Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali report di ricerca a cura di strumenti Simone Casadei Massimiliano Franceschetti 4 ISSN 2037-2582 Direzione Generale per il Volontariato, l'Associazionismo e le Formazioni Sociali Direzione Generale per il Volontariato, l'Associazionismo e le Formazioni Sociali I casi di Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia
83
Embed
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa ...archivio.isfol.it/DocEditor/test/File/2010/Editoria digitale... · programmazione del Fondo sociale europeo 2000-2006 – Pon
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
report di ricerca a cura di
strumenti
Simone Casadei
Massimiliano Franceschetti
4
ISSN 2037-2582
Direzione Generale per il Volontariato, l'Associazionismo e le Formazioni SocialiDirezione Generale per il Volontariato, l'Associazionismo e le Formazioni Sociali
I casi di Abruzzo, Campania, Lazio, Lombardia
strumenti
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
Strumenti Isfol è la collana elettronica che raccoglie tutti i contributi che l'Isfol realizza con specifiche finalità operative, come strumentazione a disposizione degli operatori e dei non specialisti, anche nell'ambito di committenze esterne vincolanti.
La collana ha l'obiettivo di renderedisponibili non solo particolari elaborati teorici per la comunitàscientifica ma anche una vasta tipologia di prodotti (quali kit,manuali, dispositivi operativi,opuscoli a fini divulgativi, atti di convegni, ecc.) per un target di utenti più ampio.
L’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol) è un ente pubblico istituito con DPR n. 478 del 30 giugno 1973. Nasce per accompagnare la prima fase di decentramento regionale delle competenze in materia di formazione professionale, codificata nella legge n. 845 del dicembre 1978; dal 1999 viene incluso tra gli enti pubblici di ricerca con DL n. 419 del 29/10/1999. L’attuale Statuto, approvato con DPCM del 19 marzo 2003, sancisce per l’Istituto competenze nel campo delle politiche formative, del lavoro e sociali.
L'Isfol svolge e promuove attività di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione, valutazione, informazione, consulenza e assistenza tecnica per lo sviluppo della formazione professionale, delle politiche sociali e del lavoro. Contribuisce al miglioramento delle risorse umane, alla crescita dell’occupazione, all’inclusione sociale e allo sviluppo sociale. È sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali al quale fornisce supporto tecnico-scientifico ed opera in collaborazione con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, la Presidenza del Consiglio dei ministri, le Regioni, le Parti sociali, l’Unione europea e altri Organismi internazionali.
La Collana Strumenti Isfol è curata da Claudio Bensi – Responsabile Servizio comunicazione web e multimediale
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
Il volume presenta i risultati delle attività di ricerca previste dalla Ricognizione sui servizi sociali in quattro territori regionali finanziata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali - Direzione Generale Volontariato, associazionismo e formazioni sociali nell’ambito della programmazione del Fondo sociale europeo 2000-2006 - Pon Obiettivo 3 - Azioni di sistema, Asse B, Misura B1, Piano straordinario Isfol 2005-2007.
La direzione scientifica del percorso di ricerca è stata di Mario Gatti dirigente dell’Area Analisi dei fabbisogni professionali, innovazione tecnologica ed organizzativa”(Isfol) e di Gabriella Di Francesco, dirigente dell’Area Sistemi e metodologie per l’apprendimento (Isfol).
Il gruppo di lavoro è stato composto da Maria Grazia Mereu, Massimiliano Franceschetti e Simone Casadei per l’Area Analisi dei fabbisogni professionali, innovazione tecnologica ed organizzativa e da Riccardo Mazzarella e Marco Picozza per l’Area Sistemi e metodologie per l’apprendimento.
Hanno partecipato al gruppo di lavoro Studio Come srl, Istituto per la Ricerca Sociale (Irs) soc. coop. e Service Lazio 2000 soc.coop. a r.l. che hanno curato le attività di ricerca field a livello regionale e l’analisi trasversale sui quattro territori regionali con riferimento ai seguenti temi: legislazione e normativa regolamentare sociale a livello locale; ricognizione dei principali servizi ed interventi sociali erogati a livello territoriale, mappatura dell’offerta formativa regionale per i profili professionali del sociale, fabbisogni professionali e occupazionali nell’ambito dei servizi sociali. Il coordinamento tecnico ed organizzativo del partenariato di ricerca field è stato assicurato da Studio Come srl.
Il presente volume è stato curato da Simone Casadei e Massimiliano Franceschetti.
Un ringraziamento va a Debora Littera (Area Analisi dei fabbisogni professionali, innovazione tecnologica ed organizzativa) per la collaborazione nell’attività di editing del testo.
Direzione Generale per il Volontariato, l'Associazionismo e le Formazioni SocialiDirezione Generale per il Volontariato, l'Associazionismo e le Formazioni Sociali
Indice
strumenti
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
1
2
Prefazione
p. 1
Welfare e professioni sociali in Campania
p. 6
1.1 Servizi sociali sul territorio
1.2 Le professioni che operano nel settore
1.3 Offerta formativa per i servizi sociali
p. 6
p. 9
p. 13
1.4 Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali p. 15
3
Introduzione
p. 3
Welfare e professioni sociali in Abruzzo
p. 18
2.1 Servizi sociali sul territorio
2.2 Le professioni che operano nel settore
2.3 Offerta formativa per i servizi sociali
p. 18
p. 19
p. 22
2.4 Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali p. 23
Welfare e professioni sociali nel Lazio
p. 26
3.1 Servizi sociali sul territorio
3.2 Le professioni che operano nel settore
3.3 Offerta formativa per i servizi sociali
p. 26
p. 26
p. 28
3.4 Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali p. 29
Welfare e professioni sociali in Lombardia
p. 32
4.1 Servizi sociali sul territorio
4.2 Le professioni che operano nel settore
4.3 Offerta formativa per i servizi sociali
p. 32
p. 32
p. 35
4.4 Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali p. 38
4
Conclusionip. 40
strumenti
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
ALLEGATI
Allegato A - Servizi sociali nei territori regionali
Allegato C - Offerta formativa regionale per i servizi sociali
Allegato B - Profili professionali, per regione, per aree di competenza e livelli formativi
p. 43
p. 52
p. 55
Allegato D - Normativa regionale
p. 72
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
1
Prefazione
Il presente contributo nasce nell’ambito delle attività di ricerca previste dalla “Ricognizione sui
servizi sociali in quattro territori regionali”. Questa ricognizione, finanziata nell’ambito della
programmazione del Fondo sociale europeo 2000-2006 – Pon Obiettivo 3 – Azioni di sistema,
Asse B, Misura B1, Piano straordinario Isfol 2005-2007, risponde all’esigenza espressa dal
Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di avere una panoramica dettagliata sulla struttura
professionale dei servizi sociali in ordine alla definizione dei Leps (Livelli essenziali delle
prestazioni sociali) che devono valere per tutto il territorio nazionale.
Questi livelli, è bene ricordarlo, individuano prestazioni e non sistemi organizzativi, in quanto
spetta alle Regioni e alle Autonomie Locali il compito di definire modelli operativi e composizione
degli organici. La definizione dei Leps richiede che sia possibile comparare anche le competenze di
quanti operano nei servizi per garantire standard professionali omogenei.
La ricerca è stata condotta in quattro regioni italiane scelte da un gruppo di lavoro coordinato
dall’Isfol in stretto raccordo con la Direzione Generale Volontariato, associazionismo e formazioni
sociali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Le regioni analizzate sono: Abruzzo, Lazio,
Lombardia e Campania1.
L’organizzazione del presente volume ricalca, in pratica, i quattro assi progettuali che hanno
costituito altrettante aree di interesse per la rilevazione di dati. La descrizione dell’offerta di servizi
sociali si articola, in ciascuna delle regioni indagate, in quattro sezioni informative:
1) servizi sociali sul territorio
2) professioni che operano nel settore
3) offerta formativa per i servizi sociali
4) normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali.
Ciascuna sezione informativa ha affrontato da vicino alcuni temi specifici.
L’analisi dei servizi sociali a livello regionale offre un quadro del settore di impiego delle
professioni sociali. Il campo di lavoro dei professionisti del sociale è molto vasto e differenziato: in
ogni territorio il tempo ha stratificato servizi antichi e nuovi, servizi obsoleti da riconvertire e
1 Le informazioni rilevate con la ricognizione delineano un panorama particolarmente interessante. Lombardia, Lazio e Campania presentano un numero consistente di Piani di Zona sociali (rispettivamente 98, 55 e 52) mentre l’Abruzzo, che ne conta solo 35, si sta comunque impegnando per il riassetto del sistema delle professionali sociali. Tutte e quattro le regioni hanno avviato il riordino delle qualifiche professionali sociali o dispongono di varie banche dati su servizi sociali. Lombardia, Abruzzo e Lazio hanno istituito degli Osservatori sulle politiche sociali che prevedono la classificazione e il censimento dei servizi, mentre la Campania ha promosso a partire dal 2001 diverse ricerche in ambito di servizi e professioni sociali che hanno prodotto il repertorio delle professioni sociali, permesso la riqualificazione della maggior parte degli operatori in servizio nonché realizzato una mappatura dei servizi sociali regionali.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
2
servizi sperimentali, che devono ancora consolidare metodi di lavoro e competenze adeguate.
L’attività di ricognizione, pertanto, si è posta l’obiettivo di individuare e classificare le tipologie di
servizi sociali nelle quattro regioni per delineare il campo occupazionale delle professioni sociali e
rendere comparabile il sistema di offerta di competenze e professionalità.
Rita Graziano
Dirigente DIV III - Volontariato
Direzione Generale per il Volontariato,
l'associazionismo e le formazioni sociali.
Ministero del lavoro e delle politiche sociali
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
3
Introduzione
Nel comparto delle attività sociali sono ancora poche le professioni che hanno un titolo di studio
riconosciuto, attività e compiti specifici, vincoli per l’accesso alla professione. Nella maggior parte
dei casi prevalgono profili professionali diversi da regione a regione, con percorsi formativi di
durata variabile. Le professioni sociali che possono godere di una regolamentazione riconosciuta a
livello nazionale sono solo sei: una qualifica di base (Oss) e cinque professioni laureate (Assistente
- percorso breve di 300-400 ore per operatori in servizio o con esperienza professionali, non in
possesso di qualifica, con titolo non adeguato, o che abbiano già frequentato un corso di
formazione in ambito socio-assistenziale o socio-sanitario di durata inferiore alle 400-600 ore
a seconda del profilo
- percorso breve di 100-200 ore per operatori in servizio o con esperienza professionale, che
abbiano già frequentato un corso di formazione in ambito socio-assistenziale o socio-sanitario
di durata superiore alle 400-600 ore a seconda del profilo.
In totale sono stati approvati 62 corsi di riqualificazione per un impegno di spesa di circa 13 milioni
di Euro. Considerando una media di 20-25 allievi per corso approvato, è stato coperto il fabbisogno
di circa 2000 operatori2.
Istruzione secondaria
Nella Regione Campania tutte le province si caratterizzano per la presenza di licei sociali e ciascuna
di esse annovera nella sua offerta formativa secondaria almeno un istituto di scienze sociali e un
istituto socio-psicopedagogico con indirizzo Brocca, per un totale di 39 licei sociali (all. C: tab. 2,
tab. 3, tab. 4).
Al contrario, solo tre province prevedono la presenza di Istituti tecnici per le attività sociali:
Avellino, Salerno e Napoli. Per favorire l’inserimento lavorativo dei diplomati sono stati attivati
anche corsi post-qualifica in ambito sociale (III area professionalizzante).
Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)
La Regione Campania ha dedicato la misura 3.7 del POR 2000-2006 al finanziamento della
formazione superiore. Per il triennio di programmazione 2007-2009 sono 14 i Poli formativi già
costituiti nella regione Campania e 2 quelli in via di costituzione: tra questi figura proprio il settore
del Sociale, il quale era stato anche annoverato nell’elenco dei settori produttivi prioritari per
l’individuazione dei poli formativi3. Tuttavia, i percorsi IFTS finanziati in ambito sociale nelle
annualità considerate sono ancora poco numerosi (4), coinvolgono solo due province (Napoli e
Avellino), e si riferiscono unicamente a profili professionali impiegabili nel servizio
Informagiovani.
