ANICA ANICA CITAZIONI 01/07/2014 Corriere di Romagna - Rimini IL CINEMA A RICCIONE 4 01/07/2014 Il Mattino - Nazionale Ciné, a Riccione Montalbano incontra il boss di «Gomorra» 5 01/07/2014 Nuovo Quotidiano di Rimini L ' incontro con Salvatores nella seconda giornata di Ciné 6 ANICA SCENARIO 01/07/2014 Avvenire - Nazionale Garante infanzia: «Stop ai trailer inadatti in sala » 8 01/07/2014 Avvenire - Nazionale Film a gogò In tv regna la confusione 9 01/07/2014 Eco di Bergamo Bergamo chiama, Hollywood risponde Giovane regista dirige star americana 10 01/07/2014 Giornale di Brescia «Mi dedicai al cinema quasi per caso poi i film sono diventati la mia vita» 12 01/07/2014 Il Centro - Chieti-lanciano-vasto Ciack, a Villa si gira il film di Chiantini 14 01/07/2014 Il Giornale - Nazionale «Maleficent» il più visto in Italia nel 2014 15 01/07/2014 Il Giornale - Nazionale «Provate voi a recitare con robot giganti e persino invisibili» 16 01/07/2014 Il Manifesto - Nazionale «Un granello di sabbia nella censura di mercato» 17 01/07/2014 Il Manifesto - Nazionale Il Grande dittatore, segreti di famiglia 19 01/07/2014 Il Mattino di Padova - Nazionale "Giovinezza" di Sorrentino in laguna 21
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ANICA stampa_2014/20140701.pdf · il cinema diventa medicina": un' idea già praticata in altri Paesi che consiste nell' utilizzare il cinema in ospedale come terapia del sollievo
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ANICA
ANICA CITAZIONI
01/07/2014 Corriere di Romagna - Rimini
IL CINEMA A RICCIONE4
01/07/2014 Il Mattino - Nazionale
Ciné, a Riccione Montalbano incontra il boss di «Gomorra»5
01/07/2014 Nuovo Quotidiano di Rimini
L ' incontro con Salvatores nella seconda giornata di Ciné6
ANICA SCENARIO
01/07/2014 Avvenire - Nazionale
Garante infanzia: «Stop ai trailer inadatti in sala »8
01/07/2014 Avvenire - Nazionale
Film a gogò In tv regna la confusione9
01/07/2014 Eco di Bergamo
Bergamo chiama, Hollywood risponde Giovane regista dirige star americana10
01/07/2014 Giornale di Brescia
«Mi dedicai al cinema quasi per caso poi i film sono diventati la mia vita»12
01/07/2014 Il Centro - Chieti-lanciano-vasto
Ciack, a Villa si gira il film di Chiantini14
01/07/2014 Il Giornale - Nazionale
«Maleficent» il più visto in Italia nel 201415
01/07/2014 Il Giornale - Nazionale
«Provate voi a recitare con robot giganti e persino invisibili»16
01/07/2014 Il Manifesto - Nazionale
«Un granello di sabbia nella censura di mercato»17
01/07/2014 Il Manifesto - Nazionale
Il Grande dittatore, segreti di famiglia19
01/07/2014 Il Mattino di Padova - Nazionale
"Giovinezza" di Sorrentino in laguna21
01/07/2014 Il Tempo - Abruzzo
Dal cinema al brodetto ecco le proposte dell'estate22
01/07/2014 Il Tempo - Nazionale
Intramontabile Brando rivoluzionò Hollywood tra scandali e Oscar23
01/07/2014 Il Tempo - Nazionale
Roma senza soldi taglia il cinema ma la Festa continua25
01/07/2014 La Repubblica - Torino
Un premio da Sandretto per il Torino Film Festival di Martini27
01/07/2014 La Repubblica - Roma
Cinecittà World la Disneyland del Cinema firmata da un premio Oscar28
01/07/2014 La Repubblica - Nazionale
Così "Il nome della rosa" diventa una serie della Rai29
01/07/2014 La Repubblica - Nazionale
L' attore invisibile30
01/07/2014 La Repubblica - Bologna
"Amo i miei film come piante che crescono"32
01/07/2014 La Repubblica - Genova
"Noi, i Vanzina, vi raccontiamo gli italiani che siete davvero..."33
01/07/2014 La Repubblica - Album - N.1336
I consigli di Cerri, mister AriAnteo "Sorrentino, Virzì e The Butler"34
01/07/2014 La Repubblica - Album - N.1336
La Titanus regina di Locarno cinquanta titoli che fanno storia35
01/07/2014 La Stampa - Cuneo
Domani iniziano le riprese del film con protagonista Belen36
01/07/2014 La Stampa - Torino
Il Torino Film Festival comincia alla "Sandretto"37
01/07/2014 Libero - Nazionale
«La vera arte? È soltanto sesso»38
01/07/2014 Libero - Nazionale
MATTEO GARRONE «Dopo Gomorra mi dedico al fantasy»39
ANICA CITAZIONI
3 articoli
IL CINEMA A RICCIONE RICCIONE. Prosegue a Riccione Ciné. Giornate estive di cinema (30 giugno-3 luglio 2014), momento d'
incontro e di mercato dell' industr ia cinematografica nazionale, dove si presenta, in anteprima, tutto il meglio
del cinema della prossima stagione. Ed ecco il programma di oggi. Il regista Gabriele Salvatores incontrerà il
pubblico per parlare del suo cinema e dei suoi prossimi lavori tra cui " Il ragazzo invisibile" in uscita a
dicembre per 01 Distribution (ore 19.45, terrazza del Palazzo dei Congressi). Salvatores sarà inoltre ospite
della convention di 01 Distribution (ore 15.50, Palazzo dei Congressi), preceduta dal saluto dei presidenti:
Andrea Occhipinti (Distributori Anica), Francesca Cima (Produttori Anica), Lionello Cerri (Anec), Carlo
Bernaschi (Anem). Altri nomi attesi della giornata saranno Fabio Troiano e Dino Abbrescia, a Riccione per
presentare il film " Non c'è due senza te", che li vede protagonisti al fianco di Belen Rodriguez, nel corso della
convention di M2 Pictures (ore 17.15, Palazzo dei Congressi). Le grandi anteprime di Ciné continuano con "
Mai così vicini" (ore 22 Giometti Cinepalace), l' ultima pellicola firmata da Rob Reiner, maestro della
commedia americana. Dopo " Non è mai troppo tardi" e " Harry ti presento Sally", Reiner porta sul grande
schermo due interpreti d' eccezione, Michael Douglas e Diane Keaton, in una brillante commedia romantica
nelle sale italiane dal 10 luglio distribuito da Videa. Alle 12 presentazione del progetto " MediCinema. Quando
il cinema diventa medicina": un' idea già praticata in altri Paesi che consiste nell' utilizzare il cinema in
ospedale come terapia del sollievo nei confronti di pazienti affetti da diverse patologi e. Prevista inoltre la
premiazione di " Il Protagonista", il progetto promosso da Anica, Mpa e Univideo con il coordinamento
artistico di Marco Spagnoli. A partire dalle 11.30 sulla terrazza del Palazzo dei Congressi verranno premiati i
3 giovani vincitori del concorso. Presente tra gli altri il regista Daniele Vicari.
Foto: Gabriele Salvatores (foto di Claudio Iannone)
01/07/2014 27Pag. Corriere di Romagna - Rimini
La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Gli eventi delle Giornate estive del Cinema a Riccione L ' incontro con Salvatores nella seconda giornata di Ciné Prosegue a Riccione Ciné, la manifestazione estiva dell ' industria cinematografica nazionale, promossa e
sostenuta da Anica, associazione nazionale industrie cinematografiche Audiovisive e Multimediali, in
collaborazione con gli esercenti di Anec e di Anem, prodotta ed organizzata da Cineventi, in programma fino
a giove dì. Si inizia presto con gli incontri nella Sala Polissena (4° Piano Palariccione) alle 9,30 appuntamento
con la convention " Voiceover. Il social sentiment applicato al cinem " . Casi di distribuzione e potenzialità per
l'esercente; alle 10.30 la seconda sessione del workshop a cura di Anica, Anec e Anum. Alle 11.30 la
presentazione del progetto " Medicinema: quando il cinema diventa medicina " : la prima volta di un cinema in
ospedale. Alle ore 12:15, il Giometti Cinepalace ospiterà la convention di Sony Digital Cinema " Uno sguardo
sul futuro " , che sarà per Sony un ' importante occasione per dare uno sguardo al futuro della tecnologia nel
Digital Cinema e per presentare ai partecipanti le proprie soluzioni. Per quanto riguarda le proiezioni aperte al
pubblico (su prenotazione: IAT 0541 426050), alle ore 19.15 Palazzo dei Congressi Sala Concordia in
anteprima nazio nale: " Colpa delle stelle " regia di Josh Boone, con: Shailene Woodley e Willem Dafoe (125
min). Genere: sertimentale/drammatico Alle 19.45 sulla terrazza del Palazzo dei Congressi un evento
speciale: l ' incontro con il regista Gabriele Salvatores. Un ' altra anteprima nazionale chiude il programma
della giornata di oggi: alle 22 al CinePalace " Mai così vicini " per la regia di Rob Reiner con: Michael Douglas
e Diane Keaton (98 min). Genere: Commedia. Inoltre prosegue la mostra " Bellezze al Bagno " realizzata in
collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia, composta da circa 30 scatti realizzati dal
celebre fotografo Angelo Frontoni, visitabile per tutta l ' estate.
01/07/2014 18Pag. Nuovo Quotidiano di Rimini
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AGORÀ spettacoli / Garante infanzia: «Stop ai trailer inadatti in sala » "Durante le feste di Natale, quando con i film per le famiglie si vende il 30 per cento dei biglietti annui, nelle
nostre sale i film per bambini sono spesso accompagnati da trailer pubblicitari di altri film inadatti all'infanzia,
soprattutto pericolosi per chi ha meno di sette anni: violenza, temi forti, scene ad alto contenuto d'angoscia».
L'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza e il Consiglio nazionale degli utenti lanciano al mondo del
cinema una proposta di lavoro comune, chiamando in causa produttori, i distributori e i gestori. «Dall'ascolto
delle istanze ricevute dal Cnu e dai Garanti per l'infanzia e l'adolescenza, abbiamo ipotizzato un'azione
comune nei confronti di chi decide cosa trasmettere durante la programmazione cinematografica rivolta ai
bambini. Vorremmo avere la garanzia nel prossimo futuro di poter accompagnare i bambini al cinema certi
che non ci saranno trailer non adatti a loro», ha spiegato il Garante Vincenzo Spadafora. Le associazioni
dell'esercizio cinematografico, Anec, Fice e Acec hanno accolto con favore la proposta ad un confronto.
AGORÀ spettacoli / l'indice Film a gogò In tv regna la confusione Mirella Poggialini Hanno stravolto l'audience, i Mondiali di calcio. Schierando davanti al piccolo schermo gli utenti (al maschile)
che hanno scalzato la consueta platea femminile raggiungendo percentuali massicce, le partite hanno
consentito di contare quella parte degli ascoltatori che sembravano rifuggire dalle seduzioni della tv,
soprattutto i giovani e giovanissimi: e hanno così spinto i programmatori a fare economia, a proporre repliche
di repliche o - ecco il problema - i film, attrazione sempre garantita per un pubblico vario e trasversale. Tanto
è vero che la prima serata del sabato, che le reti generaliste dedicano all'intrattenimento e all'evasione,
hanno visto, nella sera del 28 giugno, un'identica scelta, film su ogni rete. Dalla Rai a Mediaset a La7 la
narrazione ha dominato, anche nella veste di telefilm: e fa riflettere come questo sia un indice di passività, di
carenza di attualità e di novità che sarebbero tanto importanti per ravvivare un panorama, quello attuale, che
soffre di inerzia e di sconforto. Quei film che agli albori della tv rappresentavano un evento, diventano ora un
comodo ripiego, che copre diverse aree di utenza. Dai canali del digitale terrestre, due dei quali interamente
dedicati al cinema, con una media di diecidodici titoli al giorno, intervallati a volte da telefilm, sino alle
proposte a pagamento, il cinema si propone con offerte copiose, sin troppo, sino a svalutare l'effetto richiamo,
con il telecomando a far da distrazione. Oltre alla ricca schiera dei canali tematici di Sky c'è l'offerta di
Mediaset Premium, decine e decine di film che si possono scegliere fra vari indirizzi di genere: da quelli
drammatici alle commedie, dalle vicende "di azione" ai noir, dal fantasy all'animazione. Unico discrimine
valido, per guidare nelle non facili scelte, è la data di produzione. Che segna la differenza fra un "vecchio"
film e un "film d'autore", cioè un "classico", che si rivede con interesse. Tutto qui, con l'anno 2000 a far da
trincea cronologica e una gran confusione, da far rimpiangere quelle trasmissioni-cineteca in cui un critico o
uno studioso introducevano un tema sul film e ne delineavano le caratteristiche da cogliere durante la visione:
per non citare i "cinéma d'essai" che aprivano a posteriori una discussione per valutare i vari aspetti della
storia appena vista. Sarebbe così difficile ritornare a così gradevoli contorni, vista la quantità di temi e di titoli
che ormai dominano lo schermo di casa? Il cinema come "materia"? si chiederà qualcuno. Magari sì, anche a
scuola, ma, nel frattempo, in tv, una proposta non casuale, con il senso di una scelta mirata che tenga conto
Cultura Bergamo chiama, Hollywood risponde Giovane regista dirige staramericana Roberto Alberti In certe occasioni, è necessario rilassarsi e mantenere il controllo. Magari provando a contare fino a dieci,
come insegna Sy Ableman, iconico personaggio del riuscitissimo film «A serious man», dei fratelli Coen.
