabumd"siete molto gentile" "idem"
Gratitudine jenabe 'ali bande-ra bll1ahayat soma xeyli man-o sar afraz mikonimoftaxar mifarmaid lett. "Mi ha fatto alzare la testa"lett. "Eccellenza, Lei ha onorato(me) il suo schiavo"
38 Un gran numero di esuli iraniani vive oggi a Los Angeles - scherzosamente ribattezzata "Tehrangeles" - e da qui diffonde una grande quantità di programmi satellitari (ovviamentein NCS). Sulla questione si veda Modarresi 2001.
39 Istruttivo il fatto che il NCS era ritenuto un dialetto "popolare", "familiare", "volgare"o "basso" ancora nella grammatica di Lazard (1992), ma è oggi definito "the prestige form,as the dialect of the capitai and of the mass media" da Jahangiri (2000: 18).
44
In questi casi non mutano il tono, il registro o lo stile del discorso (che èsempre quello formale con cui un inferiore si rivolge ad un suo superiore),ma solo le condizioni sociali della comunicazione: in una occasione pubblica o in presenza di stranieri si utilizzerebbe il NL, negli altri casi il NCS. Nonpuò essere casuale che ad una attenta indagine sociolinguistica sul dialetto diTehran (Jahangiri 2000) tutte le discrepanze tra il NL e il NCS (con la parziale eccezione dell'ordine dei costituenti e dell'omissione delle preposizioni) si siano rivelate variabili legate più all'occasione sociale dellacomunicazione che al censo, alla classe sociale, all'età o al sesso.
Oggi il NL si limita sostanzialmente alla letteratura alta di argomento filosofico-religioso, al teatro colto, alla modulistica burocratica e ai proverbi.In questo ultimo caso la codificazione antica, congiunta con la funzione di"enciclopedia popolare" pan-persiana, hanno evitato l'adeguamento al NCS.La morfosintassi NL si colora però con tratti di fonologia NCS (Levi 1952).
L'uso del NL nel parlato è ancora più esiguo: compare nei discorsi celebrativi nelle sedi culturali di rilievo (Windfuhr 1979: 217) o nei discorsi politici, specialmente se di ispirazione conservatrice (Sadeghi 2001). Anchein questi casi, però, si sentono spesso forme di compromesso in cui una fonologia ancora rispettosa dal modello NL si accompagna ad una morfosintassi più NCS.
La competenza degli Iraniani in NL varia molto a seconda del livello culturale del parlante. Le notizie dei radio- e tele-giornali, come pure le prediche del venerdì (Paul 1999) dovrebbero essere in NL, ma è frequente sentireuna forma mescidata di NL e NCS, in cui una fonetica NL si accompagna aduna morfosintassi più NCS: al NL mifahmand "essi capiscono" corrispondein NCS mifaman, ma nel parlato formale accurato si può sentire mifahman;NL pls az siim "allora sbrigati" (lett. "prima di cena") si sente difficilmente,ed è sostituito dal NCS pìs asiim che eventualmente può essere pronunciatopìs as-siim nelle situazioni di alta formalità40
• Il NL xiine "casa" è xiine inNCS, ma tutti pronunciano xiine kucek "piccola casa" come titolo di unapopolare soap opera, riproducendo la pronuncia dell' annunciatore televisivo. Gli attori dello sceneggiato però non pronunciano mai xiine durante la recitazione, ma solo la forma NCS xiine.
La ricezione del NCS da parte della stampa è difforme a seconda dei casi. Alcuni giornali lo evitano accuratamente, altri ne accettano la presenza. Il
40 È importante distinguere tra diglossia e normali discrepanze tra parlato e scritto. hié"niente", ad esempio, compare come hlj prima di consonante sonora, come hiz prima di fricativa sonora e come his prima di fricativa sorda. Non si tratta di una prova della differenzatra le due varietà del neopersiano (come crede Ghobadi 1996), ma di un normale fenomenodi aggiustamento fonotattico del parlato sia NL che NCS. Lo stesso avviene con la topicalizzazione del pronome citata da Paul (1999: 279): soma kambiidetan él hast? "voi, cosa vi manca?" (lett. "qual è la vostra mancanza").