Formazione in ambito universitario
Su sette università campane, cinque prevedono nell’ offerta formativa del triennio 2005-2007 corsi
di laurea (a ciclo unico, triennale o specialistica) e master di I livello per il comparto sociale e socio-
sanitario. Per il profilo professionale del mediatore culturale tecnico e post-laureato (L3, L11, LS42,
2 Si tratta, in particolare, di: 700 Osa, 250-300 animatori sociali, 125 operatori della prima infanzia, 150 mediatori culturali, 100 tecnici per l’inserimento lavorativo e 75 tecnici dell’accoglienza sociale. 3 Insieme ai seguenti settori: Moda, Aerospazio, Economia del Mare, Agroalimentare, Enogastronomia, Turismo e ICT.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
15
LS43) è L’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” ad organizzare la maggior parte dei corsi,
generalmente privi di programmazione di accesso (numero chiuso).
Al contrario, per i restanti profili professionali operanti nel comparto del sociale, la Regione
Campania offre costantemente la possibilità di scelta tra almeno due distinti atenei.
Le facoltà di Medicina e chirurgia degli atenei di Napoli provvedono alla formazione dell’Educatore
professionale in ambito sanitario, organizzando corsi di laurea triennale (SNT/2) a numero chiuso,
e presso l’Università Federico II è previsto anche un corso di laurea magistrale in Scienze delle
professioni sanitarie e della riabilitazione (SNT_SPEC/2), con un accesso limitato a 20 utenti.
Numerosi sono anche i corsi di perfezionamento e master in ambito sociale realizzati o in corso di
realizzazione presso le università campane 4 (all. C, tab. 5).
1.4. Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali La Regione Campania ha messo in moto la riforma del welfare subito dopo l ’approvazione della
L. 328/2000, emanando un insieme di norme e disposizioni che vanno ad arricchire le prime leggi
in materia. Per facilitare la programmazione territoriale la Regione ha emanato linee guida in cui è
presente anche il tema delle professioni sociali, diventando una delle prime regioni ad avviare un
processo di definizione delle professioni sociali dal basso. Le prime linee guida (DGR 1826/2001),
infatti, richiedevano alle zone di indicare gli operatori impegnati nelle strutture e nei diversi servizi,
con riferimento alla figura professionale, per costruire un primo scenario degli attuali occupati e
avviare una previsione del fabbisogno formativo. Novità interessanti sono state introdotte dalla
successiva DGR 352/2003 che ha individuato il nuovo servizio di “antenna sociale” in cui è stata
prevista la presenza di assistenti sociali ed educatori professionali con la funzione di rilevare i
fabbisogni sociali dei territori.
Le linee guida per la programmazione del terzo piano di zona danno continuità alle indicazioni
delle due precedenti annualità e stabiliscono per alcuni servizi le figure professionali da impiegare:
il Servizio sociale professionale rimane ovviamente appannaggio dell’ assistente sociale mentre il
Segretariato sociale ed il servizio di antenna sociale possono essere svolti da sociologi, educatori,
psicologi, mediatori culturali, operatori di strada.
Con la definizione del repertorio delle professioni sociali (DGR 2843/2008) è stato inoltre
introdotto il profilo del tecnico dell’accoglienza sociale.
Attualmente è in attuazione la VII annualità della legge, e gli ambiti territoriali sono n.52 (DGRC
n.601 del 11/04/2008). La Regione ha promosso e orientato la filosofia dei Piani come dei veri e
propri “Piani Regolatori del Sociale”. Le linee guida individuano le azioni a regia regionale, quelle a
titolarità regionale, le aree di intervento, i servizi prioritari, i criteri di riparto e di trasferimento
4 Ecco l’elenco dei corsi di perfezionamento e master: metodi e tecniche per la programmazione e la gestione dei servizi sanitari; mediazione familiare; percorsi di dialogo e incontro tra culture nel contesto educativo; consulenza educativa per l’intervento nelle comunità infantili; metodologia didattica per l’integrazione dei disabili e degli svantaggiati; consulenza pedagogica in ambito scolastico ed extrascolastico per adolescenti in situazioni di disagio e di marginalità sociale; integrazione socio-sanitaria e rete di servizi per persone con disabilità; organizzazione, management e valutazione delle politiche e dei sistemi socio-sanitari (primo livello) e programmazione e valutazione di qualità nei servizi sociali alla persona (primo livello).
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
16
delle risorse del Fondo nazionale politiche sociali (Fnps) e possono fornire indicazioni sui profili
professionali da impiegare nei servizi. Le linee guida ai piani di zona, con eventuali indicazioni di
operatori da impiegare nei servizi, saranno emanate a fine dicembre 2008.
Parallelamente alla pianificazione e allo sviluppo dei servizi, la Regione ha approvato norme che
disciplinano i requisiti per l’autorizzazione al funzionamento delle strutture residenziali per minori
e delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). Ad eccezione della figura di educatore prevista nei
servizi residenziali per minori (DGR 6317/2002), le norme non vincolano gli organici a specifiche
figure, mentre specificano le funzioni che vanno garantite: personale di assistenza sociale,
personale di assistenza alle persone, personale educativo, professioni psico-socio-pedagogiche.
Solo con DGR 6/2006 la Regione Campania ha introdotto tra gli standard di personale figure
presenti nel repertorio delle professioni sociali: educatore professionale, assistente sociale,
animatore sociale (all. D, tab. 1).
La Campania, infatti, è stata la prima regione italiana che ha portato a termine le definizione delle
professioni sociali per il welfare territoriale con l’approvazione della DGR 2843/2003. Il repertorio
colloca le professioni nelle cinque aree di intervento indicate nelle Linee Guida per i Piani di zona:
- assistenza di base
- comunicazione sociale e mediazione culturale
- area socio-educativa
- inserimento al lavoro
- mediazione familiare.
Per scegliere le figure da consolidare, in ciascuna area, la Regione Campania ha adottato alcuni
criteri fondamentali che possono costituire buone prassi per le Regioni che intendono definire un
repertorio delle professioni sociali:
- accorpare titoli e qualifiche simili, evitando sovrapposizioni e ridondanze che ostacolano la
crescita di una identità professionale precisa
- costruire figure dotate di polivalenza, per aumentare lo spazio occupazionale di ciascuna e la
possibilità di interscambio nei servizi
- convergere su alcune piste di sviluppo seguite dalle altre Regioni italiane per assicurare agli
operatori della Campania una professionalità spendibile su tutto il territorio nazionale o quanto
meno comparabile con altre qualifiche regionali
- conservare denominazioni e profili riconosciuti da precedenti atti della Campania.
Di seguito riportiamo i profili individuati e il relativo livello di formazione
- 1 certificazione di competenze (assistente familiare)
- 1 profilo ad alta qualificazione (mediatore familiare).
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
17
Per ogni figura – fatta esclusione per i profili laureati di assistente sociale, educatore sociale ed
educatore professionale definiti dal MIUR - è stato elaborato il profilo e indicati: requisiti di
accesso, durata, crediti formativi, contesti operativi, competenze di base, tecniche-professionali e
trasversali. Da sottolineare l’intervento della Regione Campania nella definizione dei profili tecnici5
(accesso dopo il diploma di scuola media superiore) ritenuti strategici per il welfare territoriale.
5 Tecnico dell’accoglienza sociale (1.000 ore). Il tecnico dell’accoglienza sociale è un operatore di primo contatto con l’utenza: è in grado di recepire le istanze dell’interlocutore e di fornire la prima risposta di carattere generale, di informare ed orientare verso altre figure professionali o altri servizi. Svolge una funzione di “filtro”. E’ un operatore di supporto all’Assistente sociale. Mediatore culturale (600 ore). Operatore in grado di svolgere la funzione di mediazione linguistica e soprattutto di orientamento culturale. Operatore dell’infanzia (1.000 ore). Operatore impegnato nell’attività di accudimento e animazione rivolta a bambini, adolescenti e famiglie. Animatore sociale (1.000 ore). Si tratta di un operatore che utilizza in prevalenza metodi di animazione, auto-aiuto, piccoli gruppi espressivi, attività strutturate di gioco e creatività. E’ un operatore di supporto all’Educatore. Tecnico dell’ inserimento lavorativo (1.000 ore). L’operatore aiuta il soggetto ad avere fiducia nelle proprie capacità, a prendere consapevolezza dei diritti sociali, uscire da isolamento e auto-esclusione; insegna a sostenere un colloquio di lavoro, preparare un curriculum, reggere gli eventuali insuccessi.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
18
Capitolo 2. Welfare e professioni sociali in Abruzzo
2.1. Servizi sociali sul territorio La Regione Abruzzo ha individuato quattro aree prioritarie di intervento sociale, nelle quali si
concentrano i bisogni espressi dalla popolazione abruzzese e a cui è necessario fornire risposte
adeguate e garantire i livelli essenziali di assistenza sociale (Piano sociale regionale 2007-2009):
infanzia, giovani e famiglia
disabili
anziani
integrazione e inclusione sociale.
Area di intervento Infanzia, giovani e famiglia
Il complesso dei servizi sociali espressamente dedicati a tale area nasce dalla maturata
consapevolezza che sempre più famiglie abruzzesi (o residenti sul territorio regionale) si
caratterizzano per un peso assistenziale rilevante e spesso si associa a situazioni di disagio
economico dovuto alla perdita di lavoro in età avanzata o alla flessibilità del lavoro dei giovani che
non consente un’autonomia economica sufficiente a costruire un nucleo indipendente. Da qui,
l’esigenza di supportare le famiglie con gravi carichi di cura e, dall’altro, di favorire e agevolare le
giovani coppie (all. A, tab. 8).
Area di intervento Disabilità
La condizione di disabilità fisica e mentale rappresenta da sempre un fronte primario per le
politiche sociali abruzzesi, per la difesa dei diritti sociali e civili e, in particolare, per la lotta contro
le situazioni più gravi di esclusione sociale (all. A, tab. 9).
Gli obiettivi regionali per la disabilità della Regione Abruzzo si riassumono nella volontà di
supportare il ciclo di vita della famiglia che si prende cura del disabile, di garantirne la permanenza
nel proprio ambiente di vita anche in caso di attivazione di interventi assistenziali e di
promuoverne la partecipazione attiva alla vita comunitaria (integrazione scolastica, inclusione
lavorativa, eliminazione delle barriere architettoniche per il sostegno alla mobilità territoriale).
Area di intervento Persone anziane
Si tratta di un’area di intervento all’interno della quale negli anni passati si è percepita un’offerta di
servizi e interventi particolarmente efficaci, anche nell’accrescere la domanda esistente. Tuttavia,
l’impegno nel consolidamento e costante allargamento degli strumenti e delle risorse (economiche,
professionali e strutturali) espressamente dedicate e destinate agli anziani muove dal crescente
invecchiamento della popolazione abruzzese e dalla permanenza di un’area interna estremamente
problematica: quella della non-autosufficienza, specialmente se collegata a problemi di reddito e di
isolamento sociale-familiare (all. A, tab. 10).
La Regione Abruzzo, dunque, si impegna ad assicurare un efficace sostegno alle persone anziane, in
particolare a quelle sole o in condizioni di ridotta autonomia o non-autosufficienza, e, alla luce
dell’aumento della durata media della vita e della modificazione del rapporto tra tempo di vita e
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
19
tempo di lavoro, ad orientare le politiche sociali per la terza età verso la promozione di azioni per
l’invecchiamento attivo.
Area di intervento Integrazione ed inclusione sociale
L’area degli interventi finalizzati a promuovere il complesso processo di integrazione e inclusione
sociale nasce principalmente dalla costante espansione delle richieste di aiuto a fronte di un disagio
economico, dalla crescita del fenomeno dell’immigrazione e dalla sempre più debole connettività
della comunità abruzzese. Infatti, ad esempio, l’arrivo di soggetti immigrati sul territorio regionale
se, da un lato, rappresenta un ottimale strumento di compensazione al calo demografico registrato
negli ultimi anni nonché un aumento significativo di manodopera utile alle imprese locali, dall’altro
rischia di generare casi di pericolosa emarginazione e degrado se non accompagnato da un
impegno verso la coesione sociale che dovrebbe palesarsi soprattutto nei primi anni di permanenza
(all. A, tab. 11).
Inoltre, la situazione di povertà economica in cui versa una parte significativa della popolazione
nella maggior parte dei casi si accompagna ad una povertà anche di natura relazionale, a causa
delle difficoltà crescenti nei rapporti familiari e sociali.
