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il ponte Settimanale Cattolico dell’Irpinia ANNO XXXXI - N°. 30 - euro 0.50 Sabato 26 Settembre 2015 web: www.ilpontenews.it | email: [email protected] “Et veritas liberabit vos” sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 Filiale P.T. Avellino 1975 - 2015 Il Ponte è il primo settimanale dell’Irpinia 40 anni RACCONTARE IL TERRITORIO La Chiesa da sempre parla di “Raccontare il territorio…” Quanto è importante dare voce al territorio? E che ruolo ha il giornale di impostazione cattolica in questo contesto? Dal convegno “Raccon- tare il territorio…” della FISC (Fede- razione Italiana Settimanali Cattolici) emerge il fatto che l’infor- mazione debba essere un fattore determinante della vita sociale, poi- ché serve a dare consapevolezza del potenziale altrimenti inespresso della collettività. Il giornale è quindi uno strumento di avanguardia, poi- ché appunto riesce ad introdursi nel reale, ma riesce anche a dare ri- lievo a quelli che sembrano parti- colari senza importanza. Francesca Tecce pag. 4 Dal 17 al 19 settembre si è tenuto in Sicilia il XXIV se- minario di aggiornamento "Mons. Alfio Inserra" per gli operatori delle testate Fisc, aperto a tutti i giornalisti e accreditato per la formazione professionale. Tre gior- nate intense, ricche di spunti di riflessione sui tanti pro- blemi con cui "le periferie" si confrontano ogni giorno. L'hashtag #nopianoposte per dire no alla consegna a giorni alterni. L'impegno a "sdoganare" le "buone noti- zie", facendo "corretta informazione". pag. 3 Intervento sull’ENCICLICA “Laudato si’ ” prima parte Dare voce a storie che non fanno notizia
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Jul 11, 2020

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ilponteSettimanale Cattolico dell’Irpinia

ANNO XXXXI - N°. 30 - euro 0.50Sabato 26 Settembre 2015

web: www.ilpontenews.it | email: [email protected]

“Et veritas liberabit vos”

sped. in a. p. comma 20b art. 2 legge 662/96 Filiale P.T. Avellino

1975 - 2015

Il Ponte è il primo settimanale dell’Irpinia40 anni

RACCONTARE IL TERRITORIO

La Chiesa da sempre parla di

“Raccontare il territorio…”

Quanto è importante dare voce alterritorio? E che ruolo ha il giornaledi impostazione cattolica in questocontesto? Dal convegno “Raccon-tare il territorio…” della FISC (Fede-razione Italiana SettimanaliCattolici) emerge il fatto che l’infor-mazione debba essere un fattoredeterminante della vita sociale, poi-ché serve a dare consapevolezzadel potenziale altrimenti inespressodella collettività. Il giornale è quindiuno strumento di avanguardia, poi-ché appunto riesce ad introdursi nelreale, ma riesce anche a dare ri-lievo a quelli che sembrano parti-colari senza importanza.

Francesca Tecce pag. 4

Dal 17 al 19 settembre si è tenuto in Sicilia il XXIV se-

minario di aggiornamento "Mons. Alfio Inserra" per gli

operatori delle testate Fisc, aperto a tutti i giornalisti e

accreditato per la formazione professionale. Tre gior-

nate intense, ricche di spunti di riflessione sui tanti pro-

blemi con cui "le periferie" si confrontano ogni giorno.

L'hashtag #nopianoposte per dire no alla consegna a

giorni alterni. L'impegno a "sdoganare" le "buone noti-

zie", facendo "corretta informazione".pag. 3

Intervento sull’ENCICLICA “Laudato si’ ”

prima parte

Dare voce a storie che non fanno notizia

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2 26 Settembre 2015 ilPonteAttualità

Che cos’è l’Enciclica “Laudato Sì’” ? PerchéPapa Francesco ha voluto scriverla ora, inquesto periodo storico?A Chi si rivolge?Partiamo da cosa hanno detto dell’Enci-

clica personalità del mondo della Cultura edella Chiesa.La regista Liliana Cavani, autrice di due

film su San Francesco (1966-1989), ha di-chiarato che “Papa Francesco ha lanciatoun meteorite nella Storia”.Joseph Rozansky, guida dell’Ufficio dei FratiMinori per la Giustizia la pace e l’integritàdel Creato, ha affermato che “l’Enciclicamostra il rapporto tra ecologia e giustizia.”Sono citazioni raccolte recentemente dalSir (www.agensir.it) e proposte sul sito on-line in un’apposita sezione.Viene subito da chiedersi: se il Papa haespressamente affermato di essersi rifattoal lavoro dei suoi predecessori San Gio-vanni Paolo II e Benedetto XVI, dov’è al-lora la novità? Perché stupirsi? Bergogliosi è chiamato Francesco ispirandosi al po-verello di Assisi, autore del Cantico delleCreature; e quando il Papa si è insediatoha detto chiaramente che nel Creato vi è“l’Uomo”.In effetti su questo punto riteniamo oppor-tuno osservare che la Bibbia inizia con lacreazione ……

”1In principio Dio creò il cielo e la terra …Dio disse: «La terra produca germogli,erbe che producono seme e alberi dafrutto, che fanno sulla terra frutto con ilseme, ciascuno secondo la propria spe-cie»…«Le acque brulichino di esseri viventie uccelli volino sopra la terra, davanti al fir-mamento del cielo»…27

…E Dio creò l'uomo a sua immagine;a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò.”

Se, quindi, tutto è opera di Dio, come

possiamo non amare e rispettare l’operadel Creatore? Siamo obbligati alla contem-plazione ed alla custodia dei beni delCreato. La novità, quindi, non sta nel mes-saggio, ma nel modo in cui esso è statoordinato ed indirizzato a tutti noi. L’enci-clica usa un linguaggio di massima chia-rezza, potremmo definirlo un esempioanche dal punto di vista giornalistico: una

semplificazione del linguaggio che aiuta acomprendere meglio il messaggio: “biso-gna cambiare rotta”, l’uomo deve prestocambiare le proprie abitudini se vuole dav-vero garantire la sopravvivenza della spe-cie. Il testo è anche un esempio di frasi adeffetto. Non slogan ma tracce di studio edi approfondimento.A chi si rivolge il documento? A tutti, nona caso il Papa ha presentato l’Enciclica in-sieme al Patriarca Bartolomeo. Non si ri-volge, quindi, solo ai cattolici ma a tuttele persone di buona volontà.Perché l’Enciclica è stata scritta ora? Basta

leggere il presente: le catastrofi ambien-tali, l’inquinamento dell’aria,l’inquina-mento delle falde acquifere,l’inquinamento acustico, frane, alluvioni,siccità, l’estinzione delle specie… po-tremmo continuare!

Guardiamoci intorno: tutto il territorio èpieno di colate di cemento, gli alvei deifiumi sono invasi da opere edilizie, il verdeè ridotto ad aree minime nel contesto ur-bano. Case ovunque sparse senza alcuncriterio: la verità è che in Italia l’Urbanisticaè, a mio avviso, una scienza astratta. IGreci ci avevano insegnato che quandouna città diventava grande non si costruivanelle periferie, ma si formava una nuovacittà con tutti i Servizi collegati. Oggi ab-biamo smarrito il senso delle conquistestoriche delle antiche civiltà e lo abbiamofatto in nome del profitto. La speculazioneedilizia e la produzione ad ogni costo di-struggono l’Ambiente e sono presagio dicatastrofi: alluvioni, frane, scioglimento deighiacciai, innalzamento delle tempera-ture…

Il Papa ci invita a recuperare il rapportocon il territorio, a guardare con stupore erispetto le meraviglie del Creato. In questodocumento si parla di Casa, come luogodell’abitare. La casa è da sempre il luogo-rifugio dell’uomo, è il luogo dove trascor-riamo ore e ore della nostra giornata, doveabbiamo massima cura di ogni cosa per-ché sappiamo che la Casa appartiene a noie alle persone più care. Spesso accade checi convinciamo che le catastrofi ed i pro-blemi del pianeta non ci interessano, sonolontani da noi, che siano addirittura inevi-tabili, magari che il “nostro” piccolo mondofunziona bene e ciò che accade ad altri nonci riguarda. Ma, se la nostra casa avesseconfini più ampi, confini che coincidonocon l’intero pianeta, allora tutto ciò che ac-cade ovunque ci interesserebbe diretta-mente. L’inquinamento delle foresteamazzoniche ha effetti sull’intero eco-si-stema, così come tracce del buco nel-l’ozono sono state riscontrate anche al PoloNord. L’Uomo (inteso come specieumana), talvolta, si comporta con prepo-tenza perché è convinto di poter dominareil pianeta, di disporre a proprio piacimentodi ogni risorsa, tutto ciò è possibile ma solofino “ad esaurimento delle scorte” e permolte delle risorse il punto critico è statogià raggiunto.Sono i mali che affliggono la società dei

consumi, dove si esaspera il confine chedetermina disuguaglianze sociali. PapaFrancesco invita tutti ad uno stile di so-brietà, e lo fa utilizzando una frase: “Ilmeno è il più” (less is more).

fine prima parte

Sicilia-18 Settembre 2015 (Auditorium di FURCI) - Intervento sull’ENCICLICA “Laudato si’”

A cura di Mario Barbarisi - Consigliere Nazionale Fisc e Consigliere di GREENACCORD-

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26 Settembre 2015AttualitàilPonte