45
NCS oggi è costantemente utilizzato anche nei dialoghi degli studenti con iprofessori universitari (per le lezioni si preferisce generalmente un NL ricco di influenza di NCS), nell'istruzione dei gradi inferiori (compresi i libridi testo), nel cinema, nella televisione di intrattenimento, nei discorsi pubblici non ufficiali, nella pubblicità, nella stampa settimanale, negli articolisatirici e di costume (Jeremias 1984), nelle lettere private e in quelle pubbliche non indirizzate a ministri o ad alti funzionari.
Nelle occasioni informali l'unica lingua prevista è il NCS che rappresenta anche l'unica lingua della conversazione quotidiana per tutte le classisociali: nessuno a prescindere dalla classe sociale, dall 'istruzione, dal sessoo dal luogo di provenienza ordinerebbe una cena o si rivolgerebbe ad un amico in NL.
Seguendo le indicazioni di Ferguson (1959) abbiamo quindi redatto unpiccolo schema riassuntivo dei principali contesti d'uso che richiedono ilNCS o il NL:
Neopersiano Letterario
Letteratura religiosaStampa di livello elevatoBurocraziaProverbiDiscorsi politico-celebrativiLezioni universitarieTelegiornaliIstruzione scolasticaTeatro colto
Letteratura di consumoStampa satirica e di costumeCinemaPubblicitàTV di intrattenimentoTeatro popolare e musicaLettere privateVita quotidiana
Neopersiano Colloquiale Standard
Come in tutte le dinamiche sociolinguistiche il passaggio dall'una all'altra varietà è più visualizzabile come un progressivo scivolamento lungo uncontinuum che come una bipartizione netta. Ciò non toglie che i punti foca-
46
li del continuum descrivano due varietà "very divergent" entrambe "highlycodified".
Esiste poi, anche nel continuum, un certo scalino di discontinuità checomprende i proverbi, i discorsi politico-celebrativi, le lezioni universitariee i telegiornali. Queste sono le occasioni in cui più è facile sentire forme mescidate di NCS e NL. Il profilo socio-culturale e l'atteggiamento linguisticodel locutore sono in questi casi fondamentali per la scelta della varietà, maal di fuori di questi "campi di confine" l'uso dell'una o dell'altra varietà èampiamente condizionata dal contesto comunicativo e non dipende dalla libera scelta del parlante, dalla sua condizione sociale o dal mezzo comunicativo utilizzato.
4. Conclusioni
L'Iran dalla fine dell'epoca sasanide ad oggi ha visto una situazione sociolinguistica in cui la lingua alta (qualsiasi essa fosse) è sempre stata molto distante da quella parlata. Di questa costante della storia linguistica iranicaha risentito anche il ketabi (o NL). In esso è racchiusa una varietà di linguain cui l'influsso arabo aveva momentaneamente sopito tendenze di cambiamento che erano già evidenti nella letteratura dari del XII. Le isoglosse trala prima codifica del dari e il NCS segnalate nel § 2, inoltre, confermano chele differenze tra la lingua letteraria (il NL) e lo standard colloquiale moderno (il NCS) hanno un' origine antica e non si possono ridurre ad una tendenza innovativa recente della lingua di Tehran.
Dalla sua codifica iniziale il NL è rimasto cristallizzato e (quasi) immutato nel tempo. Le parlate del Pars, che già inizialmente rappresentavano unostadio di lingua più innovativo del NL, hanno continuato la loro evoluzionespontanea e il loro processo di convergenza verso il NCS. La condizionesociolinguistica del persiano è stata un vera e propria diglossia fino a circagli ultimi anni del Novecento: una serie di dialetti regionali non del tutto intelligibili tra loro; uno standard parlato basato sul dialetto di Tehran in viadi costituzione ma non ancora diffuso (il NCS) e uno standard scritto noncomprensibile a chi fosse privo di istruzione letteraria (il NL)41.
