STORIA DELLA FAMIGLIA E DELLA VITA DI ALBINO REALE TRATTA DAI MESSAGGI DEL DIO VIVENTE
STORIA DELLA FAMIGLIA
E DELLA VITA DI ALBINO
REALE
TRATTA DAI MESSAGGI
DEL DIO VIVENTE
INTRODUZIONE
Mai nessuno è riuscito a rendere evidente ciò che è di una grande semplicità: e cioè, la fede incrollabile
di Albino Reale; quella fede che travolge tutte le prove, così dette scientifiche ed ogni sospetta
incredulità. Se si guardano di fatto i libri e le testimonianze, che in vari tempi sono state prodotti su
Albino, ci si accorgerà che si tratta in genere più di stupidi resoconti, di prodigi e avvenimenti misteriosi,
che di spaccati di vita e di fede, autenticamente vissuti e sofferti.
La vera umanità di Albino, il suo messaggio straordinario, non emerge da queste opere e operette, quasi
che le sue cose soprannaturali cerchino una spiegazione dettata dal cervello e non dal cuore. Trovare in
questi libri ciò che ha detto veramente Albino è cosa ardua; anche impossibile se si vuole, perché non
avendo una cultura, Albino, non è detto che essi abbiano saputo ben interpretare il pensiero o
l’ispirazione mistica di Albino.
Anzitutto, induce a ritenere, che sovente le vere indicazioni, fornite da Albino, siano state alterate, forse
per piacere la grammatica e la sintassi; in realtà, sminuendo la parte, forse, più autentica del messaggio
cristiano di Albino. Io Gesù, riesco ad esprimermi, anche attraverso gli animali, le rocce e le piante;
figuriamoci se non riesco ad esprimermi, attraverso una mia creatura che sa leggere nel suo cuore e
trasmetterci, con le poche o le tante parole che possiede, il suo messaggio, che non è fatto di parole o per
le parole, ma di amore per l’amore. E questo, Albino, lo sa esprimere meglio di qualunque altro. Ciò che
dovete sapere, è che Albino non è un uomo straordinario terreno, ma lo è nel Cielo. Quest’uomo, non
proviene da un altro mondo a voi sconosciuto o vietato, come sembrano credere in tanti; è un uomo
semplice, che semplicemente riesce a compiere tutti quegli atti di amore e di pietà, che la natura, se lo
volessimo, potrebbe portare a compimento. Ma se lo volessimo, con fede vera, autentica, e non con le
solite giaculatorie domenicali, che servono a scaricarvi la coscienza, ma non avvicinarvi veramente a Dio.
E questo, spiega l’attenzione che verso il mondo del sacerdozio, si può leggere nei messaggi e nei colloqui
di Albino, con le sue voci interiori.
Un’attenzione, non dettata da effimere contingenze, quanto dalla necessità strutturale, che la Chiesa
ritrovi il suo ruolo e il suo cammino, nella coscienza di ognuno di voi. Ed è per questo, che la Chiesa non
abbandona Albino; anzi, lo riceve con amore e misericordia, cerca di lenirne le piaghe e le pene d’amore a
Dio, lo considera proprio figlio prediletto, e non come uno dei tanti ciarlatani che in un periodo di crisi
spirituale, trovano vie alternative, che quasi mai pulite, di riaffermare una propria scandalosa vanità e un
proprio smisurato orgoglio. Considerare Albino, come uno qualsiasi di voi; soltanto più buono e più
pervaso da una fede ardente, ma, a ben vedere, per niente eccezionale in anime semplici, può servirci a
riconoscere, prima di tutto, la parte buona che ognuno di voi ha con sé, e poi a vedere come la fede può
aiutare a superare qualsiasi difficoltà o avversa fortuna.
(Gesù di Nazareth 5.11.1997)
Figlio mio, figlio caro,oggi ti voglio raccontare un po’ di storia della tua vita e della tua famiglia. La tua
famiglia, era formata da 7 persone, cioè: il babbo Antonio, la mamma Restituta e 5 figli. Il babbo, tornato
dalla guerra, sposò la mamma Restituta. Passando dei mesi, aspettavano il figlio primogenito. Il babbo
lavorava in una cartiera e la mamma lavorava nei campi. Mentre il mio caro figlio prediletto, era nel
ventre della mamma Restituta e lei lavorava i campi, io la seguivo passo passo, perché sapevo che doveva
nascere il mio figlio prediletto Albino di cui mi sono compiaciuto. Arrivata la tua nascita, cominciasti con
le tue sofferenze fin da piccino, piccino. Andando in avanti, tu crescevi sotto gli occhi dei tuoi genitori,
ma il Padre celeste ti seguiva passo passo; giorno dopo giorno, crescevi sotto gli occhi del babbo Antonio
e la mamma Restituta. Poi arrivò la sorella Tecla, ancora il fratello Gino, poi il fratello Michele, e poi la
sorella Anna. La famiglia, come ripeto, era formata da 7 persone. Poi il babbo Antonio, con la sua
giornata, non poteva sfamare tutta la sua famiglia, allora la mamma Restituta, si dava da fare, giorno
dopo giorno, aiutando i contadini, senza avere una lira; si accontentava solo con un po’ di patate, di
fagioli e farina, per sfamare la sua famiglia. Ero io, Dio l’Onnipotente che guidavo passo passo, questa
famiglia, e a te, piccolino, piccolino, ti mandavano già ad imparare l’arte del calzolaio. Peccato che,
malgrado la tua intelligenza, i tuoi genitori non potevano farti continuare le scuole. Da 6 anni a 15 anni,
hai lavorato le scarpe. Compiuto i 15 anni, il tuo babbo si interessò a farti entrare nella cartiera dove
lavorava lui. In questa cartiera, lavorasti dai 15 ai 20 anni; Ma tu eri sempre guidato da me, Dio
onnipotente. A 20 anni, ti hanno licenziato per il servizio militare che dovevi fare. Fosti destinato in
Lombardia, in una città chiamata Vigevano, nell’artiglieria pesante. Ma mentre eravate in Piemonte, nella
provincia di Torino, e facevate esercitazioni di guerra, scoppiò la guerra Italia-Francia e siete stati
chiamati subito, per partire verso il fronte occidentale. Allora, eri solo un ragazzo di 20 anni; arrivato al
fronte occidentale, hai visto tanti ragazzi mal ridotti: a chi mancava una gamba, a chi un braccio, chi
aveva la testa fasciata. In un primo momento, ti sei impressionato; ma poi, ti sei fatto coraggio e ti sei
detto in te stesso: Albino, sei stato chiamato al servizio militare e devi difendere la tua Patria. Questa è
la voce che ti è arrivata interiormente.
Durante il combattimento, tanti tuoi fratelli, sono rimasti uccisi su quella montagna, ma il tuo buon Dio,
ti guidava passo passo, perché sapeva nel futuro cosa ti aspettava. Terminata la guerra nel fronte
occidentale, sei rientrato in caserma, ma sei andato verso l’inferno; ma tu, sempre coraggioso, e con una
grande fede, dicevi sempre: Signore, sia fatta la tua volontà! Eravamo nel mese di dicembre 1941. Terzo,
quarto, quinto gruppo, destinato al fronte greco-albanese, dove tu appartenevi al quarto gruppo. Nel mese
di Dicembre, fino al mese di Aprile, non si avanzava di un metro ed i giovani continuavano a morire.
Poveri ragazzi! E tu dicevi sempre: Oh mio Signore, toccherà anche a me; sia fatta la tua volontà, o mio
Signore! Ma tu eri sempre coraggioso sul campo di battaglia. Eravamo nel mese di aprile, durante la
Pasqua. Dopo tanto freddo e bufere di neve, avete sfondato il fronte, dove siete stati portati in una
grande città chiamata Patrasso. In questa città di Patrasso, siete stati solo 15 giorni, e poi via per l’isola
di Creta. Come ripeto, il buon Dio ti guidava passo passo;, ti ho mandato tante prove e tante le hai
superate. In quest’isola di Creta, c’era solo un presidio, non c’era la guerra. In quest’isola, sei stato per
ben 48 mesi; e l’ultimo anno, hai sofferto tanto figlio mio! Eri diventato soltanto uno scheletro, ma non
pregavi mai la morte. Dicevi sempre: Signore, sia fatta la tua volontà!Ma un giorno, pensasti di scrivere ai
tuoi genitori e ai genitori della tua fidanzata Lidia, affinché ti fosse consentito ritornare in Italia, per
sposarti, pensando sempre che durante questo mese di licenza, ci fosse un capovolgimento in quest’isola
di Creta. Il tuo reparto, faceva la posta militare 121; ma un bel giorno, un tuo paesano carabiniere, ti
invitò in caserma per una cena. Quella sera, il tuo Dio, ha illuminato lo Spirito Santo, affinché tu tornassi
in Italia. Il buon maresciallo, ti fece la domanda per entrare nei carabinieri, ma che tu non volevi
accettare. Questo maresciallo napoletano, è stato illuminato dallo Spirito Santo, e ti disse queste parole:
“Albino, noi ci possiamo considerare fratelli e paesani, perché siamo a 4000 chilometri lontani da casa. Io
sono di Napoli e tu sei di Frosinone. Ascolta le mie parole! Io ti faccio questa domanda e ti assicuro che
vedrai la tua famiglia. Ringraziasti questo maresciallo e lo ringrazi sempre da parte mia. Poi, hai trovato
tante difficoltà nel tuo ritorno, perché c’erano i partigiani e i croati che disturbavano il vostro ritorno.
