Stili di vita Stili di vita nella prevenzione e cura nella prevenzione e cura del diabete e della sindrome del diabete e della sindrome metabolica metabolica ARMANDO ROTONDI Unità Operativa Semplice Diabetologia Azienda Ospedaliera Desenzano del Garda Presidio Ospedaliero di Leno VEROLANUOVA,2 MAGGIO 2013
106
Embed
Stili di vita nella prevenzione e cura del diabete e della sindrome metabolica ARMANDO ROTONDI Unità Operativa Semplice Diabetologia Azienda Ospedaliera.
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
Stili di vitaStili di vitanella prevenzione e cura nella prevenzione e cura
del diabete e della sindrome del diabete e della sindrome metabolicametabolica
Azienda Ospedaliera Desenzano del GardaPresidio Ospedaliero di Leno
VEROLANUOVA,2 MAGGIO 2013
Il 30% di poco, è poco
… … ma …ma …
Il 30% di tanto, è tanto
da De Lapalisse, modif.
DEFINIZIONE
• Il Diabete Mellito è una sindrome cronica caratterizzata da iperglicemia secondaria ad un difetto di secrezione o di attività dell’insulina o più spesso da entrambi.
• L’iperglicemia a lungo termine provoca danni a vari organi: occhio, rene, sistema nervoso periferico, apparato cardiovascolare.
Slide No. 9 • Diabetes and cardiovascular disease •
1998 2008
L’obesità sta aumentandocon un ritmo allarmante
• L’obesità aumenta l’insulinoresistenza e accelera l’insorgenza del diabete tipo 2
• Nei paesi occidentali, quasi il 90% dei casi di diabete tipo 2 può essere attribuito all’aumento di peso
Centers for Disease Control and Prevention: http://www.cdc.gov/obesity/data/trends.htmlInternational Diabetes Federation 2003
<10% 10–14% 15–19% 20–24% 25–29% ≥30%
Il diabete è un grande problema sociale
In ogni famiglia del Venetoc’è o ci sarà nei prossimi
anniuna persona con il diabeteo un soggetto pre-diabetico
I numeri del diabete in ItaliaPrevalenza nella popolazione ~ 4,3 %Prevalenza forme non diagnosticate 1-2% Prevalenza oltre i 65 anni 10-15 %
_________________________________________________D. di tipo 2: ~ 95% D. tipo 1: ~ 5 %
________________________________________________
Annali AMD 2006
• Alla percentuale di diabete noto si deve aggiungere una percentuale simile di diabete non riconosciuto per la scarsità dei sintomi, ed altri casi nei quali, pur se la malattia non si è ancora manifestata, sono presenti alterazioni metaboliche che, se non corrette, possono favorire la comparsa della malattia• Tutti questi soggetti vanno incontro a morbilità e mortalità per complicanze micro e macro-vascolari nettamente superiori rispetto al resto della popolazione
Ma………..Ma………..
• Necessario uno screening per velocizzare le diagnosi di DM2 e il mantenimento non solo degli obiettivi glicemici, ma di tutti i fattori di rischio per MCV concomitanti
I danni del diabete..I danni del diabete..
