SOCIETA’ ITALIANA DI ECONOMIA AGRARIA XLVII Convegno di Studi “L’agricoltura oltre le crisi” Campobasso, 22-25 settembre 2010 IL PREZZO OMBRA DEL CAPITALE UMANO NELL'AGRICOLTURA DELLE REGIONI EUROPEE Biagia De Devitiis * , Ornella Wanda Maietta * Abstract: Il lavoro misura la redditivitá del capitale umano nell'agricoltura delle regioni europee per verificare se essa sia cambiata in seguito a importanti modifiche nel regime di politica agricola comunitaria. La redditivitá ė misurata attravero il prezzo ombra del capitale umano, dopo aver stimato una funzione di produzione non parametrica sui dati attinti dalla RICA europea, riferiti agli anni 1986-2006, mentre gli indicatori del livello di capitale umano, definito dal livello di istruzione dei conduttori agricoli, sono di fonte Eurostat. I prezzi ombra del capitale umano sono stimati, attraverso la programmazione lineare, con l’approccio metodologico noto come DEA- V. Dalle stime effettuate, risulta che il prezzo ombra del lavoro fornito dai conduttori agricoli laureati è sempre positivo e superiore a quello fornito dai conduttori agricoli diplomati a partire dal 1990. Si osserva un tendenziale aumento del prezzo ombra del lavoro fornito dagli agricoltori laureati nonostante le interruzioni causate dagli shock rappresentati dalle riforme della PAC. Parole-chiave: crescita della produttività, prezzo ombra, capitale umano, agricoltura * Università degli studi di Foggia. * Università degli studi di Napoli Federico II e Centro per la Formazione in Economia e Politica dello Sviluppo Rurale.
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SOCIETA’ ITALIANA DI ECONOMIA AGRARIA XLVII Convegno di Studi “L’agricoltura oltre le crisi” Campobasso, 22-25 settembre 2010
IL PREZZO OMBRA DEL CAPITALE UMANO NELL'AGRICOLTURA DELLE REGIONI EUROPEE
Biagia De Devitiis*, Ornella Wanda Maietta*
Abstract: Il lavoro misura la redditivitá del capitale umano nell'agricoltura delle regioni europee per verificare se essa sia cambiata in seguito a importanti modifiche nel regime di politica agricola comunitaria. La redditivitá ė misurata attravero il prezzo ombra del capitale umano, dopo aver stimato una funzione di produzione non parametrica sui dati attinti dalla RICA europea, riferiti agli anni 1986-2006, mentre gli indicatori del livello di capitale umano, definito dal livello di istruzione dei conduttori agricoli, sono di fonte Eurostat. I prezzi ombra del capitale umano sono stimati, attraverso la programmazione lineare, con l’approccio metodologico noto come DEA-V. Dalle stime effettuate, risulta che il prezzo ombra del lavoro fornito dai conduttori agricoli laureati è sempre positivo e superiore a quello fornito dai conduttori agricoli diplomati a partire dal 1990. Si osserva un tendenziale aumento del prezzo ombra del lavoro fornito dagli agricoltori laureati nonostante le interruzioni causate dagli shock rappresentati dalle riforme della PAC.
Parole-chiave: crescita della produttività, prezzo ombra, capitale umano, agricoltura
* Università degli studi di Foggia.* Università degli studi di Napoli Federico II e Centro per la Formazione in Economia e Politica dello Sviluppo Rurale.
1. INTRODUZIONE
Il capitale umano é definito dalle conoscenze e dalle abilitá acquisite da un
individuo attraverso l’istruzione, l’addrestamento sul lavoro, sia esso specifico per
l’impresa che generale, e l’esperienza professionale. Esso esplica un ruolo
fondamentale nel processo di sviluppo economico per le sue esternalita’ sociali, sia di
tipo sanitario che educativo, particolarmente importanti in contesti arretrati, e per la
sua natura di bene pubblico. Ovviamente, affinchè l’investimento in istruzione esplichi
i suoi effetti, diretti e indiretti, in termini di aumento della produttività del lavoro, è
necessario trattenere in loco i lavoratori piu’ istruiti.
