S C U OL A M ED I A N ° 1 “ P . B OR R O T Z U ” Giochiamo! CRUCIVERBA (di Jessica Arberi e Joelle Peddio) Completa il cruciverba e scopri quanti anni aveva Piero Borrotzu alla sua morte (la risposta apparirà nella colonna evidenziata): 1) Il contrario di lento; 2) Una pianta rampicante; 3) Il padre del padre di tuo padre; 4) Un animale quasi cie- co che vive sottoterra; 5) Un animale che punge; 6) Si usa per giocare al gioco dell’oca; 7) Un animale leg- gendario; 8) Un animale… pachidermico Siamo su Internet: www.scuolamedianuoro1.net L a r e d a z i o n e S e c o n d a G S e c o n d a H T e r z a H Mattia Garau, Elisa Giraldi, Chiara Murgia, Gio- vanni Marreddu, Nicola Leori, Sarah Fenu, Chiara Zizzi, Lucia Bardino Jessica Arberi, Elia Arridu, Luca Depalmas, Adriano Gusai, Fabio Mele , Joelle Peddio, Giulia Piras, Luciano Tolu, Renzo Mariane. Mario Cadinu, Simona Medde, Greta Cugusi, Cateri- na Spada, Ileana Sulas, Andrea Carta, Gianluigi Ca- nu, Alberto Iollo, Elisabetta Zucchelli Data Anno 1, Numero 1 Q uel giorno dell’aprile ’44 sulla Liguria splendeva il sole. Era una mattina stupenda. L’ultima della mia vita. Mi sentivo un vecchio e non il giovane di 22 an- ni che in realtà ero… anche se per poco. Pro- vavo una forte rabbia, grande come quei fucili che mi puntavano, e già mi abbracciava la morte. Q u e l g i o r n o d e l l ’ a p r i l e ’ 4 4 s u l l a L i g u r i a s p l e n d e v a ) ( s e g u e da l l a p r i m a L A R I V I S T A CH E M A N CA V A … E N O N G I U ST I F I C A V A SCUOLA MEDIA N°1 “P. BORROTZU” Via Tolmino Nuoro www.scuolamedianuoro1.net Cari lettori... All’inizio di quest’anno scola- stico, con i prof. Laria, Secci e Foddanu, abbiamo deciso di fare un giornalino di clas- se durante le ore del rientro pomeridiano. I primi pome- riggi li abbiamo trascorsi, tra una risata e l’altra, a cerca- re un titolo per il nostro gior- nale. Alla fine ha trionfato “Predistampa nius”, sebbene in lizza vi fossero altri titoli interessanti come Bett’istampa e Redentor nius. In questo progetto sono stati coinvolti alcuni alunni delle classi 2G, 2H e 3H. Noi ragazzi ci siamo divertiti mol- to e ce la siamo presa co- moda; un po’ meno i pro- fessori, che avevano sempre l’ansia della pubblicazione. Tutto sommato, secondo noi, è uscito un bel lavoro… Non ci resta che augurarvi … buona lettura! La lucentezza delle armi, provocata dall’incontro con i raggi del sole, creava un bagliore. Gli occhi mi friggevano, ma rimanevo sull’attenti per farmi co- raggio e per affrontare il plotone d’esecuzione. Ave- vo paura ma cercavo di non sprofondare in essa. Mi teneva su il ricordo (segue a p. 14) Disegno di Elia Arridu Il t e n o r e s a r d o , a p .2 O r i g i n e e c a r a tte r i d e l c a nto tr a d i z i o n a l e Nuoro è la mia città e a me piace viverci. Pur- troppo col tempo sta diventando una città molto sporca. Passeg- giando per le strade di Nuoro non si possono non notare pareti, muri e piazze imbrattate. Vit- tima illustre di atti di vandalismo è la Piazza Sebastiano Satta. Fu progettata nel 1965 dall’artista oranese Co- stantino Nivola , (segue a p.4) Piazza Satta e i vandali C r o n a c a s e mi s e r i a d e l l a T e r za H , d a p . 8 L ’ e s i l a r a n t e p o e ma e p i c o - s c o l a r e s c o A n n o 1 , N u me r o 1 — Fe b b r a i o 2 0 1 2 Piero Borrotzu, eroe ventiduenne Il racconto degli ultimi istanti di vita del giovane partigiano
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Seconda G Piero Borrotzu, eroe ventiduenne · Adriano Gusai, Fabio Mele , Joelle Peddio, Giulia Piras, Luciano Tolu, Renzo Mariane. Mario Cadinu, Simona Medde, Greta Cugusi, Cateri-na
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SCUOLA MEDIA N°1
“P. BORROTZU”
Giochiamo!
CRUCIVERBA
(di Jessica Arberi e Joelle Peddio)
Completa il cruciverba e scopri quanti anni aveva Piero Borrotzu alla sua morte
(la risposta apparirà nella colonna evidenziata):
1) Il contrario di lento; 2) Una pianta rampicante; 3) Il padre del padre di tuo padre; 4) Un animale quasi cie-
co che vive sottoterra; 5) Un animale che punge; 6) Si usa per giocare al gioco dell’oca; 7) Un animale leg-
gendario; 8) Un animale… pachidermico
Siamo su Internet:
www.scuolamedianuoro1.net
La redazione
Seconda G
Seconda H
Terza H
Mattia Garau, Elisa Giraldi, Chiara Murgia, Gio-
vanni Marreddu, Nicola Leori, Sarah Fenu, Chiara
Zizzi, Lucia Bardino
Jessica Arberi, Elia Arridu, Luca Depalmas,
Adriano Gusai, Fabio Mele , Joelle Peddio,
Giulia Piras, Luciano Tolu, Renzo Mariane.
Mario Cadinu, Simona Medde, Greta Cugusi, Cateri-
na Spada, Ileana Sulas, Andrea Carta, Gianluigi Ca-
nu, Alberto Iollo, Elisabetta Zucchelli
Data Anno 1, Numero 1
Q uel giorno dell’aprile ’44
sulla Liguria splendeva il sole. Era una mattina stupenda. L’ultima della mia vita.
Mi sentivo un vecchio e non il giovane di 22 an-ni che in realtà ero… anche se per poco. Pro-vavo una forte rabbia, grande come quei fucili che mi puntavano, e già mi abbracciava la morte.
Quel giorno dell’aprile ’44 sulla Liguria splendeva ) (segue dalla prima
LA RIVISTA CHE MANCAVA… E NON GIUSTIFICAVA
SCUOLA MEDIA N°1
“P. BORROTZU”
Via Tolmino
Nuoro
www.scuolamedianuoro1.net
Cari lettori...
All’inizio di quest’anno scola-
stico, con i prof. Laria, Secci
e Foddanu, abbiamo deciso
di fare un giornalino di clas-
se durante le ore del rientro
pomeridiano. I primi pome-
riggi li abbiamo trascorsi, tra
una risata e l’altra, a cerca-
re un titolo per il nostro gior-
nale. Alla fine ha trionfato
“Predistampa nius”, sebbene
in lizza vi fossero altri titoli
i n t e r e s s a n t i c o m e
Bett’istampa e Redentor
nius. In questo progetto sono
stati coinvolti alcuni alunni
delle classi 2G, 2H e 3H. Noi
ragazzi ci siamo divertiti mol-
to e ce la siamo presa co-
moda; un po’ meno i pro-
fessori, che avevano sempre
l’ansia della pubblicazione.
Tutto sommato, secondo
noi, è uscito un bel lavoro…
Non ci resta che augurarvi
… buona lettura!