Piccoli vasi
•retinopatia diabetica
•nefropatia diabetica
•neuropatia diabetica
Grandi vasi
sono secondarie ad “aterosclerosi accelerata”
•cardiopatia ischemica (fino all’insufficienza)
•vasculopatia cerebrale (TIA, infarto)
•AOCP
Il danno tissutale nel DM2 comportagravi complicanze a lungo termine
Adapted from Diabetes Atlas 4th edn. International Diabetes Federation. 2009
Diabete e Rischio Cardiovascolare• Il DM2 aumenta di 4 volte il rischio di CAD
• Responsabile dell’80% delle morti nei diabetici • 75% dovute ad aterosclerosi coronarica • 25% dovute a vasculopatia cerebrale o periferica
• Responsabile >75% delle ospedalizzazioni per complicanze diabetiche
• Il 50% dei diabetici tipo 2 all’esordio hanno una preesistente aterosclerosi coronarica
• Il 5% degli IMA sono anche diabetici
• DM + CHD = tasso mortalità 45% a 7 anni e 75% a 10 anni
American Diabetes Association. Diabetes Care 2009; 32 (Suppl 1): S13-S61 Lerman I. Arch Med Res. 2005; 36:300-6; Cimino A, et al. Diabetes Care 31: 2166-2168, 2008
I pazienti diabetici hanno, rispetto ai soggetti non diabetici, un rischio 2-4 volte maggiore di sviluppare cardiopatia ischemica(Angina, Infarto miocardico), scompenso cardiaco, eventi cerebrovascolari acuti e vasculopatia perifericaLa malattia cardiovascolare, nel complesso, rappresenta la principale causa di morte (circa l’80%) nei pazienti diabetici
Therapy for diabetes mellitus andrelated disorders 2004, 241-246, ADA eds
Williams R et al. Diabetologia 2002; 45: S13–S17.
Quanto costa... Quanto costa...
0
1.000
2.000
3.000
4.000
5.000
6.000
Assenza di complicanze
Complicanzemicrovascolari
Complicanze macrovascolari
Complicanze micro- e macro-
vascolari
Costi Totali (Euro)Costi dovuti all’ospedalizzazione (%)
1.505
2.563
46%
3.148
56%
5.226
60%
Eu
ro (
mili
oni)
Incremento dei costi dovuti alla presenza di complicanze rispetto alla loro assenza
70%109%
247%
Fattori di Rischio per Diabete• Età > 40 anni
• Storia familiare di diabete
• Razza
• Sovrappeso (BMI >25 kg/m2)
• Sedentarietà
• Storia di prediabete (IGM): [FPG]* e/o [2hPLG]^
• Storia di diabete gestazionale o macrosomia fetale* Fasting Plasma Glucose
^ 2 hour Post Load glucose
Fattori di Rischio Modificabili per Diabete Tipo 2
• Sovrappeso (BMI >25 kg/m2)
• Distribuzione del grasso corporeo
• Sedentarietà
Prevenire il Diabete
• C’è un lungo periodo di intolleranza al glucosio che precede lo sviluppo del diabete
• I test di screening possono identificare soggetti ad alto rischio
• Ci sono interventi sicuri, potenzialmente efficaci che possono modificare i fattori di rischio
Storia naturale del diabete tipo 2
International Diabetes Centre, Minneapolis, MN.
Anni di durata del diabete
–20 –10 0 10 20 30
Iperglicemia pp
Glicemia a digiuno
Insulino resistenza
Insulinemia
120
100
Gli
cem
ia
(m
g/d
L)
Fu
nzi
on
e b
-cel
lre
sid
ua
(%
)
Normoglicemia IGT/IGF Diabete Scompenso
In Italia attualmente in giovani obesi sembra riscontrarsi una prevalenza di:
• Alterata Glicemia a Digiuno: 0.27%• Intolleranza ai carboidrai: 4.7%• Diabete tipo 2: 0.1%
