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L'editoriale ............................. 5di Jackie de
RipperOLTREMONDOGli SpecialiIl Festival delle Storiedi Max Gobbo
.............. 6CartuniaNel mondo del doppiaggiodi Max Gobbo
.............. 10AnteprimaJoe Abercrombie, "Non primache siano
impiccati" ...... 13Una voce da Malta"L'Ipogeo di Hal
Saflieni".16di Roberto BommaritoBeing Piscu"La diplomazia
dell'arte".19di Andrea ViscusiUn italiano a Glasgow"88"
..................................... 22"Il cacciatore"
................... 23"Futuro prossimo" ............ 25di Cristiano
R.Poscritti di futuro ordinario"La donna con il cappellopiumato"
........................ 26di Luigi BonaroGuest Star"La conosci
quella dellamadre e del figlio?"........ 35di Mirko GiacchettiOltre
lo SkannatoioLe Tre Lune 6"I sogni delle crisalidi"..... 36di
Christian Fedele
La Macelleria n.6"Questo è il mio corpo".....38di Alessandro
Renna"Amazonas"........................ 45di willow78"Ave Atque
Vale"............... 49di David GalliganiNella pancia del
Drago"Fantasy? No, non leggoletteratura per ragazzi"di Andrea
Atzori .......... 52I libri da rileggereG. Bear, "\ Slant"
............. 54K.W. Jeter, "Macchine infernali"di Massimo Luciani
..... 56I libri da tradurreG. Egan, "The Clockwork Rocket"di
Massimo Luciani ..... 58Il libro sullo scaffaleD. Di Dio, "E' tempo
sprecatouccidere i morti"(presentazione) ............. 60L'eBook
nell'eReaderA. Tentori, "Livello scarlatto"(presentazione)
............. 61Narrativa interattivaLe parole chiave alla"Blue
Lacuna"................ 62di Leonardo BoselliVale più di mille
parole"TVerion" .......................... 65di Ignazio
Piacenti"Lunaris" ............................ 67(graphic novel
completa)di Roberta GuardascioneDARK SIDE
........................... 72
J a c k i e d e R i p p e reMax Gob b oRo b e r t o Bommar i t
oAndr e a V i s c u s iCr i s t i ano R .Lu i g i Bonar oMi rk o G
i a c c h e t t iCh r i s t i an F ed e l eA l e s s andr o R ennaw
i l l ow78Dav id Ga l l i g an iAndr e a A t z o r iMa s s imo Lu c
i an iL e ona rdo Bo s e l l iI g n a z i o P i a c en t iRo b e r
t a Guarda s c i on e
Hanno collaborato Sommario del BBrriigghhtt SSiiddee
http://latelanera.forumfree.it
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Il Lato Oscuro"L'ultimo pianto del Beato"di Sol Weintraub
.......... 72Skannatoio edizione XXIIUn infausto inizioLe
specifiche ..................... 79"Chiaro di luna"di anark2000
................. 80"La lucciola di Carola"di Arianna K.
................ 82"Detenuto H573"di willow78 ...................
85Speciale ventiquattr'orenella giungla di cemento"Il gatto bianco
e il gatto nero"di Arianna K. ................ 89"Nella notte"di
anark2000 ................. 90"La Città Vecchia"di Francesco
Fabrocile . 92"Il creatore di Demoni"di mother95A ................
95"Sotto le frecce del Sagittario"di Alexandra .................
100Domande retoricheSol Weintraub intervistaanark2000
........................ 102Risultati e classificheSkannatoio 5 e
mezzo ...... 104
So l W e in t r au banark2000Ar i anna K .w i l l ow78S l a s h
1588mo t h e r95AA l e x andra
Hanno collaborato Sommario del DDaarrkk SSiiddee
http://latelanera.forumfree.ithttp://www.facebook.com/skan.magazinehttp://skanmagazine.blogspot.ithttp://skanmagazine.sf.nethttp://issuu.com/skanmagazinehttp://www.lulu.com/spotlight/skanmagazinehttp://free.yudu.com/library/157187http://sourceforge.net/projects/skanmagazine/files/skan_11.pdf/downloadhttp://sourceforge.net/projects/skanmagazine/files/skan_12.pdf/downloadhttp://sourceforge.net/projects/skanmagazine/files/skan_13.pdf/download
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SSkkaannAAMMAAZZIINNGGMMAAGGAAZZIINNEEUninfaustoinizio
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SSppeecciiaallii OOllttrreemmoonnddooOltremondo
ddiiSSkkaann GGllii
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SSkkaann CCaarrttuunniiaaOltremondo
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SSkkaannAAnntteepprriimmaa
Oltremondo
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OOllttrreemmoonnddoosta leggendo per voi
JJooee AAbbeerrccrroommbbiieePPrriimmaa cchhee
ssiiaannoo iimmppiiccccaattii
SSkkaann MMaaggaazziinnee
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OOllttrreemmoonnddooSarebbe un delitto!
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SSkkaannRRoobbeerrttoo BBoommmmaarriittoo
Territori d'oltremareUna voce da Malta
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-- 1818 --
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-- 1919 --
L a d i p l o m a z i ad e l l ' a r t eSSkkaann
AAnnddrreeaa VViissccuussiiBeing Piscu
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CCrriissttiiaannoo RR ..Un italiano a GlasgowSSkkaann
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LLuuiiggii BBoonnaarroosottotitolo
Quella notte fuori dal sexy shopscese la neve
«I'm a spy in the house oflove
I know the dream, that you'redreamin' of
I know the word that you long tohear
I know your deepest, secret fear
I know everything
Everything you do»
James Douglas Morrison
Divina
Fissavo la mia musa, diceva chemi voleva, non mi interessava
chifosse o da dove venisse. Fa-cemmo l'amore appassionati co-me due
ragazzini. Si addormentò.Il suo corpo, simile a marmo levi-gato,
fuoriusciva dalle lenzuolaaccartocciate. La luceintermittente
dell'insegna al neon,Latex Paradise, singhiozzavasparando lampi
rossi nell'oscuritàdel mio tugurio, attraverso i vetriincrostati.
Ci eravamo conosciuti
per caso, al Topa Loca, uno stripbar sul Lungotevere.
Divina era una ballerina di lapdance.
Quel giorno, prendemmo uncocktail al bar dopo il suo
spetta-colo. Mi sorrideva. C'era qualco-sa in me che
l'attraeva.
La invitai da me.
Che bambola. Occhi di ghiaccio,capelli castano chiaro,
pelleeburnea, labbra carnose, da ba-ciare. Le bianche estremità
fuo-riuscivano perfette dallo spaccodell'abito di seta. Si avvicinò
e midiede un bacio: «Mi vorresti, nonè vero?»
Spregiudicata e sensuale, il tipogiusto per me.
«Ti chiamerò Mickey » mi apo-strofò con ironia, offrendo al
miosguardo le spalle scoperte mentreprendeva un caffé dal
bollitore. Iltatuaggio, la farfalla d'inchiostro,così lo chiamava
lei, agitava condelicatezza le ali grazieall'impercettibile
movimentodella candida scapola su cui eraimpressa. La mia
circolazionearteriosa aumentò in vistosa-mente. Si sedette di
fronte a mepoggiando le bionde sull'orlo deltavolo, la tazza in
mano, acca-
vallò le gambe e mi guardò inmodo curioso. La scrutai
seriocercando la mia migliore espres-sione da duro. Presi una
muganch'io. Divina sembrava a suoagio nella mia topaia.
Giocaisporco, misi sul giradischi BlueIn Green. Mi poggiai allo
scritto-io davanti a lei, l'impermeabile siaprì per un attimo
mostrando lasemiautomatica, una Beretta M9.Divina l'aveva notata.
Mi sentivoin un libro di Raymond Chandler.
Mandai giù un altro poco di caffée accesi una sigaretta a lei e
ame. " Dunque, voi sparate allagente" disse tranquillamente."Siete
un assassino"».
Decisi di fare la stessa cosa. Ave-vo finito i sigari, feci un
sorsodalla mug e presi dal suopacchetto due paglie. Diedi fuocoa
entrambe, una per lei e una perme. Accettò di buon grado, si mi-se
a ridere ma il risultato non fuquello sperato: «Michele, che cifai
con quella scacciacani?» e tiròfuori il revolver, nascosto
nellaborsa. Era una Smith & Wesson29, calibro 44. «Dovresti
procu-rarti questo giocattolo anche tu» ela poggiò sulla mia
scrivania. Siaccorse del mio imbarazzo ecambiò registro: «Bella
musica,però è veramente troppo caldoqui» e fece per togliersi la
vestementre aggiungeva sorridendo:
Poscritti di futuro ordinarioL a d o n n a c o ni l c a p p e l
l op i u m a t oSSkkaann
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«Com'è ovvio, il ventilatore nonfunziona, corretto Mike?»
«Come in tutti i racconti noir, ra-gazzina» replicai
orgoglioso.
Il vestito scivolò ai suoi piediquando si alzò dalla sedia
senzaveli per venirmi incontro.
«Mi piaci Mickey».
«Ti adoro Divina».
1 . Ucciderai Carla Merletti
Roma, ore 21 .00. Il mio corpo eraancora dolorante, colpa di
queldannato Kebab. Erano ormai di-verse ore che ero in seduta
suquel cesso bizzarro. Era simile auna grossa fragola, un aspetto
de-cisamente inquietante. La noia siera quasi sostituita del tutto
aglispasmi. Avevo iniziato a seguirecon lo sguardo la linea del
tuborosa fino allo sciacquone. Mi erosoffermato su un punto del
muroa notare il cromatismo dove, dalfucsia della tinta acrilica
cheravvivava il negozio, fuoriuscivail verde della muffa.All’
improvviso, la porta del Sexyshop di via Cherso, 1 2, una tra-versa
di via Collatina, si aprì ci-golando.
Il campanello, a forma di tetta,tintinnò, ovattato, su un enorme
esensuale bocca di donna che face-va da bancone. Tolsi la sicura
allapistola. Uscii rapidamente dalla
toilette e, salutando cerimonioso,esclamai: «Serve aiuto?»
Perfortuna, era solo un cliente.L’acqua frizzante dimenticata
afianco a un vecchio iMac cremisi,posto sul lato sinistro della
cassa,emise un piccolo sibilo. Il videodel computer mostrava in
conti-nuazione annunci, messaggi epubblicità:
«Come posso far pace tra il mioamico e il mio fidanzato?
