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∆Alexavndreia Alessandria 5 – 2011 Rivista di glottologia Edizioni dell’Orso Alessandria
41

Strutture della coordinazione in etrusco

Feb 01, 2023

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Lucio Russo
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Page 1: Strutture della coordinazione in etrusco

∆AlexavndreiaAlessandria

5 – 2011

Rivista di glottologia

Edizioni dell’OrsoAlessandria

Page 2: Strutture della coordinazione in etrusco

Si ringraziano:la Fondazione Cassa di Risparmio di Torinoil Lions Club Villanova d’Asti

© 2011Copyright by Edizioni dell’Orso s.r.l.via Rattazzi, 47 15121 AlessandriaTel. 0131.252349 Fax 0131.257567e-mail: [email protected]: //www.ediorso.it

Realizzazione informatica di Arun Maltese ([email protected])

È vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata, con qualsiasi mezzo effettuata,compresa la fotocopia, anche a uso interno e didattico. L’illecito sarà penalmente perse-guibile a norma dell’art. 171 della Legge n. 633 del 22.04.1941

ISBN 978-88-6274-319-8

Nell’autunno del 2006 Gianni Abbate, Mario Enrietti, Renato Gendre, MarioNegri hanno costituito l’Associazione Culturale ‘Alessandria’, con sede presso ilLiceo Classico ‘Balbo’ di Casale Monferrato (AL).La pubblicazione di questa rivista è uno degli scopi statutari dell’Associazione

Page 3: Strutture della coordinazione in etrusco

Atti del Convegno Internazionale

Le lingue dell’Italia anticaIscrizioni, testi, grammatica

Die Sprachen AltitaliensInschriften, Texte, Grammatik

In memoriam Helmut Rix (1926-2004)

a cura di Giovanna Rocca

7-8 marzo 2011

Libera Università di Lingue e Comunicazione

IULM

Milano

Page 4: Strutture della coordinazione in etrusco

presentazione

Bibliografia degli scritti di Helmut Rix

RICORDI DI HELMUT RIX

Gerhard Meiser In memoriam Helmut Rix

Aldo Luigi prosdocimi In memoriam…

Jürgen Untermann La mia amicizia con Helmut Rix

RELAzIONI

Luciano Agostiniani pertinentivo

Michael H. Crawford Tribunes in Italy

Emmanuel Dupraz Osservazioni sulla coesione te -stuale nei rituali umbri: il casodelle Tavole I e IIa

Heiner Eichner Anmerkungen zum Etruskischenin memoriam Helmut Rix

Joseph F. Eska –Rex E. Wallace Script and language at ancient

Voltino

José Luis García Ramón Secondary yod, palatalisation,syncope, initial stress as relatedfeatures: Sabellic and Thessalian

p. VII

XI

1

3

7

11

17

45

49

67

93

115

Page 5: Strutture della coordinazione in etrusco

462 INDICE

Olav Hackstein persistenz bei präfix- und parti-kelverben im Lateinischen: ital.*per ‚ver-‘ und *ped ‚zugrunde‘,lat. periūrāre und peiierāre ‚ei-nen Meineid schwören‘

Jón A. Harðarson The 2nd Line of the Duenos In-scription

Rosemarie Lühr „prägnante Konstruktionen“ inden klassischen Sprachen

Daniele F. Maras Skerfs

Maria pia Marchese Un problema di lettura e di sin-tassi nel Cippo Abellano

Vincent Martzloff Spuren des Gerundivsuffixes imSüdpikenischen: qdufeniúí (pen -na S. Andrea), amcenas (Bel -monte)

Kanehiro Nishimura A phonological Factor in Mārs’Lexical Genealogy

Dariusz piwowarczyk The Oscan appelluneí and thegraphemic-phonemic correspon-dences

paolo poccetti Strutture della coordinazione inetrusco

Luca Rigobianco Rix 1979 (1981): etr. uni < lat.*Iūnī. Tracce della presenza dii.e. *-j(e/o)H2 in etrusco

Timo Sironen La ricerca sugli imprestiti grecie latini nella lingua osca. Lostato della ricerca

Elena Triantafillis Ancóra sull’iscrizione ‘ernica’Rix He 2

137

153

165

185

199

209

233

247

253

289

303

311331

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463INDICE

Brent Vine Umbrian disleralinsust

Michael Weiss Observations on the prehistoryof Lat. augur

Andreas Willi Revisiting the Etruscan verb

SCUOLA DI DOTTORATO IN STORIA LINGUISTICA DELMEDITERRANEO ANTICO

Manuela Anelli Una glossa italica?

paolo Cagnazzo Rix 1957: ‘Sabini – Sabelli –Samnium’ e la prospettiva delle‘medie aspirate’. Uno sguardoretrospettivo

Laura Montagnaro Venetico termon. Lessico e isti-tuzionalità nella terminologiadella confinazione

Giulia Sarullo Il Cippo del Foro. prima e dopoGoidanich (1943): cronaca perun bilancio storiografico

INDIRIzzI DEGLI AUTORI

345

365

387

403

419

439

453

Page 7: Strutture della coordinazione in etrusco

1. In memoriam*

I due temi contenuti nel titolo hanno toccato gli interessi scientifici diH. Rix, alla cui memoria è dedicato il presente lavoro: quello, più centra-le, dell’etruscologia, nel cui ambito Rix notoriamente si colloca tra lefigure di maggiore rilievo del XX secolo, e quello della coordinazione,più marginale, ma nel quale, comunque, spiccano due importanti lavori,incentrati sulle Tavole Iguvine1. Questi due contributi, apparsi nello stes-so anno, sono frutto di una genesi unitaria in una fase del percorso scien-tifico che H. Rix ha dedicato al più importante documento delle linguesabelliche. L’analisi dell’architettura sintattica delle formule prescrittivesoprattutto per quanto riguarda l’articolazione tra protasi e apodosi e ilrapporto tra coordinazione e subordinazione nelle diverse fasi redazionalidel testo resta tuttora fondamentale punto di riferimento per gli aspettidell’organizzazione e della redazione testuale dello straordinario monu-mento della lingua umbra.

2. L’etrusco e le questioni della coordinazione

Le strutture della coordinazione nella documentazione etrusca sonostate oggetto di interessi piuttosto marginali indubbiamente connessi allostato dell’ermeneutica dei testi stessi. Inoltre, l’analisi sintattica dei testietruschi è stata veicolata, se non in misura trascurabile, dall’attenzioneper gli aspetti della connessione tra le parole e tra le frasi.

Paolo Poccetti

STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

Alessandria 5 – 2011, pp. 253-287.

* Le citazioni dei testi etruschi e di quelli sabellici sono fatte in riferimento alleedizioni rispettivamente di RIX 1991 e di RIX 2002.

1 RIX 1976a; b.

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254 p. pOCCETTI

Eppure è trascorso oltre un secolo da quando sono state individuateper la prima volta le particelle basiche della coordinazione dell’etrusco2,le enclitiche –c e –m. Tale acquisizione – è bene sottolinearlo - pur tra leincertezze e i diversi percorsi dell’ermeneutica etruscologica, è rimastasolida. In realtà, tra i metodi tradizionali di approccio all’etrusco questeparticelle hanno suscitato un interesse etimologico nella ricerca di paren-tele con altre lingue e altri gruppi linguistici. Così, per esempio, la parti-cella –c è stata accostata – nel quadro delle connessioni indoeuropee del-l’etrusco – ora con l’enclitica -*kwe ora con particelle greche kaiv e ka3,mentre l’elemento –m è stato associato ad analoghe particelle delle lingueanatoliche a sostegno di presunte relazioni genealogiche con questo ambi-to linguistico4. Invece, minori interessi ha suscitato la coordinazione neipercorsi tanto del metodo cosiddetto ‘combinatorio’ quanto di quello‘bilingue’ per quanto riguarda l’analisi dei testi etruschi5.

L’approccio tipologico che si è proficuamente dischiuso all’analisidella lingua etrusca nel corso degli ultimi decenni si è misurato essenzial-mente con questioni che sono terreno di elezione della tipologia, cioè l’e-spressione delle categorie grammaticali, in particolare la morfo-sintassi,oltre a questioni di fonologia diacronica6. È rimasta, invece, finora esclu-sa una considerazione della ‘semantica’ dell’espressione degli elementicoordinanti tanto a livello pragmatico quanto nell’ambito dei principi uni-versali delle strutture della coordinazione.

3. Aspetti generali e principi metodologici della coordinazione

Nelle lingue del mondo l’espressione della coordinazione si basa sualcuni parametri generali e su principi universalmente validi, dalla cuiconsiderazione non può sottrarsi l’etrusco. Occorre distinguere fonda-mentalmente:

a) aspetti formali dell’espressione, che basicamente implicano la pre-senza o non presenza di marche specifiche. Nelle grammatiche tra-dizionali questa distinzione si incardina sostanzialmente nella

2 Cfr. ROSEMBERG 1913, p. 71; VETTER 1924, p. 144.3 Si veda, per esempio, COLI 1947, p. 154.4 Cfr., per esempio, GEORGIEV 1971.5 Su questi diversi modelli di analisi nei percorsi dell’etruscologia, cfr. DE

SIMONE 1985.6 Cfr. AGOSTINIANI 1993.