41 Anche se nella sociolinguistica le classificazioni riescono di rado a descrivere compiutamente l'oggetto di studio, il persiano degli anni '50 del Novecento sarebbe "diglottic" nella terminologia di Ferguson 1959, sarebbe un caso di "diglossia without bilingualism" perFishman 1967 e Kloss 1976, di "endoglossic diglossia" per Timm 1981 e Francescato 1986,di "macrodiglossia" per Trumper 1977. Ferguson (1959) fu ingannato nel suo giudizio perché, come aveva scritto per primo egli stesso, i parlanti autoctoni non sono inclini ad utilizzare forme del parlato nei contatti con stranieri. Tutte le forme persiane citate dagli informantidi Ferguson (1957) appartengono infatti al NL.
47
Gli anni che vanno dalla fine del secolo scorso ai nostri giorni sono statiun momento di profondo mutamento nella composizione sociale dell'Iran,nei mezzi di comunicazione di massa e, conseguentemente, nell'evoluzionedel neopersiano (Modarresi 1993). Oggi il NCS ha una forte vitalità e il suouso si espande a scapito tanto del NL quanto dei dialetti nativi non normativizzati. I mass media rappresentano un potente mezzo di unificazione linguistica: radio, televisione, satelliti e web necessitano di uno standard parlatosovraregionale comprensibile alla totalità della popolazione. Quasi tutti gliIraniani oggi parlano NCS, qualsiasi sia la loro provenienza geografica esociale. La stampa periodica ancora non ha accettato del tutto il NCS, masempre più testate ne recepiscono le principali innovazioni. I dialetti nativirestano ancora molto vitali, specie nelle zone rurali, ma si può dire che la lingua condivisa da tutti (o quasi) i membri dello stato iraniano sia oggi il NCS.
Oggi il NCS sta erodendo lo spazio funzionale del NL: dalla condizionedi diglossia degli anni Cinquanta si è passati a quella che potremmo definire "triglossia", sul modello della tri-/quadri-glossia di Kaye (1994) per l'arabo. Come abbiamo schematizzato nel § 1, ma senza rinunciare alla visionecontinuistica del § 4, il persiano contemporaneo prevede:
1) una serie di parlate locali;2) uno standard parlato sovraregionale (NCS);3) una lingua letteraria sovranazionale (NL).
Contrariamente a quanto è avvenuto per l'arabo, però, in cui lo standardparlato (il Modern Standard Arabic) si è tenuto vicino alla varietà classica esi è distanziato dai dialetti, il NCS ha selezionato come varietà base il dialetto di Tehran e si è allontanato dalla lingua letteraria.
48
BIBLIOGRAFIA
Alamalhoda, M. (2000) Phonostatistics and Phonotactics oj the Syllable inModo'n Persiano Helsinki.
Alfieri, L. (2008) Struttura sillabica e diglossia: il caso del neopersiano di Tehran.Archivio Glottologico Italiano, pp. 137-70.
Asdjodi, M. (2001) A Comparison between Ta'arof in Persian and Limao inChinese.lnternational Journal ojthe Sociology ojLanguage, 148, pp. 72-92.
Benveniste, E. (1966) Le verbe sUl- come auxilière en iranien. Acta Orientalia, 30,pp. 45-49.
Berruto, G. (2003) Manuale di sociolinguistica. Roma-Bari.Boyle, J.A. (1952) Notes on the ColloquiaI Language of Persia Recorded in Certain
Recent Writings. Bullettin oj the School oj the Orientai and Ajrican Studies,14,3, pp. 451-62.
Branca, P. (2000) Interferenze linguistiche nel Modem Standard Arabic. In I. LoiCorvetto, a cura di, La variazione linguistica tra scritto e parlato. Roma.
