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Pietracatella: Polo Maria 200.- Portici: .Noèermo Lorenzo· 200, Garzia Mario 100, Principe Luigi 1000. Qualiano: Sandiello Maddalena 100. Quàrto: Ape· Chiara 200, Sabatino Teresa 500, Brescia Emilia 400. Resina: Berto Maria 300, Tortorella· Giuseppi- na 200. Rotonda: Caruso Antonietta 200, Cilento Maria 100, Di Tomaso Teresa 100. Sarno: Crescenzi Cariò 100. Savona: Sica Alfonsina 300. Sellia: Coffaletta Rosaria 300. S. Agnello: Sagistram Flora 300. S. Angelo a Cupolo: Scarfò Francesco 100, Bi- faro Elvira 150.- S. Agata dei Goti: De Rosa Giuseppe 100. S. Gi01·gio a Cremano: Savano Brigida 500. S. Lorenzo di S. Egidio: Grillo Teresa 500, Na- podano Agnese 100, Castaldo Rosa 100, Gri- . maldi Aniello 500, Amato Margherita 150, Tedesco Antonio 200. Leggete e diffondete S. Maria la Carità: Avvadino Ciro 1000, Staiano Marià Grazia· 500, Ruoceo Catello 150, Mari- no Anna 100. S. Martino: Pacifico Antonietta 100. s: Marzano: Gaeta Alfonso 300. S. Paolo Belsito: Foglia Addolorata 500. S. Pieti·o in Guarano: Napoli Rachele 100. Sieti: Giannattasio Savina 200. Settingiano: Vergata Vincenzina 200. •Stalettì: Vetrano Immacolata Stilo: Tropiano Stella 200, Tassone Maria Stel- la 100. Tarsia: Locco Alfonso 300. Tramonti: Apicella Guido 500. Torre Annunziata: Parr. Mons. Emilio Lam- biase 1000. Vallelonga: Andeacchi Vincenzo 500. Vico Garganico: Sciscio Maria 200, Silvestri An- gelina 300. Villarosa: Bellante Rosa 200 . Vico Equense: Don Pinuzzo 100. Direzione Rivista: BASILICA DI S. (Salenao) PAGANI
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Staiano Anna s · T el. 13-12 - C. C. P. 12/9162 intestato a Rivista " S. Alfonso, - Sped. in ab b. postale-Gruppo lfl P. IO D IETRE CINA le parole di S. lfonso Era la prima volta,

Aug 04, 2020

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Page 1: Staiano Anna s · T el. 13-12 - C. C. P. 12/9162 intestato a Rivista " S. Alfonso, - Sped. in ab b. postale-Gruppo lfl P. IO D IETRE CINA le parole di S. lfonso Era la prima volta,

Pietracatella: Polo Maria 200.-Portici: .Noèermo Lorenzo· 200, Garzia Mario

100, Principe Luigi 1000.

Qualiano: Sandiello Maddalena 100. Quàrto: Ape· Chiara 200, Sabatino Teresa 500,

Brescia Emilia 400.

Resina: Berto Maria 300, Tortorella· Giuseppi­na 200.

Rotonda: Caruso Antonietta 200, Cilento Maria 100, Di Tomaso Teresa 100.

Sarno: Crescenzi Cariò 100.

Savona: Sica Alfonsina 300. Sellia: Coffaletta Rosaria 300. S. Agnello: Sagistram Flora 300.

S. Angelo a Cupolo: Scarfò Francesco 100, Bi-faro Elvira 150.-

S. Agata dei Goti: De Rosa Giuseppe 100.

S. Gi01·gio a Cremano: Savano Brigida 500.

S. Lorenzo di S. Egidio: Grillo Teresa 500, Na­podano Agnese 100, Castaldo Rosa 100, Gri­. maldi Aniello 500, Amato Margherita 150, Tedesco Antonio 200.

Leggete e diffondete

S. Maria la Carità: Avvadino Ciro 1000, Staiano Marià Grazia· 500, Ruoceo Catello 150, Mari­no Anna 100.

S. Martino: Pacifico Antonietta 100.

s: Marzano: Gaeta Alfonso 300. S. Paolo Belsito: Foglia Addolorata 500. S. Pieti·o in Guarano: Napoli Rachele 100. Sieti: Giannattasio Savina 200.

Settingiano: Vergata Vincenzina 200.

•Stalettì: Vetrano Immacolata

Stilo: Tropiano Stella 200, Tassone Maria Stel-la 100.

Tarsia: Locco Alfonso 300.

Tramonti: Apicella Guido 500.

Torre Annunziata: Parr. Mons. Emilio Lam­biase 1000.

Vallelonga: Andeacchi Vincenzo 500.

Vico Garganico: Sciscio Maria 200, Silvestri An­gelina 300.

Villarosa: Bellante Rosa 200 . Vico Equense: Don Pinuzzo 100.

Direzione Rivista: BASILICA DI S. (Salenao) PAGANI

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S0~1MARI0.

II P. Pio da Pietrelcina prega colle parolè

di S. Alfonso: Cos.iino Candita. - IiMu:::' sco Alfonsiano: P. V. Cimmino C. SS. R. -

Il Tempio di Gerusalemme: Paolo Pietra­

fesa. - Opere nuove. - Dalla Basilica del

Santo: B. Casaburi. - Non provocare: Li­

no Improta. - I nostri cari morti.

In copertina: Il Sale'rnitano.

Nella· Provincia di Salerno, niolto vasta terri­torh1lmente, si trovano insieme tutti gli elementi dell'attività umana: nei centri maggiori si svi­luppa l'industria, mentre all'ombra delle cimi­niere fiorisce una vegetazione a cultura inten­siva; nelle prianure la produzione è ricchissima; sulle colline si alternano i cereali colle selve.

Questa Provincia è stata dal tempo di S. Al­fonso il campo delle maggiori attività dell' Apo-

, stolato dei Redentoristi Napoletani. Molti paesi conservano luoghi od oggetti che in un modo hanno avuto relazione con S. Alfonso, quando viveva.

ABBON AMEN 'rl

'BE~FATTORI

lYfatilde Clementi. Mario .. Smaldone.

SOSTENITORI

Rev.mo Can. Francesco Ricciardi. Angelino e Suor Carla Gengaro. Maria Del Giudice Vitale. Antonio Torre. H.ag. Salvatore Maddaloni. Vir­ginia Contaldo. Anna Giorgio. Francesco Fiac­ca. Carmela Basile. Francesco Cascone. Ing. Francesco Maggiore.

ORDINARI

Valentina Lalla. Angelo Limone. Rev. Adeli­na Limone. Anna Limone. Rag. Pietro Landi Dott. Pasquale Del Vecchio. Antonia Codispoti Pasquale Battipaglia. Filomena Falvella. Gen­naro Tarcio. Virginia Pasquarelli. Maria Quar­tulli. Fausta Fasolino. Avv. Angelo Ippolito. Am­maccapane Arsenio. Dott. Biagio Leopardi Francesca Recinto. Dott. Luigi Pecora. Notaic Luigi Covio. Rev. Giuseppe Carimando. Ing. Arsenio Covio. Ippolito Mario. Nicola Sacc?. Alfonsino Episcopo. Filomena Covio. Bettina Stabile. Ing. Tierno Simone. M~ddalena Espo­sito. Mirra Michele. Nunziatìna Battipaglia. E­ster Grimaldi. Anna Santonato.

Per grazia ricevuta ·sono venuti a ringraziare il Santo.

Francese Pasquale, ed ha offerto L. 1.000.

Manzi Luigi (liberato da un tumore alla gola) offre L. 1.000.

Ruggieri M. Maddalena, guarita, ringrazia e:l offre L. 1.000.

· Paudice Anna da S. Giovanni a Teduccìo of­fre L.· 2.000.

Casaburi Alfonso da Salerno ringrazia ed of­fre L. 1.000.

Donato D'Elio L. 150. Pafico Anna L. 200.

Inoltre; l'ins, Iannitto Ionni Annunziata da Montagano (Campobasso) ci scrive raccontando molto dettagliatamente una segnalata grazia che dice di aver ricevuto da S. Alfonso, in un in­tervento chirurgico che ha dovuto subire, noti­ficandosi anche il gi'L!dizio del medico. E' ve­nuta alla Basilica per ringraziare il S:mto.