Ma io, Dio Onnipotente, il mio figlio Gesù, la mia serva Maria, ed anche san Michele, eravamo tutti alla
tua difesa, affinché tu mettessi piede in Italia. Ritornasti a Roma dopo 48 mesi e lì arrivarono in
caserma, il tuo babbo Antonio, la tua mamma Restituta e la tua fidanzata Lidia. Fu una mezza giornata di
gioia. Ma passarono pochi giorni, ed il babbo Antonio, prese un tumore alla gola e fu ricoverato al Regina
Elena. Ma io, Dio l’Onnipotente, illuminai subito lo Spirito Santo affinché tu potessi visitare, giorno dopo
giorno, tuo padre in ospedale. Infatti, dopo due giorni, fu un brigadiere che ti disse di fare l’attendente a
un sottotenente. Tu accettasti, e questo brigadiere ti disse:
“Tu sei dispensato da tutti i servizi; hai il permesso dalle 6 la mattina, fino alla mezzanotte. Fosti
mandato con un permesso di 5 giorni a casa, come premio di aver fatto 4 anni in quell’Isola. Fosti
premiato, ma rientrato a Roma, fosti destinato a Cagliari, in Sardegna. Ma il tuo buon Dio, disse di no.
Durante la tua permanenza in Albania e Grecia, avevi sofferto tanto di malaria, ma era tanto tempo che
non ti tornava più questa febbre. Ma, siccome all’indomani dovevi partire per la Sardegna e tu ti trovavi
ancora a Roma, ti mandarono al Buon Pastore per un accertamento. Quando eri entrato in questo
ospedale , stavi benissimo, ma dopo di un’ora, avevi la febbre a 41. Il mattino successivo, mentre il
capitano, passava la visita, ti dissero che ti avrebbero mandato, a Spoleto; tu dicesti, sempre per mia
Volontà: Signor capitano, perché non mi mandi al mio paese Arpino, dove c’e’ il convalescenziario e dove
ci sono i malati di malaria? Ero io, Dio l’Onnipotente, che illuminava lo Spirito Santo, e lo Spirito Santo,
illuminava questo capitano. Il capitano accettò e disse: Domani, puoi partire per Arpino! Lì, rimanesti per
60 giorni. Terminata la guerra, ti dimisero dall’ospedale e ti mandarono a casa. Dopo poco tempo, ti
sposasti con Lidia che ti dette due figlie: Pia e Santina. Queste due bimbe, crescevano sotto i vostri
occhi, ma, arrivate signorinelle, avete conosciuto una certa Filomena Carnevale. Per precisare: Maria Pia
e Santina, sono state con lei 15 giorni. Ma un bel giorno, mentre stava sorgendo la primavera, il Sacro
Cuore di Gesù, trasmise a Filomena Carnevale, che nel futuro, tu dovevi diventare come lei. E passando
gli anni, questo si avverò! (17.7.1996)
LA GUARIGIONE DI ALBINO NEL 1950
In quell’anno 1950, ormai la tua vita era perduta; ma io Gesù, ho fatto scendere lo Spirito Santo, ad
illuminare lo zio Giacomo a portarti a san Giovanni Rotondo, da mio figlio cappuccino, padre Pio.
arrivati a san Giovanni Rotondo, lo zio Giacomo, ti portò dal cappuccino padre Pio e gli parlò del tuo
caso.
Parla padre Pio: Io padre Pio, in quel momento, gli feci l’imposizione delle mani e invocai l’eterno Padre,
Gesù e Maria, affinché quest’uomo fosse guarito. Caro uagghione e fratello mio, se ben ricordi, dissi delle
parole al tuo zio, dopo aver fatto l’imposizione delle mani e terminate le mie preghiere, esse furono:
Caro Giacomo, quest’uomo, fa parte già dell’aldilà. E’ un uomo solo visibile sulla terra: ma domani
diventerà un grande personaggio e tutto il mondo parlerà di quest’ uomo, ma tanto deve soffrire!
(12.11.1996)
ALBINO, UN CONQUISTATORE DI ANIME”
Albino Reale, veggente mondiale della Valle del Liri è un uomo umile, ed è un veggente conosciuto e
amato in tutto il mondo e non solo dai cristiani. Sono passati 11 anni e la fama della sua personalità
caratteristica, non solo non si è sbiadita, ma ha conquistato toni di più intenso colore e più splendida
luce. Albino, nel pur fantasmagorico panorama di nobili figure di veggenti, brilla come una stella di prima
grandezza. Albino si incastona come una gemma preziosa tra i lampi di fulgore di innumerevoli altre
gemme; eppure è unico nella sua specialità di uomo moderno, che si sente integrato al massimo nella
natura animata e inanimata. La prorompente lode al Creatore, con tutte le sue creature, è la logica
conseguenza del suo atteggiamento profondamente naturale, cristiano, eppure così originale
nell’espressione nuova che Albino ha saputo darle. Quando tutte le creature saranno accordate in
armonia, sboccerà naturale e spontanea la lode al Creatore, nella ritrovata pace terrena, universale e
cosmica. Ecco, l’ho detto! Albino, prima ancora che ricevesse il dono, è stato sempre l’uomo della pace.
E’ l’uomo che vive nella pace, esprime la pace nella sua vita, fa l’elogio della pace con le parole, con il suo
soffrire nel silenzio, con l’umiltà, con l’umanità santificata nell’amore a Dio, che è sparso e vivente e
palpitante in tutte le sue creature della terra, dei cieli, del cosmo immenso. Tra gli episodi della vita di
Albino, tutti originali e caratteristici, ve ne è uno eccezionale: quello della sua “visita” in bilocazione. Ed
ecco la santa follia di un uomo unico come Albino. Davanti a quest’uomo, piccolo, gigante, povero e
sublime, non inchina il capo il superbo sultano, ma piega il suo spirito, rendendo l’omaggio della sua
stima e della sua considerazione. E Albino torna sano e salvo da ogni suo pellegrinaggio, tra la meraviglia
generale. Non torna vinto e umiliato, ma torna convinto di aver deposto un seme di bene e di pace, nel
cuore del nemico ammaliato e conquistato. Sono passati 11 anni; il solco lasciato da Albino non è stato
riempito e cancellato dalla polvere di tutti questi anni. In questo solco, tracciato attraverso le vie del
mondo, durante i suoi pellegrinaggi, ancora affondano i poveri sandali da pellegrino, i suoi seguaci, e
tanti uomini di buona volontà. La storia di Albino è piena del canto soave, che si sprigiona dalle parole e
dalle opere di pace, nato nel solco di Albino di Isola del Liri. Un episodio fra i tanti, uno dei più toccanti,
perché sullo stile della “visita” che riceve giorno dopo giorno, da ogni parte del mondo: prima che
esplodesse la nefasta guerra del Golfo persico, gli fu annunciata in un messaggio. Ebbene figli miei tutti,
ve ne supplico! Ascoltate i messaggi che vengono dal cielo e metteteli in pratica.
Parla Albino: Gli insegnamenti di Gesù, non ci permettono di passare la vita camminando in punta di
piedi. Infatti, il mondo deve capire che io amo il Padre e che faccio esattamente come mi ha comandato.
Il mondo deve capire! Ma come capirà, se i cristiani camminano in punta di piedi? Cioè, si tirano
indietro, si nascondono, si mimetizzano? Insomma, se non danno esempio buono, deciso e ben visibile?
Non per niente, Gesù ha detto: “ Gli uomini vedano le vostre opere buone e glorificano il Padre vostro che
è nei cieli”. (15.11.1996)
IL PRIMO INCONTRO CON IL SIGNORE E MARIA.