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255STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

distinzione tra coordinazione ‘sindetica’ vs. ‘asindetica’. Ciascunalingua regola al proprio interno e in modo autonomo il rapporto tral’uso dell’asindeto e quello di particelle anche in relazione agliaspetti implicati nei punti b), c), d).

b) aspetti funzionali della coordinazione in rapporto a ciò che vienecongiunto (elementi lessicali, frasi, enunciati). Sotto questo profiloè d’obbligo tener conto della distinzione tra: 1) sintagma nominale;2) sintagma aggettivale; 3) sintagma verbale; 4) frase (clause); 5)enunciato (sentence).

c) aspetti sintattici che riguardano l’ordine delle parole e specifica-mente la sequenza degli elementi congiunti. A questo livello sonoovviamente chiamati in causa, da una parte, i requisiti tipologicisoggiacenti l’ordine delle parole propri di ciascuna lingua e, dal-l’altra, le esigenze pragmatiche che incidono sul livello di ‘marca-tezza’ di un enunciato.

d) aspetti semantici inerenti la relazione che viene stabilita tra gli ele-menti congiunti. In questa sede si colloca la distinzione tradiziona-le tra ‘legame’ 1) copulativo, 2) connettivo, 3) disgiuntivo, 4)avversativo. Alla base di questa scala di ‘valori’ semantici che sipongono in un continuum, soggiace la distinzione fondamentale tracoordinazione simmetrica (o ‘bilanciata’) e coordinazione asimme-trica (o ‘sbilanciata’). Questa distinzione, in realtà, veicola tanto insincronia quanto in diacronia lo slittamento di una particella da unvalore all’altro;

e) come conseguenza di quanto contemplato nei punti c) e d) le mar-che di coordinazione sono spesso soggette ad impieghi non canoni-ci, che si traducono spesso nella plurifunzionalità e nella transcate-gorialità delle particelle stesse. In altre parole una stessa particellapuò avere più funzioni semantico-pragmatiche in un continuum chesi applica anche all’interno di uno stesso enunciato.

Gli impieghi non canonici discendono dalla coordinazione di tipoasimmetrico e sono spesso soggetti a ‘implicature conversazionali’, comemostrano, per esempio, nell’ambito delle lingue antiche i valori diversi, ein larga misura paralleli, assunti da et in latino e da kaiv in greco. Così alivello di frase (‘clause level’) le funzioni ‘additive’ sviluppano i valorifocalizzanti di “ anche”, “ perfino” (“also”, “even”), mentre a livello dienunciato (‘sentence level’) quelli di aggiunta, di ripresa, di riformulazio-ne (‘discurse particles’, ‘topic shifters’), nella fattispecie “inoltre”, “allo-ra’, “ così” (“ moreover”, “ then”, “ thus”). Analoghi percorsi presentanole particelle coordinanti sul versante negativo come nel caso di lat. nec edi gr. oujdev, che, accanto ai valori convenzionali di “e non”, sviluppanoquelli di “né…né” (“either.…nor”) e di “nemmeno” (“not…even”).

Page 10: Strutture della coordinazione in etrusco

256 p. pOCCETTI

4. Problematiche e aspetti specifici della coordinazione in etrusco

In base al parametro della funzione ‘basica’ della coordinazione, cioèil congiungimento di due o più elementi, si pongono, innanzitutto, duequesiti fondamentali inerenti l’individuazione delle strategie relativeall’etrusco:

a) Se l’etrusco applichi una strategia connettiva (conjunctional) ocomitativa (comitative) ovvero se possa considerarsi, secondo laterminologia di Stassen, una ‘AND- or WITH-Language’.

b) Se l’etrusco preveda una distinzione tra una coordinazione connet-tiva, disgiuntiva e avversativa (connective, disjunctive, adversati-ve) ovvero se, sempre secondo la terminologia di Stassen, possaconsiderarsi una “AND/OR/BUT/ Language”7.

per dare una risposta a questi quesiti si può operare secondo i seguenticriteri di ‘implicazioni’ universali:

a) Le ‘AND-Languages’ sono nettamente prevalenti tra le lingueprovviste di un sistema di casi nominali e di tempi verbali;

b) Quando una lingua distingue due tipi di particelle connettive, l’unacon funzione ‘copulativa’, l’altra con funzione ‘additiva’, allorageneralmente possiede anche particelle distinte per la coordinazio-ne ‘connettiva’, ‘disgiuntiva’ e ‘avversativa’.

L’etrusco soddisfa entrambi i requisiti e cioè:a) È caratterizzato dalla presenza di ‘casi’ (sia pure secondo i principi

di una lingua agglutinante) e di tempi’ e, pertanto, può essere anno-verato tra le ‘AND-Languages’;

b) Distingue, come viene, ormai da tempo, considerato per acquisito,due particelle: l’una, cioè –c, per la coordinazione ‘copulativa’,l’altra, cioè –m, con funzione ‘connettiva’. Di conseguenza, è pro-babile che disponga di particelle distinte per la coordinazionedisgiuntiva e avversativa.

5. Coordinazione marcata e coordinazione non marcata

Mentre le marche della coordinazione non sono distribuite e sviluppa-

7 Cfr. STASSEN 2000; HASpELMATH 2004.

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257STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

te nello stesso modo da tutte le lingue del mondo, il tipo di coordinazionenon espressa da alcuna marca formale è, invece, un tratto universale pre-sente in tutte le lingue del mondo. È, anzi, il tratto prototipico e universal-mente diffuso dei legami sintattici, che nella grammatica tradizionaleviene classificato come legame ‘asindetico’ o asindeto. per esempio, trale lingue antiche l’egiziano non possiede marche specifiche per le con-giunzioni “e” ed “o”, ma gli elementi congiunti sono generalmente giu-stapposti ed è solo il contesto che decide per la funzione connettiva,disgiuntiva o avversativa8.

In quanto tratto non marcato, l’asindeto, laddove si affianca a marcheformali di coordinazione, assume in sé tutti i valori semantico-funzionalielencati al punto 3). In particolare, neutralizzando la distinzione tra coor-dinazione simmetrica e asimmetrica, assolve tutti gli impieghi non cano-nici sviluppati dalle particelle coordinanti (punto 3 e).

Il legame asindetico tra proposizioni e tra frasi dà luogo alla paratassi.È opportuno distinguere due diverse funzionalità semantiche che la para-tassi sviluppa a livello di contenuto e che si manifestano attraverso l’ordi-ne sintattico: l’una è connessa ad un ordine libero degli elementi posti insequenza, l’altra, invece, ad un ordine fisso. L’indifferenza rispetto all’or-dine in cui gli elementi sono collegati esprime una coordinazione simme-trica e il reciproco cambio di posizione non ha ricadute sul senso dellafrase. Invece, l’ordine fisso e rigido degli elementi collegati, esprime unacoordinazione di tipo asimmetrico che, a livello semantico, scivola versouna forma di subordinazione. In questo caso, infatti, il mutamento di ordi-ne implicherebbe uno stravolgimento del senso della frase. I due tipiparatattici trovano la seguente esemplificazione nel latino e nell’umbro:

Fig.1

8 Cfr. GARDINER 1973, p. 68.

Ordine libero e interscambiabilitàdegli elementi

Ordine rigido e non interscambiabilitàdegli elementi

Latino precor veneror; velim nolim; abi, nuntia; veni, vidi, vici

Umbro tursitu tremitu sonitu savitu;nerf arsmo, veiro pequo

portatulu[…]feituvapefem avieklufe kumpifiatu veaaviekla esunume etu

Page 12: Strutture della coordinazione in etrusco

258 p. pOCCETTI

5.1 La coordinazione marcata in etrusco

Le lingue che prevedono marche esplicite per la coordinazione con-nettiva, copulativa, disgiuntiva e avversativa di solito possiedono anchemolteplici elementi formali deputati a questa funzione. per avere un’ideadi tale molteplicità è sufficiente rammentare le particelle più note in lati-no (es. et, -que, atque, -ve)9 e in greco (es. kaiv, dev, senza considerare lastraordinaria varietà delle particelle presenti nelle lingue anatoliche. Alleforme della coordinazione appartengono anche marche considerate menocanoniche, quali alcuni elementi avverbiali (tipo it. “poi”, “inoltre”, “allo-ra”) e le correlative (tipo it. “tanto quanto”, “così come”; ingl. “as wellas”; latino sic…ut; tam…quam; cum…tum). Questo universo complessoche esprime la coordinazione si iscrive dentro la ‘mappa semantica’ dellestrategie universali della coordinazione tracciata da M.Haspelmath10:

Fig.2

9 Sulla coordinazione in latino arcaico, cfr. pENNEY 2005.10 HASpELMATH 2004, p. 21.11 Cfr. SzEMERÉNYI 1985.12 Su tale questione si veda, da ultimo WILLI 2005, pp. 241 ss.

existencemanner

V- conjunction ← N conjunction ← comitative ← instrumental↓ agent

‘also’ comparison↓

‘even’

La lettura di questa mappa, da destra verso sinistra, delinea il percorsoattraverso il quale si sviluppano in senso sincronico quanto diacronico lefunzioni della coordinazione nelle lingue del mondo. per esempio, a livel-lo di avverbio di maniera (‘manner’) si situa et latino, dal livello ‘stru-mentale’, da cui si sviluppa il valore comitativo, si origina probabilmenteil *-kwe indoeuropeo11, alla base di lat. –que e di greco te. Sempre ad unafunzione comitativa si riconduce probabilmente anche il greco kaiv, le cuiorigini, per quanto dibattute, vengono riportate a particelle che in altrelingue servono per l’espressione comitativa (essendo etimologicamenteconfrontato ora con lat. cum ora con l’ittito katti “con”)12.

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259STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

A livello della comparazione si collocano le espressioni latine cheintroducono le correlative, come tam…quam; cum…tum; tantum…quan-tum; quo…eo; sic…ita. Ci sono lingue, anche della famiglia indoeuropea,dove strutture comparativo-equative danno luogo a forme di coordinazio-ne: si pensi al caso del dittico antico indiano ya-…ta- (con i derivati yāvat… tāvat e yathā … tathā ou evam13) oppure alla particella antico irlandeseocus che è connessa ad un lessema che significa “simile, vicino a”14.Dalla correlazione tra proposizioni si sviluppa anche la subordinazione,come nel caso dell’antico indiano, dove le strutture basilari della subordi-nazione si fondano appunto sulle correlazioni ya-…ta- (yāvat … tāvat,yathā… tathā)15. Ma anche molte altre forme di subordinazione si incar-dinano sulla correlazione come, per es., in latino cum…tum, in umbro ape…enu; pune…enumek; in a. russo atče…a; in ittito takku…ta16.

