Sapienza Università di Roma CF 80209930587 PI 02133771002 Capo Ufficio Stampa: Alessandra Bomben Addetti Stampa: Christian Benenati - Marino Midena - Barbara Sabatini - Stefania Sepulcri Addetto Comunicazione: Danny Cinalli Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma T (+39) 06 4991 0035 - 0034 F (+39) 06 4991 0399 [email protected][email protected]www.uniroma1.it Roma, 03/03/2016 COMUNICATO STAMPA SLA: anche il muscolo partecipa alla evoluzione della malattia I risultati della sperimentazione clinica condotta nei laboratori Sapienza pubblicati su Pnas La SLA è una patologia neurodegenerativa ad esito fatale che determina nelle persone colpite una debolezza muscolare progressiva ed un’insufficienza respiratoria che viene attribuita principalmente ad anomalie e alterazione dei motoneuroni, i neuroni che “comandano” il movimento dei muscoli. I ricercatori della Sapienza, invece, sono partiti dall’ipotesi che anche le cellule muscolari, oltre a quelle nervose, siano coinvolte nell’evoluzione della malattia, trovando riscontri in questo senso attraverso analisi molecolari e, ora, anche attraverso la sperimentazione clinica. Il punto di partenza è un esperimento che ha coinvolto 93 pazienti con patologie legate alla denervazione nervosa, di cui ben 76 affetti da sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Tutti i pazienti sono stati seguiti presso il nostro Centro Malattie Neuromuscolari Rare diretto dal professor Maurizio Inghilleri. “Il punto di forza del nostro studio è la sua natura traslazionale, resa possibile dalla forte sinergia tra clinica e ricerca di base e dal fatto che presso il Policlinico Universitario sono attualmente seguiti circa 260 pazienti, ‐ spiega la fisiologa Eleonora Palma. “La ricerca biomedica in Sapienza si muove “from bench to bedside”, cioè “dal bancone del laboratorio al letto del paziente”, ma anche viceversa: informazioni che arrivano dal laboratorio vengono tradotte in strumenti utili da applicare al paziente, cioè alla pratica clinica di tutti i giorni, ma è altrettanto vero che le informazioni dai clinici ci offrono conferme e spunti di riflessione. Un primo importantissimo risultato è stato quello di dimostrare che nei muscoli dei soli pazienti SLA il recettore dell’acetilcolina, responsabile della contrazione muscolare, è risultato alterato per un’aumentata espressione della subunità alpha. Tale aberrazione riduce di conseguenza la sensibilità alla stimolazione da parte dell’acetilcolina comportando una riduzione dell’efficacia contrattile dei muscoli.
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SLA: anche il muscolo partecipa alla evoluzione della malattia
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Sapienza Università di Roma CF 80209930587 PI 02133771002 Capo Ufficio Stampa: Alessandra Bomben Addetti Stampa: Christian Benenati - Marino Midena - Barbara Sabatini - Stefania Sepulcri Addetto Comunicazione: Danny Cinalli Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma T (+39) 06 4991 0035 - 0034 F (+39) 06 4991 0399 [email protected][email protected] www.uniroma1.it
Roma, 03/03/2016 COMUNICATO STAMPA
SLA: anche il muscolo partecipa alla evoluzione della malattia I risultati della sperimentazione clinica condotta nei laboratori Sapienza
pubblicati su Pnas
La SLA è una patologia neurodegenerativa ad esito fatale che determina nelle persone
colpite una debolezza muscolare progressiva ed un’insufficienza respiratoria che viene
attribuita principalmente ad anomalie e alterazione dei motoneuroni, i neuroni che
“comandano” il movimento dei muscoli.
I ricercatori della Sapienza, invece, sono partiti dall’ipotesi che anche le cellule muscolari,
oltre a quelle nervose, siano coinvolte nell’evoluzione della malattia, trovando riscontri in
questo senso attraverso analisi molecolari e, ora, anche attraverso la sperimentazione clinica.
Il punto di partenza è un esperimento che ha coinvolto 93 pazienti con patologie legate alla
denervazione nervosa, di cui ben 76 affetti da sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Tutti i
pazienti sono stati seguiti presso il nostro Centro Malattie Neuromuscolari Rare diretto dal
professor Maurizio Inghilleri.
“Il punto di forza del nostro studio è la sua natura traslazionale, resa possibile dalla forte
sinergia tra clinica e ricerca di base e dal fatto che presso il Policlinico Universitario sono
attualmente seguiti circa 260 pazienti, ‐ spiega la fisiologa Eleonora Palma. “La ricerca
biomedica in Sapienza si muove “from bench to bedside”, cioè “dal bancone del laboratorio
al letto del paziente”, ma anche viceversa: informazioni che arrivano dal laboratorio
vengono tradotte in strumenti utili da applicare al paziente, cioè alla pratica clinica di tutti i
giorni, ma è altrettanto vero che le informazioni dai clinici ci offrono conferme e spunti di
riflessione.
