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<<Il nostro castello>> SIMBOLO DEL PAESE Un podio nella scuola SCUOLA SECONDARIA I GRADO IC2 SANT’AGATA DE’ GOTI Tutto nasce da qui: Durazzano, un piccolo comune dell’entroterra sannita, di circa 2.250 abitanti e una piccola scuola di sole sei classi e 85 alunni, tutti residenti, tutti “durazzanesi”. Vivere in una piccola co- munità come la nostra ha i suoi vantaggi: grande fa- miliarità tra tutti, grande affetto e rispetto per tutti; la scuola stessa è una sorta di famiglia allargata dove, come mi fu insegnato fin dal mio ingresso,“tutti sono docenti di tutti gli alunni e viceversa”. Il racconto, le interviste e le immagini del mausoleo del 500 d.c L’EDITORIALE SGUARDO AL PASSATO CON L’AUTORE QUATTRO NOVEMBRE Friends forever IL VERO SENSO DELL’AMICIZIA Rispondo IO INTERVISTA A ME STESSA LA MAGIA DELLA POESIA Un poeta tra noi Durazzano tra leggenda e realtà Curiosità tutte da scoprire Lo scrittore Paolo Miggiano nostro ospite nel ricordo di Annalisa Durante e tutte le vittime di camorra La commemorazione: “Onore ai nostri caduti, Viva la nostra Patria, Viva Durazzano” Vita da nonni L’oro di Durazzano IL PONTE RITROVATO L’Opinione Perché a Durazzano non si può? Pag.8 Pag.3 Pag.2 Pag.11 Pag.9 Pag.7 Un passo per la moda Continua a Pag.4 Pag.5 Pag.6 Pag.7 Pag.8 Pag.10 Pag.11 Pag.9 Pag.12 I prodotti tipici di Durazzano Raccolta di poesie ‘Alcioni in volo’ IN EDICOLA PER I LETTORI DI QUESTO GIORNALE!
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SIMBOLO DEL PAESE Il nostro castello · Il colore del castello sembra ancora quello originario, grigio freddo, non modifica-to dalle ristrutturazioni. Il castello è motivo di orgoglio

Aug 16, 2020

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Page 1: SIMBOLO DEL PAESE Il nostro castello · Il colore del castello sembra ancora quello originario, grigio freddo, non modifica-to dalle ristrutturazioni. Il castello è motivo di orgoglio

<<Il nostro castello>> SIMBOLO DEL PAESE

Un podio nella scuola

SCUOLA SECONDARIA I GRADO IC2 SANT’AGATA DE’ GOTI

Tutto nasce da qui:

Durazzano, un piccolo

comune dell’entroterra

sannita, di circa 2.250

abitanti e una piccola

scuola di sole sei classi e

85 alunni, tutti residenti,

tutti “durazzanesi”.

Vivere in una piccola co-

munità come la nostra ha i

suoi vantaggi: grande fa-

miliarità tra tutti, grande

affetto e rispetto per tutti;

la scuola stessa è una sorta

di famiglia allargata dove,

come mi fu insegnato fin

dal mio ingresso,“tutti

sono docenti di tutti gli

alunni e viceversa”. Il racconto, le interviste e le immagini del mausoleo del 500 d.c

L’EDITORIALE

SGUARDO AL PASSATO CON L’AUTORE QUATTRO NOVEMBRE

Friends forever

IL VERO SENSO

DELL’AMICIZIA

Rispondo IO

INTERVISTA

A ME STESSA

LA MAGIA DELLA POESIA

Un poeta tra noi

Durazzano tra leggenda e realtà

Curiosità tutte da scoprire

Lo scrittore Paolo Miggiano nostro ospite nel ricordo

di Annalisa Durante e tutte le vittime di camorra

La commemorazione:

“Onore ai nostri caduti,

Viva la nostra Patria,

Viva Durazzano”

Vita da nonni

L’oro di Durazzano

IL PONTE

RITROVATO

L’Opinione

Perché a Durazzano non si può?

Pag.8

Pag.3

Pag.2

Pag.11 Pag.9 Pag.7

Un passo

per la moda

Continua a Pag.4

Pag.5 Pag.6 Pag.7

Pag.8 Pag.10

Pag.11 Pag.9 Pag.12

I prodotti tipici

di Durazzano

Raccolta di poesie ‘Alcioni in volo’

IN EDICOLA PER I LETTORI DI

QUESTO GIORNALE!

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IL CASTELLO - PRIMO PIANO 2

Ripartiamo dalle nostre radici

VISITA AL CASTELLO

IL RACCONTO DOCUMENTATO ATTRAVERSO LE FOTO

TUFFO NEL PASSATO Il castello di Durazzano si trova in una parte alta del paese. Il castello è stato costruito nel 500 d.C. ed è forma-to da quattro torri, da cui si riesce a vedere tutto il meraviglioso paesaggio.

SONDAGGIO TRA GLI ABITANTI Siamo andate ad intervistare gli abitanti e abbiamo chiesto come si vive nel castello e quali sensazioni si provano e loro ci hanno risposto così : <<Viviamo bene >>. In merito alle sensazioni, una si-gnora ci ha risposto : <<Da quando vivo nel castello mi sento una regi-na>>; altri, invece, dicevano che è come vivere in una “casa comune”. Il castello, fortunatamente, viene ancora visitato perché è comunque un luogo storico importante . Abbiamo chiesto se ci sono ancora ricordi della famiglia reale, hanno risposto: “ Si, ci sono ricordi antichi ma non molti perché ognuno ha ristrutturato la propria abitazione. Ci sono affreschi che rappresenta-no scene di vita quotidiana, anche scene di guerra e, soprattutto, per-siste ancora lo stemma che rap-presenta tutta la cittadinanza posi-z i o n a t o e s t e r n a m e n t e .

Gli abitanti hanno effettuato delle ristrutturazioni all’ interno delle proprie abitazioni; all’esterno, in-vece, hanno ristrutturato solo la parte della propria abitazione, o-gnuno in diverso modo. Abbiamo chiesto anche quanti abi-

tanti ci siano e quante abitazioni; hanno risposto: <<Ci sono circa quindici abitanti ed otto padroni ,

più o meno otto abita-z i o n i > > . Le case all’interno del castello sono formate

da finestre e porte antiche che ri-specchiano la sua antichità e la sua bellezza interna anche se con il pas-sare del tempo è stata cambiata e rimodernata secondo i gusti degli abitanti. Il castello coserva ancora la sua anti-chità nonostante abbia su-bito delle trasformazioni nel tempo e rimane monu-mento storico e patrimonio culturale.

