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s p a g i n e Periodico culturale dell’Associazione Fondo Verri Un omaggio alla scrittura infinita di F.S. Dòdaro e A.Verri Don Vittorio Un’insigne figura salentina: Vittorio Boccadamo, prete-scienziato, monsignore, uomo di cultura, probo, saggio e incline all'armonia scritture Lecce, 30 gennaio 2014 - anno II Spagine n°0 - Scritture 08 Nella fotografia la casa della famiglia Boccadamo a Marittima di Rocco Boccadamo
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Spagine scritture 08 don vittorio boccadamo di rocco boccadamo

Mar 24, 2016

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Spagine

Una storia salentina da Rocco Boccadamo
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Page 1: Spagine scritture 08 don vittorio boccadamo di rocco boccadamo

spagine Periodico

culturaledell’AssociazioneFondo Verri

Un omaggioalla scritturainfinitadi F.S. Dòdaroe A.Verri

Don VittorioUn’insigne figura salentina: Vittorio Boccadamo,prete-scienziato, monsignore, uomo di cultura,probo, saggio e incline all'armonia

scritture

Lecce, 30 gennaio 2014 - anno II Spagine n°0 - Scritture 08

Nella fotografia la casa della famiglia Boccadamo a Marittima

di Rocco Boccadamo

Page 2: Spagine scritture 08 don vittorio boccadamo di rocco boccadamo

spagine

Lunedì 27 gennaio, aMarittima, Basso Sa-lento, pareva fosse ar-rivata la “merla”, che,com’è noto, in questoperiodo trovasi tradi-

zionalmente di casa al Nord, raffigu-rata come portatrice delle tempera-ture più basse dell’anno: cielo soleg-giato, ma termometro oscillante, al-meno di buon mattino, fra i tre e iquattro gradi.

Si è, però, trattato proprio di unameteora climatica, giacché il giornosuccessivo era contraddistinto da in-tensa pioggia e da un’atmosferaovattata di grigio.

***Condizioni del tempo a parte, sul

fronte del mio sentire (e volere), hafinalmente raggiunto la maturazio-ne, il proposito di porre mano a pen-na, carta e computer per rievocare lafigura di un preclaro personaggio delpaese natio, il quale, da un bel pezzo,non c'è più e, tuttavia, la sua presen-za si avverte idealmente ancora og-gi: ciò, non soltanto grazie alla viapubblica che l’amministrazione co-munale ha intitolato al suo nome.

Vittorio Boccadamo, classe 1918,appena un anno in meno rispetto amia madre, uno dei quattro figli delmaresciallo della Regia Marina Co-stantino - cugino in primo grado delmio nonno paterno, ma si consideriche il cognome è fra i più diffusi a

di Rocco Boccadamo

Un sorriso per tuttiscritture

Marittima - e della delicata e dolcis-sima Domenica (detta Mmimmi)Arseni.

Ovviamente, chi scrive, nato nel1941, non ha potuto conoscerlo - e,tantomeno, quindi, ha agio di ricor-darselo - con riferimento al periododella sua fanciullezza e adolescenza,mentre, sin dai germogli dell’inten-dimento e della percezione, ha sapu-to che il personaggio compaesanoaveva scelto di diventar prete, con-seguendo in parallelo anche la lau-rea in scienze matematiche, e svol-geva funzioni d’insegnamento eeducative nel Seminario Regionaledi Molfetta

Le prime occasioni di vederlo dipersona risalgono alle stagioni esti-ve degli anni Cinquanta, quando ilgiovane sacerdote, in ferie ma sem-pre rigorosamente in abito talare,accompagnato di solito dalla sorellaminore Bianca, la quale era ancoranubile e abitava insieme con i geni-tori a Marittima, scendeva, dal pae-se, al mare dell’anima dei maritti-mesi, l’incantevole insenatura Ac-quaviva, per prendere, così si dicevain quell’epoca, qualche bagno.

Rammenta, l’osservatore di stra-da in erba, le scherzose osservazionirivolte da Bianca al fratello, mentrelo esortava a bagnarsi, perlomenonella “rena dei ciucci”, vale a dire laprima parte d'acqua, bassissima,della rada, al fine di “scrostare, da-

gli arti inferiori, l'umidità della sta-gione invernale pregressa”, paroleche non mancavano di suscitare ila-rità.

