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1 SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA TITOLO DELLA TESI: “Il Doppio: gemello malvagio dell’animo umano” RELATORI: CORRELATORI: Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Marylin Scopes Prof.ssa Luciana Banegas Prof.ssa Claudia Piemonte CANDIDATA: FRANCESCA MARTINELLI ANNO ACCADEMICO: 2018/2019
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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI...Perhé lo sontro più feroe è quello he avviene tra i due lupi”. “Quali lupi, nonno?” “Quelli he ogni uomo porta dentro di sé”.

Sep 08, 2020

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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)

Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA

DI

MEDIATORE LINGUISTICO

(Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla

classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE

IN

SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

TITOLO DELLA TESI: “Il Doppio: gemello malvagio dell’animo umano”

RELATORI: CORRELATORI:

Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Marylin Scopes

Prof.ssa Luciana Banegas

Prof.ssa Claudia Piemonte

CANDIDATA: FRANCESCA MARTINELLI

ANNO ACCADEMICO: 2018/2019

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A mia Madre,

colei che tutto tiene

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Un giorno, un nonno e suo nipote si fermano a guardare il tramontare del

sole… In quel mentre, il bambino chiede al nonno, un saggio capo

Cherokee:

“Nonno, perché gli uomini combattono?”

Il vecchio, con voce calma, gli risponde:

“Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c’è sempre

una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere.

Perché lo scontro più feroce è quello che avviene tra i due lupi”.

“Quali lupi, nonno?”

“Quelli che ogni uomo porta dentro di sé”.

Il bambino non riusciva a capire. Attese che il nonno rompesse l’attimo di

silenzio che aveva lasciato cadere tra loro, forse per accendere la sua

curiosità. Infine il vecchio, che aveva dentro di sé la saggezza del tempo,

riprese con il suo tono calmo.

“Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia,

invidia, risentimento, falso orgoglio, menzogna ed egoismo”

Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dare modo al

bambino di capire quello che aveva appena detto.

“E l’altro?” chiese il nipote.

“L’altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità,

compassione, umiltà e fede”.

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Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva

appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità e al suo pensiero.

“Quale lupo vince?” chiese.

Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose:

“Quello che nutri di più”.

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Sommario

I. IL DOPPIO: “GEMELLO MALVAGIO DELL’ANIMO UMANO”…………………………………...8 I.1 “Ubiqua Oscurità” : il concetto di ombra di Carl Gustav Jung………………………………………11

I.3 “Il Doppio”: l’Analisi di Otto Rank………………………………………………………………………………..13

I.4 Doppio e Individuazione……………………………………………………………………………………………...14

I.5 Lo Specchio di Te Stesso: “Il Ritratto di Dorian Gray”, Oscar Wilde………………………………15

II. Il Doppio nella Scienza………………………………………………………………………………………..18 II.1 Due Identità fisicamente differenti ma ben identificabili: “Lo strano caso del Dr. Jekyll e

Mr. Hyde”, Robert Louis Stevenson………………………………………………………………………………….18

II. 2Fievole Limite: “Frankenstein”, Mary Shelley………………………………………………………………21

III. Il Doppio letterario nella Psicologia…………………………………………………………………….24 III.1 Maschera d’Apparenza: il “Doppio” in “Il Ritratto di Dorian Gray”……………………………..24

III.2 Vendetta volontaria: “Riccardo III” di William Shakespeare………………………………………..27

IV. Il Doppio nella medicina…………………………………………………………………………………….31 IV.1 Termostato dell’umore difettoso vs. “onnipresente depressione”: il disturbo bipolare e

il disturbo borderline della personalità……………………………………………………………………………...31

V. Il Doppio e la Politica............................................................................................... 36 V.1 Il “Doppio Cappello” ........................................................................................................ 36

VI. Cinema della dualità, cinema dell’ambiguità: Brian De Palma ................................ 37 VI.1 Il Cinema e il Doppio…………………………………………………………………………………………………..37

VII. Enemy” di Denis Villeneuve (2013)……………………………………………………………………40

VIII. “L’Uomo duplicato” di José Saramago……………………………………………………………..42

VIX. “Il Sosia” di Fedor Dostoevskij………………………………………………………………………….43 VIX.1 Sdoppiarsi………………………………………………………………………………………………………………..45

X. Conclusione…………………………………………………………………………………………………………46

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Overview

I. The Double: the evil twin of the human soul………………………………………………………..48 I.1 “Everlasting Darkness” : Carl Gustav Jung and the concept of the shadow…………………..50

I.2 “The Double” : analysis by psychologist Otto Rank……………………………………………………….51

I.3 Mirror, mirror on the wall: “The Picture of Dorian Gray” by Oscar Wilde……………………..53

II. The Double in science………………………………………………………………………………………….54 II. 1 Two physically different but well recognizable entities: “The strange case of dr. Jekyll

and Mr. Hyde” by Robert Louis Stevenson………………………………………………………………………..54

II. 2 Feeble boundary: “Frankenstein” by Mary Shelley……………………………………………………..56

II.3 Masked Surface: the double in “The Picture of Dorian Gray” (psychology POV)…………..58

III. The Double in psychology……………………………………………………………………………………59 III.1 Voluntary Revenge: “Richard III” by William Shakespeare…………………………………………..59

IV. The Double in medicine………………………………………………………………………………………60 IV.1 Malfunctioning mood thermostat vs. ever-present depression: bipolar syndrome vs.

