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8 questo nome. È lo Spirito che dà la vita. L'operazione fondamentale di Dio è e resta questo: dare la vita, ora e per sempre; salvare dal nulla, dalla morte, dall'insignificanza, dall'inutilità. Le mie parole sono spirito e vita. Spirito è parola che indica soffio, respiro. C'è dentro Dio come vento, un vento creatore, che ti rigenera, che suscita energie nuove, che porta pollini di primavera, che apre cammini. Che crea attorno e dentro l'uomo spazi di più alta e più nobile umanità; brucia ciò che separa l'uomo dall'uomo, l'uomo da Dio. E con le cose e gli esseri nasce un rapporto che è di venerazione e di amore, di attenzione appassionata e rispettosa, di dedizione pronta e gioiosa. E attorno a noi, tutti gli esseri, cose e animali e persone, sentendosi compresi e amati, esultano e fioriscono di vita vera. Tutto era iniziato con una dichiarazione: “Questo lin- guaggio è duro”. E Gesù non nega lo scandalo. Ma forse per me il vero scandalo è un altro: quando il vangelo cessa di apparirmi duro, quando non contesta più la mia mediocrità, perché ho versato acqua nel suo vino inebriante, e l'ho impoverito, addomesticato, facendogli perdere la forza intrinseca di rovesciamento della mentalità corrente, della mia mentalità. Il sale ha perso il sapore, non brucia più sulle ferite. E a gara cancelliamo le pagine dure del vangelo. Ripartiamo però dalle parole di Pietro: “Tu solo, Signore!”. Atto di fede incompleto, dichiarazione che non sappiamo trovare di meglio. Eppure sento davvero mia solo questa fede umile e tenace. Tu solo! E risuona nelle parole una dichiarazione di amore geloso ed esclusivo, come un seme di fuoco, geloso ed esultante: “Tu solo, Signore, hai parole che fanno viva finalmente la vita”. (p. Ermes Rochi”) Silenzio (Lettore 3) Per riflettere - “Tu solo hai parole di vita eterna”: quali parole del vangelo custodisco nel cuore? Quali mi accompagnano nei momenti gioiosi e tristi della vita? - “Volete andarvene anche voi?”: Cristo non lega mai a sé, ma apre pagine di libertà. La sua parola porta vita eterna, perché crea libertà. Lasciamo emergere senza timore ciò che di Gesù ci inquieta: è fede vera solo quella che sa farsi domande. E poi rinnoviamo il nostro credo, aggiungendo la nostra professione a quella di Pietro: Tu solo, Signore, per me… Silenzio – Canto finale “Sono io che parlo con te” La Parola che guarisce le parole
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“Sono io che parlo con te” - diocesitn.it · C'è dentro Dio come vento, un vento creatore, che ti rigenera, che suscita energie nuove, che porta pollini di primavera, che apre

Feb 15, 2019

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questo nome. È lo Spirito che dà la vita. L'operazione fondamentale di Dio è e resta questo: dare la vita, ora e per sempre; salvare dal nulla, dalla morte, dall'insignificanza, dall'inutilità. Le mie parole sono spirito e vita. Spirito è parola che indica soffio, respiro. C'è dentro Dio come vento, un vento creatore, che ti rigenera, che suscita energie nuove, che porta pollini di primavera, che apre cammini. Che crea attorno e dentro l'uomo spazi di più alta e più nobile umanità; brucia ciò che separa l'uomo dall'uomo, l'uomo da Dio. E con le cose e gli esseri nasce un rapporto che è di venerazione e di amore, di attenzione appassionata e rispettosa, di dedizione pronta e gioiosa. E attorno a noi, tutti gli esseri, cose e animali e persone, sentendosi compresi e amati, esultano e fioriscono di vita vera. Tutto era iniziato con una dichiarazione: “Questo lin-guaggio è duro”. E Gesù non nega lo scandalo. Ma forse per me il vero scandalo è un altro: quando il vangelo cessa di apparirmi duro, quando non contesta più la mia mediocrità, perché ho versato acqua nel suo vino inebriante, e l'ho impoverito, addomesticato, facendogli perdere la forza intrinseca di rovesciamento della mentalità corrente, della mia mentalità. Il sale ha perso il sapore, non brucia più sulle ferite. E a gara cancelliamo le pagine dure del vangelo. Ripartiamo però dalle parole di Pietro: “Tu solo, Signore!”. Atto di fede incompleto, dichiarazione che non sappiamo trovare di meglio. Eppure sento davvero mia solo questa fede umile e tenace. Tu solo! E risuona nelle parole una dichiarazione di amore geloso ed esclusivo, come un seme di fuoco, geloso ed esultante: “Tu solo, Signore, hai parole che fanno viva finalmente la vita”. (p. Ermes Rochi”)