Figli miei, nella vita di quest’uomo, Dio si manifesta con fatti e parole intimamente connessi, che interpretati alla luce della fede, fa percepire il suo passaggio. Quando inizia una storia di salvezza, la luce
è molto forte, e anche se passa il tempo, non diminuisce il suo splendore che segna il cammino, specie nei momenti bui; è come la fiamma del roveto ardente, che brilla ma non si consuma. Per Albino ormai,
da 13 anni questo segno e diventato una cosa grande. Uomo semplice e umile come una goccia di rugiada in un mattino di primavera in cui si rispecchia la bellezza del cielo. Guardate come è grande questo dono, sempre di dare desiderio e gloria al Signore e alle sue opere. Albino ha vinto ogni resistenza. ripensando
alla storia di quest’uomo con il Signore, ha dato sempre più amore a Gesù. L’incontro con quest’anima prediletta, avvenne in una notte di primavera; fu il più bel mese; il mese consacrato alla mia cara Mamma. Quella notte, il nostro figlioletto Albino, non dormiva, ma incominciavano i nostri colloqui
d’amore. Albino aprì gli occhi e ci accolse con un grande sorriso, ma anche un po’ sorpreso della nostra presenza, quando entrammo nella sua camera.
Era bella la tua infanzia, quando crescevi giorno dopo giorno, davanti agli occhi dei tuoi genitori,
Restituta e Antonio. Io ti guardavo e ti plasmavo; eri molto intelligente, ma non hai potuto frequentare la
scuola perché i tuoi genitori non avevano la possibilità; e chissà se un domani potevi essere un sacerdote,
o un vescovo, o un cardinale, o un papa! Ma io, l’onnipotente Dio, ho voluto farti conoscere tutte le
sofferenze, fin da quando eri piccolino, piccolino. Arrivato alla tua prima giovinezza, hai avuto un posto
di lavoro; ma tu soffrivi sempre e pensavi sempre all’aldilà. Arrivati ai tuoi 20 anni, fosti chiamato al
servizio militare; e sei stato sempre coraggioso. Scoppiò la seconda guerra mondiale al fronte occidentale
in Francia e davanti ai tuoi occhi, morirono tanti tuoi commilitoni, tanti tuoi fratelli; e tu dicevi: O mio
Signore, io aspetto che tu vieni; sono sempre pronto a servire la patria. Ma il Signore ti premiò, perché tu
avevi tanta fede; pregavi giorno dopo giorno. Peccato che lì non c’erano messe, non c’erano sacerdoti, per
colpa di quella maledetta guerra! Quando fu terminata, ti riportarono in caserma; si avvicinava l’inverno,
e per farti soffrire di più, fosti portato sul fronte greco-albanese, dal dicembre all’aprile. In quelle alte
montagne, soffristi tanto freddo, ma il tuo buon Dio era sempre vicino a te, perché sapeva che tu, un
domani, dovevi essere chiamato a questa missione mondiale. Terminato il fronte greco-albanese, fosti
portato all’isola di Creta per ben 48 mesi. Nello scadere del quarto anno, insieme a tutti i tuoi
commilitoni, vi siete nutriti solo di carrube. Allora, tu figlio mio, avevi solo 22 anni; i tuoi 85 chili,
scesero a 35. Tu vedi quanto hai sofferto? Ma il tuo buon Dio, dopo di 48 mesi, in quelle terre lontane, ti
ha riportato alla tua patria sano e salvo. Ma questo è stato solo per la tua grande fede. Tornato a casa, ti
sei formato una famiglia, ma eri molto esaurito, quasi da impazzire.
Ecco, in questo momento, è arrivato padre Pio in mezzo a noi e faccio parlare lui. Fratello mio, tu sei il
mio successore! Ricordo bene, in quel settembre del 1950, quando tuo zio Giacomo ti portò da me,
parlandomi delle tue atroci sofferenze. Se ben ricordi, ti ho fatto l’imposizione delle mani e pregavo
Gesù, Maria e l’Onnipotente, affinché ti guarissero da questo male. Allora eri molto giovane; e avevi una
famiglia da portare avanti. Terminate le mie preghiere, se ben ricordi, io dissi allo zio Giacomo che io,
sulla tua persona, vedevo qualche cosa di grande, qualcosa dell’aldilà! Infatti, dopo poco tempo, sei
guarito da questo male; ed ora il tuo fratello padre Pio, è sempre insieme a te in ogni bilocazione. Quando
siamo stati per ben tre mesi a Washington, che era il punto di riferimento per poi girare tutte le nazioni
del mondo, tu, trovandoti a New York, hai fatto come San Tommaso; sei voluto andare a Washington per
vedere se esisteva quella chiesa; e se ben ricordi, prima di entrarvici (eravate 13 persone), tutte le
campane di Washington suonavano a festa, ma nessuno di questi americani, si rendeva conto di quanto
stava accadendo. Siete entrati nella chiesa e subito hai riconosciuto dove pregavamo io, tu e i tre
Arcangeli e tante volte con la nostra vergine Maria e con Gesù, il nostro Gesù! Parla l’Onnipotente Dio:
Figlio mio dolcissimo Albino, tante persone che ti sono vicine, ancora non hanno capito nulla di questo
grande mistero. (13.3.1997)
“LA POVERTA’ DI ALBINO DELLA CROCE” -
Sembra un controsenso, parlare di povertà nella vita di un uomo, che per le sue capacità, la sua
intelligenza, ingegno, la fama e la posizione sociale, avrebbe potuto avere tutti i beni materiali che
poteva desiderare. Eppure è così: Albino era povero! Lo affermano tutti coloro che lo hanno conosciuto,
citando particolari di questa povertà; era un semplice operaio, ed ha lavorato per ben 44 anni in una
cartiera. Non solo non era attaccato al denaro, e come pure tutt’ora, ma continua a dare ai poveri quel
poco che ha: amare e donare amore a chi non lo conosce, a chi lo chiede, a chi non lo possiede, a chi non
lo ha ricevuto in dono, a chi non sa domandarlo, a chi non sa cosa sia, a chi non conosce il suo potere, a
chi si crede indegno di riaverlo ancora per essergli stato infedele. E’ solo l’uomo che giudica l’uomo;
amore è perdono per tutti e per tutte le colpe dell’uomo. Al mio caro Albino gli faccio le mie più care
congratulazioni per dimostrargli tutto il bene che gli voglio, con riconoscenza e per dargli il coraggio e la
forza necessaria per continuare a portare.. . il mio Cuore nel mondo... (19.8. 1997)
IL PROGRAMMA
Figlio mio Albino della Croce, questo è stato sempre il tuo desiderio: di amare Dio ed il prossimo. Io lo so,
perché era questo il mio desiderio:
di amarti e di cullarti; io l’ho suscitato in te. Ora tu mi conosci per quel tanto che hai voluto e saputo
cercarmi, nel cuore di tutti gli uomini che hai avvicinati. Ora ti farò conoscere in me il programma che
avevo stabilito. E’ un programma di conquiste vittoriose. Albino, non ti devi affannare a cercare niente;
io ti darò tutto quello che ti servirà! Ti darò, ogni giorno, ogni mattino, qualche cosa di nuovo; ti farò
vedere quello che non avevi ancora visto; ti farò conoscere ciò che ancora non conoscevi. Non devi mai
chiedermi perché lo faccio! Devi solo credere che così era stato stabilito da me. Ora è prematuro, ma un
giorno saprai anche il perché! La tua vita, deve svolgersi così, come quella di tanti altri uomini. La
differenza in te, sarà la presenza costante di me.
Quello che farai, sarò io a volerlo; nulla verrà a caso, è tutto preparato da me. Non permetterò a nessuno
di giudicare quello che farai.
Già è venuto il momento di parlare chiaro, con autorità! E’ necessario che io ti renda autorevole.
Rendendoti autorevole, ti potrai meglio far conoscere. Farai conoscere il mio programma, per la tua
autorità. Io saprò rendere autorevole la tua parola. L’autorità, ti è data per avere amato coloro che io ti
inviai, malati, per la non conoscenza di me. E’ questo che io volevo da te; è questo che vorrei da tutti;
specie da quelli che dicono di essere al mio servizio. Ma io, non servo coloro che vogliono essere serviti
con la finzione di servire me. In realtà, questi uomini mi vorrebbero al loro servizio, perché sanno quanto
io sia potente. Essi sanno che tutto è nelle mie mani e allora si inchinano a me. Il loro inchinarsi, è
riconoscere la mia onnipotenza; la mia presenza. Ma questo inchinarsi a me, in questa maniera non è
quello che io voglio. Preferisco coloro che non si inchinano davanti a me, solo perché non sanno quanto
io posso. Questi sono meno responsabili. Da costoro, potrei ottenere molto, se mi facessi conoscere. Chi
si inchina a me, chi mi supplica, chi mi prega, non è sempre colui che mi ama. Più spesso, è
colui che vuole fare inchinare me ai suoi voleri egoistici; così avviene anche a voi che mi amate. Quelli
sanno e sentono che per amore vostro, non so dire di no; perciò spesso chiedono a voi quello che non
ottennero da me, perché era ingiustizia e non lo meritavano. Ecco perché a volte vi accade di essere
delusi da chi a voi ricorre con apparente amore. Questi che io ho esaudito, solo per amore vostro,
credono di essere riusciti ad ingannarvi; si sbagliano! Tentarono si di ingannare voi, per via di me, ma io
già conoscevo i loro programmi ed ho previsto tutto! Quello che ho loro concesso, è stato per ingannarli
verso di voi che li avete amato; a voi appartiene tutto quello che hanno ricevuto da me, senza merito, e
solo per le vostre suppliche a me.
