STORIA DEL PENSIERO LINGUISTICO (A.A. 2020-21) PROF. STEFANO GENSINI (DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA) EMAIL: [email protected]
STORIA DEL PENSIERO LINGUISTICO (A.A. 2020-21)PROF. STEFANO GENSINI (DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA)
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LA RIFLESSIONE SUL LINGUAGGIO DALL’ANTICHITÀ ….
• Platone: Cratilo, Il Sofista
• Aristotele: De interpretatione, Politica
• Stoici: Frammenti
• Epicuro e Lucrezio
• Agostino di Ippona: De doctrina christiana,
De magistro…
• Concentrata su alcuni temi tipici:
• Il rapporto linguaggio-realtà (se sia o no
«mímesis tès ousías»)
• L’origine del linguaggio (se per
convenzione, thései, o naturale, phúsei)
• La funzione retorica e educativa
…. AL RINASCIMENTO
• Prime grandi raccolte linguistiche
• Bibliander, De ratione communi omnium
linguarum (1548)
• Gessner, Mithridates, de differentiis
linguarum tum veterum tum quam hodie,
(1555)
• Roccha, Bib.ApostolicaVaticana, Appendix
de dialectis, (1591…. )
• Messa in grammatica delle lingue volgari
• Nebrija (spagnolo/castigliano) 1492
• Bembo (italiano) 1525
• Meigret (francese) 1531
• Ickelsamer (tedesco) 1541
• Graves (inglese) 1594…..
RUOLO FONDAMENTALE DEI MISSIONARI E DELLA COMPAGNIA DI GESÙ
• Esplorazione di paesi e culture diverse e
necessaria presa di contatto con le
rispettive lingue;
• A partire dalla metà del XVI secolo, i
missionari rimandano in patria i primi
sketches grammaticali e i primi lessici di
lingua altrimenti ignote: il Pater noster
ALLARGAMENTO DELL’ORIZZONTE LINGUISTICO: GLI INIZI DELLA COMPARAZIONE FRA LINGUE
G. W. Leibniz (1646-
1716) esorta eruditi e
viaggiatori a
raccogliere campioni
lessicali. (Da una lettera del 1795)
William Jones
(1746-1794)
divulga dall’India
la «scoperta»
del sanscrito.
«La lingua sanscrita, quale che sia la sua antichità, è una
lingua di struttura meravigliosa, più perfetta del greco,
più copiosa del latino, e più squisitamente raffinata di
ambedue, nonostante abbia con entrambe un'affinità
più forte, sia nelle radici dei verbi sia nelle forme della
grammatica, di quanto probabilmente non sarebbe
potuto accadere per puro caso; così forte, infatti, che
nessun filologo potrebbe indagarle tutt'e tre, senza
credere che esse siano sorte da qualche fonte comune,
la quale, forse, non esiste più. C'è un'altra ragione
simile, sebbene non altrettanto cogente, per supporre
che tanto il gotico quanto il celtico, sebbene mescolati
con un idioma molto differente, abbiano avuto la stessa
origine del sanscrito e l'antico persiano potrebbe
essere aggiunto alla medesima famiglia»
(William Jones, Discorso presidenziale alla Royal Asiatic
Society of Bengala, 2 febbraio 1786)
https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_gotica
GLI INIZI DELLA LINGUISTICA (SPRACHWISSENSCHAFT) STORICO-COMPARATA
• Nel 1820, per impulso di W. V.
Humboldt, viene istituita a
Berlino la prima cattedra di
sanscrito e grammatica
comparata. Il suo titolare è
Franz Bopp autore del
pionieristico Über das
Konjugationssystem der
Sanskritsprache in Vergleichung
mit jenem der
griechischen, lateinischen, persis
chen und germanischen
Sprache (1816)
Friedrich Schlegel (1772-1829),
autore di Sulla lingua e la
Sapienza degli Indiani (1808).
Prima classificazione morfologica
delle lingue: flessive, isolanti e
agglutinanti (una più precisa definizione
è dovuta al fratello, v. sotto).