I

C"Riuista mensiLe di sflpostofato

ANNO XXVII - N. 11 Mowembre 1956

ABBONAMENTI Ordinario Sostenitore Benefattore

L. 300 L. 500 L. 1000

Direzione e Amministrazione: BASILICA DI S. ALFONSO - (Salerno) PAGANI

T el. 13-12 - C. C. P. 12/9162 intestato a Rivista " S. Alfonso, - Sped. in ab b. postale- Gruppo lfl

P. IO D IETRE CINA le parole di S. lfonso

Era la prima volta, che mi trovavo in San Giovanni Rotondo con .un grande desiderio nell'anima.

Col Collegio Teologico dei nostri Studenti vi giungemmo in un soffo­cante pomeriggio dello scorso 2 settembre, accompagnati da S. E. Mons. A Cesarano, Arcivescovo di Manfredonia, nella cui giurisdizione travasi ap­puntu S. Giovanni.

Attraverso cantieri di lavoro, che vanno trasformando la borgata in ele­gante cittadina, giungiamo nelle adiacenze del conventino, che alberga il P. Pio da Pietralcina. ·

L'occhio è subito colpito dall'immenso contrasto tra la grande mole della ,·Casa della Sofferenza», moderna e sontuosa, e la chiesa e il convento. francescanamente .umili e poveri.

Autopulmans da turismo ed autovetture d'ogni genere occupavano gran pane della piazzetta. Molta gente era là in atteggiamento di ansiosa attesa. Sul volto di tutti si leggeva l'espressione di qualche pena intima, che atten­deva '.m conforto, se non umano, almeno divino di rassegnazione cristiana. I più .fortunati, che l'avevano potuto, si erano procurato un posticino nella chiesetta, a costo di diventare un sol bagno di sudore in quell'afa vespertina.

E.ra giorno festivo e avrebbe tenuto la funzioncina il P. Pio; colui, che a confessione di tutti - porta impresse nel corpo le sacre stimmate del

Crocefisso. Alte personalità, uomini d'ogni classe sociale, figli del popolo - molti

giunti da terre remote - se non avevano potuto avere la felicità di avvici­nare il santo Religioso ed aprirgli l'anima angosciata, desideravano mirarlo, almeno da lontano.

La nostra sorte fu veramente più invidiabile, grazie alla nostra nobile guida, dinanzi alla quale tutte le porte si aprivano. Ascendemmo al piccolo coro della chiesa ed anche lì altro spettacolo: altra folla in preghiera ed in attesa.

In quell'ora si recitava il Rosario della Vergine ed io, senza punto riflet­t-ere, mi andai ad inginocchiare presso la cancellata del coro. Ad un tratto

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mi voltai per caso alla mia sinistra ed ebbi un sussulto. Mi parve, che, lì acLanto, fosse inginocchiato proprio il P. Pio, colui di cui tante volte avevo ammirnto in foto le sembianze. Riguardai e m'avvidi con stupore, che era proprio lui: i mezzi guanti delle mani non lasciavano più dubbio.

Un Frate gli si avvicinò, annunziandogli l'arrivo di S. Ecc. l'Arcivescovo; ed egh, premessa una profonda reverenza, uscì dal luogo sacro, seguito da noi tutti, Padri e Studenti Redentoristi.

Cdìando, domandò all'Arcivescovo il perchè di quella visita clandestina. E l'Arcivescovo con simile tono rispose, che era piuttosto una visita fatta con pie:r1o sole settembrino.

Ma poichè l'ora della funzione si avvicinava, accompagnammo il Vene­rato P2.dre per lo stretto corridoio verso la porta che menava alla chiesa. Tutti sentimmo le sue parole umili, dimesse e gioviali; la maggior parte ebbero anche agio di baciargli la mano. Ritornammo al coro per assistere alla liturgia eucaristica.

lvi però m'attendeva non una sorpresa (e chi mai non conosce gli scritti di pietà di S. Alfonso?) ma un'intima e profonda commozione. Infatti, dopo la esposizione del SS. Sacramento, il P. Pio recitò a voce alta, ma piamente e con tutto il fervore della sua anima sacerdotalmente santa, la <<Visita» di S. Alfonso a Gesù Sacramentato: «Signor mio Gesù Cristo, che per· l'amore che portate agli uomini ve ne state notte e giorno in questo Sacra­mento ... ». Seguì la << Comunione Spirituale » ed infine la « Visita a Maria Santissima » .

Chi sa quante volte avevo recitato e sentito recitare questa devota pre­ghier8 in tante chiese, ma in quell'istante un sentimento diverso si suscitò nell'animo mio.

I Santi s'incontrano, pensai allora. Così doveva pregare S. Alfonso, quando era ai piedi del tabernacolo. Compresi, come mai per l'innanzi, la soprannnturale vitalità di quel piccolo libro del Santo.

Da quando il Liguori abbozzò alcune <<riflessioni ed atti per raccogli­mento dei giovani della nostra. minima Congregazione (onde servissero) nel fare, secondo le nostre costumanze, la Visita in ogni giorno al SS.mo Sacra-

. mento ed alla B. V. Maria », da quando « ritrovandosi un di voto secolare a fare gli Esercizi Spirituali nella nostra Casa, egli l'intese leggere, gli piac­quero e volle, che si stampassero a sue spese », quelle elevazioni eucaristiche hanno formato le delizie dei fedeli ai piedi di Gesù Sacra~entato.

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Una prova? le circa ottanta edizioni del libriccino, ripetutesi mentre il Santo era ancora in vita e le più di duemila eseguite dopo la sua morte. Possiamo ben dire che oggi sono rare le funzioni Eucaristiche, durante le quali non si preghi con gli accenti infuocati di S. Alfonso.

Il 28 aprile 1935, mentre a Lourdes si chiudevano le feste dell'Anno Giubilare della Redenzione con un triduo di propiziazione per impetrare la misericordia del cielo sul mondo travagliato da tante sciagure. Al rito prese parte personalmente il Sommo Pontefice. Durante la indimenticabile ceri­monia il P. Galileo Venturini S. I. lesse dal pulpito alcune preghiere eucari­stiche, tratte specialmente dalle « Visite al SS.mo Sacramento » di S. Alfonso.

* * * Noi ci domandiamo: donde l'universale favore per questo libriccino di

nessuna pretesa? L'Eucaristia è il Sacramento dell'Amore divino. S. Luca ha colto nel-

l'ultima Cena la sublime essenza di questo mistero e ci ha tramandato le parole di Gesù, dolce preludio al suo dono divino: « Ardentemente ho bra-

mato d~ man~iare con voi questa Pasqua, prima del mio patire » (Le. 22, 14). ~ S. G1?va~m: « ... avendo (Gesù) amato i suoi, che erano nel mondo, li amò smo all ulhmo segno » (Giov. 13, 1).

S. A~f~nso ~a ben compr~so e col suo cuore ardente ha cantato appunto nelle ~ V:1s1te ». Il po~ma dell Amore Eucaristico. Egli nella dedica scriveva: « Santi.ssima mia Regma, dovendo io dare alla luce questo mio povero libretto dove SI tratta ~eli' amore clel. vostro Figlio, non ho saputo a chi meglio dedi~ carlo, che a voL .. , la quale Siete fra tutte le creature la sua prima amante ».

In questi serafici trattenimenti di S. Alfonso le anime hanno visto il r.iverbero più puro d.ell'amo~e di .Crist?; se ne sono impossessati e più non h hanno~ abba~do:r:ah: Proviamoci a npetere con pietà semplice e ardente la pregh1e~a d o~~ giOrno: <<Signor mio Gesù Cristo, che per l'amore che portate agh uommi ve ne state notte e giorno in questo Sacramento ... » e ci avvedremo, che tale pratica non è affatto una « disgustosa abitudine » che de;e .essere .<<rotta», ma l'omaggio più grande di fede e di amore: che un amma emmentemente cattolica ha creato per Gesq Sacramentato. · . La storia della vita del Santo ci narra, che nel suo apostolato missiona~

no aveva sempre la mira speciale di stabilire dovunque la visita serotina al SS.mo Sacramento. Ed ora non soltanto questa pratica è diventata uni­versale;, m~ il popolo .cris~iano ~on.tinua ogg~ a pregare ai piedi degli altari, dopo pm d1 due secoh, coi pens1en e con gh affetti di S. Alfonso.

* * * Quando il P. Pio ci fe' grazia, sebbene stanco e sfinito (era al lavoro

dalle quattro del mattino), di ricomparire in mezzo a noi, nel giardino del conver:to, sostenuto a braccio (proprio così!) dall'Arcivescovo Mons. Cesa­rana, Il quale sotto la veste di una giocondità scherzosa sa nascondere una esimia virtù, costui pronunziò le parole di un augurio squisitamente napo­~etano:. <<Santo ; v~cchio! »; però nel dire « santo », tendeva l'indice verso Il. P. P10, e, nell aggmngere << vecchio )>, verso la sua veneranda barba can-dida e fluente. '

Il ~· Pio no~ si offese nè mostrò cruccio alcuno, corresse anzi giovial­ment~ Il proverbiO: «.No: -:- disse - santi e vecchi! ». La santità è per tutti. E. p01 nel congedarsi a~mnse: «Conserviamoci sempre nella grazia del Signore».