Settembre: per chi opera nei settimanalicattolici, questo mese di fine estate si ac-compagna all’esperienza del seminario diaggiornamento professionale pensato damonsignor Alfio Inserra, e a lui dedi-cato dopo la sua scomparsa, avvenuta nel2011. Tre giorni d’incontri (17-19 settem-bre) ricchi di spunti, che permettono a chiproviene dalle altre Regioni d’Italia di ap-prezzare scorci di Sicilia spesso scono-sciuti, oltre alla proverbiale accoglienza delpopolo isolano. Anche l’edizione 2015 -ospitata dalla diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, guidata dall’arcive-scovo Calogero La Piana - ha rivelato unapiena adesione ai desideri del suo fonda-tore.Raccontare il territorio. Sul solco del con-vegno nazionale Fisc (Federazione italianasettimanali cattolici) tenutosi ad aprile aL’Aquila, il XXIV seminario di aggiorna-mento professionale - organizzato dalladelegazione siciliana della Fisc, guidata daGiuseppe Vecchio, in collaborazione con ilperiodico della diocesi messinese “La Scin-tilla” diretto da monsignor Giò Tavilla, l’UcsiSicilia e l’Ordine dei giornalisti, che lo haaccreditato per la formazione professionale- ha affrontato il tema “Raccontare il terri-torio”. I periodici cattolici lo fanno da sem-pre in prima persona, perché vivono astretto contatto con le comunità locali epossono “dare voce alle storie che altri-menti non diventerebbero notizia”, perusare un’espressione del presidente na-zionale Fisc, Francesco Zanotti. La ri-duzione dei contributi all’editoria el’iniziativa di Poste italiane che dal 1° otto-bre intende consegnare la corrispondenzaa giorni alterni nei piccoli Comuni pongono,però, seriamente a rischio la sopravvi-venza dei giornali del territorio. Per dire noal piano delle Poste la Federazione dei set-timanali ha anche lanciato un hashtag#nopianoposte. Un’altra questione spinosa

riguarda la necessità di adeguarsi allenuove tecnologie e integrare l’informa-zione cartacea con quella on line e con unutilizzo virtuoso dei social network: lohanno ricordato nei loro interventi il diret-tore editoriale de “La Gazzetta del Sud”,Lino Morgante, il docente dell’Universitàdi Messina, Francesco Pira, e monsi-gnor Antonino Raspanti, vescovo diAcireale e presidente della Commissione

episcopale per le comunicazioni socialidella Cei, che ha spiegato come la Chiesaitaliana sta utilizzando le nuove tecnologiein vista dell’ormai prossimo Convegno ec-clesiale nazionale (Firenze, 9-13 novembre2015).Non spegnere i riflettori. Rifacendosi al-l’esortazione di Papa Francesco a dirigersiverso le periferie esistenziali, il seminarioFisc ha voluto raccontare il territorio par-tendo dall’uomo che lo abita, e spesso pur-troppo lo deturpa. Da qui la toccantetestimonianza di don Vincenzo D’Arrigo,vicario foraneo e parroco di Scaletta Zan-clea (Messina), che ha descritto la tragicaalluvione del 2009 e le continue difficoltà

che ancora oggi la sua comunità si trovaad affrontare (nei suoi confronti, i delegatiFisc hanno redatto un documento di soli-darietà e preso un impegno a non spe-gnere i riflettori sulla vicenda). Di grandeattualità, quindi, l’esortazione di MarioBarbarisi, consigliere nazionale Fisc eincaricato da Greenaccord alla tratta-zione dell’enciclica “Laudato si’”, a “infor-mare in maniera più approfondita i lettorisui temi ambientali”. La tutela del creato,“Casa comune” di tutti noi, può essere unesempio di quelle “buone notizie” di cuitanto si è parlato nel corso del seminario:il direttore della Tgr Rai, Vincenzo Mor-gante, ha chiesto di “sdoganarle”, cosìcome il consulente ecclesiastico del-l’Ucsi Sicilia, don Paolo Buttiglieri, cheha richiamato la missione della Chiesa dicomunicare, appunto, la “buona novella”.No alla disinformazione. Gisella Cicciò,consigliera dell’Ordine dei giornalistidi Sicilia, si è soffermata sull’importanzadi “fare corretta informazione” in occasionedi disastri come quello di Scaletta, “verifi-cando con estrema attenzione le fonti”. Ri-chiami deontologici che risultano distringente attualità se pensiamo ai mi-granti che bussano alle nostre porte, su cuisi sono soffermati monsignor GiancarloPerego, direttore generale della Fon-dazione Migrantes, e il fotoreporterdella Reuters, Antonio Parrinello, chehanno messo in guardia dai pericoli delladisinformazione, da cui deriva a cascata ladistorta percezione del fenomeno migra-torio da parte dei cittadini. I giornali locali- che per Santi Di Bella, ricercatore pressol’Università degli studi di Palermo, “contri-buiscono a tenere viva la memoria collet-tiva delle comunità” - possono davverofare la differenza, purché “rendano acutolo sguardo sulle mille storie delle propriecittà”, come ha raccomandato il capore-dattore del quotidiano “La Sicilia” Giu-seppe Di Fazio. Un auspicio ancor piùsentito per i settimanali cattolici, che am-biscono a “diventare soggetti attivi di par-tecipazione e luoghi di autoidentificazionedelle proprie comunità”, secondo il pen-siero di don Giorgio Zucchelli, direttoredel settimanale “Nuovo Torrazzo”(Crema). Ad amplificare la loro vocepensa come sempre l’agenzia Sir, presenteal seminario messinese con il presidentedel suo Consiglio d’amministrazione,monsignor Vincenzo Rini, e con ilcaporedattore Vincenzo Corrado,che ha presentato il nuovo sito inter-net presto on line.

Graziella Nicolosi

DARE vOCE A STORIE ChE NON FANNO NOTIzIA Dal 17 al 19 settembre si è tenuto in Sicilia il XXIV seminario di aggiornamento "Monsignor AlfioInserra" per gli operatori delle testate Fisc, aperto a tutti i giornalisti e accreditato per la forma-zione professionale. Tre giornate intense, ricche di spunti di riflessione sui tanti problemi con cui"le periferie" si confrontano ogni giorno. L'hashtag #nopianoposte per dire no alla consegna agiorni alterni. L'impegno a "sdoganare" le "buone notizie", facendo "corretta informazione"

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4 26 Settembre 2015 ilPonteAttualità

Quanto è importante dare voce al territo-rio? E che ruolo ha il giornale di imposta-zione cattolica in questo contesto? Dalconvegno “Raccontare il territorio…” dellaFISC (Federazione Italiana SettimanaliCattolici) emerge il fatto che l’informazionedebba essere un fattore determinantedella vita sociale, poiché serve a dare con-sapevolezza del potenziale altrimenti ine-spresso della collettività. Il giornale èquindi uno strumento di avanguardia, poi-ché appunto riesce ad introdursi nel reale,ma riesce anche a dare rilievo a quelli chesembrano particolari senza importanza.Inoltre, il Santo Padre raccomanda di as-sumersi le proprie responsabilità, appellorivolto sicuramente anche alla Stampa,che deve impegnarsi a mettere in luce laverità sulle problematiche urbanistiche eambientali del territorio e proporre il ripri-stino delle condizioni ottimali, senza maisoffermarsi a constatare inerme il degradoe la paura che impediscono all’uomo direalizzare opere o ricostruire sulle macerie.Papa Francesco, nell’enciclica “Laudato Si’”,in cui affronta i più grandi temi ambientalidel nostro pianeta, fa appello a tutti noi af-finché possiamo avere abbastanza corag-gio da capire che queste problematiche ele loro conseguenze possono fortementeincidere sul nostro presente e potrebberocondizionare anche il nostro futuro; do-vremmo anche essere preparati in mododa non essere colti di sorpresa e non es-sere costretti ad agire quando stretta-mente necessario, come quando “siprendono misure solo quando si sono pro-dotti effetti irreversibili”. E sono proprioquesti i propositi dell’Associazione Gree-naccord, che nasce per consentire la sal-vaguardia della coscienza ecologica inognuno di noi e che, appunto, trae ispira-zione dalle parole di San Giovanni Paolo II:“i cristiani non possono tenersi in dispartedi fronte alle prospettive di un dissestoecologico”. Per mettere in atto le giuste

precauzioni sul territorio “custodendolocome casa della famiglia umana” è impor-tante riscoprire la dimensione pratica checi consenta di renderlo piacevole da vivere.L’enciclica comincia con l’elogio al creato diSan Francesco d’Assisi in cui egli lodava labellezza e la varietà della Natura: <<Lau-dato si’, mi’ Signore, per sora nostra matreTerra, la quale ne sustenta et governa>>.

Un inizio tanto glorioso però si trasformapresto in un incolmabile degrado a cuil’uomo non sa come mettere fine: siamoinfatti in presenza di un territorio deva-stato, afflitto da quella che sembra unagrave malattia, quella che il Santo Padrechiama “la cultura dello scarto”. Preso dallafrenesia di accumulare, dalle potenzialitàofferte dalle nuove tecnologie, l’uomo haperso il controllo e ora ha bisogno di indi-viduare percorsi nuovi per un corretto uti-lizzo delle risorse del pianeta e per poterristabilire quell’equilibrio che rendeva il ter-ritorio intorno a sé uno spazio adatto edaccogliente per “abitare e costruire la co-munità cristiana”. Di qui, il referente na-

zionale di Greenaccord, il nostro direttoreMario Barbarisi, ha affrontato un’impor-tante questione e sottolinea le ripercus-sioni nel nostro vivere quotidiano di unagire concreto. Nello specifico, il relatoreha messo in evidenza il fatto che l’Enciclicariprende un tema già noto nelle SacreScritture: la natura, si vede per la primavolta nell’Eden. Non è un caso, anzi unostimolo a riflettere sul fatto che “da sem-pre la Chiesa parla di ambiente e territorio”e sul fatto che il nostro impegno umanosta anche nel trovare progetti nuovi e con-sentirne l’applicazione. Bisogna ritrovarequel legame con la natura, la cui perditaha consentito all’indifferenza di salire al po-tere ed instaurare con il nostro territorioun rapporto di soli profitto e interessi. Laproposta effettiva, invece, del convegnosvoltosi nella realtà piena di potenziale diFurci Siculo, ha insistito largamente sull’in-tervento mediatico nel territorio ed è riu-scita a dare indicazioni riguardo i servizipratici da offrire alla nostra comunità. Inol-tre, è doveroso citare anche Don GiorgioZucchelli che, ricco della sua esperienza didirettore, ha condiviso la sua opinione sul

giornale come luogo di auto-identificazionee luogo di incontro, ma anche come unmezzo capace di “conoscere e raccontarela comunità”. Altro elemento importanteemerso dal dibattito è il compito dell’uomo,inserito nella comunità, che dovrebbe farsicarico di un compito molto rilevante, ov-vero quello di riconoscere la famiglia comevalore supremo e come istituzione più im-portante della nostra società. Quest’ul-tima, assumendo una centralitàindispensabile nel sociale, rappresenta lasola in grado di darci le basi dell’educa-zione e della coscienza civile e di renderciresponsabili verso il nostro ambiente.