Cristi-na».
«Scapolo o zitella? Alla ricercadell’amore? Cerca tra milioni
disigle adesso!»
« Preparativi per un caldo MerrySexmass?».
Il porno-avventore esitò a ri-spondermi. Osservai una
piccolabolla daria che saliva dal fondodella bottiglia piena, era
il gasche usciva lento dal tappo un po-co svitato.L’Mac era intento
ascarabocchiare comunicatiammiccanti:
«Popolo della notte? Scaricateuna foto dei nostri
miglioriNight-club».
«Consulta il tuo oroscopogiornaliero. Le nostre sensitivesono a
tua disposizione».
Mi sorpresi a scrutarmi nellagrande specchiera a cuore dietrole
spalle del mio silenzioso acqui-rente. Gli occhiali, sull’ovale
delviso, definivano delle circonfe-renze perfette intorno alle
miepupille cerulee, il naso pro-
nunciato cadeva a strapiombosulle labbra sorridenti. Avevo
unasolida corporatura, malgrado nonfossi più un ragazzino. Mi
resiconto che ero ridicolo, vestitocon quei bizzarri abiti di
pelleborchiata. Il tipo esclamò:
«Mi piacerebbe acquistare ilDVD di Biancaneve ed i Settenani
viziosi».
« Lo trova là, nell’espositore,quello con l’ indicazione,
BedtimeTales»
Risposi cordiale. Mentre indicavola direzione con il dito,
osservai ilpornofilo che si dirigeva al ripia-no, seguendolo dagli
specchiapplicati sul solaio. Le tubaturedei riscaldamento, tinte di
rosa,attraversavano sinuose il soffittomuovendosi come gracili
elunghissime gambe sinistre.L’Mac esibiva freneticamente
aschermo:
«Scarpe lustrate! Se aspiri a es-sere una persona elegante,
devipartire dalle tue calzature». «Vitareale Le risposte
dell’espertoCosa devo fare per ricostruire lanostra relazione dopo
un sexyparty?»
Il tizio soddisfatto venne verso dime con il film in mano:
«Solosette euro» gli dissi. «C’è unapromozione sulla vendita del
ge-nere Fiaba».Dunque, tirò fuori ilportafogli. Da una tasca
delcappotto cadde un pezzo di carta:«Senta, ha perso.. .»
segnalaiprontamente.
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«Ho atteso tanto per vedere que-sto film» replicò
compiaciu-to.«No. senta, vorrei dirle che.. .»continuai. Il tale,
frettoloso, miinterruppe senza possibilità di re-plica: «Grazie e
arrivederci».Ri-masi interdetto a guardare la suo-la delle sue
scarpe lucide e ilrisvolto del pantalone gessatomuoversi rapidi nel
guadagnarel’uscita. Lo sconosciuto siallontanò, lasciando sul
pavi-mento pezzato il foglio ripiegato.Lo presi. Scoprii che era un
mes-saggio per me da partedell’agenzia: «Ucciderai
CarlaMerletti».
2. La donna con il cappello piu-mato
1 ) Una porzione singola di uovastrapazzate, funghi e
zucchine;
2) una porzione singola di burro;
3) una porzione singola diformaggio;
4) una porzione singola di pane;
5) una bustina di sale;
6) una bustina di pepe;
7) un bicchiere di succod'arancia;
8) un bicchiere di caffé america-no;
9) una salviettina umidificata mo-nouso.
L'hostess era appena passataportandosi via gli avanzi. Loschermo
indicava la posizione delvelivolo tra Lausame eMontreaux, una linea
rossa neevidenziava la traiettoria. Un fa-stidioso abito da sera,
degli sco-modi sandali rossi con il taccoalto e un cappello piumato
eranol'abbigliamento per la mia opera-zione sotto copertura.
Il doppio fondo del mio bagaglionascondeva
passaporticontraffatti, carte di credito, falsepatenti di guida,
lasciapassare di-plomatici, autorizzazioni interna-zionali,
permessi antiterrorismo,coordinate bancarie, id pubblici eprivati,
nickname per le chat,certificati di cittadinanza.
Il video informava i passeggeri:«altitude 11600 m, ground
speed792 km/h / 490 mph, Gstaad: 66miles».
L'indicazione toilette fu fi-nalmente verde, mi alzai primache
divenisse nuovamente occu-pata. Presi una storta. Quellecalzature
con quei tacconi eranoda suicidio. Ma dovevo stareattenta. La
formula da consegnareera contenuta proprio nella zeppadi una delle
mie scarpe. Avrebbefunzionato solo associata a deicodici presenti
in un libro di fiabeche avrei dovuto sottrarre a unmediatore che
operava a Bru-xelles.
Non me lo aspettavo ma la tazzaera confortevole, lo spazio
ri-stretto, al contrario, mal si adatta-va all'ingombro della mia
veste
scarlatta.
Prima di uscire dal bagno,controllai i capelli e il trucco,
de-cisi che lo specchio rovinato diquel gabinetto sarebbe
statosufficiente.
Avevo un corpo e un visoperfetti. Certo, con tutti i soldiche
avevo speso, cinquemila europer gli zigomi, settemila per ilnaso
alla francese, seimila per labocca. Adesso, avrei aggiunto unpoco
di rossetto sulle labbraperfette e un po' di matita intornoai
formidabili occhi cerulei. Mispecchiai ancora: «Ciao CarlaMerletti,
sei una bomba sexy».
Ero stanca, ritornai a riposare. Lamissione era difficoltosa,
sedettial mio posto, il monitor mostraval'andatura dell'aereo:
«Black Fo-rest 1 50 km/ 93 Miles».
La mia vera identità era questa:Carla Baroldi, agente segreto
nu-mero 234, nome in codice DonnaAnna.
Sistemai le cuffie già collegateall'iPod scarlatto, lasciato
acceso,in riproduzione casuale:
« Notte e giorno a faticar, per chinulla sa gradir, piova e
vento asopportar, mangiar male e maldormir»
Ero nervosa. Una pistola, unapiccola semiautomatica da tasca,la
Titan 25 calibro 6.35, era assi-curata alla gamba con una stu-penda
giarrettiera e predisposta alsuo ufficio. Quella sera, il metal
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detector del terminal B di Fiumi-cino era spento, il personale
diverifica al check-in era tuttocomposto da nostri agenti.
Il lettore mp3 continuava a mo-dulare l'aria:
«voglio fare il gentiluomo e nonvoglio più servir, No! No!
No!No! No! No! No! E non vogliopiù servir».
Il boeing 747 era nei pressi di LaChaux-de-Fonds. Mandai giù
unacompressa di Tavor per na-scondere l'agitazione. Guardai
ilbiglietto che mi aveva dato il miocontatto, Rue du Canal 51 , 1
000Bruxelles, l'indirizzo di una casadi piacere, di rimpetto
all'hotelVille, una traversa della GrandPlace.
«Oh che caro galantuomo, voi astar dentro con la bella, e io a
farla sentinella la sentinella».
Le mie istruzioni erano chiare:
mezz'ora di tempo per eliminarel'intermediario e sottrargli il
volu-me di fiabe, ritornare a Roma,portare i codici contenuti
neltacco e il testo con le favole almio contatto Angelo Borri che
miaspettava a via Cherso, 1 2.
Questo era quanto.
«Non sperar, se non m'uccidi,Ch'io ti lasci fuggir mai».
L'airbus volava sopra Strasburgo.
«Donna folle! Indarno gridi, Chison io tu non saprai!»
Ero quasi arrivata.
«Gente! Servi! Al traditore!»
«Taci e trema al mio furore!»
Le informazioni a mia disposizio-ne erano le seguenti. Per le
23.00del giorno dopo, l'agente sarebbevenuto in possesso delle
fiabe manon rinuncerà al suo consuetoappuntamento con il
piacere.Andrà in Rue du Canal 51 , con iltesto, indossando un
costume daBabbo Natale. Cercherà la came-ra 12 del bordello al fine
diincontrare la sua lucciola Maggie,ma troverà me.
«Scellerato!»
«Sconsigliata!»
Erano due notti che non dormivo.Avevo preso già diversi
calmanti,mi sentivo un rottame. Ma eropaziente e organizzata. Ero
la mi-gliore.
«Come furia disperata Ti sapròperseguitar!»
«Questa furia disperata Mi vuolfar precipitar!».
L'agenzia mi avrebbe pagato co-me sempre una montagna di
euro.Avrei potuto effettuare quelpiccolo e costosissimo
interventoper gli inestetismi del fondoschie-na.
Il video segnalava una località traFrancoforte e Mannheim.
Bru-xelles era sulla destra, una stellacontrassegnava il
luogodell''atterraggio.
3. Michele Corsi
Roma, via Cherso 12, ore 23.30C'era sempre vento in quel
male-detto quartiere. Anche quellanotte dovetti controllare
gliannunci sul vecchio iMac rosso.Avrei dovuto leggere
quellepubblicità sul computer fino a di-versa comunicazione da
partedell'Agenzia. Ero Michele Corsi,classe Gennaio 1960, agente
se-greto 1 31L, nome in codice: Le-porello.
Ero operativo. Le mie attualiinformazioni riguardavano
ilcorriere Carla Merletti, la donnacon il cappello piumato.
LaMerletti avrebbe pubblicato unmessaggio criptato su web, su
untabloid locale. Le mie istruzioniparlavano chiaro:
1 ) eliminare l'agente AngeloBorri;
2) intercettare il messaggio diCarla Merletti
sull'terminalescarlatto;
3) incontrare la Merletti al postodi Borri;
4) uccidere la Merletti;
5) prendere il libro.
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-- 3030 --
Punto.
Pareva che il volume di fiabecontenesse codici molto preziosiper
la realizzazione di un virusletale. La nostra agenzia
do-vevaassolutamente impossessarsi. Dadetta formula dipendevano
de-terminati equilibri internazionali.A noi spie, di più non era
dato sa-pere.
Erano diversi giorni che osserva-vo il monitor e non mi
sembravache vi fossero cose rilevanti:
«Partecipa anche tu al "2011 Ro-me Bikini Fashion Show"»
«Consulta le stelle! Acquario 21Gennaio 18 Febbraio: Il Sole
au-menta la sua influenza e ti dà unoslancio mentale ed energia
fisica.Un rapporto che ha avuto i suoimomenti difficili diventa più
faci-le. Single? Un ospite atteso pres-so di voi potrebbe essere
l'ultimoamore della vostra vita».
