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ilDucatoMensile - 22 aprile - Anno 24 - Numero 5
Ducato online: ifg.uniurb.it
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a pagina 3
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Gli intellettualiparlino allaclasse dirigente
LINTERVISTA
Quelle lacrimedi coccodrilloche reggono tutto
LA TENDENZA
a pagina 2 e 3
Anteprima il 24poi tre giorniricchi di eventi
IL PROGRAMMA
I giovani e le newstra (molto) amoree (poco) odio
QUELLI CHE LEGGONO
Perch un festival del giornalismo culturale? Eperch proprio a
Urbino? Innanzitutto per-ch Urbino sinonimo di cultura: per la
suastoria, per i suoi tesori darte, per la prestigiosaUniversit che
da oltre 500 anni coltiva il saperee la conoscenza. Poi perch
allinterno dellate-neo ci sono realt come il dipartimento di
Scien-ze della comunicazione e discipline umanistiche(che da anni
lavora e svolge ricerche nellambitodei media) e una Scuola di
giornalismo fra lemigliori dItalia (come dimostrano dati e
ricono-scimenti, ultimo quello della Cond Nast).Discutere di
cultura e giornalismo non puraaccademia, ma significa ragionare
sulla cono-scenza come possibile investimento per il futuro.Vediamo
alcuni dati: siamo il Paese con il maggiornumero di siti Unesco;
nel 1979 eravamo i primial mondo per presenze straniere e incassi
turisti-ci; oggi nella classifica della competitivit turisti-ca
siamo sprofondati al 28 posto. Siamo il fanali-no di coda in Europa
per spesa statale in cultura:solo lo 0,19% del bilancio (la Francia
all1%, lIn-
g h i l t e r r aall1,20%). Ancheil dato dellaspesa in
culturadelle famiglie penal izzante:siamo sotto lamedia
europea(8,9%), fra gli ultimi in classifica. Il nostro
orgoglioculturale crolla insieme alle mura di Pompei.Spendiamo
appena l1,1% delle risorse pubblicheper mantenere e promuovere un
patrimonio ine-guagliabile. Ci sorpassa, seppur di poco, anche
laGrecia, con l1,2% Gli altri sono lontanissimi. Nonostante tutto,
lindotto del nostro disastratosettore culturale di 68 miliardi
lanno e d lavo-ro, in tempi difficili, a un milione e mezzo di
per-sone. Il marketing del sapere rappresenta unaleva in grado di
risollevare, se non il mondo, per-lomeno le sorti di una citt o di
un Paese. Cosa centra tutto questo con il Festival? Centraperch il
patrimonio che ci viene dal passato non
qualcosa di immutabile fissatodal tempo. La cultura una cosaviva
che va alimentata. O non cultura. E la cultura italiana viva non
solo perch visitatada milioni di turisti, ma perchdialoga con il
mondo. Sembraparadossale, ma anche nellin-
dustria c il riverbero della nostra gloriosa storia.Nel made in
Italy lo straniero vede la grandezzadellantica Roma e del nostro
Rinascimento.Tutto questo esaltato dalla fama dei nostri poeti,dei
musicisti (inventori dellopera lirica), dei fon-datori della
scienza galileiana, ovvero di quelmetodo che alla base dello
straordinario pro-gresso tecnico e scientifico degli ultimi
quattrosecoli. Ci dimostra quando sia sbagliato soste-nere che con
la cultura non si mangia: inveceproprio il nutrimento economico e
civile di unpaese, la linfa per la crescita di una Comunit e diogni
singolo cittadino, veicolo di inclusione e disviluppo.
Il nutrimento di una comunit
La cultura oggiLEDITORIALE
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sulla scorsa edizionee segui il festival in diretta
SPECIALE FESTIVAL DEL GIORNALISMO CULTURALE 2014
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2ilDucato
Come tuttele epocheanche lanostra un epocaideologica.
E miope. Nel senso che siamoimbevuti di ideologia ma non cene
accorgiamo, ci illudiamo dinon esserlo. Ci professiamolaici.
Dobbiamo stare attenti ariconoscere le ideologie e a sma-scherarle.