Circa un anno fa, trovandosi a immaginare il proprio terzo lavoro da regista, al momento di stendere la
sceneggiatura e prima di procedere con il casting, la bergamasca Laura Spini, 26 anni, non si è fatta
prendere dal panico e - con o senza contatina - ha improvvisato un sillogismo, ripensando proprio a Sy e, di
conseguenza, a Fred Melamed, l'attore che gli ha dato vita, uno che ha alle spalle infinite esperienze
cinematografiche, teatrali e televisive, compresi diversi lavori con Joel ed Ethan Coen e Woody Allen
(«Ombre e nebbia», «Hannah e le sue sorelle», «Crimini e misfatti»).
Il film nella testa di Laura aveva bisogno di un personaggio in stile Melamed e, dunque, ogni idea sarebbe
partita da lì: un copione scritto intorno a lui, nonostante l'attore vivesse nell'irraggiungibile e fatato mondo di
Hollywood e la regista fosse solo una giovane studentessa bergamasca della London Film School. Punti di
contatto zero ma, comunque, la scelta di procedere a confezionare un abito cucito su misura su un modello
che non c'era e che, in linea teorica, non ci sarebbe stato mai. Solo in teoria, appunto: perché, come insegna
il buon Sy Ableman, con un pizzico di calma e, nella fattispecie, di coraggio si può ottenere tanto. Completata
la sceneggiatura, così, Laura decide di bussare metaforicamente alla casa californiana del protagonista che
aveva in testa, inviando una mail ad un indirizzo trovato su internet, senza disporre di alcuna scorciatoia e
senza troppe effettive pretese. Passano giusto un paio di minuti e Melamed risponde, sorprendentemente e
cortesemente, iniziando in quell'esatto momento un rapporto che avrebbe portato alla consegna della
sceneggiatura ad hoc e, in seguito, all'entusiastica reazione dell'attore alla realizzazione del film insieme.
Perché, ora, «You Are Whole» è pronto e il personaggio disegnato per Melamed ha effettivamente il volto di
Melamed, con quell'aura solenne e stralunata che lo contraddistingue: la risposta definitiva è arrivata a
gennaio e il cortometraggio - della durata di 16 minuti - è stato girato nel mese di aprile, tra Herne Bay e
Margate, due cittadine sulla costa del Kent, in Inghilterra. Il film è una black comedy ambientata, per
l'appunto, in una realtà di periferia inglese, nella quale giunge Norman Pugg (Melamed), seguace di una
strana religione new age, proveniente dall'America alla ricerca di proseliti: visitando porta a porta nuovi
potenziali adepti, si imbatte in diversi cadaveri e la polizia lo scambia per un killer, mentre lui cerca chiarezza
in un mondo che pare avere perso senso. Del cast fa parte (nel ruolo di tre anziane signore morte, truccata in
ogni occasione in modo diverso) anche Juliette Kaplan, attrice-feticcio in Inghilterra, celebre per avere
recitato da protagonista nella sitcom «Last of the Summer Wine», che è andata avanti per quasi trent'anni e
trecento episodi.
«Lo stile del film è basato sulla confusione tra le persone: quando si incontrano individui appartenenti a
piccoli gruppi molto diversi, la comunicazione si interrompe. Avevo pensato il personaggio per Melamed e lui
è stato fantastico nel renderlo più vero di quanto fosse su pagina, dandogli grande profondità, anche nel
contesto di una commedia», spiega Laura Spini, che presenta «You Are Whole» come film di laurea al
termine del master di due anni e mezzo alla London Film School: la bergamasca è al suo terzo
cortometraggio da regista e ha lavorato, come produttrice o montatrice, ad almeno un'altra decina di pellicole
; dietro di lei si è mosso un team molto giovane capeggiato dal produttore Laurence Brook. Ma quanto è
difficile realizzare un film per un regista emergente? «Pur trattandosi di un corto, i sacrifici finanziari sono stati
molti - precisa Laura -: fortunatamente, molte persone ci sono venute in aiuto, qualcuno anche a Bergamo,
come il marchio Stjx. E tanti altri stanno continuando a darci una mano con la raccolta fondi per la
postproduzione».
01/07/2014 Eco di Bergamo(diffusione:54521, tiratura:63295)
La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
CULTURA & SPETTACOLI ALBERTO PESCE «Mi dedicai al cinema quasi per caso poi i film sono diventati la mia vita» Domani compie novant'anni il critico cinematografico che da sessanta scrive per il Giornale di Brescia.Pubblicati in un cofanetto i suoi articoli dal 1960 al 2010 «Mi piace il bello scrivere, non sono criptico, casomairicercato» «Non sono il decano dei critici Rondi deve avere un anno di più» Marco Bertoldi «Vecchio ceppo di una critica cinematografica in un quotidiano di provincia»: così si definisce Alberto Pesce,
critico del Giornale di Brescia, nato a Legnago e dal 1960 bresciano doc, che domani, mercoledì 2 luglio,
festeggia i 90 anni e fra recensioni e libri più che mai attivo con piglio ancora incredibilmente giovane. Vedi
anche le ultime fatiche, i cinque volumi di «Cinema italiano 60, 70, 80, 90 e 2000» ora riuniti in un unico
cofanetto che verrà presentato domenica 27 luglio alle 11 a Cisano di San Felice del Benaco nell'ambito del
Film festival del Garda. Hai iniziato ad occuparti di cinema nel 1949 e per il Giornale di Brescia nel 1954, sei
molto apprezzato a livello nazionale come testimoniano i tanti riconoscimenti avuti: sei quindi il decano dei
critici italiani... No, il secondo: davanti a me c'è Gianluigi Rondi che di anni ne ha 91, se non forse 92. Sono
contento, ma sono anche dispiaciuto e non poco per i tanti colleghi che ho perso strada facendo, soprattutto il
bergamasco Ermanno Comuzio che era pure un grande amico. Critici cinematografici si nasce, o si diventa?
Lo si diventa anche per caso. All'università pensavo ad altro, tanto che mi sono laureato a Padova nel 1948
con una tesi su San Pier Damiani stroncatore della classicità latina che però scriveva in un latino forbitissimo
- di cui era relatore il professor Ezio Franceschini, futuro rettore della Cattolica di Milano. Le mie prime
collaborazioni giornalistiche risalgono al '42, quando avevo 18 anni, ed erano di tipo letterario, ma, dopo la
laurea, essendo disoccupato, mi sono iscritto alla Scuola di giornalismo: è stato lì che dovendo scegliere tra
radio, teatro e cinema, ho scelto il cinema e mi sono trovato come insegnante Renato May, il primo a
pubblicare in Italia un saggio sul linguaggio del film. È in tale periodo che ho cominciato a scrivere di cinema
sul quindicinale della Fuci «Ricerca». Ecco, questo è il primo (mostra la doppia pagina con un lungo articolo
su «In nome della legge» di Germi e le 5 cartelle scritte fitte di una recensione fatta per la Scuola). Come sei
arrivato a Brescia e nel 1954 hai seguito la Mostra di Venezia per il giornale? L'allora presidente della Banca
San Paolo, l'avvocato Fausto Minelli, ha letto in «Ricerca» il mio pezzo su «Dio ha bisogno degli uomini» di
Delannoy e l'ha apprezzato molto, tanto da invitarmi a casa sua e da chiedermi di scrivere su «Humanitas».
Era il 1951 e il mio primo articolo era su Germi, poi sono andato avanti fino al 1960, anche come segretario di
redazione. E visto che già frequentavo il Lido, Bruno Marini mi chiese di seguire la Mostra del '54. Cosa che
ho fatto, mandando come si usava, i pezzi per «fuori sacco». Tutti pubblicati tranne quello su «Senso» di
Visconti, allora al centro di roventi polemiche e divisioni tra felliniani e viscontiani. Allora insegnavi a Brescia,
ma ti buttavi sempre più nel cinema... Ho scritto di cinema e scuola per 10 anni per l'«Educatore italiano»,
nel1958 la Fabbri mi ha chiamato a collaborare per la rivista del Centro nazionale di sussidi audiovisivi e
facevo recensioni dei film in sala a Brescia per «L'Italia», il quotidiano cattolico della Lombardia (ora
«L'Avvenire» nazionale) che mi mandava anche a Locarno, Berlino, San Sebastian. Infine, nell'agosto 1960
sono stato chiamato dal direttore del GdB Vincenzo Cecchini che mi ha fatto critico titolare mandandomi pure
a Venezia e a Cannes. Ed eccomi ancora qui. Però, siccome scrivere per me è la vita, ho collaborato in
passato con «Bianco e nero», «La rivista del cinematografo», «Cineforum» e altri periodici. E ho scritto 20
libri, i primi su tecnica e critica del cinema, quindi raccolte a tema, di miei articoli e saggi come la famiglia, i
biopic (le biografie filmiche), registi e personaggi femminili, i coccodrilli, ossia i pezzi scritti per commemorare
registi a attori morti e altro... La tua è una prosa ricercata, talora vezzosamente infiorettata da termini
cruscaioli e dalla voluta architettura - che testimonia gusto e tratto personali - con periodi lunghi e complessi,
da non leggersi frettolosamente. Ecco perché qualcuno ti ritiene difficile... Mi piace il bello scrivere, non sono
criptico, casomai ricercato. Apprezzo chi scrive bene, anche se non condivido il suo pensiero. Aggiungo che
la critica del dopoguerra era soprattutto narrare la trama e ritengo che vada detto tutto, tu invece tendi a
01/07/2014 40Pag. Giornale di Brescia(diffusione:48023, tiratura:59782)
La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Ciack, a Villa si gira il film di Chiantini Settimane indimenticabili per i villesi scelti come comparse "Storiesospese" del regista abruzzese al cinema nel 2015 Ciack, a Villa si gira il film di Chiantini Ciack, a Villa si gira
il film di Chiantini
Settimane indimenticabili per i villesi scelti come comparse
"Storie sospese" del regista abruzzese al cinema nel 2015
GAMBERALE. Torna nel paese dei suoi avi Donald P. Bellisario, noto autore e produttore televisivo
statunitense, oggi alle 12 il sindaco Maurizio Bucci lo riceverà nella sala consigliare. Donald Bellisario che è
nato a Cokeburg, ha sempre rivendicato le origini gamberalesi di suo padre tanto da intitolare la sua tenuta di
Los Angeles "Gamberale". E' creatore e produttore di alcune serie televisive di successo degli anni '80-'90:
Magnum P.I., I predatori dell'idolo d'oro, Airwolf, In viaggio nel tempo, JAG - Avvocati in divisa e NCIS,
Tequila e Bonetti e First Monday. Ha scritto e diretto, nel 1988, anche un film intitolato Last Rites. Bellisario
attualmente sta producendo la serie televisiva NCIS. (m.d.n.)VILLA SANTA MARIA La curiosità, il prossimo
anno, sarà vedere il proprio paese e i volti di molti villesi all'uscita del film nelle sale cinematografiche, ma già
da adesso le riprese di Storie Sospese sono state un evento difficilmente dimenticabile. È stata trasformata in
un set cinematografico Villa Santa Maria e i diversi suoi abitanti sono stati scelti da Stefano Chiantini, giovane
regista abruzzese (classe 1974), per far parte del film Storie Sospese, che sarà nelle sale il prossimo anno. Il
cast è formato da Marco Giallini, Maya Sansa, Alessandro Tiberi, Giorgio Colangeli e Chiara Ceccarelli. La
trama ruota intorno a un rocciatore, Thomas (Marco Giallini) che, dopo essere stato licenziato in seguito a un
accadimento improvviso, trova un altro impiego in un paese abruzzese (Villa Santa Maria) dove incontra
un'insegnante combattiva (Maya Sansa) e un giovane geologo (Alessandro Tiberi). La nuova situazione, con
le sue strane dinamiche lavorative lo costringerà a un'importante scelta. Il film è prodotto da Faso Film con
Rai Cinema. Oltre a Villa il set è stato ambientato ad Avezzano e dintorni. E' un progetto cominciato a
settembre 2013 con ripetuti sopralluoghi effettuati dalla Produzione in collaborazione con l'ufficio tecnico e
l'Amministrazione Comunale. Villa Santa Maria sta vivendo settimane indimenticabili perché in paese si vive
un fermento particolare tra comparse, ragazzi che collaborano con la produzione, spettatori che arrivano
anche da paesi limitrofi per assistere alle riprese. Stefano Chiantini ha debuttato alla regia con "Forse sì...