August Wilhelm Schegel (1767-
11845), letterato romantico e
indianista, autore di Osservazioni
sulla lingua e la letteratura
provenzali (1818)
IL «MITO» DEL SANSCRITO
• Il sanscrito vedico è la lingua di
antichissimi testi a carattere religioso,
pervenutici nella scrittura alfabetica detta
davanagari.
• Ipoemi epici Mahābhārata e Rāmāyaṇa
sono fra le più importanti attestazioni
letterarie del sanscrito («lingua
perfetta»).
https://it.wikipedia.org/wiki/Mah%C4%81bh%C4%81ratahttps://it.wikipedia.org/wiki/R%C4%81m%C4%81ya%E1%B9%87a
…E LA SUA COMPONENTE IDEOLOGICA
• Le origini delle lingue non flessive
seguono lo schema della teoria
«naturale» dell’origine del linguaggio,
propria della tradizione epicurea:
un’origine «ferina», guidata dal bisogno e
caratterizzata da un rapporto
elementare, onomatopeico, fra i primitivi
suoni prodotti e le entità reali
• Le origini delle lingue flessive seguono
invece (pur senza fare direttam.
riferimento alla tesi dell’ispirazione
divina) uno schema che insiste sulla
innata riflessività e quindi superiorità
spirituale delle rispettive comunità
parlanti.
ECCO UN PASSO STRATEGICO
• «…la condizione dell’uomo non è iniziata dappertutto da uno stato di ottusità ferina,
sulla quale dopo un lungo e faticoso sforzo si è infine depositata qua e là un po’ di
ragione (Vernunft); ma tale lingua [= il sanscrito] dimostra che, quand’anche non
dappertutto, certo almeno proprio là dove ci riconduce la nostra ricerca, subito fin
dall’inizio si è manifestata la più limpida e penetrante capacità riflessiva (Besonnenheit).
Opera e prodotto di una tale capacità è infatti questa lingua, che già nei suoi primi e più
semplici elementi esprime i più alti concetti di un puro universo di pensiero, direi quasi
l’intero profilo della coscienza (Bewußtsein), non in modo figurato, ma con immediata
chiarezza» (Sulla lingua e la sapienza degli Indiani, ed. it. cit., p. 48).
QUALCHE ESEMPIO CITATO DA F. SCHLEGEL
• Corrispondenze sanscrito/tedesco Corrispondenze sanscrito/greco
• Shrityoti – er schreitet dodami, dodasi ecc. - dídomi
• Vindoti – er findet son - syn
• Onto –Ende prothomo – prôtos
• Monuschyo – Mensch etoron – éteron
• Svostri – Schwester labho – lábo, lambáno
CENTRALITÀ DELLA NOZIONE DI ‘FLESSIONE’
• Cfr. lingue come
• Il sanscrito
• Il latino
• Il greco
• Il tedesco….
• A differenza di lingue come il cinese o le
lingue amerindiane
• C’è un nucleo semantico originario, la
«radice», che si presenta come una
forma dotata di una forza organica, quasi
di natura vivente.
• Essa si flette (flessioni, casi) modulandosi
in modo da esprimere relazioni fra entità
o concetti.
A. W. SCHLEGEL, OBSERVATIONS SUR LA LANGUE ET LA LITTÉRATURE PROVENÇALES (1818)
TRE DIVERSE CLASSI DI LINGUE
PER FISSARE LE IDEE…
• Un esempio di lingua agglutinante (il
finlandese)
• kirja = libro
• kirjani = il mio libro
• kirjassa = nel libro
• kirjassani = nel mio libro
• kirjassanikin = anche nel mio libro
• isolante, lingua Lingua in cui gli elementi lessicali
sono portatori soltanto di significato e le
determinazioni morfologiche sono indipendenti.
Una lingua i. non ha declinazioni o flessioni, non si
esprime tramite modificazioni delle parole; è
costituita da due ingredienti: da una parte il lessico,
che consta di parole significanti, invariabili e
autonome; dall’altra i mezzi morfologici, quali la
varietà di collocazione nella frase, d’intonazione, o
un repertorio di parole svuotate di significato e
dotate di funzione grammaticale. Un esempio è il
cinese.
LA RIFLESSIONE FILOSOFIA SULLE LINGUE E IL LINGUAGGIO: WILHELMVON HUMBOLDT
• Sue opere chiave disponibili in italiano:
• Scritti sul linguaggio (1795-1827), a c. di A.