Il colore del castello sembra ancora quello originario, grigio freddo, non modifica-to dalle ristrutturazioni.

Il castello è

motivo di

orgoglio per

gli abitanti di

Durazzano, è

il simbolo del

paese, è luo-

go artistico,

storico, cultu-

rale, è l'em-

blema del nostro passato. E' sempli-

cemente IL NOSTRO CASTELLO!

“All’interno qualcosa è svanito

perché ognuno ha ristrutturato la propria abitazione”

Le immagini riportano il Castello presente a

Durazzano. Qui sopra lo stemma del Paese.

Sotto: il paesaggio visibile dalla fortezza.

di Vincenza Bove, Denise Vacchio e Virginia Migliore I A

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IL PONTE - PRIMO PIANO 3

Il Ponte ritrovato

Il monumento progettato da Vanvitelli

riscoperto dall’architetto Pagliaro

Anche quest’anno il comune di Durazzano è

stato protagonista della manifestazione del Summer School. La nona edizione, che si è svolta nei giorni 14 e 15 ottobre 2016, ha avuto come titolo “Dialoghi di paesaggio”, in quanto incentrata sulla riscoperta e valorizza-zione del territorio. Promotrice delle due giornate è stata la Presidente del Centro Une-sco di Caserta, la professoressa Jolanda Capri-glione insieme all’Università Sun di Napoli (Dipartimento di Architettura) e alla Bottega delle Mani, in collaborazione con Uniscape, Associazione Italiana di Architettura del Pae-saggio, Icomos Italia, Centro per la riqualifica-zione Fluviale e con il patrocinio della provin-cia di Benevento e della regione Campania.

Uno dei momenti più significativi di questo evento, al quale abbiamo partecipato anche noi alunni della scuola media, è stato il semi-nario tenuto dall’ingegner Mario Pagliaro lungo il Ponte di Durazzano, oggi noto come “Ponte Tagliola”, sulla storia dell’acquedotto carolino, capolavoro grandioso di L. Vanvitelli e oggetto di studio da parte dell’ingegnere che, nel 2015, pubblica il primo libro su tale argomento, intitolato “Il ponte della Valle di Durazzano”.

L’opera vanvitelliana è, oggi, annoverata tra i beni che fanno parte del patrimonio Unesco e su cui, in occasione di questa nona edizione del Summer School, l’architetto Alessandro Ciambrone ha te-nuto una lezione sulla definizione di “bene Unesco”, sui siti presenti in Italia e, in par-ticolare, in Campania, sul valore che una regione acquista quando è inserita nell’elenco degli iscritti. Ma vediamo un po’ di storia. L’acquedotto carolino fu progettato e rea-lizzato da L. Vanvitelli, tra il 1752 e il 1760, per volere di Carlo III di Borbone, all’indomani dello spostamento della capi-tale del Regno da Napoli a Caserta affin-chè vi fosse trasportata l’acqua provenien-te dalle sorgenti del Fizzo. L’idea del re era, naturalmente, quella di co-struire un’opera grandiosa che potesse concorrere con la maestosa reggia di Versail-les. Il ponte della Valle di Durazzano è il secondo dei tre sotto i quali doveva pas-sare l’acqua carolina, dalle falde del Monte Taburno fino a proseguire per Napoli, arricchendo il precedente acquedotto del Carmignano. Per Vanvitelli il progetto fu motivo di vanto e prestigio, come attestano anche le lettere col fratello Urbano e le targhe intitolate a Carlo III e alla moglie Amalia ma fu anche causa di conflittualità all’interno della corte, soprattutto dopo l’abdicazione di Carlo III in favore del figlio Ferdinando I detto “o piccirillo” ed il con-seguente insediamento del Consiglio di Reggenza, presieduto da Bernardo Tanuc-ci, primo ministro del Re. Da quel momen-

to, quella che fino ad allora era stata una “silenziosa guerra diplomatica” tra Vanvitelli e Ta-nucci, su ruoli e funzioni all’interno della corte, diventa l’ultimo round a favore di Tanucci: tutti i tentativi di Vanvitelli di pubbli-

cizzare o diffondere i disegni del ponte di Durazzano vengono

accuratamente ostacolati. Il ponte “sparisce” dalla storia per 250 anni, vengo-no fornite inesattezze sui dati (numero delle arcate, traettoria del percorso ecc…).

Il Ponte cade in una sorta di damnatio memoriae: da progetto di magnificenza di-venta luogo di abbandono, na-scosto da sterpaglia, non cono-sciuto neanche da chi lo abitava, mai neppure nominato nel “villaggio carolino”. Il saggio di Pagliaro ha, dunque, il grande merito di sollevare la curiosità e l’interesse per questo ponte dimenticato e restituirgli il reale valore facendolo diventare, come egli stesso dice “un luogo tutto da riconoscere”.

Storia di un capolavoro da riconoscere nella nona edizione

del Summer School durazzanese

A sinistra il ponte nello stato attuale; A destra la ricostruzione digitale del monumento

di Gianpiera Zaino, Vanessa Suriano III A

Rosa Scialli, Alessia Diglio e

Michela Razzano III B

La copertina del libro di Mario Pagliaro

Un ritratto di Luigi

Vanvitelli

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EDITORIALE 4

...dalla prima pagina

Di rimando, la realtà ambientale,

la distanza dalle principali arterie

stradali, rendono il territorio al-

quanto isolato e impediscono agli

alunni di poter frequentare luoghi

più stimolanti dal punto di vista

culturale, centri urbani più grandi

dove potersi confrontare con real-

tà sociali più sviluppate e dove gli

stili di vita sono diversi. In un

contesto in cui lo sviluppo di

un’identità culturale è necessaria

alla formazione delle nuove gene-

razioni e in cui l’interesse, la mo-

tivazione, l’attenzione alla realtà

contemporanea è doverosa e indi-

spensabile per l’applicazione dei

concetti primi delle società civili,

quali legalità, costituzione, dove-

re e responsabilità, promuovere

attività o iniziative costruttive e

mirate, in un’ottica comune e con-

divisa, risulta irrinunciabile.