forse no", cui segue "L'amore nonI basta" (2008). A maggio del 2012 è uscito il suo film drammatico Isole, per
il quale la protagonista Asia Argento ha vinto il Globo d'oro. Per la tv ha curato la regia di Tutti pazzi per
amore 3, Un medico in famiglia 8 e della seconda serie di "Una mamma imperfetta". Matteo Del Nobile
Box Office «Maleficent» il più visto in Italia nel 2014 Maurizio Acerbi MALEFICENT (1) 445.934 2) TUTTE CONTRO LUI (2) 338.143 3) BIG WEDDING (0) 238.008 4) LA CITTÀ
INCANTATA (0) 201.413 5) JERSEY BOYS (3) 184.413 6) EDGE OF TOMORROW (4) 153.242 7) X-MEN
GIORNI DI UN FUTURO PASSATO (5) 121.433 8) IL MAGICO MONDO DI OZ (6) 109.953 9) GOOOL! (10)
69.005 10) INSTRUCTIONS NOT INCLUDED (0) 64.679 Mentre negli Usa si è abbattuto il ciclone
Transformers grazie al quarto film della serie, «L'era dell'estinzione», che ha battuto il record di apertura del
week end 2014 con un incasso stimato di 100 milioni di dollari, in Italia, il fine settimana su grande schermo si
è distinto per due fatti. Il primo è che Maleficent , il fantasy Disney che ha riscritto la fiaba della «Bella
Addormentata nel Bosco», è diventato il film più visto, nel nostro paese, in questo 2014. Sono bastate, infatti,
poche settimane alla pellicola interpretata da Angelina Jolie per raggiungere la ragguardevole cifra di
12.565.408 euro, migliore di Un boss in salotto (12.296.848 euro) e The Wolf of Wall Street (11.897.786). La
seconda notizia è la conferma dell'amore che il pubblico italiano ha per i film d'animazione dello Studio Ghibli.
La città incantata , infatti, pellicola del 2001 vincitrice (nel 2003) dell'Oscar è stato rimesso nelle sale, per soli
tre giorni, con un nuovo adattamento; ebbene, tanto è bastato per consentire, a un film con più di un
decennio sulle spalle, di richiamare pubblico che lo spingesse al quarto posto nella top ten. Come bene era
andato Principessa Mononoke (del '97), ridistribuito, con analoga operazione, un mese fa.
01/07/2014 24Pag. Il Giornale - Ed. Nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)
La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
l'intervista » Mark Wahlberg «Provate voi a recitare con robot giganti e persino invisibili» Il protagonista di «Transformers», film record in Usa (in Italia dal 16) si confessa: «È alienante dividere il setcon creature costruite al computer» Carlo Bizio da Los Angeles Mark Wahlberg confessa che duettare con orsacchiotto digitale, quello di Ted , è stata un'esperienza
istruttiva. Ma come, a 42 anni e pezzo da novanta a Hollywood ancora a giocare coi peluche? «Intendo dire
che Ted è stato un ottimo banco di prova per Transformers : parlare e interagire con uno spazio vuoto non è
facile come si tende a credere. E in Transformers a volte me la dovevo vedere con otto Autobot alla volta. La
grafica digitale richiede immaginazione». Scherzi a parte, Wahlberg ce l'ha messa tutta per rendersi credibile
nel ruolo umano protagonista nel nuovo Transformers - L'era dell'estinzione , in uscita il 16 luglio sugli
schermi. «Guai a definire questo kolossal da 165 milioni di dollari un sequel . Dice il regista Michael Bay: «È
piuttosto un reboot, un nuovo Transformers . Nuova linea narrativa e nuovi personaggi umani. Abbiamo
completato una trilogia: forse è il primo di una nuova serie». Conferma Wahlberg, incontratoa Los Angeles:
«È un film a séstante. Io non ho mai fatto un seguito in vita mia». Ma non sta girando Ted 2 ? «Giusto, infatti
parlavo al passato!». Nell' Era dell'estinzione Wahlberg rimpiazza Shia LaBeouf, protagonista dei primi tre
film (del 2007, 2009 e 2011 - 2,7 miliardi di dollari d'incasso totale nel mondo), nel ruolo di un meccanico e
aspirante inventore che scopre che il Tir che vorrebbe rottamare è in realtà un ibernato Optimus mascherato.
Versione liveaction dei giocattoli Hasbro, L'era dell'estinzione mette in scena una delle creature più amate dai
bambini, Grimlock, l'iperattivo Dinobot che muta forma da robot a sorta di T-Rex metallico. Kelsey Grammer
interpreta il presidente di un immaginario governo ombra che vorrebbe liberare il pianeta da ogni meccanico
invasore. Wahlberg aiuta Opitmus Prime and company a sopravvivere. Mister Wahlberg, in questo
Transformers lei combatte come in Lone Survivor ? America come Afghanistan? «Non lo dica nemmeno per
scherzo. Lone Survivor parla di vere vite umane. In Trans divento una sorta di diplomatico, di paciere tra stato
e robot. Optimus ha perso fiducia nel genereumano e io cerco di convincerlo che c'è ancora del bene da
qualche parte nel mondo». È davvero difficile girare film in cui i protagonisti nascono solo dai computer? «Il
primo giorno di riprese ho dovuto recitare davanti a un robot gigantesc o che non c'era, cosa che mi ha preso
completamente in contropiede. Bisogna imparare ed adattarsi in fretta. Devi saper convivere col ridicolo tutto
il tempo delle riprese per un film come Transformers o Ted . Non puoi dissimulare». Perché allora ha voluto
fare un film così? «AvevolavoratodueannifaconMichaelBay in Pain and Gain elui mi ha convinto a sostituire
Shia LaBeouf per un nuovo Trans . Non c'è guadagno senza sofferenza, cont inuava a
dirmi,speciesevuoifarsoldi.Iohoormai un tenore di vita abbastanza alto e ci tengo a mantenerlo. Sono un
padredi famiglia con quattro figli acarico.Producolaserietv Entourage e,insomma, finché il ferro è caldo io lo
batto e ribatto». La vediamo muscolosissimo nel film. Ora lei appare molto più magro. Che è successo? «Mi
sono sottoposto anche io atrasmazione, un transformer umano, ma alla Matthew McConaughey. Subito dopo
le riprese ho perso 30 chili per interpretare un professore di letteraturaconproblemidigioconelremake di
40.000 dollari per non morire , il film del 1974 con James Caan. Il bello è stato che mesi dopo Bay mi ha
richiamatosulsetperdelleripreseaddizionali. Quando mi ha visto così magro è sbiancato. "Che cavolo t'è
successo? Non puoi apparire così!". Solo con l'aiuto delle luci, make up e computer è riuscito a rendere
invisibile la mia trasformazione». La sincerità "Ho accettato perché voglio continuare a essere ricco La dieta
"Ho perso trenta chili proprio come McConaughey
Foto: RAMPANTE Mark Wahlberg ha 42 anni. A fianco un robot di «Transformers»
01/07/2014 24Pag. Il Giornale - Ed. Nazionale(diffusione:192677, tiratura:292798)
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FESTIVAL Mostra del Nuovo cinema di Pesaro, i premi, i capolavori, le voci «Un granello di sabbia nella censura di mercato» Cinquant'anni di impegno politico, rivoluzioni critiche, e una visione internazionale Silvana Silvestri PESARO PESARO
Le premiazioni alla mostra del nuovo cinema di Pesaro non sono mai state proprio il cuore della
manifestazione rispetto all'importanza delle opere programmate, degli incontri. Soprattutto quest'anno che si
sono voluti ricordare con proiezioni speciale i cinquant'anni della mostra appena conclusa - però ricordiamo
che la prima volta di un premio assegnato a Pesaro è stato per Silvano Agosti, che abbiamo rivisto giovinetto,
in un'attualità del Luce, ritirarlo nel '67 per Il giardino delle delizie. Il bel documentario Moviextra speciale
Pesaro firmato da Cristina Torelli, Paolo Luciani e Roberto Torelli ha ripercorso con i materiali di vari anni e
interviste realizzate per l'occasione gli incredibili fasti di questa manifestazione realizzata contro i tappeti
rossi, lavoro culturale accumulato anno dopo anno, un'histoire du cinéma tutta particolare. Nel film la
ripercorriamo: Godard afferma che siamo in ritardo rispetto al cinema muto, Rocha che il cinema industriale è
cosa morta, Bellocchio che «non ci dobbiamo fare illusioni rispetto alla situazione attuale» (era il '68).
Sequenze che lasciano senza fiato: lì si organizzava il cinema indipendente, lì si «sballavano» i criteri della
critica» come afferma Alberto Grifi alla soglia dei suoi trent'anni capace di fare le sue zavattinate, come
realizzate film con pochi soldi, Duras che indica la strada del cinema («non c'è bisogno di riprendere solo gli
operai, ci sono centinaia di modi per riprendere un volto in modo rivoluzionario»), lo stupore di Blasetti e
Camerini per essere stati invitati al «cinema nuovo». «Pesaro, affermava Micciché, è un granello di sabbia
nella censura di mercato», ma intanto per la prima volta si invitavano gli studenti universitari, anche a
collaborare, si sottotitolavano i film. Ogni intervento scelto è una finestra di un modo di intendere il cinema,
nella sua storia e nel suo impianto critico (con la più sterminata produzione di volumi prodotti),
nell'organizzazione messa in moto, come quella dei registi latinoamericani che solo qui potevano incontrarsi e
creare tutto un movimento come nota proprio quando iniziava, Tomàs Gutierrez Alea di cui abbiamo potuto
rivedere proprio in questi giorni Memorias del subdesarrollo ('68) magico come fosse stato uscito in sala il
giorno prima, soprattutto ricco di scarse affermazioni, e di decise soluzioni sceniche. Insieme a lui in quegli
anni c'erano tutti i grandi (Rocha, Solanas, il boliviano Sanjinès) e Raul Ruiz in esilio che parla
dell'interruzione a causa della dittatura del cinema cileno «questa testa senza corpo», colto in una riflessione
sulla diaspora degli esiliati, come se avesse una rapida visione del futuro (a chi sarebbe indirizzato un cinema
compreso solo dai cileni?). Amico di Pesaro è sempre stato Bernardo Bertolucci che indica la nuova strada
del cinema nuovo: il telefilm americano, con l'analisi estetica di Breaking Bad.
La giuria (Maria de Medeiros, Francesca Marciano, Silvio Danese, Daniele Vicari) ha assegnato il «premio
Lino Micciché» al film indiano Liar's Dice esordio della regista Geethu Mohandas, denuncia sociale che
prende spunto dal viaggio di una giovane madre partita da un remoto villaggio alla ricerca del marito che non
ha dato più notizie di sé. Menzione speciale per il colombiano Terra en la lengua di Rubén Mendoza, storia
dagli spunti letterari di un feroce patriarca che si inoltra verso i suoi possedimenti e verso la fine della sua vita
(premiato anche dai giovani).
È stato premiato da Amnesty international lo sconvolgente Mamma io ti ucciderò della regista russa Elena
Pogrebizhskaja. Non solo piomba come fosse in missione speciale in un orfanotrofio dove emerge tutta la
scempiaggine della burocrazia che, cambiano le epoche, ma resta immutata, per mostrare bambini
dall'umanità e dolore sconfinati, regolamenti che li qualificano come disadattati in quanto orfani, al di sotto
della normalità, spediti in manicomio come altri individui considerati poco normali, i dissidenti, storditi a lungo
con medicinali. Il filone è già stato percorso da qualche cineasta sovietico avanzato come Sergei Bodrov in
La libertà è il paradiso, dell''89, fino al film censurato del 2013 di Olga Sinjaeva. In parecchie repubbliche
sovietiche il problema era stato sottolineato dalle cineaste che abbiamo incontrato anche prima dell'89
01/07/2014 13Pag. Il Manifesto - Ed. Nazionale(diffusione:24728, tiratura:83923)
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Festival • Cinema Ritrovato ha inaugurato l'edizione 2014 sotto il segno di Chaplin FestivalCinema Ritrovatoha inaugurato l'edizione 2014 sotto il segno di Chaplin Un appuntamento per storici, studiosi e pubblico chenegli anni conferma la sua ricchezza Il Grande dittatore, segreti di famiglia In «Adolf Hitler. The Tramp and the Dictator» Kevin Brownlow ripercorre la lavorazione del film Giuliana Muscio BOLOGNA BOLOGNA
Quando è cominciato davvero Cinema Ritrovato, quest'anno? In teoria sabato 28 giugno, come indica il bel
manifesto con una Sofia Loren stupita, baciata da Mastroianni, che tappezza le vetrine di Bologna. O forse il
25, da quando cioè era in programma l'evento speciale per celebrare la nascita del Tramp, del vagabondo
Charlot? La Cineteca di Bologna infatti ha il privilegio invidiabile di essere la depositaria dell'Archivio Chaplin,
e quest'anno ha organizzato un convegno di studiosi chapliniani, una mostra, uno spettacolo, delle
conversazioni con l'attrice Claire Bloom, e con Mike Leigh, Michel Hazanavicius e Berenice Bejo, Alexander
Payne. Naturalmente c'erano anche proiezioni di film e documentari a partire dal basilare Chaplin Unknown di
Kevin Brownlow che rivelava il metodo di lavoro di Chaplin, fatto di puntigliose ripetizioni delle gag, fino alla
perfezione assoluta del ritmo e della messa in scena.