La lucentezza delle armi, provocata dall’incontro con i raggi del sole, creava un bagliore. Gli occhi mi friggevano, ma rimanevo sull’attenti per farmi co-raggio e per affrontare il plotone d’esecuzione. Ave-vo paura ma cercavo di non sprofondare in essa. Mi teneva su il ricordo
(segue a p. 14)
Disegno di Elia Arridu
Il tenore sardo, a p.2
Origine e caratteri del
canto tradizionale
Nuoro è la mia città e a
me piace viverci. Pur-
troppo col tempo sta
diventando una città
molto sporca. Passeg-
giando per le strade di
Nuoro non si possono
non notare pareti, muri
e piazze imbrattate. Vit-
tima illustre di atti di
vandalismo è la Piazza
Sebastiano Satta. Fu
progettata nel 1965
dall’artista oranese Co-
s t a n t i n o N i v o l a ,
(segue a p.4)
Piazza Satta e i vandali
Cronaca semiseria
della Terza H, da p.8
L’esilarante poema epico-
scolaresco
Anno 1, Numero 1—Febbraio
2012
Piero Borrotzu, eroe ventiduenne Il racconto degli ultimi istanti di vita del giovane partigiano
‘’La vita solitaria dei pastori di un tempo raccontata nei film e de-scritta nelle poesie è forse il possi-bile scenario nel quale nacque il canto a tenore’’. Così afferma la cantante Ambra Pintore, durante un’intervista a Sardegna Canta. La mia passione per il canto a tenore è nata da poco. Mi è ca-
pitato di ascoltare, durante una manifestazione, dei canti sardi e la particolarità della melodia e la profondità dei testi mi è entrata dentro e non è più uscita. In par-ticolare mi ha colpito il testo “ Tiu Bobore mannu”, del tenore di Oniferi, che parla di un padre di famiglia che racconta ai propri figli della morte del nonno in se-guito ad un faida. Spiega la sua ansia di vendetta e di come, no-nostante tutto, si sia innamorato della figlia dell’assassino. Il finale quindi dà un messaggio positivo, in cui l’amore vince sull’odio e sulla vendetta. Ho cercato così di
avvicinarmi per capirne di più. Do-po poco tempo è diventata la mia passione.
Il canto a tenore è diffuso in Sarde-gna e in particolare in Barbagia sin dai tempi remoti. Esiste un bronzet-to risalente al VII secolo avanti Cri-sto, ritratto nella posizione tipica del cantante a tenore, con una mano
sul mento e l’altra appoggiata all’orecchio.
Il coro a tenore è composto da quattro voci che sono: “sa boche, sa mesu boche, sa contra e su bas-su”. La prima imita le voci dei pa-stori di un tempo che richiamava-no le loro greggi, “sa mesu boche” invece riproduce il canto degli uc-celli, “su bassu” il montone e “sa contra” il belato della pecora . Il canto, a seconda dei testi, assu-me un’ andatura veloce e armo-niosa o triste e lenta. Nel primo ca-so viene detto “ a sa lestra”, nel secondo “ a sa seria”. Esso è sem-pre in grado di assumere bellissime
Pagina 2 PREDISTAMPA
Il tenore sardo Origine e caratteri del canto tradizionale
sfumature, usando tecniche raffina-te con l’uso della voce. Nei paesi della Barbagia il ballo è a volte ese-guito sulle note di uno strumento musicale, generalmente su tumbari-nu o il tradizionale organetto sardo oppure del coro a tenore. Con la presenza del coro a tenore si assiste a simpatiche forme di competizione fra cantori solisti, che si alternano nel canto di strofe. In realtà non c’è rivalità fra loro: il confronto produce anzi balli più lunghi e conferisce co-lore e simpatia alla serata. Il mes-saggio è contenuto nel testo poeti-co costruito su versi endecasillabi. I testi sono impegnati, di contenuto serio: si canta il dolore e l’ amore, l’odio e il perdono, gli affetti di un popolo, trasmettendo particolari emozioni che entrano nei cuori del-la gente. I suoni che il canto produ-ce fanno vibrare il corpo e la mente di chi ascolta. Il canto a tenore è ormai molto diffuso anche tra noi ragazzi, ed è un aspetto molto inte-ressante da analizzare, perché tra-manda la nostra cultura e le nostre tradizioni ricordando la storia dei nostri antenati.
A Nuoro sono nati molti gruppi, tra cui ricordiamo i tenore Grazia De-ledda, Bustianu Satta, Santu Predu, Santu Carolu etc. Oggi il canto è utilizzato molte volte per sfogare il malessere dei giovani che vivono in u n m o n d o d i f f i c i l e e l’attaccamento alle tradizioni li può aiutare a uscire fuori da situazioni complicate. Inoltre questo canto affascina molte persone per la sua particolarità e originalità, infatti non se ne trova uno uguale in tutto il mondo.
Luciano Tolu
Disegno di Elia Arridu
Anno 1, Numero 1 Pagina 19
Un visiteur inattendu
Disegni di Renzo Mariane
Testi di Chiara Mulas (2ªL)
Anno 1, Numero 1 Pagina 18
Una sera, la settimana scorsa, ho letto alcuni racconti su Cri-stoforo Colombo e sulle grandi scoperte geografiche della fine del XV secolo. Mi sono immersa talmente tanto in quelle letture che quando mi sono addor-mentata ho sognato di essere il grande navigatore genovese. Ero in Spagna, verso la fine del Quattrocento. Volevo arrivare in India, ma non an-dando verso Est, seguendo le orme di Marco Polo: vole-vo tentare di arrivar-ci via mare, attra-versando l'Oceano. Verso Ovest! Allora organizzai la spedizione, con tut-to quello che mi po-teva servire. Decisi di andare dai sovra-ni di Spagna, Isabel-la di Castiglia e Fer-dinando d' Arago-na, per chiedere le navi e un finanzia-mento per tutto l'oc-corrente. Li convinsi che il mio era il percorso più conveniente e sicuro per aprire nuove vie commerciali con l'O-riente. Mi finanziarono la spedi-zione e mi diedero anche tre caravelle: la Nina, la Pinta e la Santa Maria. Quindi organizzai il viaggio. Innanzitutto arruolai un equipaggio di marinai esperti per governare le tre caravelle. Poi feci acquistare cibo e ac-qua e preparai tutti i bagagli che potevano essere utili e suffi-cienti per un viaggio che anco-ra non sapevo quanto sarebbe potuto durare. Quando tutto fu pronto decisi di partire con la mia piccola flot-ta. Era il 3 agosto 1492 e ci a-spettava una grande avventu-ra . All'inizio il tempo era buono e il
vento favorevole. Andavamo spediti, con le nostre vele che si gonfiavano al soffio degli alisei. Ma il viaggio non fu sempre tran-quillo e diverse volte affrontam-mo gravi pericoli. I momenti più difficili furono quelli in cui il mare era in tempesta: le onde dell'O-ceano sollevavano le caravelle come foglie, lanciandoci verso il cielo nero, per poi farci precipi-
tare giù improvvisamente quan-do si aprivano. Il vento strappava le vele e le cime e inondava d'acqua i ponti delle caravelle. L'equipaggio cercava di ripararsi sottocoperta, nella stiva, ma pur-troppo diversi marinai morirono, strappati alle navi dal mare e dal vento. Il viaggio ci sembrava intermina-bile e non si intravedeva alcuna terra all'orizzonte. L'equipaggio si lamentava e il cibo e l'acqua iniziavano a scar-seggiare. I marinai protestavano perché erano stanchi di mangia-re sempre lo stesso cibo salato, accontentandosi di una mela come unico cibo fresco. Scruta-vamo con ansia l'orizzonte spe-rando di vedere segni di vita, ma niente appariva e il malumore
Io, Cristoforo Colombo (Racconto)
dell'equipaggio cresceva ogni giorno di più. Improvvisamente la vedetta iniziò a vedere i primi segni di vita: ra-moscelli che galleggiavano sull'acqua e qualche uccello che volteggiava sulle nostre caravelle. Erano i segnali che tanto attende-vo: non potevamo essere molto distanti dalla terraferma. Infatti Rodrigo, che era di vedetta, ad
un certo punto an-nunciò: “Terra! Ter-ra!”. Era il 12 ottobre 1492. L'equipaggio esultò di gioia e tutti quanti salirono sul ponte delle caravelle, a vedere la terra tanto desiderata. Cercammo subito un posto dove fermare le caravelle e ci or-ganizzammo per sbarcare. Finalmente potevamo avere del cibo e dell'acqua fresca. Facemmo anche i nostri primi incontri,
conoscemmo gli Indios e le loro decorazioni. Ci scambiammo dei doni e facemmo presto amicizia. Qualche tempo dopo, fatto rifor-nimento con del cibo fresco e dell'acqua, ripartimmo alla volta della Spagna. Non vedevo l'ora di far vedere ai sovrani i doni scam-biati con gli Indios per dimostrare che la mia ipotesi di raggiungere le Indie via mare era giusta . Non ero però consapevole, anco-ra, della scoperta più importante che avevo fatto: ero approdato su un continente nuovo, scono-sciuto. Poi mi sono svegliata e mi sono accorta che non ero in mezzo al mare, ma nella mia cameretta.