E questo il tipicocompito degli intellettuali. Giu-seppe Laterza,
uno dei pi gran-di editori italiani, ospite a Urbi-no per il
Festival del giornalismoculturale, non ha dubbi: di intel-lettuali
la societ contempora-nea ha bisogno. Il perch pre-sto detto: sono
loro che aprono avisioni del mondo pi approfon-dite e inconsuete e
ci traghetta-no verso una percezione dellarealt meno limitata. E
poi per-ch, citando Keynes, non ci sipu orientare nel mondo
senzaidee e lelaborazione di queste compito degli intellettuali.
Pro-prio per spiegare costruzionicomplesse come quella euro-pea,
Laterza ha avviato il proget-to di Eutopia, una rivista
multi-lingue nata dalla collaborazionecon le case editrici S.
FischerVerlag (Germania), EditorialDebate (Spagna), dition duSeuil
(Francia) allinterno dellaquale si confrontano i
maggioriintellettuali europei. A quale scopo?Eutopia vuole
rimettere al cen-tro il dibattito sullEuropa. Permolti anni
sembrato che que-sta fosse stata pensata solo pernecessit
economica. Ma non quello che in realt volevano ipadri fondatori,
tra cui AltieroSpinelli. Loro desideravanounEuropa nella quale si
realiz-zassero ideali di giustizia, liberte socialit. Invece
durante que-sti anni di crisi economica lEu-ropa stata usata
maldestra-mente dalle classi dirigenti pergiustificare politiche di
tagli esacrifici, con il risultato delladisaffezione di una larga
parte
C ancora bisogno di ideeLeditore Giuseppe Laterza parla del
ruolo degli intellettuali nellEuropa di oggi
Il duro lavoro di chi orienta lopinione pubblica tra falsi
laicismi, toni esasperati e visioni di breve termine
GIUSEPPINA AVOLA dellopinione pubblica. La rivi-sta parte dal
presupposto chetutto vada discusso ciclicamen-te, anche la politica
europea. Lelimitazioni nellautodetermina-zione dei paesi che
ladesionealla comunit europea compor-ta possono giustificarsi solo
innome di un grande progettointellettuale, culturale e quindianche
politico ed economico.Ritiene che queste idee non cir-colino
allinterno dei 28 paesidellUnione?S, ma la loro elaborazione nonsi
pu fare solo attraverso dibat-titi nazionali, come avvieneoggi, i
tedeschi discutono tratedeschi, gli italiani tra
italiani,alimentando peraltro pregiudizireciproci e diffidenza.
AttraversoEutopia, invece, il dibattitodiventa intraeuropeo e
accessi-bile a tutti non solo a circuitiaccademici e
specialistici.Quindi, secondo lei, gli intellet-tuali sono
mediatori tra granditematiche e problemi dellasociet contemporanea
e opi-nione pubblica.Non proprio in questi termini.Gli
intellettuali non parlano atutti. A me basta che siano ingrado di
svolgere un ruolo neiconfronti della classe dirigente,per come la
intendeva PieroCalamandrei, ovvero una classeche comprende
politici, impren-ditori e insegnanti. Gli intellet-tuali devono
convertire le pro-prie competenze specialistichein unanalisi
critica della societche consenta, poi, a politici,imprenditori e
insegnanti di tra-durre a loro volta questa in con-tenuti attivi. E
pensa che ci sia qualcuno inItalia in questo momento asvolgere
questo tipo di lavoro?Certo. Abbiamo tantissimiintellettuali che si
spendono neldibattito pubblico in Italia. Ste-fano Rodot, Tullio De
Mauro,Gustavo Zagrebelsky, SergioRomano, Ernesto Galli dellaLoggia,
solo per dirne alcuni.Che ne dice di Tito Boeri? ungrande
intellettuale: intervienesu La Repubblica, ha fatto festi-val di
economia, ha creato unsito Lavoce.info. un economi-
sta, s, ma che fa un lavoro pub-blico. Ma sono solo alcuni.