4. Rue du Canal 51
Ero arrivata a Bruxelles, in Ruedu Canal 51 . Il palazzo era
bellis-simo, nell'elegante strada che da-va sulla Gran Place. Il
bar delbordello, era deserto. C'eranoalcuni avventori
comodamentedistesi sui sofà con delle ragazzema si trovavano più in
là, nellasala dalle pareti di lacca rossa,proprio sotto l'arco,
dove uncartello, posto sulla volta, recita-va: Pompadour's
Room.
La casa di appuntamenti erapiccola e accogliente.
C'era una musica in sottofondo: «The magic carpet waits, for
you,So don't you be late »
Un albero di Natale, con gli aghisecchi e marroncini,
lampeggiavapigro nei pressi della reception.Osservando la
sfortunata conife-ra, pronunciai la parola d'ordinein modo quasi
meccanico: «Po-trei avere una Duval?»
«È finita». Replicò, da dietro ilbancone, una graziosa
fanciullavestita da coniglietta di Playboy.
Era la risposta giusta. La ra-gazza-coniglio era il mio
contattoa Bruxelles. Erano le 21 .00. Co-me indicato dall'Agenzia,
chiesiun altro tipo di birra. Sul rovesciodel sottobicchiere di
carta trovaidelle indicazioni scritte in italia-no:
«Confermata stanza 12,confermato arrivo babbo natalecon libro di
fiabe, attendere edeliminare, prendere il testo, voloritorno già
prenotato, stessaidentità e modalità, Good Luck».
Ringraziai la coniglia per ilboccale. Mi rispose con un sorri-so
fissandomi con uno sguardod'intesa, mentre alzava la testa,fingendo
di essere intenta a lava-re i bicchieri. Le feci unimpercettibile
cenno con il capoper farle capire che avevo recepi-to.
Andai di sopra, nella camera nu-mero 12, indossai qualcosa di
se-xy e attesi l'uomo. Avevo tolto lasicura alla pistola.
5. Là, dove si specchiavano, inmodo sinistro, quegli
insoliti
oggetti gommosi
Avevo ucciso Angelo Borri nellocale dei sexy toy. Era il
prece-dente finto commesso del Sexyshop. Angelo era, però, il
verocontatto di
Carla Merletti, era simpatico.Peccato aver dovuto
eliminarlo.
E adesso continuavo a visionare imessaggi del tabloid sul
quelcompu-ter rosso:
«Questo mese, interroga gliastri!».
L'agenzia mi aveva procuratotutti i documenti falsi con la
miafoto e i dati di Angelo Borri.Considerai che l'operazione
sa-rebbe stata facilitata dal fatto chela Merletti non conosceva
Borri.
«Christmas Countdown Il contoalla rovescia per il Natale è
ini-ziato, e stiamo svendendo afantastici prezzi! It puts Santa
toshame!»
Ricordavo il metallo che urlava,la puzza di polvere da sparo,
ilcorpo di Angelo, là, nella stanza,in una pozza di sangue, lo
guardoluccicante e la pupilla senza vita,
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dove si specchiavano, in modo si-nistro, quegli in-soliti
oggettigommosi, schierati minacciosa-mente sullo scaffale rosa,
propriodi fronte a lui.
«Consulta le nostre sensitive.Servizio disponibile 24h
algiorno».
Non mi andava di uccidere anco-ra. Volevo smettere con quella
vi-ta. Ma ero una spia, un assassino.
Il terminale era implacabile madella Merletti nessuna
traccia:
«Rubrica Lettere tra amicheChristmas Gift Sono rimasta unpo'
delusa dal tuo regalodell'altro anno, una crema per ipiedi. Non
sono ne-anche riuscitaa riciclarla. Comunque, ascolta,visto che
insisti, se ti piace moltola fantasia di quel collant, possodartelo
in cambio della pappareale che ti ha regalato tua suo-cera per il
compleanno».
6. Quel maiale che non volevamorire
Le undici e cinquantacinque. Eratardissimo. Dall'altra parte del
fi-lo il telefono squillava. Secondole istruzioni, al quinto
squilloavrebbe risposto un fax, era il se-gnale dopo il quale avrei
potutoparlare, tre, quattro, cinque, ilfax.
«Sono Donna Anna. Sono in pos-
sesso del libro».
Rispose una voce metallica:«Informazione registrata».
Riagganciai.
A fianco della cabina a gettoni,arrivò subito un taxi. Ero già
infuga verso l'aeroporto, indos-sando il vestito da Babbo Natale.Ci
avevo messo una vita a spo-gliarlo, pesava un quintale,
quelbastardo. Dovevo fare in fretta, dilì a poco li avrei avuti
tutti addos-so. Il maiale non voleva propriomorire. Gli ho dovuto
sparare di-verse volte. Alla fine, si era deci-so ma era caduto
all'indietro e,agonizzando, mi si era attaccatoalla gamba
strappando tutte lemie costosissime calze.
7. Salve, sono la sensitiva CarlaMerletti
Erano le 21 .00. il giorno era pas-sato tra le bizzarre
richieste distrani clienti e un'altra notte sa-rebbe passata in
compagnia deglistrambi messaggi dell'iMac. Eraimpietoso. Non la
smetteva maicon quegli an-nunci:
«Consulta le stelle! Acquario 21Gennaio 18 Febbraio. La tua
si-tuazione è estremamente chiara.Ebbene Sì! Si può vedere al di
làdei ruoli che le persone ricopro-no. Attraverso un sorriso, si
puòarrivare all'intimità. Quando siincontra qualcuno che fa un
lavo-
ro duro ma ha un cuore gen-tilepuò scoppiare l'Amore, è
possi-bile, allora, trovare le parolegiuste per discutere di
argomentidelicati in questo modo aiuteretei vostri piani per il
Natale».
Erano sempre le 21 .00 ed erosempre lì, agente 1 31L, nome
incodice Leporello, operativo.Anzi, ero Angelo Borri.
«30 giorni di prova gratuita perpizza Cherso»
«Sei in cinta o sei semplicementegrassa? Prova DietaPlus».
«Penso che i motivi e le fantasienatalizie sulla biancheria
intimao sulle calze siano inutili. Tutta-via, potrei indossare i
miei boxer,con Babbo Natale che dice "HoHo Ho", anche in altri
periodidell'anno».
«Carla Merletti, la sensitiva staaspettando la vostra
chiamata.Chia-mate subito il numero insovra impressione a soli \1 .
50/min».
La donna col cappello piumatoaveva finalmente
pubblicatol'annuncio. Mi diressi, determi-nato, verso la colonna
dorata, coni piccoli cupidi a rilievo. Propriolì, era attaccato il
telefono, rive-stito di peluche fucsia. Chiamai.
Una voce sensuale mi risposedall'altro lato del filo: «Ciao,
so-no la sen-sitiva Carla Merletti,consulta le stelle adesso».
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-- 3232 --
Risposi, deciso, come da istruzio-ni: «Salve, sono Angelo Borri
dalSexy shop di Roma, in viaCherso e ho bisogno di unconsulto, qui
nel mio locale».
«Signor Borri, visiterò il suo ne-gozio questa notte».
8. Á bout de souffle
Osservai il quadrante dellapendola a parete, un orpello
dipeluche oscillava perpendicolareal di sotto del bizzarro cucù.
Lelancette, modellate su un paio digambe esaltate da vistose calze
arete, sembravano essersi fermatesull'una e quaranta di notte.
Ero teso.
In silenzio ascoltavo il tempomarcato da una goccia che,
conregolarità, cadeva da quel rubi-netto rotto nella toilette.
Guardail'albero di Natale nell'angolo delSexy Shop. Le palline
natalizie aforma di tette, lampeggiavanoflebilmente con l'intensità
di unalam-pada da cimitero.
Operativo, andai nel retrobottegaa prendere la Beretta. Avrei
dovu-to uccidere di nuovo. Dal bagnodel negozio sentii lo
scricchioliodella porta del locale. Un rumoredi tacchi risuonava
nel sexy shop.La donna con il cappello piumatoera lì.
Tolsi la sicura e rapidamenteuscii fuori. Avevo nascosto la
pi-stola nel giubbino di pelle. Mi
guardò fisso e, nel restituirle losguardo, restai folgorato. Era
Di-vina, la mia musa noir e, vestitacosì, era meravigliosa.
Portavauno stupendo copricapo con lepiume. Mi parlava. Non la
capi-vo. Riuscivo solo a seguire il mo-vimento delle sue labbra
sedu-centi da cui si intravedeva ilbianco perlato dei denti. Il
suosguardo era profondo e affasci-nante.
«Che sorpresa. Ciao Mickey odovrei dire Angelo? Sono
CarlaMerletti, il tuo corriere» mi sorri-se porgendomi il libro.
Non sape-vo cosa rispondere. Notai il volu-me nella sua mano
bianchissima,foderata con un delicato guantodi merletto rosso.
Avrei dovuto ucciderla. Pensai:«Prendi il testo e uccidi.
Uccidi.Esegui. Queste, sono le tue istru-zioni. Punto».
Come un programma corrotto daun virus, ignorai l'istruzione e
lerispo-si: «Ciao Divina o dovreidire Carla?». E lei, sbattendo
leciglia lun-ghissime: « L'agenziaha degli agenti molto attraenti»
epoggiò il li-bro sul labbro inferio-re dell'enorme
banco-bocca.
Poi mi osservò, quasi incuriositae, con estrema eleganza, si
sfilò iguanti, posandoli delicata difianco al libro, un po' più in
là,sulla punta della lingua delbancone.
Presi le fiabe. Lei notò il mioimbarazzo e rise in modogarbato:
«Dovrai am-mettere che
hai veramente una strana co-pertura Mike»
E io, sbuffando: «Non ne possopiù di questo posto e di
questivestiti ri-dicoli».
Lei sorrise dolce e mi rispose:«Sai? Stai veramente bene
vestitodi pel-le. Sei un perfettocommesso di sexy shop» e
siavvicinò baciandomi.
«Comunque, anche la tua co-pertura è piuttosto insolita. Nonho
mai co-nosciuto un agente cheusasse eleganti vestiti rossi da
se-ra, cappelli piumati e calzaturerosse con tacchi
vertiginosi».
Si turbò guardandomisconcertata. Visto il cambiamentorepentino,
le risposi: «Scusami.Ho parlato a sproposito».
E lei: «le mie scarpe».