Il grado delle conoscenze dell’etrusco non permette, ovviamente, diassegnare alle particelle della coordinazione finora identificate con cer-tezza una collocazione, anche approssimativa, in questa mappa. Senzaavventurarsi in terreni incerti e malsicuri, focalizziamo qui l’attenzione,nell’ambito della coordinazione marcata, da una parte, sulle particelleconnettive, di cui da tempo è consolidata ed indiscussa l’acquisizione,cioè i due elementi enclitici –c (-k), di cui variante arcaica è probabilmen-te –ca (-ka)17, mentre -c è variante (forse combinatoria per condiziona-mento fonotattico) recente, ed -m18 e, dall’altra, su alcune espressionisuscettibili di funzionare come correlative.

5.2. Sintagmi Nominali e Sintagmi Verbali

Uno dei fattori distintivi tra le lingue relativamente alle strutture dellacoordinazione è il diverso trattamento tra sintagmi nominali (NounPhrase) e sintagmi verbali (Verb Phrase). In altre parole, ci sono lingue

13 Ricordiamo che evá ha un valore enfatico ‘esattamente, precisamente’ in sin-tagmi nominali e una funzione correlativa ‘così’, quando unisce proposizioni cf. C.VITI 2007, p. 42.

14 Cfr. VENDRYES 1960, s.v. oc e ocus.15 Cfr. VITI 2007.16 Cfr. pATRI 2003; ORLANDINI-pOCCETTI 2011.17 Assumendo che l’interpretazione di –ka come variante arcaica di –c sia corret-

ta: cfr. BENELLI 2007, p. 61.18 WALLACE 2008, p. 114.

Page 14: Strutture della coordinazione in etrusco

260 p. pOCCETTI

che presentano particelle distinte per legare nomi rispetto a verbi. In que-sto caso, le particelle che uniscono verbi servono anche ad unire proposi-zioni e frasi. Sulla base di questo parametro M.Haspelmath raggruppa tretipi di lingue: a) quelle in cui le stesse particelle di coordinazione funzio-nano per i sintagmi tanto nominali quanto verbali; b) quelle che presenta-no particelle distinte per i sintagmi nominali rispetto a quelli verbali; c)quelle dove la coordinazione è a marca ‘zero’ (con assenza, cioè, di parti-celle esplicite) per entrambi i tipi sintattici19.

Ora l’etrusco sembra appartenere al gruppo a) in quanto presenta,almeno per la coordinazione connettiva delle particelle espressamentededicate al congiungimento tanto dei sintagmi nominali quanto di quelliverbali.

Infatti, entrambe le particelle enclitiche –c, e -m rispettivamenteimpiegate per la coordinazione connettiva e copulativa vengono usate percollegare tanto nomi comuni e nomi propri quanto verbi:

fig.3

19 HASpELMATH 2004, p. 21; DRYER-HASpELMATH 2011, cap. 64.20 Traduzione di BENELLI 2007, p. 61.

Questo quadro permette di collocare l’etrusco tra le lingue del gruppoa), cioè tra quelle che non presentano particelle distinte per coordinare

particella –c(a) nomi comuni vinum qic (L.L. XI, 4) «vino e acqua»; ripetuta in entrambi i termi-

ni, apac atic «il padre e la madre» (Cr. 5.2); vinac reśtmc (Tab.Cort.) «vigna e orto (?)»

nomi propri Larqal sec Apunalc Larqial (Ta 1.84) «figlia di Larq e di LarqiApunei»; (ripetuto in entrambi gli elementi della designazione per-sonale) Veluis Tuteis Θancviluisc Turialsc (Vc. 1.64) « (da parte) diVel Tute e Θancvil Turi»

verbi [ac]il hecece farikeka (Ta 5.1) « realizzò e …. l’opera20.

particella –m nomi comuni ci tartiria cim cleva (TC 3-4) «tre X e / o tre Y» nomi propri Larqial clan Velusum neftś (Vs. 1.180) « figlio di Larq e nipote di

Vel» verbi acasce….spurem lucairce….slicacem (Ta 1.17, 3-5)«compose….e

nella città ordinò (?)….. e fu….»

Page 15: Strutture della coordinazione in etrusco

261STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

sintagmi nominali e sintagmi verbali. Rammentiamo che queste linguesono statisticamente le più numerose e che – aspetto più interessante perla posizione linguistica dell’etrusco – si addensano compattamente nelcontinente euroasiatico.

5.3. La coordinazione connettiva e copulativa

Come già detto, le due particelle enclitiche dell’etrusco –c (-k) e –m siripartiscono tra le due funzioni basiche della coordinazione nell’ambitodelle ‘AND-languages’, cioè rispettivamente il legame ‘copulativo’ e illegame ‘connettivo’. Notoriamente, la differenziazione tra i due tipi dilegami è, sul piano sincronico, di ordine tanto semantico quanto sintatti-co. Semanticamente il legame ‘copulativo’, che si origina spesso da un’e-spressione ‘comitativa’ e che nelle ‘WITH-languages’ rimane confinato aquesto livello, ha la caratteristica fondamentale di saldare un insiemesenza considerare i rispettivi componenti separatamente o come entitànumerabili che si aggiungono individualmente l’uno all’altro21. Laddove idue termini non sono sinonimi il loro insieme costituisce un’unità supe-riore (tipo latino senatus populusque Romanus: endiadi per “statoRomano”). Invece, quando i due termini sono sinonimi, si caricano di unafunzione enfatica (tipo latino peto quaesoque : “ti chiedo scongiurando-ti”).

La coordinazione connettiva, invece, realizza un’aggiunta di elementitra di loro non necessariamente omogenei e può costituire un tipo di coor-dinazione asimmetrica o ‘sbilanciata’. Questo tipo di coordinazione assi-cura una coesione discorsiva ad elementi eterogenei e dunque si presta afungere da connettore tanto tra sintagmi nominali e verbali quanto traproposizioni, tra frasi e tra enunciati diversi. Inoltre le particelle espri-menti questo tipo di coordinazione sono generalmente soggette a caricarsidi valori avverbiali ‘di frase’ che segnalano l’intervento o il giudizio dellocutore rispetto all’enunciato. In tal modo esse, segnando il passaggio adaltre categorie grammaticali, diventano polifunzionali. Infine, le particelledella coordinazione connettiva possono cumularsi con altri connettorisegnalando l’introduzione di un nuovo ‘topics’ o scandendo l’inizio di unnuovo enunciato. poiché «canonical symmetric coordination is probablythe exception rather than the norm in language use»22 in lingue che distin-

21 Cfr. ORLANDINI-pOCCETTI 2007a; 2008; 2010a.22 C. FABRICIUS HANSENS et W. RAMM, 2008, p. 10.

Page 16: Strutture della coordinazione in etrusco

262 p. pOCCETTI

guono la coordinazione copulativa da quella connettiva la seconda si con-nota per un grado di minore ‘marcatezza’ rispetto alla prima. Di conse-guenza, essa è più estesa, arrivando, in caso di neutralizzazione a livellosincronico o di evoluzione diacronica, a sostituirvisi ed inglobarne le fun-zioni.

Questa condizione si verifica nell’opposizione tra le particelle latineet, ac, atque, -que secondo lo schema prefigurato da Coseriu, con cui sirappresenta lo sviluppo che porta prima nel latino tardo e poi nelle lingueromanze alla scomparsa delle particelle coordinanti ac, atque, -que a van-taggio di et23:

fig.4

23 COSERIU 1977, p. 219.

Le due particelle enclitiche dell’etrusco –c (-k) e –m realizzano unparallelismo funzionale rispetto alla coppia latina–que e –et rispondendorispettivamente ai requisiti della coordinazione copulativa e connettiva. Inparticolare, la particella –c (-k) presenta una particolare incidenza nellafunzione che J.Gonda aveva individuato come caratteristica della coordi-nazione espressa dai succedanei di *-kwe nelle lingue indoeuropee e cioèquella di saldare 1) coppie sinonimiche a scopo enfatico (tipo precorquaesoque); 2) coppie di lessemi ‘polari’ che nel loro insieme costituisco-no: a) un’unità o rappresentano la totalità attraverso il dettaglio dei suoicomponenti (es. senatus populusque “lo stato”; ‘padre e madre’ > “i geni-tori”; ‘giorno e notte’ > “la giornata intera”); b) un’antitesi complementa-re in contesti diversi (per es. “acqua e fuoco”; “acqua e vino”). Questecondizioni si realizzano anche nei contesti di uso di –c (-k) in etrusco,almeno nelle articolazioni del punto 2):

2a) apac atic «il padre e la madre» (Cr 5.2); śpureri meqlumeric «lacomunità e la città» (L.L., passim)2b) vinum qic «vino e acqua» (L.L. f1-2;XI 4)

et ac,atque -que- - +

+

Page 17: Strutture della coordinazione in etrusco

263STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

Il livello di conoscenza delle relazioni del lessico etrusco impedisce ditrovare conferme per le coppie di sinonimi a scopo enfatico del punto 1).

Statisticamente nel corpus etrusco la particella –c presenta un numerodi occorrenze più elevato rispetto a –m24. In realtà, la maggiore numero-sità è data dalla sua alta ricorsività in unione a nomi personali e con ter-mini indicanti relazioni di parentela in particolari contesti. Signi fica ti va -mente con nomi personali la particella –c ha elevata frequenza nelle indi-cazioni di:

a) filiazione, cioè l’unione dei due genitori considerati nel loro insie-me rispetto al figlio, es.