***Don Vittorio denotava una pro-

fonda cultura generale e una radica-ta passione per la ricerca storica, incampo religioso e sociale, ricercaprotesa, specialmente, alla riscoper-ta e alla valorizzazione del passato,con indirizzo sia alla località nativadi Marittima, sia all’archidiocesi diOtranto, al Salento e alla Puglia.

In aggiunta, si distingueva per ilcarattere eccezionalmente equilibra-to, proteso in ogni situazione al-l'obiettivo dell’armonia, gli occhi eil volto impostati al sorriso, una pa-rola buona e leggera per tutti, maiche mancasse la confidenza dellasua ferma convinzione che, in fon-do, componendo le cose, qualsiasidifficoltà potesse essere rimediata esuperata.

Insomma, spiccata capacità didiffondere il sapere e, insieme, dipraticare, per spirito d’altruismo e diservizio, l’arte della mediazione:sempre, con semplicità d’animo e distile.

Intorno ai cinquant’anni, i geni-tori diventati anziani e rimasti solidopo il matrimonio di Bianca, il reli-gioso si convinse e determinò a farritorno nella casa natia, al paesello.E, però, non se ne stette neppure un

attimo in panciolle, non sentendosi,dentro, né in pensione né a riposo.

Agli inizi, si occupò, nel ruolo direttore, del Santuario della Madonnadi Pompei a Castro Marina, ponen-dosi alla guida spirituale del relativopiccolo nucleo di abitanti; in paral-lelo, prese a far su e giù dalla Curiadi Otranto, intensificando la già ri-cordata e innata vocazione per le ri-cerche d'archivio, e, di riflesso, atte-se alla scrittura.

Numerosi i libri pubblicati, nel-l’arco temporale dal 1966 al 1995,su tematiche ruotanti, in prevalenza,sulla storia di comunità, paesi, siti ecaratteristiche del Salento: Castrìsacra; Nella Contea di Castro – Di-so, ricerche storiche; Guida di Ca-stro. La città, il territorio, il mare e legrotte; Terra d’Otranto nel Cinque-cento. La visita pastorale nell’archi-diocesi di Otranto del 1522; Maritti-ma. Ambiente e storia; Marittima ri-corda il primo centenario del suocamposanto (1893-1993).

Dopo l’esperienza pastorale aCastro Marina, ottenne l’incarico diparroco nella natia Marittima, pren-dendo possesso della chiesa di SanVitale Martire dove era stato battez-zato.

Qui, fra l'altro, Don Vittorio, vol-le introdurre, alla domenica dei mesiestivi, la consuetudine d’integrare

Don Vittorio Boccadamo con un amico

L’insenatura dell’Acquaviva

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Lecce, ottobre 2013 - anno I Spagine n°0 - Scritture 01

le celebrazioni nelle chiese del pae-se con una Messa vespertina nei pa-raggi dell’ Acquaviva, precisamenteall’interno della sua marina dell’Ac-quaviva.

Per chiesa, un pianoro di terrarossa, l'altare, allestito e posizionatoai piedi di un secolare albero di car-rubo, la mitica “cornula”, giustap-punto, della marina di don Vittorio,pianta che svetta anche adesso: viva,vegeta, verdeggiante, rigogliosa,quasi monumentale, come, per lamilionesima volta, ho avuto il privi-legio di ammirarla lunedì 27 genna-io, nella bellissima giornata freddama soleggiata. Per la verità, ho sof-fermato lo sguardo non solamentesulla “cornula”, ma anche sul miticoseno “Acquaviva”, sottostante a po-chi metri di distanza, già antico sitodelle abluzioni di don Vittorio.

Nel corrente periodo, la sua natu-rale solitudine, rende il luogo parti-colarmente pieno di fascino, toccan-te e penetrante.

Ritornando a don Vittorio, un sor-riso per tutti, in taluni momenti, ioho l’impressione di vederlo ancoragirare a bordo della sua Fiat 850 bei-ge.

