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103 «Atti e Memorie» 9-11 / 2016-2017 AbstrAct: Shabbetay Donnolo was a Jewish medic, astronomer and philosopher who lived in the X Century in Southern Italy, which at the time was partly under Byzantine rule. His main work is a neoplatonic synthesis of medicine and astronomy, centered on the theme of the human being as a microcosm, whose structure reflects the entire universe, according to the author. Not only he dealt with melothesia (namely the alleged correspondence between the Zodiac and the human body) two centuries before it reappeared in Western Europe, but he is also author of the first original medical work com- posed in Western Europe in the Middle Ages. His extant works show how he could access Hebrew, Greek, Latin and oriental sources and, forming a unique bridge between different disciplines and cultures, they constitute a precious resource for the study of history of medi- cine and natural philosophy in medieval Western Europe. Keywords: Donnolo, pharmacology, melothesia, Jewish medicine L’importanza del ruolo giocato dal medico e astronomo ebreo Shabbetai Donnolo nella storia della medicina europea e della fi- losofia ebraica difficilmente può essere sottovalutata. Grazie agli spostamenti di alcune famiglie ebraiche, fra cui i Qalonymos, dal Mezzogiorno versoil resto d’Italia e l’Europa centrale, la sua opera sarà conosciuta prima in Toscana (come è attestato dalla presen- za di una copia trecentesca del suo Libro prezioso nella Biblioteca Laurenziana a Firenze) e poi in Provenza e in Germania: alla fami- glia Qalonymos apparterranno infatti i fondatori del movimento dei pietisti renani (ɬasidey Ashkenaz) che, con le loro speculazioni qabbalistiche, segneranno una fase determinante nella storia della Giuseppe M. Cùscito SHABBETAI DONNOLO, MEDICO E FILOSOFO EBREO NELL’ITALIA ALTOMEDIOEVALE
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Feb 04, 2022

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AbstrAct: Shabbetay Donnolo was a Jewish medic, astronomer and philosopher who lived in the X Century in Southern Italy, which at the time was partly under Byzantine rule. His main work is a neoplatonic synthesis of medicine and astronomy, centered on the theme of the human being as a microcosm, whose structure reflects the entire universe, according to the author. Not only he dealt with melothesia (namely the alleged correspondence between the Zodiac and the human body) two centuries before it reappeared in Western Europe, but he is also author of the first original medical work com-posed in Western Europe in the Middle Ages. His extant works show how he could access Hebrew, Greek, Latin and oriental sources and, forming a unique bridge between different disciplines and cultures, they constitute a precious resource for the study of history of medi-cine and natural philosophy in medieval Western Europe.

Keywords: Donnolo, pharmacology, melothesia, Jewish medicine

L’importanza del ruolo giocato dal medico e astronomo ebreo Shabbetai Donnolo nella storia della medicina europea e della fi-losofia ebraica difficilmente può essere sottovalutata. Grazie agli spostamenti di alcune famiglie ebraiche, fra cui i Qalonymos, dal Mezzogiorno versoil resto d’Italia e l’Europa centrale, la sua opera sarà conosciuta prima in Toscana (come è attestato dalla presen-za di una copia trecentesca del suo Libro prezioso nella Biblioteca Laurenziana a Firenze) e poi in Provenza e in Germania: alla fami-glia Qalonymos apparterranno infatti i fondatori del movimento dei pietisti renani (ɬasidey Ashkenaz) che, con le loro speculazioni qabbalistiche, segneranno una fase determinante nella storia della

Giuseppe M. Cùscito

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mistica ebraica. Gli scritti di Donnolo, come quelli di altri ebrei vissuti nell’Italia meridionale nel Medioevo, risultarono quindi de-cisivo nel trasferimento verso l’Europa centrale di conoscenze e di idee provenienti da Babilonia e dal mondo bizantino.Vissuto nel X secolo (913 ca.-985 ca.) nell’Italia meridionale, il suo nome completo era Shabbetai bar Avraham e fu soprannominato “Donnolo” (da domnulus, “piccolo signore”) per i suoi meriti nel campo della medicina. Nel corso dell’ultimo secolo e mezzo di stu-di, gli sono state attribuiti diversi testi, sia di carattere medico, sia astronomico, ma le uniche due opere complete che gli sono state ascritte dall’unanimità degli studiosi sono il Libro del Sapiente (ebr. Sefer ɬakhmoni) e il Libro prezioso (Sefer ha-yaqar), detto anche degli elettuari (S. mirqaɭot). La sua famiglia fu rapita dai saraceni nel 925 e, come racconta lui

Oria medioevale.