Θancvil Tarnai an farqnace Marces Tarnes Ramqesc Xaireals (Vc 1.92)«Thanchvil Tarnai che fu generata da Marce Tarne e da Ramtha Chaire»Lartiu Cuclnies Larqal clan Larqialc Einanal (Ta 1.96)«Lartiu Cuclnie figlio di Larth e di Larthi Einanei»Ramqa: Apatrui: Larqal: sec: Larqialc: Aleqnal (Ta 1.185)«Ramtha Apatrui figlia di Larth e di Larthi Alethna»

o, viceversa, del figlio o figli considerati in unione a uno dei due genitori,come ad es. nella Tavola di Cortona:

Arnt Luscni Arnqal clanc Larza «Arnth Luscni figlio di Arnth e il figlio Larza»(A 25)Velce Cusu Larisal cleniarc «Velche Cusu figlio di Laris, e figli» (A 15)

b) rapporto matrimoniale, nella considerazione dei due coniugi come‘coppia’ ricordati insieme nello stesso contesto sepolcrale:

Velqur Ezpus La[-?-] Ucrinic puiac: at-[-?-] (Ta 1.67) «Velthur Ezpefiglio di Larth (?) e la moglie Ucrini»Arnq Maclae puiac (Cr. 1.58) «Arnth Maclae e moglie»Arnq Caeś Aneś Ca[inal] clan puiac (AS 1.382) «Arnth Caes figlio diAne Caina e moglie»Vel Seqre puiac (Cl 1.2213) «Vel Sethre e moglie»L.Haprni Hepnal puiac (AS 1.204) «L. Haprni figlio di Hepna e moglie»

c) denominazione di coppie di magistrati contemporaneamente asso-ciati nella stessa carica, come, ad es. nella tomba tarquiniese dell’Orco:

24 Il computo si basa sull’indice inverso dei lemmi del ThLE 475-476 (per –c) e507-508 (per –m).

Page 18: Strutture della coordinazione in etrusco

264 p. pOCCETTI

Larqiale Hulcniesi Marcesic Caliaqesi (Ta 5.2) «nella (magistratura) di LarthHulchnie e di Marce Caliathe»

e nella Tavola di Cortona:

zilci Larqal Cusuś Titinal Larisalc Saliniś Aulesla (B 2-3) «nella pretura di LarthCusu figlio di Titina e di Laris Salini figlio di Aule»

Con i termini di parentela le due particelle presentano una distribuzio-ne significativa: -c figura per collegare relazioni di parentela più stretta,sia di consanguineità sia acquisita, come quella intercorrente tra genitori-figli e tra marito-moglie, allorché le rispettive funzioni sono viste in rela-zione alla cerchia familiare in senso stretto, mentre –m aggiunge indica-zioni di legami parentali meno stretti come, per esempio, il rapporto tranonno (o zio) e nipote’. Così, in epitafi di Volsinii, l’indicazione dello zio,del nonno o dell’antenato è presentata come dato aggiuntivo rispetto all’i-dentificazione personale del defunto in quanto collegata da –m:

Arnq Leinies Larqial clan Velusum nefts (Vs. 1.180) «Arnq Leinie figlio diLarqΘe nipote di Vel»Θancvilus Leinial clan Velusum [pap]als (Vs. 1.181) «figlio di Thanchvil Leiniee nipote (o discendente) di Vel»

La scelta tra –c e –m per la coordinazione non è orientata dal signifi-cato del dato lessicale in sé, quanto dalla focalizzazione del tipo di lega-me tra i due elementi congiunti implicato dal contesto. Così per esempio,nella Tavola di Cortona il coinvolgimento ‘solidale’ dei discendenti nellaresponsabilità giuridica dell’atto riportato nella Tavola stessa25 è segnala-to dal fatto che un termine che indica una parentela più lontana comepapalśer ‘nipoti’ o ‘discendenti’ (in linea paterna) si accompagna allaparticella –c:

Velce […..papal]śerc (A 27-28) «Velche[….] e nipoti (o discendenti)»

Quando, invece, si vuol presentare un rapporto di filiazione come datoaggiuntivo rispetto all’identificazione dell’individuo in relazione ad undeterminato contesto, anche il nome del padre è congiunto da –m in luogodi –c. per esempio, nella tomba volsiniese dei Leinie i defunti sono indi-cati in base alle relazioni di parentela con gli altri membri della famigliaivi deposti:

25 Cfr. AGOSTINIANI-NICOSIA 2000, p. 108.

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265STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

Vel Leinies Larqal ruva Arnqialum clan Velusum prumaqs (Vs. 1.178) «VelLeinie fratello di Larth e figlio di Arnth e pronipote di Vel»Vel Latiqes Arnqial ruva Larqialiśa[m] clan Velusum nefts (Vs. 1.179) «VelLatithe fratello di Arnth e figlio di Larth e nipote di Vel».

parimenti, quando un rapporto matrimoniale è presentato come unevento aggiuntivo nella serie degli eventi della vita, e non nella prospetti-va dell’unione della coppia, è indicato da -m:

Ramqa Matulnei sec Marces Matulnas puiam amce Seqres Ceisinies (Ta 1.169)«Ramtha Matulnei figlia di Marce Matulna. E (poi) fu moglie di Sethre Ceisinie»

La particella –c si presenta, altresì, nella formazione di numerali oltrela decina, in concorrenza con l’asindeto, es.:

avils cis zaqrmisc (Ta 1.81) «di anni ventitre»avils macs śealclsc (Ta 1.69 =TLE 98 = ThLE, p.261) «di anni quarantacinque»

avils macs semfalcs (AT 1.171)«di anni settanta(?)cinque»avils macs zaqrums (Vc 1.94) «di anni venticinque»

parallelamente anche in greco e in latino la giunzione dei numeralipuò avvenire tanto con l’asindeto quanto con il connettore, che è kaiv ingreco (es. “quattordici”: devka kaiv tevttare" o devka tevttare" ) e et inlatino (es.: “ventuno”: unum et viginti o viginti unum).

Le occorrenze di –m si addensano, per le ragioni sopra dette, in unionead elementi lessicali specifici. La più elevata incidenza di –m rispetto a –c(con esclusione dei nomi personali) si conferma nei testi etruschi più lun-ghi, dove –m viene usato per la coordinazione asimmetrica e, più specifi-camente, per introdurre nuovi blocchi argomentali.

In particolare si trova frequentemente per marcare l’inizio di un enun-ciato, di una frase o di un paragrafo, strutturando gli enunciati in un ordinesequenziale temporale non reversibile, come nell’epitafio di Larthi Cilneidove si snodano in sequenza le fasi progressive della vita della defunta:

Larti Cilnei Luvcmuses(al) Cilnies sec an Aritim(ar) meani ar[u]since crqlum (<crql+ m) lupu [….] Luvce[s] Hulcnies puia amce avil XIIII lupum (lupu+m) avilsLXXXIII (AGOSTINIANI-GIANNECCHINI 2002)«Larthi Cilnei, figlia di Lauchumes Cilnie, il quale salvò (?) in gioventù (o con lavittoria) gli Aretini e qui morì [….]; Essa fu moglie di Lucie Hulchnies per 14anni e morì a 83 anni»26.

26 Traduzione di AGOSTINIANI-GIANNECCHINI 2002, p. 210.

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266 p. pOCCETTI

parimenti nell’epitafio di Vel Latithe le cariche pubbliche elencate insequenza cronologica vengono coordinate da –m con valore additivo:

Vel Latiqes Arnqial ruva Larqialiśa[m] clan Velusum nefts marnuc spurana eprq-nevc tenve meclum (<mecl +m) rasneas Clevinsl zilacnve pulum (Vs. 1.179)«Vel Latithe fratello di Arnth, e figlio di Larth e nipote di Vel, rivestì il maronatocittadino e fu capo dello stato chiusino e….»

Un’analoga espressione che nell’esempio precedente appare coordina-ta con –m viene altrove risolta con una frase relativa:

…]Murinas an zilaq amce mecl rasnal (Ta 7.59) «Murina, che fu capo dellostato27».

Questa variazione sintattica si verifica anche attraverso il confronto trai due epitafi seguenti:

Camnas Larq Larqal Śatnalc clan an śuqi lavtni zivas cericunce (Ta 1.182)«Larth Camna figlio Larth e di Satna, il quale da vivo fece questa tomba familia-re»

Śeqre Curunas Velus Ramqa[s] Avenalc sam (< sa+m) man śuqiq arce (Ta 1.35)«Sethre Curuna figlio di Vel e di Ramtha Avena e lui stesso ha fatto il monumen-to funerario28».

L’inizio di una nuova frase, conclusiva di una serie di prescrizioni ri-tuali, è segnalata dall’unione con un altro connettore (nacum < nac+um):

nacum aisna hinqu vinum trau prucuna (L.L. IX f1)

Come si vedrà più avanti, nac sembra svolgere una funzione subordi-nante (temporale-causale) anziché quella di un connettore di ripresa, deltipo “poi” o “così”. pertanto, nacum si caricherà di un valore prossimo a“e quando” compatibile con il senso generale della frase identificato daRix: « e quando il sacrificio sarà compiuto, conserva il vino della broc -ca»29.

27 per il sintagma mec rasnal come ‘res publica’ seguiamo qui l’interpretazioneproposta da RIX 1984.

28 per l’interpretazione cfr. WYLIN 2004, pp. 215 ss.29 Cfr. RIX 1991, p. 335; BELFIORE 2010, p. 63.