Elisa Giraldi
Disegno di Giulia Piras
che volta, durante il percorso, ve-do tra la folla qualcuno che cono-sco. Alcuni mi chiedono che cosa ci faccio con il gruppo di Sarule. Mentre penso a ciò che succede-rà, e a che cosa pensa di me chi mi sta vedendo, siamo già arrivati in via La Marmora. Finalmente, quasi finita, penso. Ma non è così. Passata la chiesa delle Grazie en-triamo nel Corso. In un punto, tra la folla, vedo i volti dei miei geni-tori. L’emozione è così forte che l’unico modo di esprimerla che ho è quello di non riuscire a smettere di sorridere.
Arrivati alla cattedrale, la sfilata finisce. Dopo le foto di gruppo, io e mio fratello raggiungiamo le no-stre cugine. Poi ne incontriamo anche un’altra, anche lei reduce dalla lunga camminata. A questo punto iniziano i balli sardi, e per fortuna, da qualche parte, qual-cuno ha allestito un meraviglioso buffet. Mentre mangio qualcosa mi rendo conto di quanti coloratis-simi gruppi abbiano percorso le strade della città.
Verso le ventuno si torna a casa. Le gambe non si muovono più, e rimarranno indolenzite per qual-che giorno. Ma io non rinuncerei mai alla mia adorata, faticosissi-ma sfilata del Redentore.
Chiara Murgia
La sfilata dei costumi tradizionali sardi si svolge a Nuoro, a fine agosto, per la festa del Reden-tore. Io partecipo con il gruppo di Sarule, perché mia madre è nata e vissuta a lungo lì. Tutte le mie amiche del paese giungo-no a Nuoro vestite “normalmente”, e poi indossa-no il costume negli edifici scola-stici che il Comune mette a di-sposizione. Io invece esco di casa già per metà abbigliata con l’abito della tradizione e poi finisco di prepararmi assie-me alle mie amiche.
Quando siamo tutti pronti ci av-viamo verso la cattedrale. Co-me al solito, siamo in ritardo. Arrivati, c’è il sacerdote che impartisce la benedizione ai gruppi venuti da tutta la Sarde-gna. Tutt’intorno, un’esplosione di colori. Predominano il rosso e il viola, il nero e il giallo. Ogni
gruppo ha il costume, i colori e i gioielli tipici del paese di provenienza. I gioielli, diversissimi per forma e dimensioni, sono uno più bello dell’altro.
Dopo un po’ ci assegna-no la posizione per la sfilata. Ci mettono in coppia, e io naturalmen-te affianco mio fratello. Dopo che tutti sono siste-mati, la sfilata parte. So-no molto emozionata, e ho paura che mi possa vedere qualcuno dei miei com-pagni. Appena partiti, mi rendo conto che c’è così tanta gente che per l’emozione mi manca il fiato.
Le scarpe, per forza con un po’ di tacco, fanno malissimo. Come se non bastasse, il vestito è più sco-modo di quanto ricordassi. Qual-
Pagina 3 PREDISTAMPA
Sfilando per il Redentore La popolare manifestazione raccontata da una partecipante
Grazie a... Ringrazio Buffon che con le sue mitiche parate il 29 ottobre 2011 nella
partita della Juventus contro l'Inter ci ha fatto vincere ringrazio Vucinic e Matri che hanno segnato due splendidi gol ringrazio il mio istruttore perché in palestra mi insegna tante cose e ha molta pazienza ringrazio i miei amici che hanno sempre voglia di uscire ringrazio tutti i miei zii e i miei cugini perché mi aiutano in ogni occasio-ne ringrazio colui che ha inventato il computer ringrazio mia nonna che ogni giorno mi fa compagnia ringrazio i prof che mi insegnano ogni giorno una cosa nuova ringrazio la scuola che è molto utile per la vita ringrazio mia zia che mi ha voluto cresimare; ringrazio le mie catechiste che mi hanno aiutato a prepararmi per la cresima ringrazio i miei genitori che mi hanno dato alla luce e si sacrificano per me e poi... ringrazio la pioggia che ci dà l'acqua che ci serve ringrazio la terra che ci dà da mangiare ringrazio il sole che ci riscalda ogni giorno ringrazio il Signore che ogni giorno mi da la forza di andare avanti nel mio cammino. Mattia Garau
“Tutt’intorno,
un’esplosione di color
i.
Predominano il rosso
e il
viola, il nero e il giallo
. ”
Anno 1, Numero 1 Pagina 4
(segue dalla
prima pagina)
incaricato dal Comune di Nuoro di costruire un monumento in onore dell’avvocato –poeta nuorese Sebastiano Satta. L’artista decise di raffigurarlo con piccole sculture d’argilla, poi fuse in bronzo, nei vari momenti della sua vita: al lavoro, in famiglia, solitario e pensoso. Principalmente l’obiettivo di Nivola era quello di creare un “salotto” per la città,
Che non mi vengano a dire che Nuoro è una bella città. Poco cura-ta, grigia, invasa dalle macchine, e, se si fa eccezione per il Monte Orto-bene e la Pineta di Ugolio, con po-chissimi spazi verdi. Non che non ci siano dei bei posti. Le Grazie Vec-chie, la casa di Grazia Deledda, il corso... e poi ci sarebbe piazza Sat-ta, che però ha dei problemi che qui sotto spiega bene Luca.
Le “Grazie vecchie” è il nome che si dà alla più antica chiesa di Nuoro. Oggi è un luogo di ritrovo per i ra-gazzi. È una chiesa molto bella. Dà la sensazione di un posto antico, che, se potesse, avrebbe tante storie da raccontare. Anche se è molto anti-ca, è molto ben conservata, anche perché è stata ristrutturata recente-mente e per fortuna non è ancora stata pasticciata da graffiti, nono-stante qualcuno, come è noto, ci abbia provato. È molto pulita e pre-senta lo stesso volto di qualche seco-lo fa.
La casa di Grazia Deledda, anch’essa molto antica, si trova nel centro storico. Nel periodo in cui si chiede su mortu mortu, soprattutto
con le scuole elementari, si va lì e dei signori danno ai bambini un sacchetto contenente dei dolci e un librettino che parla di Grazia Deledda.
Io e i miei compagni di scuola vede-vamo soprattutto la cucina: alla sini-stra della porta c'è un tavolo dove ci sono dei dolci, i papassini, a forma di rombo, con della glassa bianca sopra. Al centro della cucina c'è una pentola molto grande dove si cucinava. Fuori c'è un bel giardino, molto vasto, con un bellissimo prato verde e degli alberi maestosi; non c'è altro che prato e alberi... pura natura!
L’altro luogo affascinante di Nuoro è il corso, dove tutti i giorni della settima-na i ragazzi, ma anche le persone un po' più grandi, si incontrano per fare una passeggiata. Il corso si trova al centro della città. È una strada lastri-cata, tutta dritta. Sia a destra che a sinistra ci sono negozi di tutti i tipi, so-prattutto di abbigliamento.
Se si tolgono questi luoghi che ho de-scritto, però, Nuoro è secondo me un posto davvero brutto. La zona in cui sorge la mia scuola, ad esempio. Que-sta zona viene chiamata Predistrada.
Non ci sono molti negozi. Dalle fine-stre della mia classe si vedono solo case, neanche tanto colorate, so-no sul giallo, bianco e grigio... altre invece non sono ancora finite. Ma tutto sommato si sta bene. Poi an-che la zona della Solitudine, tranne la bellissima chiesetta, è a mio pa-rere una zona “spenta”; già la pa-rola, “solitudine”, mi fa pensare alle persone anziane che vanno lì e si riuniscono per non rimanere a casa da sole... però nella zona alberata c'è una chiesetta antica, bellissima, anche se non penso che ci vada molta gente.
I quartieri di periferia sono formati da palazzi dai colori più vari che però sembrano fare a pugni tra loro. Ci sono case più alte e altre più basse … soprattutto nel quartie-re del “ Nuraghe” le case sono mol-to diverse tra loro .