Brownlow è stato il protagonista della giornata-ponte tra il tributo a Chaplin e il festival vero e proprio, con la
presentazione di un documentario che si collega a una delle sezioni maggiori del festival, Adolf Hitler, The
Tramp and the Dictator, girato nel 2002 ma presentato in una nuova edizione integrale (o meglio re-integrata
della parti che censure locali, inclusa quella italiana, avevano tagliato.) Il film intreccia materiali sull'ascesa di
Hitler alla decisione di Chaplin di realizzare un film sul dittatore, con un progetto completamente auto-
finanziato dall'attore/regista di origini ebree, Il grande dittatore.
Riprese lunghissime (559 giorni, per la precisione) sia per incorporare eventi e situazioni nuove, o meglio il
precipitare degli eventi, sia per il perfezionismo maniacale di Chaplin, che per fortuna è stato documentato
dal fratello Sidney con un magnifico filmato a colori, che ci permette di vedere il suo prova e riprova e la
ricchezza anche coloristica dei costumi, pur predisposti per essere ripresi in bianco e nero. Oltre a un
montaggio incrociato di scene del film e di cinegiornali o materiali storici su Hitler, il film include delle
interessanti interviste con il critico Stanley Kauffmann, la storica tedesca Brigitte Hamann, Ray Bradbury,
Arthur Schlesinger, Sidney Lumet, Sydney Chaplin (il figlio di CC), Walter Bernstein, Bud Schulberg, il soldato
delle Ss Oberguppen fuhrer, Reinhardt Spitzy. Scopriamo così che Hitler, appassionato come Mussolini di
cinema americano, si fece proiettare il film un paio di volte, e che un giovane componente della resistenza
jugoslava lo proiettò a un gruppo di Ss che erano li per vedere un film tedesco: dopo 45 minuti di visione (si
divertivano? Erano lenti a capire dove voleva andare a parare Charlot?) si misero a sparare sullo schermo e
scapparono a precipizio.
Con la minuzia di storico che gli è valsa un Oscar speciale per questi suoi documentari, Brownlow ci mostra
la nascita della gag del mappamondo, da un filmino di famiglia in cui Chaplin aveva giocato con un
mappamondo, alle immagini di cinegiornale che gli fecero scoprire che Hitler ne teneva uno nel suo studio,
all'immagine drammatica delle stanze del dittatore dopo la caduta di Berlino, in cui l'unico oggetto che si era
salvato era proprio il grande mappamondo.
Kevin Brownlow entra nella programmazione vera e propria di questa edizione del festival con la
presentazione del suo film di finzione, o meglio di fantastoria, It Happened Here in cui mette in scena
un'Inghilterra che, sconfitta in guerra, è stata nazistizzata, ma alla fine potrebbe essere liberata da partigiani
spietati e violenti. - Una battuta del dialogo spiega però: «La cosa più pericolosa del fascismo è che ci obbliga
a combattere con i suoi stessi mezzi». Realizzato con un budget piuttosto ridotto (iniziato in 9, 5millimetri fu
girato poi in 16 millimetri) nel lontano 1965, il film è davvero innovativo nel modo in cui propone, per esempio,
un finto documentario di propaganda che giustifica la nazistizzazione del paese, e che viene discusso da
01/07/2014 12Pag. Il Manifesto - Ed. Nazionale(diffusione:24728, tiratura:83923)
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"Giovinezza" di Sorrentino in laguna Iniziano oggi a Venezia le riprese del nuovo film del regista di "LaGrande Bellezza", cast stellare "Giovinezza" di Sorrentino in laguna "Giovinezza" di Sorrentino in laguna
Iniziano oggi a Venezia le riprese del nuovo film del regista di "La Grande Bellezza", cast stellare
di Enrico Tantucci wVENEZIA La nuova "avventura" cinematografica di Paolo Sorrentino - dopo l'Oscar
come miglior film straniero per "La Grande Bellezza" - riparte da Venezia. Iniziano infatti in gran segreto oggi
in laguna le riprese di "Youth", il nuovo film del regista napoletano, che potrà contare su un cast stellare, con
Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Jane Fonda e il giovane Paul Dano, recentemente visto in "12
Anni Schiavo". Il set sarà allestito tra Svizzera, Italia e Inghilterra, ma Sorrentino ha voluto girare alcune
scene, soprattutto serali e notturne, anche a Venezia, in zone meno "battute" del centro storico e tutte
sull'acqua. Oggi si girerà - e sul set dovrebbe esserci già Michael Caine, protagonista del film - nei rii dei
Greci e di San Lorenzo. I giorni successivi nel rio di San Giovanni Laterano, in quello della Salute, nel rio di
Ca' Foscari, nel rio delle Becarie. E, infine, il 3 luglio, nel rio di San Trovaso, in rio dei Ognissanti, nel rio delle
Romite, nel rio di Noale e in quello della Misericordia. "La giovinezza" - questo il titolo in Italia del film, ideato
e scritto dallo stesso Sorrentino - racconterà la storia di Fred e Mick (interpretati da Caine e Keitel), due
uomini che alla soglia degli ottant'anni decidono di andare in vacanza insieme in montagna. Fred è un
direttore d'orchestra che da tempo ha optato per un ritiro dalle scene. Mick è un regista che, al contrario
dell'amico, è ancora nel pieno dell'attività, anche se per il suo ultimo film ha incontrato diversi ostacoli che
hanno rallentato il lavoro di sceneggiatura. In un luogo sospeso come l'hotel in mezzo alle Alpi dove hanno
deciso di passare le proprie vacanze, il tempo non manca e si ritroveranno a pensare insieme al futuro,
osservando i propri figli e le loro vite ormai avviate. Il film sembra un ritorno di Sorrentino ai temi chiave del
suo cinema: l'età che avanza, l'arte e il desiderio. Per il regista si tratta del secondo film con attori di lingua
inglese, dopo l'esperienza di "This must be the place" nel 2011 con Sean Penn e Frances McDormand.
Prodotto dalla Indigo Film in collaborazione con Medusa "La Giovinezza" dovrebbe uscire nella primavera del
2015. Non solo cinema, comunque, nei progetti futuri di Sorrentino che nei prossimi mesi girerà anche una
serie televisiva per Sky. "The young pope", un progetto che prevede otto episodi da 50 minuti ciascuno,
sceneggiati dal regista con Stefano Rulli e Umberto Contarello e incentrati sulla figura di un immaginario
Papa italo-americano. Intanto, però, comincia da oggi a girare in laguna il suo nuovo film, in una città che si
conferma un set privilegiato per i cineasti di tutto il mondo. Quasi negli stessi giorni, infatti, si sono concluse le
riprese a Venezia di un altro film, di produzione tedesca. "Luis Trenker", questo il titolo del film, ambientato
negli anni Quaranta e dedicato all'omonimo regista, attore, alpinista e scrittore italiano, altoatesino di
madrelingua ladina . Come regista debuttò con il film muto "Kampf ums Matterhorn" (La grande conquista).
Oltre ai suoi film Luis Trenker pubblicò anche una serie di romanzi e di racconti d'avventura. Dopo la sua
carriera cinematografica contribuì ad accrescere la popolarità della Val Gardena. Luis Trenker morì nel 1990
Vasto Il calendario delle manifestazioni 2014 con qualche bella sorpresa Dal cinema al brodetto ecco le proposte dell'estate Il grande evento L'attesa è tutta per il «Siren Festival » coproduzione tra pubblico e privato che porterà in cittàmolti artisti Paola Cerella Di tempo ce n'è voluto, ma alla fine, dopo aver risolto i problemi legati all'approvazione del bilancio comunale,
l'Amministrazione di Vasto ha partorito l'atteso calendario della manifestazioni estive. Un calendario che vede
confermati i principali eventi dell'estate vastese: il Vasto Film Festival (dal 21 al 24 agosto), la rievocazione
storica del Toson d'Oro (10 agosto con anteprima il 9), la Notte Azzurra (10-11 luglio), la Notte Bianca (19
luglio), la Notte Rosa delle Sirene (8 agosto), il Festival del Parco della Costa Teatina (15-16 agosto), il
Ferroluglio (16 luglio) e Brodetto&Contorni (1-14 settembre). Tra le novità spicca, indubbiamente, il Vasto
Siren Festival che, grazie alla collaborazione tra pubblico e privato, si annuncia come il vero grande evento
dell'estate non solo vastese. Della manifestazione, in programma dal 24 al 27 luglio nel centro storico, ha
parlato persino la prestigiosa rivista musicale Rolling Stone, osannando la partecipazione al Siren Festival di
band e artisti del calibro di The National, Mogwai, Dry The River, The Soft Moon, The Drones, John Grant,
Fuck Buttons, Alexis Taylor e Tycho. Evento interessante si annuncia anche il Festival delle Mongolfiere, di
scena a Vasto Marina il 1° e il 2 agosto. Lo spettacolo clou della Notte Bianca sarà affidato al noto
cabarettista Leonardo Manera, mentre la Notte Rosa vedrà di scena il Mudù Show. Restano ancora da
definire l'artista che si esibirà in occasione del concerto di Ferragosto e la scaletta del Vasto Film Festival.
Proprio oggi scadrà il bando di gara per l'organizzazione della kermesse cinematografica vastese, per la
quale sono già state individuate le seguenti location: giardini o cortile del Palazzo d'Avalos, Arena alle Grazie
e Vasto Marina. «Stiamo lavorando per ottenere l'agibilità del cortile del Palazzo d'Avalos, storica sede del
festival», ha precisato in conferenza stampa il vicesindaco Vincenzo Sputore, che ha lamentato la scarsa
collaborazione offerta dai privati nell'allestimento del programma estivo, «fatta eccezione per il Vasto Siren
Festival, il Ferroluglio, che sarà a cura del consorzio Vivere Vasto Marina con un contributo del Comune, e
poche altre manifestazioni». Tra gli appuntamenti principali dell'estate vastese un posto di rilievo lo occupano
anche il festival della letteratura Book&Wine che, di scena nei giardini del Palazzo d'Avalos, l'11 agosto vedrà
protagonista, tra gli altri, Elio Germano, e Musiche in Cortile, in programma sempre a Palazzo d'Avalos con
tanti ospiti importanti come, ad esempio, Michele Placido, che il 17 agosto proporrà un suggestivo spettacolo
in musica. Un occhio di riguardo sarà riservato anche alle tradizioni vastesi con La Sciabica, rievocazione
storica della pesca di un tempo, in programma il 10 agosto, la Sagra delle Campanelle di San Rocco, di
scena il 16 agosto nel centro storico, e Brodetto&Contorni, manifestazione che a settembre (a causa del
fermo biologico) proporrà ai turisti il piatto forte della tradizione culinaria vastese: l'osannato brodetto di
pesce. Per quanto riguarda lo stop alla musica, è stato fissato alle 3 a Vasto Marina e all'una nel centro
storico, con possibilità di deroga in occasione di eventi particolari.
01/07/2014 13Pag. Il Tempo - Abruzzo(diffusione:50651, tiratura:76264)
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Anniversario Dieci anni fa moriva il più grande attore del cinema Intramontabile Brando rivoluzionò Hollywood tra scandali e Oscar In tv Iris ricorda il mito con «Apocalypse now» in versione integrale Dina D'Isa Dieci anni fa moriva Marlon Brando, il più grande attore della storia, deceduto a 80 anni dopo una vita
turbolenta e tragica. L'eterno ribelle fu stroncato da una fibrosi polmonare il 1° luglio 2004 nel centro medico
di Ucla (Università della California a Los Angeles). Solitario e geloso della sua intimità fino all'ossessione,
l'ultima volta che uscì di casa fu per incontrarsi con Michael Jackson nel ranch della stella del pop a
Neverland. Al suo funerale parteciparono amici intimi come Jack Nicholson, Warren Beatty e Sean Penn e le
sue ceneri furono sparse nelle limpide acque di Tahiti e tra le dune lunari dell'arida Death Valley in California.