La Regione Abruzzo, pertanto, si impegna a declinare il “valore integrazione” in obiettivi, servizi e
professionisti in grado di assicurare l’inclusione sociale, attraverso la ricostruzione di un tessuto
comunitario connettivo, partecipativo e relazionale presso il territorio.
Più nello specifico, si impegna a contrastare l’esclusione sociale e la povertà con azioni specifiche,
attivare percorsi partecipativi di concertazione, di sensibilizzazione e di gestione delle azioni
inclusive con le associazioni rappresentative dei diversi gruppi a rischio di esclusione, sperimentare
nuovi programmi di intervento in grado di contrastare la vulnerabilità delle famiglie dovuta a
povertà con azioni multiple di sostegno al reddito, consumo responsabile, politiche abitative
favorevoli (housing sociale), e valorizzare, nei progetti e nelle azioni di inclusione, l’integrazione fra
politiche sociali, politiche del lavoro, politiche per la formazione e politiche abitative, politiche della
salute attraverso accordi locali e patti per l’inclusione sociale.
2.2. Le professioni che operano nel settore La Regione Abruzzo non ha definito un repertorio delle Professioni sociali; attualmente l’unico
profilo istituito è quello del mediatore culturale (DGR 1386/2006). È tuttavia è possibile ricostruire
una mappa dei profili professionali del welfare abruzzese utilizzando le indicazioni raccolte
attraverso le azioni della ricerca:
- analisi delle norme in ambito sociale
- nomenclatore dei servizi e delle professioni sociali
- analisi dell’offerta per operatori sociali.
La Regione ha inoltre promosso una ricerca sui profili regionali (EmmeErre, 2006) da cui si
evincono alcune proposte per il riordino del sistema delle professioni sociali. Ulteriori
indicazioni sono state raccolte attraverso le interviste realizzate con i responsabili del Settore
politiche sociali e Lavoro.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
20
La mappa evidenzia in tutto nove profili: quattro di base, 2 tecnici (post-diploma), 3 laureati. A
livello di base, la Regione Abruzzo individua l’assistente familiare, l’operatore socio-assistenziale e
l’operatore socio-sanitario. A questi si aggiunge il profilo dell’assistente specialistico ai ragazzi
portatori di handicap che la Regione pensa di istituire in risposta alla numerose richieste di
riconoscimento provenienti da operatori e istituzioni scolastiche.
A livello tecnico sono previsti l’animatore sociale (operatore socio-educativo), presente nei servizi
ma ancora non definito da specifica normativa, e il mediatore culturale (definito con DGR del
2006). Va considerato poi il profilo dell’Educatore prima infanzia di livello tecnico oramai ad
esaurimento, ma presente ancora in maniera preponderante nei servizi socio-educativi, viste anche
le numerose deroghe concesse.
A livello laureato troviamo l’Assistente sociale e l’Educatore; per quest’ultimo sono presenti tre
denominazioni: Educatore sociale, Educatore professionale ed Educatore prima infanzia.
Area Assistenza di base
Assistente familiare. La Regione Abruzzo non ha ancora regolamentato il profilo, ma ha
promosso uno studio per la definizione degli standard formativi con l’ipotesi di un percorso
minimo di 400 ore (qualifica di primo livello nella regione). L’accesso al corso è aperto sia agli
italiani che agli stranieri dai 25 ai 55 anni.
Operatore socio-assistenziale (OSA). I corsi di qualifica regionale sono di denominazione e
durata variabile (dalle 400 alle 800 ore). La Regione Abruzzo intende mantenere il profilo
dell’OSA anche a seguito dell’introduzione del profilo dell’OSS in attesa di prevedere delle
misure di riqualificazione per operatori in possesso di titoli obsoleti (Operatore socio
assistenziale, Operatore di base per RSA, Assistente domiciliare dei servizi tutelari, Operatore
socio-assistenziale per RSA, Assistente domiciliare integrato) o in possesso della sola
esperienza professionale.
Da uno studio promosso dalla Regione (Emme Erre, 2006) è stata evidenziata la necessità di
formalizzare un profilo per l’assistenza ai portatori di handicap: l’assistente specialistico per
ragazzi portatori di handicap. Si tratta di un operatore che eroga prestazioni di aiuto e
supporto alla persona disabile, nell’ambito delle attività dalla cura della persona al supporto nei
processi di inserimento e partecipazione sociale. Questa figura opera soprattutto in ambito
scolastico in supporto ad altre figure professionali (insegnanti di sostegno, personale scolastico,
psicologi, educatori professionali, ecc. Seguendo gli orientamenti nazionali la Regione Abruzzo
potrebbe formalizzare il profilo di OSA e prevedere un percorso formativo aggiuntivo (es. 200
ore) per la specializzazione in assistenza scolastica ai ragazzi portatori di handicap (OSA 600
ore + specializzazione handicap 200 ore) piuttosto che formalizzare il profilo di assistente
specialistico ai portatori di handicap in aggiunta agli altri profili di base già presenti (corso di
qualifica regionale post-obbligo scolastico di 400 ore)
Operatore socio-sanitario (OSS). La Regione Abruzzo ha recepito l’accordo con DGR 151/2002
e la formazione degli operatori è stata affidata alle ASL. Attualmente, con DGR 922/2007 sono
stati sospesi tutti i corsi di formazione per OSS a partire dall’anno 2008.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
21
Area Accoglienza e Servizio sociale
Assistente sociale (Servizio sociale professionale). Come visto in precedenza la figura è formata
negli atenei de L’Aquila e Chieti.
Area Socio-Educativa
Animatore sociale – Operatore socio-educativo.. La Regione ha ipotizzato un profilo tecnico
con un percorso formativo di 1.200 ore. La tendenza, confermata anche da altre Regioni, è
quella di considerare l’animatore sociale un profilo di livello tecnico, con percorsi formativi
dalla 600 alle 1.200 ore.
Educatore infanzia. Sulla base delle norme della Regione Abruzzo (L. 76/2000) gli educatori
devono essere in possesso del diploma di laurea di Educatore dell’infanzia; in via transitoria
(fino al 31 ottobre 20086), sono validi i diplomi in ambito socio-educativo e gli attestati di
qualifica rilasciati dalla Regione: diploma di maturità magistrale, diploma rilasciato dal liceo
psico-pedagogico, diploma di assistente di comunità infantile, diploma di dirigente di comunità
infantile, altro diploma di scuola secondaria superiore, qualifica professionale regionale per
“Educatore dell’infanzia”.
Educatore laureato (Educatore professionale sociale/ Educatore professionale sanitario). I
profili sono presenti in Abruzzo e formati nelle Università de L’Aquila e Chieti.
Area Mediazione
Mediatore culturale. Il profilo è stato approvato dalla Regione Abruzzo con DGR 1386 del
29/11/2006. Il mediatore culturale è un tecnico della comunicazione interculturale, che agisce
come facilitatore delle relazioni per favorire l’inclusione socio-culturale; fornisce gli strumenti
necessari agli immigrati per orientarsi e capire la realtà nuova. Il mediatore culturale collabora ai
processi di integrazione degli immigrati e di realizzazione delle pari opportunità di accesso dei
medesimi nei vari ambiti sociali, attraverso la rimozione delle barriere linguistico-culturali, la
conoscenza e la valorizzazione delle culture di appartenenza, la promozione dell’accesso alle
strutture e ai servizi, rispetto ai quali svolge un’attività di intermediazione nel processo di
adeguamento delle prestazioni offerte dall’utenza immigrata opera nei seguenti contesti operativi:
- consulenza offerta al singolo immigrato, alle famiglie, alle associazioni di immigrati per
aiutarli a muoversi autonomamente nella nuova realtà di vita e di lavoro
- collaborazione e supporto con/a strutture e servizi operanti nell’ambito di riferimento
La delibera non offre indicazioni sulla durata dei corsi di formazione.
Per potenziare il ruolo delle Istituzioni scolastiche nel favorire l’inserimento di studenti
stranieri è stata promossa la riqualificazione di mediatori culturali che affianchino gli
insegnanti nelle scuole elementari e medie. Destinatari dell’azione sono stati mediatori culturali
con esperienze di lavoro nel settore e residenti nel territorio regionale abruzzese, con la
6 Sono probabili ulteriori proroghe.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
22
necessità di adeguare il proprio profilo professionale alle indicazioni e ai criteri stabiliti dalla
DGR 1386/2006.
Il box seguente riporta in sintesi la matrice per la Classificazione dei profili per aree e livelli
professionali in Abruzzo (all. B: tab. 2, tab. 5).
area Assistenza di base
assistente familiare
assistente domiciliare (OSA)
assistente specialistico per ragazzi con
handicap
OSS
area Accoglienza e servizio sociale
assistente sociale
area Socio-educativa
animatore sociale – operatore socio-
educativo
educatore all’infanzia
educatore professionale sanitario (SNT/2)
educatore professionale sociale (L18)
area Mediazione
mediatore culturale
2.3. Offerta formativa per i servizi sociali Formazione regionale
La Regione Abruzzo ha promosso corsi in ambito sociale soprattutto per la formazione degli
operatori di base. Su un totale di 31 corsi, rivolti a operatori in possesso del diploma della scuola
dell’obbligo, 27 hanno riguardato l’area dell’Assistenza di base e solo 2 quella Socio educativa. I
corsi approvati sono per assistente familiare, assistenza ai disabili, operatrice di assistenza
extrascolastica per disabili, assistente anziani e operatore socio-assistenziale. Per il profilo
dell’Operatore Socio Sanitario (OSS) sono previsti corsi di 1000 ore per la formazione degli
operatori disoccupati e corsi di 400 ore mirati alla riqualificazione di operatori occupati con profilo
di OTA (operatore tecnico addetto all’assistenza) o OSA (operatore socio assistenziale).
A livello tecnico, per operatori in possesso del diploma, la Regione ha organizzato corsi nell’area
socio-educativa (Animatore di comunità, Addetto alle dinamiche educative prima infanzia) e
nell’area della mediazione culturale. I corsi per mediatori culturali si rivolgono a disoccupati
(Aquila e Teramo) o operatori in possesso di competenze per l’aggiornamento e la riqualificazione
(Chieti) (all. C, tab. 6).
Istruzione secondaria
Nella regione Abruzzo tutte le province sono caratterizzate dalla presenza di licei ad indirizzo
sociale. Su un totale di nove istituti, tre sono presenti nella provincia de L’Aquila, tre in quella di
Chieti, due a Pescara ed uno a Teramo.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
23
Sono presenti quattro istituti di istruzione professionale o tecnica per le attività sociali che
rilasciano il titolo di “Dirigente di Comunità” (all. C: tab. 7, tab. 8, tab. 9).
Per favorire l’inserimento lavorativo dei diplomati sono stati attivati due corsi post-qualifica in
ambito sociale (III area professionalizzante).
Formazione in ambito universitario
La figura dell’assistente sociale viene formata all’Università di Chieti e all’Università de L’Aquila In
particolare, i corsi dell’Università de L’Aquila sono interfacoltà, organizzati dalla collaborazione di
Economia, Medicina e chirurgia e Scienze della formazione e prevedono un numero limitato di iscritti.
Per il profilo dell’educatore professionale gli atenei di Chieti e Pescara e quello de L’Aquila
prevedono nella loro offerta formativa corsi di laurea triennali relativi all’area sanitaria (facoltà di
Medicina e chirurgia), con un numero limitato di posti, ma anche corsi relativi all’area educativa
presso la facoltà di Scienze della formazione.
I corsi di laurea in Psicologia e Sociologia sono presenti nell’ateneo de L’Aquila e di Chieti e Pescara.
L’Università degli Studi G. D’Annunzio (di Chieti e Pescara) e l’Università degli studi de L’Aquila
provvedono alla formazione del profilo del Mediatore culturale. Offrono corsi triennali in
mediazione linguistica e comunicazione interculturale e corsi di laurea magistrale in lingue
letterature e culture moderne, con particolare riguardo per quelle euroamericane.
L’Università di Teramo, a differenza delle altre, non offre corsi di laurea né in ambito sanitario né
in ambito educativo ma ha attivato un corso triennale in Scienze sociologiche per lo sviluppo locale
e la governance. Sul territorio sono organizzati anche master 7 (all. C, tab. 10).