Veramente la grazia riluceva sulla fronte serena e nello scruardo sem~ plice di quell:umile re~ig~oso, che tutto il mondo cerca ed acclar:a. Compresi allora~ perche tanta p1eta ed amore aveva saputo infondere negli l!lccenti di S. Alfonso, ripetuti poco prima ai piedi del tabernacolo.

CosiMo CANDITA

21 novctnbre : Giornata « Pro Orantibus » Siamo invitati per quel giorno a dare qualche cosa nostra a beneficio delle

Suore di clausura, le quali per noi e per il mondo elevano ogni giorno la loro preghiera di propiziazione e di impetrazione. I Monasteri di clavsura sono, come le grandi centrali elettriche, fonti di energia: essi colla preghiera sviluppano· quella forza divina che sostiene il mondo e anima tutte le opere della Chiesa rendendole divine e feconde. '

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Come promettemmo, intendiamo dare una visione completa, anche se· non mol­to dettagliata, della esposizione di oggetti e cimeli che formano il Museo Alfonsia­no. Se per i Redentoristi esso è come un grande Sacrario in cui si conservano ri­cordi paterni, preziosi e cari, per i visita­tori. e studiosi costituisce una meta di alto. interesse: il credente che visita per devozione vi trova oggetti di grande ve­nerazione religiosa; lo storico vi trova ci­meli e documentazioni di prima impor­tanza; l'artista vi trova elementi per la conoscenza della letteratura e musica del Settecento lo psicologo potrà ricostruire la fisionomia interiore dell'uomo anche attraverso· le cose e gli oggetti di lui.

Entriamo per un portale che nel fron­tone reca la iscrizione a lettere in ottone dorato, e saliamo i pochi gradini illumi­nati dall'alto attraverso lastre di perspex.

La illuminazione dell'ambiente è a lu­ce diffusa, di giorno e di sera. Di giorno la luce che entra per una serie di finestre è raccolta e diffusa da un unico grandio­so ·finestrone in perspex e ferro battuto, donato dall'Ente Provinciale Salernitano per il Turismo; esso si stende per tutta la lunghezza della parete, per metri 18 circa, creando nell'interno un tono uni­fonne di luce, che investe tutti gli og­getti. Di sera, tubi fluorescenti, nascosti in ogni punto, illuminano tutto l'ambien-· te di una luce chiara e diffusa, oltre ai tubi destinati a mettere in evidenza cia­scun oggetto.

Il progetto generale della costruzione, che oltre alla sala del Museo, comprende

·un primo piano con corridoio di accesso alla sagrestia, è stato ideato dal nostro grande ·amico Ing. Dott. Francesco Bove di Pagani ed eseguito sotto la ·sua dire­zione.

Al Prof. Paolo Maffezzoli, dell'Istituto

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di Belle Arti di N a poli, si deve il disegno dell'arredamento della grande sala.

Questa è divisa in due ripiani da un rialzo di cm. 80, il quale, mentre apporta snellezza e varietà a tutto l'ambiente, in­sieme crea il senso unico nella visita al Museo, e permette ai visitatori di osser­vare gli oggetti più da vicino. Inoltre col parapetto di un metro aggiunto al rialzo si ha, dalla parte del ripiano più basso, la grande utilità d'aver creata una super­ficie di esposizione di m. 1,80 X 13. Tale superficie è stata tutta occupata dalla grande vetrina che contiene gli indumen­ti del Santo, nelle varie sezioni.

La parete grande è resa varia e agile dall'apertura in essa di due vani, i quali servono per esposizione di oggetti più in­gombranti, e poi da due pilastri rivestiti di marmo, i quali creano nella parete stessa tre sezioni, che dividono gli oggetti del Santo approssimativamente secondo tre stadi della vita di Lui: giovane -

· "àdulto - vecchio. L'altra parete grande è divisa a metà

nel senso della lunghezza: nella parte su­periore si stende il maestoso finestrone, nella parte inferiore sfila una lunga serie

·di pannelli occupati da gruppi di foto, mentre al disotto si stende la piccola gra­ziosa vetrina.

L'ambiente è reso elegante e rilucente dalla varietà dei marmi: il rivestimento

. delle pareti è di marmo pregiato di Apri­cena, la zoccolatura per tutto il perime­tro della sala è in verde Alpi, il pavi­mento è di « perlato S. Giuliano» di un colore uniforme, scelto appositamente .perchè non distolga l'occhio del visitatore dalla osservazione degli oggetti.

Ritorniamo dietro per osservare distin­tamente gli oggetti principali e per darne un cenno illustrativo. Seguiamo il senso unico creato nel luogo.

I) PARETE SINISTRA.

a) Troviamo subito il primo yano. Ecco il Clavicorda (somi­gliante nella forma al pianofor­te a coda di oggi) usato da S. Alfonso. Fu costruito in Napoli nel1711 da ignoto artigiano del­la gloriosa scuola di Teodoro 1\ioranti. Fu regalato al Santo, già vecchio, dal fratello D. Er­(~olc. Prima della esposizione es­so è stato restaurato dal sig. Vincenzo Mazzci, di . Napoli.

Dietro di esso sono allineate quattro statucttc che rappre­sentano scene della Passione del Signore. D. Giuseppe, pa­dre di S. Alfonso, comandante delle galee nel porto di Napoli, le portava sempre con sè sulle navi; infine le regalò al figlio.

In fondo si ha una veduta lu­minosa del porto di Napoli qua­le era nel 1700 e dove il pa­dre del Santo era "Capitano <tclle galee»,

In un angolo è lo stendardo, portato a Roma dai nipoti del Santo nel giorno della Canoniz­zazione, il 26 maggio 1839.

Il Bambino. Gesù che è nella culla fu regalato a S. Alfonso da sua madre.

b) Nella prima sezione della parete grande sono allineati al­cuni. manoscritti di. S. AHonso (in fotografia dagli originali): disegno architettonico della Ca­sa dci Redcntoristi in Deliceto (Foggia) eseguito da lui; sfe­ra armillare disegnata anche da lui per lo studio della cosmo­grafia per i nostri Studenti in Deliceto; ed alcune canzoncine . L'albero genealogico della fa­miglia di S. Alfonso; la sua casa nativa in Marianclla, con a fian­co una bella lettera della madre a lui, datata del 1737, che fra l'altro gli elice: " spero in Dio che tu mi hai a chiudere l'oc­chi quando muoro "· Segue la Madonna della Mercede della Chiesa di Napoli, dove il Santo da giovane appese il suo spa­dino di cavaliere in segno di servitù c di amore.

L'Ing. Dott. Francesco Bove, grande nostro amico, ha ideato· e diretto tutto il lavoro, con intelligenza c amore, e con totale · disinteresse. Ha offerto a S. Alfonso questa opera che lo farà molto più conoscere e ammirare . .l nostri Superiori, per viva gra­titudine, gli hanno donato il singolare attestato del "Diploma di Affiliazione, al nostro Istituto.

In alto la parete sinistra; in basso la grande vetrina.

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Più in alto un gruppo di qua­dri: «la Madonna di S. Alfon­so,, studio· giovanile del Santo; « la Madonna di S. Alfonso .. , .forma perfezionata dal pittore Paolo Di Maio; la Madonna Pa­stora (di S. Alfonso?); il Rc­dcntore giovane (ignoto del sec. XVIII) da una tela di Paolo di Maio conservata dalle Suore di S. Agata dci Goti.

c) Sezione centrale - Un gra­fico su grande quadro luminoso mostra le Case dci Redcntoristi del tempo di S. Alfonso fino ad oggi in quello che era allora il Regno di Napoli; di esse però alcune sono ormai soppresse; nello stesso quadro a destra in alto sono notate le località prin­cipali della diocesi di S. Agata dci Goti, di cui il Santo fu V c­scovo, mentre al disotto del qua­dro una documentazione foto­grafica mostra il panorama di quella città, e a lato il Semina­rio ed il Monastero delle Suore Rcdcntoristc fatti costruire dal Santo. A sinistra, ritratto di S. Alfonso I> rima dci 35 anni - · ignoto del sec. XVIII; a destra altro ritratto a circa 70 anni -ignoto del sec. XVIII. Sotto que­sti ritratti sono due Croci pct­iorali con laccio.

d) Nella terza sezione: copia del Crocifisso dipinto dal Santo {l'originale è conservato nella sacrestia della nostra Chiesa in Ci orani - Salerno); Tommaso Crosta: S. Alfonso a circa 90 anni - ritratto fatto eseguire dal Sac. Salvatore Tramontano di Pagani; ritratto del Santo a circa 39 anni eseguito da una figlia del pittore Dc Mattcis; ri­tratto a circa 79 anni - ignoto del sec. XVIII; Ferdinando Ca:­stiglia: S. Alfonso a 24 ore. do­po la morte. 2 agosto 1787.