Francesca Tecce

La Chiesa da sempre parla di “Raccontare il territorio…”

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526 Settembre 2015AttualitàilPonte

Sul versante orientale della Trinacria,schermato dai colli, si trova un piccoloborgo che ci regala un panorama sugge-stivo mentre conserva piccoli frammenti diuna storia immersa nel verde, come di-chiara il suo stesso nome che si riferiscealle diffuse piante del sambuco, il suo sim-bolo nello stemma medioevale. Lasciatanel dimenticatoio per circa cento anni, me-ritò di essere ricordata nelle sue caratteri-stiche più belle: “ma intorno qualesplendido paesaggio!!! Il verde degli alberie dell’erba, che da ogni parte si arrampicaa soffocare il paese, a mimetizzarlo, ad as-sorbirlo, quasi che la natura paziente-mente, tenacemente, avesse assediato ibastioni, le case e le chiese di Savoca […]”. Così, Leonardo Sciascia dipingeva i con-torni e le sfumature di questo piccoloborgo siciliano, tutto arroccato su un collea godere della vista del mare. E fin lassù,tra il verde e un sali-scendi di stradine, siarrampicarono molte delle più famose ci-viltà e nessuno si sentì, se non costrettodagli eventi a rinunciare alla calma del bor-ghetto: né i Romani, né i Bizantini, né gliArabi, né la comunità ebraica– che vi ri-mase finché nel 1492 venne emanatol'editto di espulsione da Ferdinando IId'Aragona, e nonostante la brevità dellapermanenza, questa presenza lasciò evi-denti tracce di spiritualità, con una sina-goga di cui rimangono i ruderi. Similmentei Normanni, avendola conquistata nel XIIsecolo le ridiedero prestigio e splendore efavorirono un notevole sviluppo politico-re-ligioso e architettonico –la arricchirono dipalazzi e la cinsero con un'ampia cinta mu-raria in pietra arenaria originariamente do-tata di due porte, di cui rimane ancoraimponente un arco a sesto acuto che lasciaintravedere il varco su una ripida scalinatascolpita nella roccia. La porta, simbolo deibei tempi induce a pensare ad uno stranocaso di anaciclosi – quella teoria dei grandistorici come Erodoto e Polibio che vedevai regimi politici seguire un percorso ciclicosorgendo indisturbati e poi precipitando apicco mentre lasciavano spazio nel loro di-

sgregarsi, al comparire di un nuovo e piùflorido regime. Lo stesso, avviene in que-sto caso per le civiltà: la debolezza dellaprecedente consentiva l’affermazione dellaventura. Questo continuo tentativo di ri-nascita si consumò finché nel XIX secolo,gli abitanti, non riuscendo più a trarre pro-fitto dalla loro terra, spopolarono verso legrandi città. Perciò tristemente costretti adabbandonare le proprie origini, si disfecerodel loro passato idealmente, estirpando lacaratteristica vitalità del borgo e material-mente vendendo finanche le statue delleloro chiese. Questa circostanza, che po-

trebbe sembrare di poco valore, in realtàconsentì ai Savocesi di perdere la loroidentità: ne è un esempio la Chiesa di SanNicolò, risalente al XIII secolo, che sembraquasi voler dominare la sottostante val-lata, ma che ricorda solo vagamente la suaricchezza e i suoi affreschi in stile bizantino,mentre si riconosce ormai nel nome diSanta Lucia, una cui statua venne lì collo-cata. Intanto, interiormente questa chiesasfoggia marmi policromi riccamente lavo-rati con eleganti motivi del periodo Ba-rocco. Un altro spaccato di Storia ce loracconta la Chiesa Madre, dedicata a"Santa Maria in Cielo Assunta", che rico-nosciuta come un importante simbolo diSavoca meritò nel corso dei secoli svariatirestauri, come attestano anche le linee dei

"tre martelli" impresse sull’architrave, a ri-cordare lo stemma del casato dei Trimar-chi. Ma questa famiglia, dopo essersicurata a lungo di questo monumento, volleessere custodita anche nella morte, giùnella cripta della chiesa. Lì nel putridarium,infatti, si procedeva alla mummificazionedelle salme di coloro che appartenevanoalla potente e facoltosa aristocrazia savo-cese. I corpi che sarebbero diventati og-getto di culto, venivano rivestiti deicostumi tradizionali e accompagnati allacerimonia funebre da tetri incamiciati cheportavano a spalla bracieri ardenti, dalledonne piangenti e dal corteo dolente, poinei sotterranei dei Cappuccini le mummietrovavano la loro definitiva collocazione.Ancora oggi scendendo per una botola delconvento, si possono ammirare i locali adi-biti a questa pratica fino al 1876. Ciò fupossibile perché in questo lasso di tempo ifrati rappresentarono il punto di riferi-mento per la formazione umanistica,scientifica e giuridica di quei pochi privile-giati che godevano della possibilità di stu-diare. Si ricordi che però alla fine del XIXsecolo queste tradizioni e straordinarie po-tenzialità del borgo vennero meno e svuo-tate del clima accogliente che avrebberoriconquistato solo alla caduta del regimefascista. Savoca restò racchiusa in una pa-rentesi buia, rinata solo con la liberazionedal regime venne riscoperta dal turismo epoi, nel ‘71, dal regista americano FrancisFord Coppola, come la più adatta – per lesuggestioni artistiche e storiche- a cattu-rare alcune scene del celebre film 'Il Pa-drino'. Un fortunato copione e variespedienti permisero di mostrare ad unpubblico accorto anche la Chiesa di SantaLucia e il palazzo Trimarchi ormai notocome “Bar Vitelli”. Quale fu la magia cheaveva rapito il regista? Una magia nuova,riscoperta da poco più di mezzo secolo,che accompagna il visitatore per le stra-dine medievali lastricate, ricavate nellafolta vegetazione mediterranea, lo porta arespirare la quiete della vallata intorno, os-servare i palazzi decadenti d’inizio Nove-cento, le cui ampie vetrate riflettono la lucecalda degli ordinati lampioni in ferro cheraccontano un altro pezzetto di storia esentire solo il silenzio dei monti. Il motivoper cui quelle scene del Padrino sono rea-listiche è che Savoca ci permette di scen-dere in una realtà a noi sconosciuta chevive di un’altra epoca, proprio come se iltempo si fosse fermato a contemplarequesto tesoro che gloriose civiltà hannocostruito nel corso dei secoli.

Francesca Tecce

Savoca: un salto nel passato…Leonardo Sciascia dipingeva i contorni e le sfumature di questo piccoloborgo siciliano, tutto arroccato su un colle a godere della vista del mare

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6 26 Settembre 2015 ilPontePolitica

L’ex direttore generaleTIM, Mauro Santinelli,è in pensione da diecianni: in base alle leggi vi-genti nel tempo, percepi-sce una pensione di

91.473 euro lordi mensili.Rispetto ai contributi versati negli ul-timi sei anni di carriera, fino al 31 di-cembre 2005, il Santinelli haguadagnato oltre 23 milioni di eurolordi, versandone per contributi 7milioni di euro e mezzo, che allafine del 2012 li aveva già recupe-rati. Se esaminiamo attentamente la situa-zione, riscontriamo che il vitalizio deldirigente della Tim Mauro Santinelli,se fosse basato sui contributi versati,non sarebbe oggi di 91 mila eurolordi mensili, ma di 37 mila eurolordi mensili, l’equivalente di 107pensioni minime. Si è parlato di un ri-calcolo delle pensioni. A tal proposito ilpresidente dell’Inps Tito Boeri ha di-chiarato: “Un ricalcolo delle pen-sioni (a parte la difficoltà diconteggiare una miriade di casi) con lariduzione secca e brutale dei vitalizi piùalti, è di fatto impossibile. Di più,quella riduzione forse vendicherebbecerte ingiustizie, ma sarebbe a suavolta ingiusta e potrebbe perfino, di-cono i tecnici, avere effetti negativisull’insieme. Probabilmente si finirà conuna revisione a scaglioni progressivi.Più dura per chi riceve moltissimo, piùdi quanto aveva versato, più morbidaper i vitalizi meno scandalosi e offensivinei confronti di chi fatica ad arrivare afine mese…”.

[email protected]

In Italia c’è anche un pensionatod’oro. Il record di 91mila euromensili è dell’ex direttore gene-

rale TIM, Mauro Santinelli

UNA DOMANDA BIRIChINAOgni settimana, un caro amico migira, a mezzo mail, il commento diPaolo Curtaz al Vangelo della Dome-nica. Questa volta, gli sono partico-larmente grato perché quellariflessione ha colpito la mia immagi-nazione e mi ha offerto lo spunto perla solita nota.

“Di che cosa stavate discutendoper la strada?” (Mc 9,30-37).

Scrive Curtaz: “sarebbe interessante se Gesù en-trasse gentilmente in una delle nostre riunioni pa-storali di inizio anno e ci ponesse questadomanda birichina. Già: di che cosa parliamolungo la strada che ci porta verso il Regno? Dicome annunciarlo meglio? Di come crescere in co-munione? Di come portare la speranza nella no-stra Italia sconfortata e rassegnata? Di comemanifestare la gioia che, pur nella fatica, speri-mentiamo frequentando il Signore?Dovremmoammettere con imbarazzo che durante le nostreriunioni si parla di tutt’altro. Di cose necessarie,certo, ma che parliamo poco del Regno”.Riflessioni simili le avevo fatte, qualche giornoprima, con un amico che mi invitava a valutare ilsilenzio (e l’inerzia) assordante di tanti cattolici chepure sono, quotidianamente, impegnati in gruppi,movimenti, associazioni e quant’altro sulle que-stioni più importanti del nostro Paese.Sembra lo stesso atteggiamento dei dodici, (“sco-perti” mentre parlano del “potere”: chi di lorofosse il più grande), assolutamente disattenti almessaggio che viene da Cristo (“che aveva ap-pena detto loro di essere disposto a morire, di an-dare fino in fondo pur di non tradire il vero voltodel Padre”).Qualcosa di simile succede rispetto agli insegna-menti ed al Magistero che, costantemente, PapaFrancesco propone ai cattolici di tutto il mondo conle sue encicliche, le esortazioni apostoliche, i mes-saggi ed i discorsi pubblici ed, infine, le omelie diSanta Marta. Le sollecitazioni sono chiare, univo-che e facilmente comprensibili: eppure, quantadifficoltà ad accettarle e ad attuarle! La dolce e confortante gioia di evangelizzare(sapendo, come dice il Papa, che “la vita si rafforzadonandola e s’indebolisce nell’isolamento e nel-l’agio”) portando a tutti lo stesso identico messag-gio (il Dio che ha manifestato il suo amore inCristo, morto e risorto … lo stesso Dio che rende isuoi fedeli sempre nuovi, quantunque siano an-ziani,”riacquistano forza mettono ali come aquile,corrono senza affannarsi, camminano senza stan-carsi” Is 40,31) (Ev.G. n.11).Una Chiesa in uscita e con le porte aperte:una Chiesa missionaria, “non ossessionata dallatrasmissione disarticolata di una moltitudine didottrine da imporre con forza … ma una Chiesaaccidentata, ferita, sporca per essere uscita per lestrade piuttosto che una Chiesa malata perla chiusura e la comodità di aggrapparsi alleproprie sicurezze” (Ev.G. nn. 46, 49).Una Chiesa Misericordiosa: consapevole, cioè,che “la Misericordia è la più grande di tutte levirtù” perché “spetta ad essa donare ad altri quelloche più conta, sollevare le miserie altrui”. Una ca-pacità, spiega il Santo Padre, che è propria di chi“è superiore”: perciò si dice che “è proprio di Diousare misericordia ed in questo si manifesta la suaonnipotenza” (Ev.G. n.37).Ora, rispetto alla semplicità di questi insegna-menti, mi chiedo: il rischio più grande non è,forse, quello di farsi prendere dallo sconfortoper la nostra comprovata incapacità a seguire,anche solo in minima parte, le indicazioni di