TOTALE: 5.07%
Invitti et Al, Valerio et Al; 2006
1. Haffner SM, et al. Diabetes Care 1999; 22: 562–568.2. Bloomgarden ZT. Clin Ther 1998; 20: 216–231.
92% dei pazienti
con diabete mellito di tipo
2 presenta insulino-
resistenza
Fattori genetici
Fattori ambientali
•Anamnesi familiare positiva
•Dieta
•Obesità
•Sedentarietà
Le cause del diabete mellito di tipo 2Le cause del diabete mellito di tipo 2
Studio Clinico Misure Adottate Riduzione Rischio
Da Qing Dieta+/-esercizio -31/-46%
Finnish Prevention Study
Cambiamento Intensivo Stile Vita
-58%
Diabetes Prevention Study
Cambiamento Intensivo Stile Vita
-58%
Studi di Prevenzione del Diabete con Modifiche Stile di Vita
Alimentazione sana Attività fisica regolare
•dieta normocalorica, normoglucidica nei soggetti normopeso
•dieta ipocalorica normoglicidica nei soggetti obesi (riduzione del peso del 5%)
mg/dl nella donna– Pressione arteriosa sistolica ≥ 130 o diastolica
> 85 mmHg
www.idf.org
Il nostro metabolismo è quello dell’uomo primitivo che mangiava solo quando il cibo era disponibile.Quindi abbiamo imparato (in millenni di evoluzione)a risparmiare calorie e a depositarle nel tessuto adiposo come scorta per i tempi duri…Ora però l’eccesso di cibo fa si che chi prima era difeso da questi geni ora rischia di più...
Mc Kully KS. The significance of wheat in the Dakota territory, human evolution, civilization, and degenerative diseases. Persp Biol Med 2001;44:52-61
La sindrome metabolica è complessa e difficile da
definire
frequente
grave
causa di complicanze molto onerose
..... ..... ma è possibile curarla!!!
Identificazione dei pazienti
Appropiate modifiche dello stile di vita
Raggiungimento dei targets terapeutici, spesso con uso di più farmaci
Prevalenza della Sindrome Metabolica negli USA
Ford ES et al. JAMA. 2002;287:356-359.
Pre
vale
nza
(%
)
Età (Anni)
0
10
20
30
40
50
20-29 30-39 40-49 50-59 60-69 70+
Uomini
Donne
Lakka HM et al., JAMA 2002; 288:2709-2716
Kuopio Ischaemic Heart Disease Risk Factor Study: incremento della mortalità cardiovascolare nella
Sindrome Metabolica
Kuopio Ischaemic Heart Disease Risk Factor Study: incremento della mortalità cardiovascolare nella
““dieta del diabete e nella dieta del diabete e nella sindrome metabolica”sindrome metabolica”
Nella prevenzione
Nella cura
Per evitare incremento pesoPer mantenere un peso corretto
Stile di vita nella prevenzione del T2DStile di vita nella prevenzione del T2D
L’attività fisica, la riduzione del peso corporeo, la riduzione dell’introito di grassi saturi e l’aumentato introito di fibre hanno ridotto il rischio di diabete tipo 2 del 58% in adulti sovrappeso con IGT sia in Finlandia che negli USA
Prevention of type 2 diabetes mellitus by change in lifestyle among subjects with impaired glucose Prevention of type 2 diabetes mellitus by change in lifestyle among subjects with impaired glucose tolerance. Tuomilheto J et al. tolerance. Tuomilheto J et al. NEJMNEJM 2001; 344:1343-50 2001; 344:1343-50
Reduction in the incidence of type 2 diabetes with lifestyle intervention of metformin. Diabetes Reduction in the incidence of type 2 diabetes with lifestyle intervention of metformin. Diabetes Prevention Program Research Group. Prevention Program Research Group. NEJMNEJM 2002; 346:393-403 2002; 346:393-403
THE FINNISH DIABETES THE FINNISH DIABETES PREVENTION STUDY (DPS)PREVENTION STUDY (DPS)
Randomized Clinical Trial to Prevent Type 2 Diabetes in
Calorie quelle necessarie per ottenereil peso corporeo desiderabile
Riduzione Peso in Diabete 2°TipoRiduzione Peso in Diabete 2°Tipo
Insulino Resistenza
Iperglicemia
Ipertensione
Dislipidemia
Evidence-based nutritional approaches to the Evidence-based nutritional approaches to the treatment and prevention of diabetes treatment and prevention of diabetes
mellitus.mellitus.