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267STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

Questo quadro ci permette di stabilire una distribuzione funzionale di–c e –m in qualche misura parallela a quella del latino et e –que, autoriz-zando, dunque, ad attribuire a –m una minore ‘marcatezza’ e, pertanto,una maggiore ‘souplesse’ rispetto a –c secondo il seguente schema chericalca quello proposto da Coseriu per le particelle latine:

fig.5

Siamo portati, di conseguenza, a presumere che, in condizioni di neu-tralizzazione dell’opposizione funzionale, la particella –m potesse assu-mere le funzioni di –c e non l’inverso. Tale proprietà induce, altresì, adimmaginare che in una ipotetica linea evolutiva dell’etrusco la particella–m avrebbe potuto essere suscettibile di sostituirsi a –c. Tale percorso sisarebbe inserito in un fenomeno macro-areale che investe le lingueindoeuropee adiacenti all’etrusco, nelle quali, in fasi cronologiche diver-se, la particella con funzione connettiva ha finito per inglobare e rimpiaz-zare quella deputata alla funzione copulativa, cioè i continuatori di *-kwe.Questa è la parabola che si verifica in latino, dove et ha progressivamenteemarginato –que, in greco, dove il processo di sostituzione di te da partedi kaiv si è avviato ancor prima del latino, nelle lingue sabelliche, dove iconnettori a base *eno- (umbro enu, ene; osco íním) appaiono fin dalleloro prime manifestazioni documentarie gli elementi coordinanti con fun-zione sia connettiva sia copulativa.

5.3. Le correlative

Come si è detto (5.1.) esistono in diverse lingue del mondo stretti rap-porti tra comparazione, correlazione e coordinazione, da cui poi si svilup-pano strutture di subordinazione.

Nelle forme di correlazione in senso più lato si può includere la coor-dinazione bi-sindetica consistente nella ripetizione della stessa particellaa distanza per saldare parole o sintagmi come, per esempio, in italianoe…e, o…o, sia…sia, vuoi…vuoi. Invece, la correlazione, morfologica-

-m-

-c+

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268 p. pOCCETTI

mente costruita a partire da marche di comparazione (cf. fig. 2 ‘mappa diHaspelmath’), si avvale di particelle diverse, come, per esempio, tra lelingue europee moderne il tedesco weder…noch “né…né” o l’inglese“either…or” “o…o”. Ricordiamo che tanto il tedesco weder quanto l’in-glese either si compongono del suffisso indoeuropeo –tero, che esprimeuna relazione tra due elementi e serve a formare equativi e comparativi.Generalmente all’interno di ogni lingua le strutture bi-sindetiche coesisto-no con l’uso singolo della stessa particella. Così nelle varie lingue in -doeuropee il tipo A-kwe……B-kwe per lo più si affianca al tipo A……B-kwe pur assumendo connotazioni diverse. per esempio in latino comeanche in italiano e in francese le espressioni con la particella e(t) ripetuta(tipo e(t) A… e(t) B) sono più marcate rispetto al semplice A e(t) B. Nelcaso della disgiunzione il legame bi-sindetico tanto con la ripetizionedella stessa particella quanto con elementi diversi in correlazione esprimeuna disgiuntiva forte (esclusiva) rispetto all’uso della sola particella cheesprime una disgiuntiva debole (inclusiva): così la ripetizione in anticoindiano della particella va o in fenicio di ’m30 allo stesso modo che le cor-relative entweder…oder in tedesco o either…or in inglese indicano unadisgiunzione più forte rispetto all’uso di oder e or al di fuori della corre-lazione.

A differenza dei moduli con la ripetizione della stessa particella, nellecorrelazioni originatesi da forme di comparazione un elemento più diffi-cilmente può stare senza l’altro: in latino tam o tantum non possono fare ameno di quam e quantum, in tedesco weder non può non essere richiama-to da noch così come in inglese (n)either da (n)or.

Come è ben noto, nella maggior parte delle lingue indoeuropee la cor-relazione basata su principi della comparazione di tipo equativo si fondasulla relazione tra la base del pronome relativo (*yo-; *kwo-) e la base diun dimostrativo (*to-; *e/o; *eno-) che lo richiama a distanza, del tipodelle strutture sopra elencate.

5.3.1. Coordinazione bi-sindetica

La coordinazione bi-sindetica, consistente nella ripetizione della stessaparticella nei due elementi congiunti, è diffusa in molte lingue del mondo,a partire, come si è detto, da quelle indoeuropee. In generale, il bi-sinde-to, costituito dalla ripetizione della stessa particella, si connota per due

30 Cfr. KRAHMALKOV 2001, pp. 270-271.

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269STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

proprietà essenziali: a) ha una funzione più marcata rispetto all’uso dellaparticella non ripetuta tanto nel congiungere quanto nel disgiungere glielementi collegati, anche perché semplicemente conferisce valore enfati-co o serve alla focalizzazione; b) esprime una relazione bilanciata e sim-metrica tra gli elementi congiunti, il cui ordine, pertanto, può essereinvertito senza turbare il senso: es. in italiano “e pere e mele” equivale a“e mele e pere” , così in latino “aut X aut Y” può intercambiarsi “aut Yaut X” e così in greco path;r ajndrw'n te qew'n te equivale a path;r qew'nte ajndrw'n te. Questa proprietà commutativa distingue la correlazionecon la stessa particella dalla correlazione di particelle diverse, che posso-no, invece, facilmente dar luogo ad una coordinazione di tipo asimmetri-co o ‘sbilanciato’.

Una caratteristica generale dell’uso del bi-sindeto risiede nel fatto chei due elementi strettamente saldati nella stessa struttura sintattica condivi-dono la stessa funzione morfosintattica, che, specialmente nelle linguebasate su un sistema di casi, è manifestata dalla coincidenza dello stessocaso. Tale requisito è soddisfatto dalle occorrenze della particella etrusca–c ed è reso particolarmente evidente in presenza di nomi personali, comequelli della stringa finale della Tabula Cortonensis uniti dal caso genitivo:

Larqalc Cêlatinaś Apnal Larisalc Celatinaś Titlnal «di Larq Celatina figlio dellaApnei e di Laris Celatina figlio della Titlna» (B 7-8)

Omologia nelle terminazioni si verifica anche nella giunzione di ele-menti lessicali mediante il bi-sindeto –c…-c, del tipo:

apac atic «il padre e la madre» (tomba dei Clavtie)vinac restmc «vinea(?) et hortus (?)» ; pavac traulac «Y et X» (Tabula Cortonensis)hantec (o haqec) repinec; meqlumeric…sveleric (Liber Linteus)

Analogamente, due probabili qualificativi che nel Liber Linteus ac -compagnano aiseras ‘divinità’ (nom. plur.), cioè śic śeuc. Il sintagmaaiseras śic śeuc viene inteso come qualificazione di divinità “dii indigiteset consentes”31, che in quel contesto formano un insieme coeso.

L’uso di –c in bi-sindeto solleva la questione centrale se sia tracciabileuna differenza funzionale rispetto alla particella non ripetuta oppure senon si tratti che di una ipercaratterizzazione a fini enfatici. Va ricordato

31 Cfr. BELFIORE 2010, p. 67.

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270 p. pOCCETTI

che analogo problema si pone per quanto riguarda l’uso arcaico di -*kwenelle lingue indoeuropee, riguardo alle quali si sono divaricate le opinionise sia più antico il tipo A-kwe……B-kwe o il tipo A……B-kwe. Non è daescludere che il legame bi-sindetico costituisca una marca stilistica checonnota determinati registri, come accade per esempio in latino, dove ilmodulo A-que…B-que è rarissimo, o in greco dove A- te …B- te tende aessere sostituito nella prosa da A te kaiv B e poi da kaiv A kaiv B.

In etrusco a favore di un valore non sistemico dell’uso bisindeticodella particella –c milita almeno un esempio sicuro di pleonasmo, rappre-sentato dalla sua ripetizione in entrambi i componenti di una formulaonomastica femminile, quella di Θancvil Turi, della tomba vulcente deiTute:

Larq Tutes anc farqnace Veluis Tuteis Θancviluisc Turialsc (Vc 1.64) b).

Tale ridondanza non si verifica, invece, in altre formule onomastichepresenti all’interno della stessa tomba, come:

Larq Tutes Larqial clan Θancvilusc Larcnial avils ciemzaqrums (BENELLI 2007,p. 105, n.° 26.1).

Appare, invece, in altri testi di analogo tenore, nei quali il bi-sindeto sialterna all’uso la particella da sola, come nelle formule onomastiche del-l’epitafio tarquiniese:

Ramqa Apatrui Larqal sec Larqialc Aleqnal Camnas Arnaqal Larqalisla puiaApatruis Pepnesc Huzcnesc Velznals[c ati n]acna (Ta 1.185)

L’alternarsi del duplice uso (ripetuto e non ripetuto) di –c all’internodi uno stesso testo e nell’ambito di nomi personali porta ad escludere dif-ferenziazioni funzionali-contestuali tra l’impiego della particella da sola oiterata.

Questa conclusione è convergente con quanto si verifica in una linguageograficamente contigua come il latino, dove i rarissimi esempi di –queripetuto (ovviamente nei testi più antichi)32 si alternano con l’uso singolodella particella perfino in un sintagma costituito dagli stessi elementi les-sicali come nei frammenti del carmen trasmessi da Macrobio:

Populum civitatemque…… populoque civitatique (Macr., Sat. 3,9,7)

32 Cfr. pENNEY 2005.

Page 25: Strutture della coordinazione in etrusco

271STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

In etrusco altra probabile particella che si presenta in uso bi-sindetico,se non, per meglio dire, polisindetico, accanto ad un uso non ripetuto, èetnam. A questo elemento, che figura solo nel Liber Linteus con un’ele-vata densità di occorrenze (in tutto, circa una quarantina), distribuite pra-ticamente in quasi tutte le sezioni del testo, è stata da tempo (e con largaconvergenza) riconosciuta la funzione di connettore. Anzi, in passato, èstato ritenuto un vero e proprio operatore di coordinazione ed identificatocon “e”33. Oggi, invece, si tende ad attribuire a etnam valori avverbialidel tipo “inoltre, ancora, parimenti”34.