(29.8.1997)
AMORE ALLA PREGHIERA.
Si può affermare senza paura di sbagliare, che Albino della Croce prega sempre; è in continua preghiera. Il
suo contatto con il Signore, con la Mamma celeste, è costante, ininterrotto. specialmente quando sta
fuori casa, lo si vede spesso, anche se fisicamente presente, estraniato da tutto e da tutti. Anche quando
viaggia in macchina, questo è il suo atteggiamento. Le labbra si muovono in un colloquio orante, viene
subito la sua esortazione, e subito dice il rosario alla Madonna. A volte, rimprovera le persone che
parlano troppo invece di pregare; non si dedicano molto alla preghiera. Molto spesso, si domanda come
fanno certe persone a vivere senza pregare, senza pensare al Padre e alla Mamma celeste; la loro vita,
deve essere veramente molto triste.
Albino della croce, vive la vera vita cristiana. Nel suo lungo soffrire, spesso sento ripetere: Signore,
dammi sempre più sofferenze! Quando vanno da lui per lamentarsi delle croci della vita, dice spesso:
Tutto passa, che cos’è mai un anno o due di sofferenza, oppure l’intera vita, nel confronto all’eternità?
Meglio soffrire un poco qui, e poi godere insieme a Gesù e alla Mamma celeste in Paradiso. Quanto è
contento, quando ritorna in sé dopo le estasi e racconta di aver visto Gesù e la Madonna; I suoi occhi,
hanno uno splendore veramente di cielo. Tutto l’insieme del suo volto, così luminoso, fa intravedere la
visione che ha goduto; poi, se notate la sua voce argentina, veramente angelica, intona: Andrò in cielo a
vederla un dì; e la sua voce si fa sempre più commovente da fargli uscire dei lacrimoni agli occhi.
Altre volte, pur sempre immerso in un mare di sofferenza, di notte, seduto in mezzo al letto, esclama
sbattendo e fregandosi le mani in un sorriso celestiale: Che bello, che bello; il Paradiso ci aspetta;
staremo sempre con la Mamma celeste. Parla albino: La Madonna ha detto che ci vuole vicini a sé.
Quando verrà questo bel giorno? Altre volte, diceva tutto contento: la Madonna ha detto che verrà presto
a prendermi; come sono felice! Si dichiara disposto, pronto a tutte le sofferenze non solo
per poter meritare il Paradiso per sé, ma per tutti gli uomini che, nell’unico sacrificio redentore di Cristo
Gesù in croce, riteneva suoi fratelli. Se vogliamo dare una spiegazione
alla vita di Albino, se c’è un perché della sua offerta per la salvezza delle anime, l’unica risposta che
possiamo darci, è questa: solo l’amore per il Signore ha potuto fare tutto ciò! Gesù ha messo nel Vangelo,
come termine di paragone dell’amore, le seguenti espressioni: “Chi mi ama, osserva i miei
comandamenti; chi mi ama, ama colui che mi ha mandato. Io ed il Padre, siamo una cosa sola”. Albino,
ha centrato in pieno questa verità. E’ stato uno di quelle anime che, scarsa di erudizione e di
insegnamento, è andato diritto, diritto al sodo. Non si è soffermato alla teoria, lui ha praticato, ha vissuto
in pieno attimo per attimo della sua vita, l’amore verso Dio. Dire che Albino sia un santo nato, è quanto
di più errato si possa dire. Una caratteristica che renderà accettabile agli uomini del nostro secolo, il
messaggio di Albino è proprio questa: il fatto che Albino sente il peso della sofferenza, avverte di essere
sotto il torchio per l’amore che porta al Signore, e deve subire le prove di continuo, prove di fuoco, come
si cola l’oro, e non solo per questo. Gesù chiarisce come va
conciliato un edificio materiale con un’opera spirituale: “I primi adoratori, secondo il mio nuovo
messaggio, saranno gli abitanti di quella fortunata dimora”. (3 9. 1997)
IL SIGNORE MI INVITA A RICORDARE LA MIA INFANZIA.
Parole della mamma Restituta: “Se sei buono, quando sarai più grande, ti manderò dal santo profeta.
Queste parole, spesso ritornano e rivivono nel ricordo della mamma. Io non capivo nulla, ma quel santo
profeta, era padre Pio che a me, primo figlio, la mamma insegnava a conoscere per riconoscere e amare
nel profeta, l’inviato di Dio. I racconti meravigliosi dei prodigi e della bontà di padre Pio, per quelle
amate parole, quando abbiamo i nostri colloqui e bilocazioni di amore, i colloqui suscitano interessi di
conoscere padre Pio anche dopo la sua morte, spiritualmente; quel padre Pio, che nel mese di settembre
1950, a San Giovanni Rotondo, facendomi l’imposizione delle mani, per volontà del Signore, mi guarì da
un forte esaurimento nervoso, dovuto alle grandi sofferenze, dopo aver partecipato a due fronti, e per
aver sofferto tanto freddo e tanta fame. Il buon Dio, dopo circa 6 anni di vita militare, volle che tornassi
alla mia patria, per poi assegnarmi un’importante missione, che tutt’ora sto portando avanti. Il buon Dio
ci manda tante benedizioni giorno dopo giorno.
L’interesse di conoscere padre Pio spiritualmente, era perché abbiamo fatto poi, lunghi viaggi in
bilocazione. La conoscenza spirituale per padre Pio
si accrebbe insieme al desiderio di far presto a diventare grande. Io Albino, sono nato ad arpino il 4 marzo
1920! Papà Antonio lavorava in una cartiera, e mamma Restituta aiutava i contadini lavorando i campi,
perché eravamo 5 figli e per papà Antonio e mamma Restituta, è stato molto duro a portarci avanti,
perché i tempi di allora non erano i tempi di oggi. Mio padre, instancabile nel lavoro, a causa di questo,
viveva l’ambiente meno propizio a coltivare ed a crescere la conoscenza dei problemi dello spirito. Alla
vita dello spirito di Dio, dava alimento continuo alla fede, e l’amore di mia madre.
Del caro papà, molti ricordano e ricorderanno le eccezionali prove di amore al prossimo, in estrema
umiltà. I doni di Dio, in mio padre, per la buona fede nella sua natura, lo portarono ad eccessi di fiducia
nell’uomo, quindi di generosità verso persone che non in buona fede, ne approfittarono. Il
comandamento di Dio “ama il prossimo tuo come te stesso”, nel grande cuore di papà, finì per essere
amore al prossimo più che a sé stesso. Per questa ragione, negli anni precedenti e immediatamente
successivi alla mia nascita, i miei genitori si trovarono in gravissime difficoltà. Dovettero ricominciare
dal niente o quasi, dopo avere speso una vita di lavoro pesantissimo e con ben 5 figli cui provvedere. La
divina provvidenza, sempre amata ed invocata dalla fede incrollabile dello spirito di mia madre, non tardò
a tendere la sua mano, il suo consiglio, il consiglio dello Spirito Santo che gli aprì la strada di un difficile
cammino, dandogli una prova. Ma tutto superarono! (26.9.1997)
E’ stata una lunga notte di colloquio con l’amatissimo padre Pio, che mi ha insegnato tante altre belle
cose. Voglio concludere come avvenne la mia
guarigione da un forte esaurimento nervoso, dovuto alle grandi sofferenze, subite durante i 6 anni di vita
militare, dovute alla mancanza di cibo”
ecc. ecc. Nel 1950, mio zio Giacomo, mi portò a San Giovanni Rotondo, e precisamente nel mese di
settembre. Giunti a San Giovanni Rotondo, mio zio si fece annunciare da un cappuccino. Infatti, poco
dopo, padre Pio uscì in un corridoio dove lo attendavamo. Ci trovavamo nel corridoio del convento, alle
cui pareti vi erano appese numerose stampe. Padre Pio uscì dalla cella e venne verso di noi; lo zio
Giacomo gli parlò del caso mio, e mentre mi faceva l’ imposizione delle mani sulla testa, disse queste
parole: Giacomo, in quest’ uomo vedo qualcosa dell’ Aldilà. Io, in quel momento, non capii il significato,
ma ebbi la possibilità di ricevere parole di conforto per il mio grande dolore, nel quale egli si rese
partecipe. Gli occhi di padre Pio, tanto pieni di amore per tutti gli uomini, in quel momento non seppero
placare il dolore del mio cuore. Riuscii a dire soltanto queste parole: la mamma le vuole tanto bene,
padre Pio; ha fede, e sembra che la conosca intimamente, nonostante non avesse mai parlato con lei.