• Carboidrati: possono variare tra il 45 ed il 60% dell’energia totale giornaliera
Nutr Metab Cardiovasc Dis (2004) 14: 373–394
I CARBOIDRATI o GLUCIDI nella I CARBOIDRATI o GLUCIDI nella NUTRIZIONENUTRIZIONE
Funzione principale:Funzione principale:forniscono all’organismo energia di forniscono all’organismo energia di
rapida utilizzazione:rapida utilizzazione:
1 g di GLUCIDI = 4 Kcalorie
nei muscoli e nel fegato rappresentano la riserva energetica di rapida utilizzazione;
…..per i pazienti con livelli di trigliceridi
persistentemente elevati può essere
appropriato un tentativo di dieta con una quota
di carboidrati ai livelli inferiori del range.
Evidence-based nutritional approaches to the Evidence-based nutritional approaches to the treatment and prevention of diabetes mellitustreatment and prevention of diabetes mellitus
Nutr Metab Cardiovasc Dis (2004) 14: 373–394
RaccomandazioniRaccomandazioni
• L’assunzione di Carboidrati può variare tra il 45% e il 60% dell’energia totale (C).
• Le caratteristiche metaboliche suggeriscono l’assunzione più appropriata all’interno di questo intervallo per diabetici di tipo 1 e 2 (A).
• Quando l’apporto in CHO è al limite superiore è importante consigliare cibi ricchi in fibre e con basso IG (A).
Nutr Metab Cardiovasc Dis (2004) 14: 373–394
FIBREFIBRE
• Bisogna incoraggiare il consumo di alimenti naturalmente ricchi in fibre
• L’apporto ideale di fibre dovrebbe essere di 40 g/die ( o 20 g/1000 kcal) di cui la metà idrosolubili.
E’ CONSIGLIABILE L’USO DELLE FIBREE’ CONSIGLIABILE L’USO DELLE FIBRE
FIBRE
INSOLUBILI SOLUBILI
Cereali integrali, legumi
Frutta, verdura
Cereali, legumi, ortaggi e fruttaCereali, legumi, ortaggi e frutta
Questi alimenti sono importanti perché apportano carboidrati (soprattutto amido e fibra), ma anche vitamine, minerali e proteine (cereali e legumi)
La fibra è importante poiché sembra possa ridurre il rischio di insorgenza di alcune patologie (diverticolosi del colon, tumori del colon-retto, diabete, malattie cardiovascolari)
Pane, pasta, riso e altri cereali preferibilmente integrali (evitando di aggiungere condimenti particolarmente grassi)
Consumare quotidianamente più porzioni di ortaggi e frutta fresca
Aumentare il consumo di legumi (limitare le aggiunte di grassi di condimento)
Evidence-based nutritional approaches to the Evidence-based nutritional approaches to the treatment and prevention of diabetes treatment and prevention of diabetes
mellitus.mellitus.
• Carboidrati: possono variare tra il 45 ed il 60% dell’energia totale giornaliera
• Proteine: 10- 20% dell’energia totale giornaliera
Nutr Metab Cardiovasc Dis (2004) 14: 373–394
Le PROTEINE o PROTIDI nella NUTRIZIONELe PROTEINE o PROTIDI nella NUTRIZIONE
Funzione principale:Funzione principale:forniscono all’organismo i materiali per la forniscono all’organismo i materiali per la
crescita, il mantenimento e la ricostruzione delle crescita, il mantenimento e la ricostruzione delle strutture cellulari,strutture cellulari,
1 g di PROTIDI = 4 Kcalorie
sono i costituenti degli enzimi che favoriscono le più importanti reazioni,
possono sviluppare energia:
ProteineProteine
Proteine 0.8 – 1.2 g/kg/die
Se presente microalbuminuri
a0.7 – 0.9 g/kg/die
10-20% fabbisogno calorico giornaliero
Protidi
altri
nel periodo della crescita le “proteine animali” e “vegetali” dovrebbero essere equamente ripartite
in un adulto è considerato ottimale il consumo di:1/3 di “proteine animali” e 2/3 di “proteine vegetali.