Insomma, a Nuoro prevalgono i luoghi senza bellezza. Almeno se-condo me. E secondo voi?
Elisa Giraldi
Il bello e il brutto di Nuoro Considerazioni estetico-sentimentali sulla nostra città
Piazza Satta e i vandali Le tristi condizioni del “salotto” cittadino
di questi sbandati, tanto da im-pedire alle numerose persone per bene, anziani e famiglie, di passarci e godere di questo spazio così bello. Ma non c’è proprio niente da fare? Dobbia-mo lasciare che Nuoro venga dominata da queste persone? Forse se ci fosse un controllo più rigido la sera si scoraggerebbe-ro certi comportamenti da par-te di questi vandali, o forse biso-gnerebbe educare meglio i bambini, fin da piccoli, ad esse-re buoni cittadini, rispettosi di sé e della cose pubbliche.
Luca Depalmas
un punto d’incontro per tutti i nuoresi. La particolarità di que-sta piazza, tutta in granito, è che i sedili sembrano generarsi dalla pavimentazio-ne. Purtroppo oggi i ragazzi, anziché u-sarli per incontrarsi e chiacchierare, qui si ubriacano, si arram-
picano, spaccano e buttano le bottiglie a terra e lasciano i loro nomi scritti con pennarelli indele-bili. La piazza è ancora bella, ma in futuro le sue condizioni potreb-bero solo peggiorare e il “nostro salotto” finire per essere ostaggio
Disegno di Giulia Piras
veramente emozionante. Si lamenta-vano a volte della mia guida dura e spericolata, ma io continuavo per la mia strada. Il mio modo di guidare, la mia voglia di tenermi sulla moto, co-me tu ben sai, mi sono costati molto cari... ma non ho nessun rimpianto.
Infine, a cosa è legato e cosa si-
gnifica il tuo soprannome Sic?
E’ un acronimo, ma, scusami, non sono parole esattamente belle da ripe-
tere. Per me quelle tre parole sono una filosofi-a di vita, legata alla mia guida, al mio carat-tere e al mio pensiero.
Marco, la tua morte
è stata un vero colpo
per gli appassionati
di motociclismo, ma
anche per tutte le al-
tre persone. Infatti i
tuoi fans ti ricorde-
ranno con il tuo 58,
la tua spericolatezza
e la tua semplicità. Le altre perso-
ne invece, anche non avendoti vi-
sto in sella alla moto, ti ricorde-
ranno per il tuo sorriso e per la
tua bontà. Ma tu come vorresti
essere ricordato?
Innanzitutto, vorrei che la mia morte servisse ad aumentare la prudenza e diminuire la smania… E se c’è da lasciare la moto quando si sta caden-do, lasciatela, meglio perdere una ga-ra e una moto che la vita. Vorrei inol-tre che mi ricordaste con la mia moto, con il mio 58, col mio sorriso e, come dite voi, per la mia semplicità
Luca Depalmas
Anno 1, Numero 1 Pagina 17
Q uesta intervista impossibi-
le è dedicata a Marco Simoncel-
li, un campione di moto e sim-
patia, strappato alla vita a soli
24 anni, dopo un brutto inci-
dente sul circuito di Sepang. In
questa intervista conosceremo
la sua vita e la sua breve carrie-
ra dal 20 gennaio 1987 al giorno
della sua morte: 23 ottobre
2011.
Luca: Ciao, Mar-
co. Innanzitutto,
la prima doman-
da di questa in-
tervista è: com’è
nata la tua pas-
sione per le moto?
Marco: Beh, la passione per le mo-to mi è stata tra-smessa da mio pa-dre. Già dai sette anni correvo e sfrecciavo nelle piste. A dirla tut-ta, ero abbastanza spericolato e cre-scendo non sono per niente cam-biato.
Prima dell’esordio nella classe
mondiale 125, nel 2002, hai fat-
to qualche altro torneo?
Sì, nel 2000 ho partecipato, anzi esordito per un anno, nella classe 125, però a livello europeo e non mondiale, conquistando una buo-nissima seconda posizione. Mentre a 14 anni ho partecipato al trofeo Honda NR, salendo in due occasio-ni sul podio.
Marco, un’altra domanda... c’è
da dire che secondo noi, gli anni
passati in 125 non sono stati
brillanti...o mi sbaglio?
No, non ti sbagli affatto. Non sono mai arrivato ai primi tre posti nella classifica generale. Sono stati anni in cui dovevo trovare il mio stile e la vittoria soprattutto.
Mentre quando sei passato nella
categoria 250 ti si è aperto il cie-
lo no?
Sì, quelli nella 250 sono stati anni magici: un mondiale vinto, una mo-to stupenda, dei buoni risultati e uno staff qualificato. Per me il mo-mento più bello di questi anni è sta-to senz’altro, oltre alla vittoria del mondiale, il passaggio in moto GP, nel 2010.
Ecco appunto, hai avuto solo un
anno per esprimerti purtroppo.
ma come è stato quell’anno per
te?
Beh, veramente una bomba! Gareg-giare con persone del calibro di Va-lentino, di cui sono molto amico, Dovizioso, Stoner e Lorenzo è stato
Alcune domande a Marco Simoncelli (intervista -purtroppo- impossibile)
Disegno di Luca
Depalmas
siamo divertite tantissimo!!! Siamo andate al cinema a vedere un film sul bullismo! Durante il film l'ho guardata e mi è sembrato che pian-gesse.
Comunque... che bella giornata!
DIARIO DI VIOLA, 24-12-2011
Chantal non è potuta uscire e sono molto dispiaciuta. Ma per fortuna domani ci sarà la sua festa di com-pleanno, e potremo vederci. Ah… verrà anche Matteo!
Lucia Bardino
Sarah Fenu
Joelle Peddio
Chiara Zizzi
Anno 1, Numero 1 Pagina 16
tori non inizieranno a insospet-tirsi!
Continuo a piangere , e ogni not-te ho gli incubi per la paura che lei mi picchi...
DIARIO DI VIOLA, 27-10-
2011
A scuola quella bimbetta di Chantal non si è più presentata, ma oramai non mi preoccupo più di tanto perché ho incontrato un ragazzo speciale, Matteo, e mi sono innamorata.
Ieri Matteo è venuto a casa mia perché dovevamo uscire insieme ma dato che io non ero ancora pronta l'ho fatto aspettare in ca-mera. Quando sono uscita dal bagno ho visto che rimetteva il mio diario sulla scrivania. Mi ha detto che non dovevo comportar-mi così perché altrimenti avrei perso la sua amicizia!!! Evidente-mente aveva letto i miei appunti del 22. Io non so che fare... ma ora vado a dormire. Ci penserò su domani...
DIARIO DI CHANTAL, 28-10
-2011
Oggi sono tornata a scuola. E, non so spiegarmi il perché, ma oggi l’atteggiamento di Viola era diverso rispetto agli altri giorni. Spero che si calmi del tutto per-ché non potrei sopportare ancora la paura che lei mi provoca.
DIARIO DI VIOLA, 28-10-
2011
Stanotte ho fatto un sogno molto strano: non importunavo più Chantal e anzi diventavo sua a-mica.
(...)
DIARIO DI VIOLA, 23-12-2011
Che divertimento, oggi, con Chan-tal! Siamo andate a vedere un film sul bullismo! Questo mi ha ricor-dato come mi comportavo con lei, e per un istante ho provato vergogna e un’immensa tristezza!
Mentre stavamo tornando a casa siamo passate a prenderci le cara-melle! Questa giornata l'ho passa-ta particolarmente bene!!! Spero che domani Chantal sia libe-ra...così usciamo di nuovo!
DIARIO DI CHANTAL, 23-12-
2011
Oggi sono uscita con Viola! Ci
Disegno di Giulia Piras
decidesse di passare un’intera giornata a Lollove è bene che provveda a farsi invitare da u-na delle poche famiglie del paese.
In compenso diversi registi hanno scelto proprio Lollove per girare alcuni film, tra cui “Su re”, diretto da Michele Co-lumbu, un regista di fama na-zionale.
