non solo calcio La lotta libera e greco romana in Trentino, regole e praticanti Le squadre trentine La lotta in Trentino Le regole La lotta è uno dei settori dellaFederazione judo lotta karate artimarziali - Fijlkam. Il Comitato di Trento dellaFederazione è presiedutodaGilberto Gozzer, il settore lotta trentino è guidatodaGiangiacomo Caresia, con cui collaborano Luca Valentini (Commissario regionale ufficiali gara), Luciano Debiasi(Commissario tecnico regionale), Sandro Chiusole (Responsabile organizzativo) e Claudio Passamani (Responsabile attività promozionali) Alle Olimpiadi ci sono sette categorie di peso di lotta greco romana, sette di stile liberoequattro di lotta femminile (lotta libera). La lotta libera presuppone prese siaal tronco che alle gambe, sgambetti compresi, la greco romana prevede tecniche solo dallacintura in su, i lottatori combattono piùaltie compiono proiezioni a grande ampiezza. In entrambe le discipline,sono vietateprese in controar- ticolazione o al collo. La lotta (greco romana, libera, femminile) conta in Trentino su 3 società: Lotta club Rovereto, fondata nel 1971 Gruppo Lottatori Mori, nata nel 2005 Ancorvis Rovereto, nata nel 2008 Itesserati sono 127 (103 uomini e 24 donne), 60 gli agonisti SPORT 55 GIOVEDÌ 24 NOVEMBRE 2011 TRENTINO Quaranta bellissimi anni di lotta Il compleanno del club di Debiasi celebra un ricco movimento provinciale L’ha scritto il “papà” del Lotta club, Luciano Debiasi, «che ha raccolto appunti, da- te, avvenimenti ed emozioni e poi aneddoti, riferimenti agli atleti, centinaia di foto. Lo specchio di una passione per uno sport che diventa un mo- do di motivarsi e affrontare la vita». Lo dice la figlia di Lucia- no, Annalisa, a sua volta cam- pionessa e allenatrice. Lo rias- sume il titolo del libro: «Vivo di lotta». In 4 decenni, la so- cietà roveretana ha colleziona- to «245 titoli italiani - prose- gue Annalisa - Nel 2011 ci sia- mo confermati campioni na- zionali e abbiamo una storia ricca di nomi preziosi, gente come Federico Manea ed Er- nesto Razzino che è arrivata in cima al mondo (anche con le divise dei gruppi sportivi di forze militari e dell’ordine) partendo da qui». Poi, al di là delle notizie che (raramente) illuminano la lotta sui giorna- li, il vero orgoglio sono i giova- nissimi: «I circa 100 nostri tes- serati sono per il 90% under 18». Sono il fiore all’occhiello di un lavoro organizzativo im- postato sul volontariato di di- rigenti e tecnici, sui ritrovi quotidiani in palestra e su una scaletta di gare che non fa pause: da gennaio a maggio i campionati di categoria, in estate i tornei maggiori e, do- po, la Coppa Italia e i meeting. A dicembre, Roma ospiterà il Gp Giovanissimi. Quelli che con l’età arrivano ai 14 anni, ma iniziano molto prima. «In palestra - aggiunge Luca Va- lentini, che è invece il fondato- re (nel 2005) dei Lottatori Mo- ri - ci sono bambini di 5-6 an- ni». Cosa fanno? «Esercizi di coordinamento, acrobatica, caduta controllata. Giocano, impostano i contatti e cono- scono il loro corpo». E mostra- no che la lotta (libera e greco romana) «non ha niente a che fare con il wresling». La lotta è «regole, disciplina, prese consentite e prese vietate. Quello, il wresling - dicono in- sieme Debiasi e Valentini - al- larma qualcuno fra i genitori dei bimbi che si avvicinano al- le nostre iniziative». Bisogna partire con spiegazioni e dimo- strazioni, il lavoro con il Co- mune di Rovereto nell’ambito del programma «Sport e Scuo- la» aiuta. Ed è un lavoro che riunisce le tre società della lot- ta trentina. La terza per nasci- ta (nel 2008) è l’Ancorvis, sem- pre di Rovereto, presieduta da Valerio Ramella. «Siamo “co- stole” del Lotta club - osserva Valentini - Io ho vent’anni di attività e di ricordi al fianco di Debiasi. Poi, ho cercato i miei spazi, ma la collaborazio- ne resta». L’attività del Lotta club Rovereto parte dai giovani IL MEDICO SPORTIVO Articolazioni sotto torchio di Roberto Riccamboni* L a lotta, nei suoi due stili Olimpici libera e greco ro- mana, consiste