Carrano, Guida, Napoli 1989
• La diversità delle lingue, a c. di D. Di
Cesare, Laterza, Roma-Bari 1991 (è la
trad. ampiamente commentata del 1
volume del capolavoro di H., noto come
Einleitung zum Kawi-Werk, 1836)
Wilhelm v. Humboldt
(1767-1835), filosofo,
politico, grandissimo
conoscitore e studioso
di lingue, nonché primo
autentico filosofo del
linguaggio. A lui
dobbiamo inoltre il
modello dell’università
«umanistica»
tradizionale.
DA «SULLO STUDIO COMPARATO DELLE LINGUE» (1820)
• «Non si potrebbe inventare il linguaggio se il suo tipo non
preesistesse nell’intelletto umano. Perché l’uomo comprenda
davvero anche una sola parola, non come mero impulso
sensibile, ma come suono articolato designante un concetto, il
linguaggio deve già essere in lui intero e nel suo nesso. Nel
linguaggio non vi è nulla di isolato, ciascuno dei suoi elementi si
annuncia solo come parte di un intero. Come è naturale
l’ipotesi di un graduale perfezionarsi delle lingue, così solo di
colpo poté avvenir la loro invenzione. L’uomo è tale solo
attraverso il linguaggio, ma per inventare il linguaggio egli doveva
già essere uomo. […] se si può confrontare [il linguaggio] con
qualcos’altro di cui non esiste in fondo nulla di uguale in tutta la
sfera del pensabile, si può rammentare l’istinto naturale degli
animali e chiamare il linguaggio un istinti intellettuale della
ragione» (Scritti, p. 125).
ÉRGON O ENÉRGHEIA?
• «La lingua, nella sua essenza reale, è qualcosa di continuamente, in ogni attimo transeunte.
Perfino la sua conservazione attraverso la scrittura è sempre soltanto una conservazione
incompleta e mummificata, che richiede sempre a sua volta che vi si rende sensibile la vera
dizione. La lingua stessa non è un’opera (érgon), ma un’attività (enérgheia). La sua vera
definizione perciò non può essere che genetica. Essa è cioè il lavoro eternamente reiterato
dello spirito, volto a rendere il suono articolato capace di esprimere il pensiero. […] la lingua
propriamente detta risiede nell’atto del suo reale prodursi. Ed è solo al discorso in quanto
tale che si deve sempre pensare come al vero e primo elemento i tutte le ricerche che
intendono penetrare l’essenza vivente della lingua. La frantumazione in parole e regole non è
che un morto artificio dell’analisi scientifica» (Diversità, § 8, p. 36)
LINGUAGGIO E PENSIERO
• «Il linguaggio è l’organo formativo del pensiero. L’attività
dell’intelletto, del tutto spirituale, del tutto interiore, che
quasi svanisce senza lasciare traccia, si estrinseca
mediante il suono nel discorso e diviene percepibile ai
sensi. Quest’attività è pertanto tutt’uno col linguaggio,
essi sono inseparabili l’una dall’altro. Ma, anche
considerata in sé, tale attività è legata alla necessità di
contrarre un’allenza con i suoni del linguaggio, poiché
altrimenti il pensiero non potrebbe pervenire a chiarezza,
né la rappresentazione potrebbe divenire concetto.
L’alleanza indissolubile che unisce il pensiero, gli organi
vocali e l’udito al linguaggio risiede in modo irrevocabile
nella costituzione originaria, non ulteriormente
esplicabile, della natura umana» (Diversità, § 9, p. 42)
USO INFINITO DI MEZZI FINITI
• «Con l’articolazione è data la possibilità di formare, anche in singole parole, a partire dai
loro elementi, un numero davvero indefinito di altre parole, sulla base di un insieme di
sentimenti e di regole che ne determinano il procedimento di formazione, stabilendo così
fra tutte un’affinità corrispondente all’affinità dei concetti. […] Il linguaggio non può
essere considerato un materiale già dato, che si possa abbracciare con lo sguardo nel suo
insieme e comunicare poco per volta, ma bensì deve essere visto come qualcosa che
eternamente si produce, dove, mentre le leggi della produzione sono determinate,
l’estensione e in un certo senso anche la modalità di essa rimangono del tutto
indeterminati» (Diversità, § 9, p. 45).
