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“Perché la vostra gioia sia piena!” (Gv 15, 11) Linee, orientamenti e strumenti pastorali sulla preparazione al matrimonio cristiano nella Diocesi di Treviso Bozza FINALE (del 10.1.2018)
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Sommario · Web viewFINALE (del 10. 1.201 8) Ufficio per la Pastorale della Famiglia Diocesi Treviso (bianca) Sommario Sommario 3 Prefazione 7 Introduzione 8 Attenti all’amore 8

Feb 06, 2021

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BOZZA - Un amore per sempre – sussidio diocesano PPM – Diocesi di Treviso

“Perché la vostra gioia sia piena!”(Gv 15, 11)

Linee, orientamenti e strumenti pastorali sulla preparazione al matrimonio cristiano nella Diocesi di Treviso

Bozza FINALE (del 10.1.2018)

Ufficio per la Pastorale della Famiglia

Diocesi Treviso

(bianca)

Sommario

Sommario3Prefazione7Introduzione8Attenti all’amore8Il nostro tempo9La Chiesa11Come è nato questo testo?12Senso dello strumento?13Come chiamare chi frequenta questi percorsi?13Struttura e modalità di utilizzo15del sussidio15I Soggetti18Nubendi, fidanzati, o… chi si prepara al matrimonio18L’équipe22La comunità cristiana26Metodi di conduzione degli incontri28Il prima e il dopo341. Accoglienza: introduzione e accompagnamento dei fidanzati40Obiettivi40Contenuti41Proposte e suggerimenti pratici432. Ecclesialità:47il contesto della comunità cristiana47ho apportato le normali correzioni anche in questo capitolo, ma lo trovo complessivamente molto diverso dagli altri in quanto a struttura e stile, e lo stesso don Mario ha sollevato varie perplessità, per cui credo sia meglio venga rivisto dagli autori47Obiettivi47Contenuti47Proposte e suggerimenti pratici483. Fede: la sequela di Gesù49Obiettivi49Contenuti49Proposte e suggerimenti pratici514. Vocazione: chiamata all’amore53Obiettivi53Contenuti53Proposte e suggerimenti pratici565. Matrimonio: la gioia del Sacramento58Obiettivi58Contenuti59Proposte e suggerimenti pratici636. Relazione di coppia: dialogo65Obiettivi65Contenuti65Proposte e suggerimenti pratici677. Relazione di coppia: fecondità e sessualità69Obiettivi69Contenuti69Proposte e suggerimenti pratici70I temi importanti73per la preparazione al matrimonio73Tema 1: Il Cammino74Tema 2: Vocazione al matrimonio75Tema 3: Dialogo e comunicazione nelle relazioni in e di coppia75Tema 4: “La spiritualità nella/di coppia” (“Preghiera e dialogo con Cristo”)76Tema 5: “Il Matrimonio-Sacramento”76Tema 6: “Il Rito del Matrimonio”77Tema 7: “Ministeri del Matrimonio e Missione”77Tema 8: “Il dono della sessualità”78Tema 9: “Regolazione naturale della fertilità” secondo me andrebbe dopo il tema 1279Tema 10: “Matrimonio ed Eucarestia”79Tema 11: “Perdono e riconciliazione”80Tema 12: “Orientarsi a diventare padri e madri”81Tema 13: “Relazione con le famiglie di origine”81Tema 14 “Il servizio”82Esempi di percorsi in Diocesi83Proposta “lunga”83Proposta “media”84Proposta “breve”86Strumenti88Proposte di celebrazioni88Filmografia88Sitografia92Bibliografia93Offerte formative della Diocesi94

ABBREVIAZIONI

AL: Papa Francesco, Amoris Laetitia, 19 marzo 2016.

DCE: Papa Benedetto XVI, Deus Caritas Est, 25 dicembre 2015.

DPF: CEI, Direttorio di pastorale familiare, 25 luglio 1993.

EG: Papa Francesco, Evangelii gaudium, 24 novembre 2013.

EV: Papa Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, 25 marzo 1995.

EVBDV: CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, 27 maggio 2010.

FC: Papa Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 22 novembre 1981.

HV: PAolo VI, Humanae Vitae, 25 luglio 1968.

OPPMF: CEI, Orientamenti Pastorali sulla Preparazione al Matrimonio e alla Famiglia, Mi, 2012.

PPM: Percorso di preparazione al matrimonio

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Prefazione

(da fare) A cura del Vescovo di Treviso S.E. Gianfranco Agostino Gardin

(don Sandro) L’importanza di un percorso oggi, un’occasione per la fede adulta.

Introduzione

Attenti all’amore

Uno dei cantieri più in trasformazione oggi nella pastorale familiare è quello della preparazione al matrimonio. I classici “Corsi per fidanzati” stanno conoscendo notevoli cambiamenti. Oggi i fidanzati che chiedono una preparazione al matrimonio hanno un volto molto diverso da quello di vent’anni fa (aumento delle convivenze – più del 50% dei partecipanti ai corsi -, alcune con figli, esperienza di fede molto limitata e spesso ferma ai primi rudimenti catechistici, fragilità personali, ferite sull’immagine sponsale per esperienze di fallimento nelle famiglie di provenienza, ecc.). Di conseguenza anche la proposta dei ‘corsi’ sta cambiando e se, accanto a problemi comuni, qualcuno tenta di aprirsi e rinnovarsi, abbiamo altre esperienze che dichiarano di aver bisogno di aiuto e orientamento.

La Chiesa ha sempre manifestato grande attenzione al matrimonio e alla famiglia, ma anche ai percorsi e itinerari di preparazione per fidanzati. In quanto “famiglia di famiglie” essa ha infatti a cuore la nascita e la crescita delle ‘piccole chiese domestiche’ che gli sposi formano a partire dal giorno del loro matrimonio[footnoteRef:0]; inoltre sta comprendendo sempre più quanto qui vi è in gioco per il rinnovamento dell’evangelizzazione oggi. [0: Bressan L., Famiglia e appartenenza alla Chiesa nella realtà pastorale, in La Rivista del Clero italiano, 5(2016), 358-376.]

Il presente testo si mette al servizio di questa attenzione da parte della Chiesa, nella consapevolezza che l’itinerario di preparazione al matrimonio anche in un simile contesto mantiene, anzi accresce, il proprio valore, assumendo il carattere di un autentico percorso di fede. Infatti, mentre esso segue il cammino dei fidanzati verso le nozze, li sostiene anche in una rinnovata adesione al Signore e offre loro l’occasione per ripartire nella fede, raccogliendo domande e richieste profonde che anche oggi i nubendi pongono alla Chiesa. Proponiamo alle comunità cristiane di essere attente alla preparazione dei fidanzati al matrimonio, ma, ancor prima, all’affetto che nasce tra un uomo e una donna, perché i giovani lo vivano in modo conscio e responsabile, nell’orizzonte della vocazione all’Amore.

Questo strumento si rivolge ai presbiteri e agli sposi, alle persone consacrate, ai laici impegnati nell’azione pastorale e a tutti coloro che nella comunità cristiana hanno a cuore che si compia un buon cammino verso le nozze. Con questo sussidio si vuole mettere al centro il mandato della comunità cristiana nell’articolazione degli itinerari di fede verso il matrimonio, ponendosi in ascolto e in dialogo con i destinatari, dei quali si riconoscono le domande profonde, e aiutandoli ad affrontare le dinamiche proprie della scelta di vita.

La parrocchia, che è la Chiesa in mezzo alle case, trova nella famiglia, comunione di persone, «un luogo privilegiato della sua azione, scoprendosi essa stessa famiglia di famiglie, e considera la famiglia non solo come destinataria della sua attenzione, ma come vera e propria risorsa dei cammini e delle proposte pastorali»[footnoteRef:1]. Parrocchia e famiglia vivono delle stesse sorgenti che scaturiscono dal mistero dell’Amore divino: nel dono, nell’accoglienza e nella comunione, parrocchia e famiglia trovano gli aspetti comuni che li rendono alleati nell’edificare relazioni umane pienamente autentiche e nel testimoniare il progetto di Dio sull’umanità”. [1: CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, n.9. + AL]

Ciò pone la Parrocchia in profonda e naturale sintonia con gli obiettivi, i linguaggi, gli stili di vita e ritmi della famiglia. La stretta comunanza di origine ricorda alla parrocchia e alla famiglia il compito di edificarsi e di porsi reciprocamente a servizio, nel comune di impegno di comunicare il Vangelo in un mondo che cambia.

Tutto questo però parte da una seria preparazione al matrimonio, come inizio della vita della famiglia, e prosegue nel suo sostegno e accompagnamento.

Per Papa Francesco “i Padri sinodali hanno affermato in diversi modi che bisogna aiutare i giovani a scoprire il valore e la ricchezza del matrimonio”[footnoteRef:2]. Così la Chiesa ha a cuore la chiamata alla sponsalità, alla famiglia e alla fecondità, qualsiasi sia il punto di partenza, e ne vuole annunciare e indicare la bellezza, sostenendola anche nei suoi primi anni di vita. [2: AL 205, in riferimento alla Relatio Synodi 2014, 26.]

Si avverte la necessità di investire con passione nel sostenere i fidanzati nel tempo prezioso in cui stanno maturando una scelta di vita che richiede anche una esperienza di fede rinnovata e adulta. Il nostro vescovo, incontrando i partecipanti al laboratorio di avvio di questo progetto, ha detto che non basta dire: “Ti do una bella notizia e poi ti saluto”. Occorre cominciare dalla coppia per una fede adulta. Occorre far nascere dal corso forme di accompagnamento, che per questo si preferisce chiamare “percorsi” o “itinerari”, sottolineando, come si vedrà, l’importanza di coinvolgere più direttamente i fidanzati, piuttosto che usare unicamente il metodo delle lezioni frontali.

Il nostro tempo[footnoteRef:3] [3: Rimando anche alla lettura del secondo capitolo della Amoris laetitia (nn. 31-57): “La realtà e le sfide delle famiglie”.]

“Purtroppo il contesto culturale in cui viviamo non aiuta a scoprire la bellezza dell’amore umano e del sacramento del matrimonio, rischiando di disorientare le giovani generazioni rispetto a una scelta compiuta per sempre. Si diffonde una mentalità individualistica, che mina la scelta del dono di sé a tutti i livelli, e quindi in particolare mette in crisi l’autenticità di un rapporto di coppia vissuto non per se stessi, ma nella prospettiva di un dono sincero di sé all’altro e, nella forza di questa donazione, nel servizio agli altri nella Chiesa e nella società. Sembra oggi essere in discussione l’istituto stesso del matrimonio, con il suo patrimonio di valori, atteggiamenti e scelte. Si diffonde per esempio il fenomeno della convivenza pre-matrimoniale e anche di quelle forme che non mostrano di essere orientate a una scelta definitiva. La comunità cristiana, mentre cerca di interpretare le cause di questa situazione e si interroga su come rimanere vicina a quanti la vivono, manifesta la sua forte preoccupazione. Si vorrebbero infatti porre sullo stesso piano del matrimonio scelte diverse e meno impegnative, come la semplice convivenza o la scelta di rimanere sempre fidanzati, continuando ad abitare nelle rispettive famiglie di provenienza, offuscando l’orizzonte dell’amore, che per sua natura rende capaci del dono totale di sé. La Chiesa non giudica e non intende allontanare chi compie tali scelte; al contrario desidera entrare in un proficuo dialogo con loro e li invita a non allontanarsi dalla vita ecclesiale. Non può però rinunciare ad affermare che vi è una forma di relazione della coppia, quella matrimoniale, che non può essere comparata con le altre forme di convivenza o accompagnamento, perché basata sull’assunzione definitiva del proprio impegno nei confronti dell’altro. Siamo dunque particolarmente riconoscenti alle tante coppie di sposi e genitori che, in un simile contesto, ogni giorno testimoniano il Vangelo del matrimonio e della famiglia, e con la loro vita annunciano che la famiglia e il matrimonio sono un Vangelo, cioè una vita piena e degna di essere vissuta”. (OPPMF, n. 2).