«non volevo offenderti. Hai deibellissimi sandali. Voglio
dirtiche»
E lei con decisione: «stai zittoMike. C'è uno sgabello?»
Si guardò in giro e lo vide di lato:«Sì».
Si precipitò verso l'angolomettendo il piede su uno sgabelloa
forma di maialino. Dallo spaccodel vestito fuoriuscì una
gambaspettacola-re. Restai incantato dalluccichio proveniente dalla
cro-matura della sua rivoltella, unaTitan da tasca. Non riuscivo
astaccare gli occhi da quella
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-- 3333 --
giarrettiera rossa. La piccola ri-voltella fuoriusciva da un
vistosoreggi-calze che cingeva il deli-cato quadricipite del suo
incante-vole arto infe-riore. Pensai, co-munque, che fosse
davverobizzarra. Che cosa avevo potutomai pronunciare per ottenere
dalei una reazione così esagerata?Stava addirittura provando a
ti-rarsi via il sandalo.
Felice e con il viso paonazzoaffermai: «Quando hocommentato che
a-vevi dellecalzature particolari, non intende-vo dirti che ne
volevo una. Non èneces-sario che te la togli. Non
tipreoccupare».
E lei scocciata: «Al diavolo. Ilcinturino si è bloccato. Vieni
qui.Aiuta-mi a toglierla.
Titubante per questa stramberia,mi piegai sulla sua gamba.
Quando le fui vicino, un profumodi rosa di bosco mi stravolse
isensi. Sentii ribollirmi il sangue.
«Non è importante se rompi ilcinturino» aggiunse.
Impugnai il tacco della scarpa etirai con decisione il
cin-turino,stretto alla sua caviglia,tendendolo con forza verso
dime. La scarpa venne via imme-diatamente, cascai all'indietro
sulpavimento pezzato con il tutto iltacco in mano e
«BANG».
La sputa fuoco nel mio giubbinoaveva sparato:
«All'inferno!Cazzo! Era senza sicura».
Mi accasciai a terra. Fui subitoconsapevole che era una
feritamortale. La ragazza balzò su dime e, nel tentativo di
tamponareil colpo, mise entrambe le manisullo squarcio mentre le
sue tette,sgusciando fuori della scollatura,ondeggiavano sulla mia
faccia:
«Sono già in Paradiso!» esclamaidolorante.
Provavo a ignorare il dolore. Eroun duro. Lei non prese affatto
incon-siderazione il mio tentativodi umorismo ed esclamò
preoccu-pata: «Mio caro. Devi combatte-re!»
Risposi sofferente e distratto dalmovimento ondulatorio delle
sueabbondanti e ciondolantimammelle, che fluttuavano liberesopra il
mio viso: «Non mi tratta-re come qualcuno che sta per mo-rire».
«Chiamo un'ambulanza».
«Non puoi. Siamo sotto copertu-ra. In ogni caso, mi
ucciderebbe-ro e ucciderebbero anche te».
Sapevo che stavo morendo. Maero felice. La mia Divina, ladonna
con il cappello piumato,non sarebbe morta. Provò atamponare il
sangue con l'unicacosa presente nel nego-zio chepotesse servire
allo scopo, dei pe-rizoma tigrati.
Io le chiesi: «Ma perché diavolostavi provando a toglierti
questacavolo di scarpa?»
Mentre le chiedevo spiegazioni,mi resi conto che tenevo
ancorastretto il suo fottuto tacco. Fuo-riuscì da una piccola
cavità dellazeppa un biglietto con un testoche recitava:
«In Italia seicento e quaranta, inAllmagna duecento e
trentuna,cento in Francia, in Turchia no-vantuna, ma in Espagna son
giàmille e tre».
«Che stronzata» proruppi.
Mi rispose pacata, mentre io,soffrendo e imprecando, lanciaivia
la zeppa, che andò a impi-gliarsi nell'albero decorato con letette
lampeggianti.
«Mio caro, 640, 231 , 1 00, 91 e1003 compongono il codice
perutilizza-re la formula contenutanel tomo fiabesco».
Come se non avessi sentito unasola parola di quello che mi
stavadicen-do, la guardai intensamentee, senza badarci, mi sfuggì:
«Seime-ravigliosa. Se non dovessimorire, ti inviterei a cena».
Carla arrossendo mi disse: «Mi-chele, vorrei andare a cena e
poistare con te per sempre. Se alme-no trovassi qualcosa di
meglioper tamponare l'emorragia, potreichiamare almeno un dottore.
Sesolo potessi fare di più persalvarti! ».
-
-- 3434 --
Guardai i suoi occhi, Stavapiangendo. Sorrisi: «Puoi fareuna
cosa per me».
E lei: «Cosa?»
«Baciami».
Una fitta dolorosissima, in prossi-mità dell'addome, mi
colpìmentre lei avvicinava la suabocca alla mia. Chiusi gli occhi
esentii la sua vorace passione. Lesue avide labbra erano sulle
mie.
« fino all'ultimo respiro».
9. Quella notte, fuori dal sexyshop, scese la neve.
Lacrime nere impiastricciavano ilpeluche della cornetta
mentrecomponevo il numero: «SonoDonna Anna» dissi.
«Operazione completata.L'agente segreto 1 31L è decedu-to». Non
aggiunsi altro.Riagganciai il telefono sulla co-lonna dorata.
Le lacrime scesero impastate dirimmel sui miei zigomi
dacinquemila euro. Ci saremmoamati davvero, se non fossemorto.
Percorrevo il corridoio chiazzatoverso l'uscita. Mi sentivo
unostraccio. Zoppicavo. Mi resiconto, solo allora, che avevo
una
scarpa sola. Avvertii il freddodalla pianta del piede sul
pavi-mento a chiazze bovine. Conside-rai, per un attimo, che le
mieunghie laccate da trecento euro sisarebbero rovinate
camminandoscalza.
Non c'era più nulla da fare.
La porta scricchiolò un pocoquando abbassai la maniglia.
Mivoltai indietro, esitando sulla so-glia del sexy shop, istupidita
co-me un'oca impacciata. Mickey sitrovava proprio là, per terra,
conla ferita ricoperta da perizomi ti-grati. Aveva la bocca
decorata,tutto intorno alle labbra, con ilrosso sbavato del mio
rossetto.
Venni colta da un'improvvisa te-nerezza. Sorrisi affettuosa e
poipiansi di nuovo, tirai su col nasoalla francese come una
ragazzina.
Uscii in via Cherso. Era il 25 di-cembre.
Lacrimavo righe nere sul viso,percepivo il dolore di
quellefottute pietruzze che, fuoriu-scendo dall'asfalto, mi
siconficcano nel piede a ogni pas-so. Mi fermai, mi voltai
davantial locale, e, poi, rimasi immobile,con lo sguardo in su,
fissosull'insegna gialla Tits & Boobsche lampeggiava
alternandosi allegrandi manette fucsia che la so-vrastavano. Il
vento aveva smes-so di soffiare in via Cherso. Il si-lenzio era
assoluto. Mi avviaiarrancando nel buio. Era tuttoghiacciato. La
piuma si staccò dal
cappello per finire sulla coltrebianca. Quella notte, fuori dal
se-xy shop, scese la neve.
Epilogo
Un'ambulanza chiamatadall'Agenzia mi portò in ospeda-le. Non so
come, ma mi salvaro-no. Non mi uccisero. Mi diederouna nuova
identità. Ricominciai.Cercai disperatamente Divina madi lei nessuna
traccia. Qualchetempo fa, tornando a casadall'ennesima maledetta
missio-ne, ho trovato nella mia cassettadella posta un anonimo cd
musi-cale e una piuma:
«I'm a spy in the house oflove
I know the dream, that you'redreamin' of
I know the word that you long tohear
I know your deepest, secret fear
I know everything
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GGiiaacccchheettttiiGGuueesstt SSttaarrL a c o n o s c iq u e l
l a d e l l am a d r e e d e lf i g l i o ?SSkkaann
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SSkkaannOOLLTTRREE LLOO sskkaannnnaattooiiOONN AA SS FFLe TRE
LUNE 6I s o g n i d e l l ec r i s a l i d ichmf_2002@yahoo. it
-
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SSkkaann OLTRE LO skannatoiOMMaacceelllleerriiaa nn..66Q u e s t
o è i lm i o c o r p o
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A m a z o n a s
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A v e A t q u e V a l e
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Nella pancia del
Dragohttp://www.sulromanzo.it/redazione/andrea-atzori
FFaannttaassyy?? NNoo,, nnoonn lleeggggoolleetttteerraattuurraa
ppeerr rraaggaazzzzii
SSkkaann
http://www.sulromanzo.it/redazione/andrea-atzori
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/ Slantdi Greg Bear
I Libri da rileggere// SSllaanntt
ddii GGrreegg BBeeaarr
SSkkaann
http://netmassimo.com/
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Le Macchine Infernalidi K.W. Jeter
LLee MMaacccchhiinnee IInnffeerrnnaalliiddii KK..WW..
JJeetteerr
SSkkaann I Libri da Rileggere
http://netmassimo.com/
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The Clockwork Rocketdi Greg Egan
TThhee CClloocckkwwoorrkk rroocckkeettddii GGrreegg EEggaann
SSkkaann IL libro da tradurre
http://netmassimo.com/
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EE'' tteemmppoo sspprreeccaattoouucccciiddeerree ii
mmoorrttii
ddii DDiieeggoo DDii DDiioo
SSkkaannIl Libro sullo scaffale
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LLiivveelllloo SSccaarrllaattttooddii AAnnttoonniioo
TTeennttoorrii
SSkkaann LL'' BBooookk nneellll'' RReeaaddeerr
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Questo tutorial, dedicato all’ambiente di sviluppodi avventure
testuali noto come Inform7, descrive il supporto alle parole chiave
evidenziate(estensione "Keyword Interface"), come sonostate
utilizzate in "Blue Lacuna", e un sistemadi conversazione con gli
NPC (estensione"Conversation Package"). I sorgenti, una versione
giocabile online e le estensioni a Inform7per creare avventure in
italiano si possono trovare sul sito: http://milleuna.3owl.com1.
IntroduzionePer chi ha giocato a "Blue Lacuna" di AaronReed, le
parole chiave evidenziate sono ormai diventate familiari. Per chi
non le conoscesse, dicosolamente che costituiscono un buon metodo
permostrare al giocatore alcuni termini chiave tracui può scegliere
per consentire alla narrazionedi procedere.