Papa Bergoglio? E quanto alle nostre realtà associative: cosa do-vremmo fare ogni volta che facciamo una propo-sta, immaginiamo un’iniziativa o lanciamo un’ideae ritroviamo i soliti rosiconi, i bastian contrari,quelli che sono pronti a vedere tutti gli aspetti ne-gativi della cosa, i fallimenti dietro l’angolo o le dif-ficoltà insormontabili che ci aspettano? Possiamocondannarci all’inerzia totale, fermandoci ad os-servare gli altri, a segnalarne gli errori ed a criti-carne le scelte o ad emettere patenti diinefficienza e di inadeguatezza? Non è questo (insieme all’altro, ancora piùnegativo, dell’”isolamento” nelle sagrestie edell’auto-consolazione per la nostra “diver-sità”) il peggiore peccato che, come catto-lici, possiamo permetterci rispetto al mondoche cambia proponendoci, ogni giorno, si-tuazioni e vicende drammatiche che neces-sitano, invece, risposte efficaci ecomportamenti consequenziali? Ovunque: in politica, nella società, nei luoghi dilavoro o nelle nostre famiglie, nei gruppi ed asso-ciazioni che frequentiamo (con la speranza di “sal-varci” l’anima) o con gli amici e le persone cheincontriamo. Ovunque: perché non c’è situazionealla quale possiamo sentirci “estranei” e non c’èvicenda che possa vederci fermi ed imbalsamati,come “mummie da museo”! E’ ancora Papa Francesco che ci aiuta sulla stradadella Verità, quando ci parla della “mondanitàspirituale: una tremenda corruzione con ap-parenza di bene”! Il più grande rischio per lenostre comunità, per ognuno di noi: quello di chi“guarda dall’alto e da lontano, rifiuta la profeziadei fratelli, squalifica chi gli pone domande, fa ri-saltare continuamente gli errori degli altri ed è os-sessionato dall’apparenza”.Non dovremmo mai stancarci di discutere edi riflettere di queste cose, di queste nostreinadempienze, di questi nostri limiti : nonper scoraggiarci ma per trovare le ragioni diun impegno rinnovato al servizio degli altri,dei poveri e degli emarginati prima di tutti! Mi consola, perciò, la riflessione centrale del com-mento di Curtaz, che mi piace proporre all’atten-zione dei lettori: “gli apostoli “Principi dellaChiesa”? No, miseri peccatori, miseri e meschini,come me, come voi. Che ce ne saremmo fatti displendidi discepoli? Cosa avremmo capito, noi di-scepoli, dalle loro vite perfette? Nelle loro fragilitàscopriamo le nostre, nelle loro piccole miserie ri-specchiamo le nostre e ne proviamo vergogna. AlRabbì dobbiamo guardare, non a noi, non alle no-stre rivendicazioni ecclesiali, al nostro metterci aconfronto per individuare chi abbia il carisma piùefficace. La Chiesa non è la comunità dei per-fetti ma dei perdonati. Gli apostoli pagherannoa caro prezzo la loro supponenza: davanti alloscandalo della croce e davanti alla loropaura ritroveranno l’autenticità del lorocuore e diventeranno – finalmente – capacidi amare”! Che belle provocazioni … !!

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SPRECOPOLI

AlfonsoSantoli

MicheleCriscuoli

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726 Settembre 2015FiscoilPonte

Anche se in tempi meno veloci rispetto aquelli annunciati, il Governo sta comple-tando l’attuazione della delega sulla ri-forma fiscale (legge n. 23/2014).Infatti nel mese scorso sono stati pubbli-cati sulla Gazzetta Ufficiale n. 190 del 18agosto, con entrata in vigore il 2 settem-bre, altri due decreti delegati: il Dlgs127/20125 sulla fatturazione elettronicaed il Dlgs 128/2015 sulla certezza del di-ritto nei reciproci rapporti tra fisco e con-tribuenti; un terzo (c.d.“internazionalizzazione”, finalizzato a favorire lacrescita delle imprese sui mercati internazionalee a dettare regole più semplici e trasparenti pergli investitori esteri) ha ricevuto l’OK definitivo il6 agosto ed è in attesa di essere pubblicato inGazzetta.I tre nuovi decreti legislativi vanno ad ag-giungersi ai tre emanati nei mesi prece-denti: semplificazione fiscali esperimentazione della dichiarazione pre-compilata (Dlgs 175/2014), tassazionedei tabacchi (Dlgs 188/2014), composi-zione, attribuzioni e funzionamento dellecommissioni censuarie per la riforma delcatasto (Dlgs 198/2014).Proprio a quest’ultimo proposito, va ricordatoche il Consiglio dei Ministri del 26 giugno, in di-rittura di arrivo (il giorno dopo scadeva il termineper l’emanazione dei decreti delegati), ha stral-ciato dal pacchetto conclusivo dei decreti da va-rare il provvedimento riguardante i nuovi criteriper calcolare le nuove rendite: in pratica l’attua-zione della riforma del catasto è stata rinviata adopo l’introduzione della “local tax”, la nuova im-posta comunale sugli immobili che dovrebbe ve-dere la luce con la prossima legge di stabilità,prendendo il posto di IMU e TASI. Questo per-ché, dalle simulazioni effettuate sul testo predi-sposto, veniva fuori un consistente incrementodelle rendite catastali, con conseguente impos-sibilità a rispettare il principio dell’invarianza digettito imposta dalla legge delega.In quella stessa seduta, il Governo hamesso in campo anche gli ultimi cinquedecreti attuativi della riforma fiscale. Que-sti i contenuti: - semplificazione e razionalizzazione dellenorme in materia di riscossione;- riordino delle agenzie fiscali;- riforma del sistema sanzionatorio penaleed amministrativo;- stima e monitoraggio dell’evasione fi-scale e monitoraggio e riordino delle di-sposizioni in materia di erosione fiscale;- contenzioso ed interpello.Tali provvedimenti, come richiesto dall’iter perla loro approvazione, hanno già affrontato unprimo passaggio parlamentare per l’acquisizionedel parere delle competenti Commissioni. Toc-cherà, poi, al Governo recepire o meno le os-servazione ricevute: in caso di non completaaccettazione dei rilievi, i provvedimenti torne-ranno in Parlamento per un secondo giro di va-lutazioni, al termine del quale il Consiglio deiMinistri licenzierà il testo definitivo.

PIÙ FACILE QUALIFICARE L’ABUSO DEL DIRITTO

L’art. 1 del citato decreto legislativo128/2015 prova a risolvere una questioneche fino ad oggi, caratterizzata da forticontrasti interpretativi e da un altalenanteorientamento della Cassazione, è stata so-

vente causa di contenzioso tra contri-buenti ed Amministrazione Finanziaria.Infatti, introducendo un nuovo articolo 10-bisnella legge 212/2000 (“Statuto dei diritti delcontribuente”) si fornisce la definizione di “abusodel diritto”, allo scopo di individuare con relativafacilità le casistiche in cui si configura tale viola-zione.Dal primo giorno del mese successivo alladata di entrata in vigore del decreto, cioèdal prossimo 1° ottobre (il principio, tut-tavia, si applica anche alle operazioni pre-cedenti per le quali non sia ancora statonotificato l’atto impositivo), si ha abusodel diritto quando il contribuente compieuna o più operazioni prive di sostanza eco-nomica che, pur rispettando le norme tri-butarie, danno luogo a vantaggi fiscaliindebiti.Le operazioni si considerano prive di sostanzaeconomica se non sono idonee a produrre effettisignificativi diversi dai vantaggi fiscali (ad esem-pio, lo sviluppo dell’attività o la creazione di postidi lavoro); inoltre, si considerano indebitamenteconseguiti i benefici, anche non immediati, rea-lizzati in contrasto con le finalità delle norme fi-scali o con i principi dell’ordinamento tributario.Invece, il Fisco non potrà qualificare “abusive”le operazioni giustificate da valide ragioni extra-fiscali non marginali (di tipo organizzativo, ge-stionale) finalizzate al miglioramento strutturaleo funzionale dell’impresa o dell’attività profes-sionale del contribuente.In caso di dubbio, il contribuente può chie-dere all’Agenzia delle Entrate se l’opera-zione che sta per intraprendere (o che haintrapreso) costituisce abuso del diritto. Atal proposito l’interpello va presentatoprima che scada il termine per la presen-tazione della dichiarazione dei redditi oper l’assolvimento di altri adempimenticonnessi alla fattispecie cui si riferiscel’istanza.Prima di contestare, con apposito atto, l’abusodel diritto, l’Ufficio fiscale competente, a pena dinullità, deve istaurare un preventivo contraddit-torio con il contribuente, richiedendogli chiari-menti da fornire entro 60 giorni. L’eventualesuccessivo avviso di accertamento deve speci-ficare, sempre a pena di nullità, i motivi in or-dine alla presunta condotta abusiva, alle normeo ai principi elusi, agli indebiti vantaggi fiscalirealizzati, ai chiarimenti forniti dal contribuente.In pratica l’Amministrazione Finanziaria hal’onere della prova, nel caso in cui contesti unabuso del diritto mentre il contribuente, dal suocanto, deve dimostrare le “ragioni extrafiscalinon marginali” che hanno motivato l’operazione.L’articolo 2 del Dlgs 128 introduce, inoltre,una tutela per i contribuenti, prevedendoche, in presenza di un reato che ha riflessipenali, il raddoppio dei termini per l’accer-tamento scatta, soltanto, se l’Amministra-

zione Finanziaria invia la denuncia alle au-torità competenti nei termini ordinaridell’accertamento, ossia entro il 31 dicem-bre del quarto anno successivo in caso didichiarazione infedele ovvero entro il 31dicembre del quinto anno successivo incaso di dichiarazione omessa.Fino ad oggi, invece, se la contestazionedell’Ufficio costituiva una violazione checomportava l’obbligo di denuncia penale(art. 331 c.p.p.) per uno dei reati previstidal decreto legislativo 74/2000, i terminiper la notifica dell’accertamento raddop-piavano, attestandosi rispettivamente aotto o dieci anni.