Il legame esistente tra capitale umano e produttivitá è stato inizialmente
evidenziato nei lavori pionieristici di Schultz (1961), Deninson (1964) e Todaro
(1981), stimando il contributo alla crescita economica statunitense dell’aumento del
livello di istruzione dei lavoratori. Successivamente, a partire dai contributi seminali di
Lucas (1988; 1993), il capitale umano, accumulato nel corso del processo produttivo e
nel percorso educativo formale, è descritto come fonte endogena di progresso tecnico,
attuato intenzionalmente dalle imprese (Romer, 1990; Aghion e Howitt, 1992) o
intenzionalmente causato da esternalità (Romer, 1986; Lucas, 1993).
Le nuove teorie della crescita (Carillo et al., 2008) hanno ampiamente analizzato
i vari aspetti della complessa relazione tra l’accrescimento qualitativo delle capacità
lavorative, la loro allocazione e lo sviluppo economico. Oltre ad aver ripreso ed
approfondito i meccanismi che rendono il capitale umano il principale motore dei
processi di sviluppo, la letteratura recente ha messo in evidenza anche perchè in alcune
situazioni il funzionamento del mercato conduce ad un livello sub-ottimale di
investimento in istruzione o ad un’allocazione non ottimale tra i vari settori produttivi
dello stock di capitale umano di un’economia. Un’allocazione non ottimale puó
derivare dalla scelta del settore disciplinare, le cui conoscenze l’individuo decide di
acquisire, o del livello di approfondimento delle conoscenze; nel primo caso, ad
tipo tecnico-scientifico) rispetto a quello di tipo non finalizzato (di tipo letterario-
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umanistico), oppure, nel secondo, favorire l’istruzione secondaria rispetto a quella
terziaria.
La formazione di capitale umano è, quindi, un processo complesso che coinvolge
fattori economici, istituzionali, sociali e culturali (Carillo e Zazzaro, 2001). Il sistema
educativo, la famiglia, la tutela dei diritti, l’accesso al credito, la distribuzione del
reddito, il sistema amministrativo e politico condizionano l’ambiente in cui l’individuo
vive, stabilisce le sue relazioni sociali e svolge il suo processo formativo influenzando
l’acquisizione delle abilità e delle conoscenze, che si accumulano nel capitale umano di
un individuo, e la sua allocazione tra impieghi alternativi (Benabou, 1996; Durlauf,
1996). A sua volta, però, l’accumulazione di capitale umano incide sulle istituzioni che
regolano la società modificandole, perché il capitale umano agisce sulla qualità delle
relazioni sociali e sui valori di una collettività, sulle istituzioni e sulle norme che
regolano il funzionamento di un sistema sociale (Grandstein e Justman, 2000). Quindi
tra istituzioni e capitale umano vi sono profonde interconnessioni, che rendono tali
fattori determinanti del processo di crescita. Ad esempio, la presenza di
complementarietà strategiche tra scelte tecnologiche delle imprese e scelte formative
degli individui può spiegare perché la presenza di imprese altamente innovative stimoli
l’investimento individuale in istruzione; la conseguente accumulazione di capitale
umano, a sua volta, aumenta la capacità innovativa delle imprese (Carillo, 2001).
L’interrelazione tra scelte tecnologiche delle imprese e scelte formative degli
individui può essere ampliata dal contesto istituzionale nel quale individui e imprese
operano, come ad esempio mercato del lavoro e del credito, cosí come dal contesto
economico, perchė collettivitá piú ricche destinano maggiori risorse all’istruzione, o
dalla presenza di esternalitá del capitale umano anche nel consumo.
Nel caso del settore agricolo, la politica di sostegno dei redditi ha ovviamente
alterato la convenienza a investire in istruzione finalizzata al settore primario, con esiti
che non sono stati ancora indagati. De Devitiis e Maietta (2009) correlano la variabile di
capitale umano, misurata dalla percentuale di conduttori con istruzione secondaria e
terziaria, alla diversa composizione dell’Unione Europea (UE), conseguente ai
successivi allargamenti, evidenziando come i valori medi regionali di tale percentuale
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presentino un andamento decrescente man mano che si aggiungono le regioni
corrispondenti ai successivi allargamenti comunitari. Analogamente, i risultati della
regressione alla Barro effettuata mostrano una relazione positiva e significativa tra
produttività del lavoro agricolo e anni di appartenenza della regione all’Unione Europea
confermando l’importanza del contesto istituzionale.