Hocitato finora solo uomini dipenna ma ci sono intellettualianche
tra musicisti, registi oaltro. Fiorella Mannoia, peresempio, o
ancora Gino Stradasono intellettuali ma non nel-laccezione stretta
del termine.Nel momento in cui ciascunspecialista svolge unattivit
chenon costretta entro i confinidel suo lavoro tecnico e fa
unservizio per la collettivit attra-verso lanalisi e il dibattito,
falavoro intellettuale. Ed unbene che ce ne siano tanti per-ch la
societ ha bisogno divisioni del mondo e non possia-
mo relegarle ai politici, che per-seguono spesso una logica
dibreve periodo.E gli intellettuali che sposanodeterminate cause
politiche?Penso ai casi di Barbara Spinel-li e Moni Ovadia
candidati nellalista Tsipras per le prossime ele-zioni
europee.Credo che gli intellettuali pos-sano scegliere di entrare
nella-rena politica, di diventare essistessi politici. Per questo
signi-fica che cambiano mestiere. Inquesti casi lintellettuale
smetteil suo habitus perch egli perdefinizione non ha partiti
presi,anzi ha una geografia mobile dalpunto di vista del suo
impegno
pubblico. Lintellettuale deveessere una persona libera, devedare
fastidio a tutti, non pucostringersi in logiche di effica-cia
politica.Per quanto riguarda il linguag-gio del dibattito culturale
inve-ce? Non crede che ci si sia spo-stati dalla critica
allinvettiva?S, direi che c stato un condi-zionamento dei mezzi di
comu-nicazione che ci ha spinto tuttial grido, allurlo, come nei
talkshow in cui non si pu ragionareperch tutto va buttato in
cacia-ra.Colpa dei social network?Hanno condizionato il modo
diesprimersi di chi fa lavoro intel-
ilfesti valprogramma
Gioved 24 aprile
ASPETTANDO IL FESTIVAL
Montefeltro Libriore 18Presentazione del volume I cento libri di
Piero Dorfles
Venerd 25 aprile
Palazzo DucaleSalone del trono ore 16.30 Apertura dei lavori e
presen-tazione dei dati di ricercasullinformazione culturaledegli
italiani a cura di LellaMazzoli e Giorgio Zanchini,
direttori del Festival. La cultura consumatacon Stefano Pivato,
RettoredellUniversit di Urbino
Simone Zanchini eseguirmusiche di Bach, Piazzola eZanchini a
cura dellente con-certi Pesaro
ore 17.45Lectio diapertura delgiornalistaBeppeSevergniniLa vita
un sogno (e gli ita-liani viaggiano soli)
Palazzo DucaleGrandi cucineore 19.00Il buono, il gustoso e il
sanoStefano Ciotti (Urbino deiLaghi) e Davide Paolini(Gastronauta,
Radio 24, IlSole 24 Ore)
Sabato 26 aprile
PRIMA SESSIONELegato Albani - Sala Raffaello
Di cosa dovrebbe occuparsi ilgiornalismo culturale?
ore 9.30Lectio di Marco Belpoliti(scrittore e critico
letterario)
Il pulviscolo e la cornice.Come fare cultura nel prossi-mo
futuro
ore 10.15 Dialogo tra Christian Raimo(scrittore) e Enzo
Golino(giornalista e saggista)
ore 11.30Tavola rotonda con GiovanniBoccia Artieri
(Universitdegli Studi di Urbino CarloBo), Raffaella De Santis
(LaRepubblica), Piero Dorfles(giornalista e critico lettera-rio),
Anna Longo (GiornaleRadio Rai), Luigi Mascheroni(Il Giornale) e
Marco Pivato(giornalista scientifico)
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3SPECIALE FESTIVAL DEL GIORNALISMO CULTURALE 2014
La nostra culturasi fonda sui morti
Italo Moscati regista, scrittore e giornalista
Dura critica dellautore contro labuso di coccodrilli nei
media
lettuale?Penso che i social networksiano un mezzo molto
interes-sante ma sappiamo ancora pococome utilizzarli. Presto per
tro-veremo un equilibrio. Dobbia-mo stare attenti a non perdere
laqualit in nome della velocit. Iouso Twitter, per esempio, ma
sepensassi che il mio universomentale si concentri solo in untweet
limiterei le mie modalitespressive. come mangiare alMcDonalds.
Certo ha dei van-taggi, costa poco e mangio unprodotto di sicuro
gusto. Per semangio sempre e solo quellodivento come quegli
americaniobesi che passano tutto il loro
Abbiamo una cultura atroce, pesan-te e nefasta. Che frequenta un
potroppo i cimiteri. Italo Moscati regista, scrittore, giornalista.