Adriano Gusai
Didascalia dell'immagi-
ne o della fotografia
Pagina 5 PREDISTAMPA
Lollove, my love Il tempo incantato dell’antico borgo
Lollove è una piccolo borgo situato nella vallata di Marreri, tra Orune e Nuoro.
Il borgo, con le antiche e de-cadenti case in pietra grigia e le sue strette vie lastricate, è tappa di numerosi turisti e di giovani sposi, che scelgono per il sì e per le foto di nozze, la romantica chiesetta di San-ta Maddalena.
Santa Maddalena è bellissima ed è famosa perché ospita le antiche statue lignee di San Biagio e Sant’Eufemia “coiubadora”. San Biagio, molto venerato a Lollove, era un porcaro, protettore dei pa-stori.
La leggenda narra che il suo olio guarisse e proteggesse i malanni della gola.
Sant’Eufemia è detta coiuba-dora perché porta l’amore a chi va alla sua processione. Inoltre è la protettrice delle mamme in attesa di un bam-bino.
Le campane della chiesa non suonano e let t ron ica-mente, ma grazie ad una lunga corda che, tirata su e giù, dà i tocchi. Il bor-go è circon-dato dai monti e dagli oliveti, da piante di fichi selvatici e fi-chi d’india. Gli animali domestici vi-vono liberi e la bellezza del posto fa di-menticare tut-to ciò che in-vece manca: scuole, super-mercati, bar, guardie medi-che, giochi. Quindi, chi
Nuoro
Nuoro è una città che tutti fa gioire
Ragazzi e bambini fa divertire,
Ci son tante attrazioni
Anche per i più brontoloni.
Ogni giorno i piccini
Affollano i giardini
E i turisti in tutta fretta
vanno al museo di Grazia Deledda.
Se fa bel tempo e la giornata è piatta
Si va tutti insieme in piazza Satta.
A Natale, per creare l’atmosfera,
Fan sempre l’albero di buona lena.
E ogni sera con ardore
Vanno tutti al bar Majore.
Nuoro, tanto ci sarebbe da dire
ma questa poesia dovrà pur finire,
Perciò al sindaco lascio l’onore
Di dire che Nuoro è un vero splendore.
E chiunque mi stia ad ascoltare
Spero che come me la possa amare.
Jessica Arberi
Anno 1, Numero 1 Pagina 6
La ricorrenza che in America e nei paesi anglosassoni è nota con il nome di Halloween sta prendendo sempre più piede anche da noi in Italia. Non solo: qui a Nuoro negli ultimi anni qual-che ragazzino ha preso l'abitudi-ne di travestirsi per andare a “su mortu mortu”.
Le due feste, in ef-fetti, presentano molte somiglianze: in entrambi i casi ci sono dei ragazzi che vanno di casa in casa a chiedere dolcetti pronun-ciando frasi che si ripetono sempre uguali da sempre: “dolcetto o scher-zetto” in America, “su mortu mortu” da noi. Poi entram-be le feste si svol-gono nel giorno della ricorrenza dei morti, più precisa-mente nella notte tra il trentuno otto-bre e il primo no-vembre in Ameri-ca, tutta la giornata del due no-vembre da noi. Pare che in pas-sato, in altri luoghi della Sarde-gna, ci fosse inoltre un uso delle zucche raffiguranti facce spa-ventose, come avviene nella tra-dizione anglosassone.
Ma le somiglianze finiscono qui. Infatti nella festa di Halloween per divertimento e per tradizione ci si traveste da fantasmi, mentre in Sardegna non si usa. Poi la fe-sta americana si svolge di notte, mentre qui in Sardegna dura tut-ta la giornata del due novembre. Tutte le case in America sono addobbate con scheletri e ragni finti, in Sardegna no.
A Nuoro i nostri genitori facevano su mortu mortu tutta la giornata
Celti, infatti, non temevano i propri morti e in occasione di Samhain lasciavano per loro del cibo sulla tavola in segno di ac-coglienza per quanti facessero visita ai vivi. Questa ricorrenza, divenuta poi tipica della cultura dei popoli del Nord Europa, ha
prima invaso l ’ Am e r i c a Settentriona-le e poi si è diffusa in Eu-ropa e negli altri conti-nenti. Imma-giniamo, pe-rò, che ades-so vi starete ch i edendo cosa signifi-c h i “Samhain” . E b b e n e , Samhain è una parola gaelica che significa "fine dell'estate", e per i Celti indicava una
sorta di Capodanno. Nella di-mensione circolare del tempo, caratteristica della loro cultura, Samhain si trovava in un punto che non apparteneva né all'an-no vecchio e neppure al nuo-vo, quindi era fuori dalla dimen-sione temporale; in quel mo-mento il velo che divideva la terra dei vivi dalla terra dei morti si assottigliava ed i vivi e i morti potevano entrare in contatto.
Brrrrr! Vi abbiamo fatto paura? Nooo??? Allora aspettateci di notte, perché arriveremo con delle zucche spaventose e co-stumi da brivido!!!
Mattia Garau
Giovanni Marreddu
Halloween o su mortu mortu? Anche se si assomigliano più di quanto sembra...
del due, fino a tarda sera. Prende-vano delle federe di cuscino da usare come sporte e si riunivano con tutti i bambini del vicinato, an-dando a bussare di casa in casa e a dire: “No lu dazese su mortu mor-tu?” Si ricevevano in dono papassi-ni, frutta secca, uva passa, manda-rini, dolcetti... A metà giornata si
facevano le soste per vedere chi aveva “raccolto” di più e ci si fer-mava per mangiare allegramente tutti insieme. Noi invece per fare su mortu mortu usiamo le buste di pla-stica e oltre alla frutta e ai dolci ri-ceviamo talvolta in dono anche soldi. Anche noi a metà giornata pranziamo con i dolcetti e ci diver-tiamo tantissimo perché stiamo tutti insieme.
Ma, ci siamo chiesti, come è possi-bile che usanze di paesi tanto lon-tani presentino queste somiglianze? Allora abbiamo svolto una piccola ricerca e abbiamo scoperto che l'elemento fondamentale che le tradizioni hanno in comune, cioè il dono di dolci o di cibo in generale, risale a un'antichissima usanza celti-ca (si parla di 2500 anni fa circa). I
Disegno di Mattia Garau
fessoresse, ma c’è qualcosa, non so cosa, che me lo impedisce: la mia paura, forse, è quella che mettano in atto le loro minacce. E mia mamma …. con lei non riesco a parlarne, anzi, mi isolo ancora di più. So bene che lei si è accorta di qualcosa. È normale che una mamma senta che si tratta di un brutto momento per sua figlia ed è normale che veden-domi soffrire, soffra. SONO DI-SPERATA!!!!
DIARIO DI VIOLA, 21-10-2011
Quella vigliacca non ha esaudito la mia RICHIESTA e non ha neanche avuto il coraggio di presentarsi a scuola!
Domani vedrà cosa le combine-rò...!!
DIARIO DI CHANTAL, 21-10-
2011
Non ho avuto il coraggio di presen-tarmi a scuola e penso che domani sarà la stessa cosa!
Perché se mi presentassi lei e il suo gruppo mi picchierebbero e io non voglio questo..!
DIARIO DI VIOLA, 22-10-2011
Quella bamboccia non si è presenta-ta nemmeno oggi!
Sto iniziando ad incaz... più di quanto già non lo sia!!
DIARIO DI CHANTAL, 22-10-
2011
Anche oggi niente scuola. Penso che non ci andrò ancora per un paio di giorni, almeno finché i miei geni-
Anno 1, Numero 1 Pagina 15
DIARIO DI VIOLA, 20-10-
2011
HHHH o incontrato quella cretina di CHANTAL. La osservavo da molto tempo però aspettavo il momento giusto per agire! Non l'ho mai soppor-tata. Ogni volta che la ve-devo mi veniva la voglia di pestarla!! Era suonata la campanella, io l’aspettavo al cancello della scuola. Era passata davanti a me io le ho afferrato il braccio e ho iniziato a insultarla e mi-nacciarla. Le ho det-to:”Portami i soldi, doma-ni!”.
DIARIO DI CHANTAL,
20-10-2011
Caro diario, oggi mi sono alzata un po’ di malumore: sapevo che la giornata non sarebbe filata liscia! In questi giorni c’è un po’ di bur-rasca tra me e una mia compa-gna.