Il settore agricolo si caratterizza per un secondo aspetto: la predominanza di
lavoro indipendente rispetto a quello dipendente. Di conseguenza, l’uso di regressioni
minceriane, nelle quali il logaritmo del salario da lavoro dipendente é regredito sugli
anni di istruzione formale per stimare il tasso di rendimento dell’istruzione, é poco
agevole per la minore diffusione del lavoro salariato rispetto a quello familiare e per la
difficoltá di reperire dati relativi ai compensi corrispondenti ai diversi livelli di
istruzione. Appare, quindi, piú interessante misurare la redditivitá del lavoro
indipendente.
Scopo di questo lavoro è misurare la redditivitá del capitale umano
nell'agricoltura delle regioni europee e verificare se tale redditivitá sia cambiata in
seguito a importanti modifiche nel regime di politica agraria comunitaria.
La redditivitá sará definita quale produttivitá del capitale umano, misurata
attraverso il suo prezzo ombra, dopo avere stimato una funzione di produzione non
parametrica. I dati utilizzati, attinti dalla RICA europea, si riferiscono agli anni 1986-
2006. Utilizzando la serie storica di dati riferita all'istruzione dei conduttori agricoli a
livello regionale, di fonte Eurostat, il capitale umano è stato diviso in tre classi:
agricoltori con titolo di istruzione basso, medio e alto. Gli indici di prezzo, usati per
deflazionare output e input, sono di fonte Eurostat.
L’approccio metodologico prevede la stima, ricorrendo alla programmazione
lineare, di una frontiera non parametrica, nota come DEA-V, da cui si ottengono i
prezzi ombra delle tre classi menzionate di capitale umano.
Dalle stime effettuate, risulta che il prezzo ombra del capitale umano di livello
elevato è sempre positivo ma risulta superiore a quello di livello medio e basso solo a
partire dal 1990; inoltre, la tendenza ė di un aumento del prezzi ombra del livello
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elevato di capitale umano nonostante le interruzioni causate dagli shock rappresentati
dalle riforme.
Nel paragrafo 2 saranno esaminati i lavori che stimano l’impatto
dell’investimento in capitale umano sulla produttività in agricoltura; nel paragrafo 3
saranno descritti i dati impiegati nel presente lavoro e nel paragrafo 4 i risultati
ottenuti. Seguono brevi conclusioni.
2. CAPITALE UMANO E PRODUTTIVITÀ IN AGRICOLTURA
La letteratura economica e, in particolare, i modelli di crescita endogena,
assegnano al capitale umano il ruolo di motore della crescita, cui va essenzialmente
attribuito il circolo virtuoso che endogenamente alimenta il processo di crescita. In tali
modelli, il processo di sviluppo è considerato quale risultato di forze endogene
molteplici e interrelate, operanti all’interno di un sistema economico. Fra tali forze, il
capitale umano assume un ruolo prioritario attraverso gli effetti di spillover sulla
produttività delle risorse impiegate nel processo produttivo. Più precisamente, il
capitale umano produce due effetti: uno interno, di aumento della produttività del
lavoro, derivante dalla accresciuta abilità ed efficienza del lavoratore più istruito; il
secondo è un’esternalità che consiste nel miglioramento della produttività media di
tutti i lavoratori coinvolti nell’attività produttiva. Questo effetto indiretto di spillover,
rende tutti gli altri addetti più produttivi, a seguito dell’accumulazione di capitale
umano che un singolo individuo utilizza nella produzione; tale effetto comporta un
aumento del livello medio del capitale umano esistente ed è non intenzionale, nel senso
che dipende dal modo in cui il lavoratore istruito interagisce con coloro che gli operano
intorno. Lo spillover è tanto più forte quanto maggiore è il differenziale di capitale
umano tra lavoratore istruito e quello di coloro con cui il lavoratore istruito interagisce.