Ciancaglini, C. (2006) L'origini delle locuzioni verbali con 'bd in siriaco. InM. Tosco, P. Borbone e A. Mengozzi, a cura di, Loquentes linguis. Studi linguistici ed orientali in onore di Fabrizio A. Pennacchietti, pp. 175-87. Wiesbaden.
Ciancaglini, C. (in corso di stampa) The Formation of Periphrastic Verbs in theIranian Languages. In P. Orsatti e M. Maggi, a cura di, Persian Language inHistory. Wiesbaden.
Cipriano, P. (1994) L'etimologia di neopersiano "xhl", "xwW", "xw'hl" "curvo, ar-rotondato". In P. Cipriano e C. Ciancaglini, Studi Iranici, pp. 5-18. Viterbo.
Coletti, A. (1978) Dizionario persiano-italiano. Roma.Coletti, A. (1986) Grammatica della lingua persiana. Roma.D'Erme, G. (1979) Grammatica del neopersiano. Napoli.Dehgan, I. (1972) "Dastan" as an Auxiliary in Contemporary Persiano Acta Orien-
talia, 40, pp. 198-205.Durand, O. (1995) Introduzione ai dialetti arabi. Milano.Ferguson, Ch. (1957) Word Stress in Persiano Language, 33, 2, pp. 123-35.Ferguson, Ch. (1959) Diglossia. Word, 15,2, pp. 325-40.Fernandez, M. (1993) Diglossia a Comprehensive Bibliography 1960-1990.
Amsterdam.Fishman, J. (1967) Bilingualism with and without Diglossia; Dig10ssia with and
without Bilingualism. Journal ojSociallssues, 23, 2, pp. 29-38.Fishman, J. et alii, a cura di (1986) The Fergusonian Impact. 2 voll. Berlin-New
York-Amsterdam.Fragner, B.G. (1999) Die "Persophonie": Regionalitiit, Identitiit und Sprachkontakt
in del' Geschichte Asiens. Berlin.Francescato, G. (1986) Bilingualism and Dig10ssia in Their MutuaI Relationship.
In Fishman et alii 1986: 395-401.Gaprinadashuili, Sh.G. e DZ.Sh. Giunashuili (1954) Fonetika persidskogo jazyka
[Phonetics of Persian]. Tiblisi.Ghobadi, S. (1996) La langue parlée refletée dans les écrits. Studia Iranica, 25, 1,
pp. 135-58.
49
Heath, J. (1989) From Code Switching to Borrowing: A Case Study oj MaroccanArabic. London.
Henderson, M.M.T. (1975) Diglossia in Kabui Persian PhonoIogy. Journal ojtheAmerican Oriental Society, 95, 4, pp. 549-655.
Henning, W.B. (1958) Mitteliranish. In K. Hoffmann et alii, a cura di, Handbuch derOrientalistik IV: Linguistik. Leiden-Koln.
Hinz, W. (1959) Persisch I. Leitfaden der Umgangsprache. Berlin.Hodge, eT. (1957) Some Aspects ofPersian StyIe. Language, 33, I, pp. 355-70.Horn, P. (1901) Neupersische Schriftsprache. In W. Geiger e E. Kuhn, a cura di,
Grundriss der iranischen Philologie. Strassburg.Hudson, A. (1992) Diglossia: a BibIiographicai Review. Language in Society, 21,
pp. 611-74.Ivanov, W. (1930) Notes on Phonology of Colloqial Persiano Islamica, IV, 5,
pp. 586-96.Jahangiri, N. (2000) A Sociolinguistic Study ojPersian in Tehran. Tokyo.Jazayery, M.A. (1966) Western Influence in Contemporary Persian: a GeneraI View.
Bullettin oj the School oj Oriental and Ajrican Studies, 29, l, pp. 79-97.Jazayery, M.A. (1980) Observation on Stylistic Variation in Persiano In Actes du X,
Congrès International des Linguistes, Bucarest 28 Agosto-2 Settembre 1967,pp. 447-57. Nendeln-Lichtenstein.