Tuttavia, gli impieghi di etnam sembrano piuttosto configurarne unafunzione correlativa per le seguenti ragioni:

a) si trova tanto da solo quanto in uso bi-sindetico:

1) śuq nuqenq etnam farqan (L.L. V 7)ceia hia etnam ciz vacl aisvale (L.L. VII 3)

2) etnam velqinal etnam aisunal (L.L. VI, 7)etnam tesim etnam celucn (L.L. III, 12; VIII 16-17; X 10-11)

b) si trova tanto da solo quanto in uso bi-sindetico con la stessa coppiadi parole

etnam tesim etnam celucn (L.L. III, 12; VIII 16-17; X 10-11)tesim etnam celucum (L.L. VII 10)

c) è ripetuto in sintagmi più complessi, es.:

etnam qacac uśli necśe acil ame etnam cilqcveti hilare acil (L.L. VII 13-14)

d) unisce singole parole che sembrano accomunate dalla stessa marcacasuale, es.

etnam velqinal etnam aisunal (L.L. VI, 7)

e) in 5 occorrenze congiunge la stessa coppia di parole (tesim ecelucn):

33 per esempio da GOLDMANN 1936, pp. 58 ss.34 A partire da VETTER 1924, p. 139: cfr. RIX 1986, p. 24; STEINBAUER 1999, p.

419; FACCHETTI 2002, p. 87.

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272 p. pOCCETTI

etnam tesim etnam celucn (L.L. III, 12; VII 10; VIII 16-17; X 10-11)

f) si ripete fino a quattro volte in correlazione:

etnam qi truq etnam hanqin etnam celucn etnam aqumitn (L.L. XI 6-7).

per quanto riguarda i punti b), d) ed e) le interpretazioni del LiberLinteus danno come probabile l’appartenenza delle coppie di congiuntiallo stesso ambito semantico, da un lato, per polarizzazione di opposti,quali velqinal / aisunal, se tale coppia è da intendersi come “profano” /“sacro” o “infero” / “celeste”35, e, dall’altro, per convergenza fattuale,come nel caso dei congiunti teśim / celucn, se essi sono da intendersipress’a poco come “funebre” e “ctonio”36. Le caratteristiche della correla-zione espressa da etnam sembrano additare una coordinazione simmetricadegli elementi correlati, il cui ordine dovrebbe, pertanto, essere reversibi-le. Tutto ciò orienta verso una funzione disgiuntiva debole con valoreinclusivo, che la rende, pertanto, accostabile a quelle di lat. vel…vel o disive….sive piuttosto che a quella di aut…aut. Questo valore sembra con-venire tanto all’uso della particella da sola (a 1) o nella giunzione multi-pla di diversi elementi (f), che mette in evidenza un ulteriore parallelismocon il comportamento di latino vel, aut, sive.

Quanto all’aspetto formale di etnam, è già stato suggerito un accosta-mento a eq37 ricorrente tre volte nella Tegola di Capua, oltre che in altritesti, sulla base di coppie di parole contraddistinte dalla presenza/assenzadel segmento finale –tnam38, come, ad esempio, vacl ~vacltnam; cn ~cntnam39. In questa serie la relazione tra eq e etnam non può che risultareda eq+tnam > etnam con deaspirazione davanti a nasale40. Infatti, soltan-to una trafila eq+tnam > etnam, che, di per sé non ha alcuna controindi-cazione, permette di salvaguardare il parallelismo con il rapporto deriva-zionale mediante il ‘morfo’ -tnam nelle altre coppie appena menzionate(vacl ~vacltnam; cn ~ cntnam).

Ora, se si riconosce a eq la funzione di connettore frastico, segnalata

35 Cfr. BELFIORE 2010, p. 106.36 Cfr. BELFIORE 2010, p. 187.37 Cfr. AGOSTINIANI-NICOSIA 2000, p. 96.38 Cfr. RIX 1986, p. 24; BELFIORE 2010, p. 103.39 Cfr. AGOSTINIANI-NICOSIA 2000, p. 96.40 per il fenomeno della deaspirazione come variante combinatoria cfr. AGO -

STINIANI-NICOSIA 2000, p. 97.

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273STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

dalla sua posizione all’inizio di enunciato nella Tegola di Capua, la rela-zione formale con una particella correlativa trova un interessante paralle-lo nel latino e nelle lingue sabelliche. Infatti, in latino esiste un innegabilerapporto formale tra la particella disgiuntiva (correlativa) aut e il connet-tore di frase autem, che ha un corrispettivo nell’osco tra auti (particelladisgiuntiva per ‘aut/vel’) e aut, connettore frastico che serve ad introdurreun nuovo argomento (‘topic shifter’) con funzionamento parallelo a quel-lo del latino autem.

pertanto, il parallelismo derivazionale e funzionale tra particella di -sgiuntiva e connettore frastico, evidenziato dalla coppia latina aut /auteme da quella sabellica auti/aut, può vantaggiosamente estendersi alla cop-pia etrusca eq/etnam, a sostegno di quanto già intuito da Agostiniani circail rapporto tra le due particelle41. Conseguentemente, tale parallelismofunzionale induce ad assegnare a etnam la funzione di particella disgiun-tiva debole e inclusiva, pertanto, accostabile al valore di latino vel piutto-sto che di aut. La sintesi di quanto detto può essere rappresentata dalseguente schema:

fig.6

41 Cfr. AGOSTINIANI-NICOSIA 2000, p. 97, dove, però, a differenza di quanto quisosteniamo, per la relazione tra eq e etnam si invoca il parallelo con la coppia del lat.ita /item.

Latino Osco Etrusco

particella disgiuntiva aut auti etnam

Connettore frastico autem aut eq

5.3.2. Correlazione tra particelle diverse

Questa forma di correlazione è di agnizione meno certa e sicura per lostato documentario ed ermeneutico di una lingua come l’etrusco.Tuttavia, almeno nel caso delle due particelle ic e nac, il sospetto di tro-varsi di fronte ad un loro uso in correlazione è più che fondato, sebbene itesti in cui figurano si sottraggano a certezze ermeneutiche. Le due parti-celle si presentano accostate nel passo del Liber Linteus:

aisna ic nac reuśce aiseraś seuś (L.L. XII, 2)

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274 p. pOCCETTI

così come nello specchio del territorio di Volterra:

eca sren tva ic nac Hercle Unial clan qrasce (Vt. S.2),

mentre nell’iscrizione vascolare arcaica da Vetulonia le due particellesembrano marcare l’inizio di due sezioni dell’enunciato42:

nac eme uru iqal qil en iqal ic eme mesnamer tanśina mulu (Vn 0.1).

Le due particelle si presentano tanto in correlazione reciproca quantociascuna da sola, analogamente alle correlative latine del tipo sic (oita)…ut o cum…tum, che possono anche occorrere separatamente l’unadall’altra. Anche la distribuzione sintattica dei due elementi correlati oraa distanza (ic… nac) ora in contiguità (ic nac) segna un ulteriore paralle-lo con le particelle latine ora distanziate (sic (ita)…ut ) ora unite (sicut).

Ancora parallelamente a sic (o ita)…ut, ciascuna delle due particelle,usata separatamente, marca l’inizio di una nuova frase. Una funzioneanaforica o focalizzante sembra avere ic quando introduce le formuleconclusive di soscrizione nel cippo di perugia

ic ca ceca zicuce «così (o come) questo è stato scritto sopra»

e nell’iscrizione ceretana43:

ic Laris Armasiinas putusa zic «così (o come) Laris Armasina ha scritto».

In questi contesti generalmente si assegna a ic il valore di “come” (=lat. ut)44. Invece, è possibile riconoscere una funzione additiva e di ‘topicshifter’ per nac in considerazione della posizione in inizio di frase docu-mentata tanto nel Liber Linteus quanto nelle lamine di pyrgi. In quest’ul-timo testo la corrispondenza con la particella k nella versione fenicia haindotto a presumerne una funzione subordinante temporale-causale lata-mente paragonabile al cum latino. Tuttavia, la versione punica, come èstato da tempo sottolineato per altri aspetti interpretativi del testo etrusco,non è di per sé vincolante per ascrivere a nac una funzione subordinante.D’altra parte, però, questa funzione non può essere neppure esclusa,

42 Cfr. CRISTOFANI 1996, p. 1124, nota 20.43 Cfr. COLONNA 2006, p. 432.44 Cfr. CRISTOFANI 1996, p. 1209.

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275STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

come, sembrano indicare le occorrenze delle lamine di pyrgi e del LiberLinteus convergenti su un valore temporale di “quando”45.

Ora, rispetto alla correlazione ic… nac, la funzione di nac come parti-cella subordinante temporale sembra meglio giustificarsi a partire dalvalore ‘come’ che da quello di “così”. Infatti, il significante per “come”funge spesso da particella subordinante temporale, per es. gr. wJ", lat. utnelle proposizioni wJ" ei\den, ut vidit, ma anche nelle lingue moderne, es.it.come lo vide; e, così anche, fr. comme, ingl. as, ecc.

Se, dunque, si attribuisce a nac il significato di “come”, suscettibile diassumere una funzione subordinante di tipo temporale-causale, ne conse-gue, per quanto riguarda la correlativa ic, un valore prossimo a “così”.Non sono di ostacolo a questa interpretazione i contesti in cui, almenoapparentemente, non figura in correlazione, come nella frase finale delcippo di perugia ic ca ceca zicuce. Una possibile origine da una basepronominale sembra segnalata dall’assonanza tra ic e il deittico arcaicoika46. Se così è, il fenomeno trova un parallelo con quanto si osservaall’origine di numerose particelle provviste di analoga funzione varia-mente disseminate nelle lingue indoeuropee (es. lat. sic <*so; tum < *to-,ecc.)47. La particella già attestata in età arcaica non avrebbe subito l’evo-luzione del vocalismo iniziale subita dal pronome in una fase più recente(ika >eca). Anche per questo fenomeno il latino offre un parallelo nel-l’avverbio olim, che conserva la vocale originaria della forma pronomina-le arcaica olle, poi sostituita da ille.