A livello aggregato, queste sinergie danno luogo a rendimenti di scala crescenti (Lucas,
1988) e generano un processo di crescita endogeno. La presenza di tale esternalità
spiega anche perchè il rendimento sociale dell’investimento in istruzione sia superiore
a quello privato.
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Relativamente al settore agricolo studi empirici, che hanno esaminato l’impatto
dell’istruzione dei lavoratori o dell’investimento in capitale umano sulla produttività,
sono stati svolti sia per i paesi in via di sviluppo sia per i paesi sviluppati.
Per i primi è possibile ricordare il lavoro di Jamison e Lau (1982) nel quale è stata
verificata l’importanza dell’istruzione degli agricoltori per il miglioramento della
produttività in Tainlandia, Corea e Malaysia.
Tra i lavori più recenti è possibile citare lo studio di Luh et al. (2008) che per otto
paesi dell’Asia dell’Est1 nel periodo 1961-2001 identificano le principali fonti di
crescita dell’agricoltura. A tal fine costruiscono l’indice di crescita della produttività di
Malmquist, ne calcolano le due componenti e le regrediscono con variabili quali la
dotazione di capitale umano, le attività di R&S nazionali, gli spillover internazionali e
alcune caratteristiche aziendali specifiche per paese. I risultati mostrano che le attività di
R&S nazionali e la corrispondente interazione con il capitale umano costituiscono le
principali determinanti del progresso individuale di un’economia nella tecnologia
agricola, laddove la dotazione di capitale umano è cruciale per la capacità di catching
up. Inoltre, condizione necessaria affinché la conoscenza estera possa contribuire alla
crescita della produttività, sia attraverso l’innovazione sia attraverso la capacità di
catching up, è rappresentata dall’abilità dell’economia ospitante di sviluppare sufficienti
capacità di apprendimento dall’istruzione.
Per gli stessi paesi, nel medesimo periodo e usando gli stessi dati, Fung-Mey
Huang e Yir-Hueih Luh (2009), partendo dal presupposto che la capacità degli
agricoltori di affrontare gli squilibri indotti dai cambiamenti tecnologici migliori con
l’istruzione, verificano il ruolo svolto dall’istruzione per lo sviluppo dell’agricoltura. A
tal fine, sulla base dei dati FAO2, applicano un’analisi di switching regression. I risultati
mostrano che esiste una soglia di sviluppo economico superata la quale l’istruzione
genera i suoi effetti sul cambiamento della produttività agricola. Inoltre, per il gruppo
dei paesi per i quali l’istruzione rappresenta la principale determinante per la crescita
1 Cina, Indonesia, Giappone, Malaysia, Filippine, Corea del Sud, Tailandia e Taiwan.2 Per Taiwan, i dati utilizzati provengono dall’Agricultural Yearbook, Couincil of Agricolture, Executive Yuan.
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della produttività, sia in regime di progresso tecnico che di stagnazione, si è riscontrato
che l’effetto dell’istruzione varia a seconda del paese e del regime.
Fuglie (2010) costruisce gli indici di Tornqvist-Thiel di output agricoli, input e
produttività totale dei fattori al fine di esaminare le determinanti della crescita
dell’agricoltura indonesiana nel periodo compreso tra il 1961 ed il 2006. L’autore
sviluppa un indice di qualità del fattore lavoro, espresso come livello medio di
istruzione della forza lavoro maschile e femminile, che rappresenta un fattore di
produzione e valuta l’impatto della variazione di tale indice sulla crescita della
produttività agricola a livello settoriale. I risultati ottenuti mostrano che nel periodo
compreso tra il 1961 e il 2006 più alti livelli di scolarizzazione hanno contribuito per il
10% alla crescita della produttività del lavoro.