Viveva ormai solo sulle colline di Los Angeles, senza soldi, malato e soprattutto obeso, quasi un affronto alla
sua bellezza che aveva messo d'accordo ogni donna e non solo. Un tipo duro, sullo schermo come nella vita,
che non si era risparmiato mai. Al contrario, si era tirato addosso ogni tipo di disgrazia: la figlia Cheyenne
suicida e un altro figlio, Christian, accusato di omicidio. Ma per sopravvivere il vecchio leone che aveva
rifiutato l'Oscar andando contro la lobby ebraica di Hollywood, si adattò persino a prestare la sua voce a spot
pubblicitari e pare che negli ultimi anni dormisse con la bombola dell'ossigeno accanto al letto. A 80 anni il
crudele Kowalski in canottiera di «Un tram che si chiama desiderio» era diventato un eremita, lontano dai
suoi colleghi che si tenevano in forma, a colpi di buche da golf e pompando addominali. Fu Premio Oscar per
l'interpretazione in «Fronte del porto» nel 1955 e per «Il Padrino» nel 1973, ma in questa seconda occasione
rifiutò di ritirare la statuetta per protestare contro le ingiustizie subite dai nativi americani. Tute le stelle del
cinema si ispirarono a lui: da James Dean a Paul Newman, da Robert De Niro a Sean Penn, da Al Pacino a
Gene Hackman. Con Brando il cinema accettò rischi e trasgressioni, anche attraverso la feroce psicologia di
personaggi nella cui sofferenza si calava il divo, esplorando sentimenti estremi per offrire interpretazioni il più
possibile vicine alla realtà. Stasera il canale digitale terrestre Iris lo ricorderà con una retrospettiva dalle 18 a
notte inoltrata e riproporrà «Apocalypse Now Redux», versione restaurata del capolavoro diretto nel 1979 da
Francis Ford Coppola. Nonostante il denaro guadagnato con «Fronte del porto», «Bulli e pupe», «Giulio
Cesare», «Viva Zapata», «Apocalypse Now», «Ultimo tango a Parigi», «Queimada» e la saga del «Padrino»,
le sue ex-donne, tra processi e alimenti lo avevano impoverito. Due anni prima della sua morte una ex
cameriera, Maria Christina Ruiz, gli aveva fatto causa per 100 milioni di dollari sostenendo di essere la madre
di tre suoi figli (l'attore ne avrebbe avuti 5 da 3 mogli legittime e almeno 6 da amanti in giro per il mondo) e di
convivere con lui da 14 anni. Pur di non pagare, Brando esibì in tribunale la denuncia dei redditi da cui
risultava una pensione da seimila dollari al mese integrata da un assegno mensile della sussistenza sociale
da 1.856 dollari. L'ultima sua apparizione in tv, il 7 settembre 2001, fu accolta dai fischi: sul palco del
concerto dell'amico Michael Jackson al Madison Square Garden, Marlon si lanciò in una filippica fuori copione
contro la violenza sui bambini ma non piacque al pubblico. E come se non bastasse alcune biografie
svelarono la sua presunta omosessualità. Non a caso, l'attore Roy Scheider diceva: «Era bello come un Dio,
ma ha sempre sofferto a causa del grande contrasto tra il suo aspetto così virile e la sua grande sensibilità,
un lato femminile del suo carattere che cercava sempre di nascondere. Era assetato di sesso, ma non
definirei Brando né omosessuale, né bisessuale, bensì "pan-sessuale", cioè al di là di qualsiasi etichetta». A
dieci anni dalla scomparsa, Castelvecchi manda in libreria «Marlon Brando - Una tragedia americana», in cui
Goffredo Fofi racconta l'attore attraverso tutti i personaggi che ha interpretato, dall'invenzione di un nuovo
modello maschile misto di violenza e di fragilità all'imposizione dello stile di recitazione che diventerà modello
per gli attori della nuova Hollywood, passando per cadute e rinascite di un'icona seducente e ambigua, stretta
tra coscienza inquieta portata all'eccesso e macchina del successo.
Foto: Personaggi Da sinistra Sophia Loren con Brando ne «La contessa di Hong Kong»; una scena di
«Ultimo tango a Parigi» di Bertolucci; Brando in «Apocalypse Now» e ne «Il Padrino entrambi di Coppola
01/07/2014 23Pag. Il Tempo - Ed. Nazionale(diffusione:50651, tiratura:76264)
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Festival Approvato il bilancio preventivo per la rassegna capitolina Roma senza soldi taglia il cinema ma la Festa continua Lofoco: «Il ministero darà 1 milione di euro» Pressing per avere in concorso Avati e Piva Il costo dellakermesse Sono stati preventivati 4 milioni 800 mila euro 600 mila in meno Soluzione migliore Per Lofoco sidovrebbero unire alla Festa di Roma Fiction e FilmCommission Dina D'Isa Dopo ritardi e appuntamententi mancati, finalmente si è riunito venerdì scorso il cda della Fondazione cinema
per Roma per confermare il bilancio preventivo del Festival capitolino, in programma dal 16 al 25 ottobre. La
notizia positiva è che la kermesse si farà e i contratti saranno rinnovati entro questa settimana dopo paure e
tentennamenti, mentre quella cattiva è che il Festival avrà sempre meno soldi rispetto agli anni passati, anche
se per la prima volta il Mibact (ministero Beni Culturali e Turismo) darà un sostanzioso finanziamento. «Il
Mibact parteciperà pur non avendo mandato ancora nulla di scritto nè di formalizzato, però arrivano conferme
sia dal sindaco Marino sia dal direttore Borrelli che il ministero darà 1 milione per la Festa di Roma - ha detto
l'avvocato Michele Lofoco che nel cda della Fondazione rappresenta il Comune di Roma - Il consiglio ha
prudentemente previsto un costo di 4 milioni 800 mila euro, quindi circa 600 mila euro in meno rispetto allo
scorso anno, 2 milioni di meno rispetto al 2012 e quasi 5 milioni di euro in meno rispetto al 2011. Ovviamente
se poi arriveranno degli sponsor o altre fonti di sovvenzionamento il bilancio preventivo cambierà. Il costo
della Fondazione si aggira invece intorno ai 9 milioni 200 mila euro. Riguardo al taglio è evidente che la
Fondazione si è adeguata alle necessità del Paese. È pur vero che la Fondazione dovrebbe lavorare tutto
l'anno anche per altre manifestazioni, oltre al Festival di Roma potrebbe accorpare anche il Fiction Fest, la
Film Commmission Roma e la Casa del Cinema: queste realtà dovrebbero essere unite per consentire un
lavoro fisso più consistente e concreto. Infatti, la Film Commission lavora in maniera molto vaga, mentre il
Fiction Fest è ormai uno stramonopolio della Rai che non serve a niente perché manca il confronto con le
produzioni indipendenti e diventa solo un evento da passerella: ma fu la Polverini a volerlo conservare così,
in maniera inutile. Anche se siamo ormai a circa tre mesi di distanza dall'inizio della Festa di Roma, non ci
saranno ritardi nella scelta dei film, perché il direttore artistico Marco Müller ha continuato a lavorare, ha
capito che la linea di Roma è più da "festa" e meno da festival cinefile e si deve pertanto distinguere da
Venezia che è invece un festival artistico. Se la Festa di Roma abbandona l'idea dell'elite, la Capitale ne
guadagna come immagine di città che, dico io, ancora per poco rimane il centro del cinema. I dati sono infatti
scoraggianti: questa settimana l'incasso cinematografico è stato del 47% in meno rispetto a quello dell'anno
scorso, nello stesso periodo. Siamo in assenza totale di strutture e la Film Commission ha sofferto tantissimo:
una città come Roma dovrebbe avere una Commission più seria e concreta». Ma se la Francia ha solo
Cannes come Festival del cinema, mentre a Parigi non c'è nulla, perché in Italia ci sono più rassegne
importanti, a Venezia e a Roma? Secondo Lofoco, «Roma resta comunque il centro del cinema italiano e la
Festa del cinema agevola un mese bello come ottobre offrendo qualcosa in più agli ospiti tra le bellezze
storiche capitoline. Inutile la polemica tra Roma e Venezia che è troppo cara per i ragazzi, mentre con buona
volontà la Capitale può accogliere anche i giovani. Se, però, si ragiona in termini di soldi, nel settore cinema
non ci sono più le vere strutture di una volta e la legge 1213, che ha funzionato bene per tanti anni, ha subito
molti cambiamenti. Funzionavano bene sia Cinecittà sia la promozione all'estero e si poteva contare su
funzionari di riferimento al Ministero: mentre oggi il Mibact ha un'attività rarefatta e 115 milioni di euro di debiti
solo verso il settore cinema. Si è creata una voragine e una diffidenza verso i festival che giocano contro i
produttori pronti a spendere sempre meno: si realizzano meno prodotti cinematografici e i film sono
miserabili, mentre il 60% della produzione italiana realizza prellicole tra i 70 e i 400 mila euro, una miseria».
Non resta quindi che attendere il cartellone cinematografico del Festival di Roma: c'è grande attesa per
«Hunger Games: Il canto della rivolta parte prima» ed è forte il pressing per avere «Il ragazzo d'oro» di Avati
(che salterebbe così Venezia) e anche per il nuovo film di Alessandro Piva, «I milionari» con Francesco
01/07/2014 22Pag. Il Tempo - Ed. Nazionale(diffusione:50651, tiratura:76264)
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IL CINEMA IL TFF COLLABORERÀ CON L'ARTE CONTEMPORANEA NELLA PROSSIMA EDIZIONE:"POTREBBE ESSERE L'INIZIO DI UNA BELLA AMICIZIA" Un premio da Sandretto per il Torino Film Festival di Martini In calendario anche una personale dedicata alla videoartista Decker La direttrice: "Virzì curerà una piccolasezione pop ma non mi ha detto nulla" CLARA CAROLI «QUEST' ANNO non avrete l'uomo-immagine, vi dovrete accontentare di me», ironizza la direttrice del Tff,
Emanuela Martini, ieri alla Sandretto per annunciare un progetto comune Festival/Fondazione che si colloca
nel fertile terreno di confine tra cinema e videoarte e decollerà nella trentaduesima edizione dell'ex Cinema
Giovani, dal 21 al 29 novembre. Protagonista l'artista e filmaker texana Josephine Decker - autrice di due
lungometraggi, "Butter on the Latch" e "Thu Wast Mild and Lovely", un documentario, una serie di video,
performance con la Abramovic, nonché attrice e musa di film "superindie" americani - che al Tff avrà una
"personale", in una pre-inaugurazione il 20 novembre in via Modane. Il progetto è l'inizio di una
collaborazione («Citando il finale di "Casablanca" - dice Martini - potrebbe essere l'inizio di una bella
amicizia»). La Fondazione d'arte contemporanea non partecipa solo all'evento Decker ma sostiene il Festival
anche più concretamente, stanziando 7mila euro per il neonato Premio della GiuriaSandretto Re
Rebaudengo.
Un Grand Prix che riconoscerà il talento dei giovani artisti/registi. «Da sempre collaboriamo con altre
istituzioni- spiega Patrizia Sandretto - in questo caso lavoriamo col Tff alla scoperta di nuovi autori».
Come sarà il Tff numero 32? «Assomiglierà ai precedenti e prenderà il buono lasciato dai direttori prima di
me - racconta la nuova numero uno - Sarà cinefilo e popolare, andrà in cerca di giovani talenti, cercherà di
accontentare il pubblico che a Torino è curioso e presente. Ci sarà molto cinema di genere, molti ottimi
horror, la mia passione. Stiamo ricevendo tantissimi film, più del solito. Il che non significa necessariamente,
però, che saranno buoni. Sto completando i titoli della seconda parte della retrospettiva New Hollywood, poi
penserò agli ospiti, budget permettendo».
Eh, il budget, nota dolente.
«Confermato quello dell'anno scorso, 2,4 milioni di euro - spiega Martini - Ma noi siamo bravi a fare le nozze
coi fichi secchi». L'ex direttore ora guest director, Paolo Virzì, sarà presente e curerà una piccola sezione:
«Credo pop, ma non mi ha ancora voluto rivelare nulla». Buone notizie da Roma: il festival di Marco Müller ha
anticipato le datea metà ottobre, dal 16 al 25, per indisponibilità dell'Auditorium a novembre. Quindi, almeno
per quest'anno, dal punto di vista della concorrenza si starà tranquilli.
Il Parco dei film Cinecittà World la Disneyland del Cinema firmata da un premio Oscar Si inaugura il 10 luglio a Castel Romano Il taglio del nastro del premier Renzi I disegni di Ferretti e la regia diAbete PAOLO BOCCACCI CISARÀ la "montagna russa" splash, che sfiorerà le acque di un laghetto circondata da una scenografia
ambientata nella Roma di Ben Hur. E poi l'Intamin Coaster a 10 inversioni, alto fino a 33 metri.
Ma anche il tunnel che permetterà di entrare in un inferno dantesco. E perfino il viaggio in 4D tra dinosauri
che attaccano e altre sorprese adrenaliniche. E non mancherà la Torre di Caduta, da cui i carrelli con a bordo
i visitatori faranno un tuffo mozzafiato, sostenuta all'enorme statua che riproduce un elefante. Poi il Tempio di
Moloch, simbolo del film "Le notti di Cabiria", da cui partirà un tappeto rosso fatto di pellicola e fotogrammi. E
avanti verso la main street americana, il maestoso set di "Gangs of New York", voluto da Martin Scorsese
proprio a Cinecittà. Ci saranno anche sale cinematografiche e duelli all'ultimo sangue nel Far West, mentre
da una gigantesca navicella spaziale ci si potrà "imbarcare" sugli anelli del roller-coaster. Non solo, ecco il
self service Antica Roma a forma di tempio, ma anche la testa di Venusia che esce dall'acqua, come nel
Casanova di Fellini.