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Text
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decisivi
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stesso nell’introduzione autobiografica al suo Libro del Sapiente, fu riscattato da parenti a Taranto all’età di dodici anni. Non rivide più i genitori, che furono deportati prima a Palermo e poi in Africa, men-tre lui rimase «nelle terre sotto il dominio dei Romani», vale a dire dei Bizantini. Quale fosse l’effettiva estensione dei suoi spostamen-ti successivi non è possibile stabilire con certezza, ma certamente, oltre a quello della nativa Oria, conosceva il territorio di Rossano Calabro, come attestato sia nel suo Libro prezioso (par. 4) sia nella Vita di san Nilo da Rossano (parr. 50 e 56). Entrambe le località, oltre che trovarsi all’epoca sotto il controllo bizantino, erano sedi di comunità ebraiche rilevanti. Dopo aver provato diversi mestieri, decise di dedicarsi allo studio della medicina e a quella che egli chiama «la scienza dei pianeti e delle costellazioni», sia attingendo da testi ebraici e non ebraici, sia dalla viva voce di maestri, almeno per quanto riguarda l’astronomia e l’astrologia.Per quanto riguarda l’arte medica, non rivela esplicitamente a quali fonti attinse, anche se nel suo Libro prezioso cita Ippocrate, il cui nome è traslitterato come Ipuqrat/Ipuqraš e non Abukrat, lasciando quindi intendere che abbia utilizzato testi direttamente in greco e non tramite intermediazione araba. Lo stesso Libro prezioso testi-monia la sua ricerca quarantennale nel campo della farmacologia e in particolare della produzione di elettuari, dimostrando quindi l’importanza che assegnava alla sperimentazione diretta. Il testo è considerato la prima opera originale di medicina composta in Occidente nel Medioevo e comprende principalmente tecniche e consigli utili per la preparazione di impiastri ed elettuari. Fonda-mentale a tal fine è la cottura a fuoco lento del miele, con la ripetu-ta rimozione della schiuma che si forma durante la cottura affinché non rimanga alcuna traccia di umidità. Questo procedimento, ri-muovendo ogni residuo di umidità, fa sì che il miele diventi adatto per la conservazione in esso di piante medicinali per periodi di tempo anche molto lunghi. La particolarità del testo consiste nella terminologia usata, spesso di non facile decifrazione: per indicare

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,
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toglierei tutta la frase, virgole comprese, affinché rimanga solo “Questo procedimento fa sì”… ecc.
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le varie piante medicinali, l’autore utilizza, infatti, non solo termini ebraici, ma anche greci e latini, a volte di difficile interpretazione.A differenza del Libro prezioso, che è di carattere prettamente tec-nico, il Libro del Sapiente, invece, è un trattato filosofico in cui l’autore opera una sintesi delle sue conoscenze di medicina e di astronomia, incentrato sul legame fra il microcosmo (il corpo uma-no) e il macrocosmo l’universo: avendo studiato entrambi gli am-biti del sapere, il medico e astronomo li pone in relazione fra loro in una sintesi di carattere neoplatonico. Il testo si presenta come suddiviso in tre parti: un’introduzione, un commento al versetto biblico «facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza» (Gen. 1,26), nonché un commento al Libro della Formazione, un trattato ebraico di incerta origine che acquisirà un’importanza fondamen-tale nella speculazione qabbalistica bassomedioevale e moderna. L’introduzione contiene dei brevi cenni autobiografici, un poe-ma acrostico le cui iniziali compongono fra l’altro anche il nome dell’autore, nonché la tavola delle effemeridi per il mese di Elul del 4706 del computo ebraico, corrispondente al 31 agosto - 28 settembre 946.Nella seconda sezione, l’autore commenta l’espressione biblica «a immagine e somiglianza» escludendo categoricamente ogni riferi-mento all’antropomorfismo della divinità. I vari passi biblici in cui la divinità è descritta come avente caratteristiche umane sono intesi come narranti manifestazioni non dell’essenza della divinità, ma del suo aspetto visibile. Secondo l’autore, Dio sceglie di apparire in una forma familiare per l’essere umano, affinché quest’ultimo non sia colto da eccessivo terrore, inoltre l’uomo somiglia alla divinità solo per l’aspetto spirituale, contenendo in sé in forma limitata ciò che in Dio è presente in maniera perfetta. Ad esempio, se Dio può creare dal nulla, anche l’uomo può modificare la materia, ma solo trasfor-mando ciò che già esiste, come ad esempio cambiando l’acqua in vapore tramite il fuoco. Se è quindi da escludere categoricamente una somiglianza fisica con la divinità, il corpo umano è da mettere