Tanti ritratti dello stesso per­sonaggio servono a farne cono­scct·e i caratteri di fisionomia cd il loro sviluppo nella lunga vita.

e) Nel secondo vano sono col­locati · altri oggetti di conside­revole mole, i quali nella squal­lida semplicità fanno ammira­bile contrasto coll'elegante rive­stitura di marmo del portale che introduce nel vano.

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Lo parete frontale, tutta occupata dal planisfero, opera del gio­vane Amedeo Roggiano. Su di esso si possono vedere tutte le Case dell'Istituto Rcdentorista. rappresentate da minuscole lam­padine, sparse in tutte le regioni abitate dal globo.

La sedia a ruote ( confr. il n. IO di questa Rivista) serviva a S. Alfonso nella vecchiaia. L'o­rologio addossato alla parete del vano era al tempo del San­to nei conidoi del Collegio di Pagani, e segnava le ore per i \<ari esercizi della vita di co­munità: al suono delle ore egli recitava un'Ave Maria.

A Iato vi è l'urna nella qua­le furono custodite le Ossa del Santo per alcuni anni. In una cornice appaiono alcuni stru­menti di penitenza, mentre in un'altra si vede la maschera di cera plasmata sul viso di lui poco dopo il decesso.

I due vani aggiunti sono chiu­si da un elegante cancelletto hnmzato.

Il parapetto del rialzo, dalla parte del ripiano superiore, è rivestito di tesserini smaltati di color grigio matto, cd è sormon­tato da un elegante corrimano in ottone.

II) PARETE FRONTALE

E' tutta ricoperta dal gran­dioso planisfero realizzato dal Giovane Amedeo Roggiano in collaborazione coi fratelli Chia­riello, sotto l'illuminata guida

del dott. Andrea Ferrara del­l'Ente Provinciale Turismo di Napoli. Esso nel luccichio di molte centinaia di minuscole lampadine indica le Case dci Redentoristi in tutto il mondo.

Le lampadinette sono di vari colori: quelle di color rosso in­dicano le sedi di Superiori Pro­vinciali, mentre quelle verdi le sedi dei Vice-Provinciali; le giallo-oro indicano le Case c le bleu le semplici stazioni di Mis­sione. Una lampadina intcrmit­tente indica il luogo della Ba­silica di Pagani. Delle lampadi­ne, diffuse dovunque su tutte le regioni abitate del globo, si hanno tre raggruppamenti prin­cipali: uno nell'Europa centro-

. occidentale, l'altro sulla costa atlantica degli Stati Uniti, cd il terzo sulla costa atlantica del­rAmcrica del Sud.

Hl) PARETE DESTRA

Scendendo .nel ripiano inferio­re si ha di fronte un pannello che 1·iporta, in graziosi cerchiet­ti, le Provincie Religiose dell'I­stituto, con in altri cerchietti le \'ice-Province a cui esse hmmo dato vita.

Il ripiano più basso è illeggia­drito da due ballatoi creati, agli

estremi opposti, ai piedi delle piccole scale che portano dal ri­piano superiore all'inferiore.

N ella parete poi, al disotto del finestrone, per 13 metri sono al­lineati dodici pannelli che mo­strano grandi fotografie delle principali nostre Case esistenti alla morte di S. Alfonso: Scala, Giorani, Pagani, Deliceto, Ma­terdomini, S. Angelo a Cupolo, Agrigento, Scifelli, Frosinone, Roma-S. Giuliano, Varsavia, Sciacca. Ogni pannello pre..senta la casa per quanto possibile nel­la sua forma antica e nelle par­ti più caratteristiche.

Sotto tale· serie si distende la piccola vetrina, snella ed ele­gante. Essa tiene, esposti: al­cuni autografi di S. Alfonso, che sono suppliche ad autorità ec­clesiastiche o laiche, appunti di libri o di prediche, lettere cir­colari; frontespizi di prime edi­zioni di libri, atti notarili. Al centro della vetrina attirano l'occhio alcune pagine musicali, che sono la riproduzione foto­grafica del manoscritto della

, celebre opera di S. Alfonso « Canto della Passione ossia Duetto tra l'anima e Gesù"· L'originale è conservato nel British Museum di Londra.

All'estremo un altro pannello rappresenta in diagramma l'au­mento numerico dci membri dell'Istituto da un secolo in qua: l'ultima cifra è di 7856 membri.

IV) LA GRANDE VETRINA

Essa contiene oggetti che per il numero e la grande varietà non possiamo elencare che in parte: paramenti sacri usati dal Santo (mitra e bacolo, mantel­letta, camici, cotte, tonacelle, pianetc, anelli vescovili), arredi sacri (calice, leggio, candelieri, bugia, rituale), vestiario ed in­dumenti (sottane, m a n t e Il o, scarpe, calze ... ) biancheria da tavola e stoviglie varie, ecc. U­na cotta del Santo reca l'u au­tentica, del Vescovo di Avel-lino del 1871, nella quale si leg­ge come sia pervenuta a noi: fu donata dal Sac. Salvatore Tra­montano, che fu amico devoto di lui, al Sig. Serafino Tramon-

Il secondo vano della parete sinistra. La iscrizione che si nota nell'orologio a muro dice che S. Alfonso al segnale delle ore recitava un'Ave Maria, interrompendo qualsiasi attività per d­tornare col pensìero alla Regina.

O OOCT

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" O Dottore, luce della ·Santa Chiesa »

Il ritratto del Santo ha la penna tra le mani, per ricordare la sua formidabile attività di scrittoi·e instancabile fino all'ultima età, pur tra mille altre attività di ministero, di governo, d~ cura p~­storalc. Spiccano le due date in cui avvenne la maggwre. ~lon­ficazionc della Dottrina di S. Alfonso da parte dell'autonta su­prema della Chiesa, coi busti dei rispettivi Sommi Pontefici.

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La parete destra è occupata da una serie di pannelli recanti gruppi di fotografie, e dalla piccola vetrina coi manoscritti.

tano, il quale nel 1869 la rega­lù al Rev. Roberto Pepe nella sua Ordinazione: d~. costui fu donata a noi nel 1871. Da no­tare anche la veste a lamine di oro donata alla Sìatua della «Madonna di. S. Alfonso .. (quel­la che è venerata nella Basili­ca al secondo altare a sinistra) dalla Regina di Napoli, Maria Isabella di Spagna, consorte di Francesco I, Re di Napoli, al 19 luglio 1829.

V) L'ULTIMA PARETE

. Sulla parete opposta a quella del planisfero è espressa la glo­rificazione di S. Alfonso Dotto-

re della Cihcsa. Un grande ri­tratto lo 1·appresenta nella pie­na attività di scrittore. Ai lati di esso vi sono il busto di Pio JX, che lo dichiarò Dottore nel 1871, col relativo decreto espo­sto al di sotto del busto, cd il busto di Pio XII f. r. che lo ha dichiarato Protettore dei Con­fessori e dci Professori di Teo- · logia morale, col relativo de­creto. I busti sono squisita ope­ra del giovane artista Mimì Sti­le, di Pagani.

Sotto il grande ritratto, in un pannello, sono fotografati alcu­n~ manoscritti: pagine della " Teologia morale ,, il fronte-

spizio delle " Glorie di Maria " nella prima cd. del 1750 con u­na pagina autografa. Nella par­ti:) inferiore del pannello sono documenti riguardanti il cmTi­culum di S. Alfonso: iscrizione alla Università di Napoli, ri­chiesta al Re per la dispensa di tre anni sull'età richiesta pet· il conferimento della laurea in Di­ritto, la laurea in utroquc iure, una sentenza di Alfonso giudice.