FATTURAZIONE ELETTRONICA: INCENTIVI PER CHI LA SCEGLIE

L’altro decreto legislativo, il 127/2015, in-troduce norme per incentivare la fattura-zione elettronica fra privati e latrasmissione telematica dei corrispettivi,offrendo la riduzione degli adempimentiamministrativi e contabili. Tale norma sirivolge a tutti i soggetti passivi IVA che, adecorrere dal 1° gennaio 2017, potrannoscegliere (si ricorda che la fatturazioneelettronica è, invece, obbligatoria nei rap-porti con le pubbliche amministrazioni) diinviare telematicamente all’Agenzia delleEntrate i dati di tutte le fatture (ed even-tuali note di variazione), emesse e rice-vute, relative ad operazioni intercorse conaltri soggetti residenti in Italia.Per promuovere la fatturazione elettronica,l’Agenzia delle Entrate, già a partire dal 1° lugliodell’anno prossimo, renderà un servizio gratuitoper l’emissione, la trasmissione e la conserva-zione delle fatture in formato elettronico.Come anticipato, l’esercizio dell’opzioneper la fatturazione elettronica e la trasmis-sione dei dati comporterà una serie di al-lettanti agevolazioni: l’esonero dallacomunicazione delle operazioni rilevanti ai finiiva (c.d. “spesometro”), delle operazioni consoggetti residenti o domiciliati in Paesi a fiscalitàprivilegiata (c.d. “black list”), dei dati contenutinei contratti stipulati dalle società di leasing edegli operatori che svolgono attività di locazionee noleggio, delle autofatture relative agli acquistipresso operatori di San Marino; l’esonero dallapresentazione degli elenchi “Intrastat” per gliacquisti intracomunitari e per le prestazioni diservizi ricevute; la riduzione da quattro a treanni dei termini per l’accertamento; l’ammis-sione ai rimborsi Iva prioritari (entro tre mesidall’istanza).Gli stessi benefici spetteranno, altresì, agli eser-centi le attività di commercio al minuto o assi-milate, non tenuti all’emissione della fattura, cheopteranno, entro il 1° gennaio 2017, per la me-morizzazione elettronica e la trasmissione tele-matica dei corrispettivi giornalieri all’Agenziadelle Entrate. La trasmissione telematica deicorrispettivi, inoltre, consentirà di non emetterepiù lo scontrino o la ricevuta fiscale (fermo re-stando l’obbligo di rilasciare fattura, se richiestadal cliente) e di non compilare il registro dei cor-rispettivi.In entrambi i casi l’opzione avrà durataquinquennale e, se non revocata, si esten-derà di quinquennio in quinquennio.

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“A TU PER TU CON IL FISCO”a cura di Franco Iannaccone

RIFORMA FISCALE : LE NOvITÀ DI QUESTA ESTATEDALLA QUALIFICAZIONE DELL’ABUSO DEL DIRITTO ALLA FATTURAZIONE ELETTRONICA

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8 26 Settembre 2015 ilPonteMedicina

A Roma nel 325 d.C. l’impe-ratore Costantino con uneditto proibisce il tatuaggiosul volto dei cristiani, che cosìdimostravano la loro fede“marchiandosi” il viso. Ma ilmarchio era in voga da se-

coli, fin da quando gli schiavi portavanosulla fronte le iniziali del proprio padroneed anche da quando i gladiatori, soprat-tutto Traci e poi Britanni avevano il corpo“dipinto”.La storia del tatuaggio in realtà inizia an-cora prima perché Erodoto ci racconta deisoldati greci e persiani “segnati” in nomedell’imperatore di turno e poi ci sono te-stimonianza di almeno cinque secoli primadi Cristo sul corpo di alcune mummie ri-trovate in Asia Centrale. Nel Medio Evoerano i pellegrini a tatuarsi con simboli re-ligiosi dei santuari visitati. La religioneebraica vieta tutti i tatuaggi permanenti,come l’Islam, che però permette quellitemporanei fatti con il pigmento dellaLawsonia inermis (l’henna). Tornando alla Storia il tatuaggio scomparecon una decisione del Concilio di Nicea del787 dopo Cristo, grazie ad una bolla diPapa Adriano I. I tatuaggi “amorosi” e“religiosi” continuarono a sopravviverein…. clandestinità. I Crociati che andavanoa combattere in Terra Santa o i pellegriniin visita al Santo Sepolcro a Gerusalemmesi tatuavano i simboli cristiani in modoche, se aggrediti e spogliati di ogni bene,compresa la vita, potesse essere loro ga-rantita una sepoltura secondi i dettamidella religione cattolica.In Europa i tatuaggi “rientrano” nel 1700,con le prime esplorazioni oceaniche ed allafine del secolo successivo nelle classi ari-stocratiche d’Europa si diffonde l’uso di ta-tuarsi. Ricordiamo due grandi esempi:quello dello Zar russo Nicola II ed il Pre-mier inglese Winston Churchill, anche se

il nostro Cesare Lombroso, il grandissimocriminologo, diceva che il tatuaggio è ilsegno di personalità delinquenziale.La riscoperta del tatuaggio è recente: allafine degli anni sessanta del secolo scorso,con una diffusione iniziata tra i giovanihippy di San Francisco in particolare ed imotociclisti californiani in generale, è par-tita una conquista che riguarda non solotutte le fasce d’età, ma anche ogni tipo distrato sociale.Per quanto riguarda la tipologia, i tatuaggisono di tre tipi: il primo tipo (Henné) nonè permanente, ed è un semplice impastosulla pelle; il secondo è il cosiddetto “so-lare” perché è caratterizzato dall’applica-zione di una sostanza foto impermeabile;e quello “ad ago” universalmente ricono-sciuto che prevede l’uso di un ago, ap-punto, per introdurre l’inchiostro nellapelle.Oggi anche quelli definiti permanenti pos-sono essere rimossi con varie tecniche:dalla dermoabrasione alla crioterapia, dalpeeling chimico all’elettrodermografia (di-sgregazione dei pigmenti contenuti nellapelle). Esiste anche la possibilità di so-vrapporre al vecchio tatuaggio uno nuovodi zecca, ma più elaborato e più grande diquello precedente.E’ stata pubblicata in questi giorni perconto dell’Istituto Superiore di Sanità unaindagine epidemiologica che riguarda ilnostro Paese nei confronti dei tatuaggi esi è visto che ben sette milioni di personene sono “portatori”. Da questa retrospet-tiva viene fuori che il primo tatuaggio nonlo si fa in giovane età, in genere bisognaarrivare ai 25 anni, poi il maggior numerodi tatuaggi (30%) è appannaggio degliitaliani tra i 35 ed i 44 anni ed il 22% tra i25 ed i 34 anni. Al di sotto dei 18 anni lapercentuale è minore dell’8%.Non ci sono importanti differenze di per-centuali tra uomini (11,5%) e donne

(13,8%), ma dalle schede si è visto che ilsesso maschile predilige il farsi “dipingere”le braccia , le spalle e le gambe, mentre ilsesso femminile la schiena, i piedi e le ca-viglie.L’Istituto Superiore di Sanità ci informaanche che il 21,5% dei tatuati risiede alNord, il 31% possiede una laurea ed il63% ha un lavoro, con un 76% di per-sone che si sono rivolte ad un centro spe-cializzato (al 22% non è stato peròrichiesto l’autorizzazione a sostenere l’in-tervento con la firma del consenso infor-mato), ed un 13,4% a centri nonautorizzati. I centri estetici hanno rag-giunto il 9% degli interventi. I “tatuati”hanno riferito il 3,3% di complicanze oreazioni. Un dato, quest’ultimo, sicura-mente sottostimato rispetto a quelle chesono le prestazioni di pronto soccorso cheavvengono in maniera molto più consi-stente. Al di là, comunque, delle reazionitipo il dolore, la formazione di granulomi,l’ispessimento della pelle, reazioni allergi-che vere e proprie , infezioni locali conraccolte di pus (con notevole danno este-tico), quello che più conta è il rischio in-fettivo. Le malattie, per infezioni batteriche o vi-rali, cui si può andare incontro sono il te-tano, l’AIDS, l’epatite B e quella C, e leinfezioni cutanee da stafilococco. Oltre alleinfezioni sono da tenere in debito conto lecontroindicazioni quali le malattie dellapelle, i nevi e le lesioni pigmentate nel-l’area del tatuaggio, diabete, fotosensibi-lità, malattie immunosoppressive,gravidanza ed allattamento e tante altre. E’ vero che esiste il tatuaggio a scopo me-dico tipo la ricostruzione dell’areola e delcapezzolo dopo mastectomia, l’alopeciaareata, la vitiligine e tante altre situazioniin cui anche il Servizio Sanitario Nazionaleconsente l’assistenza specialistica ambu-latoriale.Quello che è veramente importante peròè che i tatuaggi siano effettuati in Centriautorizzati, dove anche gli inchiostri deb-bono essere controllati, per evitare l’uti-lizzo di quelli non consentiti. A propositodegli inchiostri, qualche anno fa negli StatiUniti d’America ci fu un allarme enormeperché quelli utilizzati in determinati centrierano a base di toluidina, un colorantedella famiglia dell’anilina, notissimo per lesue proprietà cancerogene. Questo signi-fica che, anche nel campo che sembra aprima vista banale del tatuaggio, si devenecessariamente fare in modo di aumen-tare gli standard di sicurezza.

Gianpaolo [email protected]

TATUAGGI PER SETTE MILIONI DI ITALIANI

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926 Settembre 2015MedicinailPonte

Già dalla preistoria l’uomo hatentato di tenere lontano gliinsetti bruciando alcunepiante aromatiche o dal forteodore, oppure tenendolenell’ambiente in cui viveva.

Nell’antico Egitto venivano applicate sullapelle sostanze dal forte odore comeprotezione contro le punture di insetti. I Romani usavano canfora, cipressi, bucciadi melograno e cannella. Nel XVII secolosi faceva uso di altri rimedi quali la canapae, più tardi, estratti vegetali quali aglio,olio di oliva e succo di pomodoro. All’inizio del XX secolo queste sostanzenaturali formavano la base perl’identificazione e l’utilizzo di olii essenzialicome repellenti naturali. Quindi si èpassati all’impiego di sostanze di sintesichimica, da adoperare frizionandole sullapelle o bruciandole in speciali fornellinielettrici.Ma le variazioni climatiche globali hanno,tra l’altro, indotto un aumento dell’umiditàe della temperatura che sta favorendo unaumento del numero degli insetti sia nellearee rurali che urbane.I temporali estivi di una volta, rari e dibreve durata, sono stati sostituiti daintensi temporali a frequenza giornalierache provocano la caduta di grandi quantitàd’acqua come generalmente fanno lepiogge tropicali. La pioggia tende araccogliersi in pozzanghere, pantani eacquitrini che favoriscono la riproduzionedelle zanzare e ormai non c’è più citronellao repellente che tenga, questi insetti nonscappano più. Le variazioni ambientali e illento smaltimento dei rifiuti hannoconsentito agli insetti di evolvere edutilizzare segnali olfattivi, visivi e termiciper dare la caccia alle loro prede preferite,gli uomini. In uno studio del CaliforniaInstitute of Technology, pubblicato onlinesu Current Biology, dimostra che èl’anidride carbonica la responsabiledell’attuale impossibilità a sfuggire allepunture di zanzara.Nello studio è stato utilizzato un tunnel delvento per comprendere come le zanzarecombinino le varie informazioni sensoriali.Nel tunnel venivano fatti entrare unanuvola d’insetti femmine, accoppiate eaffamate, seguendone i movimenti con