UNA VISIONE LINGUISTICADEL MONDO
• «L’uomo si circonda di un mondo di suoni per accogliere in sé
ed elaborare il mondo degli oggetti. […] L’uomo vive
principalmente con gli oggetti, e quel che è più, poiché in lui
patire e agire dipendono dalle sue rappresentazioni, egli vive con
gli oggetti percepiti esclusivamente nel modo in cui glieli porge
la lingua. Con lo stesso atto, in forza del quale ordisce dal suo
interno la rete della propria lingua, egli vi si inviluppa, e ogni
lingua traccia intorno al popolo cui appartiene un cerchio da cui
è possibile uscire solo passando, nel medesimo istante, nel
cerchio di un’altra lingua. L’apprendimento di una lingua
straniera dovrebbe essere pertanto l’acquisizione di una nuova
prospettiva nella visione del mondo fino allora vigente e lo è in
effetti in certo grado, dato che ogni lingua contiene l’intera
trama dei concetti e la maniera di rappresentazione di una parte
dell’umanità» (Diversità, § 9, p. 47)
AUGUST SCHLEICHER: LA NATURALIZZAZIONE DELLA LINGUISTICA
• (…) Dalla Linguistica (Sprachwissenschaft) o Glottica (gr. glotta, “lingua”, die Zunge, die
Sprache), bisogna distinguere anzitutto la Filosofia del linguaggio (Sprachphilosophie), la
dottrina dell’idea di linguaggio, al modo stesso in cui dalla scienza della natura va distinta
la filosofia della natura. La Linguistica ha a che fare immediatamente con la lingua stessa;
l’oggetto della Linguistica è insomma qualcosa di concreto, di reale, ovvero le lingue date,
determinate, mentre l’oggetto della Filosofia del linguaggio al contrario è qualcosa di
astratto, di ideale. La Filosofia del linguaggio appartiene dunque a una sfera spirituale del
tutto diversa da quella della Linguistica; essa non ne rappresenta una parte, ma appartiene
alla filosofia.
La Filologia è una disciplina storica. Suo compito è la trattazione della vita spirituale di popoli o
gruppi significativi, e la loro descrizione, la loro tradizione fino a noi. Solo là dove vi sia una vita
spirituale dei popoli, una storia, dove, anzitutto, vi sia una letteratura, la Filologia può dispiegare la
sua attività. (…) Al contrario la Linguistica non è una disciplina storica, ma una disciplina storico-
naturale. Il suo oggetto non è la vita spirituale dei popoli, la storia in senso lato, ma solamente la
lingua; non la libera attività dello spirito (la storia), ma la lingua data(ci) dalla natura, soggetta a leggi
di formazione immutabili, il cui carattere è tanto al di fuori della determinazione volontaria dei
singoli, quanto, ad es., lo è per l’usignolo modificare il suo canto; l’oggetto della Glottica è pertanto
un organismo naturale (Naturorganismus). Che il portatore di una lingua, che il popolo che la parla
sia importante oppure no, che possieda una letteratura, una storia, o non sia neppure in grado di
scrivere, non ha alcun significato per la Glottica. Per questa, le letterature hanno importanza solo in
quanto comodo ausilio per la comprensione delle lingue, e anche e soprattutto perché grazie ad
esse si possono ottenere notizie (documenti) immediate di epoche linguistiche passate, di antiche
forme linguistiche. La Linguistica è qui fine a sé stessa. Diversamente dalla Filologia, per la quale per
un verso la lingua è il presupposto tramite il quale essa può pervenire alla vita spirituale dei popoli,
per un altro la lingua è in questo modo anche oggetto della filologia, che in lei e tramite lei perviene
a illustrare la vita spirituale dei popoli (Die deutsche Sprache, 1860, 1874 3 ed., pp. 119-120).
August Schleicher
(1821-1868).
La sua opera
principale, il
Compendio della
grammatica
comparativa delle
lingue indoeuropee,
1861-1862, è una
delle pietre miliari
della linguistica
indoeuropea.