Uscendo via, una iscrizione sul portale dice: " S. Alfonso ha scritto 111 opere - tradotte in 60 lingue diverse - con 18.000 edizioni "·

P. V. CIMMINO C.SS.R.

Mese dci Defunti: 11cnsie:ro di S. Jllfonso

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La devozione verso le anime del Purgatorio col raccomandarle a Dio, acciocchè le sollevi nelle gran pene che patiscono e presto le chiami alla sua gloria, è molto giovevole a noi, poichè quelle anime benedette sono sue eterne spose, ed all'incontro che sono gmtissimc verso chi loro ottiene la liberazione da quel carcere o almeno qualche sollievo nei 'loro tormenti; onde giunte che saranno in cielo, non si scordm·am1o certamente di chi ha pregato per esse. ·

... Se vogliamo il soccorso delle loro 01·azioni è giusto, anzi è doverè che noi le soc­corriamo colle nostre ...

Elle stanno continuamente in quel fuoco che tormenta assai più che il fuoco di que­sta terra; stanno prive della vista di Dio, pena che le affligge molto più di tutte le alire.

Rccomandiamo a Gesù Cristo ed alla sua santa Madre tutte le anime del purgatorio e specialmente quelle dei nostri parenti, benefattol'i, amici e nemici e più particolar­mente di coloro per cui siamo obbligati di prega1·e.

S. Alfonso: • Novena dei mort h.

Il TEMPIO DI GEROSA\ lliMMlli e ea ~e(fevdazi,o_~e cLeeea 1Jetqi~e

Gerusalemme trae il suo nome da Uru­Salim, che significa città di Salem, cioè della pace. Quando gli Israeliti conqui­starono La Palestina, Gentsalemme era occupata dai Gebusei. Essendo la città per la sua posizione e le sue fo?·tificazio­ni hnprendibile, gli Ebrei non 1·iuscirono a conquistarla.

Soltanto al tempo del re Davide si ritt­scì a conquistarla. La città e1·a talmente fortificata che quando Davide si appre­stò a conquistarla, il re Gebuseo burlava gli assalitm·i dicendo di aver posto a di­fesa della città storpi e ciechi. Davide pe­rò con L'aiuto divino, col valore, congiun­to con L'ast'u,zia, riuscì a impadronirsi del­la città.

Gerusalemme divenne la capitale del regno: Davide e i re successivi pensarono ad abbellirla.

Salomonej figlio e successore di Davi­de al regnoj compì unjopera che per molti secoli fu la gloria più fulgida degli Ebrei: cost?·uì il famoso tempo di J ah w e. So1·se sul colle chiamato volgarmente Moriaj e p1·ecisamente su un'aia appartenen .. te al Gebuseo Ornam.

Quando Davide verso la fine del suo . regno volle fa're il censimento del popoZoj

fu punito da Dio col terribile flagello del­la peste che fece numerose vittime fra il popolo. Davide un giorno vide L'angelo di Dio Librarsi fra cielo e terra su unjaia. A quella visione Davide conobbe il pro­prio errore, fece penitenza e compì sacri­fici propiziatori a Dio. n Re si proponeva di edifica?·e colà un sontuoso tempio; ma tale onore fu riservato al figlioj Salo­mone.

Il re Salomone per costruire quel tem­pio e i suoi palazzi regali dovè spianare

il colle e allm;gare la superficie con gi­gantesche sottocostruzioni ai lati. Ancor oggi si amTnirano con stupore i 'resti di quelle costruzioni che sembrano muraglie da forte:zza.

Il tempio fu costruito con magnificenza 1·egale; Salomone profuse molte ricchez­ze per rattuazione del grandioso edificio. Chiamò specialisti per lavorare il bronzoj il rame, il Legno, roro.

n Luogo più sacro del tempo fu la roc­cia ove apparve ljangelo ste1·minatore a Davide. Sop1·a quella 1·occia Davide co­struì un altare, Salomone pose Ljalta1·e degli olocausti.

Tale roccia misura 18 m. in lunghezza e 13,19 in lm·ghezza: m·a è inclusa nella moschea di Oma1· ed è in mano dei mu­sulmani.

Il tempio Salomonico fu distrutto più volte nel corso dei secoli. Erode il Gran­de, o meglio il Megalomane (37-4 a.C.),' per veni?·e nelle simpatie del popolo giu­deo, che lo odiava cordialmente, decise di ricost'ruire il tempio a sue spese con ma­gnificenza regale. Fu1·ono impiegati 10 mila operai per un anno e mezzo per compiere La parte esterna e 8 anni per i lavori inte1·ni. Il tempio che 'riuscì gran­dioso, era circondato da mura ciclopiche: all'interno delle mu1·a correvano portici doppi con colonne monolitiche corinzie e tettoia di legno di cedro.

Il porticato orientale si chian~ò Salo­monica; quello occidentale regale; l'in­contro poi dei due porticati formava il. lJinnacolo del tempio ove il demonio con­sigliò Gesù di buttm·si giù onde dare uno spettacolo da ci?·co equestre.

Tra il tempio vero e proprio, situato all'angolo Nord-Ovest della spianataj e i

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portici che giravano intorno alle mura vi era un vasto spazio detto atrio. dei gen­tili perchè i pagani potevano entrarvi. In questo atrio al teTnpo di Gesù si era sta­bilito un vero mercato; Gesù con grande energia cacciò i venditori dal luogo sacro.

Il ri1Jiano del tempio propriamente det­to era rettangolare; misurava 130 m. da Est a Ovest; e 110 da Nord a Sud. In tale recinto vi e1·ano vari atrii:, quello dei sa­ce·rdoti, delle donne, degli Israeliti.

L'edificio ottagonale, detto impropria­mente Moschea di Omar, misura di dia­metro m. 58 ed è molto vene-rato dai m·n­sulmani i qtwli attestano e credono una quantità di corbellerie sulla mccia e sul~ la grotta sottostante.

Quel luogo anche per i cristiani è sa­cro pe·rchè è stato santificato dalla Ver­gine SS.ma che piccina lo frequentava avendo passato l'infanzia a Ge·rusalemme~ sua città natale. Anche da Nazareth la V ergine si recava a Gerusalemme con S. Giusep1Je e Gesù pe1· le feste annuali del tempio. Gesù stesso nella vita pub­blica ammaestrò il popolo raccolto nei portici del tempio.

* * *

Un'antica e pia tradizione riferisce che S. Gioacchino e S. Anna vo'llero offrire al servizio del tempio di Dio a Gerusa­lemme lct loro figliola di tre anni. Era al­lo·ra Mm·ia come un bocciolo di rosa fra­grante: il profumo delicato del suo_cuo­ricino lo volle consacrare tutto al Diletto della sua anima. La Vergine SS.ma, in­fatti, concepita Immacolata, ebbe fin dal­l'inizio del suo concepimento - secondo l'opinione dei Dotto·ri della Chiesa- l'u­so della ragione, quindi con piena com­prensione si consac·rò al Signore ·fin dai primi istanti della vita.

Quando poi i genitori - obbedendo forse a celeste avvertimento - es}J'res­sero il desiderio loro, la purissima colom­ba del Signore volò a bearsi della vici­nanza del Signore nel tempio di Gerusa­lemme.

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La « piccola Ancella del Signore » la vita nascosta, dedita alla preghiera e alle sublimi altezze della contemplazione affinò la sua anima che divenne sem1Yre più ricca e lussureggiante delle più elette virtù. Quando l'Arcangelo S. Gabriele darà l'ineffabile annunzio non t·roverà ti­tolo migliore di saluto che chiamat·la ·« Piena di grazia » : tanto l'anima di Lei era colma di grazia.

Non sappiamo la data dell'andata al tempio di Mm·ia SS.ma nè il tempo della permanenza colà. La festa del 21 novem­bre t·icorda probabilmente la consacra­zione della Chiesa di« S. Maria Nuova», che Giustiniano I costruì nel cent?·o di Gerusalemme nel 543.

La festa della Presentazione di Mat·ia SS.ma deve essere cara ai cristiani dì oggi poichè il ricordo della consacrazione della. Madre di Dio appena treetme nel silenzio e nel raccoglimento è un ammae­stramento salutare.

La generazione odierna infatti vive sul­la strada, nelle sale cinematogt·afiche, nei bar, nei caffè, nei salotti: molti odiano il silenzio, la quiete della casa, hanno pau­ra di. stare soli, di scrutare i nascondigli del proprio animo, abot·rono, e perciò si sforzano di fare tacet·e, il rimorso salu­ta?·e della coscienza. Un tempo le buone famiglie di sera si t·accogilevano presso un quadro della Madonna oppure p·resso un altarino: si p·regava insieme, si rec-i­tava il santo Rosario, si fomentava così l'affetto scambievole, si t·rovava nella preghiera la serenità, si dormiva pure più calmi con la benedizione di Dio.