2.4. Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali
Il percorso di realizzazione di un nuovo sistema di interventi e servizi sociali in Abruzzo è stato
avviato con la legge regionale n. 22 del 1998, contenente le norme per la programmazione e
l’organizzazione dei servizi sociali. La legge, con la quale è stato anche approvato il primo Piano
sociale regionale, ha rappresentato uno spartiacque fondamentale nelle modalità di
programmazione e gestione delle politiche sociali regionali, anticipando molti dei principi cardine
della legge-quadro n. 328 del 2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi
sociali. Tra le scelte strategiche del piano sociale 1998-2000, grande importanza ha avuto il
principio di sussidiarietà, con il riconoscimento del ruolo delle comunità locali nella guida del
proprio sviluppo, chiamate a darsi obiettivi e programmi propri nell’ambito di una cornice
delineata dal piano sociale, e con l’impiego degli strumenti della collaborazione, partecipazione e
impegno comune previsti nel piano stesso.
La scelta di operare per livelli essenziali di assistenza sociale (LIVEAS), inoltre, ha consentito di
avviare su scala regionale la realizzazione di due “livelli minimi” di assistenza individuati nel
servizio di segretariato sociale e nel servizio socio-psico-educativo per l’infanzia e l’adolescenza.
7 Nella regione Abruzzo sono stati inoltre organizzati master in “Comunicazione Sociale e Istituzionale” e di “Didattica dell’italiano seconda lingua e lingua straniera” (nell’anno 2006-2007), ma non sono stati attivati corsi post laurea per Mediatori culturali. L’Università Popolare degli studi Giovanni Paolo II della provincia di Chieti ha previsto un master che abilita alla pratica della “Mediazione Familiare”.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
24
Il secondo piano sociale triennale, approvato dal Consiglio Regionale nel 2002 ha consolidato
questo percorso e, coerentemente con i principi e le disposizioni della legge 328, ne ha ampliato la
portata. La principale differenza rispetto al primo piano sociale – in via generale – si può
individuare nella scelta strategica di favorire lo sviluppo complessivo del sistema integrato di
interventi e servizi sociali, in una prospettiva di superamento della visione tradizionale delle
politiche di inclusione, fondata solo sull’assistenza.
Questa scelta ha favorito l’avvio di una modalità di programmazione sociale basata su obiettivi di
efficacia, oltre che di miglioramento del sistema di offerta, e il progressivo cambiamento del piano
di zona da strumento prevalentemente di gestione dei servizi a livello locale (associata, unitaria,
integrata…) a strumento di programmazione generale dei servizi alla persona.
Il Piano sociale regionale 2007-2009, fa ulteriori passi avanti rispetto al passato, introducendo
numerosi elementi di innovazione, nel rispetto del principio cardine: “meno contributi monetari,
più servizi”. Il nuovo Piano sociale regionale, in particolare:
- prevede per la prima volta l’area della inclusione e tutela sociale
- promuove e consolida gli strumenti di partecipazione e controllo da parte dei cittadini
- ritiene irrinunciabili tutte le azioni volte ad un’effettiva integrazione sociosanitaria, sia a livello
di programmazione regionale che territoriale
- amplia il livello della programmazione sociale locale, anche ricomprendendo all’interno di esso
altri strumenti di programmazione previsti dalla normativa regionale e nazionale
- avvia il processo di attuazione degli standard di erogazione dei Liveas che, nel rispetto della
normativa nazionale, porterà nel triennio ad una omogeneità territoriale di erogazione dei
servizi già strutturati nei precedenti piani
- introduce elementi di controllo sul sistema dell’affidamento dei servizi con un’attenzione
rivolta anche ai diritti degli operatori coinvolti nell’erogazione dei servizi sociali.
La Regione Abruzzo riconosce la formazione degli operatori come un elemento fondamentale per
garantire la qualità del sistema integrato di servizi alla persona e per il miglioramento
dell’efficienza e dell’efficacia delle prestazioni erogate, e ne promuove lo sviluppo, attraverso la
qualificazione e riqualificazione delle diverse professionalità. Secondo le indicazioni del piano la
definizione dei profili professionali e dei percorsi formativi deve tener conto della forte dinamicità
e complessità degli aspetti fondamentali che determinano l’esigenza di qualificare le risorse umane
chiamate ad operare nel sistema dei servizi.
Parallelamente alla pianificazione e allo sviluppo dei servizi, la Regione ha approvato norme che
disciplinano i requisiti per l’autorizzazione al funzionamento delle strutture residenziali per minori e
delle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). Ad eccezione della figura di educatore previsto nei servizi
residenziali per minori e degli operatori socio-sanitari previsti dalla LR 2/2005 “Disciplina delle
autorizzazioni al funzionamento e dell’accreditamento di soggetti eroganti servizi alla persona” le
norme non vincolano gli organici a specifiche figure, ma indicano figure generiche come ad esempio
operatore sociale o operatore socio educativo. In altri casi specificano i servizi o le funzioni che vanno
garantite: personale di assistenza sociale, personale di assistenza alla vita di relazione.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
25
Indicazioni più specifiche si hanno solo nei servizi per minori. Il funzionamento dei servizi
educativi per la prima infanzia è assicurato da apposito personale educativo con competenze psico-
pedagogiche e dal personale addetto ai servizi generali, in rapporto alla specificità dei servizi
organizzativi (art. 49 Direttive di attuazione LR. 76/2000). L’art. 50 definisce i requisiti che deve
possedere la figura dell’”Educatore d’infanzia” per operare nella Regione Abruzzo. Gli educatori
devono essere in possesso della laurea di Educatore prima infanzia (scienze dell’educazione). In via
transitoria8, sono validi anche altri titoli di studio9:
I Comuni abruzzesi (come previsto dall’art. 51 delle Direttive Generali di attuazione L. 76/2000)
istituiscono appositi albi comunali degli “Educatori Domiciliari”, a cui possono iscriversi coloro
che sono in possesso di uno dei titoli di studio sopra indicati, hanno documentata partecipazione
ad esperienze di formazione e aggiornamento inerenti la professione di educatore d’infanzia, per un
ammontare minimo di 60 ore all’anno e hanno documentata effettuazione di un tirocinio minimo
di un mese, o 150 ore, presso un servizio educativo pubblico per l’infanzia.
L’art. 53 stabilisce i requisiti richiesti alla figura del “Coordinatore psico-pedagogico”. Tale
professione può essere esercitata, da chi è in possesso della laurea specialistica di coordinatore dei
servizi educativi e formativi. In via transitoria (fino al settimo anno successivo all’istituzione dei
corsi di laurea specialistica), sono validi per l’accesso a tale ruolo, anche i seguenti titoli:
- diploma di laurea in pedagogia
- diploma di laurea in scienze dell’educazione
- diploma di laurea in scienze della formazione primaria
- diploma di laurea in psicologia
- altro diploma di laurea in materia socio-psico-pedagogica e inquadramento nel ruolo di
educatore d’infanzia per il periodo minino di sette anni (all. D, tab. 2).
8 La Giunta Regionale con atto n. 1073 del 5 novembre 2007 ha prorogato il regime transitorio previsto dall'art. 50 - comma 2 - della Direttive generali di attuazione della l.r. 76/2000 dal 31.10.2007 al 31.10.2008, e - comunque - fino all'entrata in vigore della disciplina contenuta nel regolamento di cui all'art. 5 della l.r. 2005. La D.G.R. è stata pubblicata sul BURA n. 67 del 30 novembre 2007. 9 Diploma di maturità magistrale; diploma rilasciato dal liceo psico-pedagogico; diploma di assistente di comunità infantile; diploma di dirigente di comunità infantile; altro diploma di scuola secondaria superiore e attestato di qualifica rilasciato dal sistema della Formazione professionale per profilo di “Educatore dell’infanzia”. Inoltre sono validi (alle stesse condizioni dei precedenti) e costituiscono titolo preferenziale anche altri seguenti titoli: Diploma di laurea in pedagogia; diploma di laurea in scienze dell’educazione; diploma di laurea in scienze della formazione primaria; diploma di laurea in psicologia.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
26
Capitolo 3. Welfare e professioni sociali nel Lazio
3.1. Servizi sociali sul territorio La Regione Lazio ha individuato alcune prioritarie aree di intervento sociale:
3.2. Le professioni che operano nel settore Area Assistenza di base
Nell’ambito dell’assistenza di base nella Regione Lazio sono riconosciute due figure in particolare,
quella dell’operatore socio-sanitario (in questo caso l’accesso alla professione è disciplinato dal
livello nazionale) e quella dell’assistente familiare (riconosciuta con DGR 609/2007). Il profilo
dell’OSA è invece considerato ad esaurimento.
Area Accoglienza e servizio sociale
La sola figura prevista nell’area è l’assistente sociale.
Area Socio-educativa
Sono presenti due figure laureate:
- educatore professionale sanitario, regolato dalla sanità con laurea classe SNT/2 (Facoltà
di medicina e chirurgia)
- educatore professionale sociale (classe di laurea ex 18 di Scienze dell’educazione)
Per la professione di animatore culturale la Regione Lazio consiglia di conseguire una laurea di
Scienze dell’Educazione e della Formazione oppure una laurea in Educatore professionale di
comunità10. Tuttavia, non è presente una normativa che stabilisce l’obbligo di formazione
universitaria per accedere alla professione.
Area Mediazione
La figura del mediatore sociale non è regolata da normativa nazionale né da normativa regionale.
Se nel passato nella regione sono stati organizzati corsi IFTS in mediazione sociale al momento non
vi sono corsi finanziati o autorizzati dalla Regione Lazio che prevedano la formazione di questa
specifica professionalità.
10 Vedi in proposito la sezione “Università e professioni” del sito www.sirio.regione.lazio.it
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
27
La Regione Lazio ha introdotto il profilo del mediatore culturale, con D.G.R. n. 321 24-4-2008, si
tratta di un profilo post-diploma (tecnico) da formare attraverso la formazione professionale
regionale. Tuttavia nel corso del 2008 sono stati finanziati anche corsi IFTS per “Tecnico superiore
per la mediazione interculturale nel settore socio sanitario”, rivolti a creare un profilo in grado di
facilitare la comprensione culturale ed interpretativa dei processi diagnostico-terapeutici ed
assistenziali e di informare il paziente straniero sulla legislazione vigente in materia sanitaria e
delle politiche di welfare. I mediatori culturali possono inoltre avere un corso di laurea o un corso
di specializzazione post-laurea. Varie sono infatti le lauree (in particolare quella di I livello in
Mediazione Linguistico Culturale) e i master (sia di primo che di secondo livello) che consentono
una specializzazione della figura.
La Regione Lazio sta valutando in questi mesi una nuova proposta di legge regionale che istituisce
la figura del mediatore familiare, a tutela soprattutto dei figli minori di coppie in crisi,
riconoscendo e regolarizzando un’attività che di fatto le associazioni hanno svolto finora senza un
adeguato quadro normativo di riferimento.
La mediazione familiare, nella nuova proposta di legge, viene considerata un tipo di intervento volto
alla riorganizzazione delle relazioni familiari e alla risoluzione o attenuazione dei conflitti in caso di
separazione o di divorzio. Il percorso di mediazione rappresenta una valida alternativa alla
tradizionale via giudiziaria: il suo scopo e' quello di consentire ai coniugi che scelgono di porre fine al
proprio vincolo matrimoniale di raggiungere, in prima persona, degli accordi di separazione e di
essere artefici della riorganizzazione familiare che andrà a regolare la vita futura loro e dei loro figli.
La proposta, se venisse approvata, rappresenterebbe il primo riferimento normativo in Italia per
uno strumento che, partito da Stati Uniti e Canada, risulta invece ampiamente in uso in molti paesi
europei. E’ prevista anche l’istituzione dell’Albo dei mediatori familiari (all. B: tab. 3, tab. 5).
Il box seguente riporta in sintesi la matrice per la Classificazione dei profili per aree e livelli
professionali nel Lazio.
area Assistenza di base
assistente familiare
OSS
area Accoglienza e servizio sociale
assistente sociale
area Socio-educativa
animatore
educatore professionale sociale
educatore professionale sanitario
area Mediazione
mediatore culturale
mediatore familiare
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
28
3.3. Offerta formativa per i servizi sociali I corsi finanziati dalla Regione Lazio attraverso il Fondo sociale europeo sono rivolti in
particolare a 11:
- disoccupati di lunga durata o esposti al rischio di disoccupazione di lunga durata
- giovani in cerca di prima occupazione
- persone svantaggiate
- donne.
Nel biennio 2005-2007 le iniziative formative si sono concentrate soprattutto nell’area assistenza
di base alla persona e nell’area della mediazione; fra le prime rientrano soprattutto i corsi per
operatori socio-sanitari e assistenti familiari, mentre fra le seconde si annoverano corsi destinati
all’inserimento lavorativo e all’integrazione sociale dei soggetti immigrati12.