Un primo importantissimo risultato è stato quello di dimostrare che nei muscoli dei soli
pazienti SLA il recettore dell’acetilcolina, responsabile della contrazione muscolare, è
risultato alterato per un’aumentata espressione della subunità alpha. Tale aberrazione riduce
di conseguenza la sensibilità alla stimolazione da parte dell’acetilcolina comportando una
riduzione dell’efficacia contrattile dei muscoli.
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“Siamo arrivati a questa affermazione – spiega Palma ‐ con una tecnica particolarmente
innovativa che consiste nell’impiantare le membrane muscolari dei pazienti nell’ovocita di
una rana sudafricana, che ha la capacità di ‘fondere’ ed ‘esporre’ le proteine native del
paziente sulla propria membrana”.
Sul recettore AChR un endocannabinoide (PEA), che in un singolo paziente aveva prodotto
risultati incoraggianti, ha mostrato un miglioramento della funzionalità del recettore in
seguito a stimolazioni ripetute.
Si è proceduto quindi sulla base della sperimentazione in laboratorio a testare il PEA in
pazienti affetti da Sla. Rispetto a pazienti non trattati, quelli a cui è stato somministrato il
PEA hanno mostrato una riduzione del declino respiratorio.
“In ciascun individuo normalmente i muscoli soggetti a stimolazione continua, riducono nel
tempo la propria risposta, cioè si desensibilizzano” ‐ spiega il neurologo Maurizio Inghilleri
– “La nostra ipotesi è che il PEA, associato alla terapia standard, renda il recettore AChR più
funzionale potenziando conseguentemente la contrazione di alcuni tipi di muscoli.
Ovviamente non possiamo dire che funzioni in assoluto, ma ad esempio nel nostro studio il
PEA sembra in grado di migliorare il lavoro dei muscoli respiratori.
Purtroppo non esistono ancora farmaci o terapie capaci di modificare l’andamento della
malattia, ma il nostro studio indica chiaramente il coinvolgimento muscolare nella Sla
5 Il Fatto Quotidiano 03/03/2016 "COSI' CI AUTOFINANZIAMO PER CURARE LA SLA" 2
Sapienza - webRubrica
Ansa.it 04/03/2016 SLA:PER PRIMA VOLTA MUSCOLI IDENTIFICATI COME TARGETTERAPIE
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Agi.it 03/03/2016 ANCHE CELLULE MUSCOLARI PARTECIPANO A EVOLUZIONE SLA 4
Rainews24.Rai.it 10/03/2016 SLA, STUDIO ITALIANO APRE A NUOVE POSSIBILITA' DI CURA 5
Lastampa.it 08/03/2016 SLA, INDIVIDUATO NUOVO POSSIBILE BERSAGLIO PER LE TERAPIEDEL FUTURO
7
Ilsecoloxix.it 08/03/2016 SLA, INDIVIDUATO NUOVO POSSIBILE BERSAGLIO PER LE TERAPIEDEL FUTURO
9
Insalute.it 05/03/2016 SLA, PER LA PRIMA VOLTA UNO STUDIO IDENTIFICA IL MUSCOLOCOME POSSIBILE TARGET TERAPEUTICO
11
Federfarma.it 03/03/2016 ANCHE CELLULE MUSCOLARI PARTECIPANO A EVOLUZIONE SLA 14
Aboutpharma.com 04/03/2016 SLA, UNO STUDIO IDENTIFICA PER LA PRIMA VOLTA IL MUSCOLOCOME POSSIBILE TARGET TERAPEUTICO
15
Le-Ultime-Notizie.eu 10/03/2016 SLA, STUDIO ITALIANO APRE A NUOVE POSSIBILITA' DI CURA 17
Allnews24.eu 10/03/2016 SLA, STUDIO ITALIANO APRE A NUOVE POSSIBILITA' DI CURA 18
Popsci.it 07/03/2016 SLA: CURARLA PARTENDO DAI MUSCOLI 21
Osservatoriomalattierare.it 14/03/2016 SLA, LA MALATTIA AGGREDISCE I MUSCOLI FIN DALLE PRIME FASI.LA SCOPERTA ITALIANA
22
Blogpinali.wordpress.com 09/03/2016 SLA: I MUSCOLI COME POSSIBILI TARGET PER LE TERAPIE. 23
Informazione.it 08/03/2016 SLA: NEL MUSCOLO LA CHIAVE PER NUOVE TERAPIE 24
Le-Ultime-Notizie.eu 08/03/2016 SLA, INDIVIDUATO NUOVO POSSIBILE BERSAGLIO PER LE TERAPIEDEL FUTURO
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Sla:per prima volta muscoli identificati cometarget terapie'Approccio rivoluzionario apre strada cure a livello muscolare'04 marzo, 15:06
(ANSA) - ROMA, 4 MAR - Per la prima volta, uno studio ha identificato il muscolo come possibiletarget terapeutico per la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla). La ricerca, pubblicata sulla rivista PNAS, nasce dallacollaborazione fra Università Sapienza, Fondazione Ri.MED, IRCCS San Raffaele Pisana e Università dellaCalifornia.