Haalle spalle molte pubblicazioni, halanciato alcuni tra i
maggiori registi italiani, ha datovita a programmi televisivi
spe-rimentali. La cultura la cono-sce bene, lha sempre fatta ela fa
ancora. E quando diceche la nostra una infor-mazione di
commemora-zione, non lascia spazio aequivoci. Per lui il
nostroPaese formato sui cadutidella prima guerra mon-diale e sugli
eroi del Risor-gimento. Come direbbeGentile chiosa i
nostrifondamenti sono mortuari. Lautore terr al Festival
delgiornalismo culturale una lectiodal titolo impressionistico
coslha commentata - che parler di coccodrilli, dipersone che
leggono il futuro nelle sfere di cri-stallo e di nuovismo. Il
coccodrillo, in gergo gior-nalistico, quellarticolo che si scrive
con largoanticipo e che si pubblicher alla morte di un
per-sonaggio, di norma ben conosciuto. Il suo uso un abuso che
Moscati denuncia per tutta la cultu-ra che passa nei media
italiani. Se si sfogliano spiega - le pagine culturali dei
quotidiani, dei set-timanali, se si guardano i programmi tv si
notaunabbondanza di commemorazione per chi sene va. Sono pagine
riempite con i ricordi, di unrimpianto molto spesso giusto e
articolato. Maquel che si nota davvero una ripetizione, neglianni,
che sa di nostalgia e attaccamento al passa-to. E che denota, in
tutte quelle parole dedicateallscomparsa, la necessit di assolverci
dallanostra realt. I giornali ne sono pieni continua- forse perch
oggi mancano i giusti riferimenti. proprio qui, nella mancanza di
punti solidi,che subentra il nuovismo. Ovunque spiegaancora Moscati
troviamo cose che sanno dinovit. Provengono soprattutto dagli Stati
Uniti efiniscono per diventare per noi un focus obbliga-torio. I
media, ma anche il cinema italiano, damolti anni guardano laggi
come a una guida.
Stiamo riempiendo il vuoto che abbiamo conriferimenti che
provengono da una cultura cheha sicuramente cose da raccontare, ma
stiamodimenticando la nostra, la forza delle nostreradici, delle
nostre tradizioni. Il motivo? Per luisiamo sostanzialmente
impreparati. E forse losiamo sempre di pi. Basta guardare
prosegue
- a quanto spazio viene dedicato a questomodo di costruire, che
tiene forse in piedila fortuna del mercato, ma che somi-glia pi a
consigli per gli acquisti. Il riferimento in particolare per
gliscrittori. A quelli che cerano, alcentro di quegli articoli
dedicati aldefunto e al compianto, e a quelliche dovrebbero esserci
e non cisono. Gli editori dice - promuo-vono i giovani autori, ma
nonsempre li cercano. Affidano loroun compito, una formula di
con-sumo. E cos abbiamo tantissimecollane letterarie e concorsi
che
fioccano come mai successo prima.Ma i premi Strega muoiono uno
dopo
laltro, la loro gloria effimera. E il risulta-to una
intellettualit che non sta in piedi da
sola. Come direbbe Gillo Dorfles, un fattoide,qualcosa che non
esiste ma si costruisce nelleintenzioni. I risultati non
confortano: conferma-no, piuttosto, la solitudine e la chiusura
della cul-tura. Digerita la suggestione iniziale, insomma,attorno a
s Moscati non vede che fallimenti cla-morosi: Non vedo scrittori
spiega di qualitrisoluta e indiscussa. Qualche libro, in fondo,
sipotrebbe anche saltare. Moscati, per, si dice ottimista. E per
salvare lacultura da una copia a carbone convinto chesia necessaria
una maggiore ricerca. Tutto som-mato dice - i giornali passano un
buonmomento. Le maggiori denunce della condizio-ne del nostro Stato
vengono dai giornalisti. Asmascherare la cattiva politica, la
gestione deglienti, la burocrazia, sono stati i giornali. Sia
quel-li di sinistra, sia quelli pi moderati, hanno capi-to il
nostro senso di smarrimento. Hannomostrato la gracilit di questo
Paese e luso chese n fatto. Un barlume di speranza potrebbequindi
esserci. Stiamo invertendo la rotta, ma civuole tempo. Perch
leggere una pagina cultu-rale pu ancora avere il suo senso, ma solo
se ben fatta. Quando reale scoperta - conclude -ma succede
raramente.