6. La coordinazione non marcata in etrusco

In etrusco strutture sintattiche coordinate da marche esplicite (overtmarkers) si alternano frequentemente con forme di coordinazione a marca‘zero’. Questa duplice modalità di espressione dipende da convenzionitestuali e cifre stilistiche che sono proprie di ciascuna lingua.

Ricordiamo, per esempio, che il sintagma per “il padre e la madre”,

45 per i contesti delle lamine di pyrgi cfr. CRISTOFANI 1996, p. 1211, ove si sotto-linea l’occorrenza di nac in prossimità di determinazioni temporali, come la parolaper ‘anno’. per il Liber Linteus cfr. nac amce (L.L. VII, 19) «come fu, avvenne(che)» e la formula conclusiva, nacum aisna hinqu vinum trau prucuna (L.L. IX f1),nella quale nac si accompagna alla particella connettiva –(u)m (su cui cfr. supra).

46 Cfr. WALLACE 2008, p. 61.47 Cfr. DUNKEL 1982, p. 1983.

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276 p. pOCCETTI

che in etrusco appare legato dal bi-sindeto –c…-c (nella già citata espres-sione apac atic dalla tomba dei Clavtie: Cr 5.2) si trova invece in asinde-to nella documentazione paleo-sabellica (matereíh patereíh nel cippo diCastignano: Sp Ap 2).

Una convergenza tra etrusco e altre lingue dell’Italia antica nell’usodell’asindeto riguarda i nomi di fratelli e i nomi di magistrati associatinella carica diarchica. Il fenomeno è ben noto in latino:

M(arcus) C(aius) Pomplio(s) N(ovi) f(ilii) dedron Hercole (CIL I2 30)Cn.Pompeio, M.Crasso consulibus

e nelle lingue lingue sabelliche:

(osco) M.Siuttis M, N.Puntiis aidil (po 1)(umbro) Maronatei Uois.Ner Propartie T.U.Uoisiener (Um 10)

In questi contesti l’uso di et in latino è marcato, in quanto serve adindicare due individui considerati separatamente in relazione ad altreindicazioni contestuali, come, ad es.

Caepione et Philippo iterum consulibus (Cic., Cat.14)

dove et segnala che solo il secondo personaggio ha rivestito due volte ilconsolato, separandolo, così, dal primo.

In greco, invece, in contesti analoghi prevale l’uso della marca esplici-ta di coordinazione kaiv, come mettono contrastivamente in evidenzaambienti interlinguistici, rispecchiati, per es., dalla bilingue greco-latina:

L(ucius) L(ucius) Orbieis L.l(iberti).Λeuvkio" ’Orbio" Λeukivou Λivkino" kai; Λeuvkio" ’Orbio" Λeukivou Divfilo"(CIL I2 2252)

o dalla formula greca adottata per magistrati eponimi oschi:

’Εpi; Λeukivou ’Οr kai; Νoivou ’Εle48.

In etrusco nomi di fratelli associati nello stesso contesto sono collegatidall’asindeto:

Arnq Larq Velimna Arnzeal Husiur (pe 5.1) «Arnth e Larth Velimna figli dellaArznei»Laris Avle Larisal clenar (Cr 5.2) «Laris e Aule figli di Laris»

48 Cfr. pOCCETTI 1979, n° 201; 1988, p. 135.

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277STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

L’asindeto, in quanto tratto non marcato della coordinazione o coordi-nazione a marca zero, ricopre le funzioni tanto della particella copulativa–c quanto di quella connettiva –m, figurando in concorrenza con entram-be in analoghi contesti.

Così, per esempio –c si trova nelle indicazioni di coppie di magistratiassociati nella stessa carica:

Larqiale Hulcniesi Marcesic Caliaqesi (Ta 5.2) «nella magistratura di MarceHulchnie e di Marce Caliathe»zilci Larqal Cuśus Titinal Lariśalc Śalinis Auleśla (Tabula Corton. B 2-3)«nella magistratura di Arnth Cusu figlio della Titinei e di Laris Salinis figlio diAule»

Le indicazioni della filiazione paterna e materna possono presentarsiora in asindeto ora coordinate con –c nella stessa località:

Ramqa Θurseqnei Arnqal sec Θancvilus Seiqial (Ta 1.252)«Ramtha phursethnei figlia di Arnth (e) di Thanchvil Seithi»Ramqa Apatrui Larqial sec Larqialc Aleqnal (Ta 1.185)«Ramtha Apatrui figlia di Larth e di Larthi Alethna».

Nel lessico comune asindeto e particella –c si alternano nell’unione dicoppie ‘polari’, come nel nesso spureri meqlumeric “città e lo stato” chenel Liber Linteus si ripete per sette volte con la particella –c (L.L. II 8; IV6; 18; V 6; IX 6; 13; 21), contro una sola volta in asindeto spureri meqlu-meri (L.L. V 13). Analoga alternanza con l’asindeto tocca la particella–m, come mostra il confronto tra le due coppie di offerte quantificate dalnumerale per ‘tre’ nella Tegola di Capua:

ci tartiria cim cleva (TC 3-4) tre X e/o 3 Y ~ ci tartiria ci turza (TC 16) tre X, 3Y.

parallelamente, l’uso dell’asindeto figura in alternativa a –m nelleinformazioni aggiuntive relative ai legami di parentela più lontani. Sivedano contrastivamente le formule da Volsinii:

Arnq Leinies Larqial clan Velusum nefts (Vs. 1.180) «Arnq Leinie figlio di Larq enipote di Vel»Vel Leinies Larqal ruva Arnqialum clan Velusum prumaqs (Vs. 1.178) «VelLeinie fratello di Larth e figlio di Arnth e pronipote di Vel»

rispetto all’elogio di Laris Pulena:

L(a)ris Pulenas Larces clan Larqal papacs Velqurus nefts (Ta 1.17) «Larispulena figlio di Larce, nipote di Larth, nipote di Velthur».

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Analogamente l’anaforico sa ‘ipse, is’ appare ora senza elementocoordinante

A[ninas?….] ca[…] a[vi]l svalce s[…] sa śuqi cericunce (Ta 1.159)«Anina…..visse anni…. Lui stesso fece costruire la tomba»

ora nella giunzione con –m, cioè sam (< sa+m) in un testo parallelo:

Śeqre Curunas Velus Ramqa[s] Avenalc sam man śuqiq arce (Ta 1.35)«Sethre Curuna figlio di Vel e di Ramtha Avena e lui stesso ha eretto il monu-mento funerario.

7. Polifunzionalità e transcategorialità

I valori non canonici delle particelle coordinanti si sviluppano gene-ralmente dalla coordinazione di tipo asimmetrico, cioè quella contrasse-gnata da un ordine non reversibile degli elementi congiunti. I valori noncanonici consistono in funzioni avverbiali (tipo “anche”, “perfino”, “poi”,“così”, “inoltre”) che sanciscono il passaggio ad una diversa categoriagrammaticale. Così in lingue come il latino e il greco, che presentano par-ticelle distinte per la coordinazione copulativa e per quella connettiva,cioè rispettivamente –que~ et; te ~ kaiv) i valori non canonici sono gene-rati dalle particelle che fungono per la coordinazione connettiva, rispetti-vamente et e kaiv.

Al passaggio da una categoria grammaticale all’altra (secondo lagrammatica tradizionale da ‘congiunzioni’ ad ‘avverbi’) si aggiunge lamolteplicità di funzioni all’interno della stessa categoria. In altre parole,una stessa particella può slittare da una funzione all’altra della coordina-zione collocandosi nel continuum che lega, a livello semantico, la funzio-ne connettiva con quella disgiuntiva debole a quella avversativa49. Noncasualmente, coloro che per primi hanno correttamente individuato le dueparticelle etrusche –c e –m, in particolare Rosenberg e Vetter50, avevanoassegnato a –m una funzione avversativa piuttosto che connettiva, eviden-temente in forza di valori pragmatici che emergono da determinati conte-sti.

Esempio di spazio instabile tra funzione connettiva e disgiuntivadebole è il sintagma della Tegola di Capua, dove si distinguono due grup-

49 Cfr. ORLANDINI-pOCCETTI 2008.50 ROSEMBERG 1913, p. 71; VETTER 1924, p. 144.

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279STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

pi di offerte rispettivamente costituiti da tre oggetti, uniti dal connettore–m:

ci tartiria cim cleva (TC 3-4).

Come già detto in precedenza, all’interno dello stesso testo un analogosintagma riferibile a gruppi di offerte da tributare in un diverso periododell’anno figura in asindeto:

ci tartiria ci turza (TC 16).

La condizione non marcata della coordinazione del secondo sintagma,suscettibile di interpretarsi tanto in senso additivo quanto in sensodisgiuntivo debole, può estendersi anche al primo sintagma, coordinatoda –m. pertanto, ad –m può riconoscersi una funzione accostabile a quelladi latino vel, talvolta restituito nelle lingue moderne da “e/o”, “and/or”,così che il nesso sintattico ci tartiria cim cleva, alla stessa maniera diquello asindetico ci tartiria ci turza, sarà da intendersi “tre X e / o tre Y”.Analoghi valori sono veicolati dalle espressioni latine del tipo unus etalter ; unus vel alter ; alius atque alius.

Invece, uno spazio instabile tra coordinazione connettiva ed avversati-va debole si coglie nel passo del Liber Linteus dove si elenca una serie diprescrizioni rituali insieme ad un’offerta di vino con la precisazione chequesto deve avvenire dalla parte sinistra:

mulac hulślna vinum laveiśm acilq ame (L.L.).