Silenzio

(Lettore 3) Per riflettere

− “Tu solo hai parole di vita eterna”: quali parole del vangelo custodisco nel cuore? Quali mi accompagnano nei momenti gioiosi e tristi della vita?

− “Volete andarvene anche voi?”: Cristo non lega mai a sé, ma apre pagine di libertà. La sua parola porta vita eterna, perché crea libertà. Lasciamo emergere senza timore ciò che di Gesù ci inquieta: è fede vera solo quella che sa farsi domande. E poi rinnoviamo il nostro credo, aggiungendo la nostra professione a quella di Pietro: Tu solo, Signore, per me…

Silenzio – Canto finale

“Sono io che parlo con te”

La Parola

che guarisce le parole

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(Guida) “La Bibbia contiene la Parola di Dio, che è sempre attuale ed efficace. Qualcuno ha detto: cosa succederebbe se trattassimo la Bibbia come trattiamo il nostro telefono cellulare? Se la portassimo sempre con noi, o almeno il piccolo Vangelo tascabile, cosa succederebbe? Se tornassimo indietro quando la dimentichiamo: tu ti dimentichi il telefono cellulare - oh!, non ce l’ho, torno indietro a cercarlo; se la aprissimo diverse volte al giorno; se leggessimo i messaggi di Dio contenuti nella Bibbia come leggiamo i messaggi del telefonino, cosa succederebbe? Chiaramente il paragone è paradossale, ma fa riflettere. In effetti, se avessimo la Parola di Dio sempre nel cuore, nessuna tentazione potrebbe allontanarci da Dio e nessun ostacolo ci potrebbe far deviare dalla strada del bene; sapremmo vincere le quotidiane suggestioni del male che è in noi e fuori di noi; ci troveremmo più capaci di vivere una vita risuscitata secondo lo Spirito, accogliendo e amando i nostri fratelli, specialmente quelli più deboli e bisognosi, e anche i nostri nemici. (papa Francesco, Angelus 5 marzo 2017) Contempliamo in questa adorazione il Signore, Parola diventata carne, nostro cibo; stare davanti a lui ci unisce - comunità in ascolto - ci rende Chiesa.

Canto

Alla tua Presenza

O Padre, misericordia infinita, la tua parola creatrice è fonte di bene, è inizio sempre nuovo. Ti presentiamo la nostra Chiesa, perché possa ritrovare in te la capacità di parlare al mondo, di ripetere con commozione: “Padre nostro”.

Gesù, Parola vivente, la tua storia concreta ci spiega chi è Dio. Aiutaci a fidarci di quella parola che è la tua presenza in mezzo a noi. Rendici capaci di silenzio, per ascoltare te, che ci ripeti: “Alzati, non temere”.

Spirito Santo, soffio del Padre e del Figlio, ti affidiamo la nostra realtà sociale e culturale, pervasa da tanti segni di rassegnazione e disperazione. Aiuta l’uomo di oggi a vedere i segni di bene e di dono che continuamente tu semini nella storia.