L’AVVENTO DEGLI JUNGGRAMMATIKER(«NEOGRAMMATICI»)
• Si differenziano dalla linguistica comparativa delle origini assumendo: (1) una certa concezione generale dei fatti
linguistici, basata su fattori (I.1) fisici e (1.2) psicologici; (II) un paradigma metodologico condiviso.
• Precursore: Wilhelm Scherer, Zur Geschichte der deutschen Sprache (1868)
• Formazione del paradigma: Herman Osthoff, Karl Brugmann, Morphologische Untersuchungen auf dem Gebiete der
indogermanischen Sprachen 1878
• Grandi teorici:
• Berthold Delbrück, Einleitung in das Sprachstudium. Ein Beitrag zur Geschichte und Methodik der vergleichende
Sprachforschung (1880, tr. It. 1881)
• Hermann Paul Prinzipien der Sprachgeschichte (1880, 1886, tr. ingl. 1888), ultima ed. 1920.
I PRINCÌPI-BASE (DA OSTHOFF-BRUGMANN, 1878)
• «Alla base di questi princìpi [della nuova linguistica] sta il doppio pensiero, di immediata evidenza, anzitutto che la lingua non è qualcosa
che si trova al di fuori e al di sopra delle persone e che conduce vita a sé, ma, al contrario, [qualcosa che] solo nell’individuo realmente
esiste, e pertanto tutti i mutamenti che intervengono nella vita della lingua possono partire solamente dagli individui parlanti; secondo,
che l’attività fisica e psichica delle persone, sia nell’acquisizione di una lingua ereditata dal passato, sia nella riproduzione e ristrutturazione
dei modelli fonici assorbiti nella coscienza, dev’esser stato essenzialmente la stessa in ogni tempo.
• I due assunti metodologici più importanti della corrente ‘neogrammaticale’ sono quelli che seguono:
• Primo. Tutti i cambiamenti fonetici, nella misura in cui sono meccanici, si compiono secondo leggi prive di eccezioni, vale a dire
che la direzione dello spostamento fonetico, in tutti gli appartenenti a una certa comunità linguistica, a meno che non subentri una
suddivisione in dialetti, è la medesima, e tutte le parole in cui il suono sottoposto a spostamento fonetico appare sotto le stesse
condizioni, sono senza eccezione interessate dal mutamento.
• Secondo. Essendo chiaro che l’associazione formale, ovvero il modellamento di nuove forme linguistiche attraverso l’analogia,
gioca un ruolo molto importante nella vita delle lingue recenti, questa modalità di innovazione linguistica va riconosciuta anche per i
periodi precedenti e i più antichi, e non solo va riconosciuta qui in generale, ma questo principio di spiegazione va utilizzato allo stesso
modo per la spiegazione dei fenomeni linguistici di periodi successivi, e non deve affatto stupire se forme analogiche ci vengono incontro
nei periodi più tardi o recenti di storia linguistica in misura identica o ancor maggiore che nei periodi anteriori o più antichi».
ANCORA SULLE «LEGGI FONETICHE INECCEPIBILI» (AUSNAHMSLOSE LAUTGESEZTE)
• «Solo chi si attiene rigorosamente alle leggi fonetiche, questi pilastri di tutta la nostra scienza, ha nella sua ricerca un terreno
solido sotto i piedi. Chi, al contrario, senza necessità, solo per poter soddisfare certe voglie, ammette eccezioni alle leggi che
governano un certo dialetto, chi ritiene che singole parole o categorie lessicali non siano toccate da un’innovazione fonetica,
che ha invece comprovatamente riguardano tutte le altre forme dello stesso tipo, o che ritiene che uno spostamento fonetico
si sia verificato solo presso singole forme, o che ritiene che solo sporadicamente, presso singole forme, sia intervenuto uno
spostamento fonetico di cui nulla sanno tutte le altre forme dello stesso tipo, o finalmente che ritiene che lo stesso suono, nelle
identiche condizioni, si sia modificato in una parola in una certa direzione e in un’altra parola in un’altra direzione, o che
ancora, in tutte queste da lui amate e immotivate eccezioni vede proprio la normalità che deriva dalla natura meccanica del
cambiamento fonetico, e poi, come spessissimo accade, usa queste eccezioni come base per ulteriori derivazioni che debbono
superare la conseguenza già osservata della legge fonetica, costui soggiace necessariamente al soggettivismo e all’arbitrio, e può
in taluni casi mettere sul mercato almeno combinazioni spiritose, ma nessuna che meriti fiducia, e non deve pertanto lamentarsi
se gli viene opposta una fredda negazione. Che l’orientamento ‘neogrammaticale’ oggi non sia ancora in condizione di spiegare
tutte le “eccezioni” alle leggi fonetiche non può naturalmente rappresentare un’obiezione contro il suo principio».