L’idea di creare un giornalino

d’Istituto nasce tra gli alunni della

scuola media di Durazzano da una

serie di domande che essi si pone-

vano, confrontandosi reciproca-

mente, nel piccolo della loro real-

tà scolastica : <<Perchè nessuno

mai ci chiede la nostra opinione?

Perché interessarsi del nostro Pae-

se sembra essere quasi

un’esclusiva dei “grandi”? Perché

non possiamo avanzare richieste o

formulare proposte migliorative

per noi e per i nostri concittadini?

>>. Queste le esigenze dei nostri

giovani giornalisti, questi i desi-

deri dei nostri “piccoli adulti”:

esprimersi ed esprimere sensazio-

ni, stati d’animo, intenti, volontà,

contribuire alla crescita, al miglio-

ramento, allo sviluppo del loro

paese, nell’idea di non doversene

distaccare, un giorno, di non do-

ver cercare altrove il proprio futu-

ro.

“Una voce per Durazzano” ha, dun-

que, questo scopo: dare voce ad un

paese, dare voce ad un territorio

che ha voglia di espansione, come

dimostra lo sviluppo stesso degli

ultimi anni in alcuni settori di vita

economica (enogastronomica, arti-

gianale, agricola); ma, in particola-

re, intende dare voce a chi general-

mente “non ha voce in capitolo”: i

più giovani, quelli che, poi, rappre-

sentano un potenziale per costruire

un futuro migliore.

Il nostro giornale è per la nostra

scuola un fiore all’occhiello, in

quanto rappresenta il prodotto di un

lavoro comune, condiviso, collabo-

rativo, per il quale ciascun alunno

ha investito le proprie risorse, le

proprie capacità, ciascuno degli 85

alunni ha apportato un proprio con-

tributo interessandosi ad un aspetto

della produzione, ciascuno di loro

può ritrovarsi in questo o

quell’articolo, ogni inserto è realiz-

zato a più mani, a più menti, ma ad

una sola voce: quella degli alunni

della scuola media di Durazzano.

<<E se il lavoro non dovesse esse-

re gradito? Se il nostro giornale

non dovesse piacere? Se non fosse

perfetto?>>, questi i dubbi che si

ponevano spesso, in corso

d’opera, i ragazzi. Poco conta: il

gradimento, il piacere sono perce-

zioni soggettive; la perfezione non

esiste. Il nostro giornale ha vita

nell’interesse, nella vivacità,

nell’impegno di ragazzini che per

la prima volta si cimentano in un

lavoro simile e che trovano il co-

raggio di porre la loro firma sotto

un articolo di qualsiasi natura, che

accettano la sfida, che girano per

le strade del loro paese ad intervi-

stare gli abitanti che, seppur sbi-

gottiti, rispondono alle loro sem-

plici domande nel tentativo di

aiutare il più possibile i piccoli

intervistatori nel loro ruolo e com-

pito, denudando quello che è lo

spirito proprio della comunità

durazzanese.

La collaborazione, la disponibili-

tà, l’attenzione, l’aiuto reciproco

nel nostro paese si rivelano nelle

piccole azioni quotidiane dei citta-

dini e nei rapporti tra enti, struttu-

re e amministrazione locale. Non

potevamo noi non avere un ruolo,

non potevamo non apportare un

contributo, seppur modesto, al

processo di rilancio e valorizza-

zione del nostro territorio.

Cari miei ragazzi,

vi serva quest’esperienza per crescere e per formarvi, per aprire una finestra sul mondo delle opportunità, per comprendere che i sogni possono trasformarsi in realtà, se si agisce,

se non si rimane in disparte ad osservare, se si creano i presupposti giusti, se si cerca aiuto e collaborazione. Sappiate che per poter offrire la propria mano, per poter contribuire al

miglioramento sociale, civile e culturale di un paese, bisogna essere “consapevoli, informati, comunicativi”: <<una persona priva di informazioni non può assumersi responsabilità>>,

diceva Jan Carlzon. Apritevi, dunque, al dialogo, comunicate, confrontatevi, spalancate le porte alla Parola, credete in ciò che fate, abbiate sempre la speranza di poter modificare assetti e mentalità, abbiate il coraggio di seguire gli

insegnamenti dei grandi uomini che hanno segnato pagine di storia col loro impegno, con la loro integrità, col loro coraggio, con la loro voglia di fare.

Non abbiate mai timore di essere giudicati e di esprimere le vostre idee.

<<Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini>>

(G. Falcone).

a cura della

Prof. ssa Manuela Mazzariello

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L’INCONTRO - CULTURA 5

Paolo Miggiano ospite della scuola

media di Durazzano

Leggere è importante perché

aiuta a ragionare, esprimersi e a parlare meglio anche se ades-so si è persa quasi completa-mente questa abitudine. In occasione della settimana della lettura (23-29 ottobre), orga-nizzata dal CEPELL per l’iniziativa “LIBRIAMOCI”, la nostra scuola ha avuto come ospite lo scrittore Paolo Miggia-no che ci ha presentato il suo libro “Ali Spezzate”, con il quale ha vinto 15 premi letterari e riscosso un grande successo soprattutto da parte dei ragaz-zi. L’incontro è nato col preteso della lettura ma, in realtà, ha avuto un significato di più am-pio respiro; è servito a noi ra-gazzi per riflettere su una tema-tica di grande rilievo: la legalità, la violenza, la criminalità orga-nizzata e, soprattutto, ci ha dato la possibilità di fare do-mande, di esprimere le nostre opinioni, di affrontare in ma-niera libera l’argomento, po-nendo dubbi, lanciando appelli, “facendo sentire la nostra vo-ce”. La presenza di quest’autore ha lasciato in tutti noi un grande segno, anche perché si tratta non solo di un uomo che scrive e denuncia col mezzo della “penna”, ma è impegnato anche nel sociale, in