Ora si sfugge· petfino la tavola in co­mune; si prefe·risce prendere un boccone e scappare al cinema, ai ritrovi ...

E poi i manicomi aumentano, e le ma­lattie nervose· crescono in modo sbalordi­tivo.

Se si amasse la quiete domestica, il raccogliemento sacro del focolat·e, la pre­ghiera, avremmo più pace in casa, nelle famiglie e tra i popoli.

P. PIETRAFESA PAOLO

Dal Colle S.

E

OVE

Su un architrave, nella part~ ancora esistente del Convento dei Camaldolesi, il quale è sulla corona del Colle che ormai chiamiamo di S. Alfonso, domina una lapide di marmo che porta la seguente sintetica e significativa iscrizione.

D. O. M. - HOC AEDIFICIUM - VI KAL lUL. MDCCXIV - INVOCATO DEO COEPTUM EST -- VEN'fUN EST HUCUSQUE DEO MISimANTE - DEO PROVI­DENTE ULTERIUS EUNDUM EST - SICQUE ERIT DEUS - ET PRINCIPIUM ET lVIEDIUM ET FINIS.

«D. O. M. Questo ~dificio ha avuto inizio, invocato il nome dì Dio, il 26 giugno 1714; si è giunti qui colla misericordia di Dio; si deve andare oltre colla Provvidenza di Dio; e così Dio sarà e il principio e il mezzo e il termine "·

In poche parole è raccolta una storia, è tracciato tutto il programma di quei grandi uomini di Dio, che si costruivano in un luogo di incanti una casa solitaria, per potersi sentire vicino a Lui, lodarlo di giorno ed anche nel pieno silenzio della notte. La pre­ghiera formava la occupazione e dava il senso alla loro giornata; e le tenebre della notte erano riempite della loro forte e insistente voce di supplica a Dio. Essi facevano. al mondo un bene che nessun esercito e nessun congresso può fare, mentre guadagnavano per esso la mism·icordia e protezione di Dio.

Il loro programma era di costruire per Dio e con Dio.

Lo stesso programma di grande gloria di Di.o, di santificazione di anime Sacerdotali destinate a santificare il mondo è nella ansia dci nostri Superiori che con tutti gli ~forzi stanno preparando nello stesso luogo la nuova Casa di studio per i nostri giovani. E' gran gioia essere eredi di quelle gt·andi anime - ignote, lontane che popolarono <tuesta solitudine.

Anche noi abbiamo cominciato in nome di Dio, e ora stiamo continuando col suo aiuto. E il cammino sarà lungo, molto lungo.

Ecco le opere realizzate finora: l) miglioramenti agricoli: una vasta zona di terreno selvoso è stata dissodata e portata a coltivazione; 2) opere mm·arie di sostegno nelle parti soggette a franamento; 3) il gioiello della casa colonica, che vedete qui in fotografia. Questa era indispensabile, prima di ogni altra cosa, per dare ospitalit~ ai coloni~ sgom: berando il fabbricato del vecchio Monastero, nel quale tra poeo commceranno 1 lavon cti restauro, perchè possa al più presto accogliere il primo gruppo dei nostri giovani.

Noi dunque. siamo in fiducioso cammino, e invochiamo prima l'aiuto di Dio, e poi... quello dei nostri benefattori.

Riportiamo nella terza pag. di copertina l'ultimo elenco di offerte.

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Cronaca del P. B. Casaburi

Date festive

Abbiamo fatto desiderare un copo la cono­scenza della vita della Basilica ai cari lettori del Periodico e, forse, molto più ai devoti ed :•m­miratori di S. Alfonso.

Comunque diamo in sintesi quanto si è svolto in Basilica da dopo la festa del Santo.

- Il 15 agosto fu celebrato solennemente con predicazione per ricordare ai Fedeli il grande Domma dell'Assunzione di Maria SS. al cieh in anima c corpo e come S. Alfonso sia stato un(' degli a8sertori di tale verità, e per infiammarE le anime nd una maggiore devozione verso la cara Madre del cielo.

- La festa della Natività di Maria Santissima fu celebrata, come è antica tradizione nella at­tuale Congrega, antica Chiesetta of:ficiata da Sant'Alfonso e dai primi Padri con tutta la so­lennità. E il merito vada in ~odo particolare ai Confratelli della Congrega di S. Alfonso e soprattutto al Priore Domenico Ferraioli che l'hanno resa splendida per l'addobbo in Chie­sa, per la musica e per i fuochi artificiali. Sug­gestiva e devota è riuscita la processione Euca­ristica nella Piazza S. Alfonso, nelle prime ore della sera.

- Anche la festa della Vergine Addolorata è stata celebrata con devozione e concorso di po­polo. Ogni anima dolorante guarda nei dolori della Madonna la sublimazione delle proprie pene e dei propri affanni.

- E' venuto il mese di ottobre. n mese del Rosario. Il popolo affluisce in Basilica e nella devozione alla Mndonna sgrana la santa corona sfogliando ai piedi materni di lei i più bei fior; della pietà genuinamente alfonsiana.

Ritorna la festa di S. Gerardo Maiella. n Santo che affascina e consola. Sono folle che ir~esistibilmente corrono a Lui, che sa conso­lare.

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N

Festeggiamenti di S. Gerardo

Entusiastiche e solennissime sono riuscite le feste in onore di S. Gerardo Maiella a Pagani, dopo una preparazione di un triduo predicato dal M. R. Padre Biagio Parlato, Rettore della Basilica Pontificia di Pompei.

Pagani, sempre sensibile a tutte le manifesta­zioni e specialmente a quelle religiose, ha tri­butato a San Gerardo un omaggio tanto glorioso che segnerà nei fasti della storia del paese un'al­tra pagina memorabile e indicatrice alle future generazioni.

Brillavano le prime stelle nel cielo quando la lunghissima e nutrita processione ritornava alla Basilica di S. Alfonso. Vi avevano preso parte i

bambini dell'Asilo con le Dirigenti Suore Fran­cescane, le Orfanelle delle Suore del Preziosis­simo sangue, le Araldine col Terz'Ordine Fran­cescano femminile, tutte le Associazioni della Basilica: crociatini; crociatine, giovani Aspiran­ti, Zelatrici! donne ed uomini dell'Apostolato della· Preghiera coi relativi Labari e Stendardi.

Seguivano i chierichetti ed i chierici Redento­risti coi Padri, col P. Rettore del Collegio e coi R.mi don Roberto Sardelli e don Gerardo De­siderio.

Sopra un leoncino, riccamente addobbato di drappi serici e di velluto rosso-scuro, come da un'aiuola di fiori variopinti, da un gruppo di Angioletti e di bimbi vestiti dell'abito gerardi­no, si levava la statua dell'umile Fratello Re­dentorista.

Le vie erano affollate di devoti, che volgeva­no a Lui una preghiera, una supplica, un gemi­to, un sospiro.

· Gerarclo passava attraverso le vie sotto una pioggia di fiori, fra le acclamazioni di un popolo osannante e commosso. Passava come un domi­natore, come un trionfatore e per tutti aveva un conforto .ed una benedizione.

Il vasto spiazzaìe davanti alla Basilica di S. Alfonso era letteralmente gremito di gente, che

non si stancava di gridare: Viva S. Gerardo! I battimani erano calorosi e prolungati. La parola viva e palpitante del Rettore P. Do­

menico Farfaglia concludeva la festa. Dallo storico balcone del coro del Collegio

dei Padri Redentoristi, donde nell'ottobre del 1849 si affacciava il Santo Pontefice Pio IX e benediceva il popolo accorso dai punti più lon­tani della zona, scendeva propriziatrice, larga, la benedizione di Gesù Sacramentato sulla folla curva e supplicante.

La statua di S. Gerardo dominava la piazza e sovrastava tutti i presenti che effondevano il loro cuore nel cuore tenero di fratello Gerardo.

Al momento in cui veniva tolta la statua dal camion ed entrava in Basilica, la folla esplode­va in un battimano ed in un entusiastico grido di «Viva S. Gerardo » che continuava finchè quella non fu collocata al suo posto.

E la folla, ~he sfilava e sostava in preghiera davanti al Santo, allora lasciava la Basilica quando aveva baciato la insigne Reliquia: la Costola di S. Gerardo.

La cittadinanza onoraria al Padre B. Parlato

«Lunedì 22 conente, alle o1·e 18, nella Sala Consilia·re del Palazzo Civico, l'Amministrazio­ne C01nunale conferircì la cittadinanza ono1·m·ia al Rev:rno P. Biagio Pa1·lato del SS. R. nella 1·i­co1-renza del Suo cinquantesi.mo annive1·sario di Sacerdozio».