Giuseppe M. Cuscito
Cambierei in:astronomia: avendo indagato entrambi gli ambiti del sapere, Donnolo li pone in relazione attraverso una sintesi di carattere neoplatonico, incentrata sulla corrispondenza fra il microcosmo (il corpo umano) e il macrocosmo (l’universo).
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Giuseppe M. Cuscito
Giuseppe M. Cuscito
Sostituirei con “traslitterati in caratteri ebraici”
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a paragone piuttosto con il creato: le vene somigliano ai fiumi, i capelli agli alberi, il cranio al firmamento, con gli occhi che si pos-sono paragonare al Sole e alla Luna, e così via. Se quindi da un lato Donnolo resta fedele al testo biblico, sottolineando il legame del corpo umano con la terra e dello spirito con la divinità, lo fa però interpretandolo tramite esempi tratti dalle speculazioni neoplatoni-che riguardanti la corrispondenza del tipo micro-macrocosmico fra il corpo umano e l’universo. In questa sezione il medico Shabbetai elenca inoltre i vari organi del corpo, sia nella loro funzione, sia nella loro qualità di produrre o dissipare il calore e cita inoltre i quattro fluidi della medicina classica come fondamentali al funzio-

Lapide commemorativa per Shabbetai Donnolo.

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namento del corpo: sangue, flemma, bile rossa e bile nera. Il sangue, il fegato e la bile rossa sono associati al calore e al Meridione, men-tre la milza e la bile nera sono associati al freddo e al Settentrione. L’essere umano è quindi il risultato dell’unione fra il corpo, che è simile alla terra da cui è tratto, e lo spirito di origine divina, che fa sì che il primo non resti materia informe (golem) e che è responsabile della vita e di ogni attività intellettuale e creativa.Nella terza sezione del Libro del Sapiente, è commentato il già ci-tato Libro della Formazione. Noto in ebraico col nome di Sefer Yeʫirah, quest’ultimo è incentrato sull’intessere di una rete di cor-rispondenze fra gli elementi del cosmo, dell’anno e dell’uomo da un lato, e le lettere dell’alfabeto ebraico e le dieci sefirot dall’altro. Queste ultime sono intese come i quattro elementi fondamenta-li (spirito, aria, acqua e fuoco) e le sei direzioni dello spazio, ma in seguito saranno interpretate come attributi o emanazioni della divinità. Questa rete di corrispondenze presenta, tuttavia, un’asso-ciazione fra costellazioni e parti del corpo umano totalmente dif-ferente dalla melotesia classica che cominciò a diffondersi a partire dall’età ellenistica. Donnolo si accorse di questa discrepanza e cer-cò di conciliare le due differenti versioni sostenendo che, se è vero ciò che dice il Libro della Formazione, cioè che tramite una stessa lettera fu creata una costellazione e una parte del corpo (esempio, l’Ariete e il fegato), quella costellazione influenza in realtà un’altra parte (esempio, il capo), come risulta invece dai testi astrologici e di iatromatematica.Il Libro del Sapiente è quindi una sintesi originale di pensiero ebrai-co e speculazione neoplatonica, di medicina e di astronomia, com-posta in una delle zone della diaspora in cui gli ebrei, almeno in-torno al X sec., utilizzavano la lingua ebraica, così come attestano le fonti epigrafiche della regione.Se presso gli ebrei in Spagna o sulle sponde meridionali del Me-diterraneo, infatti, era ormai invalso l’uso dell’arabo, una sintesi, composta in lingua ebraica, fra testi ebraici e pensiero greco non