in un com- battimento corpo a corpo in cui si cerca di “schienare” l’avver- sario. Il contatto è quindi sem- pre presente e anche tutte le pa- tologie correlate a questi atti di forza fanno parte della normale infortunistica di questo sport. La lotta è una sorta di domi- nanza fisico-sportiva sull’avver- sario. Non è solo forza fisica co- me potrebbe sembrare ad un oc- chio inesperto, ma anche tecni- ca, movimenti e contromosse per esercitare leve che possano dare dei vantaggi biomeccanici. Le origini della lotta sono an- tiche. I primi cenni li troviamo nella Bibbia, dove Mosè la defi- nisce un’ottima ginnastica belli- ca. La ritroviamo come discipli- na olimpica già nel 708 a.C: le gare allora erano ad eliminazio- ne diretta e il titolo più ambito era quello di “aconita”, attribui- to a chi trionfava per rinuncia dell’avversario che ammetteva la propria inferiorità. Rischi e traumi derivano da azioni di torsione e di trazione sulle articolazioni con talora su- blussazioni, stiramento di lega- menti e in rari casi anche qual- che frattura, specie della clavi- cola. Da quando sono state vie- tate le mosse da strangolamen- to, gli incidenti gravi sono mol- to rari, perché mai come in que- sto sport abbiamo un’ottima prevenzione dovuta all’impo- nente massa muscolare che “protegge” le articolazioni dai movimento anomali che potreb- bero causare danni strutturali. E’ certo che il lottatore deve mantenere la massima concen- trazione per tutto l’incontro e non perdere mai quel tono mu- scolare che gli permette di pro- teggere la sua integrità. Oltre all’allenamento fisico di gambe, spalle e braccia, il lotta- tore dovrà curare molto anche l’aspetto tecnico che diventa l’e- lemento determinante. Uno sport ruvido quindi, sicuramen- te maschio, dove però non c’è violenza, ma dove prevalgono i due aspetti fondamentali di qua- si tutti gli sport, forza muscola- re e destrezza psicofisica. *medico sportivo Roberto Riccamboni IL PREPARATORE ATLETICO Peso, forza e flessibilità di Walter Fugatti* A nche nella lotta, sia libe- ra che greco romana, co- me nel pugilato, un parti- colare occhio di riguardo deve andare alla necessità di rientra- re nella categoria di peso. Alle- namento fisico e alimentazione quindi non possono prescindere da questa “spada di Damocle”. Nella preparazione, la parte da curare con attenzione è la forza esplosiva, unita a un lavoro cer- tosino sui muscoli stabilizzato- ri. La prima verrà allenata con delle ripetizioni di pesi massi- mali che andranno a lavorare sul reclutamento delle fibre mu- scolari. Si lavorerà quindi a li- vello neuromuscolare. I musco- li stabilizzatori (che permettono una posizione corretta e stabile in fase di attacco e, soprattutto, in fase difensiva) saranno solle- citati con circuiti specifici usan- do tavole basculanti propriocet- tive e sovraccarichi specifici. A tale scopo sono indicati dei pesi costruiti con sacche cilindriche riempite a sabbia o, meglio, ad acqua che permettono di valuta- re l’eventuale postura errata e gli scompensi e le deficienze di una parte del corpo rispetto al- l’altra. Un eventuale aumento di peso dell’atleta, nonostante l’allenamento neuromuscolare, significa che il soggetto ha rag- giunto un adattamento al lavo- ro tale che lo ha portato ad esse- re “neurologicamente” efficien- te e si evidenzierà un progresso fisico con un aumento della massa muscolare. Oltre a questi punti cardine, l’atleta dovrà essere curato nel- la flessibilità. Le ampie proiezio- ni, con piegamenti in avanti e al- l’indietro con rotazione del tron- co, effettuate nella schermaglia e nella lotta a terra, potrebbero portare, se non curate “ad hoc”, a infortuni e a problematiche a carico dell’intero rachide. Da non dimenticare la cura con cir- cuiti specifici di interval trai- ning e circuit training per la re- sistenza, per non andare in debi- to d’ossigeno. *esperto in scienze motorie, alimentazione e terapie ener- getiche, Responsabile tecnico Centro Smallville Trento www.smallvilletrento.it, info