Così si esprimeva l'illustrissimo Comm. Dr. Carlo Tramontano, Sindaco di Pagani, nell'in­vito rivolto agli amici e conoscenti.

E debbo dire, da sincero cronista, che Pa­gani, quel giorno come un sol uomo ed un sol cuore si è stretta intorno al P. Parlato, che per ben 21 anni è stato in questa nobile popolazione, esercitando il suo ministero sacerdotale e mis­sionario come Superiore Provinciale della Pro­vincia Napoletana e come Rettore della Basili­ca di S. Alfonso e del Collegio.

Al Consiglio Comunale in Sessione Straordi­naria il· due ottobre 1956 il Sindaco Dr. Carlo Tramontano, quale presidente, riferisce che « Il P. Biagio Pm·lato il giorno 8 settemb1·e u. s. ha compiuto cinquant'anni di sacerdozio e che es­sendo un benemeri.to di Pagani, perchè per ben 21 anni egli è stato qtti come Missionario, apo­stolo e amico ... La massima benemerenza che

vanta nei 1·igtw1·di della cittcì è detenni nata· dal fatto che la sua presenza qui ... portò all'amplia­mento ed al TestauTo della J3asilica Pontificia ed al Tivestimento di essa con pregiati manni ... in modo da diventare ed assttTgere all'impo1·tanza di tm insigne monumento di fede e di m·te ... pe1· cui ... la Basilica Pont{ficia di S. Alfonso è divenuta meta di peLleg1·inaggi provenienti da tutte le regioni d'Italia e daLl'Estero ... Tutti que­sti motivi impongono ai Signo1·i Consiglieri una considemzione pa1·ticolm·e nei 1·igum·di di que­st'twtile figlio di S. Alfonso ... per significa1·e in maniera tangibile che il Consiglio tutto, inter­pu-?te dei senti1nenti della quasi totalitcì ·dei Cit­tadini di Pagani ... Il Sindaco pTopone... che gli venga confe1·ita, con solenne ceTimonia, la cittadinanza onora1-ia di Pagani.

Il Consiglio

udita la relazione e la proposta del Sindaco; 1·itenuto oppo1·tuno · rende1·e omaggio alle pre­cla1·i vi1·ttì del Rev.mo Padre Pm·lato; ad unanimità. di voti di cui il Presidente pro­clama il risultato

Delibera

conferi1·e, come conferisce, al Rev.mo Padre Par­lato la cittadinanza onomria di Pagani».

E la cerimonia significativa nella sua sempli­cità si svolse nella più lieta gioia e nella più profonda commozione dell'animo dei presenti e del festeggiato nella Sala Consiliare di Palazzo S. Carlo, presenti S. E. Rev.ma Mons. Vescovo Fortunato Zoppas e gli esponenti delle Autorità Civili e Militari ed il fiore dei professionisti e della nobiltà paganese.

La Città di Gragnano, paese nativo del P. Par­lato, ha mandato i suoi rappresentanti alla ceri­monia nella persona· del sindaco Liguori, degli assessori, delle guardie civiche, e del glorioso Gonfalone della Città.

Dopo le parole del Sindaco Tramontano e la lettura della deliberazione del Consiglio Co­munale, approvato dal Prefetto di Salerno, dis­se lusinghiere parole l'assessore avv. Di Nola di ringraziamento all'Amministrazione Comuna­le di Paga.ni per tale alto riconoscimento, di più stretto connubio fra la città di Pagani e di Gra­gnano, dicendosi lieto che la città di origine Gragnano abbia dato alla Congregazione di S. Alfonso il figlio migliore e per c1ò alla città

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di. Pagani che oggi gli conferisce la cittadinanza onoraria.

li corteo che mosse da Piazza S. Alfonso al Municipio e da qui alla Basilica passò sempre

sotto una pioggia di fiori, fra gli applausi e le acclamazioni al degnissimo figlio di S. Alfonso.

Pellegrinaggi

Segnaliamo solo quelli che hanno notata la loro provenienza nel registro dei visitatori.

Pellegrinaggio di Frosinone con 60 persone; di Campobasso con 50 persone una volta ed una seconda volta con 40 persone; Bari con 50; A­

gropoli con 60 giovanette guidate dalle Suore C. S. M.; Napoli con 56; Afragola con 60; Resi­na con 50; Padula con 60'; Ceppaloni 50 col Sac.

L. Maio; Liberi 110 con l'Arciprete Gennaro Barbato; Acerno con 60; Piscinola con 67; un :><.)condo Agropoli con 30; un altro Frosinone con

60; Marianella, Patria di S. Alfonso 36; Foggia 45; Francavilla Fontana 60 col P. Rettore Pe­tagna ed i Padri Alfieri e Mariniello; Pignataro

Maggl~>re 40 col Parroco Giov. Zumbolo; S. Maria d Vico 50 col P. Serafino da S. Maria O. M. Cap.; Rutigliano di Bari col P. Bonaventura

da Triggiano O. M. Cap.; S. Giorgio La Molara con la Superio1;a Suor Giovanna Pagone ed al­tre Suort:; S. Maria La Fossa con 35 persone;

Marano di Napoli; Padula di Salerno; un altro di S. Giol'gio La Molara; il Seminario Regio­

nale di Salerno; Olevano sul Tusciano; Troia; Colle Sannita ...

Non sono mancate persone distinte da Roma, da Venezia, da Milano; S. E. R.ma Mons. Be­nedetto Falcucci, Vescovo di Penne e Pescara

col suo Segretario Mons. Aantonio Valentini; S .E. R.ma M o ns. Francesco Orlando, V esco v o di S. Severo con Mons. Francesco Farenci.

Ci limitiamo a questa nuda enumerazione pro­mettendo di rìp~rtare gli altri nominativi nel prossimo numero.

Esortiamo tutti i Pellegrini e specialmente gli Organizzatori di Pellegrinaggi di regolare le lo­ro cose in modo da potersi trovare a Pagani pri­

ma di mezzogiorno per poter visitare con liber­tà le Stanze del Santo ed il Museo Alfonsiano.

B. c.

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Se avessi la facoltà di aumentare di uno i co­mandamenti della Legge del Signore, aggiun­gerei, senza esitazione, questo: NON PROVO­CARE.

Sembrerà certamente strano, a molti, tale mio desiderio di innovazione pensando, forse, che io stimi insufficienti, per noi mortali, i già noti comandamenti di Dio.

No, non è per questo, diciamolo francamente, perchè sono del parere che non è la quantità che mette l'uomo sulla strada buona; bastereb­

. bero infatti pochi, forse anche due, per impa­rare a vivere ·dignitosamente a questo mondo.

Lo disse Gesù eh~ suil'amore di Dio e del prossimo era fondata tutta la sua legge. Ma il bello è che nessuno dei comandamenti di Dio. viene messo in pratica. E di qui, ne vien fuori quel dubbio che mi è da tempo nel cuore e che quando più ci penso più diventa certezza, e cioè che molti, purtroppo, non sanno neppure quali siano.

Ma non mi illudo, pertanto, di voler dare alla umanità un volto gioioso e una direttiva di vita con un semplice richiamo che mi viene dal di dentro e che vorrei far ascoltare a ciascuno per­chè ci si mettesse, una buona volta, a cammi­nare per la strada che porta a Gesù per poter sperare di andare all'al di là con la tessera di identità perfettamente in regola.

NON PROVOCARE è soltanto un sovrappiù di cui potremmo fare anche a meno se fossi­mo, però, tutti ligi al • Decalogo »; perchè in questa ideale posizione scorgeremmo bene me­ditando, che il nostro presunto undecimo co­mandamento è già insito in ciascuno dei dicci.

Ma vorremmo aggiungerlo per coloro che non sanno pensare e volere, per coloro che sono su­perficiali, per chi dell~ Legge di Dio fa legge per gli altri e non per sè.

Perchè spesso ci si cade nella faciloneria, nel­le parole triviali, nei discorsi osceni, nelle azio­ni che degradano l'uomo; e non ci si rende conto del male e dello scandalo che viene iniettato a poco a poco nell'organismo della società, an­che se talvolta involontariamente e senza, quin-

di, scopi ben determinati. Peggio, poi, se volu­tamente ..