Padre Pio camminava lentamente nel corridoio, per dirigersi al coro della vecchia chiesetta. Alle mie
parole, sembrava non voler rispondere, mi guardava fisso con i suoi occhi grandi, pieni di bontà e di
amore. Si fermò improvvisamente, alzò la mano, e col dito, mi indicò una delle stampe, appese alle
pareti, come se la vedesse per la prima volta. Lesse quanto era scritto ed io pure lessi insieme a lui. Stava
scritto: “La comunione dei santi”. La sapienza di Dio, in padre Pio, trovò una maniera inconsueta per
spiegare un mistero, che fin dall’ infanzia, per i racconti della mamma, aveva suscitato in me di
conoscere. Per quel mistero rivelato, ebbi maggior conoscenza dell’uomo, che di quel mistero doveva far
parte per la conoscenza di molti divini segreti. Padre Pio mi aiutò ad alleviare la mia sofferenza,
attraverso la maggior conoscenza dello zio Giacomo. In quella risposta, mi fu’ detto l’amore di Dio per
l’anima della mamma, e che padre Pio mi dimostrò di avere al pari di me, la promessa fattami, fin dall’
infanzia, dall’ amore di Dio, per l’anima della mamma, fu promessa data da Dio alla mamma, per essere
mantenuta dallo spirito suo, nelle parole di padre Pio. Il volere di amore, del verbo accolto, riconosciuto,
amato dalla madre, è promesso dal verbo di amore che si dona per essere mantenuto alla fedeltà del verbo
di amore, delle sue promesse. La fedeltà della mia mamma, a volere accogliere, mettere in pratica i
consigli del divino Spirito, per le parole del fedele sacerdote di Dio, padre Pio, si fece promessa di fedeltà,
da parte di padre Pio, nel volere essermi amoroso padre spirituale per insegnarmi a conoscere lo spirito di
Dio, ad insegnarmi a rigettare, nell’uomo, lo spirito, che di Dio non è. Gli uomini tutti, che l’umile bontà
di mio padre, seppe amare, senza avere imparato a conoscere lo spirito che animava molti di quelli che
volevano portarlo sull’orlo della rovina materiale, fu l’intervento dello spirito di amore di padre Pio, che
salvò, con i consigli dati, la famiglia dalla miseria.
E’ stata una notte piena di amore, insieme a padre Pio, che mi consiglia di andare avanti con questa
missione senza paura.
Padre Pio ci benedice. Amen. (26.9.1997)
Figli miei tutti, c’è un’anima santa che ha conquistato con la sua spiritualità, milioni di anime a Dio. Non
è una di quelle anime che ha fatto acerbe penitenze; ha avuto rapimenti di estasi, bilocazioni, visioni. E’
una dolce creatura che ha capito l’essenziale; cioè che Dio è amore e trasportata da un potente
sentimento di amore, denso di gratitudine, di ferma volontà, del dono totale di sé, si è votata all’infinito
amore. Albino Reale, veggente mondiale della Valle del Liri, che appena adolescente, affrontò i rigori
spirituali con una santa audacia, che solo le anime veramente umili possono avere, perché pienamente
fiduciosa nell’onnipotente amore di Dio. Come un perfetto ricamo fu la sua vita, per cui, attimo dopo
attimo, seppe offrire ogni sua azione nel sacrificio e nell’amore, dando il suo tributo all’Eterno Padre,
datore di ogni bene. Quel suo non lasciar inutilmente nessuna occasione di offrire qualcosa di bello al
Signore, quel guardarsi continuamente da conferire a sé stesso dei meriti, ha fatto di Albino Reale, un
uomo molto amato e seguito, perché la sua “piccola via alla santità”, è un programma accessibile a tutti.
Lui aveva capito l’invito di Gesù e di Maria, ad essere come i bambini, perché di essi è il regno dei cieli. E
consapevole di non essere un’anima capace di tante cose, accettò pienamente i suoi limiti con umiltà
grande e percorse fedelmente i suoi giorni fino ad oggi con grande coraggio e fino ai suoi giorni spirituali,
del distacco da consolazioni umane e del totale, fiducioso abbandono alla volontà di Dio Padre; via, che
lui chiamò con saggio intuito: “La piccola via alla santità”. Egli ha saputo meravigliosamente realizzare,
nella sua vita, la spiritualità che troviamo in quest’uomo eccezionale, come testimoniano tanti miei figli.
Entriamo nei segreti di quest’anima, leggenda dei suoi brani, delle sue parole e dei suoi scritti, che sono
un vero tesoro di sapienza angelica. Dice
Albino: Il Signore mi invita a parlare ancora sulla mia vita. “La mia vita è fatta tutta di confidenza e
d’amore”. Scrivo e non capisco le anime che hanno paura
di un così tenero amico. Qualche volta, quando leggo certi tratti spirituali nei quali la perfezione
viene presentata attraverso tante intricate difficoltà, circondato da una folla di illusioni, il mio povero
piccolo spirito, non tarda a stancarsi. In questo scritto, tutto
mi diventa luminoso; una sola parola e si schiudono, alla mia anima, orizzonti infiniti, e la perfezione mi
sembra facile. Vedo che basta riconoscere il proprio nulla e abbandonarsi come un bambino nelle braccia
del buon Dio.
A volte io mi paragono ad un piccolo fiore, altre volte ad un uccello, traendoli dalla natura che tanto amo.
A volte io mi considero come un uccellino debole, coperto di un po’ di piuma lieve. Non sono un’aquila;
ho dell’aquila soltanto gli occhi ed il cuore, perché, nonostante la mia estrema piccolezza, oso fissare il
sole divino, il sole dell’amore e il mio cuore prova tutte le aspirazioni dell’aquila. L’uccellino vorrebbe
volare verso quel sole che affascina gli occhi, vorrebbe imitare le aquile, sue sorelle, che vede elevarsi
fino alla divina dimora della Santissima Trinità. Ahimè! Tutto quello che può fare, è sollevare le alucce,
ma volare via, questo non è nelle sue possibilità. Che ne sarà di lui? Morirà di dolore, vedendosi così
impotente? No! L’uccellino non se ne affliggerà nemmeno. Con un abbandono audace, vuol fissare ancora
il suo sole divino; niente gli fa paura; né vento, né pioggia, e se le nuvole pesanti nascondono l’astro
d’amore, l’uccellino non cambia posto; sa che aldilà delle nubi, c’è il sole che sempre splende, che la sua
luce non si offuscherà nemmeno per un attimo. Come risalta meravigliosa, in queste righe, la fiducia
della bontà infinita di Dio! Ed ecco come mi esprimo nel momento della prova. (20.10.1997)
IL CAVALIERE INTREPIDO DI CRISTO!
Tutto è già stato scritto su Albino: ambiente, vita, opere, carattere. Qui accenneremo soltanto quello che
lo riguarda nella lotta incessante, per affermare le sue azioni nel mondo.
Albino, non è certo di coloro che si appagano solo di pie pratiche, ma neppure indulge sulle sue scritture
dei messaggi, più di quanto non basti per raccoglierne le direttive essenziali, da cui trasse la sua perfetta
letizia; perviene a questa, per la sua esemplare “Imitazione di Cristo”.
I tre libri che deve consegnare il mese di Aprile 1998 ad un sacerdote, segreto venuto dall’Alto. Albino è
ancora il più fedele discepolo di Cristo: è
l’uomo di Dio. E’ il solo vincitore del demonio. E anche Albino nacque in una casa povera, dopo che la
mamma Restituta, affranta dalle doglie, v’era discesa su consiglio pellegrino, e che poi riapparve ad
abbracciare il bimbo al suo battesimo, col nome di Albino. Questo piacque tanto al padre Antonio, a cui il
buon Dio aveva dato la fede, il guadagno alla moglie. Il bambinello Albino, cresceva nel clima, reso più
libero dalla cacciata dei feudatari, ma già represso con la conquista della città di Isola del Liri, per opera
del suo operato cristiano. Egli obbedisce, subendo umiliazioni dai concittadini. Parla Albino: “Alto e
glorioso Dio, illumina il cuor mio; dammi una fede retta, speranza certa e carità perfetta. Fa’ che io
compia la tua volontà e con sempre questa risposta. Va’ Albino, ripara la mia missione”.
Dio lo sta ancora formando, ed egli supera anche quest’altra prova di umiltà, non considerandosi un
grande ricostruttore di civiltà, ma ingenuamente,
correndo dietro agli uomini, anche spiritualmente, maggiormente ai giovani che ha tanto a cuore.