Jensen, H. (1931) Neupersischen Grammatik. Heidelberg.Jeremias, E.M. (1984) Diglossia in Persiano Acta Linguistica Academiae Scientia
rum Hungaricae, 34, 3-4, pp. 271-87.Jeremias, E.M. (1995) Some Grammatical Problems ofEarIy New Persian Syntax.
In B.G. Fragner, Ch. Fragner, Gh. Gnoli, R. Haag-Higuchi, M. Maggi eP. Orsatti, a cura di, Proceedings oj the Second European Conjerence ojlranian Studies, pp. 325-47. Roma.
Jeremias, E.M. (2003) New Persiano In Encyclopaedia oj Islam, Supplement I,pp. 426-48. Leiden.
Kahn, M. e J. Bernstein (1981) Progress of the uN change in Persiano In Acta Orientalia Academiae Scientiarum Hungaricae, 35, pp. 133-40.
Kaye, A.S. (1994) Formai vs InformaI Arabic: Diglossia, Trigiossia, Tetragiossia,etc., PoIyglossia - Multigiossia Viewed as a Continuum. Journal oj ArabicLinguistics, 27, pp. 47-66.
Keshavarz, M.H. (2001) Distance in the Choice of Form of Adress. InternationalJournal ojthe Sociology ojLanguage, 148, pp. 5-18.
Kloss, H. (1976) Ùber Diglossie. Deutsche Sprache, 20, pp. 313-23.Kramsky, J. (1939) A Study in the Phonology of Modem Persiano Archiv Orientalni,
Il, pp. 66-83.Kramsky, J. (1966) Some Remarks on the Problem ofQuantity ofVowel in Modern
Persiano Archiv Orientalni, 34, pp. 215-20.Lambton, A.K.S. (1960) Persian Grammar. Cambridge.Lazard, G. (1963) La langue des plus anciens monuments de la prose persane.
Paris.Lazard, G. (1964) Les premiers poètes persans (IX'-Xe siécles). Fragments rassem
blés, édités, et traduits. 2 volI. Tehran-Paris.
50
Lazard, G. (1971) Pahlavi, Parsi, Dari. Les langues de ['Iran d'après Ibn al-Muqqaffa'. In Iran and Islam. In memory of the late Vladimir Minorsky, pp. 361-91.Edinburgh.
Lazard, G. (1975) The Rise of the New Persian Language. In Cambridge History ofIran IV, pp. 595-632, 692-96. Cambridge.
Lazard, G. (1986) Les prépositions pad et be (6) en persan et en pehlevi. InR. Schmitt e P.O. Skrervv;, a cura di, Studia grammatica iranica. FestschriftfiirHelmut Humbach, pp. 245-55. Miinchen.
Lazard, G. (1989) Le Persan. In Schmitt 1989: 263-93.Lazard, G. (1992) A Grammar ofContemporary Persiano Costa Mesa-New York.
[Prima edizione francese 1956].Lazard, G. (1995a) Dialectologie de la langue persane d'après les textes des X et
XI siècles ap. I.-C. In Id., Laformation de la langue persane, pp. 17-26. Paris.Lazard, G. (1995b) Parsi et dari: nouvelles remarques. In Id., Laformation de la lan
gue persane, pp. 141-49. Paris.Leitner, G. (1997) The Sociolinguistics of Communication Media. In F. Coulmas,
a cura di, Handbook or Sociolinguistics, pp. 187-205. Oxford-Malden (USA).Lenz, W. (1958) Das Neupersischen. In B. Spuler e H. Kees, a cura di, lranistik l,
pp. 179-221. Leiden-Koln.Lucidi, M. (1951) L'accento nel persiano moderno. Ricerche Linguistiche, 2,
pp. 108-40.MacKenzie, D.N. (1968) An Early Jewish-Persian Argumenl. Bullettin ofthe School
ofOriental and African Studies, 31, 2, pp. 249-69 [risl. in c.G. Cereti e L. Paul,a cura di, Iranica Diversa, Roma 1999, voI. 2, pp. 315-38].