Ma io domando se e quando la provocazione anche involontaria non abbia arrecato e arre­chi e arrecherà danni a chicchessia e in special modo ai bambini, agli adolescenti, alle ragaz~e che dovrebbero e devono vivere e crescere m un clima tutto d'amore sereno e castigato, per non imbrattare di fango la loro anima chB si schiude in un mondo di poesia. Nè è scusabile e perdonabile quella provocazione che è pro­pria del commercio e dell'industria: le due so­relle che vanno in cerca dello stesso principe azzurro, e cioè, fuori di metafora, in cerca del dio dell'oro: Mammona. In virtù del quale ci si dimentica che c'è un limite, che c'è una legge divina che non perdona a nessuno e che vuole ef'sere rispettata ad ogni costo.

Per questo noi troviamo, in ogni settore, la più libertina provocazione: calamita potente ed allettatrice di noi poveri uomini deboli che ci esaltiamo per un nonnulla, per una semplice ri­produzione della ballerina Thaitù, . per una bar­zelletta a doppio senso, per un quadro del pit­tore Tal dei Tali, per un film màlsano, per il libro pornografico di Caio e via dicendo. Non parliamo, poi, del nuovo andazzo scandaloso dei concorsi per « Miss Italia», « Miss Universo» e simili- con la scusa di un ·grado di civiltà rag­giunto - dove c'è modo di ammirare e mirare quanto appartiene a madre natura. Pensassero ad essere più seri ed organizzatori e parteci­panti!

E c'è di più, e ci sarebbe quindi da dir molto, ma conviene tacere il più scandaloso; e lo fac­ciamo unicamente perchè qualche ingenuo (se ancora esiste), non prenda nota per espJorare l'ignoto e anche perchè - se lo dicessimo -la colpa potrebbe essere pure nostra per il fatto che « provocheremmo » la curiosità.

Ma quanto abbiamo detto è già sufficiente e, di qui, chi vuole intedere intenda, e chi vuole convincersi e prodigarsi per il bene non ha che a guardarsi intorno pel' constatare, senza dover spendere molto tempo, che ovunque c'è provo­cazione.

Diciamo questo perchè pensiamo che esistano ancora uomini costumati e desiderosi del bene comune, della civiltà, della libertà intesa nel senso più genuino della parola e tale da dover

se1·vire alla formazione dell'uomo ideale, e non - quindi - nel senso di libertinaggio come la intendono coloro a cui non pare immorale l'es­sere immorali.

La colpa è di molti. Direi del 90%, secondo una inchiesta ed una statistica da me fatta. Da cima a fondo c'è un sol pezzo di immoralità, e ci si vive, ci si diverte, ci si sollazza - in un modo per niente lecito - con quella cretina e bestiale convinzione che il << quia » della vita sia tutto qui.

Poveri untorelli!

E ci sarebbe - di c~ntro - soltanto. da com­patirli e, forse, per molti sì, perchè ignoranti e perchè non Illuminati da alcuno; rria per co­loro che sanno, gli uomini di cultura dico,. si può accordare venia?

Gli uomini di cultura! Ma come ci rido di gusto se penso che mol­

tissimi, pur dotti nelle più disparate discipline e profondi nei minimi particolari e ricercatori indefessi dei segreti che la misteriosa natura nasconde gelosamente in sè, sono tanto e tanto ignoranti in materia di religione e di morale cri­stiana, da non perdere un minuto di tempo per scrutare - attraverso lo specchio della coscien­za - se Dio ha il suo giusto posto in fondo al cuore.

Per questo, del loro sapere che dovrebbe es·­sere faro di luce, ne fanno fiaccola eli scandalo. Ma farebbero bene a legarsi al collo una maèi­na da mulino, come dice Gesù, per gettarsi nel mare assieme al bagaglio inutile del loro sa­pere. Perchè la via della luce non si cerca cam­minando nelle tenebre, nè si deve additare agli altri, perchè lo facciano, lo stesso cammino pec­caminoso.

Pertanto, non vorremmo che ciascuno si fer­masse a queste poche e semplici considerazioni che riguardano solo in parte il vasto problema della moralità: tanto arduo e pieno di battaglie, ma non impossibile a risolversi poichè basta del­la buona volontà per salire la scala della per­fezione e cominciare ad allenarsi con piccoli sa­crifici anche per cose che sembrano insignifi­canti. Ciò non esclude, pertanto, una buona gui­da spirituale atta ad alluminare, con lo zelo e con la scienza, i nostri molteplici dubbi e a farci santamente eroi per vincere le mille bat­taglie della vita.

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Page 10: Staiano Anna s · T el. 13-12 - C. C. P. 12/9162 intestato a Rivista " S. Alfonso, - Sped. in ab b. postale-Gruppo lfl P. IO D IETRE CINA le parole di S. lfonso Era la prima volta,

P. D. P i rozzi

Carmela Sorrentino

TRI CARI MORTI

P. DOMENICO P/ROZZI Lettere 2-IX-1956

Nacque a Giugliano in Campania, il 4-1-1881. Fu educato da uno zio paterno, Parroco di Villaricca, Sacerdote di santa vita e zelantissim9. Sotto la guida di lui si conservò innocente e fer­voroso, ·tanto da saper fare in fanciullezza anche l'orazione men­tale e usare strumenti di penitenza. Si sentì chiamato alla vita religiosa; e consigliato da quello zio, nonchè dal P. Bozzaotre -lontano congiunto della famiglia Pirozzi - entrò nel nostro Istituto, ed emise i voti religiosi il 20 gennaio 1899.

Durante gli anni degli studi superiori, completò la sua for­mazione. spirituale sotto la guida del Servo di Dio P. Losito, il quale lo additò ad esempio per la sua docilità, per il suo fer­vore, e per la esatta osservanza delle Regole.

Fu ordinato Sacerdote il 9 aprile 1905. In seguito fu Rettore per 15 anni in vari nostri Collegi.

Ebbe la nota specifica di Missionario Redentorista completo. nella vita - riservatissima ed esemplare - e nell'azione - sul pulpito e nel confessionale, dove preferiva sempre gli uomini del popolo. Specialista. nella predicazione delle Verità e Mas­sime Eterne, scuoteva,· commuoveva, convertiva. Seguì fedel­mente sia le norme di. S. Alfonso sia le orme dei nostri Padri di quel tempo ricordati come Missionari famosi, come i Padri Altarelli, Caggese, Bozzaotre, Pecorelli. Dopo la Missione di Nocera Inferiore fu ricordato per tutta una generazione. Si di­stinse nella conversione dei • cocchieri», i quali ogni volta che passava per Nocera si contendevano l'onore di portarlo gratui­tamente sulla loro vettura.

L'ultima malattia .è stata lunga e penosa.

FPat.(J!.,iifilb f.~lGI .. FERI-1ARA Napoli 24-X-1956

Nacque a Castellammare di Stabia il 15-VII-1906; entrò neì nostro Istituto come Fratello Coadiutore e fece la Professione Relìgiosa il 4-VI-1929. E' stato sempre umile, pio, laborioso, te­nacemente attaccato alla vocazione religiosa. Non si rifiutava mai, per ogni richiesta: tutto faceva con slancio e generosità nel sacrifio; era atteggiato sempre ad un sorriso sereno. Negli ulti­mi anni aveva sostenuto con soddisfazione di tutti il posto di cuoco nella Casa Generalizia a Roma.

Un terribile tumore lo ha attaccato con inarrestabile rapidità al cervello: si venne subito ad un urgente e difficile intervento chirurgico. Ciò servì solo per prolungare per pochi giorni la vita già martoriata da un mese. Sopportò tutto nella calma e silen­zio: parlava solo per qualche preghiera; le ultime parole furono una fiduciosa invocazione al Cuore di Maria. E Maria lo tenga in Cielo presso il suo Cuore materno, mentre noi lo ricordiamo con pietà e ammirazione per' la sua grande bontà fraterna. ·

C;\RMELA SORRENTINO ved. Cannavacciuolo.- Pagani 21-VIII-1885. Roma 7-VIII-1956. Visse tutta dedita alla famiglia, che· illuminò coll'esempio della sua fede ardente, con la generosità nel sacrificio, con l'imolazione della vita per compiere la S. Volontà di Dio. Devotissima di S. Alfonso visse alla sua scuola di virtù e di pietà sincera.

Direttore Responsabile: P. Vincenzo Cimmino C. SS. R. Se ne permette la stampa:. P. Ambrogio Freda ,Sup. Prov. C. SS. R. Imprimatur: Nuc. Pagan. die 2-11-1956 -j- Fortunatus Zoppas Episc.

Autorizzata la stampa con decreto n. 29 del 12 luglio 1949 Industria Tipografica Meridionale _ Napoli (Palazzo della Borsa) - Telefono 20.008

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