La qualifica di assistente familiare può essere conseguita sia da persone non in possesso di
conoscenze e capacità pregresse, che da persone che hanno già un bagaglio conoscitivo in materia.
Per coloro che rientrano nel primo di questi due target il corso si articola in 300 ore e una quota di
ore, oscillante fra il 35% al 45% del monte ore complessivo, è destinato al tirocinio. Per coloro che
hanno precedenti conoscenze ed esperienze nel settore, è previsto invece un corso di 120 ore,
finalizzato ad acquisire competenze specifiche sull’assistenza familiare, di cui almeno il 35%
dedicata ad attività di tirocinio.
Il riconoscimento dell’esperienza professionale è prevista anche per la qualifica di mediatore culturale,
ovvero un corso di almeno 200 ore per coloro che hanno maturato conoscenze ed esperienze pregresse
e un corso di 450 ore per chi invece non ha un background conoscitivo analogo (in particolare adulti in
possesso di diploma di scuola media superiore di secondo grado o livello culturale equivalente).
Nel primo caso i corsi devono prevedere una quota di ore di tirocinio che oscilla dal 40% al 50% del
monte ore complessivo, mentre nel secondo caso la quota di ore può oscillare dal 35% al 50%.
La Regione Lazio prevede inoltre la possibilità di corsi autofinanziati13.
Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)
Nella Regione Lazio, il sistema di Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS) non ha saputo
rappresentare un canale alternativo di offerta formativa per figure professionali sociali. Indicativa è
l’assenza di poli formativi dedicati al sociale. Nell’ultima annualità, l’unica eccezione è rappresentata
dal corso in Tecnico superiore per la mediazione interculturale nel settore sociosanitario. Il corso,
della durata di 1200 ore (di cui ore 800 di aula e ore 400 di stage) è rivolto a:
- persone di età superiore ai 18 anni
11 www.sirio.regione.lazio.it 12 Ecco alcuni tra i corsi avviati: operatore di integrazione sociale e lavorativa multietnico e multiculturale (500 ore); operatore degli immigrati (375 ore); operatori esperti nell’inserimento lavorativo di soggetti immigrati (300 ore); orientatori esperti in inserimenti socio-lavorativi (400 ore); orientatore nel settore dell’immigrazione (500 ore); mediatore culturale (400 ore); mediatore tra sistema scolastico e famiglie (600 ore); assistente familiare (400 ore) e assistente materne (250 ore). 13 Per mediatore familiare (4 corsi), mediatore interculturale (5 corsi), operatore di strada (4 corsi), responsabile ludoteca (1 corso) e tecnico ludoteca (4 corsi).
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
29
- giovani e adulti inoccupati, disoccupati o occupati in possesso del diploma di scuola media
superiore o di titolo di studio superiore o utenti non in possesso del diploma di Scuola Media
Superiore, che dovranno superare le prove di accertamento delle competenze.
I corsi di laurea e master di I e II livello
L’offerta formativa universitaria relativa al settore sociale nel Lazio è caratterizzata dalla
predominanza delle università situate nella provincia di Roma, prime fra tutte l’Università degli
studi di Roma “La Sapienza” e l’Università “Roma Tre”. Queste erogano formazione a tutti i livelli
dell’offerta universitaria anche se la quantità decresce all’aumentare del livello di specializzazione.
Nella provincia di Viterbo l’offerta universitaria nel settore è quella dell’Università della Tuscia che
offre una formazione specifica di primo livello nel settore linguistico per l’integrazione sociale.
Nella provincia di Frosinone invece l'Università degli studi di Cassino organizza alcuni corsi di
laurea di I e II livello, legati alla gestione dei servizi sociali. Per quanto concerne la specializzazione
attraverso i master è sempre l'Università di Cassino ad offrire due percorsi formativi legati al tema
dell'integrazione sociale degli stranieri e della mediazione familiare.
Va sottolineato come l’offerta formativa più specializzata sia concentrata attorno al tema delle
migrazioni e della gestione delle dinamiche comunitarie (all. C, tab. 11).
3.4. Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali La Regione Lazio, attraverso la LR n. 38/1996, anticipando per alcuni aspetti la legge quadro n.
328/2000, ha avviato una fase di riorganizzazione dei servizi socio-assistenziali fondata sui
principi della centralità delle persone e dei loro bisogni, della sussidiarietà e della qualità sociale.
La LR 38/1996, oltre a stabilire le competenze e funzioni fra i diversi livelli di governo14, ha
promosso forme associative e di cooperazione che stanno gradualmente portando ad una
distrettualizzazione delle politiche sociali nel Lazio. Con la LR 38/1996, lo strumento fondamentale
della pianificazione regionale dei servizi e degli interventi è individuato nel Piano regionale socio-
assistenziale.
L’ultimo piano socio-assistenziale approvato dalla Regione è quello del 2002-2004, che si presenta
per lo più come un documento di indirizzo che, al di là della definizione dei livelli essenziali delle
prestazioni sociali, rimanda l’intera pianificazione e programmazione sociale ai Distretti socio-
sanitari, e quindi ai Comuni, chiamati ad elaborare il Piano di Zona quale strumento privilegiato di
governo del welfare locale.
Il Lazio dunque, diversamente da altre regioni, dopo il 2004 non ha più adottato un piano socio-
sanitario15; le modalità di regolazione delle politiche assistenziali per questo periodo vanno
rintracciate nelle Linee-guida ai Comuni per l'utilizzazione delle risorse per il sistema integrato
regionale di interventi e servizi sociali, adottate con il DGR n. 500/2006. Di fatto è attraverso le 14 La Regione Lazio in particolare svolge funzioni di indirizzo e coordinamento, concorre alla determinazione degli obiettivi e degli strumenti per la programmazione nazionale, adotta il piano socio-assistenziale regionale, determina gli ambiti territoriali, promuove l’impiego coordinato di tutte le risorse destinate a fini socio-assistenziali, attua forme di verifica (art. 10). 15 Vedi anche Bifulco 2003.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
30
Linee Guida, approvate mediante delibere, che la Regione indica le nuove scelte di
programmazione regionale, sia con riferimento alle risorse finanziarie che alle modalità operative
attraverso cui raggiungere gli obiettivi prefissati. Nelle linee guida non sono presenti indicazioni
specifiche sulle professioni sociali da utilizzare nei servizi.
Indicazioni sulle figure professionali sociali possono invece essere trovate nelle norme di
autorizzazione al funzionamento dei servizi. In generale, le figure più ricorrenti sono quelle di
rilievo nazionale16.
La Delibera G. R. 14-7-2006 n. 424 stabilisce i criteri per l’autorizzazione al funzionamento delle
Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), specificamente dedicate ad utenti in condizioni di non
autosufficienza. Esse devono garantire la presenza generica di personale rivolto a fornire ospitalità,
prestazioni sanitarie, assistenziali di recupero funzionale e di inserimento sociale nonché di
prevenzione dell'aggravamento del danno funzionale per patologie croniche.
La D.G.R. n. 1305/2004 regola l’autorizzazione all'apertura ed al funzionamento delle strutture a
ciclo residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socio-assistenziali, determinando i
requisiti strutturali e organizzativi integrativi rispetto ai requisiti previsti dall'articolo 11 della L.R.
n. 41/2003. La DGR si limita a indicare l’utilizzo di figure qualificate per l’apertura dei servizi
(talvolta stabilendo anche il numero degli operatori per numero di utenti), tuttavia non entra nel
merito delle qualifiche degli operatori. Laddove fa riferimento a figure di rilievo nazionale rimanda
alle normative vigenti.
Le figure professionali necessarie per l’apertura di strutture residenziali e semi-residenziali sono
riportate per tipologia di servizio e di utenza (all. D, tab. 3).
Dall’analisi delle figure impiegate nei servizi, si evince che il profilo richiesto più frequentemente è
quello dell’operatore socio-sanitario, spesso affiancato da altre due figure di rilievo nazionale:
l’assistente sociale e l’educatore professionale. La presenza congiunta di queste tre figure è richiesta
per l’autorizzazione all'apertura ed al funzionamento di gran parte delle strutture a ciclo
residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socio-assistenziali, come da D.G.R. 1305/2004.
In ogni struttura è inoltre previsto un responsabile che coordina le attività. La presenza dello
psicologo è prevista soprattutto nelle strutture dedicate ai minori in difficoltà.
Nei centri diurni per la disabilità, come da D.G.R. 1304/2004, sono inoltre previste altre figure,
non meglio specificate, in grado di gestire le attività espressive, di formazione-informazione e di
comunicazione-relazione con il territorio (animazione, gruppi di autogestione, comunicazione
interna e/o mediatica, ecc.) e le attività ludico-motorie.
Nelle strutture per donne in difficoltà con bambini figura, tra gli altri, l’operatore con formazione
nell'area materno-infantile, al fine di garantire un sostegno alle donne nella gestione del rapporto
quotidiano con i propri figli.
16
Sono figure di rilievo nazionale l’operatore socio-sanitario OSS, l’Educatore professionale, l’Assistente sociale, il Sociologo, lo Psicologo, il Pedagogista.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
31
Per l’attivazione del Servizio di emergenza e pronto intervento assistenziale, previsto tra i livelli
minimi di assistenza, la normativa richiede l’impiego di educatori professionali e OSS operanti
sulle unità mobili e messi in raccordo con i servizi socio-sanitari territoriali attraverso operatori
telefonici esperti impegnati sia in attività di back office che di front office (D.G.R. 1304/2004).
Responsabile del servizio è invece una figura laureata in diversi ambiti disciplinari afferenti alle
aree psicologica e sociale.
E’ utile inoltre sottolineare la tendenza da parte dei Comuni a finanziare progetti finalizzati a
promuovere la sicurezza in aree degradate, nei quali sono solitamente impiegati i mediatori sociali,
i mediatori culturali, gli educatori e gli animatori. Fra questi, oltre alla figura dell’educatore
prevista a livello nazionale, il mediatore culturale è l’unica professione prevista nel repertorio
regionale.
Profili regolamentati e repertorio regionale
Oltre al profilo dell’operatore socio-sanitario, la Regione Lazio ha regolamentato il profilo
dell’Assistente familiare (DGR 31 luglio 2007) e del mediatore culturale (DGR 321 del 24 aprile 2008).
L’assistente familiare è una figura con caratteristiche pratico-operative, la cui attività è rivolta a
garantire assistenza - a persone autosufficienti e non - nelle loro necessità primarie, favorendone il
benessere e l’autonomia all’interno dell’ambiente domestico-familiare.
Questa figura deve essere in grado di relazionarsi con la rete dei servizi territoriali, pubblici e
privati, al fine di assicurare assistenza e garantire opportunità di accesso a tali servizi alle persone
non autonome.
Il mediatore culturale è la figura che agevola i rapporti tra le singole amministrazioni e gli stranieri
appartenenti ai diversi gruppi etnici, nazionali, linguistici e religiosi, diffondendo ogni
informazione utile all’ inserimento e all’integrazione degli stranieri nella società italiana.
La Regione, secondo la recente legge sull’immigrazione, si propone di favorire e promuovere, in
collaborazione con gli enti locali, interventi per l’attivazione di servizi di mediazione interculturale
da prevedere nei servizi di integrazione e di primo contatto.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
32
Capitolo 4. Welfare e professioni sociali in Lombardia
4.1. Servizi sociali sul territorio L’impianto dei servizi del settore sociale si basa principalmente sul Piano Socio Assistenziale 1988-
1990 e i due successivi Piani Socio Sanitari 2002 -2004 e 2007 – 2009. Successivamente alle
modifiche di questi piani e in ottemperanza alla legge regionale 3/2008 “Governo della rete degli
interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario” i DGR 7437 e 7438 hanno
chiarito le unità di offerta rispettivamente in ambito sociale e sociosanitario.
La Regione Lombardia ha individuato le seguenti prioritarie aree di intervento sociale:
- 4 licei ad indirizzo scienze della formazione (all. C, tab. 14).
Istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS)
In Lombardia tramite il polo formativo Socio-Assistenziale18 sono stati avviati 2 corsi IFTS in
ambito socio assistenziale, che però non formano figure professionali a diretto contatto con
l’utenza ma che si occupano della parte gestionale:
17 “Il lavoro privato di cura in Lombardia – caratteristiche e tendenze in materia di qualificazione e regolarizzazione” di Daniela Mesini, Sergio Pasquinelli, Giselda Rumini. 18 “L'origine e lo scopo del Polo formativo è la risposta organica e articolata ai complessi fabbisogni di un determinato sistema territoriale o filiera settoriale a fronte dei nuovi scenari competitivi, nel riconoscimento della pari dignità di tutti gli operatori dell'offerta formativa, nonché della valenza strategica dello stretto collegamento con gli ambiti della ricerca e dell'innovazione e con quello dei servizi per il lavoro.” Da: http://formalavoro.regione.lombardia.it
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
37
- Tecnico superiore per l’assistenza alla direzione di strutture ricettive (in ambito socio
assistenziale)
- Tecnico superiore per l’amministrazione economico finanziaria ed il controllo di gestione
(nell’ambito delle strutture socio assistenziali) (all. C, tab. 15).
Formazione in ambito universitario
Su 12 università lombarda, 8 promuovono corsi di laurea, triennale e/o specialistica, per il
comparto sociale e socio-sanitario, mentre tutte e 12 organizzano per questo comparto master di
primo e/o secondo livello. Oltre alle figure consolidate di assistente sociale, educatore, sociologo e
psicologo, sono emerse proposte nuove, con particolare riferimento all’area della mediazione19 e
della comunicazione sociale20.
Da evidenziare, inoltre, l’elevato numero di master universitari di primo e di secondo livello
afferenti al comparto sociale e socio-sanitario, che tutte le Università lombarde hanno attivato negli
ultimi anni21.
Se da un lato, quindi, gli atenei lombardi, seguendo la logica della riforma nazionale, stanno
disseminando sul territorio lauree, master e specializzazioni, dall’altro appare evidente la necessità
che queste iniziative trovino nella Regione un referente forte per orientarle verso sbocchi
occupazionali e per agevolare il passaggio dalla formazione professionale alla formazione
universitaria (all. C, tab. 16).
19 corsi di laurea triennale in “Interpretariato e Comunicazione” (Milano, IULM - Libera Università di Lingue e Comunicazione), “Mediazione Linguistica e Culturale” (Milano, Università degli Studi), “Scienze della Mediazione Interlinguistica e Interculturale” (Varese - Como, Università degli Studi dell’Insubria) e “Scienze Linguistiche” (Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore) afferenti alla classe delle lauree in scienze della mediazione linguistica L3, e i corsi di laurea specialistica in “Lingue, Culture e Comunicazione Internazionale” (Milano, Università degli Studi), “Lingue Straniere per la Comunicazione Internazionale” (Bergamo, Università degli Studi) e in “Scienze Linguistiche” (Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore) afferenti alla classe delle lauree Specialistiche in Lingue Straniere per la Comunicazione Internazionale LS 43. 20 corsi di laurea triennale in “Comunicazione di Massa Pubblica e Istituzionale” (Bergamo, Università degli Studi), “Comunicazione e Società” (Milano, Università degli Studi), “Comunicazione Interculturale e Multimediale” (Pavia, Università degli Studi), “Comunicazione Interculturale per la Cooperazione e l'impresa” (Bergamo, Università degli Studi), “Scienze della Comunicazione” (Bergamo, Università degli Studi; Milano, Università degli Studi di Milano Bicocca; Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore; Milano, Università Vita-Salute San Raffaele; Varese - Como, Università degli Studi dell’Insubria), ”Scienze e Tecnologie della Comunicazione” (Milano, IULM - Libera Università di Lingue e Comunicazione), ”Scienze Umanistiche per la Comunicazione” (Milano, Università degli Studi) afferenti alla classe delle lauree in scienza delle comunicazione L14, e i corsi di laurea specialistica in “Comunicazione Politica e Sociale” (Milano, Università degli Studi) e in “Scienze della Comunicazione Pubblica ed Internazionale” (Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore) afferenti alla classe delle lauree specialistiche in scienze della comunicazione sociale e istituzionale LS 67 . 21 Master in “Social planning per il terzo settore”; “Gestione delle organizzazioni no-profit”; “Formazione interculturale competenze per l'integrazione e l'inclusione sociale”; “Organizzazioni di terzo settore e imprese sociali, culture, politiche, gestione”; “Immigrazione, genere, modelli familiari e strategie di integrazione”; “Sviluppo delle competenze relazionali e cognitive dell'alunno disabile: modalità di intervento”; “Formazione interculturale”; “Lavoro sociale in ambito clinico-sanitario”; “Politiche sociali e servizi alla persona: la protezione dei minori”; “Operatori del dialogo interculturale presso istituzioni pubbliche e private”; “Gestione educativa del disagio nascosto tra scuola e territorio”; “Progettazione pedagogica nel settore della giustizia civile e penale”; “Interventi relazionali in contesti di emergenza”; “Mediazione familiare e comunitaria”; “Management delle imprese sociali, aziende non profit e cooperative”; “Mediazione familiare e comunitaria”; “Organizzazioni di terzo settore e imprese sociali. culture, politiche e gestione”; “Abuso all'infanzia e psicologia del trauma”.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
38
4.4. Normativa regionale di riferimento per i servizi e le professioni sociali La Regione Lombardia ha affrontato l’integrazione socio sanitaria già dall’inizio degli anni
Novanta, anticipando in parte nei contenuti la legge quadro 328/2000, promuovendo in
particolare normative22 che hanno contribuito a sviluppare un percorso di integrazione tra il
sociale e il sanitario finalizzato a definire modelli integrati di intervento e a favorire l’integrazione
delle figure che operano in ambito socio-sanitario. Dopo questa iniziale spinta integrativa, negli
ultimi anni l’orientamento sembra ora volgere verso una maggiore sanitarizzazione dei servizi.
Questo indirizzo è stato determinato dalla DGR 12902 del 200323 che ha dato vita ad un sistema
basato sull’accreditamento delle strutture che offrono servizi sociali e sanitari, a cui il cittadino può
far riferimento per cercare una risposta ai propri bisogni, spendendo i propri voucher.
A partire da questa normativa si definisce un quadro di riferimento in cui emerge sostanzialmente
una forte attenzione all’accreditamento come strumento privilegiato per regolare la qualità dei
servizi e conseguentemente anche le professioni o i profili professionali presenti in esso. L’assetto
dei servizi ha subito un profondo mutamento: si è verificato il passaggio da un modello
organizzativo in cui l’Ente Pubblico gestiva direttamente una serie di prestazioni, ad un modello in
cui l’Ente Pubblico è più orientato a compiti di governance e in cui la concreta erogazione è affidata
ad una pluralità di attori sociali (cooperative, privato sociale, privato convenzionato), anche
attraverso il sistema di voucherizzazione e di accreditamento.
I voucher previsti dalle normative di riferimento sono utilizzati in ambito sociale, sanitario e della
formazione (dell’obbligo o permanente). Con specifici atti deliberativi la regione ha definito i
requisiti logistici e di struttura per la realizzazione dei servizi; per quanto riguarda invece il
personale vengono precisati ambiti di intervento e ruoli all’interno dei servizi, ma non sono sempre
specificate le figure professionali. Si evidenzia dunque un’attenzione maggiore a ruoli e funzioni
che alla identificazione dei profili.
In questo quadro, e sulla spinta della recente riforma universitaria, stiamo assistendo ad una
progressiva professionalizzazione di alcuni profili, promuovendo il passaggio da titoli professionali
spendibili in ambito regionale a titoli universitari valevoli su tutto il territorio nazionale (educatore
professionale). Questo orientamento sembra essere confermato dalla recente legge regionale 3
/2008 che, all’art 21, riporta: “La Regione, nei limiti delle proprie competenze, sostiene in stretta
connessione con il sistema universitario e della formazione professionale, delle province e degli
ordini professionali i percorsi formativi, di qualificazione e di aggiornamento del personale ed
individua i criteri per il riconoscimento delle competenze acquisite mediante precedenti
esperienze professionali e formative (…) .. valorizza lo sviluppo delle professionalità degli
operatori sociali e sociosanitari e ne sostiene la formazione continua (…) promuove la formazione
22 Ci si riferisce in particolare al Piano Socio Assistenziale 1988-1990, al Piano Obiettivo Anziani del 1995, alla legge regionale 31/1997 “Norme per il riordino del servizio sanitario regionale e sua integrazione con le attività dei servizi sociali”. 23
“Modello Lombardo del Welfare: attivazione del voucher sociosanitario per l’acquisto di prestazioni domiciliari socio-sanitarie integrate”.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
39
integrata degli operatori della rete delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, anche mediante
percorsi formativi comuni.”
Nel PSS 2007-2009 viene indicata chiaramente la volontà di perseguire la logica del welfare
community e in tema di professioni sociali viene data molta importanza alla formazione degli
operatori già inseriti nei servizi. Vengono inoltre evidenziate alcune nuove figure professionali e i
relativi bisogni formativi. In particolare è interessante notare che nel PSSR 2002-2004 veniva
individuata una figura quella dell’operatore delle cure domiciliari (OCD) che scompare nel nuovo
piano in favore del più moderno Assistente Familiare per il quale sono identificati ambiti specifici
di formazione. Nel recente piano sono stati individuati il mediatore e il custode socio-sanitario24.
L’autorizzazione al funzionamento in ambito socio assistenziale ha come base la DGR 35 del 24
agosto 200525. Il decreto 514 del 20 gennaio 2006 stabilisce, in attuazione delle delibere 1648 e
1692 del 29 dicembre 2005, il trasferimento delle funzioni per il rilascio delle autorizzazioni al
funzionamento in ambito socio-assistenziale da Province a Comuni e in ambito socio-sanitario da
Province ad Asl. La maggior parte dei decreti di autorizzazione al funzionamento e accreditamento
delle diverse strutture e servizi individuano profili che negli stessi devono operare. Per l’ambito
sociale vengono individuate come figure professionali: assistente sociale; psicologo; educatore;
ASA26; OSS.
Nelle norme vengono individuate le figure professionali di operatore socio-educativo e operatore
qualificato. Per l’operatore qualificato i titoli riconosciuti sono definiti dalla circolare 29 dell’11
agosto 2003 (all. D, tab. 4).
Per l’operatore socio-educativo, in attesa della ridefinizione dei profili professionali a livello
nazionale (ex art. 12 L.328/2000), la Regione Lombardia riconosce come validi ai fini dell’accesso
alla professione vari titoli di studio27 (all. D, tab. 5).
24 La città di Milano ha avviato ad esempio nel 2004 un progetto sperimentale per l’introduzione del Custode Socio Sanitario, questa figura rappresenta un ponte tra l’anziano e i servizi, e deve operare per risolvere i piccoli problemi di ordine quotidiano dell’anziano. Per intercettare quella fascia di popolazione anziana più restia a chiedere aiuto, il progetto sperimentale affida al portiere il ruolo di mediazione tra l’anziano e il custode, coinvolgendolo in modo attivo nel progetto. 25 Il PSA 1988/1990 ha determinato le linee guida per la maggior parte dei servizi esistenti, alcuni servizi sono stati ridefiniti e rinominati da specifici DGR emanati negli ultimi anni ma l’impianto dei servizi esistenti è da far risalire a quel piano. 26 Dopo una serie di decreti sull’equipollenza dei titoli precedentemente esistenti e sulla possibilità di riconversione dei titoli si è giunti nel 2007 a regolamentare il percorso formativo degli OSS e nel 2008 degli ASA (anche se questa figura ha una superiore anzianità di presenza nella normativa regionale). 27 Diploma maturità magistrale; diploma di abilitazione all’insegnamento nelle scuole di grado preparatorio; diploma di dirigente di comunità; diploma di tecnico dei servizi sociali e assistente di Comunità infantile; operatore dei servizi sociali e assistente per l’infanzia; vigilatrice di infanzia; puericultrice.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
40
Conclusioni
Lo scenario che è emerso dalle analisi regionali delinea abbondanza e frammentarietà dell’offerta
formativa e soprattutto una notevole varietà di qualifiche, titoli e percorsi per acquisire competenze
spendibili nei servizi sociali. Questa situazione si è venuta a creare, come visto, soprattutto sulla
spinta del Fondo sociale europeo, per iniziativa delle Regioni italiane che hanno prodotto molta
formazione professionale, per disoccupati, per operatori occupati nel settore, per soggetti che
hanno bisogno di riqualificarsi e di formazione continua. L’offerta è poi cresciuta e si è
ulteriormente diversificata per effetto della riforma della scuola e dell’università.