Ma soprattutto a Cinecittà World, il parco a tema che si inaugurerà il 10 luglio alla presenza del presidente
del Consiglio Matteo Renzi sulla Pontina su venti ettari dell'ex Dinocittà si respirerà l'atmosfera
cinematografica frutto del progetto creativo affidato a Dante Ferretti, uno dei più prestigiosi scenografi del
cinema, tre volte premio Oscar.
Un'operazione in grande, promossa da Cinecittà Parchi, società partecipata per l'80% da Cinecittà
Entertainment, che fa capo all'Italian Entertainment Group i cui principali azionisti sono Luigi Abete, Andrea e
Diego Della Valle, Aurelio De Laurentiis e la Famiglia Haggiag, e per il 20% da Generali Properties del
Gruppo Generali. L'ingresso di Cinecittà World riprodurrà esattamente quello storico di via Tuscolana, i mitici
luoghi che hanno visto la nascita dei capolavori di Fellini, ma anche di Ben Hur e di tante produzioni
hollywoodiane.
Alla fine il parco si svilupperà su una superficie complessiva di oltre 140 ettari e comprenderà oltre a
Cinecittà World, anche The Village, con negozi, ristoranti e cinema, e una grande area naturalistico-
ambientale che si chiamerà Cinecittà Natura.
Così, attraverso le attrazioni di Cinecittà World, si viaggerà sulla linea di confine tra realtà e finzione, tra
l'immaginario e la fabbrica del cinema. Ci saranno set in cui si sarà coinvolti attivamente e dove ognuno potrà
essere di volta in volta regista, attore, tecnico delle luci, o fare una delle molte professioni che animano sua
maestà il Cinema.
L'obiettivo? Ambizioso: quattro milioni di visitatori l'anno. LA MAIN STREET Sarà ricostruita la main street
americana, il maestoso set di "Gangs of New York", voluto da Martin Scorsese proprio a Cinecittà LA TORRE
La Torre di Caduta avrà alla base una statua di elefante.
Ci si "tufferà" su rotaie per 50 metri Tra le attrazioni anche montagne russe che finiscono nell'acqua COME
GLI STUDIOS L'ingresso di Cinecittà World sarà la riproduzione perfetta di quello degli storici studios di via
Tuscolana.
Sarà sormontato dalla statua di Moloch ATTRAZIONI PER SAPERNE DI PIÙ www.comune.roma.it
www.cinecittaworld.it
Foto: L'INGRESSO L'ingresso sarà uguale a quello degli studios di Cinecittà. A sinistra le montagne russe e
l'elefante della Torre
01/07/2014 18Pag. La Repubblica - Roma(diffusione:556325, tiratura:710716)
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R2 Spettacoli / IL PROGETTO Così "Il nome della rosa" diventa una serie della Rai ROMA. Nel 1986 uscì il kolossal diretto da JeanJacques Annaud, con Sean Connery nei panni di Guglielmo
da Baskerville. Il nome della rosa di Umberto Eco, bestseller da cui è stato il tratto il film- con la scenografia
fantastica di Dante Ferretti - diventato un classico, vive una nuova vita. La Rai prepara una miniserie dal libro
di Eco, con la benedizione dello scrittore: « Il nome della rosaè un romanzo troppo complesso per essere
raccontato da un film, meglio una serie» ha spiegato. I diritti sono stati acquisiti dal produttore Matteo Levi, e
la Rai sta mettendo in cantiere la miniserie che sarà suddivisa in sei puntate. Ancora non si sa chi sarà il
regista e non è stato scelto il cast, il confronto col film sarà inevitabile. La sceneggiatura è stata affidata a
Andrea Porporati, che ha firmato, tra gli altri lavori, Lamerica con Amelio, varie edizioni della Piovra , la storia
di Bartali.
Il progetto dovrebbe andare in produzione l'anno prossimo: «Lavorare al racconto seriale dal romanzo di Eco
cheè il testo italiano più diffuso nel mondo negli ultimi 50 anniè una grande sfida» ha commentato Porporati.
Foto: IL FILM Sean Connery interpreta Guglielmo da Baskerville nel film tratto dal best seller di Eco
01/07/2014 45Pag. La Repubblica - Ed. Nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)
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R2 Spettacoli / Torna al cinema l'interprete che "presta" il corpo a personaggi di fantasia È il leader di "Ilpianeta delle scimmie". E sarà nel nuovo "Guerre stellari" L' attore invisibile Serkis da Gollum a Caesar "La mia vita in digitale" "Faccio quello che fa la Streep quando diventa la Tatcher:recito. Solo che a me aggiungono uno strato SILVIA BIZIO LOS ANGELES LO chiamano "l'uomo scimmia" perché nessuno meglio di lui riesce a imitare le movenze dei
primati. Andy Serkis ne dà prova, di nuovo, in Il pianeta delle scimmie- Revolution , sequel di L'alba del
pianeta delle scimmie del 2011, in cui grazie alla motion capture torna nei "panni" dello scimpanzè Caesar.
Nello stesso modo ha interpretato Gollum nella trilogia di Il signore degli anelli e nei vari Lo hobbite prima
ancora King Kong , sempre per l'amico Peter Jackson. In Il pianeta delle scimmie - Revolution (al cinema il
30), diretto da Matt Reeves, sono trascorsi dieci anni dai fatti del film precedente. Il rivoluzionario Caesar ha
fondato una società di scimmie, convinte che gli umani siano stati eliminati da un'epidemia. Ma non è così.
Jason Clarke, Keri Russell e Gary Oldman guidano il drappello dei sopravvissuti.
Serkis, inglese, cinquant'anni, una mogliee tre figli, una villa in provincia di Siena, noto attore shakesperiano
in patria («Ho imparato la mimica grazie ai personaggi umanissimi della tragedia classica»), sostiene che
l'approccio alla recitazione non cambia, anche se il personaggio verrà renderizzato al computer: «L'unica
differenza è che non indossi un abito di scena ma una tuta piena di sensori che ti rende molto ridicolo»,
scherza. Nella performance capture l'attore indossa un vestito ricoperto da alcuni marcatori, il computer
registra i suoi movimenti e crea un'immagine stilizzata, virtuale, che viene poi "coperta" in modo digitale con
le fattezze del personaggio di fantasia. «Dietro, però, c'è sempre un attore. Piùè bravo, migliore sarà il suo
avatar».
Lui è così bravo da entrare anche in una leggenda: è nel cast dell'episodio VII di Guerre stellari , diretto da
JJ Abrams. «Non posso dire niente, ho firmato mille documenti di riservatezza». Nel 2011 Serkis ha fondato a
Londra la Imaginarium, una società di produzione digitale, con una sezione dedicata alla formazione di
giovani attori nel campo della performance capture. E sta lavorando al progetto di un film da La fattoria degli
animali di George Orwell. Che impressione le fa essere diventato una superstar recitando dietro a una
maschera? «Non penso di fare qualcosa di speciale. Se fosse stato il film originale del 1968, mi avrebbero
coperto di makeup e avrei indossato un costume pesantissimo, come John Hurt in Elephant Man o Charles
Laughton in Il gobbo di Notre Dame . Quando Meryl Streep diventa la Thatcher fa quel che faccio io: recita.
La differenza è che gli artisti digitali prendono la mia performance e vi aggiungono uno "strato". L'ultimo ruolo
non digitale che ho fatto è stato Ian Dury in Sex and drugs and rock and roll , e non stato affatto facile
interpretare un musicista affetto da polio».
C'è bisogno di molto allenamento? «Non più di quello degli attori che fanno i supereroi. Oggi dobbiamo tutti
essere un po' atleti».
Anche un po' animali: come renderà sullo schermo il film da Orwell? «Ci sto lavorando da un anno e mezzo
con la mia Imaginarium ma nel frattempo la Warner Brothers mi ha chiesto di dirigere Il libro della giungla .
Per entrambi i film stiamo sviluppando un tecnica grazie alla quale gli attori possano interpretare degli
animali, ma sempre per parlare della condizione umana. Mowgli, ad esempio, è cresciuto fra due mondi,
secondo i codici della giungla ma con un'identità umana. La fattoria ha una chiave più politica, ci siamo
chiesti: se Orwell scrivesse oggi, chi prenderebbe di mira? Abbiamo puntato sulle corporazioni e la cultura del
denaro».
Per dar vita a Caesar, invece, su cosa ha puntato? «Ho pensato a lui come a una creatura sensibile ed
eroica. Capisce il mondo degli uomini perché vi é cresciuto, capisce le scimmie perché ha passato anni a
realizzare la loro utopia. È soprattutto un grande e illuminato statista». I PERSONAGGI IL PIANETA DELLE
SCIMMIE Nel sequel, al cinema il 20, è il capo degli scimpanzè Caesar KING KONG Nel 2005 dà vita al
01/07/2014 44Pag. La Repubblica - Ed. Nazionale(diffusione:556325, tiratura:710716)
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Il personaggio/ Alice Rohrwacher Oggi sarà a Bologna per una lezione al Lumière e incontri con il pubblicodelle sue "Meraviglie" "Amo i miei film come piante che crescono" EMANUELA GIAMPAOLI NELLA biografia di Alice Rohrwacher Bologna torna più volte. È da qui infatti che la giovane e brava regista
umbra è andata alla conquista della Croisette,è qui che la casa di produzione Tempesta, sede in via Azzo
Gardino, ha creduto in lei. Producendo prima il suo esordio, "Corpo celeste", tre anni fa presentato a Cannes
nella Quinzaine des Réalisateurs, con generale sorpresa di tutti, e poi "Le Meraviglie" che sempre a Cannes
ha trionfato a maggio ottenendo il Gran Prix della Giuria. Sotto l'egida beneaugurante della Cineteca che l'ha
sempre sostenuta, convinta del suo talento. «È qui che è iniziato tutto - racconta Alice - ho conosciuto Dario
Cresto Dina di Tempesta al festival Visioni italiane ed è grazie alla Cineteca che ci ha sostenuti moralmente e
materialmente che siamo arrivati fino a qui. La Cineteca è la dimostrazione che una politica culturale
intelligente sul cinema è in grado di creare un pubblico consapevole. Le proiezioni in Piazza Maggiore sono
magiche non solo per la suggestione del luogo, ma per il rispetto e il silenzio degli spettatori» Un successo
che oggi Alice festeggia per la prima volta in città, invitata dal Cinema Ritrovato a intrattenere, alle 12 al
Lumière, un dialogo proprio con Therry Fremaux, il direttore di Cannes. Con lui, la regista terrà
un'appassionata difesa della pellicola, di cui nonostante la giovane età, è un'estimatrice.
«So che la mia è una battaglia persa in partenza - rivela - ma fino a quando posso voglio girare in pellicola. È
qualcosa che ha a che fare con il mio essere cresciuta in campagna, a contatto con la terra. Come il
contadino che cura la sua pianta, lo fa con amore e dedizione, ma non può essere certo del risultato finale.
Lo stesso è per un film, il digitale ti consente un controllo assoluto ma questo finisce per intaccare il risultato.
Mentre giro ho la consapevolezza che quello che sto facendo potrà essere ritoccato in post produzione, ma
non rifatto completamente. Ed è come concedere alle mie immagini una vita autonoma».
La festa prosegue in serata con un triplo appuntamento che comincia alle 19.30 all'osteria Di Sana Pianta, in
via Serlio 25/2, dietro l'Arena Puccini, dove la talentuosa cineasta vestirà i panni dell'apicoltrice per parlare
insieme a Diego Pagani, apicoltore e presidente del Conapi (Consorzio apicoltori) del mondo in cui è
cresciuta e che ha portato sul grande schermo nella sua ultima fatica. «Sono orgogliosa di aver fatto scoprire
agli spettatori questo mestiere antico e difficile. Gli apicoltori sono i primi a capire come sta il pianeta, perché
le api sono le prime ad avvertirlo.
Quando verrà la fine del mondo, lo scopriremo dagli apicoltori».
Sarà anche l'occasione per una degustazione guidata gratuita (prenotazioni [email protected]) e provare alcuni
dei piatti speciali a base di miele proposti dall'osteria Di Sana Pianta. Preludio ideale alla visione di "Le
Meraviglie" che sarà proposto in contemporanea sullo schermo del Cinema Gran Reno dello Shopville di
Casalecchio di Reno (via Marilyn Monroe 2), dove la regista saluterà il pubblico prima della proiezione, e
all'Arena Puccini dove tornerà al termine della proiezione delle 21.45 per dialogare con gli spettatori dello
storico cinema all'aperto.
utto è iniziato qui con la Tempesta e con l'appoggio affettuoso della Cineteca "ALICE ROHRWACHER
REGISTA
Foto: LA REGISTA A destra: Alice Rohrwacher a Cannes.