Le proteine nellaripartizione giornaliera:
Evidence-based nutritional approaches to the Evidence-based nutritional approaches to the treatment and prevention of diabetes treatment and prevention of diabetes
mellitus.mellitus.
• Carboidrati: possono variare tra il 45 ed il 60% dell’energia totale giornaliera
• Proteine: 10- 20% dell’energia totale giornaliera
Nutr Metab Cardiovasc Dis (2004) 14: 373–394
Lipidi: il consumo totale dei grassi non deve superare il 30 35 % dell’energia totale giornaliera
I Grassi o LIPIDI nella I Grassi o LIPIDI nella NUTRIZIONENUTRIZIONE
Funzione principale:Funzione principale:forniscono all’organismo energia di forniscono all’organismo energia di riserva che si accumula nel tessuto riserva che si accumula nel tessuto
adiposo: adiposo:
1 g di LIPIDI = 9 Kcalorie
i lipidi cellulari sono i costituenti delle membrane cellulari.
• Lipidi 25-30% del fabbisogno calorico totale(Burro, carne rossa, formaggio, olio di cocco e di palma)
Pesce azzurro, noci, mandorle, olio di soia
Olio d’oliva extravergine
Colesterolo <300 mg
Ac. Grassi saturi < 7% delle calorie totali
Ac. Grassi polinsaturi 7-10% delle calorie totali: Omega-3
Ac. Grassi monoinsaturi fino al 20% delle calorie totali
Contenuti in prodotti di manifattura (biscotti, dolci,
cioccolata) e prodotti che hanno subito processi industriali
Derivano dal processo di idrogenazione di
acidi grassi polinsaturi
STOP
Quali grassiQuali grassi
Grassi animali, burro, strutto etc, cocco, olio di palma
COME COMPORTARSICOME COMPORTARSI
Moderare le quantità di grassi e oli per condire e/o cucinare, Moderare le quantità di grassi e oli per condire e/o cucinare, utilizzando eventualmente tegami antiaderenti, cotture al cartoccio, al utilizzando eventualmente tegami antiaderenti, cotture al cartoccio, al microonde…microonde…
Limitare i condimenti di origine animale (burro, panna …) e preferire Limitare i condimenti di origine animale (burro, panna …) e preferire quelli di origine vegetale: soprattutto olio extravergine di oliva e oli di quelli di origine vegetale: soprattutto olio extravergine di oliva e oli di semisemi
Usare i grassi da condimento preferibilmente a crudo, evitando di Usare i grassi da condimento preferibilmente a crudo, evitando di riutilizzare gli oli e i grassi già cottiriutilizzare gli oli e i grassi già cotti
Non eccedere nel consumo di alimenti frittiNon eccedere nel consumo di alimenti fritti
COME COMPORTARSICOME COMPORTARSI
Consumare il pesce fresco o surgelato due tre volte la settimanaConsumare il pesce fresco o surgelato due tre volte la settimana
Tra le carni preferire quelle magre eliminando il grasso visibileTra le carni preferire quelle magre eliminando il grasso visibile
Uova fino a 4 la settimana distribuite nei vari giorniUova fino a 4 la settimana distribuite nei vari giorni
Preferire il latte parzialmente scremato, che comunque mantiene il Preferire il latte parzialmente scremato, che comunque mantiene il suo contenuto in calciosuo contenuto in calcio
Tutti i formaggi contengono quantità elevate di grassi: scegliere Tutti i formaggi contengono quantità elevate di grassi: scegliere quelli a minor contenuto in grassi o consumarne porzioni più piccolequelli a minor contenuto in grassi o consumarne porzioni più piccole