una telecamera e un software percomputer in 3D, utilizzando segnali chimicie fisici in successione, monitorando ilcomportamento degli insetti. I risultatihanno permesso di creare un modello dicome le zanzare individuino i propriobiettivi a varie distanze.Sembra che le zanzare siano attrattedall’odore del gas anidride carbonicaemessa con il respiro, anche da 50 metridi distanza. Poi si avvicinano, riuscendo avedere la preda a una distanza compresatra 5 e 15 metri. Da questa distanza,guidate dagli stimoli visivi, sono in gradodi rilevare il calore del corpo a meno di unmetro. Quindi si posano sulla pelle,pungono, mangiano e scappano primache compaia il prurito.Si spera che queste nuove informazionisul comportamento delle zanzare possanoaiutare le aziende a progettare migliorirepellenti e trappole per salvarci dallepunture tramite le quali le zanzare oltre alprurito possono provocare la trasmissionedella malaria e di alcune altre malattieinfettive.Per il momento è inutile non respirare perevitare a tutti i costi le punture. Comescrivono gli studiosi, infatti, “se anchefosse possibile trattenere il respiro atempo indefinito, ci sarebbe un altroumano vicino ad emettere anidridecarbonica e ad attirare le zanzare

abbastanza vicine da vederci. L’alternativaè rendersi invisibili o camuffarsi. Ma anchein questo caso potrebbero trovarcitracciando il calore rilasciato dal corpo”. Sei prodotti di sintesi chimica non sono piùmolto efficaci, lo stesso vale per i metodidella medicina alternativa, quali gli oliessenziali (citronella, lavanda, menta,cannella e rosmarino) che vanno diluitinella proporzione di 10 gocce in 50 ml diolio. In alternativa, si può tentare diadoperare come repellente l’odore acidodel limone applicato sulla cute scoperta,un metodo poco efficace e potenzialmenteirritante per la cute. Secondo alcunil’odore della cipolla tiene lontane lezanzare, perciò è utile tenere nella stanzain cui si soggiorna, mezza cipolla in unpiattino, con applicati sulla superficie deichiodi di garofano. Si tratta di metodiempirici che forse funzionano solo se si èmolto fortunati. Recentemente, unprogramma dell’Organizzazione mondialedella sanità prevede, finanche, l’impiegodi droni per l’eliminazione di questi insetti.Quindi, in attesa di nuovi presidi diprevenzione scientificamente validati, otecnologicamente avanzati, l’unicorimedio sicuramente efficace è impedirealle zanzare d’entrare in casa, dotandoogni finestra di zanzariera.

Raffaele [email protected]

SEMPRE PIù zANzARE, COSA FARE?

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10 26 Settembre 2015

Con l’ultima domenica di set-tembre iniziamo la riflessionesul mese missionario di ottobre.Il primo appuntamento è dedi-cato alla contemplazione, cioèritornare alla fonte del nostroimpegno cristiano, alla pre-ghiera, che è il principio del no-stro essere battezzati e lo

facciamo rivolgendoci con uno sguardo par-ticolare ai poveri, sia nel corpo che nel-l’anima. L’Italia oggi è terra di missione, gliimmigrati che arrivano da lontano, per di-menticare il rumore delle bombe che colpi-scono le loro case, sappiamoli accogliere ericonoscerle nei clandestini scampati allamorte in mare. La nostra Chiesa ha una fortevitalità missionaria, grazie alle realtà dioce-sane presenti sul nostro territorio, agli istitutimissionari, alla partecipazione laicale dellenostre parrocchie. Papa Francesco ci dice chenon possiamo essere cristiani se non viviamol’esperienza di Chiesa nella dimensione mis-sionaria. I poveri sono la meta dell’evange-lizzazione contemporanea, un fatto chestenta a trovare uno spazio nelle nostre co-munità. I poveri – continua Papa Francesco– hanno molto da insegnarci in umanità,bontà, sacrificio. La missione deve raggiun-gere tutti, confermando un amore partico-lare; l’elenco dei missionari che hannodonato la propria vita per i più deboli è lungo,lo hanno fatto per realizzare, in nome di Cri-sto, un nuovo mondo fatto di giustizia e dipace. Lo stesso Papa ha pensato agli ultimiquando ha scelto il suo nome: essi sonosempre al centro della sua predicazione e ciinvita a frequentarli perché il cristiano li deveincontrare, guardarli negli occhi, li deve toc-care (Assisi, 4 ottobre 2013); li deve bene-dire, visto che ”i poveri sono la carne diCristo”(Omelia del 12 maggio 2013). Fac-ciamo nostro questo messaggio del Ponte-fice, in modo che in ogni nostra comunità ciriconosciamo come cristiani autentici, soprat-tutto nei momenti di preghiera comune, che

trova il suo culmine nella celebrazione del-l’eucaristia domenicale. L’ottobre missiona-rio, quest’anno è rivolto alla preparazione delGiubileo della Misericordia, che è un’occa-sione preziosa per avvicinarci al Vangelo sco-prendo l’amore per i poveri, per gli ultimi,l’uscita verso le periferie. E’ un anno pasto-rale che ci vede impegnati ad essere “popolodi misericordia”, cioè persone che si fannocompagni di strada di chiunque incontriamo;la nostra vita cristiana è una vita di ricono-scenza a Dio che chiama ognuno di noi pernome offrendoci misericordia. Per Dio è unagrande gioia se noi peccatori cambiamo vitae ci convertiamo senza rimanere indifferential Suo amore e la nostra risposta personalee comunitaria non può essere che la conver-sione attraverso la riconciliazione. “… Lagente ha sempre bisogno di chi vuol fare delbene. Oggi ci sono molti esclusi, molti emar-ginati, molti dimenticati. Dimenticati negliospedali, nelle carceri, emarginati negliospizi, nei riformatori, nelle baracche, esclusidalla vita umana. Come si può restare indif-

ferenti a questo dolore dell’uomo? In untempo come il nostro che ha soffocato il Cri-sto tra i grattacieli, l’asfalto, le strade, i treni,le macchine, occorre trovare il volto del Cristotra i fratelli, anche se vestono male, anche senon li conosciamo. Per interessarsi dellagente, dei suoi problemi, ci vuole un amoregrande che ti possa dare la forza di non stan-carsi mai. Ed è difficile. Fino ad ora tutto èandato liscio, ma quando ci sarà della genteche ti imbroglierà, che ti userà violenza, al-lora sarai al banco di prova: non si puòamare solo la gente che ci fa comodo … laforza di perseverare, se non hai approfonditoi temi e i valori di questo fare, scomparirà. Iocredo alla gente anche quando so che mi im-broglia. E’ difficile vedere Cristo in questagente, eppure c’è. Sono contento quandovedo il sorriso di una persona, quando laposso aiutare, quando ricevo Cristo, quandoalle volte mi dimentico per gli altri, quandoho speso bene la mia giornata. Sono con-tento quando vivo veramente (lettera diPadre Ramin tratta dal libro di Giovanni Mu-nari). Padre Ezechiele Ramin, ucciso nel 1985a 33 anni dai pistoleros di un latifondista inAmazzonia, perché difendeva i contadinisenza terra. Dopo tanti anni non si è affievo-lita nella Chiesa brasiliana la memoria di que-sto missionario diventato familiare edispiratore per tante persone che sono alla ri-cerca di un impegno missionario di vita. Perquesto missionario comboniano di Padova èstata aperta la causa di beatificazione. In oc-casione del trentesimo anniversario della suamorte, la nostra Diocesi dedicherà un conve-gno dal giorno 8 al giorno 10 ottobre che civedrà impegnati nella nostra Chiesa Catte-drale per ricordare il suo impegno pastoralenel dopo-terremoto a San Mango sul Calore.

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SOLIDARIETà SENZA CONFINI

“OTTOBRE MISSIONARIO: GLI ULTIMI PROTAGONISTI DELLA MISSIONE”

PasqualeDe Feo

il ponteSettimanale cattolico dell’Irpinia associato alla Fisc

Proprietà Diocesi di Avellinofondazione “Opus solidarietatis pax onlus”

Editrice “Coop. Il Ponte a.r.l.”Direttore responsabile

Mario Barbarisi

Redazione: Via Pianodardine - 83100 Avellino telefono e fax 0825 610569

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1126 Settembre 2015La domenica del PapailPonte

Nel racconto di Marco c’è un’immagine chericorre spesso, ed è quella della via. Imma-gine reale come la strada che conduce a Ge-rusalemme e che Gesù percorre con i suoidiscepoli. Immagine simbolica dell’itinerarioche ogni singolo deve compiere per esseredefinito un discepolo del Signore. È lungo lavia che il discepolo impara a camminare sulletracce del Cristo, ne conosce il volto, il se-greto del suo cammino, la meta cui tendetutta la sua vita. Ed è lungo la via che il di-scepolo scopre anche la sua debolezza, lasua fragilità. Ecco che il Signore ricorda chenon conta interrogarsi su chi è più impor-tante per ottenere il posto privilegiato; per-ché l’orizzonte di Gesù, dice Papa Francesco,“non è per pochi privilegiati, capaci di giun-gere alla conoscenza desiderata, o a distintilivelli di spiritualità”. L’orizzonte di Gesù èsempre una proposta per la vita quotidiana:“Chi vuole essere grande serva gli altri” e non“si serva degli altri”.Di fronte all’interrogativo che i suoi avevanoposto - “chi è il più importante” - Gesù stra-volge la logica umana sottesa e dà una ri-sposta che si allontana da ciò che siaspettavano i discepoli: essere più grandenon vuol dire prevalere sull’altro, cercare diessere il primo, ma chinarsi a lavare i piedi,camminare lungo la strada segnata dai passidi Gesù. Servire, dunque; essere segno con-creto per il prossimo. Servire cioè avere curadella fragilità, di “coloro che sono fragili nellenostre famiglie, nella nostra società, nel no-stro popolo. Sono i volti sofferenti, indifesi eafflitti che Gesù propone di guardare”.