Mancini, M. (1992) Una nuova testimonianza sul caso obliquo tra persiano anticoe mediopersiano. Viterbo.
Meier, F. (1981) Aussprachefragen des alteren Neupersisch. Oriens, 27-28, pp. 70176.
Modarresi, Y. (2001) The Iranian Community in the United States and the Maintenance of Persiano International Journal of the Sociology of Language, 148,pp. 93-115.
Modarresi, Y. (1993) Linguistic Consequence of Some Socio-Political Change inIran. International Journal of the Sociology ofLanguage, 100-101, pp. 87-99.
Nercissian, E. (2001) Bilingualism and Diglossia: Patterns ofLanguage Use by Ethnic Minorities in Tehran. International Journal of the Sociology of Language,148, pp. 59-70.
yberg, H.S. (1964-1974) A Manual of Pahlavi. 2 voll. Wiesbaden.Nye, G. (1955) The Phonems and the Morphems ofModern Persiano Ph.D. Disser-
tation, Univo of Michigan.Oranskij, LM. (1973) Le lingue iraniche. Trad. il. di A.V. Rossi. Napoli.Orsatti, P. (2007) Appunti per una storia della lingua neopersiana. Roma.Paul, L. (1999) Neuere Tendenzen in der Entwiklung des Persischen am Beispiel der
Tehran er Freitagspredigten. Studia Iranica, 28, pp. 275-90.Perry, LR. (2003) Persian as Homoglossic Language. In B. Haurcade, a cura di, Iran
questions et connaissances 111: cultures et sociétés contemporainnes, pp. 11-28.Leuven-Paris.
51
Piemontese, A.M. (2004) Grammatica persiana in nuce. Pisa-Roma.Pisowicz, A. (1984) Origins of the New and Middle Persian Phonological System.
Krak6w.Provasi, E. (1979) Some Notes on Tehrani Persian Phonology. In Gh. Gnoli e
A.V. Rossi, a cura di, Iranica, pp. 257-80. Napoli.Rossi, A. (1995) La situazione linguistica irano-afgano-pakistana. In Atti della So
cietà di Linguistica Italiana, XXVII, pp. 169-89.Rossi, A. (2007) La formazione delle lingue iraniche tra stratificazione multicultu
rale e pianificazione linguistica. In P. Molinelli, a cura di, Standard e nonstandard tra scelta e norma. Atti del XXX Convegno della SIG, Bergamo 20-22ottobre 2005, pp. 81-109. Roma.
Rossi, E. (1947) Grammatica neopersiana con note di metrica. Napoli.Sabahi, F. (2003) Storia dell'Iran. Milano.Samare, Y. (1972) Saxteman-e fonoloziki-ye heja der Farsi-ye teherani [The
Phonemic Structure of the Syllable in Tehran Persian]. Majmu'e-ye Xe'abeha-yekongre-ye ta'qiqate-e Irani, [1350], pp. 48-76.
Samare, Y. (1977) The Arrangement ofSegmental Phoneme in Farsi. Tehran.Schiffman, H.F. (1997) Diglossia. In F. Coulmas, a cura di, Handbook of Socio
linguistics, pp. 205-16. Oxford-Malden (USA).Schmitt, R., a cura di (1989) Compendium Linguarum Iranicarum. Wiesbaden.Schmitt, R. (2000) Die Iranischen Sprachen in Geschichte und Gegenwart.
Wiesbaden.Scott, c.T. (1964) Syllable Structure in Tehran Persiano Anthropological Linguistics,
5, pp. 27-30.Sokolova, V.S. et alii, a cura di (1952) Novye svedenija po fonetike iranski
jazykov [Nuove informazioni sulla fonetica delle lingue iraniche]. In TrudyInstituta Jazkykoznanija, l, pp. 154-92.