Gli Orientamenti pastorali per la preparazione al matrimonio e alla famiglia della Conferenza episcopale italiana, usciti alla fine del 2012, hanno colto bene la situazione diffusa anche nella nostra realtà locale.

I giovani che si preparano al matrimonio spesso mostrano, assieme ad una fragilità umana, affettiva[footnoteRef:4] e relazionale, anche una sorta di analfabetismo di fede, cioè la mancanza di un’esperienza positiva di fede che riesca a fondare la scelta matrimoniale nel suo significato vero: è questo un chiaro campo di nuova evangelizzazione, ma il campo è di Dio! [4: Cfr. Diocesi di Treviso (a cura di d. Sandro Dalle Fratte), L’alfabeto del matrimonio: vivere l’amore, gli affetti e la sessualità, S. Liberale, Treviso, 2016. ]

Il matrimonio non è più una realtà ovvia, pacifica. Tante sono le minacce che ci stanno provocando ad una risposta formativa più accurata e coinvolgente, capace di indirizzare i fidanzati al progetto di vita che sta fiorendo in loro.

Un percorso di preparazione al matrimonio oggi si rivela come un’occasione per accompagnare ad una fede adulta ancorata alla vita, si pone tra provocazione e vocazione, invita a passare da corsi a percorsi: questo ci viene chiesto per essere vicini alle persone che desiderano sposarsi seguendo lo stile di Gesù!

Da più parti poi si evidenzia l’individualismo diffuso, per cui il matrimonio è diventato un affare privato, che interessa solo la coppia, non un compito e una bella occasione per la comunità di accogliere, accompagnare, sostenere i primi passi di chi si sposa, inserendoli nella vita della famiglia parrocchiale.

Ora le proposte fatte in Diocesi rispondono solo parzialmente alle forti provocazioni che questo tempo ci sta ponendo. A fronte di tali esigenze sono promossi una cinquantina di percorsi per fidanzati distribuiti nelle varie zone (vedi cartina Diocesi nel sito), proposti con varie modalità, con più di 1500 matrimoni celebrati negli ultimi anni[footnoteRef:5]. [5: Riportiamo alcuni dati degli ultimi anni: numero di matrimoni celebrati in Diocesi: 2004 = 2428; 2010 = 1887; 2011 = 1897; 2012 = 1697; 2013 = 1427; 2014 = 1494 (di cui 174 fuori Diocesi, 106 canonici dopo il civile, 22 misti, 12 con disparità di culto); 2015 = 1513 (di cui 145 fuori Diocesi - poco meno del 10%-, 87 canonici dopo il civile (cioè quasi il 6%), 18 con disparità di culto, 30 misti (con battezzati non cattolici), 11 di persone già sposate civilmente e divorziate); 2016 = 1503 (di cui 155 fuori Diocesi - poco meno del 11%, 96 canonici dopo il civile (più del 6%), 21 con disparità di culto, 27 misti (con battezzati non cattolici), 17 di persone già sposate civilmente e divorziate); 2017 = 1227 (di cui 125 fuori diocesi (circa 10%), 87 canonici dopo il civile (7,1%), 12 con disparità di culto, 30 misti (con battezzati non cattolici), 8 di persone già sposate civilmente e divorziate)]

Alcune domande, perciò, motivano il presente sussidio: come aiutare la Chiesa, gli accompagnatori, i sacerdoti in questa importante missione nei confronti e con i fidanzati? A cosa puntare, come accompagnare in questo “catecumenato”? Cosa ci sta chiedendo il Signore in ordine alla preparazione al matrimonio nella nostra Diocesi? Come interconnettere questo servizio perché sia più efficace nel raggiungere e accompagnare i nubendi?

La Chiesa

Gli Orientamenti CEI, come anche i Sinodi sulla famiglia (2014 e 2015) e il loro frutto, nonché l’Esortazione pastorale Amoris laetitia di Papa Francesco, insistono sul valore essenziale del senso ecclesiale (AL 205-216). Il soggetto che propone è la Chiesa. In tale senso è importante che tutta la comunità sia coinvolta in questo compito fondamentale per la vita della Chiesa. Ogni parrocchia dovrebbe diffondere e sostenere i percorsi, attivi in vicariato e in zona, fare in modo che siano accessibili, e non intenderli solo come un’incombenza per alcune generose persone, ma anche come un proprio compito e un’occasione per raggiungere gli sposi novelli che verranno ad abitare nel proprio territorio.[footnoteRef:6] [6: Non manchino coppie di ogni parrocchia attive nei percorsi che tengano il riferimento alla comunità.]

Diamo molto valore e profondiamo fior di energie per l’Iniziazione cristiana, spesso un po’ meno per questo passaggio di maturazione della coppia, che col sacramento del matrimonio riceve anche un’identità e un compito ecclesiali: i fidanzati sono un dono e portatori di un dono per la nostra comunità, prima che una preoccupazione.

“L’urgenza pastorale, che coinvolge tutte le strutture della Chiesa, spinge a convergere verso un comune intento ordinato alla preparazione adeguata al matrimonio, in una sorta di nuovo catecumenato”[footnoteRef:7]. [7: Papa Francesco, Ai tribunali della Rota romana nell’inaugurazione dell’anno giudiziario, Città del Vaticano, 22 gennaio 2016.]

Come è nato questo testo?

Il lavoro che ha portato a questo strumento ha un sapore veramente sinodale. Il tutto è partito dalla richiesta delle segreterie vicariali di pastorale familiare[footnoteRef:8] che tra le urgenze immediate presentavano quella della preparazione al matrimonio, viste le fatiche e le difficoltà che i vari percorsi si trovavano a vivere: cambiamento dei soggetti, diffusione della convivenza, assenza di fede, ignoranza del sacramento del matrimonio, immaturità; ma anche carenza di accompagnatori e di preparazione adeguata per questo servizio; assenza di collegamento tra percorsi e con la vita delle comunità… [8: Riportiamo alcuni tratti delle proposte emerse: “Uno dei campi da approfondire è dunque quello della preparazione al Matrimonio. Si è pensato di iniziare un percorso che ha la finalità di conoscere l’esistente, mettere a confronto le proposte per valutarne l’efficacia oggi in ordine al sacramento e alla coppia di oggi, ma anche dell’idea di famiglia e di amore che oggi percorre il nostro ambiente. Si tratta di arrivare a interagire nei vicariati (coinvolgendo tutti i soggetti che propongono itinerari di formazione al Matrimonio) per conoscere i percorsi, i metodi, le persone coinvolte, gli atteggiamenti … è un lavoro conoscitivo e di confronto per arrivare a proporre corsi più adatti al nostro tempo attuale e diversificati per rispondere alle numerose e varie richieste.Si tratta di rinnovare il nostro annunciare e testimoniare Gesù Cristo, in un contesto dove la fede si dimostra superficiale e incapace a motivare e sostenere il sacramento: rievangelizzare prima di ogni proposta.Serve il coraggio di un’ampia consultazione di base per confrontarci su contenuti, finalità, progettualità, confrontarci sul cammino e la proposta che la Chiesa sta maturando (a livello nazionale e Triveneto si è approfondito molto questo campo), in vista di un progetto diocesano di pastorale familiare capace di unire nel sentire comune della fede e di rispondere all’uomo di oggi che cerca ancora l’Amore. Tutto questo aiuterà a far crescere uno stile familiare dentro la nostra Diocesi”. ]

Così nel 2011 ha preso avvio il progetto di preparazione al matrimonio (PPM)[footnoteRef:9]. L’ufficio di Pastorale Familiare ha promosso un lavoro di valutazione delle attuali proposte mediante un questionario conoscitivo delle realtà degli Itinerari di preparazione al matrimonio per le giovani coppie. Si è trattato di un’indagine preziosa, aperta alle sollecitazioni della realtà e dello Spirito, con lo scopo di offrire concrete risposte e rendere più adeguati i corsi. [9: D’ora in poi useremo questa sigla PPM per indicare i percorsi di preparazione al matrimonio.]

Volendo inoltre coinvolgere, per quanto possibile, tutti gli animatori dei corsi e il territorio, si è partiti dall’incontro con i coordinatori vicariali di pastorale familiare (preti e coppie) estendendolo poi alle segreterie vicariali (in genere le coppie rappresentanti delle parrocchie). Da questo passaggio sono emerse interessanti prospettive (che hanno orientato il lavoro nel metodo e nelle esigenze) e un profondo desiderio di collaborazione.

Il 28 gennaio 2012, a Paderno di Ponzano, è stata invitata almeno una coppia in rappresentanza di ogni corso fidanzati (su 52 ne erano presenti 40). E’ stata un’occasione molto proficua, da cui sono emerse quattro piste da approfondire:

1. Il sacramento del matrimonio, contenuti e proposte

2. La convivenza e i percorsi di preparazione al matrimonio

3. L’apertura ecclesiale: collegamento con la Chiesa nel territorio (vicariati, Collaborazioni Pastorali, Diocesi), collaborazione tra corsi, collegamento alle parrocchie di provenienza e di destinazione

4. Il prima e il dopo del corso fidanzati

Queste piste sono state approfondite e studiate attraverso laboratori di ricerca, studio e confronto con la Parola di Dio, il magistero e l’esperienza. L’obiettivo era quello di tracciare il percorso, offrire materiali, spunti di contenuto e proposte valide per migliorare il nostro servizio. In questo sono stati coinvolti il maggior numero possibile di collaboratori (sposi e sacerdoti impegnati nei corsi) e le segreterie vicariali, per arricchire l’indagine e le proposte, per condividere bisogni e necessità e maturare un linguaggio comune in sinergia e reciprocità.

Il 1 giugno 2013 si è tenuto un convegno[footnoteRef:10] di restituzione del lavoro compiuto, alla presenza di Mons. Solmi, presidente della Commissione famiglia e vita della CEI, che non solo ha manifestato grande interesse e si è congratulato per il lavoro svolto, ma ha contribuito con altre indicazioni e suggerimenti. Si è auspicata quindi la produzione di uno strumento utile a migliorare questo servizio e l’attivazione di percorsi di sostegno degli Itinerari e di formazione degli accompagnatori. [10: Video del Convegno: http://www.youtube.com/playlist?list=PLeWuVhfj3zcedXotUhHaGvabo6nv7ZQ6o]

Quindi ora l’Ufficio per la pastorale della Famiglia e della Vita con un’apposita commissione ha elaborato il presente sussidio e si propone di coordinare, collegare e sostenere anche nella formazione quanti operano nella preparazione al matrimonio attraverso un apposito gruppo di lavoro.