''L'approccio proposto - afferma Pierangelo Cifelli, uno degli autori dello studio - è potenzialmente rivoluzionario,perché apre la strada alla ricerca di cure a livello muscolare e non necessariamente neuronale''. La Sla è unamalattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, provocando una paralisi progressiva eirreversibile della muscolatura, con perdita della normale capacità di deglutizione, articolazione della parola e delcontrollo dei muscoli scheletrici, fino ad arrivare alla compromissione dei muscoli respiratori e al bloccorespiratorio. Per lo studio sono stati arruolati presso il Policlinico Umberto I di Roma 76 pazienti affetti da Sla e17 pazienti con altre patologie collegate. E' stata utilizzata una tecnica particolarmente innovativa, basata sulmicrotrapianto di membrane muscolari ottenute da biopsie effettuate da muscoli di pazienti Sla. Mediantel'utilizzo di specifiche tecniche elettrofisiologiche, è stato inoltre possibile studiare le correnti dovuteall'attivazione dei recettori muscolari e gli effetti di un endocannabinoide (PEA).
L'ipotesi era che il PEA potesse potenziare l'attività dei muscoli che restano continuamente stimolati, come sonoquelli respiratori. I risultati raggiunti hanno dimostrato come il PEA sia in grado di determinare un significativomiglioramento della performance respiratoria. I risultati, affermano i ricercatori, ''rafforzano quindi l'ipotesi che ilmuscolo partecipi all'evoluzione della Sla, indicandolo come possibile nuovo target terapeutico e suggerendo lanecessità di ricercare anche nel muscolo, e non solo nei motoneuroni, i biomarkers patologici nella fase pre-sintomatica di malattia''. (ANSA).
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Anche cellule muscolari partecipano aevoluzione Sla
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SLA, STUDIO ITALIANO APRE ANUOVE POSSIBILITÀ DI CURAPer la prima volta messo in evidenza il ruolo del muscolo come bersaglio terapeutico
10 marzo 2016
Uno studio dei ricercatori dell’Università LaSapienza apre la strada a nuove possibilità dicura della SLA, la Sclerosi LateraleAmiotrofica. Per la prima volta è statoprovato (lo studio è stato pubblicato sullarivista Pnas) che anche il muscolo èprimariamente affetto nella SLA edutilizzando una sostanza naturale endogenadi struttura simile agli endocannabinoidi(Palmitoiletanolamide – PEA in formaultramicronizzata) è possibile migliorare la
forza muscolare.
La SLA è una patologia neurodegenerativa ad esito fatale, che determina nelle persone colpite unadebolezza muscolare progressiva ed un’insufficienza respiratoria che viene attribuita principalmentea fenomeni neurodegenerativi - connessi con l’attivazione della microglia - che danneggianoprogressivamente i motoneuroni, cellule nervose specializzate che “comandano” il movimento deimuscoli. I ricercatori de La Sapienza sono partiti dall’ipotesi che, oltre a quelle nervose, anche lecellule muscolari siano coinvolte nell’evoluzione della malattia, trovando riscontri in questo sensoattraverso analisi molecolari. Da qui l’esperimento che ha coinvolto 93 pazienti con patologie legatealla degenerazione nervosa, di cui ben 76 affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Tutti i pazientisono stati seguiti presso il Centro Malattie Neuromuscolari Rare di Roma diretto dal Prof. MaurizioInghilleri, in collaborazione con la fisiologa Prof.ssa Eleonora Palma ed importanti ricercatoridell’Università di Irvine in California. Un primo importantissimo risultato è stato quello di dimostrareche nei muscoli dei soli pazienti SLA il recettore dell’acetilcolina, responsabile della contrazionemuscolare, è risultato alterato per un’aumentata espressione della subunità alpha. Tale aberrazioneriduce di conseguenza la sensibilità alla stimolazione da parte dell’acetilcolina comportando unariduzione dell’efficacia contrattile dei muscoli.
I ricercatori sono giunti a questo risultato grazie ad una tecnica particolarmente innovativa checonsiste nell’impiantare le membrane muscolari dei pazienti nell’ovocita di una rana sudafricana, cheha la capacità di “fondere” ed “esporre” le proteine native del paziente sulla propria membrana. Unavolta dimostrato che anche le cellule muscolari sono coinvolte nell’evoluzione della malattia iricercatori hanno provato l’effetto della PEA ultramicronizzata. Questo principio attivo, cheprecedentemente aveva dimostrato risultati incoraggianti in un paziente, ha evidenziato un nettomiglioramento della funzionalità del recettore nicotinico in seguito a stimolazioni ripetute.
Si è proceduto quindi, sulla base della sperimentazione in laboratorio, atestare la PEA ultramicronizzata somministrata per via orale in pazienti affetti da SLA. Rispetto apazienti non trattati, quelli a cui è stata somministrata la PEA ultramicronizzata hanno mostrato unanetta riduzione del declino respiratorio. “In ciascun individuo normalmente i muscoli soggetti astimolazione continua, riducono nel tempo la propria risposta, cioè si desensibilizzano - spiega ilneurologo Maurizio Inghilleri – La nostra ipotesi è che la PEA ultramicronizzata, associata alla terapiastandard, renda il recettore AChR più funzionale, potenziando conseguentemente la contrazione dialcuni tipi di muscoli” “Il punto di forza del nostro studio è la sua natura traslazionale, resa
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possibile dalla forte sinergia tra clinica e ricerca di base e dal fatto che presso il Policlinico Universitariosono attualmente seguiti circa 260 pazienti - spiega la fisiologa Eleonora Palma - La ricerca biomedicain Sapienza si muove from bench to bedside, cioè dal bancone del laboratorio al letto del paziente,ma anche viceversa: informazioni che arrivano dal laboratorio vengono tradotte in strumenti utili daapplicare al paziente, cioè alla pratica clinica di tutti i giorni, ma è altrettanto vero che le informazioni dai clinici ci offrono conferme e spunti di riflessione.”