L’abbondanza di offerta formativa può costituire un vantaggio per chi studia e vuole garantirsi
un’occupazione sicura. Chi è entrato nei servizi partendo da livelli bassi può qualificarsi
progressivamente in un corso regionale intermedio o iscrivendosi ad un corso di laurea triennale;
dopo la laurea triennale, può ottenere la laurea magistrale, ovvero un master di I livello nell’area
socio-educativa; chi è in possesso della laurea specialistica (ora magistrale) può iscriversi ai master
di II livello, ai corsi di specializzazione e di perfezionamento promossi dall’università.
Tuttavia lo sviluppo progressivo delle competenze verso professioni consolidate è un’opportunità
virtuale, in quanto attualmente, come già sottolineato nell’introduzione, mancano due condizioni
per fluidificare i passaggi da un canale formativo all’altro: le “passerelle” che consentono al
soggetto di portare i crediti acquisiti da un corso all’altro e la mancata regolamentazione dell’intera
filiera professionale sociale a livello nazionale.
Dalla ricerca è emerso che due figure in particolare sono state oggetto di interventi formativi delle
Regioni e necessitano di una governance forte a livello nazionale:
- assistente familiare: molte Regioni (tra cui Campania, Lazio, Abruzzo e Lombardia) stanno
istituendo o hanno istituito il profilo e in vari Comuni italiani la sperimentazione del buono
servizio è accompagnata dalla istituzione di un registro dei lavoratori certificati, a garanzia dei
cittadini che li assumono e per regolare il mercato di cura privato. Per favorire la mobilità dei
lavoratori sarebbe opportuno prevedere un percorso formativo e un profilo uniformi su tutto il
territorio nazionale (come già avvenuto per l’Oss).
- mediatore culturale: in tutte e quattro le Regioni è forte la richiesta di operatori con
competenze nel campo della mediazione culturale. La mediazione culturale è esercitata spesso
da soggetti immigrati in possesso di opportune competenze, i quali potrebbero avere più
difficoltà ad accedere a percorsi universitari. In questo caso, è opportuno fornire indicazioni a
livello nazionale per delineare un profilo ad hoc (post-diploma).
Diverso è il punto di vista se concentriamo l’attenzione sul versante della domanda dei profili. La
sovrapposizione dei tre sistemi formativi, che sforna titoli in concorrenza tra loro, apre problemi
tanto al legislatore regionale quanto ai gestori dei servizi. Spetta al legislatore indicare le qualifiche
richieste ai diversi tipi di servizi, ai fini della autorizzazione e accreditamento.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
41
Finora prevalgono indicazioni generiche ma con l’evolversi del comparto sociale diventerà più
importante scegliere figure con un profilo di competenze preciso, distintivo e di spessore. Emerge
dunque la necessità di orientare l’azione futura rispetto a due priorità:
- corsi di riqualificazione per operatori sociali occupati privi di qualifica o in possesso di
qualifiche obsolete (in particolare per operatori socio-assistenziali da riconvertire in OSS).
Poiché in questo settore sono impiegati moltissimi operatori privi di qualifica sembra
opportuno sostenere la qualificazione e riqualificazione degli operatori attraverso percorsi
formativi modulari che consentano in una prima fase di ottenere la qualifica di operatore
sociale di base e, successivamente, quella di OSS riconoscendo, all’interno della qualifica, la
professionalità lavorativa acquisita negli anni.
- corsi per disoccupati da impiegare nelle aree in cui si registrano fabbisogni professionali ed
occupazionali in crescita. Oltre al fabbisogno di operatori dell’area di assistenza alla persona
(assistenti familiari e operatori di base) si riscontra il fabbisogno di figure professionali di
“contatto” da impiegare in servizi a bassa soglia per la mediazione culturale, l’educazione di
strada, l’inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati, la mediazione sociale e familiare.
Particolare rilevanza, inoltre, riveste l’area socio-educativa. Nelle Regioni Campania, Lazio,
Lombardia e Abruzzo il lavoro educativo può essere esercitato da un diplomato, da un operatore in
possesso di qualifica regionale riconosciuta o da un laureato. In questa confusione, i gestori dei
servizi, a parità di funzione da svolgere, possono quindi optare per l’assunzione di un operatore
diplomato piuttosto che un laureato che prevede un inquadramento contrattuale superiore.
Gli operatori educativi vengono infatti formati dal sistema scolastico (licei ed istituti tecnici ad
indirizzo sociale), da quello universitario (scienze dell’educazione e laurea sanitaria SNT/2) e da
quello regionale (formazione professionale). Nonostante alcuni atenei abbiano introdotto il
numero chiuso, il numero di laureati in Scienze dell’educazione risulta ancora molto alto,
considerando che i sistemi regionali e scolastici formano molti operatori. Non sempre i laureati nel
campo delle professioni sociali trovano facilmente occupazione. Sarebbe quindi opportuno aprire
un confronto a livello regionale sui reali spazi occupazionali per evitare l’immissione nel mercato
del lavoro di un numero di laureati superiore alle richieste dei servizi.
Dalla rilevazione effettuata, inoltre, emergono tutti i limiti dei percorsi formativi universitari dal
lato del tirocinio e della pratica professionale (soprattutto nel caso di assistenti sociali ed educatori
sociali). Ordine degli Assistenti sociali e Anep propongono l’introduzione all’interno dei corsi
universitari di un numero di ore di tirocinio non inferiore ai 18 crediti (450 ore) per la laurea e 10
crediti (250 ore) per la laurea magistrale. Il tirocinio inoltre deve essere realizzato in contesti
professionalizzanti con la supervisione di un operatore qualificato.
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali può suggerire che ogni Regione si doti di un
osservatorio o banca dati delle professioni sociali, per conoscere da un lato l’evoluzione della
domanda di competenze e figure e dall’altro quella dell’offerta formativa. E’ importante tenere
aggiornata la raccolta dati in merito alle dinamiche del mercato delle professioni, per impegnare i
territori a inviare messaggi forti alla programmazione dei percorsi formativi e vincolare le piante
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
42
organiche dei servizi a figure regolamentate, formate in quantità sufficiente, disponibili ad
aggiornarsi seguendo le priorità indicate. Se a livello regionale si mette in moto un corretto sistema
di governance delle professioni sociali, diventerà più facile trovare un accordo in Conferenza
Unificata per dare uno sbocco nazionale alle figure regionali.
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
43
ALLEGATO A. Servizi sociali nelle regioni
Tabella 1. Servizi sociali per l’area di intervento “responsabilità familiari” in Campania
centro per le famiglie casa d'accoglienza per donne in difficoltà e loro figli minori gruppi appartamento per nuclei disagiati casa di accoglienza per accompagnatori dei ricoverati negli ospedali strutture residenziali per detenute con figli minori assistenza domiciliare di sostegno alla famiglia e alla genitorialità servizi di prossimità servizi di sostegno alla genitorialità servizi per l'affido familiare servizi per l'adozione nazionale ed internazionale servizi di ascolto, sensibilizzazione ed informazione servizi di mediazione familiare contributi economici per strutture semi-residenziali contributi economici per strutture residenziali contributi economici diretti, ad integrazione del reddito familiare contributi economici in forma indiretta
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 2. Servizi sociali per l’area di intervento “sostegno alle donne in difficoltà” in Campania
comunità accoglienza per vittime di maltrattamento e abuso centro di assistenza servizi nei casi di maltrattamento e abuso sessuale in atto sui minori e donne servizi di sensibilizzazione, aggiornamento, informazione e documentazione servizi integrati rivolti alla prostituzione di strada
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 3. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche di contrasto alle dipendenze” in
Campania
centro diurno comunità di accoglienza per soggetti con dipendenze centro di prima accoglienza unità mobile educativa di strada servizi di reinserimento per l'area penale gruppi di auto - aiuto servizio di sensibilizzazione e prevenzione contributi economici per strutture residenziali contributi economici per strutture semiresidenziali contributi economici in forma indiretta contributi per la partecipazione ad attività socio-culturali e di socializzazione inserimento lavorativo borse lavoro
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
44
Tabella 4. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche per le persone anziane” in
Campania
centro diurno integrato centro sociale polifunzionale residenza sanitaria assistenziale (rsa) per anziani casa albergo appartamento sociale (casa sociale) gruppo appartamento (casa sociale) comunità alloggio assistenza domiciliare sociale (ads) assistenza domiciliare integrata per anziani (adi) telesoccorso telefonia sociale trasporto sociale anziani servizi d'integrazione sociale soggiorni climatici contributi economici per strutture semiresidenziali contributi economici per strutture residenziali contributi economici ad integrazione del reddito assistenza domiciliare in forma indiretta contributi per la partecipazione ad attività socio-culturali e di socializzazione
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 5. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche per le persone con disabilità” in
Campania
centro diurno integrato centro sociale polifunzionale comunità di accoglienza temporanea comunità alloggio gruppo appartamento (casa sociale) rsa appartamento sociale (casa sociale)) strutture residenziali per cittadini affetti da demenza assistenza domiciliare sociale assistenza domiciliare integrata (adi) telesoccorso e teleassistenza servizi di pronto intervento servizio di assistenza scolastica servizi trasporto disabili gruppi di auto - aiuto servizi temporanei servizi d’ascolto, informazione e sensibilizzazione contributi economici ad integrazione di rette per prestazioni semi-residenziali contributi economici ad integrazione di rette per prestazioni residenziali altri contributi economici assistenza domiciliare in forma indiretta
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
45
contributi per la partecipazione ad attività socio-culturali di socializzazione borse lavoro tirocini formativi contratto di inserimento orientamento
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 6. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche di contrasto alla povertà” in
Campania
centro accoglienza diurno centro di prima accoglienza interventi abitativi d’emergenza gruppo appartamento centro di accoglienza per detenuti ed ex detenuti comunità per malati di aids distribuzione pasti a domicilio servizi docce e cambio abiti pronto intervento sociale e unità mobile di strada servizio mensa servizio d’ascolto, sensibilizzazione, informazione contributi economici diretti ad integrazione del reddito contributi economici in forma indiretta rmi reddito di cittadinanza lavori socialmente utili – lavori di pubblica utilità tirocini/stage borse lavoro contratti di inserimento
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 7. Servizi sociali per l’area di intervento “politiche per gli immigrati” in Campania
centro di aggregazione centro interculturale centro di accoglienza centro di accoglienza per donne immigrate casa rifugio per donne in uscita dai percorsi di prostituzione coatta area attrezzata per nomadi gruppo appartamento per minori non accompagnati assistenza domiciliare sociale assistenza domiciliare integrata (adi) unità di strada servizio di mediazione culturale servizi per minori non accompagnati servizi per l'integrazione sociale sostegno all'integrazione scolastica dei minori immigrati servizi di ascolto, sensibilizzazione e informazione
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
46
contributi economici ad integrazione del reddito assistenza economica in forma indiretta inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati contratto d'inserimento borse lavoro
Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 8. Servizi sociali per l’area di intervento “infanzia, giovani e famiglia” in Abruzzo
nidi e servizi per la prima infanzia centro gioco centro diurno centro di aggregazione giovanile soggiorno di vacanza comunità alloggio gruppo famiglia istituto educativo-assistenziale servizio domiciliare per la prima infanzia educativa di strada educativa territoriale servizio socio-psicoeducativo per la famiglia servizi di intervento/sostegno alla famiglia e alla genitorialità servizi di ascolto e informazione servizi di sollievo per le famiglie affido familiare assistenza educativa domiciliare per minori servizi di residenzialità per minori che vivono fuori dalla famiglia di origine prevenzione primaria dei fenomeni di violenza fisica e psicologica su donne e minori mediazione familiare Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 9. Servizi sociali per l’area di intervento “disabilità” in Abruzzo