Questi termini chiave sono scritti secondo particolari stili, ad
esempio: oggetto, direzione,argomento. Nel primo caso salta
subitoall'occhio il nome di un oggetto con cui si puòinteragire (e
scrivendone il nome lo si esaminadirettamente, senza scrivere
ESAMINA o X); nelsecondo viene evidenziata una direzione o unluogo
accessibile; nel terzo caso, infine, si individua immediatamente un
possibile argomento diconversazione con l'NPC incontrato.Il metodo
delle parole chiave è particolarmenteutile, almeno per come lo
utilizzo io, proprio inquest'ultimo caso, poiché le conversazioni,
con lasola digitazione dell'argomento richiesto, vengono
estremamente facilitate.Io ho ampliato il sistema distinguendo
traoggetti con cui interagire e scenari solo daesaminare, ma per il
resto l'estensione KeywordInterface è praticamente identica a
quella ideatada Aaron Reed.Come prima impressione, ritengo, che la
chiarezza e l'immediatezza dell'esperienza di giocosiano migliorate
grazie all'uso delle parole chiave... provare per credere!2.
L’avventuraL'avventura è, come spesso capita nei
tutorial,estremamente semplificata:Indotto a chiedere il consulto
di uno specialistada alcuni sintomi preoccupanti, il nostro eroe
sireca dal dottor Jeremy Home e si scontra con lapersonalità del
medico, liberamente ispirata adun altro famoso dottore delle
fiction televisive.
Narrativa InterattivaLLee ppaarroollee cchhiiaavveeaallllaa
''bblluuee llaaccuunnaa''((IIll DDrr.. JJeerreemmyy HHoommee))ddii
LLeeoonnaarrddoo BBoosseellllii
SSkkaann
http://milleuna.3owl.com
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3. Un possibile sviluppoPurtroppo nel testo che segue non sono
mostrate le evidenziazioni, si rimanda perciò allaversione
giocabile online per sperimentareeffettivamente le parole chiave
all'opera.Il Dr Homeun semplice dimostrativo by Leonardo
BoselliRelease 1 / Serial number 090509 / Inform 7build 5Z71
(I6/v6.31 lib 6/12N)sala d'attesaLa sala d'attesa dell'ambulatorio
è una stanzaspoglia con poche sedie e un tavolino centrale.La porta
dell'ambulatoio è proprio di fronteall'uscita e su di essa
campeggia a grandilettere la scritta "Dr Jeremy Home MD".Sopra il
tavolino c'è una rivista.>sedieNon c'è nessuno seduto in
attesa.>siedi sulla sediaE' inutile sedersi. Non c'è
coda!>tavolinoUn tavolino con spigoli acuminati...
bassoabbastanza per attentare all'integrità delle ginocchia dei
pazienti.>rivistaUna rivista molto consumata. Guardi la
copertina e pensi: "Uh! E' un Playboy dell'85.Niente male la
coniglietta del mese... ora peròavrà quasi
sessant'anni!">porta(prima apri la porta dell'ambulatorio)Entri
nell'ambulatorio.ambulatorioL'ambulatorio della clinica è una
stanza dallepareti dipinte di bianco. Da un lato puoi vederelo
schermo per le visite oculistiche e sotto untelevisore.Vedi anche
un lettino per le visite, ma da comeè disfatto sembra che qualcuno
ci abbia appena dormito sopra.C'è pure una poltrona molto scomoda,
come seil Dr Home non volesse mettere a
proprio agio il paziente.Sopra la scrivania ci sono un bastone e
un pallada baseball.Il dottor Jeremy Home è seduto dietro la
suascrivania e ti osserva con l'aria di un uomo la cuipratica della
misantropia, ormai esercitata dauna vita, è prossima al
conseguimento dellamassima perfezione.>poltronaIl Dr Home ti
dice: "Siediti sulla poltrona.">siedi sulla poltronaSiedi sopra
la poltrona per il paziente.>poltronaDopo esserti seduto, ti
rendi conto che la poltrona è ancora più scomoda di quello che
sembrava.>bastoneIl bastone del Dr Home... lo userà anche
percacciare i pazienti molesti?>prendi bastoneTenti di prendere
il bastone, ma il Dr Home tiprecede e lo fa roteare in modo
minaccioso. Poi,soddisfatto, lo posa nuovamente sulla
scrivania.>pallaUna palla da baseball con le firme della
squadradei Red Socks (anno 1974).>prendi pallaTenti di prendere
la palla da baseball, ma il DrHome ti precede e la fa rimbalzare un
paio divolte contro la parete. Poi, soddisfatto, la posanuovamente
sulla scrivania.>televisoreIl dottore ti dice: "Invece di
gurdare il televisorespento, faresti meglio ad
accenderlo!">accendi televisoreAccendi il televisore e sullo
schermo compareimmediatamente la telenovela preferita del DrHome.Il
dottore ti dice: "Bene, ora puoi andare.">chiedi di essere
visitato(rivolgendoti al Dr Jeremy Home)"Buongiorno dottore!"
esordisci.
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Il Dr Home ti osserva e dice: "Cosa vuoi? Seimalato?""Forza, ti
ho fatto una domanda abbastanzasemplice," replica, "Sei malato, sì
o no?"(Potresti dire sì o no; o parlare al Dr JeremyHome dei
sintomi.)>sintomi"Facciamo un passo alla volta," ti
interrompe,"Ora dimmi, sei malato, sì o no?">sì"Sì, ecco perché
sono qui, dottore," gli rispondi."Ma qual è il problema
esattamente?" chiede ildottore.(Potresti parlare al Dr Jeremy Home
dei sintomi.)>sintomi"Bene, dottore, ho questo terribile mal di
testa, la mia schiena mi sta uccidendo, ho problemi nel camminare
ed è comparso questogrosso bubbone sotto l'ascella destra," gli
dici."Non ti preoccupare," replica, "sarai mortoentro la settimana
e poi non ti farà mai piùmale. Ora, c'è nient'altro che posso fare
perte?">sì"Beh, sì, speravo in qualcosa di più ottimistico,"
rispondi."Non lavoro nel ramo della speranza,"
replicaseccamente.(Potresti chiedere al Dr Jeremy Home deltempo e
dei consigli; o parlare al Dr JeremyHome dei sintomi.)>tempo"E'
piuttosto freddo in questo periododell'anno; potrebbe influire
sulla mia salute?"chiedi."E' possibile," risponde.>consigli"Mi
può dare un suggerimento su come ridurreil dolore o rimanere in
vita o cose utili come
queste?" chiedi."Il dolore è un toccasana per l'anima. Così
lamorte. Ritieniti fortunato," replica.>sintomi"Mi permetta di
parlarle degli altri miei sintomi,"cominci a dire."Non farlo," ti
interrompe, "sono sicuramentemolto noiosi; il tuo non è un caso
interessantedal punto di vista medico.">parla di medicine"Sono
un uomo molto occupato," dice lanciandola palla da baseball verso
il soffitto, "non farmiperdere altro tempo," conclude
riafferrandola alvolo: "Addio!">addio"Allora la saluto!"
concludi.Il Dr Home dice solo: "Chiudi la porta prima diandartene"
e ricomincia a far rimbalzare la pallacontro la
parete.>porta(prima lascia la poltrona per il paziente)Entri
nella sala d'attesa.sala d'attesaLa sala d'attesa dell'ambulatorio
è una stanzaspoglia con poche sedie e un tavolino centrale.La porta
dell'ambulatorio è proprio di fronteall'uscita e su di essa
campeggia a grandi letterela scritta "Dr Jeremy Home MD".Sopra il
tavolino c'è una rivista.>chiudi porta(la porta
dell'ambulatorio)Chiudi la porta dell'ambulatorio.>uscita*** Hai
vinto! ***
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VVAALLEE PPIIUU'' ddii mmiillllee ppaarroolleeSSkkaann
https://www.facebook.com/pages/World-of-Mists-fanpage/198326846856263http://ignaziopiacenti.wix.com/ignaz
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VALE PIU' di mille paroleL a g u e r r i e r a d e l l a T e r r
ad e l l ' E r b a P e r e n n e
SSkkaann
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VALE PIU' di mille paroleL u n a r i s
SSkkaann
http://www.facebook.com/ElectricSheepComics
http://escomics.blogspot.it
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“In verità, mai vi fu tempo incui io non fossi, né tu, né
questi
capi di popoli;e, in seguito, non verrà quello
in cui noi non saremo.”[Bhagavad Gītā II;12-13]
Le cortine del cosmo si aprirono.Il bagliore azzurro
sferzaval'oscurità infinita con il fulgore dimille soli.Oltre il
velo di lacrime, Nirvanasembrava risplendere di luce pro-pria.Vyāsa
distese davanti a se le manitremanti, come a voler stringerequella
sfera tra i palmi, per pro-teggerla.- La fine di tutto. L'inizio di
ognicosa.Sentì il peso della sua esistenzarovinargli addosso,
travolgentecome l'onda, immenso più dellemontagne; il laccio del
suo temposenza tempo stringersi un'ultimavolta, prima di
spezzarsi.Crollò in ginocchio, coprendosi ilvolto.Il silenzio
rispose con l'eco delsuo pianto.
Quanto aveva dormito nonavrebbe saputo dirlo ma, al
suorisveglio, Ganesha era al suofianco.Camminava per la sala,
comedanzando al suono di una musicamuta; a ogni passo fiori di
lotomulticolori sbocciavano nell'aria,
subito dissolti in evanescenti stri-sce di dati.Oltre le vetrate
il pianeta appari-va ora più grande, appenasporcato dalle sagome
dei conti-nenti.- Il tempo è giunto, immortale. Èl'ora della scelta
- la voce dell'IAgiunse da ogni angolo, un coroandrogino, più canto
che parole.Il vecchio rishi non rispose, losguardo perso oltre le
nubi diquel mondo lontano.Quando infine parlò lo fece consuoni
strozzati, strappati a forzada una gola stretta da millenni
disolitudine.- Da sempre l'uomo ha alzato gliocchi al cielo,
cercando la propriaorigine, una via per il ritorno a
casa. Ma a noi cosa rimane? Difronte a quale immensità possia-mo
sentirci smarriti? Dimmi ga-napathi, potrà mai un creatoreprovare
lo smarrimento di sentirsicreatura?L'interfaccia, ora immobile, si
li-mitò a osservarlo.- Mi dispiace, - riprese il vecchio- non ho la
risposta che cerchi.- Allora tutto è perduto, tutto saràstato
inutile: i secoli di attesa,questo viaggio, la nostra
stessaesistenza.Vyāsa sentiva le parole sferzarlocome un flagello,
affondandoglinella carne.L'impotenza e la frustrazioneesplosero
come un tuono, squas-sandogli l'anima. Si gettò contro
L ' u l t i m o p i a n t od e l B e a t oSSkkaann
SSooll WWeeiinnttrraauubbIl Lato Oscuro
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la figura, afferrandone l'inconsi-stenza.- Non puoi chiedermi di
scegliere!- Non sono io a farlo, ma tu stes-so. Il mio scopo è solo
quello difarti ricordare.La nebbia binaria lo sfiorò peralcuni
istanti, avviluppandolo intentacoli numerici; poi, cosìcom'era
scomparso, Ganesha ri-prese forma e tornò a danzare.- Un tempo tu
mi narrasti una sto-ria, affinché la custodissi. Non vo-levi fosse
perduta, solo dimenti-cata. Siediti dunque, figlio diSathyavati, e
lascia che io cantiper te.