Bevande alcolicheBevande alcoliche
5 - 15 g di alcool al giorno
Effetto antiossidante
•Riduce il rischio coronarico (aumento HDL)
•Migliora la sensibilità insulinica
Bevande alcolicheBevande alcoliche
1 dose di alcolici per le donne 2 dosi per gli uomini
1 DOSE
1 bicchiere di vino o
1 birra piccola
1 bicchierino di superalcolico
Al giorno
ATTENZIONE
Gli alcolici sono calorie
ALCOOLALCOOL
• Poco (1 o 2 bicchieri/die) e solo durante i pasti
• Rischio di indurre gravi ipoglicemie se consumato lontano dai pasti
• Da evitare assolutamente nel caso in cui ci sia sovrappeso, dislipidemia, ipertensione e diabete scompensato
FALSE CREDENZE SULL’ALCOL: FALSE CREDENZE SULL’ALCOL: non è vero che …non è vero che …
… … l’alcol aiuti la digestionel’alcol aiuti la digestione
… … non è del tutto vero che l’alcool riscaldinon è del tutto vero che l’alcool riscaldi
… … che l’alcool aiuti a riprendersi da uno che l’alcool aiuti a riprendersi da uno shockshock
… … che l’alcool dia forzache l’alcool dia forza
Nutriente/Alimento Effetto
Carboidrati Complessi +
Ac Grassi saturi/Colesterolo -
Ac Grassi Trans - -
Ac Grassi Monoinsaturi ++
Noci, pesce(PUFA) ++
Folati e fibre +
Verdure e Frutta ++
Vino ed alcool(moderati) +
+ =protettivo, ++ =molto protettivo, - =avverso
-- = molto avverso
Componenti della Dieta e Proprietà Cardioprotettive
Diminuito apporto calorico
PESO MEDIO DELLA POPOLAZIONE
IN AUMENTO
?
CAUSA PRIMARIA NEL CONDIZIONARE CAUSA PRIMARIA NEL CONDIZIONARE
IL SOVRAPPESO E L’OBESITA’ IL SOVRAPPESO E L’OBESITA’
NEI PAESI OCCIDENTALINEI PAESI OCCIDENTALI
La sedentarietàLa sedentarietà
Attività fisica RR Ore passate alla TV RR
Molto bassa 1,00 0-1 / settimana 1,00
Bassa 0,78 2-10 / settimana 1,66
Media 0,65 11-20 / settimana 1,64
Elevata 0,58 21- 40 / settimana 2,16
Molto elevata 0,51 > 40 / settimana 2,87
Hu et al. Arch Int Med 2001
Rischio di sviluppare la malattia diabeticaRischio di sviluppare la malattia diabetica ed ore passate davanti alla televisioneed ore passate davanti alla televisione
• 38.000 uomini di età tra 40 e 75 anni, dello studio Health Professionals Follow-up Study, seguiti per circa 10 anni.
• Il RR di diventare diabetici cresce al crescere del sovrappeso e delle ore passate alla TV; il rischio decresce al crescere dell'attività fisica
• In particolare:
• almeno 150 minuti/settimana di attività fisica aerobica di intensità moderata (50-70% della frequenza cardiaca massima)
• e/o almeno 90 minuti/settimana di esercizio fisico intenso (>70% della frequenza cardiaca massima).
L’attività fisica deve essere distribuita in almeno 3 giorni/settimana e non ci devono essere più di due giorni consecutivi senza attività
..e nella cura del diabete....e nella cura del diabete..
• Soggetti studiati: 200 uomini, di età <65 anni, sani e sedentari
• Training: 60 sessioni di training aerobico in 21 settimane (da 1 a 4 sessioni per settimana)
• Effetto del training sul profilo lipidico:
- 4 %- 13 %+ 9 %TG alti
- 9 %- 17 %+ 18 %HDL basse, TG alti
- 2 %+ 2 %+ 3 %Normolipemici
∆ TC/HDLc∆ TG∆ HDLc
Le variazioni indotte da un training di tipo aerobico sono tanto maggiori quanto meno favorevoli sono le condizioni di partenza del profilo lipidico.