Parole che risuonano nella celebrazione inpiazza della Rivoluzione a L’Avana. TerzoPapa a visitare l’isola in un tempo segnato daun cammino nuovo dopo il riavvicinamentotra Cuba e Stati Uniti, mentre si discute diporre fine all’embargo imposto all’isola daoltre 50 anni. È un popolo, quello cubano, che cammina,ha anche delle ferite, come ogni popolo, “masa stare con le braccia aperte”. È così, perFrancesco, che si coniuga il verbo servire,perché “chi non vive per servire, non serveper vivere”. Tutti siamo chiamati al “servizioche serve e ad aiutarci a vicenda e non ca-dere nelle tentazioni del servizio che siserve”. Francesco sa le difficoltà che questo Paese, ilsuo popolo, ha vissuto e vive ancora; sa lesituazioni di privazione della libertà, dei diritti,ma conosce anche il cammino che in moltihanno intrapreso. Così propone l’immaginedel servire come immagine della via da in-traprendere. Parla di una strada che si allon-tana dallo sguardo che giudica perabbracciare quello che trasforma. Messaggio

interno per dire di mettere fine a quelle divi-sioni che allontanano i cubani che vivononell’isola e coloro che hanno scelto di appro-dare sulle coste americane della Florida.Messaggio che guarda a tutto il continenteamericano per indicare che lungo la stradac’è solo il processo di pace e di riconciliazione.Come quello che sta procedendo tra Usa eCuba; come quello che proprio a Cuba staprendendo le mosse e che riguarda il pro-cesso di pace tra le autorità colombiane e leFarc, le forze antigovernative che combat-tono da troppi anni una guerra sanguinosa.Così il Papa, che non riesce a incontrarequanti sono impegnati in questa opera dimediazione, auspica che “il sangue versatoda migliaia di innocenti durante i decenni delconflitto armato”, che la “lunga notte del do-lore e della violenza”, tutto questo abbia ter-mine e si scriva finalmente una paroladefinitiva di riconciliazione, di pace. Anche in questo processo di pace il verbo

servire ha il suo ruolo, perché si può cam-biare solo avendo a cuore il destino del fra-tello. Perché, come ricorda Francesco, “ilservizio guarda sempre al fratello” e “il ser-vizio non è mai ideologico dal momento chenon serve le idee ma le persone”. La gran-dezza di un popolo, di una nazione, di unapersona si basa sempre “su come serve lafragilità dei suoi fratelli”. Essere cristiani, diceFrancesco, comporta “servire la dignità deifratelli, lottare per la dignità dei fratelli e vi-vere per la dignità dei fratelli”.

Fabio Zavattaro

L'INvITO A SERvIREPerché “chi non vive per servire, non serve per vivere"

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12 26 Settembre 2015 ilPonteCultura

Ci sono momenti della lettera-tura italiana del Novecentoche più delle altre manifesta-zioni letterarie dei secoli pre-cedenti, si infittiscono direlazioni tra espressione lette-raria - narrativa propriamente

intesa e giornalismo. Si tratta di interse-zioni particolarmente fortunate che rie-scono specialmente a fondare, per poiconservare saldamente, il loro contattocon la quotidianità. L’autore che è riuscitoa originare una perfetta sinergia tra nar-rativa – letteraria e giornalismo è statosenza dubbio Goffredo Parise, scrittore egiornalista nato a Vicenza nel 1929, con-siderato da certa critica contemporaneacome un ingegno precoce e solitario, au-tore di opere del dopoguerra diventate poidei veri best- seller, come Il prete bello del1954. La sua attività si è districata tra at-tività editoriale e giornalismo, tra sceneg-giatore e reporter in luoghi lontani, anchedalla stessa Europa; interessato ai risvoltidiversi della società contemporanea, daun lato sia ai tratti religiosi che costituivanola sua cattolica provincia veneta di prove-nienza, sia ai cambiamenti in atto, attra-verso una realtà sempre più massificata eaperta al laicismo. Tra le altre opere infattisi segnalano Il fidanzamento e Amore efervore, rispettivamente del 1956 e del1959, espressioni narrative legate soprat-tutto ad una visione cattolica e religiosadella società; in altre invece come CaraCina del 1966, Odore d’America del 1990,quest’ultima opera pubblicata postuma,l’interesse è rivolto alla società di massa ealle profonde innovazioni e con esse tra-sformazioni che hanno riguardato nazioniextraeuropee, come la Russia e la Cinadella prima opera e l’America dell’altra. Losguardo di Parise si è rivolto anche a realtànazionali sconvolte drammaticamentedalla guerra, dove le guerriglie erano lecondizioni del processo di decolonizza-zione, come le realtà africane o asiatichein cui il colonialismo europeo prima se-guito successivamente dallo smantella-mento dei canoni occidentali, non avevanogenerato una vera e propria autonomiadei nuovi Paesi, poiché la decolonizza-zione, che doveva essere intesa come unapresa di autonomia delle nuove nazioni, inmolti casi era seguita da guerre, moltospesso anche interne e tra fazioni rivali.Merita attenzione anche un’opera che halo sguardo di reportage, dal titolo Guerrepolitiche. Vietnam, Biafra, Laos, Cile, com-posta nel 1976; tuttavia l’attenzione di Pa-rise caratterizzata da un’osservazionecompleta e di per sé complessa, si rivolgenon solo ai teatri bellici nelle aree terzo oquarto mondiste, ma anche a conflittualità

meno esteriori e probabilmente più accat-tivanti che caratterizzano lo scenario dellaidentità dell’uomo contemporaneo, costi-tuito sempre più spesso da sentimenti diirrazionalità e da contraddizioni. Si ricor-dino infatti gli scritti Il padrone e L‘odoredel sangue, rispettivamente del 1965 e del1997, quest’ultimo pubblicato postumo.Un’opera in cui è evidente l’osservazioneperegrina di Goffredo Parise, in cui appareoltre all’interesse per un paese extraeuro-peo, anche la predilezione per i tratti dellasocietà che la caratterizza, che a sua voltapermette di instaurare una perfetta analisicomparativa tra due mondi probabilmenteopposti, dove le apparenti analogie sonoforse indice di differenze particolarmenteprofonde è l’opera L’eleganza è frigida. Loscritto si pone sullo stesso piano degli altrireportages, solo che quest’ultimo è costi-tuito da intenti più esplicitamente narra-tivi. Interessante l’osservazione di AndreaZanzotto che lo definisce libro esemplare,“perché è un ottimo romanzo e un ottimoreportage insieme, e segna un punto diraccordo ben raro tra letteratura creativae giornalismo”. Scompare il tratto autobio-grafico, infatti non troviamo la prima per-sona che aveva caratterizzato le opere diCara Cina e di Guerre politiche, per cuicompare una terza persona che ha il com-pito di ricostruire il viaggio fatto in Giap-pone e di fornire quindi un quadro preciso

e dettagliato. La ricostruzione in terza per-sona è affidata ad un giovane acuto os-servatore di nome Marco, esplicitaallusione a Marco Polo che nel basso Me-dioevo fu tra i primi a intraprenderel’esplorazione dell’Oriente, viaggiatore cheriesce a cogliere anche i dettagli minuti espesso insignificanti della realtà giappo-nese; anzi probabilmente proprio queidettagli così insignificanti diventano meta-fora diretta della società nipponica. IlGiappone è definito da Marco “simile a unpianeta rotante nel silenzio e nella solitu-dine della volta celeste”; l’attenzione ol-tremodo si rivolge non solo alle tradizionie alle innovazioni di questa società orien-tale, ma anche alle eclettiche manifesta-zioni letterarie, infatti in L’eleganza èfrigida il narratore in prima persona rendeomaggio a scrittori giapponesi (c’è infattila visita alla casa di Kawabata) e alle me-desime creazioni letterarie come l’Haiku.Naturalmente nel reportage si avverte ilconfronto tra la nazione di provenienza equella oggetto del viaggio, cioè tra l’Italiadefinita in molti luoghi come il Paese dellaPolitica, infatti già nel primo capitolo, Pa-rise definisce in questo modo la nazione diorigine e il confronto veniva in superficieanche da un minimo dettaglio, come l’ar-rivo nell’aeroporto di Tokio, aeroportoormai deserto, poiché era scesa la sera, esembrava che il paese fosse un desertoabitato da pochi uomini. Infatti la consue-tudine giapponese voleva che gli abitantialle dieci di sera si trovassero già nelle loroabitazioni, dovendosi trovare il giornodopo puntualmente a lavoro. Lo zelo, lalaboriosità, le regole erano e sono infattidelle costanti della società giapponese.Inoltre Marco nota altri particolari dellacultura giapponese, grazie al suo accom-pagnatore, che svolgeva la mansione diambasciatore ed era un grande appassio-nato di botanica; visita quindi molti angolimeravigliosi del giardino, angoli attraver-sati da enormi ragnatele con ragni di uncolore verde mai visto e di immense pro-porzioni. Ed è noto che il ragno e la ragna-tela sono motivi ricorrenti degli Haiku. Ilreportage si infittisce di spunti dettati daosservazioni non solo di oggetti, come i lo-cali, le abitazioni, le automobili, le consue-tudini alimentari, gli edifici del ministero,la nuova costituzione giapponese che inalcuni articoli sanciva il divieto al Giapponedi armarsi, infatti neanche la polizia era ar-mata, ma soprattutto delle persone cheabitavano questa parte così lontana del-l’Oriente.

continua a pag. 13

Michela Marano

GOFFREDO PARISE: UNO SGUARDO SULL’ORIENTE

L’ELEGANZA é FRIGIDA

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1326 Settembre 2015culturailPonte

Verso la metà dell’Ottocento e all’inizio delNovecento si vedeva al mercato un uomoche a prima mattina sistemava la sua mer-canzia. Non portava ceste o canestri, ne’ ar-rivava con l’asino. Aveva con sé pocamerce che consisteva in una corda per ipanni, le mollette, due chiodi e tanti foglicolorati, sottili, rappresentavano tutta la suaricchezza. Una volta sistemata la corda,sorretta dai due chiodi, disponeva i tanti fo-glietti colorati di rosso, giallo,azzurro ecc.trattenuti dalle mollette che svolazzavano acielo aperto. L’ uomo, altro non era che il“Venditore di copielle”, conosciuto come “’OCANZONIERE”. A quei tempi era un espertodi musica. Egli si occupava soprattutto distampare e distribuire le copielle. Il suo la-voro fu molto apprezzato dai musicisti edagli editori perché grazie a questo ambu-lante si ottenne la diffusione delle canzoninapoletane. Egli divenne, senza nemmenorendersene conto, un mezzo per far cono-scere le canzoni che divennero subito po-polari. Infatti sui foglietti c’erano i testi dellecanzoni e, a volte, anche un pentagrammacon gli accordi per tastiere e mandolini. Poi-ché andava di paese in paese a vendere,ladiffusione fu ben presto assicurata. “’OCANZONIERE” vendeva al prezzo di tresoldi ogni foglietto. I suoi clienti affezionatierano, soprattutto, gli appassionati di mu-

sica, che si rivolgevano a lui per acquistareil testo di una canzone ascoltata. L’ambu-lante cercava la copiella richiesta tra le tanteche aveva messo all’aria e la trovava in unattimo. La sua abilità potrebbe essere pa-ragonata a quella del bibliotecario che rie-sce a prendere in poco tempo un libro tramigliaia. Al Canzoniere si rivolgevano anchegli autori delle canzoni, che speravano nelsuccesso che non tardò per molti di essi,come Vittorio Fassone che, oltre a costruirei pianini, lavorò con Eduardo Di Capua e fuapplaudito come musicista di “Nuttata ‘esentimento” e “Ncopp’a ll’onne”. Ebbeanche molta notorietà Pasquale Cinque-grana, autore di Margherita de Parete(1891). Quando qualche cliente non riu-sciva a dire il titolo della canzone che chie-