maniera attiva e concreta: è coordinatore della Fondazione Pol.I.S (il cui presidente, Paolo Siani, è fratello di Giancarlo, giornalista ucciso dalla camor-ra) che si occupa di dare aiuto alle vittime innocenti della criminalità e di valorizzare e riqualificare i beni confiscati alla camorra. Il suo intervento, dunque, ha segnato una testi-monianza forte: si può fare qualcosa contro il male della violenza, si può alzare la testa, si può anda-re avanti, si può ricomincia-re proprio lì dove sembra regnare il “niente”. L’incontro è iniziato con delle frasi, tratte dal libro, lette da alcuni ragazzi della scuola; poi, c’è stato il momen-to corale, molto suggestivo, in cui tutti insieme abbiamo can-tato la canzone di Fabrizio Mo-ro “Pensa”, scelta proprio per-ché descrive in maniera molto forte le azioni compiute dalla

mafia e nello stesso tempo, attraverso il sot-tinteso riferimen-to a Falcone e Borsellino, lancia un messaggio ai giovani, di non arrendersi, di provare a com-battere, di essere uomini liberi…proprio come ci diceva di fare

Paolo, proprio come ha fatto Giannino Durante, dopo la perdita della figlia. Annalisa Durante è stata uccisa a soli 14 anni, le “ali” della sua vita sono state spezzate troppo presto, troppo velocemente: il tempo di un proiettile che parte senza sapere dove andare e colpisce chi non ha colpa. Il libro non è solo il racconto della morte di

Annalisa, è una denuncia aperta contro la ca-morra, contro lo Stato che non interviene, con-tro il silenzio e l’omertà che “uccidono” pro-prio come un proiettile. Era il 27 marzo del 2004, era prima-vera, quando i fiori nascono, ed Annalisa era un fiore appena

sbocciato ma che non ha avuto il tempo di inebriare col suo profumo chi gli stava intorno. Luogo troppo comune è pensa-re che le vittime innocenti si trovino al posto sbagliato, al momento sbagliato; non è così, Annalisa si trovava al posto giusto, il suo, al momento giu-sto, quello di una ragazzina che

scende nel quartiere di casa sua senza temere per la propria vita perché non può sapere, non ha motivo di credere che qualcuno l’ucciderà, che un proiettile spezzerà le sue ali. Un grande esempio di vita è il papà di Annalisa, il quale dopo la morte della figlia porta avanti una lotta sotto l’insegna <<io non mollo>>: dona gli organi della figlia, crea una grande bibliote-ca intitolata a lei, organizza una mostra fotografica intitolata “La vecchia Napoli e i suoi quar-tieri”, mette le immagini su un dvd che pone in commercio con tanto di bollino di SIAE. Si com-pie a Forcella una rivoluzione e un miracolo. Paolo dice di aver scritto il libro “con la rabbia e l’indignazione” di chi ha visto la sofferenza dei familiari, il silen-zio calato subito dopo la morte di Annalisa, l’indifferenza di chi abitava lì, in quel quartiere, di chi sembra non rendersi conto che Annalisa è una dei tanti bambini che muoiono innocen-te, che ancora altre ali possono essere spezzate se non si fa nulla. Tanti ancora possono essere gli <<angeli biondi>>. Eppure, le più belle testimo-nianze di vita arrivano proprio da quel quartiere, proprio dalla vittima, proprio dal suo diario in cui Annalisa, quasi come un presagio, scrive: <<vivo e sono contenta di vivere, anche se la mia vita non è quella che avrei desiderato>>; <<presto andrò in Paradiso>>; <<il cuore è il mio amore>>.

Annalisa non è morta… Annalisa è con noi,

Sempre!

Copertina libro “Ali spezzate”

di Carmine Suppa IA

Foto ricordo della scuola con lo scrittore Paolo Miggiano

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LEGGENDA E... - CURIOSITA’ 6

LA CHIOCCIA DAI PULCINI D’ORO

Si dice che a Durazzano, alla “Lenza o’ Santo” (località di Durazzano dove sorgeva un’abbazia ora comple-

tamente distrutta) c’era una ricca grotta in cui viveva una chioccia con dei pulcini d’oro. Prendere il tesoro

comportava sia la morte di chi li avrebbe presi sia un’ ulteriore maledizione: in casa del ladro non avrebbe-

ro potuto vivere più di due maschi con la conseguente morte di tutti i terzi nati maschi.Si dice che, un

giorno, un ragazzo, di nome Evangelista, andò nella grotta e prese i pulcini arricchendo la sua famiglia.

Qualche anno dopo, il ragazzo morì misteriosamente ed, inoltre, nella sua famiglia, composta da due

maschi e una donna, morirono tutti i terzi figli maschi......... la profezia si sarebbe avverata!

LA CREDENZA DI SAN SEBASTIANO

La ricorrenza di San Sebastiano cade ogni anno, il 20 gennaio.

Nel giorno della settimana in cui capita, per tutto l’anno, i contadini di Durazzano sono soliti non svolgere

alcuna attività importante come seminare, raccogliere o produrre prodotti che poi vengono conservati per

lungo periodo (salsa, salsicce ecc.). Si crede, infatti, che ogni cosa che venga seminata, raccolta o prodot-

ta nel giorno in cui c’è la ricorrenza di questo santo, sia destinata ad andare a male.

Si dice che due fratelli dovevano raccogliere del granturco. Il primo, rifiutando di credere a questa creden-

za cittadina, decise di andare a raccoglierlo ugualmente proprio nel giorno di San Sebastiano; lo conservò

nel suo deposito per il granturco (in dialetto durazzanese “cannacammaro”); l’altro, invece, andò qualche

giorno dopo e fece lo stesso. Quando poi dovettero prendere il granturco notarono che quello del primo

fratello era pieno di vermi; quello del secondo, era intatto e rigoglioso.