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Per anni si è sempre creduto che la sclerosi laterale amiotrofica fosse causatadalla degenerazione dei motoneuroni. E’ per questa ragione che i tentativi disviluppare possibili terapie avevano –e continueranno ad avere- comeobbiettivo queste cellule. Ora però, grazie ad uno studio congiunto di UniversitàSapienza, Fondazione Ri.MED, IRCCS San Raffaele Pisana e Università dellaCalifornia, un altro obbiettivo si aggiunge ai motoneuroni: i muscoli. La ricerca èstata pubblicata dalla rivista Pnas. La SLA è una malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni. Per motiviancora in gran parte da chiarire queste cellule vengono distrutte e la personacolpita va incontro a progressiva perdita del controllo muscolare sino allaparalisi respiratoria. Secondo le ultime stime in Italia la malattia colpisce 3persone ogni 100 mila e attualmente sono circa 4 mila le persone a soffrirne.Purtroppo ad oggi, nonostante gli sforzi della ricerca, la malattia non ha ancorauna cura. Da tempo gli scienziati stanno concentrando la loro attenzione sui varimeccanismi implicati nella malattia. La degenerazione dei motoneuroni non è ilsolo. Per lo studio in questione sono stati arruolati presso il Policlinico Umberto I diRoma 76 pazienti affetti da Sla e 17 con altre patologie collegate. E’ statautilizzata una tecnica particolarmente innovativa, basata sul microtrapianto dimembrane muscolari ottenute da biopsie effettuate da muscoli di pazienti Sla.Mediante l’utilizzo di tecniche elettrofisiologiche è stato inoltre possibilestudiare le correnti dovute all’attivazione dei recettori muscolari e gli effetti delPEA, una molecola endocannabinoide. L’ipotesi era che il PEA potesse potenziare l’attività dei muscoli che restanocontinuamente stimolati come quelli respiratori. I risultati hanno dimostrato cheil PEA è effettivamente in grado di determinare un significativo miglioramentodella performance respiratoria. Un dato -affermano i ricercatori- che rafforzaquindi l’ipotesi che il muscolo partecipi all’evoluzione della Sla, indicandolocome possibile nuovo target terapeutico e suggerendo la necessità di ricercareanche nel muscolo -e non solo nei motoneuroni- i biomarkers patologici nellafase pre-sintomatica di malattia».
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Sla, individuato nuovo possibile bersaglioper le terapie del futurodaniele banfi
Per anni si è sempre creduto che la sclerosi laterale
amiotrofica fosse causata dalla degenerazione dei
motoneuroni. E’ per questa ragione che i tentativi di
sviluppare possibili terapie avevano –e continueranno
ad avere- come obbiettivo queste cellule. Ora però,
grazie ad uno studio congiunto di Università Sapienza,
Fondazione Ri.MED, IRCCS San Raffaele Pisana e
Università della California, un altro obbiettivo si
aggiunge ai motoneuroni: i muscoli. La ricerca è stata
pubblicata dalla rivista Pnas.
La SLA è una malattia neurodegenerativa che colpisce i
motoneuroni. Per motivi ancora in gran parte da
chiarire queste cellule vengono distrutte e la persona
colpita va incontro a progressiva perdita del controllo
muscolare sino alla paralisi respiratoria. Secondo le
ultime stime in Italia la malattia colpisce 3 persone ogni
100 mila e attualmente sono circa 4 mila le persone a
soffrirne. Purtroppo ad oggi, nonostante gli sforzi della
ricerca, la malattia non ha ancora una cura. Da tempo
gli scienziati stanno concentrando la loro attenzione sui vari meccanismi implicati nella malattia.
La degenerazione dei motoneuroni non è il solo.
Per lo studio in questione sono stati arruolati presso il Policlinico Umberto I di Roma 76
pazienti affetti da Sla e 17 con altre patologie collegate. E’ stata utilizzata una tecnica
particolarmente innovativa, basata sul microtrapianto di membrane muscolari ottenute da
biopsie effettuate da muscoli di pazienti Sla. Mediante l’utilizzo di tecniche elettrofisiologiche è
stato inoltre possibile studiare le correnti dovute all’attivazione dei recettori muscolari e gli
effetti del PEA, una molecola endocannabinoide.