UN ESEMPIO DI LEGGE FONETICA SONO LE ROTAZIONI CONSONANTICHE STUDIATE DA J. GRIMM
• «Lautverschiebung In linguistica, alterazione di pronuncia che tocca sistematicamente
intere classi di articolazioni (per es., tutte le consonanti sorde, tutte le consonanti sonore ecc.,
salvo eventualmente quelle che si trovino in particolari posizioni). Il termine, variamente
tradotto in italiano (mutazione, o rotazione consonantica), fu introdotto dai comparatisti
tedeschi della prima metà del 19° sec. a indicare quei mutamenti sistematici che il
consonantismo delle lingue germaniche presenta rispetto a quello delle altre lingue
indoeuropee (1ª L.) e gli altri mutamenti che il consonantismo del tedesco meridionale
presenta rispetto a quello del germanico più antico (2ª L.). Le due L. sono state e sono tuttora
argomento di indagine così che la concezione odierna diverge per molti aspetti da quella
dominante nel 19° secolo. Anche altre lingue presentano analoghe e indipendenti L. (per es.,
l’armeno)». (Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/lautverschiebung/)
https://www.treccani.it/enciclopedia/lautverschiebung/
I CARDINI DELLA «SPRACHWISSENSCHAFT» DI FINE OTTOCENTO
• La linguistica si qualifica come «scienza»
in quanto:
• - basata sull’esistenza di leggi naturali
dello sviluppo del linguaggio;
• - fondata su dati obiettivi, empiricamente
dati (ispirazione positivistica)
• - strutturata secondo metodi di analisi
standardizzati.
• Filone indoeuropeistico (dove la base di
comparazione è una lingua non più attestata)
• Filone romanistico (dove la base di
comparazione è una lingua solidamente
attestata, il latino)
• Due risorse di base del 2° filone:
• Zeitschrift für romanische Philologie (1877-)
• Gustav Gröber (hg.) Grundriss der
romanischen Philologie (2 ed. 1904-1906)
PER QUANTO RIGUARDA L’AMBITO ITALIANO, DUE NOMI FONDAMENTALI
• Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907)
• «grande maestro» degli studi
dialettologici (ci torneremo in seguito)
• Teorico delle partizioni dialettali della
penisola («L’Italia dialettale», 1880) e del
fenomeno del «sostrato», riguardante le
«reazioni etniche» dei dialetti
sull’articolazione della lingua nelle varie
regioni.