assistenza domiciliare assistenza domiciliare scolastica centro diurno comunità protetta comunità alloggio per persone con disabilità comunità di tipo familiare per disabili gruppo appartamento casa famiglia per disabili servizio di assistenza scolastica qualificata per disabili servizi trasporto disabili servizi di aiuto personale ai disabili Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
47
Tabella 10. Servizi sociali per l’area di intervento “persone anziane” in Abruzzo
assistenza domiciliare centri diurni centro socio-assistenziale diurno centro sociale anziani casa di riposo assistenza abitativa casa albergo o residenza alberghiera comunità alloggio soggiorno di vacanza e cura (l.r. 75/82) o soggiorni climatici gruppi appartamento Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 11. Servizi sociali per l’area di intervento “integrazione ed esclusione sociale” in Abruzzo
centro di ascolto centro accoglienza diurno centro di prima accoglienza centro di aggregazione centro interculturale centro di accoglienza centro di accoglienza per donne immigrate unità di strada servizio di mensa per immigrati servizio di mediazione culturale sportello informativo immigrati interventi abitativi d’emergenza comunità di accoglienza per malati di aids pronto intervento sociale e unità mobile di strada mensa sociale centro diurno terapeutico comunità terapeutica servizi per l'area penale servizio di sensibilizzazione e prevenzione Fonte: elaborazione Studio Come s.r.l, 2008
Tabella 12. Servizi sociali per l’area di intervento “azioni di sistema” nel Lazio
I servizi multiutenza qui riportati rappresentano una delle aree di intervento dei LIVEAS previsti dalla L n. 328/2000 (vedi il paragrafo sul piano socio-assistenziale) e sono rivolti a garantire l’accesso ai servizi sociali da parte delle diverse fasce di utenza:
segretariato sociale servizio di pronto intervento sociale servizio sociale professionale sportello famiglia
Fonte: Service Lazio 2000, 2008
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
48
Tabella 13. Servizi sociali per l’area di intervento “disabilità” nel Lazio
centro diurno per persone con disabilità strutture semi-residenziali per adulti con disabilità case famiglia per adulti con disabilità comunità alloggio residenza sanitaria assistenziale (rsa) assistenza domiciliare per i diversamente abili assistenza domiciliare integrata (adi) assistenza familiare
Fonte: Service Lazio 2000, 2008
Tabella 14. Servizi sociali per l’area di intervento “anziani” nel Lazio
casa famiglia per anziani comunità alloggio per anziani case di riposo casa-albergo per anziani residenza sanitaria assistenziale (rsa) assistenza domiciliare sociale per anziani assistenza domiciliare integrata (adi) dimissioni protette assistenza familiare
Fonte: Service Lazio 2000, 2008
Tabella 15. Servizi sociali per l’area di intervento “sicurezza urbana” nel Lazio
mediazione sociale mediazione penale e giustizia riparativa mediazione interculturale sostegno agli anziani vittime di reato sportelli sicurezza reinserimento sociale per vittime di tratta – progetto roxanne educazione alla legalità
Fonte: Service Lazio 2000, 2008
Tabella 16. Servizi sociali per l’area di intervento “famiglia e minori” nel Lazio
case famiglia gruppo appartamento comunità educativa di pronta accoglienza
Fonte: Service Lazio 2000, 2008
Tabella 17 – Servizi sociali per l’area di intervento “disagio adulti” nel Lazio
case famiglia comunità alloggio per persone con problematiche psicosociali comunità di pronta accoglienza per persone con problematiche psicosociali centri di accoglienza per donne, anche straniere, anche con figli minori, vittime di violenza
Fonte: Service Lazio 2000, 2008
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
49
Tabella 18. Servizi sociali per l’area di intervento “azioni di sistema” in Lombardia
Servizi rivolti a fornire informazioni sulle specificità territoriali e a garantire l’accesso ai servizi sociali da parte delle diverse fasce di utenza, rappresentano le aree di intervento dei Livelli Essenziali previsti dalla legge 328/2000:
segretariato sociale servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza personale familiari servizio sociale professionale osservatori sistema informativo sociale funzionamento ufficio di piano
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 19. Servizi sociali per l’area di intervento “multiutenza” in Lombardia
servizi individuati per area di intervento Multiutenza hospice servizio assistenza domiciliare (sad) servizio assistenza domiciliare integrata (adi) sportello assistenza familiare centri per la mediazione sociale e penale ufficio di protezione giuridica delle persone incapaci centro per l’impiego
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 20. Servizi sociali per l’area di intervento “famiglia” in Lombardia
centri per il sostegno a vittime di violenza e abuso familiare case accoglienza per accompagnatori di ricoverati in ospedale servizi per l’affido familiare servizi per l'adozione nazionale ed internazionale consultorio servizi di sostegno alla genitorialità servizi o centri di mediazione familiare
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 21. Servizi sociali per l’area di intervento “minori” in Lombardia
comunità educative comunità familiare alloggi per l’autonomia comunità di accoglienza per minori vittime di maltrattamento e abuso asilo nido micro nido nido e micro nido aziendale nido famiglia ludoteche centri per la prima infanzia centri ricreativi diurni (crd) centri di aggregazione giovanile (cag)
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
50
assistenza domiciliare minori (adm) educativa di strada servizi per i casi di maltrattamento e abuso sessuale servizio di formazione all’autonomia percorsi educativi individualizzati percorso di inserimento guidato al mondo del lavoro uffici per la mediazione penale minorile sostegno all’integrazione scolastica dei minori immigrati servizi per i minori non accompagnati
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 22. Servizi sociali per l’area di intervento “disabilità” in Lombardia
servizi individuati per area di intervento Disabilità In Regione Lombardia, nel biennio 2003-2005, è stata ridefinita l'unità di offerta residenziale per persone con disabilità cercando di riportare la sua azione sulla centralità della persona e della famiglia e di adeguare i suoi servizi ai bisogni e ad una sempre maggiore qualità della vita:
comunità alloggio socio sanitarie (css) comunità alloggio socio assistenziali (csa) residenza sanitaria per disabili (rsd) centro diurno per persone con disabilità (cdd) centri socio educativi (cse) servizio di formazione all'autonomia per persone disabili (sfa) sportello disabili
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 23. Servizi sociali per l’area di intervento “anziani” in Lombardia
rsa ossia residenza sanitario assistenziale. centro diurno (cd) centro diurno integrato (cdi) servizio di assistenza domiciliare (sad) adi (assistenza domiciliare integrata) custode socio sanitario telefonia sociale
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 24. Servizi sociali per l’area di intervento “immigrati” in Lombardia
centri di accoglienza temporanea centri di accoglienza per donne immigrate case rifugio per donne in uscita da percorsi di prostituzione coatta campi di sosta o transito per nomadi
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
51
Tabella 25. Servizi sociali per l’area di intervento “dipendenze” in Lombardia
servizio di trattamento specialistico per coppie, soggetti con figli e nuclei familiari servizi di accoglienza servizi terapeutico riabilitativi servizi pedagogico riabilitativi servizio di trattamento specialistico per pazienti in comorbilità psichiatrica servizio specialistico per alcool e polidipendenti servizio territoriale per le dipendenze/ multidisciplinare integrato educativa di strada e unità mobile
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 26. Servizi sociali per l’area di intervento “carcere” in Lombardia
servizi individuati per area di intervento Carcere centri di accoglienza per detenuti ed ex detenuti servizi di reinserimento per l’area penale sperimentazione coordinata di reti locali per il reinserimento sociale delle persone in
esecuzione penale Fonte: elaborazione IRS, 2008
Tabella 27. Servizi sociali per l’area di intervento “nuove povertà” in Lombardia
servizi individuati per area di intervento Nuove povertà reinserimento abitativo distribuzione pasti a domicilio servizio docce e cambio abiti pronto intervento sociale e unità mobile di strada servizio mensa primo contatto reinserimento lavorativo
Fonte: elaborazione IRS, 2008
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
52
ALLEGATO B. Profili professionali per regione, aree
di competenza e livelli formativi
Tabella 1. Profili per aree di competenza e livelli formativi in Campania
AREE DI COMPETENZA LIVELLI FORMATIVI
Assistenza di base Base Tecnico Laureato Post-laureato
Assistente familiare ●
Operatore socio-assistenziale ●
OSS ●
Accoglienza e servizio sociale
Tecnico accoglienza sociale ●
Assistente sociale ●
Socio-educativa
Animatore sociale ●
Operatore infanzia ●
Educatore professionale sanitario (SNT/2) ●
Educatore professionale sociale (L18) ●
Mediazione
Mediatore culturale ●
Tecnico inserimento lavorativo ●
Mediatore familiare ●
Fonte: elaborazione Studio Come srl su DGR 2843/2003 Regione Campania
Tabella 2. Profili per aree di competenza e livelli formativi in Abruzzo
AREE DI COMPETENZA LIVELLI FORMATIVI
Assistenza di base Base Tecnico Laureato Post-laureato
Assistente familiare ●
Operatore socio-assistenziale ●
Assistente specialistico handicap ●
OSS ●
Accoglienza e servizio sociale
Assistente sociale ●
Socio-educativa
Animatore sociale – operatore socio
educativo
●
Operatore/Educatore infanzia ● ●
Educatore professionale sanitario (SNT/2) ●
Educatore professionale sociale (L18) ●
Mediazione
Mediatore culturale ●
Fonte: elaborazione Studio Come srl su dati Regione Abruzzo, 2008
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
53
Tabella 3. Profili per aree di competenza e livelli formativi nel Lazio
AREE DI COMPETENZA LIVELLI FORMATIVI
Assistenza di base Base Tecnico Laureato Post-laureato
Assistente familiare ●
OSS ●
Accoglienza e servizio sociale
Assistente sociale ●
Socio-educativa
Animatore ●
Educatore professionale sanitario (SNT/2) ●
Educatore professionale sociale (L18) ●
Mediazione
Mediatore culturale ●
Mediatore familiare ●
Fonte: elaborazione Service Lazio 2000 su dati Regione Lazio, 2008
Tabella 4. Profili per aree di competenza e livelli formativi in Lombardia
AREE DI COMPETENZA LIVELLI FORMATIVI
Assistenza di base Base Tecnico Laureato Post-laureato
Assistente familiare ●
Ausiliario socio-assistenziale ●
OSS ●
Accoglienza e servizio sociale
Assistente sociale ●
Socio-educativa
Operatore socio-educativo ● ●
Operatore qualificato ●
Educatore professionale sanitario (SNT/2) ●
Educatore professionale sociale (L18) ●
Mediazione
Mediatore culturale ●
Mediatore inserimento lavorativo ●
Mediatore penale e sociale ●
Mediatore familiare ●
Fonte: elaborazione IRS su dati Regione Lombardia, 2008
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
54
Tabella 5. Profili per aree di competenza e livelli formativi in Campania, Lombardia, Lazio e Abruzzo
AREE DI COMPETENZA REGIONE
Assistenza di base Campania Lombardia Lazio Abruzzo
Assistente familiare
Certificazione
e competenze
(120 ore)
Qualifica
base
(da istituire)
Qualifica
base
(300 ore)
Qualifica
base
(da istituire)
Operatore socio-assistenziale (OSA, ASA)
Qualifica
base
(600 ore )
Qualifica
base
(800 ore)
ad
esaurimento
Qualifica
base
(400-600 ore)
Assistente specialistico handicap Qualifica
base (da ist.)
Operatore socio-sanitario (OSS)
Qualifica
base
(1000 ore)
Qualifica
base
(1000 ore)
Qualifica
base
(1000 ore)
Qualifica
base
(1000 ore)
Accoglienza e servizio sociale
Tecnico accoglienza sociale
Qualifica
tecnica
(1000 ore)
Assistente sociale Laurea Laurea Laurea Laurea
Socio-educativa
Operatore infanzia, educatore infanzia
Qualifica
tecnica
(1000 ore)
Tecnico/
Laurea
Animatore sociale – operatore socio
educativo
Qualifica
tecnica
(1000 ore)
Tecnico/
Laurea Laurea Tecnico
Operatore qualificato Laurea
Educatore professionale sanitario
(SNT/2)
Laurea
sanitaria
Laurea
sanitaria
Laurea
sanitaria
Laurea
sanitaria
Educatore professionale sociale (L18) Laurea
sociale
Laurea
sociale
Laurea
sociale
Laurea
sociale
Mediazione
Mediatore culturale
Qualifica
tecnica
(600)
Laurea
Qualifica
tecnica
(600)
Qualifica
tecnica
(600)
Tecnico-mediatore inserimento
lavorativo
Qualifica
tecnica
(1000)
Post-laurea
Mediatore familiare Qualifica Post-
Laurea (200) Post-laurea
Post-laurea
(da istituire)
Mediatore sociale, penale Laurea
Fonte: elaborazione Studio Come, IRS, Service Lazio 2000, 2008
Sistemi di welfare, professioni e offerta formativa sociale in quattro territori regionali
55
ALLEGATO C. Offerta formativa regionale per i servizi sociali Tabella 1. Offerta formativa per i servizi sociali in Campania
Area Totale Profilo professionale Ore Provincia Totale