Si chiama Viola; ogni mattina mi avvio a scuola con il cuore in go-la...e come si dice, non è certo un buon inizio di giornata!
Ho paura di andare a scuola e solo per colpa sua. Mi prende sempre di mira, che antipatica!!! E pensare che all’inizio dell’anno speravo di essere sua amica… MI HA DELUSO VERAMEN-TE!!! Appena mi vede si mette
davanti e inizia ad offendermi con parole tremende. Talmente tremen-de che a volte penso che non ne conosca nemmeno il significato. Io sono piuttosto bravina a scuola, eppure in certi momenti non riesco a concentrarmi, perché il mio pen-siero è fisso su di lei che mi guarda e ridacchia di me con le sue ami-
che! Non capisco cosa ho fatto per meritarmi tutto questo! All’uscita da scuola si mettono insieme in disparte, mi guardano e, secondo me, s’inventano nuovi piani per darmi fastidio l’indomani. A volte mi afferrano il braccio e lo stringo-no forte. Non riesco a liberarmi, e più mi agito e più mi stringono. La cosa più strana è che nessuno sem-bra accorgersi di quello che mi sta capitando.
Stamattina, poi, è successa una cosa che davvero mi spaventa: Vio-la ha minacciato di farmela pagare se domani non porterò a scuola almeno cinque euro.
Ho la tentazione di dirlo alle pro-
“Sbullonate” è meglio (dai diari di due ragazze)
“E mia mamma … con lei
non riesco a parlarne
, anzi,
mi isolo ancora di più
. So
bene che lei si è acco
rta di
qualcosa. ”
Anno 1, Numero 1 Pagina 14
Piero Borrotzu, eroe ventiduenne (Racconto)
(segue dalla prima pagina)
della mia prima giovinezza. Prima di cadere nel panico gridai: “Viva l’Italia!”. E fu come un grande flash. Una luce bianca mi avvolse e sentimenti e ricordi si fusero senza farmi pensare alla tortura che ave-vo subito prima della fucilazione. Con i miei pensieri, per un mo-mento, ripercorsi la mia vita. En-travo nelle mie stesse viscere, ri-cordai persino la caduta da bambi-no, rividi il quartiere della casa in cui nacqui, ad Orani, mio padre, che con la sua morte prematura mi trasmise coraggio, lasciandomi quando avevo solo due anni, e mia madre, che si dovette occupare an-che di mia sorella di cinque anni. Rividi i miei anni a Nuoro. Mi piaceva studiare, avevo ottimi voti al ginnasio e al liceo.
A scuola si parlava di uomini di valore, di personaggi importanti ed io ascoltavo, inconsapevole e igna-ro che anch’io sarei diventato uno di loro. Ascoltando la vita di questi uomini straordinari, decisi d’intraprendere la strada militare per una guerra alle porte. A vent’anni realizzai la mia grande aspirazione: entrare nell’Accademia Militare a Mode-na.
Sono diventato un eroe per aver salvato tanta gente da un massa-cro. Mi sarei potuto salvare scap-pando da una finestra e passando per i tetti delle case, ma non lo feci. Dopo aver messo in salvo i miei
uomini decisi di consegnarmi per evitare il peggio alla popolazione. Nel momento in cui stavo scenden-do le scale, un ufficiale tedesco mi puntò la pistola. Mi condusse all’interno di un capannone, venni interrogato senza esito, torturato duramente ed infine trascinato sul piazzale della chiesa di Chiusola. Gli abitanti della borgata erano chiusi in un drammatico silenzio, costretti ad assistere alla mia esecu-zione. L’unico rumore era il battito del mio cuore, accompagnato dal rullo dei tamburi. Proprio in quel momento un denso rumore e una fitta infrangevano i miei pensieri.
Il dolore era così forte che non riu-scivo a capire dove si manifestasse. Chiusi gli occhi e presi un’ultima boccata d’aria, sperando che il dolo-re cessasse. Fu così, ma solo per pochi istanti. Poi il dolore riprese ancora più forte. Riaprii gli occhi. Non distinguevo più i colori. Vede-vo solo il nero e il bianco... come l’apparire di una foto. Mi toccai il busto e portai la mano al viso. La metà della mano era ricoperta di un liquido scuro. Capii che era sangue. Mi accasciai a terra. Le forze mi abbandonavano. Ripercorsi per una seconda volta il mio passato, ma questa volta a riviverlo era la mia anima che si liberava dal mio cor-po. Vidi un uomo steso a terra. Ero io.
Elia Arridu
LA VITA Piero nasce ad Orani, in Sardegna, il 25 aprile del 1921, da Francesco Borrotzu e da Clotilde Di Bene (nativa di Vezzano Ligure). Prematuramente il padre muore (1923), per cui la madre deve occuparsi da sola di Piero e della sorella Laura. A Nuoro Piero frequenta il Ginnasio e poi il Liceo con ottimi risultati. Nel 1941 si realizza per lui la grande aspirazione: entrare in Accademia Militare, a Modena, e diventare ufficiale. Dal giugno 1940 l’Italia è in guerra al fianco della Germania nazista. L’8 settembre 1943 Badoglio proclama l’armistizio. L’Italia è fuori dalla guerra, ma i nazisti, da alleati, si trasformano in violenti occupanti. Il “tenente Piero” (il nome di battaglia di Borrotzu) sfugge di continuo alle retate tedesche, e partecipa a una lunga serie di azioni partigiane. Verso la sera del 4 aprile 1944, per sfuggire al rastrellamento dei tedeschi, Piero ripara nella borgata di Chiusola (comune di Sesta Godano, in provincia della Spezia). Dopo poco tempo tutto il villaggio è circondato. All’alba del giorno successivo, i soldati tedeschi radunano tutta la popolazione di fronte alla chiesa. Il loro intento è quello di sterminare tutti gli abitanti. Quel 5 aprile, Piero Borrotzu si consegna ai nazisti: «La gente del paese non c'entra», grida. «Prendete me, sono un capo partigiano. Non percuotetemi, però, rispettate il mio grado di tenente». Viene torturato e fucilato. Gli abitanti assistono impotenti all’esecuzione: sono salvi, grazie all’eroico sacrificio del sardo. Il 4 aprile del 2009, Piero Borrotzu è stato insignito della Medaglia d’Oro al Valore Militare. Gli sono state intitolate le scuole medie statali di Nuoro, Sesta Godano e Orani.
Calcio, che passione! Il Latte Dolce e l’Alghero. Abbia-
mo disputato la prima partita con-
tro il Latte Dolce e abbiamo domi-
nato, vincendo meritatamente
per un secco 3 a 0. La seconda
partita è stata più difficile, ma u-
gualmente bellissima. Noi forti
nell’attacco e loro forti in difesa ci
impedivano di passare, ma alla
fine abbiamo vinto. Alla finale
contro l’Alghero eravamo tran-
quilli e non ci siamo fatti prendere
dal panico nonostante il suo bom-
ber e la sua serie di vittorie. Abbia-
mo giocato benissimo, impeden-
do loro di andare oltre il centro-
campo. Abbiamo vinto in modo
schiacciante con un 5 a 0, gua-
dagnandoci con onore la possibi-
lità di giocare un torneo importan-
tissimo in Abruzzo.
Fabio Mele
Pagina 7 PREDISTAMPA
Quest’anno gioco calcio con
una squadra che a me piace
tanto: I Puri e Forti. Il calcio è uno
sport che consiste nel calciare un
pallone cercando di segnare
nella porta avversaria. Ci sono
diverse regole da rispettare, in
particolare non puoi toccare la
palla con le mani o il braccio.
Per segnalare i trasgressori,
l’arbitro usa due cartellini i diver-
so colore: quello rosso indica
l’espulsione, quello giallo
l’ammonizione. La squadra è
composta da undici giocatori,
uno di essi è il portiere che deve
difendere la rete dai tiri avversari.
La durata della partita è di 90
minuti divisi in due tempi e inter-
vallati da 15 minuti di pausa. Se
durante la partita si verificano
imprevisti che fermano il gioco, i
minuti persi vengono recuperati
dopo il novantesimo minuto. Ol-
tre alle squadre, in campo si tro-
vano l’arbitro, che cerca di evita-
re che la partita si trasformi in un
incontro “di boxe”, i guardalinee ,
che si occupano di segnalare i
fuori gioco o le rimesse laterali.