Oltre alle relazioni intrattenutedurante tutto l'arco dell'anno con lepiù svariate categorie di persone, neimesi estivi, alla marina, egli riceve-va la visita di politici, uomini e don-ne importanti, scrittori e accademi-ci, imprenditori, richiamati dalle suedoti intellettuali, abbinate alla parti-colare dolcezza di carattere, alla de-licatezza nel tratto, alla grande capa-cità di equilibrio e saggezza: senzaprotocollo né cerimonie, il terrazzodella sua villetta diventava agorà perincontri fra amici.

Don Vittorio, proprio per il fattoche dava affidamento a tutti, anche acoloro che non la pensavano comelui, nel 1975, fu scelto per dirimere i

differenti punti di vista dei maggio-renti delle comunità di Marittima,Diso e Castro, circa le attribuzioniterritoriali all’atto dello scorporo,dal Comune di Diso, della frazionedi Castro, che aveva chiesto e otte-nuto l’autonomia amministrativa.

In pratica, egli disegnò i confinidel feudo che, a suo parere, era equoassegnare alla località che andava adassumere la veste di comune auto-nomo, riuscendo alla fine, con pa-zienza e fatica, a mettere tutti d'ac-cordo. Fra i contrasti e le rivendica-zioni nell’ambito di quella pratica,in particolare, i rappresentanti diCastro chiedevano che l’insenaturaAcquaviva fosse conferita alla loronuova realtà autonoma, ma don Vit-torio li convinse a rinunciare a talepretesa e il sito rimase di pertinenzadi Marittima: quest’ultima partico-lare vicenda e l’esito ottenuto da donVittorio, si potrebbe definire allastregua di un vero e proprio gestod'amore dell’uomo per il suo paesenatale.

Durante la parentesi di parroco aMarittima, don Vittorio, a un certopunto, pensò di far realizzare unatorre campanaria della chiesa matri-ce meno risicata e precaria di quellapreesistente e, dovendosi spendereuna somma non indifferente, chiesea ciascuna famiglia di parteciparecon un’offerta a piacere.

Poi, per una serie di ragioni, ilprogetto non si potette condurre inporto, al che, il promotore, in asso-luta trasparenza, non esitò a restitui-re ai fedeli i rispettivi contributi.

***Gli anni scorrevano anche per

don Vittorio, gli anziani genitori Co-stantino e Mmimmi se n’erano an-dati e, nel 1964, appena quaranten-ne, era mancata pure la sorella Bian-ca, un po' di acciacchi incominciaro-no a giungere anche in capo a lui, gli

toccò sottoporsi a cure e, talora, a ri-coveri in ospedale: ciononostante, ilsuo spirito e la sua gioviale figura simantenevano però inalterati.

A migliore tutela della sua salute,don Vittorio, saltuariamente, preseanche a recarsi a Roma, dove si ap-poggiava presso la sorella Pippi e idiletti nipoti, ivi abitanti.

Proprio nella Capitale, ultimatappa della sua carriera lavorativa,lo scrivente ricevette una telefonatada parte di uno degli anzidetti nipoti:- Sai, Rocco, da un po' di giorni ab-biamo qui lo zio Vittorio, stavoltasembra combinato un po' male, sitrova ricoverato al “Sandro Pertini “-.

Al che, divenne breve la sosta atavola per il mio pranzo, sebbene ri-corresse una grande festività.

E, giammai dimenticherò il pri-mo pomeriggio di quella domenicasoleggiata e tiepida, di corsa in mac-china ad attraversare gran parte del-la Città Eterna per recare un salutoal mio compaesano, insolitamente,lungo il percorso, sembrava non cifosse anima viva, sicché il viaggio sicompì rapidissimo.

Raggiunto il nosocomio e il re-parto indicatomi dal nipote, chiesi diessere accompagnato alla stanza deldegente, ma, in quel momento, fuiraggelato dallo sguardo dell’infer-miere, che dapprima esitò a darmiuna risposta e, poi, fece piano: “Guardi che don Vittorio non è qui, èspirato da poche ore, le sue spogliesono nella camera mortuaria”.

Non mi fu data la possibilità divederlo, né di assistere, alcuni giornidopo, alle sue esequie a Marittima.

Il calendario segnava 7 aprile1996, Pasqua di Resurrezione.

Ciao, don Vittorio, insignito, nel1988, del titolo onorifico di PrelatoDomestico (ora, si dice Prelatod’Onore) di Sua Santità. Marittima, la chiesa matrice