Senso dello strumento?

Come richiesto da chi è coinvolto direttamente nei percorsi di preparazione al matrimonio e dalla recente Esortazione post-sinodale di Papa Francesco[footnoteRef:11] questo strumento vuole avere un senso pratico, sinodale, di condivisione, al fine di favorire il compito ecclesiale: collegare, accogliere, accompagnare, discernere e integrare[footnoteRef:12]. [11: “Guidare i fidanzati nel cammino di preparazione al matrimonio” (AL 205ss).] [12: AL VIII.]

Si propone come un aiuto concreto a preti, sposi e consacrati che sono chiamati a svolgere questo servizio nella Chiesa/comunità, rispondendo alla chiamata al rinnovamento missionario che stiamo avvertendo oggi nella Chiesa.

Vuole anche aiutare a formare cristiani adulti nella fede, che vivano come tali il sacramento del matrimonio, offrendo loro strumenti di maturazione, discernimento, scelta che aprono al cammino futuro (si inizia a sposarsi il giorno delle nozze), consapevoli che gli sposi novelli non vanno lasciati soli, ma accolti, integrati e accompagnati.

Vuole aprire anche occasioni di formazione per gli accompagnatori e per gli operatori di pastorale familiare, in modo che, come si legge in Amoris Laetitia: “Itinerari e corsi di formazione destinati specificamente agli operatori pastorali potranno renderli idonei ad inserire lo stesso cammino di preparazione al matrimonio nella più ampia dinamica della vita ecclesiale” (AL 204).

Non si tratta dunque di un direttorio o un testo chiuso e normativo: il presente sussidio è invece una realtà aperta che chiede di essere continuamente aggiornata, uno strumento utile e da rinnovare in continuazione con l’aiuto di tutti per un servizio condiviso, nella chiesa e nella società.

Il sussidio stesso è stato scritto a più mani e, come segno di comunione e condivisione, si è scelto di conservare le inevitabili disomogeneità che qua e là traspaiono nello stile di scrittura.

Come chiamare chi frequenta questi percorsi?

Visti i cambiamenti in atto, anche i termini cambiano significato. Un tempo chi frequentava i PPM era chiamato “fidanzato”, ma ora che molte sono le convivenze il termine sembra perdere il suo valore. Comunque, per praticità ed evitare giri di parole, useremo i termini “fidanzati” e “nubendi” intendendo tutti coloro che si presentano ai PPM per prepararsi al matrimonio.

Struttura e modalità di utilizzo del sussidio

Il sussidio nasce come strumento pratico al servizio delle équipe e degli accompagnatori dei percorsi in preparazione al matrimonio cristiano.

La struttura del testo si articola in quattro sezioni, consultabili anche in modo indipendente, che propongono gli obiettivi essenziali nella progettazione di un percorso di preparazione al matrimonio, in una logica di integrazione e verifica rispetto a quanto proposto fino ad oggi nelle diverse esperienze in Diocesi.

Sezione 1 – Soggetti, metodi e tempi

Sezione 2 – Obiettivi, contenuti e suggerimenti pratici

Sezione 3 – Temi importanti e proposte

Sezione 4 - Strumenti

Il sussidio focalizza nella prima sezione i “soggetti ecclesiali” che sono direttamente coinvolti nei PPM, mettendo al centro le persone e le relazioni che si vengono a creare: il Signore che chiama, la Chiesa che accoglie, i credenti che si impegnano nella testimonianza, nell’accoglienza e nell’accompagnamento (l’équipe) e i nubendi, protagonisti nel loro tempo, nel loro contesto di partenza e riferimento, chiamati ad amarsi dal Dio che ama.

Vengono inoltre date alcune indicazioni pratiche sui possibili metodi di conduzione degli incontri e sugli accorgimenti che si dovrebbero avere nel progettare e organizzare i percorsi rispetto alle situazioni attuali delle coppie e ai tempi con cui oggi siamo chiamati tutti a confrontarci.

Nella seconda sezione si collocano le dimensioni fondamentali che l’équipe dovrebbe tenere presenti nella progettazione dei PPM. Ogni dimensione è articolata in obiettivi, sintesi dei contenuti principali e suggerimenti pratici. Si parte dal concetto chiave dell’accoglienza come proposta concreta di stile per la testimonianza che gli accompagnatori dovrebbero dare nel loro servizio alle coppie, per passare al tema della ecclesialità e al valore della comunità cristiana che accoglie il dono della presenza delle coppie, le sostiene con la preghiera, camminando insieme a loro.

Si va poi al cuore dei percorsi, affrontando i temi che concretizzano la centralità di Cristo e l’importanza che l’incontro vero con Lui dovrebbe avere per i nubendi che chiedono di sposarsi in Chiesa e celebrare il Sacramento del Matrimonio. La riscoperta di un’esperienza autentica di fede, mediante la presa di coscienza di essere in cammino, di aver ricevuto un dono grande, l’“Altro” da custodire, la ripresa forte dell’aspetto vocazionale, la relazione e la sessualità sono temi fondamentali da tenere presenti nella progettazione del percorso.

La terza sezione ha l’obiettivo di fornire proposte concrete (sull’esempio di percorsi già attuati in Diocesi) e indicazioni pratiche per l’impostazione delle singole tappe o argomenti.

La quarta e ultima sezione è dedicata agli strumenti (proposta di celebrazioni, film, siti utili e bibliografia) che possono rendere le proposte degli itinerari ancora più efficaci e complete, dando l’opportunità ai nubendi di vivere anche in modo esperienziale i temi affrontati.

Per approcciare questo testo suggeriamo di procedere prima con una lettura integrale del sussidio, dall’inizio alla fine, in modo tale da ricavare innanzitutto una visione complessiva e organica del sussidio. Successivamente può essere consultato sezione per sezione in base alle necessità.

SEZIONE 1

SOGGETTI, METODI E TEMPI

I Soggetti

Nubendi, fidanzati, o… chi si prepara al matrimonio

A loro è destinato l’itinerario di preparazione al matrimonio.

E’ essenziale perciò conoscere i fidanzati, il loro ambiente, il nostro tempo con le sue difficoltà e opportunità. La conoscenza è primaria per avvicinarli con simpatia e partire da dove realmente si trovano a livello spirituale, affettivo, esperienziale, relazionale e morale, secondo l’approccio suggerito da Amoris Laetitia (partire dalla realtà e non dai modelli. Cfr AL 36).

La condizione media dei giovani-adulti che si avvicinano al matrimonio. Nella maggior parte dei giovani-adulti che si fidanzano, è diffusa la condizione di una fede rimasta assopita fin dagli anni della prima adolescenza, quando formalmente si conclude il percorso più strettamente sacramentale dell’Iniziazione cristiana. Oggi si prospetta la possibilità di riprendere l’esperienza di fede proprio nel momento in cui essi compiono la scelta definitiva di vita, comprendente anche una responsabilità pubblica. La maggior parte di loro, pur avendo lasciato la pratica religiosa, dimostra nuova sensibilità e disponibilità, anche se non di rado acerbe e inespresse. Tale opportunità pastorale non va trascurata, ma colta e valorizzata.

Il tempo del “fidanzamento” appare sempre più la stagione della vita in cui, forse per la prima volta in maniera così diretta e globale, i giovani-adulti sono provocati a scelte decisive.

La scelta del matrimonio spesso le rappresenta e le porta a pienezza per qualificarsi pubblicamente in ordine a dei significati di esistenza: matrimonio civile o religioso, sposo e sposa, responsabilità verso la persona amata, maternità e paternità, autonomia dalle famiglie d’origine, professione, ecc. Proprio questo contesto esistenziale lascia intravedere la possibilità di riprendere e portare a compimento il percorso di iniziazione cristiana, intesa come cammino progressivo e graduale che conduce ad una scelta di fede personale e adulta. Dunque “ricominciare” rappresenta una caratterizzazione tipica di questa stagione della vita in ordine all’esperienza stessa della fede (EVBDV 37).

Appare allora molto importante recuperare, dal punto di vista esistenziale-spirituale, l’esperienza dell’innamoramento, che contiene in sé una dinamica capace di manifestare contemporaneamente alcuni aspetti costitutivi dell’esperienza cristiana: la vocazione di ogni uomo-donna all’amore, la verità dell’amore, la dimensione della stabilità dell’amore.

Il Vangelo incontra ogni vicenda d’amore. A partire dalla fede è possibile superare molte forme “sconfortate” di approccio alla complessità della relazione di coppia. Spesso ci si sente spiazzati di fronte a tale complessità. Ma non si può minimizzare la problematica che ne deriva o al contrario osteggiarla. Una comunità che crede in Colui che è il suo Salvatore non prende le distanze neppure dalle eventuali ambivalenze o contraddizioni dei legami affettivi o dalle lacune nella preparazione al matrimonio cristiano. Il “bell’annuncio dell’amore” non può né intristirsi né scoraggiarsi di fronte a una condizione esistenziale ancora “informe” o quando si profila un appello caduto a vuoto. Il Vangelo riguarda tutti, per cui ogni vicenda umana d’amore porta in sé il bisogno di lasciarsi incontrare e autenticare dal Vangelo di Dio. Il Vangelo non è una proposta eccezionale per persone eccezionali, e la Chiesa non potrà mai diventare una setta di eletti o un gruppo chiuso di perfetti, ma sarà una comunità di salvati, peccatori perdonati, sempre in cammino dietro all’unico Maestro e Signore.

L’amore nel fidanzamento e la chiamata alla fede. I fidanzati che si avvicinano alla comunità cristiana sono portatori, a diverso livello, di un desiderio di realizzazione della propria storia d’amore e del loro “stare insieme”, che l’esperienza di fede di una comunità cristiana può riconoscere come luogo della chiamata divina a diventare “sposi nel Signore”. Solo in questa speranza la comunità può oggi lasciarsi coinvolgere nella ricerca e nel cammino di una coppia che essa chiama “fidanzati”. Il desiderio di amarsi vicendevolmente tra uomo e donna è il terreno buono su cui è possibile spargere con sovrabbondanza il seme del Vangelo dell’amore.

I segni dell’apertura al Vangelo. Ogni coppia che abbia iniziato a costruire un progetto orientato alla scelta di vita coniugale rappresenta un segno nei riguardi della comunità cristiana a cui fa riferimento, poiché è la comunità stessa ad essere interpellata affinché possa fare dono della “perla preziosa” del Vangelo. Le coppie che chiedono di essere accompagnate alla celebrazione delle nozze rappresentano un germe di apertura, di ricerca di un significato esistenziale e di fede con cui sostanziare la costruzione di un progetto di vita coniugale[footnoteRef:13]. A questo titolo i fidanzati giungono alle soglie dell’esperienza ecclesiale. [13: AL 212: “Cari fidanzati, abbiate il coraggio di essere differenti, non lasciatevi divorare dalla società del consumo e dell’apparenza”.]