Avila ed Evenson (2010) applicano un approccio di contabilitá della crescita a dati
FAO, relativi ai paesi in via di sviluppo per i periodi 1961-1980 e 1981-2001. Dopo
aver misurato la crescita della produttività totale dei fattori, questa è messa in relazione
con degli indici di capitale tecnologico. In particolare, gli autori costruiscono due nuovi
indici rispetto a quelli presenti in letteratura: l’Invention Innovation Capital (II) e il
Technology Mastery (TM). Nel calcolo dell’indice TM includono il “capitale
scolastico”, misurato in anni di studio degli uomini con età superiore ai 25 anni. I
risultati mostrano l’esistenza di una forte relazione tra la crescita della produttività totale
dei fattori e il capitale tecnologico così calcolato. Gli autori, inoltre, procedono alla
scomposizione della crescita della produttività totale dei fattori, tenendo cono di due
misure della qualità del lavoro. La prima è calcolata in anni di studio della forza lavoro
maschile in età lavorativa. Il secondo indice (Dietary Energy Sufficiency) si basa sul
consumo medio di calorie pro capite della forza lavoro. I risultati mostrano che il
miglioramento di entrambi gli indici contribuisce alla crescita della produttività totale
dei fattori.
Per quanto riguarda i paesi sviluppati, i primi studi risalgono agli anni ’60.
Griliches (1963) include un indice dell’istruzione della forza lavoro quale input in una
funzione di produzione aggregata Cobb-Douglas costruita con dati del 1949 relativi a 68
regioni agricole statunitensi. I risultati mostrano che l’istruzione della forza lavoro ha un
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effetto positivo e statisticamente significativo sulla produzione ed il coefficiente
dell’istruzione è simile per grandezza a quello della forza lavoro. Griliches (1964)
applica una metodologia simile su dati aggregati per azienda relativi agli stati degli
USA per il 1949, 1954 ed il 1959 ottenendo risultati simili relativamente al contributo
dell’istruzione della forza lavoro sulla produzione.
Relativamente ai lavori più recenti, attuati su dati riferiti all’agricoltura italiana,
Esposti e Pierani (2000) adottano, per l’agricoltura italiana, una rappresentazione con
variabili latenti della tecnologia su dati AGRIFIT, verificando la significatività della
variabile di capitale umano quale shifter della tecnologia nel periodo compreso tra il
1961 ed il 1991. Mauro e Prestamburgo (2001) verificano per il periodo 1960-2000 la
significatività dell'accumulazione di capitale umano nella crescita del valore aggiunto
per addetto dopo aver usato le variabili ritardate di accumulazione di capitale umano. In
entrambi i casi emerge un impatto significativo del capitale umano sulla crescita
dell’agricoltura italiana. Maietta (2004) spiega la crescita della produttività totale dei
fattori sia con l'accumulazione di capitale umano nel settore, misurato in anni di studio
degli attivi, che con la riduzione del tasso degli attivi agricoli analfabeti sul totale degli
attivi analfabeti. L’analisi, svolta su dati provinciali dal 1951 al 1991, è condotta
utilizzando l’indice di Malmquist output-oriented, stimato con l’approccio non
parametrico DEA.
Per l'agricoltura europea Castillo e Cuerva (2006) verificano la significatività
della variabile di capitale umano all’interno di un processo di convergenza della
produttività agricola nelle regioni europee tra il 1985 ed il 1997. L’analisi, svolta su dati
in parte di fonte Eurostat, riferiti a differenti livelli di NUTS, ed in parte derivanti da
vari rapporti annuali dell’agricoltura della Commissione europea, è condotta attraverso
un’analisi di regressione, secondo la metodologia di Barro e Sala-i Martin.
Ezcurra et al. (2007) analizzano una distribuzione spaziale della produttività
agricola nelle regioni europee dal 1990 al 2000 e verificano la significatività della
qualità del capitale umano (misurata con l’età del proprietario e con la percentuale di
lavoro dedicato all’azienda) quale fattore esplicativo delle differenze regionali esistenti.
A tal fine, utilizzando prevalentemente dati di fonte Eurostat, riferiti alle regioni
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europee, a livello NUTS2, gli autori hanno applicato l’approccio non parametrico
proposto da Quah (1996a, b). Dai risultati emerge che delle due variabili, relative al
capitale umano, l’unica ad essere significativa è quella relativa all’età con segno
negativo.