L’ipotesi era che il PEA potesse potenziare l’attività dei muscoli che restano continuamente
stimolati come quelli respiratori. I risultati hanno dimostrato che il PEA è effettivamente in
grado di determinare un significativo miglioramento della performance respiratoria. Un dato -
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affermano i ricercatori- che rafforza quindi l’ipotesi che il muscolo partecipi all’evoluzione della
Sla, indicandolo come possibile nuovo target terapeutico e suggerendo la necessità di ricercare
anche nel muscolo -e non solo nei motoneuroni- i biomarkers patologici nella fase pre-
Anche cellule muscolari partecipano a evoluzione Sla
(AGI) - Roma, 3 mar. - Anche le cellule muscolari, oltre a quelle nervose, sono coinvolte nell'evoluzione dellaSclerosi laterale amiotrofica (Sla). Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori dell'Universita' Sapienza di Roma in unostudio pubblicato sulla rivista Pnas. Il punto di partenza e' stato un esperimento che ha coinvolto 93 pazienti conpatologie legate alla denervazione nervosa, di cui ben 76 affetti da Sla. Un primo importantissimo risultato e' statoquello di dimostrare che nei muscoli dei soli pazienti Sla il recettore dell'acetilcolina, responsabile dellacontrazione muscolare, e' risultato alterato per un'aumentata espressione della subunita' alpha. Questaaberrazione riduce di conseguenza la sensibilita' alla stimolazione da parte dell'acetilcolina comportando unariduzione dell'efficacia contrattile dei muscoli. "Siamo arrivati a questa affermazione ? ha spiegato la fisiologaEleonora Palma - con una tecnica particolarmente innovativa che consiste nell'impiantare le membrane muscolaridei pazienti nell'ovocita di una rana sudafricana, che ha la capacita' di 'fondere' ed 'esporre' le proteine native delpaziente sulla propria membrana". Sul recettore AChR un endocannabinoide (PEA), che in un singolo pazienteaveva prodotto risultati incoraggianti, ha mostrato un miglioramento della funzionalita' del recettore in seguito astimolazioni ripetute. Si e' proceduto quindi sulla base della sperimentazione in laboratorio a testare il PEA inpazienti affetti da Sla. Rispetto a pazienti non trattati, quelli a cui e' stato somministrato il PEA hanno mostrato unariduzione del declino respiratorio. "La nostra ipotesi e' che il PEA, associato alla terapia standard, renda il recettoreAChR piu' funzionale potenziando conseguentemente la contrazione di alcuni tipi di muscoli, ha detto MaurizioInghilleri, a responsabile del Centro Malattie Neuromuscolari Rare de policlinico universitario romani. "Purtropponon esistono ancora farmaci o terapie capaci di modificare l'andamento della malattia, ma il nostro studio indicachiaramente il coinvolgimento muscolare nella Sla suggerendo ulteriori possibili interventi terapeutici", haconcluso. (AGI) .
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4 marzo 2016
Medicina scienza e ricerca
Sla, uno studio identifica per la prima voltail muscolo come possibile targetterapeuticoI risultati di una ricerca condotta fra Università La Sapienza, Fondazione Ri.Med,Irccs San Raffaele Pisana e Università della California. Un approccio “rivoluzionare”poiché aprirebbe la strada alla ricerca di cure non solo a livello neuronale
di Redazione Aboutpharma Online
Il muscolo come possibile target terapeuticoper la cura della Sclerosi laterale amiotrofica. Èla novità potenzialmente “rivoluzionaria”,secondo i ricercatori, che emerge da unostudio frutto della collaborazione traUniversità La Sapienza, Fondazione Ri.Med,Irccs San Raffaele Pisana e Università dellaCalifornia.
Per lo studio – appena pubblicato sulla rivista Pnas (“Acetylcholine receptors from humanmuscle as pharmacological targets for ALS therapy”) – sono stati arruolati presso il CentroMalattie Neuromuscolari Rare del Policlinico Umberto I di Roma 76 pazienti affetti da Sla e17 pazienti con quadro di denervazione causato da altre patologie. E’ stata utilizzata – spiegala Fondazione Ri-Med in un comunicato – una tecnica particolarmente innovativa basata sulmicrotrapianto di membrane muscolari ottenute da biopsie effettuate da muscoli di pazientiSla in cellule uovo di una rana sudafricana, che ha la capacità di fondere le membrane umaneesponendo tutte le proteine native sulla loro membrana. Mediante l’utilizzo di specifichetecniche elettrofisiologiche, è stato inoltre possibile studiare le correnti dovuteall’attivazione dei recettori muscolari e gli effetti di un endocannabinoide, ilpalmitoiletanolamide (PEA), il cui effetto sulla forza muscolare di un singolo paziente affettoda SLA era stato precedentemente dimostrato.
L’ipotesi era che il PEA potesse potenziare l’attività dei muscoli che restano continuamentestimolati, come sono quelli respiratori. I risultati raggiunti – prosegue la Fondazione – hannodimostrato come il PEA sia in grado di ridurre nei pazienti il declino della loro capacità vitaleforzata (FVC), con significativo miglioramento della performance respiratoria.
I risultati dello studio traslazionale rafforzano quindi l’ipotesi che il muscolo partecipiall’evoluzione della patologia Sla, indicandolo come possibile nuovo target terapeutico e
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suggerendo la necessità di ricercare anche nel muscolo, e non solo nei motoneuroni, ibiomarkers patologici nella fase pre-sintomatica di malattia.