La crescita affettiva tra impreparazione e isolamento. Non è raro nel variegato contesto odierno riscontrare nelle stesse coppie di fidanzati una sorta di “impreparazione affettiva” ad affrontare le fasi di costruzione della vita “a due”, nella prospettiva della scelta di vita coniugale. Tale condizione non sembra determinata da fattori di pregiudizio o di particolare posizione ideologica, bensì dall'odierno clima culturale e sociale. Affinché il cammino di fede non sia disgiunto, ma integrato nella crescita affettiva della coppia di fidanzati, è necessario quindi commisurare la proposta di un cammino già definito nel suo fondamentale orientamento con le reali possibilità di assimilazione e le concrete potenzialità di maturazione di ciascuna coppia.

Un’ulteriore condizione esistenziale attira oggi l’attenzione di chi accompagna i fidanzati, ed è la solitudine della coppia, situazione sempre più frequente proprio mentre essa attraversa questa originale stagione dell’amore. Varie ne sono le cause.

Il rapporto con le famiglie d’origine, per esempio, è a volte motivo di tensione anche all’interno della coppia con l’insorgere di situazioni conflittuali di difficile gestione che la conducono a strategie di difesa ed isolamento. I fidanzati vanno, invece, aiutati a ricercare e a definire la propria strada, ritrovando un corretto rapporto con i loro genitori. Si tratta, in particolare, di farlo evolvere, riscoprendolo anche come motivo di crescita.

Spesso, poi, succede che la nuova coppia fatichi a intrecciare rapporti sociali. Si tende infatti a concepire il rapporto a due come libero e svincolato da prospettive di legame duraturo e stabile[footnoteRef:14]. Ciò contribuisce a renderlo labile e poco incisivo socialmente. La tendenza a relegarlo nella sfera “privata” lo trattiene anche rispetto alla dimensione sociale. La coppia stessa sembra crearsi uno spazio che ammortizza interferenze esterne di vario genere. Diviene, allora, decisivo offrire condizioni di apertura alle altre coppie, di condivisione con loro, di confronto e di aiuto vicendevole. Le nuove coppie dovranno essere aiutate a crearsi una nuova comunità di riferimento, nella quale poter condividere il nuovo percorso intrapreso e sentirsi meno isolate. L’intento di realizzare un tessuto relazionale è decisivo per apprendere uno stile di vita ecclesiale e per offrire la possibilità della comunicazione della fede. Queste forme di apertura non intaccano la dovuta dimensione di intimità della coppia, anzi possono arricchirla ed infonderle ulteriore capacità relazionale. [14: Lacroix X., La coppia attraverso gli anni, Qiqajon, Magnano (Bi), 2012; Bastaire J., Matrimonio: amore senza fine, Qiqajon, Magnano (Bi), 2011.]

Infine è importante considerare lo spostamento dell’età media in cui ci si sposa. Le scelte vengono rimandate per vari motivi e questo non facilita la preparazione, la conoscenza reciproca, l’apertura alla vita, la disponibilità a rimettersi in gioco nella relazione, nel cammino di fede e nelle prove che naturalmente si incontrano nella vita coniugale.

Il “mistero nascosto” di ogni storia d’amore. La vicenda d’amore di due fidanzati, qualsiasi possa essere la consapevolezza di fede che essi hanno raggiunto, è parabola affascinante della sollecitudine amorosa di Dio per ciascuna persona. Vi è un “mistero nascosto” in ogni autentica storia d’amore. Quando due fidanzati si aprono ad un progetto di vita coniugale vi è già un’implicita apertura alla chiamata divina che fin dagli albori della creazione conduce la donna all’uomo affinché “i due diventino una sola carne”. Chi accompagna i fidanzati sa di dover custodire tale mistero fino ad una sua ulteriore manifestazione sempre attesa e preparata, quale anticipazione del “mistero nuziale”.

Convivenze[footnoteRef:15]. La scelta del matrimonio, per la maggior parte di coloro che si presentano ai nostri percorsi di preparazione alla celebrazione delle nozze, giunge mentre stanno sperimentando la convivenza. Questo, da una parte, ci fa dire quanto la loro relazione di coppia sia vissuta a prescindere dal senso cristiano nella sua rilevanza spirituale, morale, ecclesiale e sociale. Dall’altra però si possono cogliere nella stessa convivenza aspetti indicativi preziosi: spesso la scelta di convivere non è alternativa al matrimonio, ma viene considerata un passaggio al matrimonio. Il desiderio di famiglia e di famiglia che deve nascere “in Chiesa”, a fronte dell’impietosa e massiccia congiura “massmediale” e culturale contro il matrimonio, è ancora forte e resistente[footnoteRef:16]. [15: Alcuni spunti per approfondire: Familiaris Consortio, n° 37 Educare ai valori essenziali della vita umana; n° 66 La preparazione; n° 79 Azione pastorale di fronte ad alcune situazioni irregolari; n° 80 Il matrimonio per esperimento; n° 81 Unioni libere di fatto; n° 82 Cattolici uniti col solo matrimonio civile.Direttorio di Pastorale Familiare: n° 23 Vocazione all’amore; n° 28 Un’educazione vocazionale; n° 227 Forme di convivenza; n° 228 Attenta opera di discernimento.Catechismo della Chiesa Cattolica: n° 372 L’uomo e la donna sono fatti “l’uno per l’altro”; n° 1604 Dio chiama l’uomo e la donna all’amore.] [16: AA.VV., Erosi dai media. Le trappole dell’ipersessualizzazione moderna, San Paolo, Cinisello B., MI, 2011).]

Ma “Chi sono i conviventi?” e, soprattutto, “Cosa intendiamo per convivenza?”.

Le definizioni date alla convivenza[footnoteRef:17] spesso provocano disagio e discriminazione per le coppie che la vivono in modo stabile, rispetto a quei fidanzati che vivono una relazione sessuale e coabitativa in forma non continuativa, legata ai week-end, periodi di ferie, ecc.. [17: “Convivenza, coabitazione accompagnata da una relazione sessuale - il che la distingue da altri tipi di convivenze - e da una relativa tendenza alla stabilità - che la distingue dai legami con coabitazioni sporadiche o occasionali - Tale coabitazione è caratterizzata dal fatto di ignorare, rimandare o rifiutare l’impegno coniugale”. (Gilberto Gobbi, Sposarsi o convivere oggi: Le radici, le ragioni, gli orizzonti di una scelta, Fede e cultura, Verona, 2015.]

In effetti occorre riportare al centro la persona e la coppia con la conseguente necessità di un rapporto autentico per iniziare o riprendere un cammino di conversione.

La convivenza, spesso anche già con la presenza di figli, chiede di riflettere insieme, soprattutto attraverso un dialogo aperto e accogliente con gli animatori e i sacerdoti degli itinerari, i quali non nascondono a volte una forma di imbarazzo e disagio, facendo notare che la Chiesa deve tenere presente questi nuovi stili di vita per non rischiare di perdere una opportunità di incontro.

In sintesi ritroviamo tre motivi che spingono alla convivenza:

1. Per verificare se il rapporto funziona: una sorta di prova, per il gusto di vivere insieme per un certo tempo, nel quale ciascuno vuole conservare la sua libertà e non si lascia troppo coinvolgere. Non si esclude comunque un impegno definitivo.

2. Per ragioni economiche: la difficoltà a trovare lavoro o a risolvere il problema abitativo induce ad anticipare la scelta di una coabitazione.

3. Per scelta: un rifiuto verso il matrimonio considerato come “contratto”.

La convivenza oggi è sentita comunemente come una forma di evoluzione storica e culturale (“lo fanno tutti”) del modo di essere famiglia, più idonea ai tempi attuali (insicurezza economica, precarietà del mondo del lavoro, frammentazione dei legami familiari...); per molti è un tempo di sperimentazione, di prova, di provvisorietà, dove ci si mette in relazione fino ad un certo punto, non ci si gioca fino in fondo.

Ma quando si continua a sperimentarsi con l’altro, senza aprirsi totalmente nella relazione di coppia, difficilmente può iniziare l’atto di fiducia e di impegno totale.

Nella nostra Diocesi l’attenzione all’accoglienza nei confronti delle coppie conviventi, all’interno degli itinerari in preparazione al matrimonio, è prioritaria e pressoché costante in tutti.

Nella maggioranza dei PPM la proposta è la medesima con tematiche, relazioni e confronti paritetici per coppie conviventi e coppie di fidanzati. Ma emergono alcune considerazioni significative:

· Convivere non prepara al matrimonio e non favorisce le indispensabili occasioni di conoscenza, perché il normale ritmo di coppia e i figli non garantiscono il tempo di confronto, vicinanza e dialogo necessari per il fidanzamento.

· Aumentando gli anni di convivenza, aumenta la probabilità di separazione[footnoteRef:18]. [18: Per tutti i matrimoni, dal 1980 in poi, la convivenza è associata a un maggior rischio di separazione e divorzio” … I danni causati dalla coabitazione aumentano quando si è con qualcuno che non è l’eventuale coniuge. La convivenza prima del matrimonio comporta un rischio di divorzio superiore del 15%. Una precedente coabitazione con altri partner porta a un rischio di divorzio maggiore del 45%. (fonte: https://it.zenit.org/articles/matrimonio-e-convivenza-non-sono-la-stessa-cosa/)]

· Per convivere non è fondamentale l’amore, mentre per “attendere” è fondamentale l’amore, in relazione al rispetto di sé e dell’altro.

· Difficilmente si va a convivere se c’è un progetto di coppia.

· La convivenza viene associata ad assaggiare, provare, verificare... elementi che indicano un atteggiamento di insicurezza.

· Nonostante la bellezza che i conviventi sperimentano, rimane la paura del “per sempre”?

· Quali messaggi veicolano i mezzi di informazione in riferimento alla relazione?

· Nelle nostre comunità quale “gusto” diamo del Sacramento del Matrimonio?

Il tema delle convivenze ha da sempre interrogato la Chiesa, ma se poniamo questa “nuova” modalità di relazione all’interno dei PPM, essa sollecita sia i conviventi che l’équipe degli animatori.

Nei PPM riscontriamo infatti percentuali di coppie conviventi che si attestano attorno al 70%, rispetto a quelle coppie che definiamo fidanzati “standard”. I dati percentuali sono significativi e possono segnalare un’occasione di evangelizzazione, innestabile all’interno di un’esperienza reale e concreta, come l’amore tra un uomo e una donna.

L’équipe

Un’équipe[footnoteRef:19] è per definizione un gruppo di persone organizzate per un’attività in comune, persone unite dalla stessa passione e dagli stessi obiettivi. [19: Cfr. DPF 59.]

Lavorare in gruppo permette di utilizzare tutte le risorse di ogni membro, valorizzando ogni opinione, ritenendola degna di ascolto anche se molto diversa dalla propria. Ciò implica saper riconoscere i propri limiti ed essere aperti all’idea che l’altro possa fornire informazioni, conoscenze e competenze da integrare con le proprie per operare al meglio.