Dice Gesù: “Albino, comincia a guardare tutti gli apostoli, con grande umiltà e severità, perché questo è
un apostolato mondiale”. Parla Albino: “Il Signore mi parla dicendomi come
bisogna comportarsi nella società. Che cos’è l’umiltà? E’ calarsi nella verità, riconoscendoci creature che
tutto hanno ricevuto da Dio Creatore; che tutto dobbiamo a Lui, a Lui solo, datore della vita e di ogni
bene. La legge di Dio, di conseguenza, diviene il nostro manuale di vita da consultare spesso, perché di
tutto dovremo rendere conto, il giorno del giudizio. Il cielo e la terra passeranno dice il Signore, e non
una sola virgola si può cambiare di quanto egli ha disposto per noi. La persona umile, non si preoccupa
tanto del giudizio delle persone, ma cerca di piacere in tutto al Signore; non solo per una doverosa
sudditanza, ma per grato amore filiale. Nelle liete vicende della vita, come nelle avverse, colui che è
umile, vede sempre la permissione di Dio; in un certo senso, il suo divino Volere. Possiamo supporre, che
l’Eterno Padre, sorrida di compiacenza, nell’ascoltare un suo figlio che dice: Padre, se hai permesso
questo dolore per me, senz’altro sarà per ricavarne un bene più grande.. .Si, giacché ogni nostra azione,
anche la più piccola, ha valore di eternità, ed è soggetta a premio o castigo. Bisogna imparare a
rinunciare a vedere le cose dal nostro punto di vista; secondo esperienze acquisite, pur sempre limitate
ma secondo l’ottica di Dio, impegnarsi alla realizzazione del suo piano d’amore, per ciascuno di noi. Oggi,
nella nostra epoca moderna, più che mai, l’uomo si sente al centro del mondo, vuole affermare le proprie
idee, la propria personalità, e mettere in mostra, il più possibile, le proprie capacità, per conseguire
onore, potere, ricchezza. Ma è questo lo scopo della vita? E’ ora di fare un profondo esame di coscienza
meditando la virtù dell’umiltà, altrimenti rischiamo di fare un pietoso naufragio, e tutti i nostri sogni di
valorizzare la vita al massimo, periranno miseramente.
Tutti, religiosi e laici, siamo chiamati a testimoniare con la vita che Dio esiste e ci ama, e ogni nostra
azione, deve essere diretta verso di Lui, in un’adorazione vissuta”. (22.10.1997)
Giovinezza, eri un ragazzo pieno di salute, di fede e di umiltà; tu crescevi come tutti gli altri giovani, ma
il Signore ti voleva nel mondo, in modo singolare e straordinario; apostolo del suo amore fra la gente, fra
i bambini. La Madonna infatti ti disse: l’amore tuo, non deve consistere in effetti, ma deve essere
operoso; devi esercitarlo specialmente con i miei figli traviati e con i sacerdoti. Questa dunque la
missione, che stai svolgendo, spesa totalmente al servizio degli altri. La tua personalità, luminosa e
vivace, attira i cuori ad infiammare, in tal modo, nell’amore di Dio; da lasciare sicuramente un segno del
tuo profumo indelebile, ovunque passi. I fenomeni della tua misticità, lasciano a pensare tanta gente;
molte e più disparate visioni, locuzioni interiori, bilocazioni e perfino il dono dello scambio del cuore,
operato dallo stesso bambino Gesù. Albino infatti, è un’anima totalmente libera dagli eccessivi
attaccamenti umani e ardente di amore per Dio; attira su di sé grazie veramente eccezionali. Così
accadde, che una notte il Bambino Gesù gli apparve e in un discorso che rimase nel segreto, in un
discorso che potrebbe apparire incomprensibile a molti, gli parlò dello “scambio del cuore”, dove per tale,
intendeva in realtà una grande effusione di amore per Dio nell’anima. Gesù Bambino, per rendere più viva
e penetrante per Albino tale azione veramente ingegnosa; Gesù Bambino, che assecondava così gli ardenti
desideri di donazione, attuava in Lui il suo piano d’amore: farlo potente strumento di salvezza per i
grandi peccatori. Il dono che caratterizza quest’anima mistica di Albino, il più attinente alla sua
missione, però è quello straordinario della sua bilocazione, che gli permette di trovarsi con il corpo,
contemporaneamente in due luoghi, Allorché il Signore lo invita misteriosamente a compiere la sua
missione ovunque, girando il mondo intero, sia di giorno che di notte. Il Signore, a cui nulla è
impossibile, lo fa passare a porte chiuse, come se avesse già un corpo glorificato, nei luoghi e nei
momenti cruciali, quando urge la sua presenza, per salvare qualcuno o evitare che fosse commesso un
peccato mortale. Albino può chiedere il permesso di recarsi ovunque, in qualsiasi ora; ciò che pare
importante sottolineare è che i doni concessi dal Signore, ad anime da lui prescelte, non sono mai fini a
sé stessi, o dati per adornare una persona particolarmente buona, ma tendono alla salvezza delle anime.
E come tali, sono stati accolti con la massima umiltà, gratitudine e trasporto alla volontà di Dio.
Straordinaria è la bilocazione di Albino, maggiormente con San Michele, San Gabriele, San Raffaele e
Padre Pio, con il punto di riferimento che fu’ Washington, per poi girare, per ben tre mesi, tutte le
cattedrali del mondo. E tutt’ora, tante persone, nel vederlo, lì presente misteriosamente nelle loro case,
ne restano stupiti. E’ un uomo che soffre, ma soffre con amore verso il Signore. Ora siate benedetti da me
Gesù. Amen. (29.10.1997)
.
Nel Millenovecentottanta Albino la notte sentiva delle voci ma non capiva cosa significassero queste voci;
il tutto inizia nel 1985 con la visione del sole, come il fenomeno di Fatima, altri segni premonitori lo
preparavano alla sua missione.
Niente di strano! Il profeta Giòele annuncia “Negli ultimi giorni, dice il Signore, Io effonderò il mio spirito
su ogni persona e i vostri figli e le vostre figlie profeteranno e i vostri giovani avranno visioni.., sogni”. Di
quello che accadeva ne parla la prima volta in confessione nel 1990. Fuori confessione parlerà delle
locuzioni a S.Francesco d’Assisi ad un altro sacerdote nel 1993 a Roma.
Solo nel 1993 comincia a far vedere i messaggi al parroco suo padre spirituale Don Paolo Savona, fino a
quando è venuto a mancare nel 2001 avrà da Gesù stesso il “suo” sacerdote Don Domenico Ferri che lo
affianca e lo guida come gli aveva detto cinque anni prima Gesù.
Una tappa fondamentale del suo cammino è stata la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, il 19
Maggio 1991. La Mamma gli aveva detto: “Albino della Croce, sono contenta della tua decisione di
consacrarti al mio Cuore Immacolato”. Ma prima ancora Gesù gli aveva detto: “Devi consacrarti alla
Madonna, il Rosario ogni giorno e riflessioni su un brano della Bibbia”. Tutto questo è rimasto un segreto
per Albino.
La Mamma Santissima gli permette di iniziare il gruppo di preghiera “Puoi continuare questo gruppo di
preghiera in casa coi tuoi veri apostoli e veri amici, ma come vedo tanti ti hanno tradito.
Il 18 Febbraio le sue locuzioni hanno inizio con Padre Pio (1993). Poi con San Leopoldo anche l’arcangelo
S.Michele, San Gabriele, San Raffaele. Dopo una locuzione con Gesù che l’aveva molto intimorito, sarà la
Mamma Santissima a condurlo e a formarlo per diverso tempo, poi ha ripreso a condurlo Gesù.
Passa ad essere Guardia d’Onore e Gesù: “Questo è mio desiderio: averti vittima del mio amore
eucaristico”.
Poi ci sarà la consacrazione del gruppo di preghiera alla Madonna e gli disse: “Vi ho visti consacrarvi a
Me, pensate che Io possa abbandonare i miei figli consacrati?”
Si tratta di una vera consacrazione alla casetta che ha scelto il Padre Celeste ad Isola del Liri. Alla fedeltà
al suo divino volere Gesù risponde con altri doni. Dona ad Albino una preghiera di liberazione e gli fa
dono della Benedizione e quindi lo fa il suo Angelo per mezzo di Maria Santissima e per ultimo lo
consacra con l’unzione per la sua missione di Profeta.
Per compiere questo lavoro gli da l’incarico: “Mettete tutto in un libro.., sarà un bel lavoro impegnativo
di ogni luce che può illuminare e dare a tutti la Parola che viene dal Cielo. Sarà un forte richiamo alle
anime assetate di Luce Divina.”
E’ Chiesa? E’ garanzia? Lo strumento Albino ha vissuto seguendo le indicazioni e la formazione di Gesù
che spesso faceva passare attraverso i tanti sacerdoti che lui ha conosciuto. Poi, adempiendo alla sua
promessa, Gesù gli ha messo accanto il sacerdote da Lui stesso scelto: Don Domenico Ferri. Gesù gli
disse: “In questi tempi tu hai bisogno di una guida spirituale, prega per averla, di sembrerà di averlo
sempre conosciuto”.