Qui soprauna fotodelledizione2013 delfestival del
giornalismoculturale (credits:Donatello Trisolino)Sopra,
GiuseppeLaterza
SECONDA SESSIONETeatro Raffaello Sanzio
Gli intellettuali e il pubbli-co, la qualit, i mass
media,dialoghi difficili
ore 15.00Lectio di Italo Moscati (scrit-tore, regista,
sceneggiatore)Coccodrilli e sfere di cristallo.Il giornalismo
culturale affa-scianto dalle commemorazionie dal nuovismo anche
senzafuturoore 15.45Dialogo tra Luca Mastrantonio(Corriere della
Sera) e AlbertoSaibene (Doppiozero)ore 16.45Tavola rotonda con
Michele
De Mieri (giornalista e criticoletterario), Mariarosa Mancu-so
(Il Foglio), MassimilianoPanarari (La Stampa), AlessioTorino
(scrittore, Universitdegli studi di Urbino CarloBo), Wu Ming 2
(scrittore)
ore 18.00Speciale UnioneEuropea Tavola rotondasul rapporto
tracultura italiana ecultura europeacon Lucio Batti-stotti
(direttoredella Rappresen-tanza in Italia della Commis-sione
europea), RaffaeleBrancati (economista, Met-
economia e Donzelli editore),Pietro Marcolini (assessorealla
Culturaregione Mar-che), Eric Jozef(Libration)
ore 19.15Tra Boccaccio e il Dottor Djem-bDavid Riondino (attore,
can-tautore e scrittore)
ore 21.00 Premiazione dei vincitori delconcorso
ore 21.45Concerto lirico con AnnaMaria Chiuri (mezzosoprano
acura dellente Concerti Pesaro
Domenica 27 aprile
TERZA SESSIONE Legato Albani - Sala Raffaello
La cultura come motore disviluppo. Dopo il Manifestode Il Sole
24 ore
ore 9.30Lectio di Armando Massarenti(Il Sole 24 Ore) Il ruolo
degli intellettuali
ore 10.15Dialogo tra Giuseppe Laterza(editore) e Elena
Stancanelli(scrittrice e giornalista)
ore 11.15Le istituzioni e la cultura
Giorgio Zanchini incontra Isa-bella Don-francesco(Rai Edu)e
RenataGiannella(direttricebibliotecadel Senato della Repubblica
ore 12.00Intervista sulla cultura
Marino Sinibaldi (Rai Radio 3)incontra Flavio Soriga
(scritto-re), Alessandra Tarquini (stori-ca), Alessandro Zaccuri
(Avve-nire)
MARTA MANZO
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ilDucato
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SPECIALE FESTIVAL DEL GIORNALISMO CULTURALE 2014
ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo
Bo. Presidente: STEFANO PIVATO, Rettore dell'Universit di Urbino
"Carlo Bo". Con-siglieri: per l'Universit: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA
MAZZOLI; per l'Ordine: NICOLA DI FRANCESCO, STEFANO FABRIZI,
SIMONETTA MARFOGLIA; per la RegioneMarche: JACOPO FRATTINI, PIETRO
TABANELLI; per la Fnsi: GIOVANNI ROSSI, GIANCARLO TARTAGLIA.
ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA
MAZZOLI, Direttore emerito: ENRICO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI
GIORNALISMO: Direttore GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI
IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029
- Urbino - 0722350581 - fax 0722328336
http://ifg.uniurb.it/giornalismo;
e-mail:[email protected] Direttore responsabile:
GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl -
Urbino - 0722328733 Regi-strazione Tribunale Urbino n. 154 del 31
gennaio 1991
Mi attira, mi piace, lo leggoIl rapporto di studenti e urbinati
con la cultura. Tra (molto) amore e (poco) odio
Raramente giornali, tanto web e la convinzione che ogni
argomento abbia un aspetto culturale, basta trovarlo
STEFANO CIARDI
Basta mostrare unarticolo che rac-conta dellultimofilm di Woody
Al-len o un pezzo sul-la sociologia che
gli studenti di Urbino sillumi-nano: Lo leggerei, mincurio-sisce
dicono un gruppetto diragazze mentre osservano unarticolo dal
titolo Perch sia-mo diventati tutti transindivi-duali. Peccato che
questi giovani noncomprino i giornali: Usiamointernet per
informarci - dico-no Laura e Geralda, due stu-dentesse di scienze
motorie non possiamo spendere soldiper i giornali. Inoltre con
ilcomputer o il cellulare puoiavere accesso direttamente
al-linformazione che ti interes-sa. I gusti in fatto
dinforma-zione, si sa, sono molto sogget-tivi. Su una cosa per
quasitutti gli studenti intervistatisono daccordo: la cultura una
categoria in cui pu entra-re qualsiasi argomento, tuttodipende dal
punto di vista concui trattato. Per Lucia, nataad Urbino ma
residente adAmsterdam, linformazioneculturale dovrebbe avere
lob-biettivo di rendere accessibilela conoscenza dei pi
svariatiambiti ad un pubblico nonspecializzato. Ci che arric-chisce
la conoscenza del mon-do e di se stessi cultura: dallaletteratura
al cinema, dallamusica alle scienze naturali. Io studio scienze
della nutri-zione dice Ilaria, una ragazzadi Rimini che sfoglia un
gior-nale e sorseggia un caff inpiazza della Repubblica - epenso
che un articolo sullo sti-
le di vita nellalimentazionepossa avere un aspetto cultu-rale.
Secondo Ilaria per, nonbisogna fare lerrore di bana-lizzare la
conoscenza pur direndere accattivante un argo-mento. Su un giornale
generalista sostiene Ilaria - bisogna ren-dere qualsiasi tipo di
informa-zione accessibile anche ad unpubblico non
specializzatosenza toglierne gli aspetti chearricchiscono il
lettore. Forseuna rivista specializzata dnotizie pi complete e mi
sod-disfa di pi, ma anche un arti-colo che tratta di scienza su
unquotidiano nazionale pu es-sere utile. E continua: Poi ovvio, se
un articolo parla di ci-bo riferendosi alla prova co-stume per
lestate non ha nes-sun valore culturale. Bisognasaper distinguere i
contenutiche hanno qualit da quelliche non ne hanno. Laspetto
qualitativo dellin-formazione sembra essere lacaratteristica pi
cercata daigiovani, anche sulla rete. Mar-go, amica olandese di
Lucia,dice che nel suo Paese da po-co nata su internet una
testatagiornalistica basata sullap-profondimento che piacemolto ai
giovani: Il sito sichiama the Corrispondent dice Margo non
incentratosulla cronaca, ma raccontastorie di qualit che vanno
afondo negli argomenti chetrattano. The Corrispondentnon piace solo
per il modo incui sono scritti i suoi pezzi, maanche per i
contenuti che vei-cola: Questo sito ha preso pie-de perch parla di
temi cultu-rali non legati al flusso main-stream racconta Margo
lpuoi trovare informazioni su
gruppi musicali emergenti,romanzi poco conosciuti, re-gisti
allavanguardia e repor-tage su luoghi sconosciuti. Suquesto tema
anche Lucia vuo-le dire la sua: In Italia si d po-ca importanza
alla cultura dice la ragazza - per anchevero che in altri Paesi c
piofferta ed meglio comunica-ta: in Olanda i teatri e i cinemafanno
di pi per attrarre lepersone normali, non solo gliintellettuali.Non
tutti per sono appassio-
nati alla cultura: Io non leggoun libro da 5 o 6 anni ammet-te
Lorenzo, un giovane came-riere di Urbino. Neanche i reportage di
quelloche succede nel mondo sem-brano interessarlo: Ho gi imiei
problemi dice Lorenzo figuriamoci se penso a quel-lo che succede in
altri Stati.Per Ilaria, invece, impor-tante avere coscienza di
quel-lo che succede nel resto dEu-ropa e nel mondo. Per la gio-vane
anche le vicende di per-
sone in Paesi come lUcrainahanno un aspetto culturale.In aiuto
della diffusione del-linformazione tra i pi giova-ni ci sono anche
i social net-work. Se qualcuno pubblicaun articolo che trovo
interes-sante sulla sua bacheca Face-book, magari gli do
unoc-chiata dicono ancora Laura eGeralda. Poi per le
ragazzeammettono: Leggiamo poco,al massimo la sera prima diandare a
dormire. Siamo trop-po impegnate con lo studio.