Lavoro di squadra tra sposi e presbiteri. Il cammino di preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia ha bisogno di essere sostenuto da persone incaricate dalla comunità e adeguatamente preparate a questo servizio. È auspicabile che, ad accompagnare il percorso di preparazione al matrimonio cristiano, ci sia un’équipe di animatori formata da un sacerdote e coppie di sposi.

L’importanza della sinergia fra sacerdoti e coppie di sposi in questa delicata cura pastorale non è motivata dal fatto che il prete non può fare tutto o che solo la coppia ha la competenza esperienziale specifica nel parlare di vita matrimoniale, ma ha una ragione teologica profonda, ben espressa anche dal recente Magistero: l’Ordine e il Matrimonio specificano la comune e fondamentale vocazione battesimale; entrambi sono segno dell’amore sponsale di Cristo per la Chiesa. L’Ordine e il Matrimonio sono ordinati alla salvezza altrui: se contribuiscono alla salvezza personale, questo avviene attraverso il dono e il servizio agli altri.

Per accompagnare i fidanzati nella preparazione al Matrimonio non sono indispensabili titoli di studio particolari (anche se è bene che ci sia una formazione minima sui temi affrontati), né esperienze di vita eccezionali: non coppie-modello dunque, ma persone che nella ordinarietà delle vicende quotidiane cercano di incarnare la loro fede. È importante allora una convinta adesione ai valori della fede, insieme ad una buona testimonianza di vita cristiana; il tutto accompagnato da doti umane di animazione e capacità di relazione accogliente.

Quanto più le coppie di sposi che accompagnano il percorso riusciranno a far trasparire la verità della loro relazione d’amore nel quotidiano (fatta anche di fatiche, cadute, confronto, conversione), tanto maggiore sarà la loro credibilità e la possibilità di condividere con i partecipanti l’esperienza di fede nell’Amore verso cui ciascuna coppia è chiamata a camminare.

D’altra parte, la presenza del sacerdote agli incontri è testimonianza importante di una modalità di vivere l’Amore che ha trovato la strada della disponibilità totale all’Altro e agli altri. Per esempio, è bene che egli sappia porsi in un atteggiamento di accoglienza più che di giudizio, sia disposto a seminare senza garanzie di raccogliere, si sforzi di scorgere nelle storie delle coppie di fidanzati la possibilità di un cammino più profondo anche dove le povertà spirituali sembrano evidenti.

Il credente, imitando quel “servire fino alla fine”, comprende che, avendo ricevuto tutto quello che ha e che è, non può non sentirsi spinto, per gratitudine, a porre a servizio degli altri quanto gli è stato donato per sola grazia. Il servizio nasce dal cuore del battezzato, dalla sua radice battesimale come una necessità e trova forza dall'Eucaristia che plasma i nostri atteggiamenti e il nostro cuore.

L’accompagnatore dei percorsi di preparazione al matrimonio. Accompagnatori di pastorale si diventa, grazie alla cura della propria formazione e ad una periodica revisione (personale e di gruppo) del proprio servizio pastorale nella comunità: questo per evitare di cadere nell’improvvisazione e nello spontaneismo durante gli incontri e per non abbandonarsi ad un cliché standardizzato e rigido.

Se i fidanzati devono essere i veri protagonisti degli incontri di preparazione al sacramento del Matrimonio, occorre anche saper calibrare i contenuti degli incontri e le modalità comunicative su di loro, la loro sensibilità, il loro modo di pensare, a volte anche sui loro pregiudizi. Negli anni ‘70 si diceva che un bravo insegnante di latino deve sì conoscere il latino, ma prima dovrebbe... conoscere Pierino, a cui cerca di far imparare e amare il latino!

In Amoris Laetitia è evidenziato come le coppie accompagnatrici debbano essere innamorate del proprio sacramento e porsi verso i fidanzati in atteggiamento di disponibilità come dei compagni di viaggio, e con un modo attraente e cordiale: vale che “non il molto sapere sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e il gustare interiormente le cose” (AL 207).

Il valore della testimonianza risulta fondamentale. E se il PPM può diventare un’occasione per facilitare l’incontro con Cristo, l’accoglienza e l’accompagnamento dei fidanzati dovrebbero essere vissuti “sulla misura del Cuore di Cristo” (FC 65): “i bisogni fraterni e comunitari sono un’occasione per aprire sempre più il cuore, e questo rende possibile un incontro con il Signore sempre più pieno” (AL 316).

La “misura del Cuore di Cristo” richiama l’amore misericordioso del Padre che evidenzia la preziosità di ogni persona e ogni storia di fronte agli occhi di Dio, per questo la “misura del Cuore di Cristo” dovrebbe essere “criterio e metodo” dell’agire degli accompagnatori, sposi e sacerdoti.

A tal proposito in Amoris Laetitia, in particolare dal n. 36 al n. 39, troviamo alcuni atteggiamenti, che coloro che accompagnano i fidanzati dovrebbero assumere: umiltà e realismo, fiducia nella grazia, apertura alla grazia, stima nella forza della grazia. Papa Francesco ci offre la possibilità di un discernimento all’interno dei nostri percorsi, sia nei contenuti che nella formazione, invitando ad “una salutare reazione di autocritica” capace di avviare in modo effettivo “una pastorale positiva, accogliente, che rende possibile un approfondimento graduale delle esigenze del Vangelo” (AL 38).

Alle coppie che si impegnano con i fidanzati sono richieste, infatti, fondamentalmente alcune caratteristiche, raggiungibili anche attraverso un’opportuna formazione:

· Testimonianza di vita. Anzitutto, lo sforzo di vivere bene il proprio matrimonio, per essere testimoni gioiosi dell’Amore nella verità concreta e non nella teoria (persone in cammino, non perfette), vuol dire vivere il Battesimo nel proprio stato di vita coniugale e comporta l’appartenenza chiara alla comunità cristiana e un normale bagaglio di qualità umane, soprattutto relazionali, che permettano di vivere in modo equilibrato la propria realtà nuziale (altrimenti, che tipo di testimonianza si potrebbe offrire?). L’accompagnatore, tuttavia, sia sacerdote che laico, non «predica» semplicemente ciò che vive (perché saremmo tutti molto deficitari), bensì annuncia ciò in cui crede e che “si sforza” di vivere.

· Capacità di operare nella serenità perché la mano provvidente del Signore ci accompagna, con la consapevolezza che non tutto dipende dagli accompagnatori, coltivando la gioia e il senso del lavoro d’insieme con tutta la comunità.

· Confronto con la Parola di Dio. Sono necessari una certa conoscenza ed un confronto con la Parola di Dio, perché la coppia possa offrire una testimonianza gioiosa, soprattutto riguardo alla bellezza dell’essere sposi in Cristo. L’accompagnatore ha un Maestro e si sente in cammino, con punti di riferimento interiorizzati. La conoscenza della Parola non è un optional.

· Competenza e capacità di comunicare vita e contenuti ad altri. La capacità di comunicare tutto questo ad altri comporta un minimo di tecniche di comunicazione che tengano conto dell’interlocutore. Le riflessioni, quindi, devono radicarsi nelle domande e nei problemi reali dei fidanzati e dovrebbero servire loro più come stimoli ad interrogarsi che essere messaggi definitivi, tondi, esaustivi. Dovrebbero portarli a pensare più che dare pensieri compiuti. Solo così la loro fede può diventare sempre più personale e solo così si chiarisce in loro il senso autentico della relazione.

· Buona capacità di accoglienza, di ascolto e di dialogo. La coppia deve saper fare tutto ciò in un gruppo con uno stile collaborativo, sinodale e, perciò, ecclesiale. Complessivamente giova molto all’efficacia di questo lavoro pastorale assumere un atteggiamento di concretezza e di confronto, caratterizzato da umiltà e condivisione di limiti e difficoltà; una capacità (mai scontata) di ascoltare e di mettersi nei panni dell’altro, che implica l’astensione dai facili giudizi e l’incondizionata accoglienza di chi si presenta con il suo bagaglio e la sua storia, fatta di domande, a volte nascoste, e di elementi positivi e negativi. Non va annacquato poi il messaggio cristiano per farlo accettare: gli accompagnatori devono presentare la posizione della Chiesa nella sua bellezza anche se difficile da mettere in pratica; non sono infatti presenti a titolo personale, ma come portavoce della Chiesa.

La formazione [footnoteRef:20]. Le coppie animatrici nella pastorale dei fidanzati sono costituite da volontari che danno un po’ del loro tempo anche con sacrificio. Se da una parte non si deve pretendere che esse abbiano una preparazione professionale, dall’altra è importante non mandarle «allo sbaraglio» cariche solo del loro entusiasmo e della loro buona volontà. Sorge così l’impegno di ripensare alla loro formazione, perché approfondiscano la loro realtà interiore di persone e di cristiani, e crescano nell’appartenenza ecclesiale e nella missionarietà del loro servizio. È necessario che le parrocchie si orientino sempre di più verso un’armonizzazione della prassi pastorale per i fidanzati e verso una realistica formazione specifica degli operatori (laici e consacrati), perché imparino sempre di più a lavorare insieme, coordinando i loro sforzi, le loro competenze e i loro ruoli, in un’organica visione d’insieme, avendo ben chiari obiettivi, contenuti e metodologie. [20: AL 200-204]

La Diocesi propone, o ha in progetto, percorsi di preparazione e qualificazione per animatori di pastorale familiare. Si ricordano:

· Itinerario diocesano biennale per animatori di pastorale familiare

· Corso triennale proposto dal Centro della Famiglia

· Aggiornamenti per sposi e gruppi coppie[footnoteRef:21]. [21: Riportiamo titoli e temi nella bibliografia.]

· Coordinamento diocesano “Percorsi PPM”

· Corso di teologia del matrimonio in collaborazione con la Scuola di Formazione teologica

· Momenti diocesani annuali di formazione su aspetti, tematiche e metodologia dei PPM

Come garantire continuità all’equipe con l’ingresso di nuove coppie animatrici. Anche nell’ultimo censimento dei PPM in diocesi del 2015 è emersa con forza una criticità comune in quasi tutti i percorsi, ovvero la difficoltà di allargare e rinnovare l’equipe con nuove coppie di sposi che offrano un po’ del loro tempo per il servizio di accompagnamento dei fidanzati. E’ sicuramente positivo che le equipe siano composte da coppie di sposi con diversi anni di matrimonio, poiché portano una certa esperienza nella conduzione dell’itinerario e offrono ai fidanzati una testimonianza solida e matura di vita matrimoniale. Tuttavia, un’equipe “troppo matura” rischia di far venire meno la freschezza e l’entusiasmo che possono portare le coppie di sposi giovani, più vicine ai fidanzati come età e come esperienze vissute.