All’arrivo del sacerdote, tuo padre spirituale, tanto caro a Me, disse: “Albino, io quando passavo qui
avanti a casa tua mi nauseavo”; io risposi: ‘Perché ti
nauseavi?’ Lui rispose “Nel vedere tutta quella gente, perché io non ti credevo”. Ma penso col passar del
tempo come lui ed anche sua Eccellenza il Vescovo Luca Brandolini non rimettono le cose come prima
acciocché tante anime si potrebbero convertire invece di tenere tutti questi messaggi archiviati!
Albino, sei stato bravo “Ti benedico e benedico anche mio figlio...! Si, è lui che ti ho scelto e farete strada
insieme al sacerdote Don Domenico; accetta questa mia richiesta e seguila, ne ho bisogno”. Gesù opera
nelle Chiesa e usa come vuole i suoi sacerdoti. Dopo questo incontro con lui Dio mi ha dimostrato la
verità del suo operare con questo strumento attraverso avvenimenti e profezie che mi riguardavano e che
si sono puntualmente avverate, nonostante le libere volontà dell’uomo che erano contrarie ha voluto
darmi prove per la sua presenza e della sua potenza. (1°/1O/2005)
Ed ora, io Gesù, voglio fare un riepilogo sulla tua famiglia; cioè Antonio e Restituta. Il tuo babbo Antonio,
partecipò in guerra, cioè alla prima guerra mondiale. Ma terminata questa guerra, e tornato a casa, si
sposò con Restituta. Quando la tua mammina Restituta ti aveva nel suo ventre, il Padre celeste, io Gesù e
la mamma Maria, giorno e notte ti plasmavamo. Arrivato il giorno della tua nascita, la tua mamma
Restituta, ti teneva sempre sul suo seno. Mentre crescevi sotto i loro occhi, tu crescevi anche sotto i
nostri occhi, perché tutto era predestinato già da quando eri nel ventre di tua madre. Giorno dopo giorno,
mesi dopo mesi, anni dopo anni, tu crescevi sotto i loro occhi e sotto i nostri occhi. Ti rivediamo ancora;
e per qualcuno che non lo sa, questa grande missione ti doveva essere affidata all’età di 14 anni. Ma un
giorno, il Padre celeste, disse: “No”, quest’uomo deve incominciare le sue sofferenze fin dalla sua
gioventù. Tu figlio, eri in combattimento, ma pregavi pregavi, pregavi sempre con la corona in mano; e
ricordo sempre queste parole, quando cioè mi dicevi: O mio Signore, quanti miei compagni morti, qui per
terra! Quando arriva l’ora mia, ve ne supplico, o mio Signore, fate che non resti in mezzo a queste
montagne piene di neve, come questi compagni morti, che si vedono con le scarpe fuori. Mi si stringeva il
cuore, continua a dire Albino: ma io allora ero solo un ragazzo di 20 anni; non avevo mai una risposta dal
cielo; dovevo solo soffrire e basta. Ma dentro di me, sentivo una pace interiore e sembrava che il Signore
mi parlasse. Io ero sempre sereno. Ti ringrazio o mio Signore, ti ringrazio o Vergine Santa, ti ringrazio o
Padre celeste, di avermi salvato da quel terribile fuoco! Terminata la guerra, per me era molto difficile
rientrare in Italia; Ma tu,o mio Signore, mi apristi la strada su come dovevo fare. Grazie al cielo, dopo
aver fatto tanti giorni di treno, rientrai nella mia patria. Io, di questa missione ne ero all’oscuro. Ma dopo
anni di sacrifici, di fame, di freddo, il buon Dio mi riportò nella mia terra, mi fece formare una famiglia.
Mia moglie Lidia, mi diede 2 figlie: Pia e Santina; e da allora il mio cuore si spezzava per te, o mio
Signore, ripensando a tutte le sofferenze ed i sacrifici passati. Non credevo a me stesso di trovarmi nella
mia terra. Passando del tempo, o mio Gesù, o Vergine Santa, perdonatemi, perdonatemi ancora se nella
prima apparizione vi ho detto, per 3 volte, un seco:”no”! Ma questo non era perché io non volevo
accettare questa pesante missione, ma perché pensavo che non ce l’avrei fatta a sopportare gli atroci
dolori, e maggiormente per 4 volte la crocifissione. Ma con grande amore, accettai questa pesante
missione e, sempre con grande amore, la sto portando avanti. Vi ringrazio ancora, o mio Signore, o
Vergine Maria! Dice Gesù: Figlio mio prediletto Albino della croce, in questi lunghi anni, hai sofferto
tanto, e tanti figli hai riportato all’ovile; ma l’anno 1998, cioè il corrente anno, è l’anno che è stato più
triste per te, per le atroci sofferenze
che hai avute. Tu sai bene che abbracci il mondo intero; ma in questa stagione molto calda, non puoi
immaginare i grandi peccati che ci sono stati nel mondo e ci saranno ancora. E tu non sai e non saprai
mai, quanti figli hai salvato e quanti ne hai portati a Dio. Ed ecco perché tu soffri tanto! (03.9.1998)
Parla Gesù: Figlio mio, è giunta l’ora che l’edificio della mia gloria, si innalzi sul tuo nulla. Lasciami
pieno possesso dell’anima tua, affinché io possa agire liberamente...lasciami pieno possesso del tuo essere, perché io ne disponga secondo i miei disegni...Ora te lo ripeto: Affido a te la missione di far
sapere alla mia Chiesa, che renda un culto di maggior gloria allo Spirito Santo. Si accenderà così questo fuoco nei fedeli, per la loro salvezza ed a gloria ed onore anche della Santissima Trinità, alla quale tutto è dovuto per tutti i secoli eterni. Sono le ore 8,20, l’anima è in tribolazione: Mio Dio..
.per la tua gloria.. .per il tuo regno d’amore. . .per il tuo nome santo, aiutami! Forse il nemico ha già iniziato la sua azione. Io non mi capisco più; tutto in me è confusione e smarrimento. Io so che la
mia anima sta nelle tue mani, mani sicure, mani divine. . .0 Dio eterno e onnipotente, essere e principio di ogni cosa, noi ti ringraziamo dei doni eletti e delle grazie che hai accordato a noi . Tu hai fatto per noi, l’esempio di tutte le virtù cristiane; noi imploriamo la tua infinita maestà, se può
servire alla gloria del tuo nome e al bene delle anime. Dice Gesù: Figli miei, guardate Albino! Noi ci troviamo di fronte a una creatura mandata dal Padre e che ha appreso subito ed a pieno, il significato della verginità e della purezza, e ne è incantato. Egli ha un comportamento di una modestia e di una
riservatezza unica, e nei discorsi che fa con certe persone, compreso i miei pastori, sente il puzzo dell’impurità a molta distanza. Ricordiamo solo quando era giovane; un giovane combattente, senza
paura, ma con grande fede. I santi, appartengono, nella loro totalità, anima e corpo, a Dio. Egli li vuole tutti per sé, per farne strumenti della sua misericordia per voi. Cari figliuoli, vivete in un mondo in cui sembra essere guidato solo da bassi istinti. Bisogna recuperare i veri valori
della vita; bisogna impegnarsi a vivere il sesto e nono comandamento: non commettere atti impuri e non desiderare la donna altrui. Si richiede mortificazione degli occhi, evitare le curiosità più volte:.” Io sono un granellino di sabbia “. Lui si sente un niente. I pensieri di superbia, per lui sono una
grande sofferenza. Spesso le persone vogliono sovrastare e dominare morbose e la fuga dalle occasioni. Potete riuscirci solo mettendovi sotto la protezione della Madonna, e come tanto bene che
fa Albino della croce di Gesù. Altra virtù: l’umiltà! Cosa vuol dire umiltà? Riconoscere quello che si è. Albino ama dire, ed io ho sentito le opere di Dio; cose che sono accadute spesso anche intorno a padre Pio. Oggi c’è in giro una
grande superbia; sono tutti grandi professori, e tutti vogliono giudicare tutto, compreso il Papa e tutto ciò che egli fa e dice.
Altra virtù: la pazienza. Oggi siete sopraffatti da incertezze e dubbi, e tentate di risolvere problemi e
difficoltà di ogni genere: lavoro, contrasti in famiglia, tentazioni del diavolo. (11 Gennaio 1999 )
Per tutte le persone che vanno da Albino, o per mali fisici, o per problemi morali, o per insicurezza del loro avvenire, o per discordie, o per conseguenze del peccato originale, Albino ha sempre una
risposta: ‘Vivi in grazia di Dio, e poi tutto il resto il Signore te lo darà”. Egli stesso invita i miei figli alla conversione, alla santa Messa; dà sempre una parola buona a tutti. Mi preme terminare col dire: Albino è un capolavoro di Dio, che come tale ce ne sono pochi sulla terra. Quando verrà riconosciuto,
per tutta la vita saranno ascoltate le testimonianze; quando si vedrà il dito di Dio, che si manifesterà straordinariamente al suo tempo e luogo, allora capirete chi è stato Albino della croce di Gesù. Io vi
dico: pregate Gesù, e offrite il sacrificio della Santa Messa per lui. (10.1.1999)
UNA GUIDA DAL CIELO.