LA CREDENZA DI SANT’ANIELLO

Come per il giorno di San Sebastiano, anche per

quello di Sant'Aniello esiste una tradizionale creden-

za che bisognerebbe astenersi da certe attività, nel

giorno in cui si festeggia il santo. Sant’ Aniello,

ricorre il 14 dicembre, è il protettore delle parto-

rienti e si crede che sia un santo “vendicativo”: si

dice che, bisogna rispettare la tradizione altrimenti

il futuro nascituro nasce con le cosiddette

“voglie” (macchie sul corpo) o con delle malforma-

zioni. La tradizione vuole, infatti, che le partorienti,

con i loro mariti, non debbano fare nulla in quel

giorno se non ripetendo la formula santa: ”Lode e

gloria a Sant’Aniello”. La coppia che avesse agito

involontariamente, senza essere a conoscenza della

ricorrenza, non sarebbe sta punita; la coppia che, al

contrario, avesse svolto attività, consapevolmente

ma senza tener conto dell'imposizione divina, sareb-

be stata punita. Altra tradizione collegata alle parto-

rienti, è quella che vuole che sempre le donne incinte

debbano assaggiare tutte le cose commestibili che

vedono o sentono nominare, altrimenti il bambino

potrebbe nascere con le famose “voglie”.

LE IANARE

Fino agli anni ‘70 si partoriva in casa. Le partorienti venivano

aiutate dalle cosiddette “levatrici”, donne che aiutavano nel

parto svolgendo le mansioni delle attuali ostetriche. Alla nascita

o al battesimo (che prima avveniva, di solito, immediatamente

dopo il parto) del bambino bisognava fare un regalo alla levatri-

ce che consisteva in derrate alimentari (farina, patate, verdura,

frutta, ecc....); altrimenti, si dice che si sarebbe trasformata in

una “ianara” (una specie di strega), avrebbe preso il bambino e

lo avrebbe portato via con sé. Per catturare le ianare bisognava,

la notte, nascondersi dove non c’era luce e quando si sentiva un

fruscio bisognava accendere la luce per poterla trattenere.

Per non farla entrare in casa, bisognava mettere davanti alla

porta un sacchetto con la sabbia, una scopa o un pettine, la iana-

ra si sarebbe messa a contare i granelli di sabbia o le setole della

scopa o i denti del pettine e cosi', contando contando, si sarebbe

fatto giorno e con la luce sarebbe andata via da sola.

LA SEDIA DI PIETRA

Si tramanda che lungo la strada per andare a

Cervino, ci fosse una pietra a forma di sedia dotata

di un potere sovrannaturale: si poteva sedere

comodamente su di essa solo chi diceva la verità.

Tutte le persone che dicevano bugie non riuscivano

a sedersi sulla stessa.

di Carmine Suppa Giuseppe Buffolino IA

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IL RICORDO - STORIA 7

4 NOVEMBRE: GIORNO DI

RICORDO E COMMEMORAZIONE

“Onore ai nostri caduti, Viva la nostra

Patria , Viva Durazzano”. Queste le

parole con cui il nostro primo cittadino,

Alessandro Crisci, ha concluso il discor-

so in lode e in ricordo dei caduti in guer-

ra in occasione del 4 novembre, giorna-

ta dell’Unità Nazionale e delle Forze

Armate. Come tradizione, anche

quest’anno ci siamo recati con la nostra

scuola in piazza Municipio per parteci-

pare alla manifestazione celebrativa

organizzata dal comune per ricordare

chi nei campi di battaglia ha dato la

propria vita, ha sacrificato la propria

esistenza per la Patria. E’doveroso, in-

fatti, continuare a nutrire la più sentita

stima, la più sincera riconoscenza nei

confronti delle vittime e degli eroi di

guerra che ci hanno

consegnato un’Italia

libera e unita. Il 4 no-

vembre deve essere

considerato non solo

come una giornata di

celebrazione ma, so-

prattutto, come una

giornata del ricordo;

ricordo dell’eroismo,

del valore, del sacrifi-

cio, dello spirito nazionalista e, in parti-

colare, in questo periodo della nostra

storia in cui le basi di unità e libertà

gettate dai nostri compatrioti sono

minate dalla sete di potere,

dall’autoritarismo dei governi, dai crolli

economici, dalle guerre di religione. Il

nostro sindaco ha colto l’occasione per

rendere merito, attraverso il ricordo,

anche ai cittadini di Durazzano, morti o

dispersi in guerra, i cui nomi compaiono

nella lapide di marmo della parete prin-

cipale del comune in segno di ricono-

scenza e onore da parte di tutti i cittadi-

ni. Per l’ennesima volta, dunque, la

popolazione durazzanese con grande

senso del dovere si è trovata di fronte a

questo monumento per rendere omag-

gio ai caduti, ai soldati che hanno dato

la loro vita per la Patria, ai figli di Duraz-

zano che hanno sacrificato la propria

vita per consentire a noi, oggi, di avere

quello che abbiamo

ed essere quello

che siamo. Nelle

guerre non ci sono

né vinti né vincitori,

solo morti ed ecco

perché ricordiamo

il messaggio di

Paolo VI quando

durante

l’assemblea delle

nazioni unite implorava tutti i popoli del

mondo ad evitare la guerra. La guerra

deve essere ripudiata. Il 4 novembre

sia, quindi, la festa della pace, si abbas-

sino le armi ovunque. In tutti noi deve

essere sempre presente l’amore per la

nostra Patria come l’espressione di una

comune fratellanza e di un’identità

collettiva. La giornata della commemo-

razione dei caduti in guerra e delle forze

armate è la giornata del nostro cammi-

no unitario e della nostra solidarietà

verso i popoli in difficoltà; è la festa

delle forze della pace e della sicurezza,

dell’onore che si deve ai << nostri e-

roi>>.

Alessia Diglio, Michela Razzano, Rosa Scialli, Angela Stasi III B

A Durazzano la maggior parte degli anziani

è ancora attiva dal punto di vista lavorati-vo. Basta girare per le campagne nei giorni della vendemmia oppure durante la raccol-ta delle olive per vederle brulicare di anzia-ni, tutti indaffarati nelle varie attività agri-cole. Questo perché nel nostro paese si invecchia in maniera sana, si riesce ad essere attivi anche in età avanzata. Duraz-zano è, comunque, un paese dove la vec-chiaia si vive bene: gli anziani vengono

rispettati e considerati fonte di ricchezza per la loro saggezza; la vita quotidiana degli anziani, qui, nel nostro paese, è mol-to semplice. Per lo più essi trascorrono tutto il loro tempo libero durante la bella stagione in piazza oppure a giocare a bocce al bar sportivo, avvertendo ancora il piace-re di stare insieme, condividere momenti, scambiare opinioni........vivere! C’è da dire che gli anziani nel nostro paese, anche se mancano centri ricreativi sono pienamen-te integrati nel tessuto sociale; basta os-servarli in piazza mentre ragionano e discu-tono vivacemente anche con i più giovani che mostrano affetto e considerazione per loro e rimangono ad ascoltarli attentamen-

te. Si può dire, dunque, che gli anziani, qui, sono veramente un patrimonio per tutti..... da bambini ad adulti.