Come fare quindi a garantire alle equipe un rinnovamento costante che dia continuità alla proposta ? Come coinvolgere nuove coppie? Non è un problema facile da risolvere, ma ci sentiamo di dire che una strada da percorrere è sicuramente quella della cura delle relazioni con i nuovi sposi che arrivano in parrocchia. Compito non esclusivo del parroco, ma dell’equipe tutta. Si tratta quindi di avvicinare le giovani coppie di sposi, non con l’intento principale di “reclutarli” per un servizio, ma innanzitutto per farli sentire accolti nella nuova comunità. Da questa relazione gratuita potranno emergere eventualmente delle disponibilità. Gli sposi che hanno un ricordo positivo del percorso fatto da fidanzati, potranno essere certamente più propensi a donare parte del loro tempo perchè altri possano vivere un’esperienza costruttiva come loro stessi hanno vissuto. Spesso, tuttavia, ci si sente inadeguati a svolgere tale servizio, perché si pensa di non possedere tutte le abilità necessarie. In realtà conta di più il lavoro di squadra, dove ognuno può mettere in gioco ciò che lo caratterizza, nella consapevolezza che il contributo di tutti sopperisce a ciò che individualmente può risultare mancante. Parallelamente alla proposta di un percorso di formazione, tra quelli disponibili in diocesi e citati poc’anzi, si può ipotizzare un coinvolgimento graduale dei nuovi animatori, partendo dalla cura di aspetti più organizzativi e pratici che li faccia sentire parte attiva dell’equipe, ma senza gravarli da subito delle responsabilità derivanti dalla presentazione di un tema o dalla moderazione di un sottogruppo.

Il mandato del Vescovo. Il servizio svolto dagli accompagnatori dei fidanzati nei PPM rientra pienamente nella catechesi degli adulti, poiché molti fidanzati che chiedono di partecipare ai percorsi di preparazione al matrimonio hanno interrotto il loro percorso di fede da diversi anni, spesso in corrispondenza col termine dell’ iniziazione cristiana.

Il ruolo svolto dagli accompagnatori è importante quanto lo è il servizio catechistico svolto da altri adulti nei confronti dei bambini e dei ragazzi delle nostre comunità.

Si tratta di un ruolo e di una responsabilità che il nostro Vescovo vuole riconoscere ed evidenziare, estendendo anche agli animatori dei PPM il Rito del Mandato[footnoteRef:22] (proposto normalmente ad inizio dell’anno pastorale in Duomo a Treviso nel contesto di una celebrazione eucaristica, cui partecipano tutti i catechisti delle parrocchie e collaborazioni pastorali della Diocesi). [22: Cfr. OPPMF n.19: “affidare pubblicamente il mandato agli sposi che durante l’anno accompagneranno i fidanzati nel percorso di preparazione”.]

Lo stesso si potrà fare nelle parrocchie dove vengono proposti i PPM.

La comunità cristiana

I PPM chiamano in causa l’intera comunità cristiana, custode e annunciatrice del Vangelo del matrimonio. E’ la comunità che testimonia la bellezza di una vita vissuta in comunione con Gesù e in risposta alla vocazione di ciascuno, anche quella del matrimonio. Pertanto essa si prende cura della vocazione all’amore di due giovani che pensano di sposarsi, consapevole che essi, sostenuti dal sacramento nuziale, potranno essere cellula viva nella Chiesa.

Il matrimonio cristiano non è una vicenda privata che coinvolge solamente gli sposi. Interessa la comunità nella sua interezza, chiamata ad accogliere, accompagnare, formare e i fidanzati, come anche ad essere ‘luogo’ capace di sostenere i cammini che ‘ricominciano’. La sua presenza nell’itinerario va marcata e non considerata né marginale né scontata.

Papa Francesco nella Amoris Laetitia (207) ricorda:

“Invito le comunità cristiane a riconoscere che accompagnare il cammino di amore dei fidanzati è un bene per loro stesse. Come hanno detto bene i Vescovi d’Italia, coloro che si sposano sono per la comunità cristiana «una preziosa risorsa perché, impegnandosi con sincerità a crescere nell’amore e nel dono vicendevole, possono contribuire a rinnovare il tessuto stesso di tutto il corpo ecclesiale: la particolare forma di amicizia che essi vivono può diventare contagiosa, e far crescere nell’amicizia e nella fraternità la comunità cristiana di cui sono parte» (OPPMF 1). Ci sono diversi modi legittimi di organizzare la preparazione prossima al matrimonio, e ogni Chiesa locale discernerà quale sia migliore, provvedendo ad una formazione adeguata che nello stesso tempo non allontani i giovani dal sacramento”.

Ci si chiede però: come la nostra comunità ecclesiale diventa capace di corrispondere al compito di presentare ai giovani il Vangelo del matrimonio e della famiglia? Come e con quali strumenti rilegge l’esperienza maturata con i fidanzati nell’attività pastorale di questi anni? A quale ‘conversione’ pastorale si prepara?

Queste domande ispirano anche il desiderio di coordinare e sostenere meglio i percorsi che vengono proposti in Diocesi.

Metodi di conduzione degli incontri

L’organizzazione di un PPM, come accade per altre iniziative formative, non può prescindere dall’applicazione di alcune metodologie sulla conduzione degli incontri. Specialmente nei contesti in cui si prevedono dinamiche di gruppo è fondamentale seguire alcuni accorgimenti pratici che facilitano il crearsi di un clima sereno e amichevole, e aiutano i partecipanti ad aprirsi agli altri e a mettersi in gioco. Il percorso risulterà così più efficace e probabilmente lascerà un segno.

In questa parte del sussidio si offrono alcuni suggerimenti per la conduzione dei vari momenti dell’itinerario. Si tratta di buone pratiche sperimentate in Diocesi, ma non possono dirsi specifiche ed esclusive della nostra realtà diocesana. Si riepilogano qui per comodità del lettore, il quale potrà autonomamente integrarli consultando altre fonti.

Il numero di incontri: il numero di incontri da prevedere per un itinerario è innanzitutto in funzione del numero di argomenti cardine da presentare perché l’itinerario possa definirsi tale (vedi sezione “I temi che non possono mancare”). Gli OPPMF indicano un numero di dodici incontri. In Diocesi la media è compresa tra i dieci e i dodici.

Si suggerisce  di dedicare al più un argomento per ogni incontro e di organizzare i temi in una sequenza logica che consenta di collegarli tra loro (sarebbe bene, ad esempio, che ad ogni nuovo incontro si potesse sinteticamente riassumere quanto emerso dall’incontro precedente, in modo da creare continuità anche per coloro che eventualmente non avessero potuto parteciparvi).

Il numero degli incontri può anche variare  in base alla loro distribuzione nell’arco dell’anno pastorale. Agli appuntamenti tematici si possono aggiungere:

· Un incontro dedicato all’accoglienza e alla presentazione della proposta, a cui far seguire magari la celebrazione comunitaria della S. Messa, ideale se ci si ritrova al sabato pomeriggio o di domenica.

· Momento di verifica a chiusura dell’itinerario: è il momento nel quale si possono “tirare le somme” dell’esperienza, condividendo il cammino fatto e confrontandosi anche con le aspettative iniziali. Si coglie questa occasione solitamente anche per la consegna degli attestati e la presentazione dei fidanzati alla comunità. Questa tappa è importante per non chiudere in modo definitivo l’esperienza e magari per lanciare altre proposte, affinché la preparazione al matrimonio non sia una fase isolata nel cammino della coppia[footnoteRef:23]. [23: “È importante quindi che essi incontrino una Chiesa accogliente, che si accosta con premura al loro progetto di vita e che è disponibile ad accompagnarli in una storia di amore umanamente e spiritualmente ricca, anche dopo le nozze”. (OPPMF 4)]

Distribuzione degli incontri nell’arco dell’anno: la loro frequenza dipende innanzitutto dal periodo dell’anno pastorale all’interno del quale si colloca l’itinerario. In Diocesi esistono esperienze diverse, ma per la maggior parte si tratta di incontri con cadenza settimanale, salvo interruzioni legate ai periodi liturgici del Santo Natale e della Pasqua di Resurrezione.Nei percorsi di durata maggiore, anche nell’arco di due anni, gli appuntamenti possono avere frequenza mensile.

Viene solitamente evitato, ovviamente, il periodo estivo e pertanto il tempo utile è distribuito all’interno dell’anno pastorale, tipicamente tra i mesi di ottobre e maggio. Tuttavia non sarebbe da escludere qualche proposta estiva di una settimana residenziale. E’ utile nei vicariati diversificare le date dei percorsi durante l’anno per favorire chi sceglie di iniziare in periodi differenti.

Il giorno della settimana: i giorni solitamente scelti per gli incontri sono quelli del weekend: venerdì sera, sabato pomeriggio e domenica. Gli appuntamenti collocati il venerdì sera hanno il vantaggio di lasciare il resto del weekend libero alla coppia, ma hanno lo svantaggio di collocarsi al termine di una settimana lavorativa, con stanchezza fisica e mentale conseguente. Gli itinerari che si svolgono di sabato e domenica beneficiano di tempi più ampi e c’è maggior possibilità di organizzare il momento di ritrovo senza imporsi un orario rigido da rispettare. In queste giornate è più facile coinvolgere i fidanzati nella partecipazione all'Eucaristia, partecipando assieme alla celebrazione pre-festiva o a quella domenicale. Questa modalità consente di far sperimentare ai fidanzati che l’itinerario è un cammino che si svolge all’interno e con l’interessamento della comunità cristiana tutta, riunita attorno al proprio Signore.

Utilizzo di materiale audio/video: specialmente negli ultimi anni si è dimostrato efficace l’utilizzo di strumenti multimediali nella presentazione dei temi proposti. È una modalità diffusa anche in altri ambiti della comunicazione e della formazione. Consente, rispetto alla classica relazione frontale, di mantenere viva l’attenzione dei partecipanti e di trasmettere alcuni concetti con maggiore efficacia. Il materiale disponibile in rete agevola sicuramente il compito. L’uso di slides e piccoli filmati può fare spesso la differenza. Sarà messo a disposizione materiale utile sul sito diocesano.

Lavoro in gruppo, rapporto tra coppie e animatori: il momento di confronto all’interno dei gruppi è senza dubbio un momento importante. Quasi la totalità degli itinerari in Diocesi prevede uno o più momenti di condivisione in piccoli gruppi, dove è più facile la relazione e diventa effettivamente praticabile il dialogo e il confronto, creando il contesto necessario affinché ogni coppia abbia la possibilità di esprimersi. A questo proposito si suggerisce, in relazione alla disponibilità delle coppie accompagnatrici (o di singoli operatori), di creare sottogruppi al più di 7-8 coppie. Ogni sottogruppo può prevedere una o due coppie animatrici, in modo tale che il lavoro di moderazione del gruppo sia sempre garantito anche qualora una coppia di animatori sia impossibilità a partecipare ad un incontro.

Altro accorgimento pratico per facilitare il confronto, specialmente nei primi incontri, è quello di assegnare ad ogni coppia un cartellino con il proprio nome o consegnare a tutti uno schema su carta che rappresenta la disposizione delle varie coppie in cerchio (le coppie poi tenderanno a sedersi nuovamente nella stessa posizione anche nei successivi incontri). In entrambi i modi si facilita la conoscenza reciproca.