Ma torniamo alla vita di Albino e a ciò che sta dietro alla sua prova dolorosa e umiliante. Nella sua
difficilissima vita egli è solo, timido e senz’appoggio. Ha sentito, almeno per il momento, anche Sua
Eccellenza il vescovo Luca Brandolini, cambiato al suo riguardo. Egli ha più volte detto risolutamente:
“Io non crederò mai a queste fantasticherie!”. E a chi deve confidare il poverino tutto ciò che accade in
lui?
Pieno di fiducia si rivolge a Gesù sacramentato e gli affida la sua causa. Fatta questa preghiera si sente
raccogliere internamente.
Al raccoglimento succede il rapimento dei sensi ed egli si trova dinanzi a Gesù.
Ma egli non è solo: ha accanto spiritualmente un passionista dai capelli bianchi, che a mani giunte
ardentemente prega.
“Figlio mio, lo conosci ?“ Domanda il Signore ad Albino. Il buono figlio risponde di no. “Quel sacerdote
sarà il tuo direttore”, gli dice Gesù, “e sarà quello che conoscerà in te, misera creatura, l’opera infinita
della mia misericordia”. Albino, dopo la visione avuta, nella quale gli fu rivelato anche il nome del suo
futuro direttore, vive nella ferma certezza che Don Domenico non sarà mai sostituito e a lui affida la sua
anima.
E questo è il desiderio di Albino, affidarsi a quella guida illuminata, che sta vivendo, giorno dopo giorno,
molto immerso nella mistica teologica, per vedere così divisa la sua responsabilità.
Una volta Albino in un’estasi disse a Gesù: “Giacché sei venuto, torno a supplicarti per il peccatore più
aspro verso di me”, diceva l’estatico, “E’ tuo fratello, figlio tuo, fratello mio, salvalo, Gesù ... per
un’anima sola hai fatto tanto.
Tu non hai misurato il sangue che hai versato per i peccatori e poi quella non la vuoi salvare? Salvala
Gesù ! Salvala ... tu non hai non misurato il sangue che hai versato per i peccatori e ora vuoi misurare la
quantità dei nostri peccati? ... Il sangue lo hai versato per lui ad anche per me ... ma salvi me e lui no? ...
non mi alzerò più da qui ! Salvalo ! ... non cerco la tua giustizia, ma la tua misericordia.
O Gesù, tu dici che gli hai dato molti assalti per convincerlo, ma non l’hai mai chiamato figlio prova
adesso; digli che sei suo Padre e lui tuo figlio!
Vedrai, vedrai che a questo dolce nome di Padre il suo cuore indurito si ammollerà”.
Gesù mostrò ad Albino che per quell’anima la misura era colma e gliene andò enumerando le colpe.
Albino trasse un profondo sospiro •.. sbigottito, lasciò cadere le braccia; ma rianimandosi tosto e
tornando all’assalto: “Lo so! Lo so!”, disse, “che te ne ha fatte tante; ma te ne ho fatte più io! Eppure mi
hai usato misericordia.
Lo so! Lo so Gesù! Che ti ha fatto piangere; ma, in questo momento, non devi pensare ai peccati suoi;
devi pensare al sangue che hai sparso.
Quanta ne hai anche con me, Gesù, di carità! Tutte finezze di amore, che hai usate per me, te ne prego
usale anche con il mio peccatore.
Ricordati, Gesù, che lo voglio salvo.
Trionfa! Trionfa! Te lo chiedo per carità.”.
Innanzi all’inflessibilità divina gli balena, ad un tratto, un’idea.
Essa è peccatrice, lo sa: confessa di non meritare di essere esaudita.
Ma gli presenta un’altra interlocutrice e dice a Gesù: “E’ la stessa Mamma tua che ti prega per lui”.
Oserà mai dirle di no? Oh no! Non potrà negarglielo. Infatti, poco dopo, tutta lieta: “E’ salvo! E’ salvo!”.
Esclama Albino: “Hai vinto, o Gesù! Trionfa sempre, o Gesù!”.
Il padre si ritira in camera commosso e assorto in profondi pensieri, quando sente bussare alla porta e
sente annunziare un signore forestiero che cerca di lui.
Introdotto, questi cade in ginocchio dicendo: “Padre mi confessi!”. E’ il peccatore di Albino, il padre lo
confessa. Albino, fiore del mio Paradiso, sii benedetto in ogni momento, insieme a tutti i miei figli
sacerdoti, i miei strumenti e il mondo intero.
Gesù. Amen. 09-07-2002
Per le vie aspre e dolorose per le quali Dio vuole condurlo, egli deve trovare la sua gioia. “Albino della
Croce ti sembra che ti manchi sotto i piedi la terra, dinanzi gli occhi il cielo, ma tu non mancare di fede,
di amore, di speranza.
Attendi solo a guadagnare più meriti con questa nuova missione che hai iniziato, con l’esercizio della
virtù. Disprezza le dicerie del mondo e a dispetto dei tuoi nemici, cammina come sempre hai fatto per le
vie del divino volere, stringiti forte a me, umiliati innanzi a me, ricorri in tutti i momenti alla mia Divina
Bontà e sappi giovarti di questi mezzi che il demonio tenta continuamente per rovinarti.
Se veramente mi ami, come sembra, mi hai amato tra le tenebre.
Si delizia il Signore a scherzare con le mie anime e a lui più care e schernì per amore; ora le consola, ora
le mette in venerazione presso gli uomini, ora permette che diventino il ludibrio del mondo, ora le fa
coraggiose contro tutto l’inferno, ora le lascia atterrire da un nulla. Chi crede di patire, ha poca luce, chi
soffre è in cielo e vive in Croce, chi ha il primo luogo in terra ha l’ultimo innanzi a Dio, chi conosce la
Croce la prega, chi non la conosce la fugge.”. Segue ai tempi delle mie estasi la prima volta che la
Madonna del Carmine durante l’estasi dal momento che i tre Arcangeli pregavano la mia anima da quel
momento che la Vergine del Carmine mi ispirò il desiderio di vedere tante anime che liberava dal
purgatorio per portarle in paradiso l’ho sempre desiderato; e se Dio avesse lasciato a me la scelta, avrei
preferito disciogliermi il corpo e volarmene In cielo.
Ogni volta che mi sentivo male era per me una consolazione, ma era anche un gran dolore quando sentivo
crescermi le forze.
Anzi, un giorno, dopo la comunione, domandai a Gesù perché non mi prendesse in Paradiso. “Figlio”, mi
rispose, “da oggi ti tolgo le estasi perché sei molto sofferente, e perché nel tempo della tua vita ti darò
tante occasioni di merito maggiore, raddoppiando in te il desiderio del cielo, dandoti la grazia di visitare
l’inferno, purgatorio e Paradiso, e di sopportare con pazienza anche la vita.”.
Infatti, sempre anelando al cielo Albino doveva provare tutti i dolori della terra, doveva associarsi a quelli
di Cristo, sperimentare che questo mondo è un esilio, una valle di lacrime e che le anime sono prezzo di
infinito dolore.
Per quanto guarito, Albino rimase così debole che i medici non vi capirono e tuttora non vi capiscono
nulla.
Albino oggi porta avanti una nuova missione con grande amore, perché è stato allontanato tutto il
fanatismo; Albino porta sempre il ramoscello d’ulivo.
Quando poi esce da casa per ascoltare la Santa Messa, era ed è un correrle incontro di poverelli che
chiedono preghiere: “Sono i cari amici”.
Essi sapevano, per esperienza, da tanti anni chi era e chi è Albino, tante persone ha guarito con le sue
preghiere.
Infatti, egli dava e dà tutto se stesso e se non gli avessimo messo un freno, se non fosse venuta
l’obbedienza a intimare: “fin qui e basta!”, Albino avrebbe dato fondo a perdere la sua vita per gli altri.
Ma avvenne un giorno in un’estasi che chiedeva: “O mio Signore, consumami tutto, fammi diventare
polvere, affinché gli uomini si salvino.”.
Albino fin da quando gli abbiamo affidato quella missione ha fatto tanto bene ai poveri, anche quando era
in combattimento ed anche terminata la guerra, che si trovava in terre straniere, si privava del cibo per
aiutare maggiormente i bambini.
È stato sempre umile con tutti, ha sempre pregato, anche nelle terre straniere e per questo il Padre
Celeste l’ha premiato.
Figli convertitevi, frequentate la Santa Messa, ora Gesù di Misericordia vi benedice tutti. Amen. (12-07-
2002)