deva, il Canzoniere, che le conosceva tutte,gli chiedeva di fischiare il motivo e subito gliveniva dato il foglietto con la canzone. Siail cliente che il venditore restavano soddi-sfatti e forse cantavano insieme (Marghe-rita de Parete/Era ‘a sarta d’’e signore/sepungeva sempe’e ddete/pe’ penzare a Sal-vatore….) Per la celebre canzone “FUNI-CULI’ FUNICULA’” furono stampate unmilione di copielle e per tutti i Canzonieri cifu un bel guadagno. Un noto Canzoniere fuGiuseppe Iorio che a Napoli (città canoraper eccellenza) era conosciuto come donPeppino, che svolgeva la sua attività dal1905. Egli aveva tutti i testi delle canzoniscritte dagli autori. Aveva cura di quei fo-glietti,diventati negli anni il suo vero tesoro.Quando qualcuno cercava una copiella delpassato doveva recarsi da don Peppino, cheper quarant’anni ha esposto la sua mercein Piazza Carità. Le copielle avevano lagrandezza di un quaderno e chi desideravaimparare a leggere la musica le acquistavaper poi suonare qualche strumento musi-cale. Al Canzoniere si rivolgevano anche isuonatori di pianino, che di tanto intanto dovevano aggiornare il loro re-pertorio ed acquistavano le copielle,che venivano offerte alla gente in cam-bio di qualche spicciolo.

FIGURE SCOMPARSE NEL TEMPO di Antonietta Urciuoli

“ ‘O CANZONIERE”

Altre forme oggetto di attenzione, il ri-spetto della natura, la presenza di un vivopaganesimo nelle usanze religiose nippo-niche, la pratica dello zen, l’interesse per ilsumo, cioè per una gara consistente in unalotta, ormai diventata sport nazionale e acui gli abitanti davano molta importanza.Marco nota in particolar modo il volto deigiapponesi e i loro occhi, molto espressivie nota “Tutti gli occhi degli esseri umanitraspaiono qualche cosa ma gli occhi deigiapponesi, che ho davanti ai miei, purenon facendo trasparire nulla, fanno sentiremolte cose che si potrebbero riassumerein un solo sentimento: la timidezza infan-tile.” Il narratore nella sua visita stringeamicizia con molti abitanti di Tokio e notache quando riferiva di essere italiano, gli in-terlocutori ammiccavano a dei sorrisi, poi-ché pensavano ad un antecedente che erastato un perfetto collante tra le due nazio-nalità, negli anni della seconda guerramondiale, cioè l’Asse Roma – Berlino –Tokio, unione oltre che politica special-mente militare costituita dai governanti deiPaesi in quelli. Come è noto da tanta Storia

e Storiografia, il Giappone era uscito daquesto conflitto raso al suolo, anzi proprioin due città nipponiche era stata sperimen-tata l’atomica nell’agosto del 1945. Suc-cessivamente il Paese aveva avviato unaricostruzione, dandosi un nuovo volto, purconservando tratti molto tradizionali. Latradizione infatti era ancora forte nel lin-guaggio, perché i giapponesi usavanostrutture grammaticali diversi a seconda sesi doveva conferire con una persona dirango inferiore o superiore: l’imperatore adesempio si esprimeva per mezzo di un lin-guaggio unico, che pochi giapponesi eranoin grado di comprendere, poiché si trattavadi un linguaggio arcaico, nutrito di suoni esignificati di antico utilizzo, e tutto ciò erain sintonia con il rango elevato cui l’impe-ratore apparteneva. Egli infatti era ancheuna figura simbolica, irraggiungibile anchelinguisticamente, vero è che non aveva ilcognome ma solo il nome. Dall’opera diGoffredo Parise emerge quindi che la po-polazione era ancora ferma nelle proprietradizioni, poiché non era stata caratteriz-zata da contatti con altre culture come era

avvenuto per esempio per le popolazionidel bacino del Mediterraneo che, unendosi,avevano dato vita ad incroci non solo dirazza, ma anche di cultura. Per cui i giap-ponesi, agli occhi di Marco e quindi di Gof-fredo Parise, potevano ben definirsi una“razza pura”, con quella punta di orgoglionazionale e di amore per la collettività chenon aveva niente a che vedere con l’egoi-smo individuale che fortemente connotavail Paese della Politica, cioè l’Italia. Ma lagente nipponica era costituita anche da unaltro aspetto singolare, quello di vivere lapassione, le emozioni in modo molto con-tenuto e tutto ciò infatti legittima il titolodel reportage L’Eleganza è frigida, poichéqui le persone erano possedute da unapassione che si intravedeva nell’arte, nellaletteratura e nella cinematografia, passioneche intanto entrava in conflitto con l’ele-ganza e la regola cui era chiamata la so-cietà, per cui anche le varie manifestazionidella passione avvenivano in silenzio, nel-l’oscurità e dentro le pieghe dei Kimoni.

Michela Marano

GOFFREDO PARISE: UNO SGUARDO SULL’ORIENTE

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14 26 Settembre 2015 ilPonte

Quanti pomeriggi della mia infanzia tra-scorsi in compagnia di giochi, soprattuttodi costruzione, ove io e l’oggetto eravamouna cosa sola, senza alcun contatto con ilmondo esterno.Dovevo costruire, dar vita e un significato

a tanti piccoli pezzi di latta, di ferro o di legno, sparsiqua e là nella mia piccola stanzetta, piena di tante cose,ma soprattutto della mia fantasia che doveva daresenso a ciò che andava costruendo, per aderire almondo, per dirgli che questo bimbo c’era e creava.Nelle altre stanze i miei genitori vivevano sereni e con-tenti delle mie piccole imprese creative. Quando ilpezzo era completo, e corredato di tutte le sue parti,correvo gioioso dai miei cari per far bella mostra di ciòche avevo creato.Il tutto si chiudeva con un abbraccio di riconoscimentoe tenerezza infinita.Oggi tutto è mutato: gli oggetti del gioco sono, tra glialtri, il telefonino o il computer, che propongono aibambini i loro giochi, talvolta non sempre infantili, na-scondendo insidie informative legate a dati sensibili chepotrebbero essere reperiti da “Hacker Informatici”coinvolgendo, oltre il bambino, anche l’intera famiglia,minandone la privacy e l’ economia, tenuto conto cheper addentrarsi a livelli più alti di gioco è indispensabileacquistare e fornire password ed altre informazioni,ad esempio pin di carte di credito. I bambini subisconofascinosamente, nella loro ingenuità, le pericolose pro-poste ingannevoli ed il più delle volte ne rimangono to-talmente avvinti e dipendenti.Spesso il tutto accade nella totale assenza dei geni-tori. In virtù di ciò, e per altre svariate ragioni, ibambini non vanno mai lasciati soli. E’ sempre con-sigliabile giocare insieme. Quando il caso lo ri-chiede, dire, come genitori, un bel ed autorevole NOo BASTA, fornendo ai propri figlioli le dovute spie-gazioni. E’ questo il miglior modo di chiudere ungioco che diventa troppo serio e rischioso per tutti.La vera creatività sta nel ricercare insieme un giocoalternativo che abbia lo stesso fascino.

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L’Angolo del Sociologo a cura di Paolo Matarazzo

Bambini, genitori e computer:giocare sempre insieme…

LITURGIA DELLA PAROLA:XXvI DEL TEMPO ORDINARIO

Dal Vangelo secondo Marco 9,38-43.45.47-48Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua

mano ti è motivo di scandalo, tagliala.

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scac-ciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un mi-racolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noiè per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nomeperché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglioper lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nellavita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuocoinestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per teentrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nellaGeènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per teentrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettatonella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Liberare dal demonio è la cosa piùimportante. Non per gli apostoli, aquanto sembra, vista la loro preoccu-pazione: “Abbiamo visto uno che… nonci seguiva”. Per loro il gruppo vieneprima, l’ammalato e la sua felicità dopo.Non per Gesù. Una grande e profondaverità: si può essere di Cristo senza es-sere della Chiesa, perché il regno diGesù è più grande della Chiesa. Contapiù essere di Cristo che essere dellaChiesa; diciamo bene: conta esseredella Chiesa nella misura in cui si è diCristo. Se il Padre è uno, tutti gli uo-mini, allora, sono fratelli e noi lo siamodi tutti. Impariamo che il male non ènelle parti esterne - l’occhio, la mano, ilpiede - ma nell’interno, nel cuore enella mente che guida le azioni e i gesti.Così la soluzione non è in una mano ta-gliata, ma in una mano convertita aigesti del dono.Dietro la protesta di Giovanni c’èl’egoismo del gruppo che non sopportauno Spirito che soffia anche al di fuori,ma lo vorrebbe tutto e solo nelle pro-prie mani. Queste, allora - come mi-naccia Gesù - sarebbero da tagliare!Tornano alla mente le parole di Mosè aiSettanta anziani: “Fosse profeta tutto ilpopolo di Dio!”. Se sorprende la ge-nuina e tollerante soluzione offerta daGesù - non glielo proibite! - maggioremeraviglia suscita il detto sul bicchiered’acqua. L’importanza, si comprende,

non è nel gesto di cacciare un demonioo di offrire dell’acqua, ma nell’uso delSuo nome. La risposta di Gesù è ado-rabile: chi opera nel suo nome, non puòfare il male. È invito ad allargare l’opinione chela comunità cristiana ha di se stessa. Ilvero riferimento è Gesù; la sua Chiesadeve considerare come suoi figli tuttiquelli che in qualche modo si connet-tono al Signore Gesù, anche per un soloframmento della loro vita. Dove sono iconfini della Chiesa? Lì dove arriva lasalvezza. Lo scandalo è sempre un’ag-gressione ai piccoli; peggio è seè la piccolezza a scandalizzarci, spe-cialmente da quando in Gesù è diven-tata la misura di Dio. Il vangelo di oggilega fede e piccolezza in “questi piccoliche credono in me”. Non si tratta deibambini, ma dei credenti, discepoli delSignore che si è fatto piccolo per noi.

Angelo Sceppacerca

NNEELLLLAA  CCAASSAA  DDEELL  PPAADDRREELUTTO TARULLO

E’ prematuramente scomparso nei giorni scorsi il giorna-lista irpino Alfredo Tarullo. Egli ha esercitato la professionecon impegno e profonda dedizione, caratterizzandosi pergarbo ed onestà intellettuale. Nel formulare le condo-glianze ai familiari, la Direzione e la Redazione lo ricordano.

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1526 Settembre 2015ilPonte

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16 26 Settembre 2015 ilPonte

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