De Devitiis e Maietta (2009) verificano la relazione tra capitale umano
nell’agricoltura delle regioni dell’Unione Europea e produttività del lavoro agricolo.
Utilizzando dati prevalentemente di fonte Eurostat, riferiti alle regioni a livello NUTS2
e relativi all’anno 2005, l’analisi è svolta attraverso una regressione del valore aggiunto
per addetto su un set di variabili indipendenti, tra cui il livello d’istruzione dei
conduttori agricoli, misurato dal grado d'istruzione secondaria e terziaria. I risultati
mostrano come il capitale umano eserciti un effetto significativo sulla produttività del
lavoro con un’elasticità paragonabile a quella del capitale fisico. Tuttavia la variabile di
capitale umano presenta notevole dispersione a livello europeo, con le regioni centro-
settentrionali molto dotate di capitale umano e quelle meridionali poco dotate.
I lavori fin qui menzionati fanno riferimento ad analisi svolte su dati aggregati.
Per completare il quadro del contesto europeo, appare necessario citare il lavoro di
Mathijs e Vranken (2000) relativo a due paesi dell’Europa centro orientale svolto su dati
microeconomici. Gli autori verificano l’impatto esercitato dal capitale umano (espresso
dall’età, dal grado d’istruzione e dal sesso) sull’efficienza tecnica. Utilizzando dati
derivanti da un’indagine svolta nel 1998 su 255 aziende agricole e zootecniche in
Ungheria e 93 aziende agricole in Bulgaria, l’analisi è svolta in due stadi: nel primo
sono stati calcolati i punteggi non parametrici di inefficienza tecnica a livello aziendale
usando una DEA e nel secondo tali valori sono stati usati come variabili dipendenti in
una regressione. I risultati indicano che, sia per l’Ungheria che per la Bulgaria, esiste
una relazione positiva tra il grado di istruzione (misurato con gli anni di studio) e
l’efficienza tecnica nelle aziende a conduzione familiare, sia agricole che zootecniche.
Per gli altri aspetti relativi al capitale umano, l’evidenza empirica risulta meno chiara.
L’età, per esempio, ha un impatto positivo sull’efficienza delle aziende agricole
ungheresi e negativo nel caso delle aziende della Bulgaria. La percentuale di donne
impiegate nelle aziende ha sempre un impatto positivo sull’efficienza, ma tale impatto
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risulta statisticamente significativo solo nel caso delle aziende agricole ungheresi. Infine
la percentuale di occupati con età superiore a 60 anni ha un impatto statisticamente
significativo sull’efficienza tecnica delle aziende zootecniche ma non su quelle agricole.
I lavori menzionati suggeriscono l’uso di molteplici approcci per verificare
l’impatto della dotazione di capitale umano sulla produttivitá del capitale umano. L’uso
dell’approccio non parametrico DEA ė diffuso sia per applicazione su dati aziendali che
aggregati. Rispetto ad altri approcci (Maietta, 2007), offre i vantaggi di non richiedere la
conoscenza dei prezzi, di poter modellare input non discrezionali e di fornire facilmente
la misura dei prezzi ombra.
3. LA METODOLOGIA
3.1. I dati
I dati utilizzati provengono dalle rilevazioni aziendali, effettuate con l’indagine
RICA-FADN. Tale indagine si base su un campione di aziende professionali la cui
soglia, definita in termini di Unità di Dimensione Economica (UDE), varia a livello
nazionale. In particolare, dal sito web della DG-AGRI dedicato all’indagine RICA-
FADN, ė possibile scaricare delle elaborazioni dei dati microeconomici rilevati,
elaborazioni corrispondenti ad un’azienda rappresentativa dell’agricoltura professionale
di ogni regione dell’UE, di cui si forniscono il bilancio annuale e altre informazioni. Il
lavoro ė misurato in unità di lavoro (ULA) che corrisponde ad un’occupazione full-
time, il cui monte-ore ė variabile a livello nazionale. Le unità di lavoro sono distinte in
lavoro familiare (ULF) e salariato.