Sopra e sotto due fotogrammi dal film "Le Meraviglie", premiato sulla Croisette
01/07/2014 11Pag. La Repubblica - Bologna(diffusione:556325, tiratura:710716)
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GenovaFilmFestival/ L'intervista Enrico Vanzina, stasera al Porto Antico, racconta cosa c'è dietro ai tanti filmfin troppo "facili" su un paese contraddittorio "Noi, i Vanzina, vi raccontiamo gli italiani che siete davvero..." RENATO VENTURELLI HA SCRITTO oltre cento sceneggiature, divertito milioni di spettatori, raccontato come forse nessun altro
l'Italia berlusconiana, ma non solo. Da quarant'anni Enrico Vanzinaè uno dei protagonisti del cinema italiano,
e stasera sarà al Genova Film Festival (The Space, ore 21) per incontrare il pubblico insieme a Oreste De
Fornari: un'ottima occasione per conoscerlo meglio e per fare chiarezza su tanti pregiudizi.
Com'è che i film dei Vanzina hanno raccontato l'Italia di oggi, ricordandoci al tempo stesso la commedia
popolare anni '50? «E' una cosa innata: con mio padre Steno siamo nati e cresciuti dentro quel cinema lì. Ma
io e mio fratello Carlo apparteniamo anche a una generazione in cui i grandi comici come Verdone, Troisi,
Nuti, sono diventati registi di se stessi. E così, non potendo usare le star, abbiamo fatto di necessità virtù,
costruendo i film in modo da valorizzare al massimo i caratteristi, un po' come nella commedia anni '50».
E il vostro lavoro di cronisti dell'Italia profonda? «Da Sapore di mare a Vacanze di Natale, abbiamo
semplicemente cercato di raccontare quello che conoscevamo bene, le persone che vedevamo intorno a noi.
Non abbiamo mai fatto della sociologia, la nostra è semmai una forma di verismo!» Nei vostri filmi personaggi
, anchei più ignobili, sono sempre raccontati, ma non giudicati.
«Su questo una piccola medaglia vogliamo mettercela sul petto. Vere commedie di costume oggi in Italia ce
ne sono poche, perché per lo più diventano ideologiche. C'è una tendenza a voler giudicare. Ma tutti i
personaggi hanno una loro dignità, le loro ragioni. La grandezza della commedia italiana è sempre stata
quella di rispettarli, pensa ai personaggi di Sordi zeppi di difetti».
Oggi ogni esordiente si sbizzarrisce in interminabili pianisequenza. Le vostre commedie hanno invece
inquadrature semplicissime, essenziali.
«Mio fratello è stato aiuto di Monicelli, io ho conosciuto bene Mario Camerini. Tutti e due dicevano: nella
commedia, meno muovi la macchina da presa e meglio è».
Spazio all'improvvisazione? «Pochissima. Mio padre era il regista di Totò, e garantisco che anche Totò
improvvisava ben poco, era tutto provato».
Il pubblico sembra non volersi più riconoscere in certi comportamenti: quanto è cambiato rispetto a 20 anni
fa? «Moltissimo, anche perché al cinema vanno molti meno giovani. Poi c'è quello che sosteneva Paolo
Villaggio: quando faccio Fantozzi, tutti pensano che Fantozzi siano gli altri... Forse adesso hanno capito che
sono loro, e non fa più molto piacere».
Il preferito tra i vostri film? «Il cielo in una stanza, malinconico, con una sua grazia e un'idea forte. Ma anche
Tre colonne in cronaca: siamo finiti a fare la commedia, ma a noi piacciono anche gli altri generi».
E con Genova, mai avuto rapporti? «Al Ferraris ho visto lo scudetto della Roma dell'83! Poi sono venuto per
un film che ho prodotto, Il vizio di vivere, su Rossana Benzi. Ma della città ho un ricordo alquanto strano.
C'erano Dino Risi, Carol Alt, eppure non abbiamo avuto nessun contatto con i genovesi. Una freddezza che
ci ha sorpresi. Chissà, forse avevamo conosciuto davvero Genova"
Foto: ETERNE VACANZE Accanto, una scena di Vacanze di Natale. Sotto, Enrico Vanzina (a ds) insieme al
fratello Carlo
01/07/2014 17Pag. La Repubblica - Genova(diffusione:556325, tiratura:710716)
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Il cinema I consigli di Cerri, mister AriAnteo "Sorrentino, Virzì e The Butler" SIMONA SPAVENTA IN ESTATE , a Milano il cinema all'aperto è AriAnteo, ovvero le arene open air organizzate a Palazzo Reale,
al chiostro dei Glicini dell'Umanitaria e al Conservatorio da Lionello Cerri (ma in agosto si aggiungerà anche il
Castello, nell'ambito della rassegna del Comune "Un'estate sforzesca"). Con trent'anni di esperienza alle
spalle e la bella soddisfazione di un pubblico in crescita costante nonostante la crisi - 52mila le presenze
l'anno scorso contro le 50mila del 2012 - , il patron dei cinema Anteo e Apollo, nonché produttore con la sua
Lumière, sa bene che cosa significhi il cinema sotto le stelle. Le rassegne sono sempre molto seguite, il
pubblico cresce. Perché? «Gli spettatori le aspettano perché si può veder il meglio della stagione appena
passata, non solo i successi, ma anche gli "svisti" che meritavano di essere visti. Titoli di qualità, che ti sei
perso e puoi recuperare. E un film al giorno moltiplicato su più arene offre un palinsesto eccezionale».
Eppure siamo nell'era dei film su tablet e dei maxischermi tv a casa, dei dvd e di Internet dove si può
scaricare di tutto. «Certo, la pirateria ci crea problemi, pay per view e Internet, legale e no, sono competitor
formidabili. Ma la fruizione del cinema non è in crisi, parlo della sala come del cinema all'aperto. Regge
perché è un momento di aggregazione e socialità, dove incontri gente simile a te, che ha i tuoi gusti, i tuoi
interessi. Cose che non puoi portarti a casa tua, nemmeno se hai un megaschermo. E la prova è che negli
ultimi anni abbiamo aperto nuove arene, ad esempio a Monza alla Villa Reale, e gli spettatori vanno sempre
verso un segno più». Il cinema piace di più all'aria aperta? «Scatta un discorso diverso. L'arena estiva ti porta
indietro ai tempi in cui si poteva fumare in sala, ci vai in pantaloncini e canottiera. Le sedie non sono comode
come le poltrone dei cinema, e le zanzare sono incluse nel prezzo, però ritorni a una socialità meno
ingessata, più easy e fuori dalla mode, è un po' come farsi un aperitivo o una cena da amici. E in più stai in
un bel posto, il cortile di Palazzo Reale e il chiostro dell'Umanitaria sono magnifici». Film da non perdere in
cartellone? «Sono così tanti che mi confondo. Dagli italiani di Sorrentino e Virzì, appena premiati anche ai
David di Donatello, ai titoli americani di qualità come Woody Allen, American Hustle , The Butler ». Qualche
consiglio per i cinefili estivi? «Uscite con gli amici, e andate al cinema all'aperto in bici o a piedi, le arene sono
comode da raggiungere. Dopo, andate tutti insieme a mangiarvi una bella fetta d'anguria. Ma soprattutto,
buona visione».
"IL SUCCESSO
L'arena estiva ti porta indietro nel tempo, ci si può andare casual, c'è una socialità meno ingessataUn film al giorno in più arene offre un palinsesto eccezionale. E posti come Palazzo Reale fanno la differenza
LA PROPOSTA
Foto: ESPERTO
Foto: Lionello Cerri è produttore e patron di Anteo e Apollo. A fianco, una serata a Palazzo Reale
01/07/2014 21Pag. La Repubblica - Album - N.1336
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IL CINEMA La Titanus regina di Locarno cinquanta titoli che fanno storia VALERIA CERABOLINI «UN CINEMA 'epidemico'. Un cinema visionario anche quando guarda al passato. Perché questa arte, così
giovane e così apparentemente oggettiva, sa come raccontare alla gente il suo mondo, trasformandolo però
sempre un po'. E ancora oggi riesce a sorprenderci». < PAGINA «ECI fa vedere le cose con occhi diversi, sia
nei documentari che nella fiction, nei film di genere e nei blockbuster». Così Carlo Chatrian annuncia il "suo"
Festival di Locarno, il secondo da direttore artistico, e spiega l'eterogenea molteplicità degli eventi di questa
67esima edizione dal 6 al 16 agosto, in attesa che vengano annunciati ufficialmente i titoli dei circa 30 film
selezionati. A cominciare dalla retrospettiva Titanus, la grande casa di produzione italiana che nel secondo
dopoguerra ha tratteggiato l'immaginario di un Paese in cerca d'identità. Una cinquantina di titoli, da Il bidone
di Federico Fellini (1955) a Le amiche di Michelangelo Antonioni (1955), da Poveri ma belli di Dino Risi
(1956) a I fidanzati di Ermanno Olmi (1963). Fino ad arrivare al melò di Raffaello Matarazzo e all'esordio nel
lungometraggio del maestro dell'horror all'italiana Dario Argento di cui la Titanus produsse nel 1970 L'uccello
dalle piume di cristallo. Inquietante testimonial della locandina della rassegna con coltello da cucina stretto in
mano, il regista sarà ospite a Locarno dove verranno proiettati suoi corti. Una rassegna questa della Titanus
che farà poi il giro del mondo: dalla Cineteca di Bologna e dal Museo del Cinema di Torino, dopo tappe a
Zurigo e Ginevra, raggiungerà la Film society of Lincoln Center di New York e la Usc School of cinematic arts
di Los Angeles. A meritarsi invece il Pardo alla carriera quest'anno è il regista spagnolo Victor Erice, autore di
solo tre lungometraggi, amatissimo dalla critica, vincitore del premio della giuria al festival di Cannes del 1992
con El sol del membrillo (Il sole della mela cotogna) dedicato all'opera del pittore Lopez. «Il tempo è la
materia di cui sono fatti i film - scrive Chatrian nel motivare la scelta - . Non c'è filmmaker che sia più
consapevole di questa verità di Erice». Altro premiato, questa volta con il Vision Award, l'americano Garrett
Brown, cameraman che nel 1970 inventò e perfezionò la famosa Steadicam. Invenzione che nel 1977 gli
guadagnò un Oscar e che lo portò sui set di titoli indimenticabili che utilizzarono questa tecnica rivoluzionaria,
da Rocky a Shining . Dall'America a Hong Kong con un'altra premiata, la produttrice indipendente Nansun
Shi, fautrice di tanti titoli che hanno fatto conoscere la filmografia asiatica, come a Better Tomorrow di John
Woo. Ancora un altro continente con Open Doors, sezione dedicata a paesi dove il cinema indipendente
fatica a trovare una strada, e che quest'anno dal 9 al 12 agosto ci porta nell'Africa Sub Sahariana, in
particolare in paesi di lingua inglese e portoghese, con dodici titoli in arrivo da Angola, Zambia, Mozambico,
Rwanda, Sud Africa. E di questi dodici, tre verranno premiati. Spazio anche ai giovani con la Summer
Academy rivolta a registi, documentaristi, critici, con la possibilità di essere membri di una giuria speciale e di
partecipare a incontri con registi.
AlbumSupplemento gratuito al numero odierno de "la Repubblica" Direttore responsabile Ezio Mauro a cura di Carlo
Annovazzi grafica e impaginazione di Michela Codignola Gruppo Editoriale l'Espresso Spa Divisione Stampa
Nazionale, via C.Colombo 90 - 00147 Roma Tipografia: Rotocolor Spa via C.Colombo 90 - 00147 Roma
Stampa: Paderno Dugnano (MI) Rotocolor SpA - Via Nazzario Sauro, 15 Reg. Tribunale di Roma n° 16064
del 13/10/1975 Pubblicità: A. Manzoni & C. S.p.A.- via Nervesa 21 - Milano Tel. 02/574941
Foto: PIAZZA GRANDE Via al festival il 6 agosto: 30 film in 10 giorni. Sotto, Dario Argento testimonial
01/07/2014 1Pag. La Repubblica - Album - N.1336
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alba. la showgirl argentina in città da sabato Domani iniziano le riprese del film con protagonista Belen isotta carosso Riprese al via domani per il film «langhetto» di Belen Rodriguez, «Non c'è due senza te» per la regia di
Massimo Capelli. Su tutta la produzione vige ancora il massimo riserbo, anche se abbondano le indiscrezioni.
Dopo annunci e attese, smentite e falsi allarmi, sembra che Belen sarà ad Alba già questo sabato per girare
una scena nel centro storico. Ieri è tornata «al Nord», come lei stessa ha annunciato sui social network su cui
è sempre molto attiva, dopo una vacanza in Campania tra famiglia e mare, e tornerà al lavoro «serena e
felice». Era stata la showgirl argentina a svelare su Instagram di essere alle prese con un nuovo copione -
dopo due esperienze cinematografiche, una comparsata in «Natale in Sudafrica» di Neri Parenti e «Se sei
così, ti dico sì» con Emilio Solfrizzi - e a pubblicare le foto dei colleghi che condivideranno con lei questa
avventura: Tosca d'Aquino, Fabio Troiano e Dino Abbrescia.