“L’approccio proposto – commenta Pierangelo Cifelli, ricercatore della Fondazione Ri.Med inforza al Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia dell’Università La Sapienza – èpotenzialmente rivoluzionario, perché apre la strada alla ricerca di cure a livello muscolare enon necessariamente neuronale; posso dire che la soddisfazione per i risultati ottenuti miripaga non solo a livello professionale, per i 3 anni di lavoro, ma anche moltissimo a livelloumano: questo studio mi ha permesso di verificare con mano cosa significhi riuscire a traslarela ricerca di base a quella clinica”.
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Per la prima volta messo in evidenza il ruolo del muscolo come bersaglio
terapeutico
Condividi 10 marzo 2016Uno studio dei ricercatori dell’Università La Sapienza apre la strada a
nuove possibilità di cura della SLA, la Sclerosi Laterale Amiotrofica. Per la prima volta è stato
provato (lo studio è stato pubblicato sulla rivista Pnas) che anche il muscolo è primariamente
affetto nella SLA ed utilizzando una sostanza naturale endogena di struttura simile agli
endocannabinoidi (Palmitoiletanolamide – PEA in forma ultramicronizzata) è possibile
migliorare...
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Sla, studio italiano apre a nuove possibilità di cura
Per la prima volta messo in evidenza il ruolo del muscolo comebersaglio terapeutico
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10 marzo 2016Uno studio dei ricercatori dell’Università La Sapienza apre la strada a nuove
possibilità di cura della SLA, la Sclerosi Laterale Amiotrofica. Per la prima volta è stato provato
(lo studio è stato pubblicato sulla rivista Pnas) che anche il muscolo è primariamente affetto
nella SLA ed utilizzando una sostanza naturale endogena di struttura simile agli
endocannabinoidi (Palmitoiletanolamide – PEA in forma ultramicronizzata) è possibile
migliorare la forza muscolare.
La SLA è una patologia neurodegenerativa ad esito fatale, che determina nelle persone colpite
una debolezza muscolare progressiva ed un’insufficienza respiratoria che viene attribuita
principalmente a fenomeni neurodegenerativi – connessi con l’attivazione della microglia –
che danneggiano progressivamente i motoneuroni, cellule nervose specializzate che
“comandano” il movimento dei muscoli. I ricercatori de La Sapienza sono partiti dall’ipotesi
che, oltre a quelle nervose, anche le cellule muscolari siano coinvolte nell’evoluzione della
malattia, trovando riscontri in questo senso attraverso analisi molecolari. Da qui
l’esperimento che ha coinvolto 93 pazienti con patologie legate alla degenerazione nervosa, di
cui ben 76 affetti da Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA). Tutti i pazienti sono stati seguiti
presso il Centro Malattie Neuromuscolari Rare di Roma diretto dal Prof. Maurizio Inghilleri, in
collaborazione con la fisiologa Prof.ssa Eleonora Palma ed importanti ricercatori
dell’Università di Irvine in California. Un primo importantissimo risultato è stato quello di
dimostrare che nei muscoli dei soli pazienti SLA il recettore dell’acetilcolina, responsabile
della contrazione muscolare, è risultato alterato per un’aumentata espressione della
subunità alpha. Tale aberrazione riduce di conseguenza la sensibilità alla stimolazione da
parte dell’acetilcolina comportando una riduzione dell’efficacia contrattile dei muscoli.
I ricercatori sono giunti a questo risultato grazie ad una tecnica particolarmente innovativa
che consiste nell’impiantare le membrane muscolari dei pazienti nell’ovocita di una rana
sudafricana, che ha la capacità di “fondere” ed “esporre” le proteine native del paziente sulla
propria membrana. Una volta dimostrato che anche le cellule muscolari sono coinvolte
nell’evoluzione della malattia i ricercatori hanno provato l’effetto della PEA ultramicronizzata.
Questo principio attivo, che precedentemente aveva dimostrato risultati incoraggianti in un
paziente, ha evidenziato un netto miglioramento della funzionalità del recettore nicotinico in
seguito a stimolazioni ripetute.
Si è proceduto quindi, sulla base della sperimentazione in laboratorio, a
testare la PEA ultramicronizzata somministrata per via orale in pazienti affetti da SLA.
Rispetto a pazienti non trattati, quelli a cui è stata somministrata la PEA
ultramicronizzata hanno mostrato una netta riduzione del declino respiratorio. “In ciascun
individuo normalmente i muscoli soggetti a stimolazione continua, riducono nel tempo la
propria risposta, cioè si desensibilizzano – spiega il neurologo Maurizio Inghilleri – La
nostra ipotesi è che la PEA ultramicronizzata, associata alla terapia standard, renda il
recettore AChR più funzionale, potenziando conseguentemente la contrazione di alcuni tipi di
muscoli” “Il punto di forza del nostro studio è la sua natura traslazionale, resa possibile
dalla forte sinergia tra clinica e ricerca di base e dal fatto che presso il Policlinico
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Universitario sono attualmente seguiti circa 260 pazienti – spiega la fisiologa Eleonora Palma
– La ricerca biomedica in Sapienza si muove from bench to bedside, cioè dal bancone del
laboratorio al letto del paziente, ma anche viceversa: informazioni che arrivano dal
laboratorio vengono tradotte in strumenti utili da applicare al paziente, cioè alla pratica
clinica di tutti i giorni, ma è altrettanto vero che le informazioni dai clinici ci offrono
conferme e spunti di riflessione.”