Il periodo per cui si dispone di tale rilevazioni riguarda gli anni 1986-2006; i dati
relativi al periodo 1986-1988, non disponibili sul sito, sono stati gentilmente forniti da
Stefano Dell’Acqua, dell’INEA. Analogamente i dati riferiti al capitale umano
dell’imprenditore agricolo a livello regionale sono stati forniti da Pol Marquer
(Eurostat), mentre i dati relativi agli indici dei prezzi di input e output, sono stati forniti
da Iulia-Paula Pop (Commissione Europea).
La serie storica di dati riferita all'istruzione dei conduttori agricoli, a livello
regionale, è discontinua nel tempo, in quanto desunta da indagini effettuate negli anni
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1986, 1990, 1993, 1995, 1997, 2000 e 2005; risulta, inoltre, non omogenea. Fino al
1986, il livello di istruzione, si riferisce all'istruzione generale (primaria, secondaria e
terziaria); dal 1990 in poi, si riferisce, all'istruzione professionale in agricoltura.
Tuttavia, la serie di fonte Eurostat presenta delle osservazioni mancanti che riducono
notevolmente il numero di regioni utilizzabili per anno, con un minimo di 32
osservazioni nel 1997. Per ovviare a tale inconveniente, le osservazioni mancanti, per la
maggior parte coincidenti con regioni spagnole o italiane, sono state integrate con i dati
derivati da interpolazioni delle informazioni censuarie, gentilmente forniti da Adriana
Diliberto per la Spagna e da Sergio Destefanis per l’Italia. In tal modo, si dispone di
informazioni anche per gli anni 2003 e 2006 per i quali ė stato possibile stimare una
frontiera riferita alle regioni italiane e spagnole.
Il capitale umano, diviso in tre classi, è stato quindi inteso quale percentuale di
agricoltori con titolo di istruzione basso, medio e alto. Tali percentuali sono state
applicate al dato relativo all’impiego di unita' di lavoro familiare (ULF), che risulta
quindi frazionato in tre livelli, basso, medio e alto, corrispondenti alla distribuzione
regionale dei conduttori agricoli.
Il livello di aggregazione regionale della RICA-FDN è più ampio di quello
corrispondente all'unità territoriale NUTS2, a cui si riferiscono i dati relativi
all’istruzione dei conduttori agricoli. Per Belgio, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo e
Olanda, non ė fornita alcuna disaggregazione geografica. In caso di discordanza tra le
serie, per effettuare il raccordo tra regioni FADN e regioni NUTS2 sono stati consultati:
Lennart Hjalmarsson e Petre Badulescu per la Svezia, Vania Sena per il Portogallo e per
il Regno Unito, Moritz Bosbach per la Germania, Dimitris Christellis per la Grecia e
Timo Sipilainen per la Finlandia. Per le attribuzioni residue, ulteriori dubbi sono stati
fugati utilizzando i dati relativi all’estensione delle superfici agricole delle due serie
regionali, gentilmente forniti da Francesco Pecci.
Infine, Aldo Vitagliano, del Centro per la Formazione in Economia e Politica
dello Sviluppo Rurale (Portici), ha meticolosamente curato l’incrocio tra la vecchia
banca-dati del 1986-88 e quella aggiornata del 1989-2006, verificando la congruitá della
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serie temporale per ogni regione. L’elenco delle informazioni contenute nella banca-dati
di fonte RICA-FADN ė riportato in appendice (tabella A.1).
Si ringraziano vivamente tutte le persone menzionate, per il prezioso contribuito
alla messa a punto della banca-dati.
3.2. Le variabili
Le variabili utilizzate per la stima delle funzioni di produzione sono quelle
abituali: quantitá di output e di input impiegati.
Il numero complessivo di osservazioni spazio-temporali costituenti il panel
sbilanciato per il periodo 1986-2006 ė pari a 2071. Di queste osservazioni sono state
utilizzate solo quelle di cui si avevano informazioni sui tre livelli di capitale umano
(basso, medio e alto), corrispondenti a 666 osservazioni. Le statistiche descrittive delle
variabili utilizzate, riferite a questo secondo campione, utilizzato per la stima del
prezzo ombra del capitale umano, sono riportate in tabella 1.