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nella mia vita e attorno a me, i segni della sua grazia che parla nella debolezza…

Silenzio Canto

Parola che fa vivere

“Tu hai parole di vita eterna”

(Lettore 1) Dal vangelo secondo Giovanni (6,60-69) Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». (Lettore 2) Volete andarvene anche voi? A nome nostro Pietro risponde: “Da chi andremo?”. Lui che ha conosciuto bene la durezza del linguaggio di Cristo, Pietro che balbetterà di paura, cui il Maestro dirà perfino: “Va' indietro, satana!”, Pietro ha scoperto l'altra caratteristica del linguaggio di Gesù: Tu solo hai parole che fanno vivere. Tu solo sai annunciare cose che aprono squarci di speranza immensa, che fanno viva, finalmente, la vita. Un salmo domanda: “C'è qualcuno che desidera la vita? Qualcuno che brama di vivere?” (Sal 33,13). Pietro risponde: «Io, Signore; io voglio vivere, voglio vita per sempre. Per questo verrò dietro a te. Ho imparato che ci sono colpi duri nel tuo amore, ma mai la fredda indifferenza della morte. Se spezzi la conchiglia è per trovare la perla». La parola centrale oggi è «vita». Essa non indica semplicemente l'esistenza, ma contiene tutto ciò che possiamo pensare e raccogliere sotto

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un altro tipo : “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2 Cor 12,9). Le parole degli uomini possono imbrogliare, convincere, sedurre: non così la Parola di Dio, perché dice solo la verità. È debole perché è “di Dio”, perché così è l’amore vero: se ama, non costringe a voler bene. “Tu sei il raccolto, Signore”. Chi ascolta, diventa Chiesa, diventa corpo di Cristo. “Tu diventi chi ascolti”. Noi siamo “rigenerati non da un seme corruttibile, ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna” (1 Pt 1,23). Per questo nel credo biblico l’ascolto sta al primo posto: non un idolo rappresenta Dio, ma l’uomo che ascolta e dialoga; è lui l’unica immagine di Dio! Non il vedere, ma l’ascoltare rende umani. La parabola non parla di domani, ma di oggi: oggi porta frutto! È questo lo sguardo di Dio. È la messe abbondante che i discepoli non vedono. È il primo antidoto ai “profeti di sventura” che ogni tanto fanno capolino nel cuore dei credenti, negli uomini di ogni momento. Oggi: “Tu non vedi dove, ma da qualche parte fruttifica. Non vedere solo la zizzania, in mezzo c’è anche grano… e Dio ha il potere di rendere grano la zizzania, o ancora, di farti vedere meglio: quello che a prima vista ti sembrava da gettare, è prezioso ai suoi occhi”. È giusto denunciare dove non c’è raccolto, dove cioè la vita è disumanizzante, dove una cultura rifiuta il bene, dove manca ascolto. Ma prima di tutto, va ricordato che Dio ama questo mondo così com’è. Se non ci sono segnali, è colpa del nostro sguardo, non di Dio. Per stare nella storia, per stare davanti ad una persona, chiediamo di avere pazienza e poesia: il poeta vede i semi, ma vede in essi anche la pianta che ne nascerà.

Silenzio

(Lettore 3) Per riflettere

− “Tu sei il seminatore, tu sei il seme, tu sei il raccolto”: contempliamo la forza umile di Dio, che non si stanca di donare la sua presenza nella nostra vita.

− Riconosciamo con umiltà che il nostro sguardo si ferma a ciò che non porta frutto e lo enfatizza. È uno sguardo che impariamo dalla cultura che ci avvolge e che coltiviamo talvolta anche personalmente. Dio non è ingenuo, conosce le sfide della vita, ma ci porta oltre. Noi possiamo essere segno dell’umiltà di Dio, che è la vera potenza in grado di cambiare la storia. Provo a ricordare i segni della sua opera

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In silenzio, ognuno porta una situazione/persona/realtà che vuole presentare al Signore in questo momento.

Parola che porta a compimento

“”Non ritornerà a me senza effetto”

(Lettore 1) dal libro del profeta Isaia (55,10-11) Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata. (Lettore 1) dal vangelo secondo Matteo (6,7-9a) Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro.