Fonte: rainews.it
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Home Medicina Sla: curarla partendo dai muscoli
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Sla: curarla partendo dai muscoliMEDICINA mar 07,2016 0 Comments
Il muscolo come possibile target terapeuticoper la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Atanto sono arrivati i ricercatori dell’UniversitàSapienza di Roma, della Fondazione Ri.MED,IRCCS San Raffaele Pisana edell’Università della California in uno studiopubblicato su PNAS. ”L’approccio proposto –afferma Pierangelo Cifelli, uno degli autoridello studio – è potenzialmenterivoluzionario, perché apre la strada allaricerca di cure a livello muscolare e nonnecessariamente neuronale”. La Sla è unamalattia neurodegenerativa progressiva checolpisce i motoneuroni, provocando una
paralisi progressiva e irreversibile della muscolatura, con perdita della normale capacità dideglutizione, articolazione della parola e del controllo dei muscoli scheletrici, fino ad arrivare allacompromissione dei muscoli respiratori e al blocco respiratorio.
Lo studioPer lo studio sono stati arruolati presso il Policlinico Umberto I di Roma 76 pazienti affetti da Sla e17 pazienti con altre patologie collegate. E’ stata utilizzata una tecnica particolarmente innovativa,basata sul microtrapianto di membrane muscolari ottenute da biopsie effettuate da muscoli dipazienti Sla. Mediante l’utilizzo di specifiche tecniche elettrofisiologiche, è stato inoltre possibilestudiare le correnti dovute all’attivazione dei recettori muscolari e gli effetti di unendocannabinoide (PEA). L’ipotesi era che il PEA potesse potenziare l’attività dei muscoli cherestano continuamente stimolati, come sono quelli respiratori.
I risultati raggiunti hanno dimostrato come il PEA sia in grado di determinare un significativomiglioramento della performance respiratoria. I risultati, affermano i ricercatori, ”rafforzano quindil’ipotesi che il muscolo partecipi all’evoluzione della Sla, indicandolo come possibile nuovo targetterapeutico e suggerendo la necessità di ricercare anche nel muscolo, e non solo neimotoneuroni, i biomarkers patologici nella fase pre-sintomatica di malattia”.
MARZIA CAPOSIO
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Sei qui: Home SLA Sla, la malattia aggredisce i muscoli fin dalle prime fasi. La scoperta italiana
Sla, la malattia aggredisce i muscoli fin dalle prime fasi. Lascoperta italianaAutore: Matteo Mascia , 14 Marzo 2016
Lo studio dell'Università Sapienza potrebbe aprire importanti prospettive in campo farmacologicoper lo sviluppo di nuove terapie
Un team di ricercatori italiani regala una speranza ai malati di sclerosi laterale amiotrofica. Un gruppo discienziati dell'università della Sapienza di Roma ha infatti scoperto una nuova modalità di azione diquesta malattia neurodegenerativa ad esito fatale. I ricercatori dell'ateneo capitolino hannodimostrato come la patologia attacchi fin dalle prime fasi anche i muscoli e le relative cellule. Standoinvece alla tesi classica, invece, sarebbero vittime di anomalie e alterazioni essenzialmente imotoneuroni, vale a dire le cellule nervose che comandano a monte il movimento muscolare. Si trattainsomma di un'offensiva su più fronti quella scatenata dalla malattia, e l'averlo evidenziato apreprospettive nuove nel trattamento del deficit di forza muscolare determinato dalla Sla.
La rilevanza dello studio condotto dai ricercatori romani, guidati dal professor Maurizio Inghilleri edalla professoressa Eleonora Palma, è tale che è stato pubblicato sul numero del febbraio 2016 diuna delle più prestigiose riviste americane di settore: Pnas, i “Proceedings of the National Academyof Sciences”. Qui potete trovare il testo completo dell'articolo.
Lo studio del team italiano potrebbe aprire importanti prospettive in campo farmacologico per losviluppo di nuove terapie. Intervenire sui muscoli sarebbe in grado di rallentare il decorso dellamalattia e, magari, riuscire a fermarla ad uno stadio iniziale. A oggi non esistono farmaci o terapiecapaci di modificare l'andamento della patologia. Lo sforzo della ricerca nell'identificare i fattoripredisponenti e le basi fisiopatologiche si è basato negli ultimi dieci anni prevalentemente su modellisperimentali animali, che purtroppo si sono rivelati inefficaci sull’uomo. I ricercatori della Sapienzainvece, partendo dall’ipotesi che anche le cellule muscolari, oltre a quelle nervose, siano coinvoltenell’evoluzione della malattia, hanno voluto praticare uno studio traslazionale utilizzando biopsiemuscolari non invasive di pazienti Sla e di pazienti con denervazione traumatica. Questa ricerca apre lapossibilità di sperimentare in tempi rapidi gli effetti di nuovi farmaci per verificare fin dalle prime fasidella malattia potenzialità terapeutiche positive dell’efficienza muscolare sul singolo paziente. Quipotete trovare più informazioni sulla malattia e sugli studi più recenti.