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poteva che nascere che in comunità ebraiche sotto il dominio bi-zantino. E se spesso i rabbini, soprattutto dopo Donnolo, oppor-ranno resistenza all’utilizzo delle categorie di pensiero greche nelle loro speculazioni, il sapiente oritano si ritrovò invece in una posi-zione, se non unica, almeno privilegiata nell’attingere, analizzare, confrontare e mescolare in modo personale le idee provenienti da diverse tradizioni, allo stesso modo in cui raccoglieva, triturava, cuoceva e mescolava le piante diverse che divennero ingredienti dei suoi elettuari.

Bibliografia essenziale

r. bonfil, Tra due Mondi. Cultura ebraica e cultura cristiana nel Medioevo, Liguori editore, Napoli 1996.G. cosmAcini, Medicina e mondo ebraico, Laterza, Roma-Bari 2001.G. m. cuscito, Il Sefer ha-yaqar di Šabbeʷai Donnolo: traduzione italiana commentata, «Sefer Yuɭasin» 2014, vol. 2, pp. 93-106.G. fiAccAdori, Donnolo, Shabbđtai Bar Abrăhăm, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 41, Treccani, Roma 1992.G. iAcovelli, Il medico e filosofo Shabbatai Donnolo e gli ebrei in Puglia intorno al Mille, in Storia della Medicina nel Mezzogiorno d’Italia, I, a c. di M. De Cesare-A. Tramonte-I. Iacovelli, Centro Pugliese ASAS, Massafra 2010 (ma il lavoro risale al 1988, pubbli-cato nella rivista «Puglia Salute», V, 28).G. lAcerenzA, Šabbeʷai Donnolo. Scienza e cultura ebraica nell’Italia del secolo X, Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, Dipar-timento di Studi Asiatici, Napoli 2004.G. lAcerenzA, Il sangue fra microcosmo e macrocosmo nel com-mento di Shabbatai Donnolo al Sefer Jesirah, in Sangue e antropo-logia nella teologia medievale, Edizioni Pia Unione Preziosissimo Sangue 1991, pp. 389-417.P. mAncuso, Il Sefer ha-mazzalot di Šabbatai Donnolo, in L’umanità

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dello scriba. Testimonianze e studi in memoria di Cesare Colafem-mina, Messaggi Edizioni, Cassano delle Murge 2015, pp. 103-143.P. mAncuso, Sefer Hakhmoni, La Giuntina, Firenze 2009.v. Putzu, Shabbetai Donnolo. Un sapiente ebreo nella Puglia bizan-tina altomedievale, Messaggi Edizioni, Cassano delle Murge 2004.e. G. rosAto, L’uomo microcosmo e la circolazione dei fluidi in Shabbetai Donnolo (Oria-Rossano, sec. X), Messaggi Edizioni, Cas-sano delle Murge 2012.G. sermonetA, Il neo-platonismo nel pensiero dei nuclei ebraici stanziati nell’Occidente latino. Riflessioni sul «Commento al Libro della Creazione» di Rabbì Šabbeʵài Donnolo, in Gli ebrei nell’alto Medioevo (Congresso di Spoleto, 30 marzo-5 aprile 1978), vol. II, Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto 1980, pp. 867-925.A. shArf, The Universe of Shabbetai Donnolo, Aris & Phillips, War-minster 1976.m. steinschneider, Donnolo. Pharmacologische Fragmente aus dem X. Jahrhundert, nebst Beiträgen zur Literatur der Salernitaner, hauptsächlich nach handschriftlichen hebräischen Quellen, in «Vir-chows Archiv für pathologische Anatomie und Physiologie und für klinische Medizin», Berlin 1867.G. tAmAni, L’opera medica di Shabbetay Donnolo, in «Medicina nei secoli. Arte e scienza.», 11, 1999, vol. 3, pp. 547-558.m. treves, I termini italiani di Donnolo e di Asaf (sec. X), in «Lin-gua nostra» 1961, fasc. 22, pp. 64-66.