smalvilletrento.it. Walter Fugatti di Fausto Da Deppo Q uest’anno la lotta fa 40 anni di attività agonistica in Trentino. C’è scritto 1971 sull’atto di nascita del Lotta club Rovereto, che domani (dalle 18) alla Fon- dazione Cassa di risparmio di Trento e Rovereto in piaz- za Rosmini spegne le candeline e presenta un libro. VALENTINA FACCIO «Ho imparato a metterci la grinta» Valentina Faccio D agli inizi 10 anni fa alla consacrazione con il 5º posto ai Mondiali Cadet- ti quest’anno, la lotta per Va- lentina Faccio è rimasta lo sport fatto per passione, «scel- to perché l’ho amato da subi- to» e praticato «perché aiuta a crescere». Ha cominciato co- me tanti, alle elementari, con le iniziative promozionali di Scuola & Sport e il gioco che dà appena un’impostazione dello sport. «Mi ha visto Lucia- no (Debiasi, del Lotta club Ro- vereto, ndr) e mi ha coinvolto in un percorso che è diventato agonistico». Anche agonistico, non solo: «A 15 anni ho vinto gli Italiani, che ho poi ricon- quistato a 16 e a 17 anni - ri- prende Valentina - In paralle- lo, ho avviato la mia esperien- za in nazionale, che mi ha por- tata all’Europeo (dove nella ca- tegoria 46 kg non ho avuto for- tuna) e al Mondiale, con il 5º posto 2011 nella categoria 43 kg. Ma la lotta mi ha dato mol- to anche al di là dei risultati: ha tirato fuori una grinta che non avevo ed è ogni volta uno scarico efficace se sono nervo- sa per qualche motivo. Insom- ma, mi è servita e mi serve tanto anche all’esterno della palestra». Ora, gli impegni cresciuti in dimensione internazionale si incrociano con le scadenze del- la scuola. Valentina frequenta l’Itc sociale a Rovereto e l’ap- puntamento di metà novem- bre con il collegiale (gli allena- menti a Roma con lo staff del- la Nazionale) l’ha dovuto salta- re. «Abbinare studio e allena- menti non è sempre facile - am- mette la Faccio - soprattutto quando le sedute in palestra precedono una manifestazio- ne importante». Le prossime rassegne risaltano già nel ca- lendario 2012: a gennaio (il 21) c’è una gara organizzata dal Lotta club Rovereto, ma è a maggio, a Roma, che si annun- cia il clou, i campionati assolu- ti tricolore. Valentina ci sarà. (f.d.d.) CRISTINA PIFFER «Ogni errore mi fa migliorare» Cristina Piffer P er Cristina Piffer, l’im- portante è non fermarsi mai. Migliorarsi sempre. E la lotta è un buon esempio di campo a cui applicare il principio: «Mi piace la compe- tizione, mi piace allenarmi e stare con le mie compagnie, in palestra con i Lottatori Mori e in maglia azzurra con la nazio- nale cadette. Io - spiega Cristi- na - nella lotta ci provo fino in fondo e se non va, se non ba- sta, allora ci provo di più». Ap- punto: mai dire stop. Il suo esordio sulla materas- sina è avvenuto grazie a un cu- gino («Lui faceva lotta da un paio danni e mi ha invitato a provare»), il suo curriculum d’atleta è già fitto di gare, suc- cessi, piazzamenti. In agosto, è arrivata l’espe- rienza dei Mondiali Cadetti, fianco a fianco con Valentina Faccio, con cui Cristina condi- vide anche la scuola a Rovere- to. «Tra noi, l’amicizia viene prima della rivalità», assicura la Piffer, che nell’agonismo ve- de il proprio futuro e lo vede all’insegna dell’impegno: «Se sbaglio una cosa e per quello perdo un incontro, ecco che, appena torno in palestra, su quella presa, su quel movi- mento, insomma su quel detta- glio ci lavoro bene, per evitare di commettere ancora lo stes- so errore». Perché «se non migliorassi - riflette la promessa dei Lotta- tori Mori - mi sentirei, come di- re... delusa». Avanti, allora. Andare e guardare avanti. E non dite che la lotta è uno sport violento: «Fin da piccoli, attraverso una serie di eserci- zi, ti insegnano come cadere, come proteggerti e come non fare del male all’avversario». Violento, no. Duro, se mai, «ma duro come lo è ogni altro sport, se lo si pratica per dav- vero. E, se poi ci metti passio- ne e cuore e anima e convin- zione, anche la fatica e la du- rezza passano». Resta il piace- re di fare sempre un passo avanti. (f.d.d.)