In questo passo l’offerta di vino, unita ad altri rituali, di cui è parteintegrante, è coordinata da –c (mulac) mentre la precisazione che deveavvenire ‘a sinistra’ è collegata da –m (laveism)51, a cui si può facilmenteascrivere un valore leggermente avversativo di ‘ma’ o, meglio, “e/ma”,“AND/BUT”.

polifunzionalità e transcategorialità possono cumularsi e combinarsitra loro. Una particella di coordinazione può assumere le funzioni tanto diconnettore frastico quanto di avverbio di frase in relazione alla pragmati-ca del processo di enunciazione. Come ha sottolineato T.A. Van Dijk52, iconnettori pragmatici ricorrono spesso in posizione iniziale di frase (sen-tence-initial). La testa dell’enunciato, infatti, è solitamente una delle sedi

51 Cfr. GIANNECCHINI 1996.52 VAN DIJK 1979, p. 449.

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280 p. pOCCETTI

privilegiate, in cui si collocano le espressioni che servono ora ad indicarela successione e la concatenazione degli eventi dell’enunciato ora l’inter-vento o il giudizio del locutore sulla sequenza stessa delle azioni ovvero araccordare l’enunciato al processo dell’enunciazione.

Lo stato della documentazione dell’etrusco ben difficilmente permettedi cogliere quest’ultimo aspetto. Esistono, tuttavia, alcuni indizi chelasciano intuire tendenze in tale direzione. Un esempio è l’uso ‘epitattico’di –m. L’ ‘epitassi’ consiste nell’inserimento di un commento del locutoreall’enunciato, che si traduce, pertanto, nella relazione tra ‘tema’ e ‘rema’.Conseguentemente, requisito essenziale dell’epitassi, come ha ricordatoH. Rosén53, è l’ ‘asimmetria’ tra gli elementi coordinati, tanto che ilprimo viene spesso ripreso con un pronome anaforico. Così in latino l’usoepitattico di et e di atque viene frequentemente segnalato da un pronomeanaforico (is, ipse, hic), come, ad es.:

in una domo et ea quidem angusta (Cic., de Fin. 1, 65)iterum iam hic in me inclementer dicit, atque id sine malo (pl., Amph. 742)negotium magnum est navigare, atque id mense Quintili (Cic., ad Att. 55, 12, 1)

In etrusco un probabile uso ‘epitattico’ di –m sembra riscontrabilenella giunzione della particella con pronome sa ‘ipse, is’ (> sam), chepermette di stabilire un parallelo funzionale rispetto agli esempi sopramenzionati con il corrispettivo pronome latino (et ea, et id):

Śeqre Curunas Velus Ramqas[s] Avenalc sam (< sa+m) man suqiq arce (Ta 1.35)«Sethre Curuna figlio di vel e di Ramtha Avelna e lui stesso ha fatto questomonumento funerario».

L’anaforico coordinato con –m (sam < sa+m) o in asindeto (come ri -cordato sopra) si alterna altrove con il pronome relativo:

Camnas Larq Larqal Śatnalc clan an śuqi lavtni zivas cericunce (Ta 1.182)«Larth Camna figlio di Larth e della Satna che da vivo ha fatto costruire questatomba familiare».

Il funzionamento di –m per la coordinazione asimmetrica si presta alsuo uso per introdurre nuovi blocchi argomentali tra loro concatenati innuovi enunciati ed è, pertanto, suscettibile di caricarsi di valori indotti dal

53 «Asymmetry is the one single factor that determines the rhematic status of theadded segment»: ROSÉN 2008.

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281STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

contesto del tipo “e (poi)….e (allora) ….e (così)….e (infine)”. Questainterpretazione sembra imporsi quando la particella si presenta in cumulocon altre che introducono enunciati che compendiano i riti conclusivi delLiber Linteus54:

nacum aisna hinqu vinum trau prucuna (L.L. IX g 1) «e dopo che il sacrificio ècompiuto conserva il vino nella brocca (?)».

Sempre con la particella -m vengono concatenati gli enunciati chedescrivono le fasi della vita di Ramqa Matulnei nell’epitafio tarquiniese:

Ramqa Matulnei sec Marces Matulnas «Ramtha Matulnei figlia Marce Matulnapuiam amce Seqres Ceisinies. E fu moglie di Sethre CesinieCisum tameru[---] Matulnasc e/ma nelle camere sepolcrali di ….clalum ceus ci clenar sa anavence. E ……ebbe tre figliLupum avils macs śealcls (Ta 1.169) E (infine) è morta a quarantacinque anni».

Anche la frase conclusiva che ricorda la morte di Larthi Cilnei vieneintrodotta da –m:

Luvcie[s] Hulcnies puia amce avil XIIII lupum avils LXXXIII (AGOSTINIANI-GIANNECCHINI 2002)«fu moglie di Lucie Hulchnie per 14 anni e (infine) morì a 83 anni».

8. Coordinazione negativa

Al panorama della coordinazione non può mancare uno sguardo allacoordinazione negativa che in varie lingue è generalmente legata alla par-ticella della negazione.

Merito indiscusso di L. Agostiniani55 è aver identificato la particellanegativa dell’etrusco consistente di alcune varianti (e, ei, ein, eim, en)56,la cui distribuzione non è né cronologica né geografica né testuale, comemostra l’alternanza nelle stesse stringhe sintattiche all’interno del LiberLinteus:

ei tul var (L.L. IV 12; V 9-10; IX 16) ~ eim tul var (L.L. IV 13 -14)

e nelle formule di proibizione

54 Cfr. BELFIORE 2010, p. 63.55 AGOSTINIANI 1984.56 Alle varianti individuate da Agostiniani si aggiunge quella segnalata da V.

BELFIORE in stampa, che qui ringrazio per avermi anticipato la lettura del suo lavoro.

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ei mi(ni)picapi ~ en mi(ni)picapi ~ e menpe kape.

Altrove abbiamo mostrato che queste varianti dal punto di vistamorfo-fonetico possono ripartirsi in due gruppi distinti dalla presenza oassenza dell’appendice nasale (-m,-n)57. A tale lavoro rinviamo, rispar-miando qui i dettagli. Se si ammette che questo elemento nasale possaoriginarsi dalla particella –m che funge per la coordinazione connettiva sirealizzerebbe un’opposizione tra negazione semplice e negazione compo-sta con un elemento coordinante che trova paralleli in altre lingue: adesempio, in greco (tipo ouj ~ oujdev; mhv ~mhdev) e in latino (non ~ nec,neque), dove la negazione si unisce alla particella enclitica -*kwe come invarie lingue indoeuropee (es. gr. oujte; got. nih; celtib. necue; a.slav.neže;licio nepe, ecc.). La giunzione della negazione ad una particella ha, inrealtà, due tipi di funzioni, e cioè, a) la coordinazione di una negazione,vale a dire “ e non”; b) il semplice rafforzamento della negazione stessanel quadro del cosiddetto ‘ciclo’ individuato da Jespersen, che consistenel processo pressoché universale per cui una particella negativa si raffor-za per poi indebolirsi di nuovo ed aver così bisogno di essere rafforzatanuovamente (es. lat. non < ne+oinon; ingl. not < nōwiht; ted. nicht < nieo wiht; ant. ind. net <na-iti; nanu < na-nu, ecc.).

Queste due funzioni principali possono coesistere come è mostrato danec in latino, che si carica talora del valore di “e non” talora di quello delsemplice “non” anche in contesti di proibizione. Inoltre, dalla funzionecoordinante di nec si sviluppano anche i valori non canonici, legati a con-testi specifici, come quello enfatico del tipo:

nec ipse eruptionem cohortium sustinuit (Liv. 23,18,4) (dove nec equivale ane….quidem)

e l’uso ‘epitattico’ che introduce un commento del locutore, come peresempio:

Heus tu, promittis ad cenam nec venis (plin. epist. 1,15,1) «Chi sei tu per accetta-re il mio invito a cena e poi non venire? »

per questa pluralità di funzioni nell’opposizione funzionale tra nec e etnon in latino Coseriu aveva assegnato a nec il ruolo di elemento menomarcato rispetto a et non , ruolo che esattamente si rovescia nel passaggioalle lingue romanze (es. it. né ~ e non; fr. ni ~ et non):

57 pOCCETTI 2011.

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283STRUTTURE DELLA COORDINAzIONE IN ETRUSCO

Fig. 7

Latino Lingue romanze

58 Cfr. ORLANDINI-pOCCETTI 2007b.

Un plurifunzionalismo analogo al latino nec si ritrova nelle particellenep, neip dell’osco e dell’umbro, che mostrano i seguenti impieghi: a)come particella per negare una parola o la frase; b) per esprimere unaproibizione; c) in funzione di coordinazione negativa (= it. “e non”); d)con valori ‘non canonici’ (quali, per es., it. “neppure, nemmeno”)58.

Ora su questi parametri, le varianti della negazione presenti nel corpusetrusco possono ripartirsi in due gruppi, l’uno contrassegnato da e, ei,l’altro da en, eim, in cui è riconoscibile la composizione con la particellache funge per la coordinazione –m. Se così è, è possibile configurare lefunzioni di en, eim rispetto a e, ei nello stesso rapporto di nec e non inlatino. Ciò spiega il fatto che, come nec in latino, in etrusco en, eim possafigurare in contesti sicuramente proibitivi in alternativa ad e, ei comenella nota formula dissuasoria e(i) minipicapi / e(i)n minipicapi. per lastessa ragione ein appare in contesti a modalità deontica, quali:

ein heczri (pe 5.2)ein seqasri (Ta 8.3)

Un probabile esempio di semplice particella coordinante è, invece,ravvisabile in:

Marhies acel em icel (Cm 6.1) «di Marhie opera e non X»,

dove em unisce i due elementi lessicali acel e icel, apparentemente inconcordanza morfo-sintattica.

Nec

-

et non+

e non

-

né+

Page 38: Strutture della coordinazione in etrusco

284 p. pOCCETTI

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