Thiesen, F. (1982) A Manual ofClassical Persian Prosody. Wiesbaden.Timm, L.A. (1981) Diglossia Old and New - a Critico Antropological Linguistics,
23,8, pp. 356-67.Towhidi, J. (1974) Studies in the Phonetics and Phonology of Modern Persiano
Intonation and Related Features. Hamburg.Trumper, J. (1977) Ricostruzione nell'Italia settentrionale: sistemi consonantici.
Considerazioni sociolinguistiche nella diacronia. In R. Simone e U. Vignuzzi,a cura di, Problemi della ricostruzione linguistica, pp. 259-310. Roma.
Trumpp, E. (1875) Uber den Accent und die Aussprache des Persischen. ViennaSitzungsberichte, pp. 215-48.
Weber, D. (1997) Pahlavi Phonology. In A.S. Kaye e P.T. Daniels, a cura di,Phonologies ofAsia and Africa, 2 voI., pp. 601-36. Winona Lake.
Windfuhr, G.L. (1979) Persian Grammar: History and State ofIts Study. Paris-NewYork.
Windfuhr, G.L. (1997) Persian Phonology. In A.S. Kaye e P.T. Daniels, a cura di,Phonologies ofAsia and Africa, 2 voI., pp. 675-89. Winona Lake.
Yarshater, E. (1977) The Hybrid Language ofthe Jewish Communities ofPersia.Journal ofthe American Orientai Society, 97, pp. 1-8.
52
ISTITUTO ITALIANOPER L'AFRICA E L'ORIENTE
SERIE ORIENTALE ROMAFONDATA DA GIUSEPPE TUCCI
DIRETTA DA
GHERARDO GNOLI
VoI. CV
ROMAIs. L A. O.
2010
SERIE ORIENTALE ROMA
CV
ORIENTALIA ROMANA9
IRANIAN IDENTITYIN TRE COURSE OF RISTORY
Proceedings of the Conference Held in Rome, 21-24 September 2005
Edited by
CARLO G. CERETI
With the assistance ofChiara Barbati, Matteo De Chiara and Gianfilippo Terribili
Finito di stampare nel mese di Aprile 2010Tipolitografia: 1st. Salesiano Pio XI - Via Umbertide, II - 00181 Roma - Te!. 067827819
CONTENTS
CARLO G. CERETI, Preface Vll
MARIA MACUCH, Introductory Speech of the President of the SocietasIranologica Europaea .
GHERARDO GNaU, Nota introduttiva sul tema della identità iranica............. 5
DARIOOSH AKBARZADEH, CARLO G. CERETI and FABRIZIO SINISI, PreliminaryNotes on the Collection of Sasanian Bullae Held in Khoy Il
LUCA ALFIERI e CHIARA BARBATI, Su alcuni aspetti della storia delneopersiano: nascita ed evoluzione della diglossia.................................. 23
ALBERTO CANTERA, Legai Implications of Conversion in Zoroastrianism .... 53
MARIO CASARI, The Wise Men at Alexander's Court in Persian MedievalRomances: an Iranian View ofAncient Cultural Heritage....................... 67
FRANCO D'AGOSTINO, Uruk and Aratta (Between Pre-Eminence andFriendship) 81
TOURAJ DARYAEE, The Idea of Eriinsahr: Jewish, Christian and Mani-chaean Views in Late Antiquity................................................................. 91
BERT G. FRAGNER, Iranian Identities 109
BRUNO GENITO, The Western Scythian Identity: a Territorial and Archaeo-logical "Puzzle" 119
PHIUPPE GIGNOUX, La société iranienne du 7e siècle AD d'après lacollection de Berkeley 145
THAMAR E. GINDIN, lranian Word Play in the Seroll of Esther 153
ROBERTA GIUNTA, Les inscriptions persanes dans l'épigraphie monumentale de la ville de Ghazni (Afghanistan) aux 6e-7eI12e-13esiècle 163
RIKA GYSELEN, avec la collaboration de FRANçOIS THIERRY, Sceaux sassa-nides : abréviations et identités...... 181
MARIA MACUCH, Legai Constructions oj Identity in the Sasanian Period..... 193