Nel caso di accompagnamento personale: Dove le condizioni lo consentono, l’esperienza dell’accompagnamento stretto o tutoraggio (rapporto 1:1 o 1:2 tra animatori e coppie di fidanzati) è un’esperienza presente in Diocesi con buoni risultati. Comunque si suggerisce di alternare anche momenti comunitari nei quali tutte le coppie che partecipano ad un itinerario si incontrino assieme, potendo sperimentare così il carattere ecclesiale del PPM. L’accompagnamento di coppia, invece, si può attuare attraverso incontri nella casa della coppia animatrice, in modo che i fidanzati possano respirare davvero il clima famigliare, anticipazione di ciò che inizieranno a vivere dopo il matrimonio.

Compiti per casa… ma senza “voto”: È importante ricordare che l’itinerario è principalmente funzionale a ciascuna coppia, al suo interno. A tale scopo si sono dimostrati molti utili i cosiddetti “compiti per casa”, ovvero la proposta non obbligatoria di seguire una scheda di lavoro[footnoteRef:24] personale e di coppia che possa essere utilizzata dai fidanzati durante la settimana, tra un incontro e il successivo. Essa può costituire un ulteriore approfondimento del tema appena trattato, oppure una preparazione all’incontro che seguirà. Perché la coppia si senta libera è opportuno non dare né scadenze, né obblighi. Tuttavia, affinchè la condivisione in gruppo sia il più proficua possibile a beneficio dei fidanzati stessi, l’equipe inviterà caldamente i fidanzati a sfruttare questa opportunità e a trovare il tempo necessario per il lavoro “casalingo”. [24: la scheda di lavoro può consistere anche semplicemente nel suggerimento della visione di un film o di una lettura o del confronto in coppia su aspetti affrontati durante il PPM, collegati all’ultimo tema trattato o in preparazione del successivo.]

Favorire la partecipazione di tutti. L’impostazione degli incontri e dei momenti di condivisione dovrebbe rendere veri attori e protagonisti del percorso i fidanzati e non gli animatori o i relatori. C’è infatti una differenza sostanziale tra i corsi organizzati solamente come una serie di conferenze frontali e quelli in cui obiettivo e modalità principale è il confronto e l’accompagnamento delle coppie di fidanzati. Nelle conferenze, infatti, il protagonista dell’incontro è il relatore. La conferenza andrà bene se il relatore sarà stato all’altezza del compito, capace di tenere viva l’attenzione e magari strappare un applauso alla fine. Negli incontri dei PPM, invece, pur essendoci una parte dedicata alla cosiddetta “relazione introduttiva”, i fidanzati sono al centro del percorso. L’itinerario andrà bene e avrà successo nella misura in cui ciascuna coppia saprà mettersi in gioco, partecipare attivamente e confrontarsi. Gli animatori dovranno essere bravi facilitatori e stimolatori.

È importante quindi che essi dedichino particolare attenzione ad agevolare il confronto e la partecipazione delle singole coppie[footnoteRef:25]. [25: Nell’impostazione dei percorsi per accompagnarli è importante, in un lavoro di équipe, curare l’attenzione a tutte le dimensioni della persona, usando modalità diversificate e linguaggi adeguati per comunicare la sorgente del loro amore e il fascino della fede. La vocazione di ciascuno è dono e ricchezza per tutti, è testimonianza di Chiesa. Per questo è importante un clima di accoglienza e ascolto reciproco, valorizzando i contributi che ciascuno può dare (OPPMF, n.14)]

A questo proposito ecco alcuni suggerimenti:

· Non lasciare la parola a chi interviene per primo, ma privilegiare il cosiddetto “giro”, ovvero la possibilità di intervenire a turno, sempre con la massima libertà, aiutando anche i più timidi a parlare.

· Se c’è qualche coppia più esuberante, bisogna ricordare ad ogni incontro che tutti devono poter parlare e quindi bisogna moderare gli interventi fissando un tempo massimo.

· Evitare il “botta e risposta”: il confronto in gruppo deve essere lo scambio di testimonianze, non il confronto “impersonale” su un tema o su un’idea astratta. Altrimenti saranno quasi scontati la critica o il tentativo di sostenere una tesi diversa, finendo col parlare in modo generico e non di se stessi (questo spesso è sintomo della riluttanza a mettersi in gioco veramente).

· Non da ultimo, è bene ricordare che è sempre la coppia al centro dell’itinerario e non il gruppo. È bene curare tutte le dinamiche di gruppo, ma va mantenuta un’attenzione alla singola coppia che vive questa esperienza. Se sono presenti più coppie animatrici nel gruppo, è bene “dividersi” l’accompagnamento delle varie coppie di fidanzati, in modo che gli animatori possano prendersi cura in particolare di alcune coppie con le quali tentare di instaurare un livello di confidenza e di scambio che facilitino un dialogo più franco e approfondito[footnoteRef:26]. [26: Quando una coppia si presenta agli incontri di gruppo dove si propone un cammino educativo e di fede, occorre un attento discernimento da parte del presbitero e dei suoi collaboratori per dare loro un aiuto adeguato. Accanto a quella comunitaria è necessario offrire un’accoglienza specifica, con dialoghi individuali finalizzati a costruire percorsi di fede personalizzati attenti alla coppia e alla persona (OPPMF, n.24)]

Introduzione del tema: per ogni incontro tematico è opportuno prevedere un momento introduttivo all’interno del quale le coppie animatrici presentino a turno il tema oggetto dell’incontro. Questo momento, della durata di 20-25 minuti, potrà poi essere seguito dalla suddivisione in gruppi più piccoli all’interno dei quali verrà approfondito il tema.

Tale presentazione, a seconda del tema, può anche essere affidata al sacerdote, ad un diacono permanente (ad es. per il rito del matrimonio) o ad una coppia esterna che presta lo stesso servizio in un’altra parrocchia e si rende disponibile per aiutare un PPM in difficoltà o in fase di avvio (fare rete).

Momento di preghiera: i PPM sono percorsi di fede, pertanto la dimensione spirituale non deve mai mancare, anzi la preghiera è bene sia normalmente integrata per non farla sentire un momento staccato dalla vita. E’ comunque opportuno che la cura di questo momento non sia compito esclusivo del sacerdote, proprio in virtù del battesimo che ci accomuna come cristiani. Il momento di preghiera può essere costituito da una breve lettura della Bibbia, dalla recita di un salmo e da un brevissimo commento collegati al tema dell’incontro. È utile predisporre un testo scritto, da consegnare ad ogni coppia per facilitare la partecipazione. Sarà bene cogliere questi momenti per proporre, ad esempio, una preghiera per le coppie eventualmente assenti, per le famiglie della parrocchia che vivono momenti di crisi o per qualche coppia del gruppo che si trovi in difficoltà.

Momento conviviale, ovvero il “terzo tempo”: come già accennato, l’accoglienza è un elemento fondamentale di un PPM. Essa si realizza anche grazie a momenti informali. Concretamente, a turno, si può invitare ogni gruppo a contribuire al momento conviviale, condividendo dolci o bibite. Questo tempo, magari di 30-40 minuti a fine dell’incontro, consente anche agli animatori di avvicinare i fidanzati e di conoscerli meglio, con particolare attenzione alle coppie meno coinvolte.

Uscite e celebrazioni comunitarie: nel caso l’itinerario si svolga prevalentemente in orario serale, si suggerisce, anche per sottolineare la centralità di un tema, di organizzare all’interno del percorso una o più “uscite” giornaliere, magari di domenica. Può trattarsi anche semplicemente di recarsi in una parrocchia vicina che offra spazi adatti per condividere un pranzo assieme. In queste occasione è possibile sviluppare il tema proposto con più tranquillità, con tempi più dilatati, anche per il confronto di coppia e le relazioni tra coppie. L’inizio o la conclusione della giornata potrebbe prevedere la celebrazione comunitaria della S. Messa.

Appuntamenti vicariali e diocesani per la famiglia: la nostra Diocesi durante l’anno pastorale organizza diverse iniziative rivolte alla famiglia, alcune delle quali possono già essere proposte ai fidanzati come complementari all’itinerario che si sta seguendo. Si segnalano in particolare la Festa della Famiglia (sempre nell’ultima domenica di gennaio) a cui sono invitati anche gli sposi novelli (per un incontro col vescovo e per ricevere un dono), i Ritiri di Avvento e Quaresima organizzati assieme all’Azione Cattolica, i percorsi di sensibilizzazione sulla Regolazione naturale della fertilità con l’INER. Sono momenti di ecclesialità all’interno dei quali si respira il profumo della famiglia riunita attorno al suo Signore.

Se uno dei due fidanzati è impossibilitato a partecipare ad un incontro: una delle raccomandazioni importanti da fare ai fidanzati è quella di partecipare a tutti gli incontri dell’itinerario, ricordando che si tratta di un percorso unico, a tappe, e che va seguito nella sua interezza. Può capitare tuttavia che un impegno inderogabile o una malattia impedisca ad uno dei due fidanzati di partecipare ad uno o due incontri. Per questo motivo è bene invitarli fin da subito a non rinunciare entrambi, ma a partecipare comunque individualmente per riportare poi al fidanzato assente quanto è emerso, condividendo con lui l’esperienza fatta, nei limiti del possibile. Anche a questo scopo diventa quindi importante consegnare ad ogni coppia man mano il materiale proposto e utilizzato per ogni tema: così, in caso di sporadiche assenze, i fidanzati potranno comunque tenersi al passo e seguire l’itinerario consultando in autonomia il materiale fornito, oltre che “lavorare” in coppia su di esso tra un incontro e quello successivo.

La formazione ‘last minute’. È bene diffondere le informazioni sul calendario dei PPM perché i fidanzati possano iscriversi per tempo. Ci sono però sempre coppie che chiedono di fare un percorso quando quelli nel territorio sono conclusi, per cui si organizzano per loro incontri last minute. Non sono da prediligere, anche se in qualche caso sono necessari per cause di forza maggiore. Ad ogni modo non sia il solo sacerdote a tenerli, ma vengano coinvolte coppie preparate che possano assicurare un legame di accompagnamento e il confronto di esperienza e testimonianza. Si consigli comunque di completare la formazione anche dopo la celebrazione del matrimonio.

E se ci sono figli? Nel caso in cui i fidanzati abbiano già dei figli (per es. nella convivenza) occorre curarne la custodia e l’animazione per permettere ai genitori di partecipare al meglio e in serenità al PPM. In qualche vicariato ci sono già delle proposte specifiche per queste coppie con figli viste le effettive difficoltà causate dagli orari e dal bisogno di cure per i figli (baby sitters). Queste possibilità, di cui è bene tener conto per sapere meglio indirizzare le coppie interessate, saranno evidenziate chiaramente sul sito diocesano, nella sezione dedicata alla pastorale famigliare e ai PPM.

Il prima e il dopo

Con l’espressione “Il prima e il dopo” si intende che la preparazione al matrimonio è solo una tappa, seppur importante, di un percorso di vita personale, di coppia e di famiglia nella comunità.