Couillard, ATVB 2001
Effetto dell’attività fisica sul livello dei lipidi plasmatici: lo studio “Heritage”
Se fossimo in grado di fornire a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, ne’ in eccesso ne’ in difetto, avremmo trovato la strada per la salute….
Ippocrate: “il regime” (metà del IV° sec. A.C.)
L'indice glicemico o IG (dall'inglese Glicemic index, abbreviato in GI) di un alimento indica la velocità con cui aumenta la glicemia in seguito all'assunzione di un quantitativo dell'alimento contenente 50 g di carboidrati: viene ottenuto misurando l'andamento della curva a campana dal momento dell'ingestione a due ore dopo. Questo parametro è espresso in percentuale, e si rapporta comunemente alla velocità di aumento della glicemia con la stessa quantità di glucosio o di pane bianco[1]. A seconda dell'alimento di riferimento, se il glucosio o il pane bianco, viene loro assegnato il valore di 100. Per convertire l'indice glicemico dal glucosio al pane bianco basta moltiplicare per 1,37, mentre viceversa basta dividere per la stessa cifra dal pane bianco al glucosio.
La trasformazione dello zucchero in grassi aumenta
Dopo 2-4 ore la glicemia scende e torna la fame
Nel tempo si crea un sovraccarico di lavoro per il pancreas
Alto IG
La glicemia sale meno e più lentamente
La risposta insulinica è meno marcata
La trasformazione dello zucchero in grassi è ridotta
La glicemia rimane stabile a lungo ed il senso di fame è ridotto
Basso IG
RISPOSTA GLICEMICA AL PANE BIANCO ED A UN PIATTO DI SPAGHETTI
Ludwig. J Am Med Assoc, 2002-25
0
25
50
0 20 30 40 50 60 90 105 120 150 180
Pane bianco Spaghetti
Tempo, minuti
∆ G
lice
mia
mg
/dL
RISPOSTA INSULINEMICA AL PANE BIANCO ED A UN PIATTO DI
SPAGHETTI
Ludwig, J Am Med Assoc, 2002
0
10
20
30
40
0 30 60 90 120 150 180
Pane bianco Spaghetti
∆ I
nsu
lin
a, µ
U/m
L
Tempo, minuti
Indice glicemico• L’indice glicemico può essere un indicatore utile nella scelta del cibo ricco in carboidrati da inserire nella dieta della persona con il diabete.
MalikMalik VS and VS and Hu FBHu FB (2007) (2007) Nat Clin Pract Cardiovasc MedNat Clin Pract Cardiovasc Med 4: 34–41 4: 34–41
Ripartizione percentuale della quota energetica da Ripartizione percentuale della quota energetica da macronutrienti di alcune delle principali diete “popolari”macronutrienti di alcune delle principali diete “popolari”
““Comparison of the Atkins, Zone, Ornish, and LEARN Diets for change in Comparison of the Atkins, Zone, Ornish, and LEARN Diets for change in weight and related risk factors among overweight premenopausal women”weight and related risk factors among overweight premenopausal women”
Gardner CD e al. JAMA, 2007;297:969-977Gardner CD e al. JAMA, 2007;297:969-977
AA 6 mesi6 mesi , i , i soggetti assegnati soggetti assegnati allealle low-low-carbohydrate diets carbohydrate diets hanno perso più hanno perso più pesopeso rispetto ai rispetto ai soggetti assegnati soggetti assegnati alle low-fat dietsalle low-fat diets
AA 12 mesi12 mesi la perdita la perdita di peso tra i 2 di peso tra i 2 gruppi e’gruppi e’ similesimile
Nordmann AJ e al. Arch Intern Nordmann AJ e al. Arch Intern Med 2006; 166:285-293Med 2006; 166:285-293
Aderenza alla Dieta in 4 Gruppi di Pazienti
Dansinger M L et al., JAMA 2005;293:43-53.Dansinger M L et al., JAMA 2005;293:43-53.