All’interno della squadra i gioca-
tori rivestono diversi ruoli: attac-
cante, centrocampista, difenso-
re. Io gioco da difensore e quindi
devo difendere la mia porta da-
gli attaccanti avversari.
Adesso vi racconto l’ avventura
con la mia squadra per riuscire a
qualificarci nel torneo Nike, che
ci avrebbe permesso di giocare
in Abruzzo.
Abbiamo giocato nel nostro
campo con tre squadre: il Sassari,
Qua la mano, pallamano! Conosciamo uno sport in crescita
La pallamano è uno sport di squadra. Le squadre che si af-frontano sono composte da set-te giocatori ciascuna , dei quali uno sta in porta e gli altri sei at-taccano se sono in possesso di palla o difendono la propria por-ta se la palla ce l'hanno gli av-versari . Le partite si disputano su un campo grande più o meno come quello di calcetto. Lo sco-po del gioco è quello di fare più goal della squadra avversaria, facendo entrare la palla in una porta che misura quattro metri di lunghezza e due di altezza .
Le gare sono divise in due tempi, che nell'under quattordici dura-no trenta minuti ciascuno. Gli arbitri sono due.
Le regole non sono molto complesse: la principale, for-se, è che si possono fare solo tre passi con la palla in mano.
Ogni allenatore può chiedere tre time out per riorganizzare la squadra o per spezzare il ritmo agli avversari .
Si commette fallo quando si trattiene o si spinge un avver-sario; nei casi più gravi si dan-no i tiri liberi o il cartellino giallo. Con due cartellini gialli si viene espulsi. Se si subisce fallo mentre si tira in porta dai sei metri si può battere un rigore dalla linea dei sette metri; un fallo subito in qualsiasi altra zona della metà campo avversaria dà diritto a un punizione dai nove metri .
Vicino a ciascuna delle due porte ci sono due aree semicir-colari , la prima a sei metri e la seconda a nove metri dalla porta: non si può tirare in porta se si è dentro l'area dei sei me-tri . Giovanni Marreddu
Disegno di G
iovanni M
arreddu
Cronaca semiseria della Terza H Ovvero il primo esempio al mondo di poema... epico-scolaresco!
Anno 1, Numero 1 Pagina 8
DALLE ELEMENTARI … ALLE MEDIE
Circa quattro anni fa, proprio in questo periodo, cominciavamo a pensare che l’ esperienza delle elementari stava per concludersi …
Avvolti nei grembiulini bianchi e blu senza dubbio alle elementari ci divertivamo molto di più … ma per noi stava per arrivare il momento cru-ciale in cui le avremmo dovute abbandonare …
allora la scuola media ci appariva misteriosa e affascinante … consapevoli che la scuola media ci avrebbe costretto a faticare … sudare … trepidare. A questo punto il primo dubbio ci assale! In quale scuola andare? “E se mi iscrivessi alla numero Quattro? No, troppo pericoloso … ci sono i professori all’ attacco!! E allora? Non resta che la Uno Dove sarà accolto calorosamente ognuno”.
Presi d’ ansia e un po’ preoccupati Ci siamo incamminati verso la scuola media Sentendo dentro il cuore i consigli e l’ affetto Del maestro prediletto E qui abbiamo trovato i professori In agguato pronti a giustiziare Chi non ha studiato E tante, troppe responsabilità Che ci avrebbero travolto senza pietà. Spiegazioni, interrogazioni Premi e punizioni Ci hanno procurato in tre anni Momenti brutti ed altri pieni di emozioni Ed ora eccoci qua Pronti a tracciare un bilancio generale Nella nostra esperienza personale. Promettiamo di farlo con sincerità, In assoluta obiettività, Con un pizzico di ilarità.
L’ INTERROGAZIONE
Tutti gli studenti di questo mondo concorderanno
con noi nel ritenere l’ interrogazione uno dei mo-
menti più “tragici” della vita scolastica …
C’ è qualcosa di nuovo oggi nell’ aria No, si recita il noioso copione dell’ interroga-zione, dove i ruoli sono sempre uguali: il professore tranquillo, con un sorriso sornione e l’ alunno agitato, con in testa una gran con-fusione formule, dati, verbi regolari e irregolari … chi potrà mai salvare i poveri scolari? Per fortuna il trillo della campanella, o forse l’ improvvisa entrata della bidella dà tempo al “malcapitato” di ripassare E agli altri di respirare! L’ interrogato sta alla cattedra preoccupato Cerca tutt’ intorno suggerimenti Guarda con invidia il compagno preparato E pensa : ”Ah, se avessi studiato!” cercando di ricordare La spiegazione seguita male.
Anno 1, Numero 1 Pagina 13
Riflessioni di un antico Hotel (Racconto)
Mi ricordo l’ultimo restauro che
mi hanno fatto. Sì, l’ultimo lo ri-
cordo particolarmente bene,
anzi, mi accorgo di non riuscire a
pensare ad altro. Mi chiedo se in
futuro interverranno ancora… lo
spero. Il mio sogno è quello di
ritornare al vecchio, antico
splendore. Però questo lo aspet-
to da vent’anni. Ecco come mi
chiamo, ecco chi sono: hotel
Splendor. Splendor proprio per-
ché, quando mi hanno battezza-
to, ero il NUOVO HOTEL, fiore
all’occhiello della mia città. Tutti
parlavano di me come del più
lussuoso ed elegante, il più
sono ormai un lontano ricordo,
come i cristalli antisfondamento e
le maniglie d’argento, lucidate
ogni giorno perché il luccichio
non venisse sopraffatto, come
avviene oggi, da quella patina
verde mista al marrone opaco. I
mobili in legno
pregiato e i letti
in sintonia con
l’intero ambien-
te avevano un
solo “cognome”:
LUSSO. Beh, biso-
gna dire che la
popolazione di
un tempo non
era cafona co-
me quella attua-
le. Se prima si
portava rispetto
per gli edifici
vecchi e nuovi,
ora è tutto il
contrario. I ra-
gazzi del 2011 si
armano di bom-
bolette spray e
d i s t r u g g o n o
qualsiasi cosa.
Non so se avete
presente il carto-
ne “Taz, il diavo-
lo della Tasma-
nia”. I ragazzi di oggi sono la stes-
sa cosa, ma non sono loro i re-
sponsabili della nostra decaden-
za. La colpa è di chi non sa edu-
carli al rispetto della città. Noi e-
difici, da parte nostra, possiamo
essere solo muti testimoni dello
stato di degrado in cui tutti siamo
costretti a vivere.
Elia Arridu
all’avanguardia dell’epoca. Po-
tevo accogliere un gran numero
di ospiti. Sono passati da me can-
tanti e attori, ma man mano che
gli anni trascorrevano il mio splen-
dore diminuiva. Accanto a me
sorsero nuovi hotel e su di essi si
spostava l’interesse delle persone
famose che prima attraversava-
no i miei saloni. Già negli anni Set-
tanta non ero il più ambito, ma
tra noi si creò una competizione
di mercato. Oggi sono uno dei
tant i esempi d i perdi ta
dell’identità, uno dei tanti emble-
mi della crisi. Le lussuose tende
che pendevano dalle finestre
Disegno di Elia Arridu
L’angolo di Zia Chiara Piccoli consigli… al femminile
contrario! E anche quando ci rendiamo conto del nostro sbaglio (troppo tardi) conti-
nuiamo a fa-re lo stesso errore!
Voi vi chiede-rete: “Come facciamo a sapere qual è quello di cui ci possia-mo fidare??”. La risposta non e’ molto facile, ma in-tanto iniziate a conoscere quello che frequentate,
poi si vedrà… può darsi che col passare del tempo possa dimostrarsi la persona che tanto volevate che fosse, op-pure il contrario! Ma tutto sommato non avete niente da perdere, per cui tanto va-le buttarsi!...
Se non risulterà la persona che pensavate che fosse po-
treste rimanerci male e magari soffrire, all’ inizio, ma facendo passare il tempo ca-pirete sicuramente che non serve piangere, alla fine è so-lo lui che ci perde, non certo voi!...