Luca Caiola Vincenzo Pietro Benito Iannotta IB

Nonni del Paese di Durazzano

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FRIENDS - RUBRICHE 8

We are one!

We are a group of best friends and in

this article, we want to talk to you

about an important and indestructible

sentiment: "friendship". These are our

said: Friendship is a precious gift that

few can carefully store at heart . Best

friends: are people you don't need to

talk to every single day. You don't

need to talk to each other for weeks,

but when you do, it's as if you'd never

stopped talking. There are people that

never stop to love each other, simply

because what unites is stronger than

what divides. A friend is one that

knows you as you are, understands

where you have been, accepts what

you have become, and still, gently

allows you to grow. Truly great friends

are hard to find, difficult to leave and

impossible to forget. No need for a

blood tie to be sisters, we are the

demonstration, day after day, to-

gether as never before because basi-

cally be best friends means being

“stupid” together.

Noi siamo

un'unica cosa!

Siamo un gruppo di migliori amiche e in

questo articolo vogliamo parlare con voi

di un importante e indistruttibile senti-

mento: "amicizia". Questi sono i nostri

motti. Per noi l'amicizia è un dono pre-

zioso che pochi possono conservare con

cura, con cuore. Migliori amici: sono

persone che non hanno bisogno di par-

lare ogni singolo giorno. Non è necessa-

rio parlare gli uni con gli altri per setti-

mane, ma quando lo fai, è come se non

avessi mai smesso di parlare. Ci sono

persone che non smettono mai di amar-

si, semplicemente perché ciò che le uni-

sce è più forte di ciò che le divide. Un

amico è uno che ti conosce come sei,

capisce dove sei stato, accetta quello

che sei diventato e ti permette di cre-

scere. I veri grandi amici sono complica-

ti da trovare, difficili da lasciare e im-

possibili da dimenticare.

Non c'è bisogno di un legame di sangue

per essere sorelle, noi ne siamo la di-

mostrazione, giorno dopo giorno, insie-

me come non mai prima d'ora perché in

fondo essere migliori amiche significa

essere "sciocche" insieme.

Alessia Diglio, Michela Razzano, Rosa Scialli, Angela Stasi III B

L’Opinione

Ludoteca all'aperto, parchi per pic-nic, villette comunali, campi da golf, piste

ciclabili...

Questo è quello che desidererebbero i cittadini! Durazzano è un paese circondato da spazi verdi e i suoi abitanti richiedono di sfruttarli al meglio per garantire ai ragazzi, già da piccoli, un approccio migliore con la natura. Intervistando vari anziani del posto è emerso che vorrebbero avere un luogo in cui ritrovarsi per passare un po' di tempo insieme, scambiare qualche chiacchiera e magari farsi una partita a carte. Non sarebbe meglio godersi la

vecchiaia tra una birra e una partita a golf? Il nostro paese è una sorta di “piccolo polmone verde” che, però, come tutte le piccole realtà comunali presenta delle difficoltà che hanno la priorità. Spesso, noi cittadini viviamo con un po' di malinconia il confronto con i paesi limitrofi più progrediti, più ricchi di opportunità, con maggiori possibili-tà di scambi culturali. Se consideriamo, ad esempio, che a Caserta nel mese di ottobre è stato inaugurato il primo parco giochi per disabili in Campania, allora ci chiediamo perchè la cosa non avvenga anche da noi. Ci chiediamo anche perchè le nostre opportunità di

crescita non vengano valorizzate, per-chè le nostre montagne non divenga-no luoghi turistici, perchè le nostre risorse non vengano rese note anche fuori dal territorio. Ci piace immagina-re che un giorno potremmo fare delle passeggiate per viali alberati lungo il corso di una nostra montagna, che potremmo andare in giro con le nostre bici senza essere ostacolati dai veicoli, che potremmo passare dei pomeriggi tra amici in parchi e guardare nel vici-no stagnetto le ochette galleggiare. Questo ci piacerebbe fare, questa è l'aria che ci piacerebbe respirare.

di Lucia Abbatiello, Serena Fusco, Paolo Abbatiello, Martina De Mattia II A

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IL PODIO - SPORT 9

UN PODIO

NELLA SCUOLA

Tutto è iniziato tre anni fa, come un

semplice gioco. Quel gioco si è trasformato presto in passione, impegno, costanza e zelo che hanno reso vittorie, felicità e gratificazioni a me e anche ai miei genitori. Quando ho iniziato a gareggiare, non subito ho conquistato il podio e, infatti, inizialmente ero anche un pò sco-raggiata; poi, però, ho capito che nel nuo-to, come in tutti gli altri sport e come in tutte le attività che intraprendiamo, occor-re impegno e spirito di sacrificio per raggiungere degli obiettivi. LA MIA PRIMA GARA Fare la prima gara, per me, non fu semplice: perché ero piena di ansia. Pensavo di potercela fare; ma, poi, nel vedere le altre ragazzine che ga-reggiavano contro di me, mi sentivo dav-vero insicura. Quella sensazione provata in quell’istante della mia vita, era nuova ed insolita. Appena finita la gara, corsi subito da mia mamma e dopo un po’ iniziarono a

chiamare le ragazze che dovevano salire sul podio e, mentre io parlavo, sentii il mio nome; in quel momento, mi sen-tii felicissima: avevo vinto la mia prima medaglia e non vedevo l’ora di ritor-nare a casa per farla vedere a tutti. In poche parole quell’ espe-rienza non la dimenticherò mai, farà sem-p r e p a r t e d i m e . DOPO NESSUNO MI HA PIU’ FERMATO Dopo un po’ iniziai a vincere medaglie in modo semplice perché ormai le preoccupa-zioni iniziali e le ansie della prima volta erano passate, anche se non del tutto; perché ogni volta che gareggiavo provavo sempre una nuova sensazione e questo mi piaceva molto. Iniziai a fare delle gare im-portanti dove non sempre ho vinto ma questo per me non era importante: a me importava solo mettercela tutta e dare il massimo. Cominciai ad allenarmi dura-mente per essere sempre più forte. Iniziai anche a fare d’estate gare al mare, vincen-done alcune e in queste occasioni mi diver-