Silenzio

(Lettore 2) Quante parole ascoltiamo ogni giorno! E quante ne pronunciamo! Perché così tante parole? Forse esprimono il desiderio di cambiare la realtà, di renderla migliore, di trasformarla. La nostra parola vorrebbe creare qualcosa di nuovo, sogna di realizzare quanto dice. Sappiamo che non sempre è così: ci sono parole che non costruiscono, anzi, talvolta allontanano e rendono più difficile il dialogo, perché pretendono di forzare la storia dell’altro e si mostrano arroganti e piene di pretese. Altre volte, però, sappiamo pronunciare parole che fanno stare meglio. Sono quelle che danno fiducia a chi ascolta. Questo è Gesù: parola che dà fiducia, che si consegna, che si mette a disposizione. Mai pretesa, mai arroganza. È proprio dell’amore il fidarsi

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dell’altro senza chiedere nulla in cambio. Ed è proprio di Dio donare all’uomo la sua Parola fatta carne senza chiedere nulla in cambio. E la fiducia è capace di trasformare la realtà, perché cambia chi la riceve: per questo la Parola che è Cristo, fiducia del Padre verso l’umanità, non ritorna senza portare a compimento ciò che incontra. Il compimento è una vita che parla, una vita capace di comunicare. “Ha parlato con la sua vita” si dice di una persona: sì, perché è debole segno di Cristo, vita parlante. In fondo, la sfida grande è quella di non sprecare le nostre parole, di non sprecare la nostra vita. Come fare? Con Cristo, con la sua presenza, nessuna vita è sprecata, nemmeno la più breve, nemmeno la più sofferente. Ogni esistenza trova compimento: ogni soffio diventa capace di consegnare parole di fiducia. E la prima parola in grado di rendere la nostra vita un segno di fiducia per gli altri è quella che apre la preghiera del cristiano: due espressioni, ma una sola parola, “Padre nostro”. Ogni volta che ci lasciamo coinvolgere nella preghiera di Gesù, nessuna parola sarà sprecata, nessuna parola sarà vana. Sapremo offrire parole che vedono compimento dove l’uomo legge “inutile”; che vedono speranza, dove l’uomo legge “fine”; che vedono senso e profondità, dove l’uomo legge “assurdo”.

Silenzio

(Lettore 3) Per riflettere

- “Sono io che parlo con te”: è una delle più belle definizioni di Dio, pronunciata da Cristo davanti alla Samaritana. Contemplo con stupore la fiducia di Dio nei miei confronti.

- Portiamo al Signore le “vite parlanti” che ci stanno accompagnando: i

volti di chi ci sta parlando di una vita diversa, oltre le facili conclusioni; portiamo le nostre parole che danno fiducia e anche quelle che sprecano il tempo nel forzare l’altro; davanti al Signore, ci lasciamo guarire da lui, Parola fatta carne.

Silenzio

Canto

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Parola che trasforma

“Spuntarono, crebbero e resero il cento per uno”

(Lettore 1) Dal vangelo secondo Marco (4,1-9) Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».

Silenzio

(Lettore 2) “Tu sei il seminatore, Signore”. Davanti a questa folla immensa, Gesù rivela il suo segreto, il suo stile, il suo modo di abitare la storia: seminare. Davanti al rifiuto e all’incomprensione, offre un “di più” di amore. Tutta la vita di Gesù è uscire, andare verso, incontrare il bisogno, stare nella vita. Ascoltare è uscire verso l’altro e lasciare che l’altro entri in te: Dio è così. La speranza nasce quando lascio qualcosa di mio, quando abbandono una sicurezza, quando accetto di mettermi sul mare per stare con la gente, quel mare insicuro che è la storia di chi mi parla, di chi mi sta davanti. Dio è così: come uno che getta, non come uno che raccoglie. Dio abita il tempo come colui che dona, che offre, che semina, che dà fiducia. “Tu sei il seme, Signore”. Il seme custodisce la vita. È piccolo, è brutto, è povero, ma dietro queste apparenze si nasconde una promessa, la promessa di una vita nuova, di un futuro. Questo è Dio: non il vecchio, il già dato, il conosciuto, ma la promessa, il nuovo, il futuro. Però la sua forza si mostra nella storia solamente se muore: è il mistero del Regno di Dio, che arriva alla risurrezione attraverso la morte. Non “nonostante muoia”, ma “perché muore” porta frutto. (cfr. Gv 12,24). In questo senso, è debole agli occhi del mondo. Ma è debole per mostrare che la forza di Dio è di