“Sai scrivere?”“No, perché?”“Ho immaginato un grande poe-ma.
L'ho ideato da cima a fondoma non ne ho fissato neppure
unariga.Cerco qualcuno che scriva quelloche so.”“Come ti
chiami?”“Vyāsa.”“E di cosa parla il tuo racconto?”“Di te?”“Di
me?”“Si. È la storia della tua stirpe,delle origini dei tuoi
antenati. Dicome crebbero, di come ci fu unagrande guerra.È la
storia poetica dell'umanità.Se mi ascolterai bene alla fine sa-rai
diverso.”¹
“La conoscenza è velata da que-sto eterno nemico dell'anima
co-
noscente,fuoco insaziabile che prende la
forma del desiderio.”[Bhagavad Gītā III;39-40]
Ciò che è nuovo e al contempo
vecchio è la Parola. Il SupremoBrahman, fin dall'inizio
dellacreazione, non generò figlio piùbello che la Parola.La Parola
che è, come lo spirito,immacolata, è la tesoriera delloscrigno del
mondo invisibile; essaconosce storie mai udite, essalegge libri mai
scritti; guarda be-ne e vedrai che, di tutto ciò che èstato creato,
nulla resta saldo co-me la Parola.Scegli dunque con cura, Vyāsa,ciò
che deciderai di cantare deipotenti Kaurava e dei Pandava,orgoglio
degli uomini.Leva alta la voce, deponi il tuospirito alla corte
dell'Unico, e chetu possa trovare felicità.
Vi fu un tempo prima del tempo,un'epoca d'oro ormai
dimenticata,in cui gli dei discesero tra gli uo-mini, e ad alcuni
uomini fuconcesso di sedere tra gli dei; incui la sapienza del
passato venivacustodita e quella del futuro nonera ancora
dimenticata.In quei giorni colmi di benevo-lenza, uno dei Creatori
discese suuna terra di campi e fiumi, comeuna rete nel mare
impetuoso. Traquei banchi di pesci multicolori,come erano gli
uomini all'eternitàdei suoi occhi, scelse coloro sullequali avrebbe
steso il suo favore.Ambika e Ambalika del coloredell'ambra, del
miele colato, gio-ielli di Hastinapura, accolsero inloro quel dono
immortale.Ma nel coito celeste il velo caddee il dio apparve loro
nella sua ve-ra forma: alla vista dell'incono-scibile Ambika urlò
di orrore,chiudendo gli occhi, mentre la so-rella, pallida in
volto, rimaseimmobile, senza proferire parola.A quella reazione il
divino si ri-
trasse ritornando alla sua dimora,nel ventre amabile di Brahma,
manon prima di aver posto sulledonne il marchio del suo
sdegno.Dhritarashta e Pandu nacqueroda quell'unione tra cielo e
terra:l'uno cieco, l'altro offeso nelcorpo, monito
imperiturodell'affronto al padre.La terra di Hastinapura venne
co-sì divisa tra i due fratelli ed il tro-no di Bharata² affidato
alla lorodiscendenza fino alla fine deltempo.Dhritarashta aveva
ereditato dalpadre la forma divina e, con essa,il potere sulla
sorte e i destini,prerogativa degli eterni; Pandu,al contrario, pur
costretto in uncorpo mortale, possedeva lasaggezza e il
discernimento chegli consentirono di prosperare inpace fino alla
fine dei suoi giorni.Alla sua morte il figlio maggiore,Yudhisthira,
gli succedette al tro-no.
Oh, Dhritarashta dal cuore nero,se tu potessi udire il mio
canto. Sele mie parole fossero giunte fino ate.Che cosa avevi
dapprima, quandovenisti al mondo, delle cose chepossiedi ora? Dalle
strettoie deltuo tempo porterai via solo ciòche stringevi il primo
giorno.Con al collo il greve debito deimari e dei monti come si
puòdanzare col cielo?
Il vento caldo del sud gli sferzavail volto, asciugando il
sudore conrefoli ardenti.Dhritarashta alzò il capo verso ilcielo,
gli occhi vuoti a scrutarequell'immensità della quale nongli era
concesso neppure il ri-cordo.
-
-- 7474 --
- Osserva Shakuni, - disse, rivoltoalla figura al suo fianco - e
dimmiciò che vedi.L'uomo, di corporatura minuta,appariva
insignificante al cospettodel semidio; all'udire la voce chia-marlo
per nome si strinse nell'ach-kan, scosso da brividi di freddo
adispetto del sole cocente.- Il giorno risplende svāmī, lavalle
sembra immersa nelle acquedi un lago - si affrettò a risponderein
tono ampolloso. - Il grano appa-re come un mare dorato in cui
ilpopolo nuota, colmo di ricono-scenza.- Riconoscenza? - la parola
uscìcome un sibilo.Staccando le quattro braccia dalcorpo,
Dhritarashta sollevò le ma-ni verso il cielo nel mudra di
be-nedizione, per poi vibrare un suo-no nell'aria immobile.-
Raag³!Il mantra rimase per un attimo so-speso, per poi esplodere
erimbombare tra i monti.In pochi istanti il cielo si fece ne-ro:
nubi cariche di pioggia avanza-vano serrate, come una flottapronta
alla battaglia; i primi scro-sci di grandine già sferzavano
iraccolti.Una falce di ghiaccio si abbattésulle spighe,
schiantandole nelfango, mentre dai villaggi si alza-va un unico,
disperato piantodisperso nel vento.Dhritarashta abbandonò
laterrazza e si incamminò verso ilpalazzo.- Ecco la mia
benevolenza, Shaku-ni: ricordare agli uomini quantoeffimera sia
l'esistenza.
- Il ricordo di ciò che ho visto mifa impazzire - la voce del
principeDuryodhana era flebile, stretta in
una morsa di dolore. - Il loro pa-lazzo è impareggiabile. Maya,
ilsommo architetto, è disceso dalcielo per fargliene dono.Gli occhi
chiusi, il capo chino sulgrembo della madre, riviveva ognicosa
attimo per attimo. I ricordi diquanto aveva visto riaffioravanocome
spine dalla carne, stra-ziandolo ancora con lo scudisciodella
vergogna.- È il palazzo delle illusioni, dovei pensieri diventano
realtà.Ricordo Arjuna condurmi per lestanze.- Guarda i muri di
cristallo -esclama raggiante. - Quei raggidi luce sono fasci
d'oro.Seduto sul trono, Dhritarashtaascoltava in silenzio.- E io ho
visto - riprese il giovane.- A un tratto urtai un muro
invisi-bile.- È il capolavoro di Maya! - alzale braccia, pieno di
gioia. - Pensiad un muro, ed eccolo.- Proseguo e qualcuno mi
grida:attento! C'è una vasca davanti ate. Una vasca? Ma dove? E ho
giài piedi bagnati. Corro, apro unporta, ma questa scompare esbatto
contro un muro.La bella Draupadi scoppia a ride-re.- È cieco. Cieco
il padre, cieco ilfiglio.Il suo disprezzo mi ferisce il cuo-re.A
ogni parola del figlio Gandharigli carezzava il volto, come a
vo-ler tergere quella sofferenza,prendendola su di sé.- La tua
discendenza soffre,Immortale - disse infine, volgendosullo sposo le
orbite vuote, pegnodi amore eterno. - Non mangia,non dorme più.-
Padre, - esclamò Duryodhana
scattando in piedi, l'animo oraardente di sdegno - ho visto
tutti ire della terra circondare Yudhi-sthira. Ho visto il suo
popolo feli-ce. Il figlio di Pandu è rispettato, èamato, mentre io
non amoniente. . . non sono niente.- Mio signore, - Shakuni
emersedalle ombre, prostrandosi ai piedidel padrone - esiste un
modo perrovinare vostro nipote, e io lo co-nosco.- Non leverò la
mano contro ilmio sangue - fu la secca risposta.- Non sarà
necessario - si schermìl'uomo con falsa condiscendenzae, estratto
qualcosa dalla veste, lomostrò sul palmo aperto.Erano tre semplici
dadi da giocodi lucido avorio; alla luce dei fuo-chi apparivano
vivi, simili a tizzo-ni di brace.Le lunghe dita del sovrano
nesfiorarono la superficie,saggiandone la forma.Shakuni riprese. -
Yudhisthira haun punto debole: adora il giocod'azzardo. Due volte
debole,perché ama giocare senza essernein grado. Sfidalo ai dadi.
Non po-trà rifiutare ed eccomi qua. Cono-sco ogni lancio, ogni
mossa peri-colosa. Nessuno può vincermi.Lasciami giocare per te.Il
semidio si sollevò dal trono, la-sciando cadere il manto reale.- La
posta dovrà essere alta, - dis-se, quasi a se stesso - l'intero
re-gno.- E sia! - esclamò il principe,afferrando il braccio del
padre. -C'è chi dice: ho da mangiare, davestirmi. Mi basta. Ma io
ri-spondo: vergogna! Dice: non co-nosco l'ira. Vergogna! No, io
sonocome un torrente prosciugato, unelefante di legno. Un uomo
nasce,cresce, e tutti si rallegrano. Ma
-
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intanto il suo desiderio cresce, lasua brama di potere. Ho dei
dubbisu me stesso; a volte persino sulmio valore.- Gli dei crearono
il mondo comeun gioco - sussurrò Shakuniall'orecchio di
Dhritarashta. - Gliinsetti giocano con i fiori. Lestelle
intrecciano i loro segretimotivi nel cielo. La sorte, mio
re,appartiene agli immortali. . . e gliuomini sono chiamati a
ricordarequanto effimera sia l'esistenza.