tivo davvero molto perché gareggiavamo tutti insieme, senza distinzioni tra maschi e femmine o più grandi e più piccoli d’età; quindi, mi dovevo impegnare molto di più per aggiudicarmi il primo posto. IL MIO SOGNO SI E’ REALIZZATO Venne finalmente il giorno in cui dovevo fare due gare, una delle due mi avrebbe fatto qualificare per la rappresentativa campana. Arrivata in piscina corsi subito nello spoglia-toio per mettermi il costume; mi tuffai in acqua per il riscaldamento. Finito il riscalda-mento andai nella “camera di chiamata” dove aspettavo di sentire il mio nome: dopo un po’ di tempo mi chiamarono per il 100 stile dove sono arrivata seconda. Poi è inizia-ta la seconda gara: il 100 rana. Finalmente il primo posto, finalmente il

mio sogno si è avverato, finalmente la mia

più grande emozione!

Ansie, paure, gioie ed emozioni uniche che solo lo sport può regalare

Il racconto di Denise

Denise Vacchio I A

UN PASSO di Noemi Sposito e Diana Posillico IB

Per noi donne la moda è

come una materia che si

pratica sempre e ovunque,

anche in un piccolo paese

come il nostro: Durazzano.

La moda ci rappresenta;

ognuno vive il proprio

look secondo i propri gusti

e tutti insieme segnano la

tendenza di un momento e

di un luogo. Ci siamo chie-

ste come siano evolute tali

tendenze dal 1900 ad oggi

e a noi giovani osservatri-

ci, sembra che per giunge-

re al top della modernità

manchi ancora…….UN

PASSO. Guardandoci

intorno possiamo dedurre

che, poichè Durazzano è

un piccolo paese, è diffici-

le vedere giovani ragazze

indossare vestiti audaci,

gonne troppo corte, scolla-

ture vertiginose, tacchi a

spillo di 13 o 14 cm come

accade, per esempio, per le

strade di Milano o Parigi.

Nei paesi “la gente parla” e

guai poi a farla sparlare!

Qualche anno fa, nel no-

stro paese c'è stata anche

una sfilata di moda sia di

adulti che di bambini ed è

stato un momento meravi-

glioso. L'evento fu orga-

nizzato da un negozio

d'abbigliamento i cui abiti

sono disegnati da stilisti

provenienti anche da altri

paesi. Fu un vero e proprio

successo, era presente

tanta gente e tutti sembra-

vano interessati ed affasci-

nati ma chissà, poi, se

realmente hanno compra-

to!

X LA

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L’INTERVISTA 10

GUARDARSI ALLO SPECCHIO

Intervista a me stessa

Quella che segue non è la solita intervista giornalista-intervistato: quella in cui si rivolgono domande non conosciute a chi deve rispondere.

Questa è un’auto-intervista che nasce dal desiderio di esprimere il mio personale punto di vista rispetto al mio paese, al mio luogo di origine, al mio ambiente naturale, immaginando che qualcuno abbia avuto interesse a sapere e mi abbia chiesto; sperando, anzi, che un giorno qualcuno si svegli e chieda anche a noi più giovani cosa pensiamo, cosa vogliamo, cosa ci aspettiamo. Ti piace vivere a Durazzano? Si, amo molto vivere qui a Durazzano Cosa ti piace in particolare di Durazzano? Durazzano è un paese molto piccolo, quindi, tutti si conoscono e comunicano facilmente, non c’è freddezza tra gli abitanti, ma tutti sono amici di tutti. Cosa invece non ti piace? In realtà, non c'è una cosa in particolare che non mi piace; mi dispiace solo il fatto che, pur essendo un paese ricco di bellezze naturali e storiche, di luoghi di culto e tradizioni, di possibili risorse per un maggior sviluppo economico, non vengono valorizzate e quindi, in generale, rimane solo un piccolo paesino di montagna. Perchè vivi qui,? In genere, non tutti i ragazzini della mia età sanno perchè abitano qui: io, in linea di massima, lo so: mia mamma e mia zia, che vivevano a Napoli, trovarono un lavoro a Sant' Agata dei goti e, quindi, decisero di trasferirsi per non dover viag-giare tutte le mattine. In seguito, si trasferirono anche i miei nonni. In realtà, già i genitori di mia nonna erano durazzanesi, per cui la realtà del paese era già nota alla mia famiglia materna. Preferisci vivere in un paese come Durazzano o in una città' come Napoli? Nonostante Napoli sia una grande città e offra molte più opportunità, io preferisco continuare a vivere nel mio paese perchè sono molto legata alle mie tradizioni, ai miei natali e soprattutto mi piace l’idea che il paese possa crescere e possa offrire un giorno ai giovani le stesse condizioni di vita di qualsiasi città d’Italia. Cosa pensi del sistema viario del paese? Penso che quello viario sia uno dei principali punti critici del paese: le strade hanno bisogno di manutenzione, ristrutturazione, riqualificazione, cosa che, in realtà è in attuazione e questo conforta un po’ tutti i cittadini e mi conferma l’idea che il paese un giorno possa diventare migliore. Quando sarai grande continuerai a vivere qui? Certo. Io continuerò per sempre a vivere qui. O almeno spero! Se dovessi dare un voto al tuo paese 0 a 10? Darei un 8 ma mi augurerei di poter dare un 10 tra qualche anno. Grazie al ritrovamento del ponte di Durazzano, meglio noto come il ”tagliola”,¸ideato dal Vanvitelli a seguito dell’acquedotto carolino e oggi tra i beni del patrimonio UNESCO, il nome di Durazzano ha la possibilità di essere noto anche a livello internazionale. Cosa pensi? Penso che questo sia uno di quegli aspetti del paese che non vengono valorizzati e che, invece, sono motivo di orgoglio e potrebbe essere fonte di ricchezza e sviluppo. Descrivi a parole tue Durazzano. Penso che per descrivere il mio paese bastino pochi aggettivi: folcloristico, brulicante, familiare, intimo, promettente.