La soluzione potrebbe arrivare grazie all'utilizzo dell'endocannabinoide Palmitoiletanolamina (Pea).Sostanza che ha mostrato ottimi risultati su un singolo paziente ed ha evidenziato ottime potenzialitàanche a seguito della sperimentazione in vitro. Il miglioramento della funzione muscolare potrebbequindi rallentare la compromissione della respirazione nelle persone affette da Sla. I risultati registratidurante la sperimentazione condotta nei laboratori romani autorizzano a guardare al futuro conottimismo. Il nuovo approccio nella ricerca potrebbe essere capace di far aggredire la malattia daun'altra prospettiva.
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SLA: I muscoli come possibili target per le terapie.Posted by giorgiobertin su marzo 9, 2016
Un gruppo di ricerca dell’ Università La Sapienza, Fondazione Ri.MED, IRCCS San Raffaele Pisanae Università della California, ha condotto una sperimentazione clinica sul coinvolgimento dei muscolinell’andamento della malattia neurodegenerativa sclerosi laterale amiotrofica (Sla). I risultati sonostati pubblicati sulla rivista “PNAS“.
L’importantissimo risultato dello studio è stato quello di dimostrare che nei muscoli dei soli pazientiSla il recettore dell’acetilcolina (acetylcholine receptors -AChRs), responsabile della contrazionemuscolare, è risultato alterato per un’aumentata espressione della subunità alpha. Tale aberrazioneriduce di conseguenza la sensibilità alla stimolazione da parte dell’acetilcolina comportando unariduzione dell’efficacia contrattile dei muscoli.
Sul recettore AChR un endocannabinoide PEA – (endocannabinoid palmitoylethanolamide) hamostrato un miglioramento della funzionalità del recettore in seguito a stimolazioni ripetute. Si èproceduto quindi sulla base della sperimentazione in laboratorio a testare il PEA in pazienti affetti daSla. Rispetto a pazienti non trattati, quelli a cui è stato somministrato il PEA hanno mostrato unariduzione del declino respiratorio.“Nel nostro studio il PEA sembra in grado di migliorare il lavoro dei muscoli respiratori. Purtroppo nonesistono ancora farmaci o terapie capaci di modificare l’andamento della malattia, ma il nostro studioindica chiaramente il coinvolgimento muscolare nella Sla suggerendo ulteriori possibili interventiterapeutici.” – afferma Maurizio Inghilleri direttore del Department of Neurology and Psychiatry,University of Rome Sapienza.
Leggi il full text dell’articolo:Acetylcholine receptors from human muscle as pharmacological targets for ALS therapyEleonora Palmaa, Jorge Mauricio Reyes-Ruizc, Diego Lopergolod, Cristina Rosetib, CristinaBertollinia,Gabriele Ruffoloa, Pierangelo Cifellia, Emanuela Onestid, Cristina Limatolaa, RicardoMiledic and Maurizio InghilleriPNAS 2016 ; published ahead of print February 29, 2016, doi:10.1073/pnas.1600251113
Fonte ed approfondimenti: Università La Sapienza
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Sla: nel muscolo la chiave per nuove terapie
08/03/2016 - 11:39 - Il muscolo come possibile target terapeutico per la sclerosi lateraleamiotrofica (Sla). È la conclusione a cui giunge uno studio appena pubblicato su PNAS, svoltoin collaborazione fra l'Università “Sapienza”, la Fondazione Ri.MED, l'IRCCS San ...(HealthDesk)
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Sla, donazioni di familiari e soldi propri. Così due ricercatori italiani lottanocontro la malattia. Studio pubblicato su Pnas “Ora si possono trovare farmaci chemigliorino l'andamento muscolare – dice il professore Maurizio Inghilleri –. Siamo giunti a questirisultati grazie alle donazioni (circa 15mila euro totali) delle famiglie dei malati di Sla. Di tasca nostra,abbiamo ... (Il Fatto Quotidiano - 28 ore fa)
Sla, per prima volta muscoli identificati come target terapie I ricercatori della Sapienzahanno trovato riscontri attraverso analisi molecolari e, ora, anche attraverso la sperimentazioneclinica. La Sla è una malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, provocandouna paralisi progressiva ... (Solo News - 31 ore fa)
Sla, non solo colpa dei neuroni Un nuovo approccio alla SLA che coinvolga anche i muscoli enon solo i neuroni: è su questo che hanno lavorato gli scienziati dell'Università Sapienza con lacollaborazione della Fondazione Ri.MED, dell'IRCCS San Raffaele Pisana e dell'Università della ...(MedicinaLive - 31 ore fa)
SLA, per la prima volta uno studio identifica il muscolo come possibile targetterapeutico Palermo, 5 marzo 2016 – Dalla collaborazione fra Università Sapienza, FondazioneRi.MED, IRCCS San Raffaele Pisana e Università della California arrivano i risultati di uno studio cheper la prima volta identifica il muscolo come possibile target ... (insalutenews - 2 giorni fa)
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