Tabella 1 - Statistiche descrittive delle variabili
VariabiliUnitá misura Media Mediana Dev. st. Minimo Massimo
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20
Tabella A1 – Elenco delle variabili di fonte RICA-FADN
Codice Descrizione variabile
ANNOCodice nazioneCodice regioneSYS02 Num. aziende rappresent.SYS04 Tasso d'avvicendamentoSE005 Dimensione economica-UDESE010 Manodopera Totale - ULASE015 Manodop. Non Salar.- ULFSE020 Manodopera Salariata-ULASE025 Superf. Agric. Util.- haSE030 SAU in affitto - haSE035 cereali - haSE041 altre colt. pieno campo-haSE046 ortaggi e fiori - haSE050 vigneti - haSE054 colture perm. Totale - haSE055 di cui frutteti - haSE060 di cui oliveti - haSE065 di cui altre permanenti - haSE071 colture foraggere - haSE072 terreni a riposo - haSE073 set-aside - haSE075 area boscosa - haSE080 Unità bestiame tot.- UBGSE085 vacche da latte - UBGSE090 altri bovini - UBGSE095 ovini e caprini - UBGSE100 suini - UBGSE105 pollame - UBGSE110 Resa del frumento - q/haSE115 Resa granturco -q/haSE120 UBG pascolo/ha a foragg.SE125 Resa di latte - kg/vaccaSE131 Produzione lorda totaleSE135 Coltiv. e prod. vegetaliSE140 cerealiSE145 leguminose essiccateSE150 patateSE155 barbab. da zuccheroSE160 oleaginoseSE165 piante indust.SE170 ortaggi e fioriSE175 fruttaSE180 agrumiSE185 uva
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SE190 olive e olio d'olivaSE195 foraggioSE200 altre colt.e prod.veg.SE206 Totale prod. animaliSE211 variaz. valore bestiameSE216 latte di vacca e prod.SE220 carni bovineSE225 carni suineSE230 carni ovine e caprineSE235 carni di pollameSE240 uovaSE245 latte ovini e capriniSE251 altri animali e prod.SE256 Altre produzioniSE260 AutoconsumoSE265 ReimpieghiSE270 Oneri totaliSE275 Consumi intermediSE281 Oneri specificiSE285 sementi e pianteSE290 di cui prod. nell'aziendaSE295 fertilizzantiSE300 prodotti difesa coltureSE305 altri spec. per colt.SE310 alim. best. al pascoloSE315 di cui prod. nell'aziendaSE320 alimenti suini e poll.SE325 di cui prod. nell'aziendaSE330 altri spec. per best.SE331 costi specifici per la silvicolturaSE336 Oneri generaliSE340 spese macch.e fabbric.SE345 energiaSE350 lavori eseg. da terziSE356 altri oneri direttiSE360 AmmortamentiSE365 Fattori esterniSE370 Retribuzione pagateSE375 Canoni di affitto pag.SE380 Inter.pag. netto sovv.SE600 sovv. e imposteSE390 Imposte nette IVA escSE395 Saldo IVA esc. invest.SE605 Sovv. prod. e costiSE405 Saldo sovvenz. e imposte su invest.SE410 Reddito lordo aziendaleSE415 Prod. Netto del. AziendaSE420 Reddito cond. e famigliaSE425 Prod. Netto Azienda/ULASE430 Redd.Cond.+ Famiglia/ULFSE436 Capitale totaleSE441 Capitale fisso
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SE446 terreniSE450 fabbricatiSE455 macchineSE460 anim. da riproduzioneSE465 Capitale variabileSE470 best. esc. da riprod.SE475 stoccaggio di prod. agri.SE480 altro capitale circolanteSE485 IndebitamentoSE490 prestiti lungo e medioSE495 prestiti a breve term.SE501 Patrimonio nettoSE506 Var. patrimonio nettoSE510 Capitale aziendale medioSE516 Invest. lordo esc. terr.SE521 Invest. netto esc. terr.SE526 Cash-flow