La vita va lo stesso avanti, an-che con qualche problema… fa male, sì, questo è vero! Ma se piangi non cambi niente, anzi peggiori la situazione!
Quindi, ragazze, occhio alle apparenze. E non fidatevi delle scatole di cioccolatini…
Chiara Zizzi Didascalia dell'immagi-
ne o della fotografia
Pagina 12 PREDISTAMPA
Care amiche, in questo numero, inaugurando que-sta mia rubrica, vi parlerò di un pro-blema che spesso noi ragazze ab-biamo, quello di lasciarci condizio-nare troppo dalla prima impressione che una persona ci suscita, soprat-tutto se questa persona è un ra-gazzo…
Vi è mai capitato di compra-re una favolosa, luccicante scatola di cioccolatini? Pro-babilmente sì. Ma forse non vi è mai capitato di rendervi conto, aprendola, che sono tutti guasti! A me è capitata la stessa cosa con un ragaz-zo: da fuori era molto bel-lo, ma poi quando ho iniziato a conoscerlo ho capito che non era così speciale come pensavo! Ero davvero convinta che fosse unico, anche se tut-te le mie ami-che che lo conosce-vano da prima mi a-vevano avvisata di non fi-darmi molto di lui.
Beh, questo non lo dico solo per confidarmi con qualcu-no, ma anche perché vi ser-va da lezione! Sì, perché non
si deve mai valutare una per-sona solamente dal suo a-spetto fisico, se non la si co-nosce fino in fondo, come capita spesso! Molte volte ti imbamboli quando lo ve- di per- ché è ap-
parentemente bello e sembra molto simpa-tico… ma, come si dice, l’apparenza inganna, la maggior parte delle volte.
Il cuore a volte prende la strada sbagliata; anzi, pren-de quella che per lui è giusta ma che poi si rivela l’esatto
Disegno di Chiara Zizzi
“Molte
volte
ti im-
bamb
oli qua
ndo
lo vedi pe
rché è
belliss
imo”
Anno 1, Numero 1 Pagina 9
LA RICREAZIONE Il momento più bello della vita scolastica è la ri-creazione …
Passata è la tempesta, la classe è pronta a far festa … Alle 11 e 20 puntuale il trillo dolce Della campanella annuncia la ricreazione E subito inizia una gran confusione … … c’è chi ride, chi scherza, chi spinge e chi
mangia. Mentre Simona e Greta Corrono alla macchinetta Alberto si scaglia contro Martina e Valentina
Che replicano al malcapitato In modo assai sgarbato. Andrea corre tra i banchi seguito da Cristiano Che vorrebbe acchiapparlo invano. Gianluigi ripassa la lezione Per prepararsi all’ interrogazione Ileana e Caterina Mangiano tranquille la loro merendina Luigi sta davanti alla porta Credendo che la prof non se ne sia accorta Marco e Claudio si godono il panino Perché gli brontola il pancino Elisabetta con la sua pasta al cioccolato Stuzzica a tutti il palato Marianna mangia il suo yogurt avidamente Mentre osserva il fracasso pazientemente Martina e Irina chiacchierano al termosifone mentre Mauro e Enrico urlano a gran vocione Ma dopo dieci minuti di gran confusione Occorre qualcuno che calmi la situazione Ed ecco la prof che punta il dito: “Zitti, ragazzi, riprendiamo la lezione!” IL COMPITO IN CLASSE Nel compito in classe i nodi vengono al pettine…
Fogli bianchi da riempire e una gran voglia di fuggire E il prof è lì che scruta senza pietà. Chino sul banco, l’aria affaticata l’alunno pensa: “E’proprio una brutta giornata. Ah! Se avessi studiato…”, e si arrovella per ricordare la lezione studiata male… guarda con un pizzico d’ invidia il compagno preparato la soluzione ideale sarebbe … quella di copia-re! Ma il prof è sempre lì, e scruta senza pietà. LA MENSA Il martedì al terzo trillo della campanella Inizia l’ ora più bella Eliminati libri e cartella
Cronaca semiseria della Terza H
Anno 1, Numero 1 Pagina 10
Cronaca semiseria della Terza H
Ci riuniamo a mangiare il panino con la mor-tadella Ansiosi di finire per poter in cortile uscire. È l’ ora di svago prima della lezione Ci è permesso ascoltare musica e giocare a pallone Ma … alle 14 e 30 tutti dentro Ha inizio il rientro. IL RIENTRO Eccoci seduti raggruppati tutti sui propri quaderni chinati tra la fatica ed un sorriso poiché abbiamo un obiettivo ben preciso … Nel computer trascriviamo ogni frase o rima che pensiamo e la prof. chiede più impegno ma ci dà sempre sostegno e quando arriva il momento di uscire non abbiamo altro da dire oltre che per oggi è finita e domani si inizia una nuova partita. LE MATERIE La mattinata è lunga, piena di difficoltà Mentre le materie si susseguono senza pietà C’è l’ italiano che bisogna curare Se in modo chiaro si vuol parlare! Poi arriva la matematica che con le sue defi-nizioni Mette in crisi anche i secchioni La geografia non è male, col pensiero ci fa viaggiare E storia? Tra pagine e pagine Dedicate a Mazzini e Gioberti Di certo non ti diverti! E stiamo lì a ricordare battaglie andate, Trattati e armistizi Veri e propri supplizi ! Tra colori, spartiti e pennelli Ci ritagliamo i momenti più belli Ma il momento più atteso … Ce lo dà il movimento L’ attività ginnica è un vero divertimento
LA PRESIDE
Sguardo attento Aspetto fiero Può sembrare un po’ severa Ma se ben ci comportiamo La possiamo trasformare, da esigente e intransigente in allegra e sorridente, come quando buone notizie ci viene a portare o come è già capitato alla festa di carnevale. Non vogliamo che perda la pazienza E ci convochi in presidenza … La preghiamo! Usi più clemenza! In ogni circostanza Noi apprezziamo molto chi sa perdonare!
Anno 1, Numero 1 Pagina 11
I PROFESSORI DELLA TERZA H
Tra pentagrammi e spartiti con Siotto Se studiamo prendiamo un bell’ otto Campus con teoremi e operazioni Rende faticose le lezioni Ma ci aiuta a diventare cervelloni Se vuoi prendere il pennello, qui l’ esperta è la Fancello poi c’è la Foddanu con l’italiano tra grammatica, parafrasi e commenti ci rende sapienti all’italiano non puoi rinunciare se in modo chiaro vuoi parlare la geografia ci aiuta a viaggiare con la fantasia mentre in storia studiando grandi eventi e guerre d’Indipendenza conquistiamo una bella sufficienza con la Falchi con l’inglese e la Carroni col francese ci assicuriamo almeno due verifiche al mese don Solinas durante l’ora di religione ci parla della fede con grande passione E ci offre l’occasione per un’attenta riflessione Marongiu tra compassi e squadrette ci aiuta a fare figure perfette con interesse seguiamo Belloi quando spiega a tutti noi con Pinna tra materassi e palloni sfoghiamo le nostre tensioni si cambia aria quando entra la Di Cerbo con l’assistente e tutte le finestre apre immantinente .
I BIDELLI
PER l’ alunno “infortunato” C’è sempre un posto riservato E dalla bidella di turno… viene consolato Qualcuno ha bisogno di confidare Che non è riuscito a studiare? Maria Paola è lì … paziente … Pronta ad ascoltare e consigliare L’alunno negligente
Attenti, però! Tante volte può capitare di sentirla domanda-re: “Chi ha fatto il segnetto O ha attaccato la cingomma nel banchet-to?” Il malcapitato trema e lei continua: “Il banco non va tagliuzzato e ogni arredo va rispettato!” Tora non si dà pace Finché dall’aula non si raccolgono le cartac-ce. La catastrofe si rasenta Quando si viene mandati in presidenza! E turbato e preoccupato Prima di entrare il malcapitato si chiede “Ma perché l’avrò fatto?” E intanto pensa ad una giustificazione Da dare alla preside per evitare la sospensio-ne. NEL PROSSIMO NUMERO: LE CARICATURE DEI PROFESSORI DELLA TERZA H e altre gu-stosissime rime sulla vita scolastica!!!