• Wilhelm Meyer-Lübke (1861-1936)
• Italienische Grammatik (1890)
• (tr. it. Grammatica storica della lingua it. e dei dialetti toscani,
rid. e trad. da M. Bartoli e G. Braun; 2ª ed. riv. da M. Bartoli,
Torino 1927)
• Romanisches etymologischesWörterbuch
(1911-1920)
CRONOLOGIA DELLA LINGUISTICA COMPARATIVA
• 1786 William Jones, The third anniversary discourse, on the Hindus (Works, 1807,
London, John Stockdale a. John Walker, vol. 3)
• 1790 Paolino di San Bartolomeo, Gramatica Samscrdamica etc. (Romae, De
propaganda fide)
• 1808 Friedrich Schlegel, Ueber die Sprache und Weisheit der Indier (Heidelberg,
Mohr u. Zimmer)
• 1816 Franz Bopp, Ueber das Conjugationsystem der Sanskritsprache im Vergleichung
mit jenem der griechischen, leteinischen, persischen und germanischen Sprache
(Frankfurt, in de Andräischen Buchhandlung)
• 1818 Ramus C. Rask, Undersøgelse om det gamle Nordiske eller Islandske Sprogs
Oprindelse (“Ricerche sull'origine della lingua nordica antica o islandese”)
(Copenaghen, Gyldendalske Boghandling Forlag)
• 1818 August Wilhelm Schlegel, Observations sur la langue et la littérature
provençales (Paris, à la librairie greque-latine-allemande)
•
• 1820 Wilhelm von Humboldt, Ueber das vergleichende Sprachstudium in Beziehung
auf die verschiedennen Epochen der Sprachenentwicklung (Belin, Reimer 1822)
• 1822 Jacob Grimm, Deutsche Grammatik, 2 voll, (Göttingen, in der Dieterischen
Buchhandlung)
• 1833-36 A. F. Pott, Etymologische Forschungen auf dem Gebiete der
indogermanischen Sprachen (2ª ed. 1859-76 in 6 voll.) (Lemgo u. Detmold, im Verlage
der meyer’schen Hofbuchhandlung).
• 1833-37 Franz Bopp, Vergleichende Grammatik des Sanskrit, Zend, Griechischen,
Lateinischen, Litthauischen, Gothischen und Deutschen, 6 vols. (Berlin, 1833-1857; 2d
ed., 1856-1861; 3d ed., 1868. English translation, London, 1845-54; French translation
by Michel Bréal, Paris, 1866-74).
• 1836 Wilhelm v. Humboldt, Ueber die Verschiedenheit des menschlichen Sprachbaues
un ihren Einfluß auf die geostige Entwicklung des Menschengeschlechts (Berlin,
Druckerei der Königlichen Akademie der Wissenschaften)
• 1843 Friedrich Diez, Etymologisches Wörterbuch der romanischen Sprachen (2ª ed.
1869)
LINGUISTICA COMPARATIVA (SEGUE)
• 1850 August Schleicher, Die Sprachen Europas in systematischer Übersicht
(Bonn, König)
• [1859 Charles Darwin, The Origin of Species by Means of Natural Selection,
London, Murray]
• [1861 Friedrich Max Müller, Lectures on the Science of Language, London,
Longman, Green].
• 1861 Graziadio I. Ascoli, Studj critici, Milano, Edizioni del Politecnico.
• 1861-62, August Schleicher, Compendium der vergleichenden Grammatik der
indogermanischen Sprachen. 2 vol. (Weimar, H. Boehlau).
• 1865 August Schleicher, Die Bedeutung der Sprache für die Naturgeschichte
des Menschen (Weimar, H. Böhlau)
• [1871 Charles Darwin, The Descent of Man and Selection in relation to Sex
(London, Murray, 2nd ed. 1874) ]
• 1873 Graziadio I. Ascoli inaugura l’Archivio glottologico italiano (AGI, tutt’oggi
attivo), con il celebre Proemio sulla questione della lingua ed i suoi Saggi ladini
• [1875 William D. Whitney, The Life and Growth of Language (N. Y.
Appleton and Co.)]
• 1878-79 Herman Osthoff, Karl Brugmann, Morphologische
Untersuchungen, 2 voll, (Leipzig, S. Hirzel)
• 1879 Ferdinand de Saussure, Mémoire sur le système primitif des voyelles
dans les langues indo-européennes, Leipzick, Teubner,
• 1880 Graziaio Isaia Ascoli, Italia dialettale (nell’Enciclopedia Britannica, poi
nel 1882 in AGI)
• 1886 Herman Paul, Prinzipien der Sprachgeschichte, 2nda ed., Halle, Max
Niemeyer (ultima ed. 1920).
• 1886-1916 Karl Brugmann, Berthold Delbrück, Grundriss der
vergleichenden Grammatik der indogermanischen Sprachen
• 1890-1902 Wilhelm Meyer-Lübke, Grammatik der romanischen Sprachen, 4
voll. (Leipzig, Fues's Verlag )
•
https://it.wikipedia.org/wiki/August_Schleicherhttps://it.wikipedia.org/wiki/Karl_Brugmannhttps://it.wikipedia.org/wiki/Berthold_Delbr%C3%BCck