Cosa importa ai doni della naturao ai disegni dei suoi autori
che lepietre preziose siano accumulatesulla testa dei re, o sepolte
nelleviscere della terra?Non tenere un tesoro sul capo co-me la
nuvola bianca, ma stapiuttosto con i piedi sul tesoro, co-me il
sole, affinché la terra ches'inumidisce d'acqua di nube,
sitrasformi, dopo il tuo umile bacio,in oro.Ascolta e medita,
figlio di Ambika,sulla tua follia.
“È la cupidigia, è la collera, natedal fattore passionale, il
GrandeVorace, il Grande Malfattore.
Sappi che, in questo caso, il ne-mico è lui.”
[Bhagavad Gītā III; 37-38]
Oh Yudhisthira, orgoglio di Yama,quanto debole è il tuo cuore.
Tu, acui venne data la saggezza dellecose, manchi dunque di
poteresulle tue pulsioni?Uomo, fino a quando resterai pie-gato
sotto il peso delle passioni edei tuoi giudizi precipitosi?Come
puoi pensare di sfidare lasorte, quando essa stessa è retta
dagli dei?Essi parlano, e si innalzano gliedifici. Essi parlano,
e gli esercitisi radunano.Essi parlano, e le scienze e le
co-noscenze si trasmettono nello spi-rito di coloro che li
ascoltano.La loro parola è motore di neces-sità assoluta; cos'altro
possonoessere le opere che l'uomo compienell'universo intero se non
ilfrutto di quella parola?Ragione umana, funesto stru-mento di cui
abusiamo, servidunque a riavvicinare l'uomo allavita, dopo averlo
tanto servito adallontanarsi da essa.
La pioggia batteva nel giornodella rovina.Dalle terrazze di
Indraprashtal'acqua scorreva in fiumi e ca-scate, quasi il palazzo
dei sognipiangesse la caduta dei figli diPandu.“Ho una collana
d'oro e delleperle impareggiabili, levigate daivortici dell'oceano”
diceva Yudhi-sthira impilando conchiglie4 sullatavola. “La gioco
contro di te.”Il suono dei dadi rimbombava perle sale dorate, più
forte del frago-re del tuono.“Ho vinto” rispondeva
Shakuni,raggiante.“Ho centomila schiave, giovani,bellissime,
allenate nei sessanta-quattro giochi d'amore.”“Ho vinto.”E già le
ombre della notte siallungavano sui giardini e suicuori.“Ho
altrettanti schiavi, ubbi-dienti, abili, vestiti delle sete
piùbelle.”“Ho vinto.”Shakuni dalle dita agili, tessitoredei
destini, maestro della sorte,
quanto sale hai sparso sulla tuaanima per tramutarla in un
pozzocosì oscuro?Nella sala ormai buia, tra i fuochidanzanti, non
era più Dhritarash-ta a essere cieco: Yudhisthira,persa ogni
saggezza, continuava ilsuo gioco mentre i dadi rotolava-no ignari,
abbattendo il suo re-gno.Sedicimila carri dalle stanghed'oro,
vacche, tori, capre, bianchielefanti; e ancora le foreste, icampi,
lo stesso palazzo, tutto sitramutava in gusci multicolori trale
mani dei Kaurava.Infine fu Dhritarashta a parlare:“Abbiamo vinto.
Abbiamo vintoogni cosa.”Ma il figlio di Pandu volle tentareancora,
e ancora, mentre ladisperazione sopiva la saggezza,come il sonno ci
illude di sopire ildolore.“I miei fratelli, Nakula e Sahade-va. Li
gioco contro di te.”Ma come può un uomo vincere algioco degli dei?E
dopo i gemelli dagli occhi d'orovenne Arjuna, l'uomo che non
po-teva perdere, l'amico di Krishna, eBhima, forte come il leone;
infineYudhisthira pose sul tavolo sestesso.I dadi rotolarono
un'ultima volta.“Ho vinto” decretò Shakuni.E venne la notte.
Con chi potrò ancora gioire sullaterra? Con colui che avrò
potutorendere testimone dei miei pianti,e che avrà potuto
affliggersi conme sui mali dell'uomo.Ferma il tuo stilo,
Ganesha,dammi tregua, che queste lacrimenon strozzino il
canto.Uomini fatui, se venissi a prenderparte alle vostre gioie,
credereste
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ancor meno di avere delle lacrimeda versare. Sarei complice dei
vo-stri disinganni, e vi darei la manoper discendere ancora più
pro-fondamente nell'abisso.Venite, uomini afflitti, venite,
voitutti che gemete per l'enormità delmale. Piangiamo insieme,
nondiamoci alcun riposo, finché ilpungiglione della verità non
siapenetrato sino alle sorgenti dellanostra vita.
“Infatti, ogni volta che l'ordineviene meno, o discendente
di
Bharata, e che il disordine pre-vale, allora appunto, io
stesso
produco me stesso.Per la protezione dei buoni e ladistruzione
dei malvagi, per ri-stabilire l'ordine, di età in età, io
vengo all'esistenza.”[Bhagavad Gītā IV;7-9]
Ogni uomo deve attraversare unavolta la grande solitudine, per
svi-lupparvi il suo ingegno, il suo co-raggio e la sua pazienza. È
quiche il vero diviene la sua attratti-va, essendo esso il
principio ed ilsolo alimento del nostro essere.Esso è la miniera
inesauribile percoloro che lo cercano nell'umiltàdello spirito e
nella meditazionedelle sue leggi.Guarda con benevolenza, oh Pri-mo
Principio, all'esilio dei figli diPandu.Strappati allo splendore di
Indra-prashta, allontanati dai fiumi diHastinapura, si rifugiarono
suimonti tra i rishi, orgoglio deglidei, per espiare la colpa di
avergiocato con la sorte, o forse soloquella di essere nati
uomini.Ma dal ventre di Brahma, il Beatovegliava sul suo
prediletto: Arjuna
il giusto, santo tra gli uomini.
Il ponte di comando della Brahmaera immerso nell'oscurità.
Vishnuentrò, fendendo il buio con il ba-gliore del suo corpo.Giunto
sulla piattaforma centralespalancò l'ajna luminoso e pro-iettò
nell'aria i mandala dicontrollo; le figure iniziarono avorticargli
intorno, emanando unavibrazione armonica crescenteman mano che la
sua voce modu-lava il mantra di attivazione.- Oṃ bhūr buvaḥ svaḥ,
tat saviturvareṇyaṃ, bhargo devasya dhīma-hi, dhiyo yo naḥ
pracodayāt.5Tutte le interfacce dell'arcamondosi attivarono,
inondando la sala diluce.- Viṣṇornu kaṃ vīryāṇi pra vocaṃyaḥ
pārthivāni6 - la voce alle suespalle lo colse alla sprovvista. -
Tisaluto padre.Krishna procedeva verso di lui,splendente
nell'armatura dorata, lemani giunte sul cuore in segno disaluto.Il
volto del dio si irrigidì. - Nonblandirmi Krishna, non sonodisposto
ad ascoltarti ancora - ri-spose secco, tornando a operaresui glifi
lucenti.- E invece devi ascoltarmi! - lavoce rimbombò nell'aria col
fra-gore del tuono, distorcendo i deli-cati suoni; per alcuni
istanti imandala sembrarono avvamparedi un rosso acceso, per poi
spe-gnersi.Vishnu rimase immobile, impietri-to dallo sdegno; sotto
la pelle scu-ra i muscoli erano contratti dallafuria.- Come osi. .
.- No padre, tu come osi. Come osilasciare che la sorte, dono
diDharma a noi, suoi eletti, sia pie-
gata alla cupidigia del nostro semeimpuro!L'Eterno scattò in
avanti, solle-vando Krishna come il vento unafoglia morta; le sei
bracciastrinsero quel corpo inerte, fa-cendo stridere le ossa.-
Cosa vuoi sapere tu di Dharma,infante. Non nominare ciò che nonpuoi
neppure concepire!- Né le schiere degli dei, né igrandi veggenti
conoscono la miaorigine, - la voce del giovaneimmortale era rotta
dal dolore -poiché sono io a essere, sotto tuttigli aspetti, la
loro stessa origine.Colui che mi conosce come nonnato e non avente
principio, comeil grande Signore dell'universo,quegli, fra tutti i
mortali, libero daogni smarrimento, è sbarazzato datutti suoi
errori.Vishnu sgranò gli occhi e lasciòcadere a terra il figlio.-
Io sono il principio di tutte le co-se - proseguì Krishna,
riprendendofiato - è da me che tutto procede.Coloro che con tale
convinzionimi adorano sono saggi e dotati dipensiero profondo.- Con
la mente fissa in me, il lorosoffio vitale fuso in me,
illumi-nandosi reciprocamente,raccontando di me senza sosta,sono
soddisfatti e beati - la vocedell'immortale era poco più che
unsoffio, mentre precedeva il figlionel declamare l'antico
mistero.- Per manifestare la mia compas-sione verso di loro, io che
risiedonel loro stesso essere, scaccio, conla fiaccola della
conoscenza, le te-nebre nate dall'ignoranza.7 -terminò il Beato,
rialzandosi.Attorno a loro regnava il silenzioe l'oscurità
profonda.La reciproca shakti li avvolgevacome in un uovo, una
tiepida culla
-
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di luce e calore.- Come puoi conoscere questeparole? - la voce
di Vishnu era oradolce, colma di tristezza o,
forse,nostalgia.Krishna si avvicinò al padre, po-sandogli il capo
sul petto.- Dharma mi ha parlato, nel sonnoè venuto per mostrarmi
la via.Siamo giunti dalle stelle per mo-strare loro il cammino
verso l'ele-vazione ma credimi, padre, non èsolo insegnamento
quello chepossiamo dare all'uomo.L'Assoluto ha scrutato nel
lorocuore, ha visto, e io con lui, unaforza che va al di là delle
catenedel fato; l'uomo possiede in séuna forza superiore a noi
scono-sciuta ma che, senza saperlo, deri-va dal nostro stesso
padrerendendoci non creatori, mafratelli.Padre, la loro caduta non
è statauna libera scelta, ma la parte di undisegno più grande che
opera peril loro risveglio: si comportanocome bambini alla vista
delle cosefrivole che li legano e li diverto-no. Ma questo shock
violento liha fatti rotolare fino al fondo delprecipizio affinché
possanorientrare sul sentiero del risveglio.Lascia che guidi
Arjuna, padre,affinché sia pastore di questogregge non nuovo, ma
rinnovato,attraverso lo sbocciare di que-st'epoca che, con la sua
opera, tro-verà compimento.