Quel che è certo è che molte scene della commedia saranno girate a San Rocco Seno d'Elvio, nello storico
negozio Marcarino Arredamenti, con il suo moderno showroom in mezzo ai vigneti: la trama del film parla di
una coppia omosessuale di arredatori (Troiano e Abbrescia già coppia nel film di Zalone «Cado dalle nubi»)
che verrà messa a dura prova dall'incontro con l'avvenente sudamericana. Un'altra location dove saranno
girate alcune scene sarà il negozio «Bra Gioielli».
In attesa di veder finalmente comparire Belen, ad animare l'estate albese ci penseranno i due estrosi
protagonisti maschili che per la maggior parte di luglio alloggeranno al Vincafè, nella centrale via Maestra.
Top secret la sistemazione delle attrici.
La prima avvisaglia che il film avrebbe scelto Langhe e Roero come scenario era arrivata a metà maggio
quando, al castello di Grinzane, era stata indetta la conferenza «Ciak, si gira ad Alba» con Film Investimenti
Piemonte e Film Commission Torino Piemonte; poi qualche giorno fa, la ricerca da parte della produzione di
comparse sul territorio per il film che «si girerà tra Torino, Alba e Bra». «Abbiamo condiviso fin da subito l'idea
di realizzare qui questo film - spiega Luigi Barbero, presidente dell'Ente Turismo - e di poter affiancare alla
promozione tradizionale del territorio anche questo canale».
01/07/2014 44Pag. La Stampa - Cuneo(diffusione:309253, tiratura:418328)
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Progetto arte- cinema Il Torino Film Festival comincia alla "Sandretto" TIZIANA PLATZER Si sono viste a gennaio, hanno cominciato a chiacchierare di possibili incroci e il discorso è venuto facile: il
cinema e l'arte contemporanea hanno strade comuni assolutamente naturali. Così la raccontano,
scavalcando qualunque pensiero sulla difficile praticabilità delle collaborazioni, Emanuela Martini e Patrizia
Sandretto: per la prima volta il Tff e la Fondazione Sandretto si mettono in collegamento.
«La proposta è arrivata da loro», dice la Martini, nella sua prima presentazione ufficiale da direttore del
festival. «Io immediatamente sono stata d'accordo: insieme abbiamo trovato il primo personaggio di questo
progetto». Il Tff, che quest'anno si terrà nelle stesse date dell'anno passato, quindi dal 21 al 29 novembre -
con tutta la soddisfazione dell'essersi scrollato di torno il festival di Roma che anticipa di un mese, dal 16 al
25 ottobre - avrà infatti un'anteprima alla Sandretto, il 20, con un evento dedicato alla videoartista, performer
e regista nata a Londra ma statunitense d'adozione Josephine Decker. Artista da scoprire
Arriverà a Torino per la serata alla Fondazione e sarà ospite nei giorni successivi del festival con i suoi lavori.
«Artista giovane, trentenne, poco nota in Europa e sconosciuta in Italia, ma che in America sta esplodendo»
ne tracciano il profilo la Martini e la Sandretto. «E' un personaggio curioso, fa cinema di genere indipendente
e viene avvicinata a David Lynch e Terrence Malick. Esistono molti materiali suoi, dalla videoarte alle riprese
delle performance, e i film passati a Berlino».
L'idea produce una collaborazione di sostanza fra le due realtà torinesi, poiché fra i riconoscimenti della
prossima edizione del Tff, il «premio speciale della giuria» del concorso lungometraggi diventa «Premio della
Giuria - Fondazione Sandretto Re Rebaudengo» e varrà 7 mila euro. Intanto per la 32° stagione del Tff la
Martini avvisa sorridendo che «non ci sarà l'uomo-immagine», quel Paolo Virzì, diventato guest-director:
«Una figura che cambierà ogni anno, curando una sezione». Aggiunge Martini: «Sarà di 3 o 4 titoli, ma Virzì è
indeciso». Il direttore a sua volta non si sbottona sugli ospiti della sua retrospettiva americana parte seconda
- «Con il nostro budget bisogna stare attenti sugli arrivi dagli States» -. Non ha ancora incontrato il neo
assessore alla Cultura della Regione, Antonella Parigi, ma il pensiero è uno: «Il festival e il Circolo dei Lettori
sono sempre stati ottimi amici».
E conferma la volontà di collaborare con Film Commission: «Ci sarà una vetrina, ma non mi sembra abbiano
molte produzioni quest'anno».
01/07/2014 49Pag. La Stampa - Torino(diffusione:309253, tiratura:418328)
La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato
Parla il regista inglese «La vera arte? È soltanto sesso» Peter Greenaway: «Il cinema sta morendo. I kolossal sembrano libri illustrati» LUCA VINCI A lezione di cinema da Peter Greenaway. Il regista - pittore di formazione, ma anche scrittore, cultore di
musica e artefice di installazioni multimediali - era sabato al MuSA, il museo virtuale dell'architettura e della
scultura di Pietrasanta, ospite della rassegna Scolpire il tempo curata da Alessandro Romanini. Il sesso e la
morte, la pittura e la scrittura, il cibo e il corpo, la paura del volo, i misteri dell'esistenza umana. Greenaway
non si arresta di fronte a nessun argomento. «Ci sono solo due cose basilari nella vita», dice. «Riguardano
sia me che lei. Lei è stato concepito, due persone hanno fatto sesso. E sono molto spiacente, ma anche lei
morirà. Tutto il resto è relativo». E in effetti, tutto il suo cinema parla di sesso e di morte. In vari modi. Da I
misteri del giardino di Compton House , in cui un pittore scopriva, dipingendo delle vedute campestri,i
particolari di un omicidio - senza capire che la vittima era lui - fino a Il ventre dell'architetto , interamente a
Roma, in cui un architetto scopriva di avere un cancro, mentre Roma era un delirio di sesso e disfacimento al
cui confronto il film di Sorrentino La grande bellezza è roba elegiaca. E poi tutto il resto: il suo cinema che
oscilla tra il sesso e la morte. «Di che cos'altro dovremmo parlare?", dice. «La religione, ogni religione, tratta
della morte. E l'arte tratta della vita. La religione è qui a dirci: hey, non ti preoccupare. C'è una vita oltre la
vita. La cultura rappresenta l'opposto di tutto ciò il sesso. E la vita, qui sulla terra». È pieno di energia, vibra di
curiosità per ogni cosa. Vive assieme a una vigorosa regista di teatro, Saskia, e con i loro due bambini. Parla
come un tour guidato al museo: rolla le r, scandisce le t, scava grandi spazi vuoti tra ogni sillaba. Dalla Ronda
di notte , il famoso quadro di Rembrandt, ha tratto uno dei suoi ultimi film, Nightwatching , un film che
investiga i misteri del quadro stesso. E quelli dell'artista. Che spesso viene filmato nudo. Un film sul corpo,
sulla pittura, sul sesso, sulla morte, sulla congiura. «Rembrandt è stato il primo regista della storia, il suo
quadro La ronda di notte è stato il primo film. E certo, se Rembrandt fosse vissuto ora avrebbe usato il 3D.
Sarebbe post-post-post James Cameron. Ogni artista degno di questo nome usa la tecnologia del suo tempo,
e chi non lo fa diviene immediatamente un fossile». E anche il cinema, secondo lui, è già divenuto un fossile.
«È un medium quasi morto. Harry Potter e Il signore degli anelli sono poco più che libri illustrati. Non sono
cinema. Sono illustrazioni. Il vero cinema del futuro deve sbarazzarsi della cornice del quadro, del rettangolo
dello schermo. E anche del buio: l'uomo non è un animale notturno». Dice di essere felice in Olanda, dove
vive. «Gli olandesi sono un popolo libero. Da tempo si sono resi capaci di parlare di omosessualità, aborto ed
eutanasia a colazione. Altrove, le persone si girano dall'altra parte, imbarazzate». Riguardo alla morte, dice:
«Non sai mai quando accadrà. Ma io penso che sia una maledizione. Penso che se sapessimo quando è,
faremmo un uso molto migliore della nostra vita». Di sé dice: «Ho avuto una vita fantastica, sto ancora
apprezzandola, e sono un uomo estremamente felice, ma sono realistico: ci dovrà essere una fine. Sono
darwiniano. Tutto ciò che penso è che siamo qui per fare l'amore e per procreare. E siamo focalizzati tutti su
questo. Tutta la letteratura, tutta l'arte».
Foto: Nella foto, il regista britannico Peter Greenaway, considerato uno dei più importanti nel cinema d'autore
contemporaneo. Tra i suoi ultimi lavori c'è il film «Nightwatching» del 2007 [web]
MATTEO GARRONE «Dopo Gomorra mi dedico al fantasy» In arrivo «The tale of tales», ispirato a un libro secentesco e girato con un cast internazionale GIANLUCA VENEZIANI È passato dalla denuncia sociale dei precedenti film al mondo delle favole; da attori non professionisti, e
talvolta carcerati (come Bernardino Terracciano e Aniello Arena) a star internazionali del calibro di Salma
Hayek e Vincent Cassel; dall'uso del napoletano in Gomorra a quello dell'inglese. È un Matteo Garrone tutto
nuovo quello che presenta a Castel del Monte in Puglia, in un incontro organizzato dall'Apulia Film
Commission, il film in uscita nel 2015 The tale of tales , ispirato alla raccolta seicentesca di fiabe Lo cunto de
li cunti di Giambattista Basile e girato anche in Lazio e Toscana. Un elemento di continuità col suo passato
cinematografico in realtà c'è: già nel libro di Basile si parlava della morra, il gioco d'azzardo, che nel 1901
Arturo Labriola indicò come l'origine etimologica e sociologica di un fenomeno ben noto a Garrone: la
camorra. «Stavolta», dice il regista, «mi sono tenuto lontano da argomenti scivolosi come quelli di Gomorra .
Solo adesso mi rendo conto di quanto sia stato difficile girare i miei film precedenti». Da qui una svolta
disimpegnata verso il fantastico e il soprannaturale. «In tutte le mie pellicole», continua, «è presente un
elemento fiabesco, ma stavolta ho optato in modo più deciso per un fantasy ambientato nel Seicento, con
l'aggiunta di elementi magici». Di Gomorra , semmai, sopravvive solo la struttura, con «tre storie diverse che
si intrecciano, ciascuna con un protagonista diverso: Salma Hayek nel primo episodio, Vincent Cassel nel
secondo e Toby Jones nel terzo». Gli attori, appunto. Garrone difende gli interpreti degli altri suoi due film
(«molti erano attori di teatro, anche se poco noti al grande pubblico»), ma spiega anche la scelta di un cast
internazionale: «I casting si sono svolti tutti in Inghilterra, anche perché volevo smentire l'idea che sapessi
girare solo con attori napoletani. Gli italiani stavolta avranno un ruolo secondario, a parte Alba Rohrwacher e
Massimo Ceccherini». La scelta della lingua straniera è forse l'aspetto più rivoluzionario dell'opera di
Garrone, visto che il libro da cui è tratta è scritto interamente in napoletano. Ma il regista stavolta sembra aver
voluto sospendere, dopo qualche dissapore, il suo rapporto con la Campania. L'approdo in terra pugliese
significa invece, per il regista, un viaggio a ritroso verso il proprio passato. «Sono felice di essere qui perché i
miei nonni sono pugliesi e mio papà è di Bari. Questo film non è solo un viaggio all'indietro nella storia della
letteratura, ma anche un ritorno alle mie origini». Come in ogni percorso della memoria, il procedere non è
mai chiaro e lineare, ma sempre un addentrarsi in una materia magmatica. «Questo film è ancora
un'incognita», ammette candidamente. «Neppure io sono in grado di dire veramente cosa sto facendo. Di
sicuro, è un tentativo di partire dal fantastico per arrivare al contemporaneo, a differenza degli altri, in cui
partivo dal contemporaneo per arrivare al fantastico». Cinque sono i giorni in cui Garrone girerà in Puglia (tra
Castel del Monte, Mottola, Gioia del Colle e Statte), così come cinque sono i giorni in cui si svolge Lo cunto
de li cunti (è un Decamerone dimezzato, non a caso chiamato anche Pentamerone ). Comune allo spirito
originario del libro sarà anche il target cui sarà destinato: un pubblico trasversale, bambini compresi, così
come Lo cunto di Basile, sottotitolato ovvero lo trattenimiento de peccerille (cioè «per l'intrattenimento dei più
piccoli»). Un allontanamento da Gomorra anche questo, che Garrone non considera ormai più una sua
creatura esclusiva, forse associandola a qualche delusione (come la mancata nomina agli Oscar). Preferisce
infatti non commentare della serie tv Gomorra proiettata su Sky («L'ho vista, ma non so che dire, non ne
voglio parlare») e risponde con un «no» secco a chi gli chiede se ha sentito Paolo Sorrentino dopo la sua
vittoria agli Oscar. Garrone però è già pronto a rifarsi: che dopo Jep Gambardella sia la volta di Giambattista
Basile?
Foto: Nella foto, il regista Matteo Garrone [Milestone]