I fidanzati si incontrano in età adolescenziale, giovanile e (oggi sempre più) adulta. In quest'ultimo caso, in particolare, l’incontro avviene tra personalità con percorsi di vita individuali già articolati e strutturati. Il percorso di preparazione al matrimonio è necessariamente connesso all’esperienza in essere del fidanzamento, ma anche ai percorsi di vita di ognuno dei due nubendi. L’esperienza relazionale vissuta in famiglia da bambini prima, e da adolescenti e giovani poi, l’educazione sessuale, affettiva, morale, spirituale, vocazionale, chiedono di essere progressivamente messe in comune nel fidanzamento e nel matrimonio.

Tutto questo è quanto si intende con il “prima”. La comunità cristiana dovrebbe assumersi progressivamente la responsabilità pastorale di un’attenzione sponsale e amorevole lungo tutto l’arco di vita, qualificando in questo senso l’educazione in famiglia e nella comunità (con particolare attenzione all’educazione alla fede).

D’altra parte la celebrazione del matrimonio-sacramento è la prima tappa nella quale la coppia accoglie lo Spirito che è chiamata a far fruttificare nel tempo. I giovani sposi costruiranno progressivamente il “noi” coniugale non solo attraverso un’integrazione dei loro percorsi di vita, ma anche generando nuove relazioni e nuova vita.

L’accoglienza dei giovani sposi nella comunità cristiana è pertanto il “dopo”. Una pastorale unitaria quindi dovrebbe avere un’attenzione a tutto il percorso della coppia, nell’articolazione passato-presente-futuro.

Per quanto riguarda “il prima” si sottolineano alcune questioni chiave:

L’educazione all’affettività e alla sessualità. Essa inizia in famiglia fin dalla nascita: il modo in cui si vivono le emozioni, l’espressione degli affetti, il rispetto e la valorizzazione della differenza sessuale, l’amore dei genitori tra loro e nei confronti dei figli, sono tutte dimensioni alle quali porre attenzione e cura.Con l’adolescenza la questione si ripropone con una rinnovata (e a volte esplosiva) centralità. L’adolescente infatti vive la propria crescita in stretta connessione con lo sviluppo dell’identità sessuata tanto preminente in questa fase. E i genitori, consapevolmente o meno, devono sostenere educativamente questo percorso. Ai genitori si affiancano sia la comunità civile sia la comunità cristiana. I percorsi di educazione all’affettività e alla sessualità spesso sono proposti nella scuola (che dovrebbe avere l’attenzione e la cura di condividerli con le famiglie); ma gli adolescenti hanno anche l’opportunità di incontrare nei loro percorsi di vita giovani adulti nel contesto parrocchiale, nell’esperienza scout, ecc.Alcune proposte allora dovrebbero mirare a qualificare e ad articolare i percorsi di formazione all’affettività e alla sessualità in senso vocazionale (chi sono chiamato/a ad essere?), in senso morale (qual è la mia felicità? qual è il mio bene?), nella prospettiva delle virtù (quali comportamenti/scelte mi fanno crescere?) e in senso comunicativo (con quale linguaggio?).Sia nei percorsi formativi, sia nelle diverse occasioni aggregative è opportuno che l’educazione all’affettività e alla sessualità venga pensata in chiave sponsale-vocazionale sviluppando la dimensione del dono e il valore della vita (nella logica di una reale preparazione remota), contro la logica del consumo. Il progetto (e, nello specifico, il progetto con l’altro e con gli altri) fa emergere le dimensioni della visione futura, della speranza, del desiderio, della scelta, dei valori, dell’impegno, della promessa, della fiducia/fedeltà/fede.

L’educazione dei giovani animatori. Nei gruppi di adolescenti e giovani “gli animatori, spesso a motivo della loro giovane età, trovano difficile affrontare un tema così impegnativo come quello di trasmettere contenuti e valori circa la sfera sessuale e affettiva. Sono messi in imbarazzo dall’argomento perché è difficile parlare di ciò che risulta ancora problematico per loro stessi.” [footnoteRef:27]Di tale responsabilità allora sono chiamati a farsi carico, in particolare, gli sposi cristiani. A loro il compito di affiancarsi ai giovani animatori e curare la loro formazione su temi che costituiscono lo specifico della vocazione matrimoniale attraverso il dialogo e il confronto, donando la ricchezza della loro esperienza e del loro cammino di fede, testimoniando con la loro vita la bellezza del matrimonio cristiano come progetto di vita e realizzazione del lieto annuncio di Dio sull’amore umano. [27: ArciDiocesi di Trento, Accompagnare nel cammino dell’amore. Orientamenti per l’educazione degli adolescenti all’amore nella Diocesi di Trento, Vita trentina, Trento 2010. ]

Il collegamento tra pastorale familiare, giovanile e vocazionale. Il fatto che molti fidanzati accedano agli itinerari di formazione al matrimonio con percorsi di fede “bloccati” alla celebrazione del sacramento della Confermazione, con poche esperienze individuali, di coppia e di gruppo che permettano l’integrazione tra fede e vita, chiede forse una riflessione sugli effetti che può avere una pastorale spesso troppo settorializzata. Per troppi anni si è lavorato per settori separati. Occuparsi degli adolescenti e dei giovani presuppone che si operi insieme. Avvertiamo la necessità di favorire un maggior coordinamento tra la pastorale giovanile, quella famigliare e quella vocazionale: il tema della vocazione è infatti del tutto centrale per la vita di un giovane. Dobbiamo far sì che ciascuno giunga a discernere la “forma di vita” in cui è chiamato a spendere tutta la propria libertà e creatività: allora sarà possibile valorizzare energie e tesori preziosi. Per ciascuno, infatti, la fede si traduce in vocazione e sequela di Gesù.

Risulta quindi sempre più urgente attivare percorsi di condivisione, coordinamento e integrazione tra gli ambiti pastorali, che sfocino in azioni centrate sulla vocazione all’amore rivolte soprattutto ad adolescenti e giovani.

Catechismo e vuoto del percorso di fede dalla cresima al matrimonio. Il percorso di educazione alla fede dei bambini e dei giovani è questione centrale, vista dalla prospettiva matrimoniale. Il catechismo tradizionale da anni mostra la sua debolezza.E’ sempre più urgente che gli sposi cristiani siano testimoni della loro relazione con Cristo, cosicché le famiglie siano soggetti attivi dell’educazione alla fede in casa, in parrocchia, nella società. La prospettiva nuziale nell’educazione alla fede può essere una via efficace per aiutare le giovani generazioni a connettere fede e vita.Ci sembra significativo in questo senso richiamare un passo dell’omelia di Benedetto XVI del 7 ottobre 2012 per l’apertura del Sinodo dei Vescovi: «Il matrimonio è legato alla fede, non in senso generico […]. C’è un’evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio. E, come la Chiesa afferma e testimonia da tempo, il matrimonio è chiamato ad essere non solo oggetto, ma soggetto della nuova evangelizzazione.»Gli sposi cristiani, le famiglie, ma non solo i laici, sono chiamati ad essere soggetto evangelizzante anche nell’educazione alla fede di tutti i figli (e non solo dei propri), come papa Francesco ha ribadito con decisione in Amoris Laetitia.Due dimensioni sono trasversali nella riflessione e nelle azioni sia prima che dopo il matrimonio. Mettere Gesù Cristo al centro della vita di coppia, vivere il dono di Gesù Sposo alla sua Chiesa Sposa nella quotidianità sponsale è ciò che può rendere viva la testimonianza e, di conseguenza, l’azione pastorale.La seconda dimensione trasversale è la costruzione di una comunità accogliente. Per accompagnare gli sposi c’è bisogno di una comunità che sappia ascoltare, accogliere, sostenere, accompagnare (tutti verbi sui quali papa Francesco insiste molto in Amoris Laetitia). Ma anche per le comunità questo è un percorso di crescita: famiglie e comunità possono nutrirsi reciprocamente per crescere nell’amore.

Si possono ora considerare anche alcuni aspetti relativi al “dopo”.

Quale pastorale? Nel Direttorio di Pastorale Familiare (100-106), ancora molto attuale, si sottolinea l’importanza di aiutare le coppie a conoscere e a vivere la realtà del matrimonio che hanno celebrato, perché possano continuare a celebrarlo non solo validamente e lecitamente, ma anche fruttuosamente. Esso infatti le sostiene e le accompagna a percepire il desiderio e insieme la necessità di continuare a camminare da credenti nella Chiesa anche dopo la celebrazione del matrimonio.Un aspetto centrale da curare é quello della spiritualità coniugale e familiare. Si tratta propriamente di una spiritualità fondata sul sacramento del matrimonio e continuamente alimentata e plasmata dall'Eucaristia. Tale spiritualità si attua e si esprime non al di fuori della vita coniugale, genitoriale e familiare, ma all’interno di essa, attraverso le realtà e gli impegni quotidiani che la caratterizzano, nella fedeltà a tutte le esigenze dell’amore coniugale, nell’educazione dei figli e nella loro gioiosa attuazione e pienezza. È convinzione piuttosto comune che esista contrapposizione tra vita quotidiana e vita spirituale. In realtà ciò che unisce vita interiore e azione, ciò che fa superare la distanza tra spiritualità e vita attiva, è la qualità di vita degli sposi con Gesù. In questo senso ci sembra importante recuperare la relazione di coppia quale luogo di sintesi sponsale che informa e discerne tutti gli ambiti di relazione e di impegno degli sposi, al fine di superare le principali degenerazioni di un ormai pervasivo individualismo.Le esperienze formative, come quelle conviviali e aggregative, siano perciò sempre attente a non separare la fede dalla vita, la spiritualità dalla quotidianità.

I gruppi coppie/famiglie. I gruppi coppie/famiglie sono sicuramente un’esperienza che sostiene in particolare le giovani coppie a celebrare il proprio matrimonio fruttuosamente nella quotidianità, sviluppando il legame tra fede e vita nella comunità cristiana e civile. Condivisione, accoglienza, accompagnamento, aiuto e apertura alla comunità sono alcune dimensioni che dovrebbero caratterizzare queste esperienze. Purtroppo non è raro fare esperienza di gruppi coppie con tratti di autoreferenzialità, volti soprattutto a dimensioni autoformative e conviviali. E’ importante invece tenere viva la relazione tra famiglia, gruppo famiglie e comunità cristiana e civile; un gruppo famiglie è fecondo se i suoi effetti ricadono oltre che sulla singola famiglia, anche sul gruppo stesso e nella comunità.In questo senso potrebbe essere significativo proporre, collegare e sostenere, a livello di collaborazione pastorale, percorsi di formazione/accompagnamento a gruppi di giovani coppie centrati sul legame vocazione-missionarietà.

La pastorale battesimale. Il DPF (105) afferma che, nell’ambito della cura pastorale delle giovani coppie, riveste un’importanza particolare la pastorale battesimale. Solitamente per la coppia la nascita di un figlio è un evento gioioso ed atteso, che di per sé sollecita le grandi domande sul senso della vita e interpella la fede stessa degli sposi che chiedono il battesimo per il loro figlio.Per quanto possibile tale preparazione, oltre a momenti di incontro personale, dovrebbe prevedere anche momenti comunitari, nei quali siano coinvolte insieme più coppie di sposi, così da riprendere e sviluppare anche la riflessione iniziata negli itinerari di preparazione al matrimonio e fav