“È detto luce delle luci, al di làdelle tenebre; esso è la
cono-scenza, l'oggetto della cono-
scenza e il fine della conoscenza.Dimora nel cuore di ciascuno
in
particolare.”[Bhagavad Gītā XII;17-18]
Il dorso lucente del Gange era oropuro alla luce del tramonto.Il
fuoco di sandalo ardeva,
spandendo un fumo denso tra glialti giunchi.Arjuna, il petto
nudo, fuoriuscìdalle acque placide camminandoverso le fiamme.- Io
canto Agni, il cappellano, ilDio del sacrificio, il
sacerdote,l'oblatore che riempie di doni -disse, levando le mani
verso il so-le. - Lui cantato dai profeti, locanteremo anche noi;
possa egliguidare gli dei verso questi figli.Si chinò a raccogliere
la ciotoladel soma, pronto a versare ilnettare sacro tra le fiamme
ma,nell'alzarsi, vide una figuraavanzare verso di lui,
comecamminando sui raggi morenti.Quell'essere meraviglioso e
terri-bile parve fermarsi davanti al ro-go ardente e, distese le
mani, co-minciò a cantare.- Là dove brilla la luce perpetua,là dove
brucia il Sole, conducimiaffinché io divenga Immortale!Là dove
regna il Sole, nel Domi-nio Celeste dove abbondano leAcque della
luce, fa che io sia unImmortale.Il giovane principe crollò in
gi-nocchio, premendo le mani sul vi-so.- Alzati, figlio di Kuntī,
non tre-mare alla mia vista. Guardami involto e dimmi: conosci il
mio no-me?L'uomo scostò le mani tremantisenza osare sollevare gli
occhi.- Io vedo in te Krishna, - mormo-rò - l'Essere Supremo,
indistrutti-bile, che ha in se tutto l'universo.Tu non hai né
inizio, né meta, néfine; la tua forza è senza limite etu riempi di
fuoco il mondo, te dicui la luna e il sole sono gli occhie la
fiamma la bocca.- E allora non tremare al mio co-spetto,
discendente di Bharata,perché io conobbi tuo padre; iofui Indra del
tuono, che giacquecon tua madre, perché tutti gli deisono in me e
io sono nel Padreche mi ha emanato.
Non un solo suono fendeva l'aria,anche il fiume aveva smesso
discorrere; attorno a loro le canne el'erba si erano piegate
sfiorando ilterreno, indegne al cospetto delprincipe immortale.-
Perché onori questo penitente,oh Beato? - domandò infine
Arju-na.Krishna sorrise, e fu di nuovol'alba, e il mezzogiorno, e
poi lanotte.Gli astri scorrevano nel cielo co-me sassi nella
corrente.- Sono qui per benedirti, per resti-tuirti ciò che la
sorte ti ha tolto.Per darti la possibilità dellavendetta e della
vittoria.Il dio aprì la mano, posandonell'aria tre dadi dorati.-
Gioca con me, saggio tra iPandava, e io ti renderò ciò che
tiappartiene. Anzi, farò di più,schiaccerò i nemici ai tuoi
piedi,rendendoli tuoi schiavi o esuli daqueste terre, fino alla
fine deigiorni.Il fuoco ardeva di fronte al voltodell'uomo,
asciugando sul nascerele lacrime.Infine alzò gli occhi sul volto
delBeato e sorrise.- Tu mi onori, madhava, ma nonsfiderò ciò che
appartiene agliimmortali. Ma se nel tuo cuore c'èamore per me
allora, ti prego,prendi la mia vita e in cambio so-lo questo ti
chiedo, perdona miofratello.Gli occhi di Krishna si velaronodi
lacrime mentre attorno a loro ilmondo pareva dissolversi in
unasensazione di pace infinita.- Colui che mi offre con devozio-ne
una foglia, un fiore, un frutto odell'acqua con cuore puro, il
suodono mi è grato. Grazie, Arjuna,per aver insegnato agli dei ciò
dicui erano mancanti: il sacrificio.
Verrà un giorno in cui cento purigermogli saranno gettati a
terradalla polvere dell'invidia, ma io
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che, come rosa, ho gettato learmi, mi sono anche liberato
daquesta spina, nella speranza chela povera veste del mio
corpoversi talco sul fuoco del deside-rio.Così soltanto si può
percorrere lastrada in questo luogo di terrori,fino alla morte; e
quando avròpassato questo vecchio posto ditappa, faccia pure il
cielo ciò chevuole.Ricorda, Vyāsa, le lacrime delBeato nel giorno
in cui un uomoinsegnò a un dio l'umiltà.
“Colui che, libero da smarri-mento, mi conosce così come
laPersona Suprema, quegli, onni-scente, mi adora con tutto il
suo
essere.”[Bhagavad Gītā XV;19-20]
Nella valle di Kuruksetra glistendardi garrivano al vento.Le
truppe dei Kaurava,all'orizzonte, erano un mared'argento al sole di
mezzogiorno.Arjuna tese l'arco, saggiandone lacorda.- Sei pronto
alla battaglia, figliodi Kunti?Al suo fianco, sul carro
dorato,Krishna reggeva le briglie,guardando lontano.Il principe
volse lo sguardo versoil campo e sentì il cuore stringersinel
petto.- Laggiù, tra quegli uomini, c'èBhima, che mi protesse dai
bri-ganti e Drona l'invincibile, che miinsegnò a colpire lontano.
Ci sonouomini, e fratelli. Come possoscontrarmi con loro.Il Beato
posò la mano sulla suaspalla, indicando lontano.- Cosa vedi?- La
mia famiglia.- Guarda meglio, cosa vedi?- Il sangue del mio
sangue.Il dio sorrise, coprendo gli occhi
del principe con il palmo aperto.- Cosa vedi?- Niente.- E allora
ricorda, Arjuna, chetutto è illusione. Tu non puoiuccidere chi in
me è già morto.
“Il mio sviamento si è dile-guato; grazie a te ho ritrovato
la mia presenza di spirito.Eccomi in piedi, liberato da
ogni dubbio. Eseguirò il tuo co-mando.”
[Bhagavad Gītā XVIII;73-74]
Davanti ai suo occhi Nirvanaappariva immenso.Poteva vedere gli
oceani e le terreverdeggianti.Le nuvole lo abbracciavano comeun
manto, seguendo la sua danzanel vuoto.- Vyāsa, l'energia è al
limite - lavoce di Ganesha era ora asettica,priva di ogni
musicalità, tutte leenergie convogliate a mantenereattivi gli scudi
dell'arcamondo. -Non ho potenza sufficiente a pro-teggere l'intera
nave, è l'ora.Il vecchio rishi chiuse gli occhi,pensò ai corpi dei
suoi fratelli,mantenuti immortali nel loro so-gno eterno da quelle
macchineantiche, irreplicabili e a quelleprigioni di vetro dove,
nel brodoprimordiale, giaceva il seme cheavrebbe riportato in vita
l'uomo,su quel mondo promesso.Finalmente, al termine di quelviaggio
infinito, si sentiva in pa-ce.Sicuro della sua scelta.
GLOSSARIO E NOTE:1: Parafrasato dall'incipit del Ma-habharata.2:
Mitico sovrano dell'India arcai-ca e, per estensione, l'India
intera.3: In sanscrito uno dei termini perdefinire la pioggia.
4: Nel gioco di dadi del chaupar,variante del più noto pachisi,
lepuntate erano fatte usando delleconchiglie.5: “Sfera terrestre,
sfera dellospazio, sfera celeste! Contemplia-mo lo splendore dello
spirito sola-re, il creatore divino. Possa egliguidare i nostri
spiriti verso larealizzazione dei quattro scopidella vita." Uno tra
i gāyatrīmantra tratto dalle Upanishad.6: “Io celebro le gesta
eroiche diVisnu , che misurò le regioniterrene.” Saluto al dio
Vishnu,tratto dal Rgveda.7: Krishna rivela la natura delDharma, dal
Canto X della Bha-gavad Gītā (2-11 ).
Rishi: un saggio, un eremita o unasceta. I rishi erano i
“veggenti” ogli “ispirati” della tradizione ve-dica.Ganapathi: in
sanscrito “guidadel cielo”, uno degli attributi diGanesha.Achkan:
lunga giacca di origineindiana, tradizionalmente indos-sata da
aristocratici o dignitari dirango elevato.Svāmī: titolo onorifico
sanscritocorrispondente a “padrone”.Mudra: in sanscrito “sigillo” è
ungesto simbolico, praticato dallaquasi totalità delle scuole
yoga.Mantra: letteralmente “strumentodel pensiero”, si tratta di
unaformula sacra modulata su unaparticolare vibrazione.Ajna: terzo
chakra, tradizio-nalmente posizionato in posizioneleggermente
superiore al centrodegli occhi. Viene spesso assimi-lato al “terzo
occhio”.Shakti: letteralmente “energia”,“potenza”. È la capacità
del divi-no di operare sul reale in manieracosciente.Madhava:
“colui che distruggel'illusione”, uno degli appellatividi
Krishna.
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L a l u c c i o l ad i C a r o l a
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D e t e n u t o H 5 7 3
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I l g a t t o b i a n c oe i l g a t t o n e r o Ventiquattr'ore
nellagiungla di cementoSSkkaann
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N e l l a n o t t e
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L a c i t t àv e c c h i a
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I l c r e a t o r ed i D e m o n i
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S o t t o l e f r e c c ed e l S a g i t t a r i o
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SolWeintraubintervistaanark2000SSooll WWeeiinnttrraauubbDomande
retoriche
SSkkaann
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risultati e classifiche
autore XII XII½ TOT1 anark2000 51 35 862 Albertine 38 36 743
shanda06 14 29 434 Slash1588 33 335 mother95A 31 316 cristiano r.
28 287 willow78 21 218 kaipirissima 17 179 GDN76 15 1510 David G. 7
7
SSkkaann
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NNoonn ppeerrddeetteeiill nnuummeerroo
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SSkkaannAAMMAAZZIINNGGMMAAGGAAZZIINNEEOOttttoobbrree 22001133
AAnnnnoo 22 NNuummeerroo 1144LLaa
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