Perla Marina Marino II B

B.C.M. di Buffolino Domenico CARPENTERIA METALLICA

Via N. Mazzola, 96 Durazzano (BN)

Associazione L’AltraFaccia

Tra Giornalismo, Sport & Cultura...

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UN POETA TRA NOI 11

Vedendo te Solo guardandoti ho capito che nessuno

meglio della natura possa disegnare la bellezza

Perchè mi ami?

Perchè mi ami se sono brutto?

Perchè mi ami se sono povero ? Perchè mi ami se non ti ho mai rivolto la parola?

Io amo il tuo essere brutto io amo il tuo essere povero

io amo il tuo silenzio nei miei confronti perchè mi rivela più di mille parole

L'unica cosa

Sei l'unica cosa che voglio ascoltare nel mio silenzio,

Sei l'unica cosa che voglio

vedere quando chiudo gli occhi ,

Sei l'unica cosa che voglio annusare quando ho il raffreddore ,

Sei l'unica cosa che voglio

stringere quando sono solo

Tu....sei l'unica cosa che voglio avere anche anche quando non ho niente

Io e te

Io non ti perderò e spero che anche tu non mi perderai

perchè alla fine io lo so e tu lo sai: ci sono tramonti che non tramontano mai.

E dimmi che non te ne andrai, che resterai e

mi amerai come nessuno ha fatto mai.

Tu, sei il mio primo pensiero quando mi dicono esprimi un desiderio,

e quante volte ti avrei detto addio, mi rifletto nei tuoi occhi, sono bello anch'io

Pietro Abbatiello III B

L’oro di Durazzano Una delle attività più produttive del

nostro paese e fonte di grande risor-sa; nonché, di orgoglio per tutta la comunità, è la produzione di olio. I

nostri fran-toi ricevono le olive da vari uliveti d e l l ' a r e a beneventa-na. Per pro-durre l'olio c'è un pro-cesso mec-canico divi-so in varie fasi che sono: il la-

vaggio, la defogliazione, la frangitura (ovvero la frantumazione delle olive); dopo questa fase, le olive diventano una specie di pasta; vengono spre-mute in una macchina in cui sono separate acqua e olio che vengono veicolati in appo-siti condotti. Negli ultimi anni la produzione di olio è stata particolarmente abbondante. Uno dei frantoio della zona più longevo è nato nel 1925 ed è ancora attivo e pro-duttivo. A Durazzano sono prodotti vari tipi di olio con diversi aromi. I macchinari del processo meccanico sono: la gra-nula, la pompa lavaggio,

il separatore d'olio, il circolatore, il frangitore, l'elevatore d'olive e il de-fogliatore. Dalle olive si ricava la “sansa” che viene conservata in ri-morchi per poi essere seccata e ven-

duta. L'olio di Durazzano è apprezzato anche fuori zo-na beneventana e questo consente ai produttori di ampliare il loro campo di vendita e al paese di essere conosciuto anche fuori dal proprio territorio. Noi sia-mo fieri e vantiamo, con orgoglio, quest'attività che ci permette di diventare in qualche modo “RICCHI E FAMOSI”.

di Bartolomeo Zaino, Francesco Abbatiello, Giuseppe Abbatiello,

Gianni Razzano, Carmine Suppa - Foto: Nicola Ambrosone IB

Impresa Edile Stradale

Lavori fognari

Movimento terra

Lavori edili e depurazioni

Via Cristoforo Colombo, 7 - 82015 DURAZZANO (BN)

333.7077081 - 3398782395

Icolari Roberto

D’ADDIO COSTRUZIONI

S.R.L.S.

Via S.Giorgio, 32/C 82015 Durazzano (BN)

Cell. 338 3728747

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L’ALTRA DURAZZANO - SOCIETA’ 12

Come tutte le comuni-

tà anche Durazzano vanta il piacere di ave-re un’ ACR, ovvero A-zione Cattolica dei Ra-gazzi, luogo di forma-zione e di aggregazione per piccoli e giovani facente capo alla par-rocchia di Don Michele Meccariello, guida spi-rituale del paese che proprio quest’anno festeggia cinquanta anni di sacerdozio. L’ACR è gestita da giovani animatori che raccolgo-no intorno a sé bimbi dai 3 anni e

giovani fino a 14 anni, organizzano attività ludiche, di rappresentanza, festività, momenti della funzione domenicale e si rendono disponibi-li per la formazione spirituale dei

ragazzi. I durazzanesi mostrano grande orgoglio, le famiglie con figli di questa fascia d’età, sono felicissime di avere un punto di riferimento nella crescita dei propri bimbi, di poter contare su un aiuto spirituale, di poter vivere in tran-quillità durante il tempo in cui essi sono in parrocchia. L’ACR è un por-to sicuro per grandi e per piccini, è un luogo da curare e incrementare, da amare e frequentare. Grazie ai fondatori. Grazie a Don Michele Meccariello.

L’ACR è stata fondata nel 1950 da persone che volevano creare un’azione cattolica

per i ragazzi mettendo le loro idee insieme e ci sono riusciti..

di Antea Marino e Loredana Caserta IB

I prodotti tipici di Durazzano

LE ‘NFRENNOLE

Ingredienti: 1 litro di olio 1 litro di vino bianco ½ litro di acqua Farina quanto basta Un pugno di sale Un po’ di pepe Un po’ di finocchietto selvatico

TARALLI CON IL LATTE Ingredienti: 10 Uova ½ litro di latte 600 gr di zucchero 1 limone grattugiato 3 bustine di vaniglia 80 grammi di ammoniaca

LE ZEPPOLE Ingredienti: 500 grammi di burro 1 litro di acqua 1 chilo di farina 15 uova Un pizzico di sale

CROCCHE DI PATATE Ingredienti: ½ Kg di patate bollite e schiac-ciate Un po’ di sale 250 gr di pane sbriciolato

4 uova Un po’ di formaggio grattugiato Una salsiccia tagliata a dadini

di Vincenzo Lombardi Antonio Posillico Aniello Abbatiello IA

Nella foto gli amici dell’ACR

ML COSTRUZIONI S.A.S

Contrada ORMA 82015 DURAZZANO (BN)