BPD……………………………………………………………………………………………………………………………………61

V. “Double hat politics”: the double in government policy………………………………………62

VI. The motion picture of ambiguity, a devious movie camera: Brian de Palma………63

VII. The Double in movies: “Enemy” by Denis Villeneuve…………………………………………63 VII.1 “Enemy” by Denis Villeneuve…………………………………………………………………………………….64

VIII. “The Double” by José Saramago……………………………………………………………………….64

VIX. “The Double” by Fedor Dostoevsky………………………………………………………………….65

X. Conclusion…………………………………………………………………………………………………………..66

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Sumario

I. El Doble: gemelo malvado del ánimo humano..........................................................68 I.1 “Noche omnipresente”: Carl Gustav Jung y el concepto de la sombra.............................70 I.2 “El Doble”: análisis de Otto Rank......................................................................................71

I.2.a El doble y auto-identificación:....................................................................................71

II. El Doble en psicología...............................................................................................73 II.1 Espejo, espejo en la pred: “El retrato de Dorian Gray” de Oscar Wilde..........................73

III. El Doble en la ciencia...............................................................................................74 III.1 Dos entidades fisícamente diferentes pero bien identificables: “El extraño caso de dr.

Jekyll y mr. Hyde” de Robert Louis Stevenson…………………………………………………………………..74 III.2 Débil borde: “Frankenstein” de Mary Shelley…………………………………………………………….75

III. Superficie disfrazada: el tema del doble en el “retrato de Dorian Gray”...............77

IV. Voluntaria Venganza: “Ricardo III” de William Shakespeare..................................77

V. El doble en medicina.................................................................................................78 V.I Termostato del humor que no funciona contra una constante depresión: la síndrome

bipolar contra el trastorno límite de la personalidad............................................................78

VI. El doble en la política..............................................................................................79 VI.1 La política del “doppio cappello” en Italia………………………………………………………………….79

VII. El doble en el cine..................................................................................................80 VII.1 Cámara desviada, cine de la ambigüedad: Brian de Palma..........................................80

VII.1.a “Enemy” de Denis Villeneuve.................................................................................81

VIII. “El hombre duplicado” de José Saramago............................................................82

VIX. “El doble” de Fedor Dostoevskij............................................................................82

X. Conclusion…………………………………………………………………………………………………………..83

XI. Bibliografia………………………………………………………………………………………………………….86

XII. Sitografia……………………………………………………………………………………………………………87

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L’Inferno e il Paradiso sono tutti e due dentro di noi.

(Oscar Wilde, “Il Ritratto di Dorian Gray”, cap. XIII)

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I. IL DOPPIO: “GEMELLO MALVAGIO DELL’ANIMO UMANO”

“Che l’altro possa spaventare, ovvero infondere una sensazione di

paura, è sempre una sensazione del tutto soggettiva. Quel che

può spaventare l’uno non è affatto detto che possa spaventare

l’altro. Si tratta dello spavento che si contrappone al confortevole,

che non è semplicemente generato dall’incontro con tutto ciò che

è familiare. Più che altro è qualcosa che si tenta di vedere e di

cercare ma che resta inevitabilmente nascosto e sfugge al nostro

sguardo.

Si tratta di un dubbio, una scomoda domanda che ci si pone

sempre, anche inconsciamente: “Chi è? Che cosa è? Non so”. Si

perde quel senso di conforto e quello spazio ristretto denominato

“tana” diventa gabbia, incubo, dimora dei pensieri più cupi. Sono

le angosce di forma di pensiero lontane a tornare nuovamente da

noi.

Forme del pensiero che prevedono caos, confusione o

onnipotenza. La mano dell’Invisibile che controlla dall’alto e che è

pronta a governare e ad infliggere dolore e sofferenza.

Viene attribuito a qualcuno un potere immenso e si è diventati

succubi di un essere che sentiamo in apparenza essere più furbo

di noi, più scaltro di noi, più forte di noi. Qualsiasi legame positivo

è impedito e la violenza dell’altro è il regno a cui si sta per

accedere mentre si è nel buio della cecità immaginativa.

Migliaia di desideri e di istinti che con il tempo sono andate

perdute e dimenticate, emergono da nebbie fitte e oscure per

tornare a farci visita.

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Ci troviamo davanti al “Sosia” del proprio sé stesso

dimenticato, caratterizzato da confusione, diffusione,

sdoppiamento, divisione” …

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Il tema del doppio è stato a lungo trattato sotto ogni tipo di

aspetto: dalla letteratura alla psicologia, dalla scienza al cinema e

così via. Il doppio, quella parte di noi che rappresenta tutti i nostri

aspetti peggiori, non ben visti dalla società ed accettati con

difficoltà, se non completamente rifiutati. Un’Ombra macabra di

cui noi stessi siamo a conoscenza ma che non sempre riusciamo

a integrare nella nostra personalità. Il nostro doppio può diventare

il nostro peggior nemico, il nostro alleato o la nostra

giustificazione.

Possiamo infatti tentare di combatterlo con tutte le nostre

forze, utilizzarlo per i nostri scopi o attribuirgli la colpa di tutte le

azioni che compiamo ma di cui non vogliamo assumere la

responsabilità.

Bisogna innanzitutto cercare di capire il significato della

parola “doppio”. Poniamola a confronto con altre parole e

partiamo da una ricerca sul dizionario. Se sfogliamo lo Zingarelli

alla voce “identità” troviamo la definizione: “Qualificazione di una

persona… per cui essa è tale e non altra”. Questo termine appare

strettamente correlato al concetto di individualità, definito come

“l’essere identico a sé stesso, ciò che caratterizza l’individuo,

distinguendolo dagli altri”.

“Individuo”, dal latino individuus (in – dividus) significa: “ciò

che non può essere diviso”, mentre “individuazione” indica “quello

che può essere definito, il processo per cui una persona diventa

sé stessa, intera, indivisibile e distinta dagli altri o dalla psicologia

collettiva”.

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Se cerchiamo invece il termine “doppio” troviamo la seguente

definizione: “costituito da due cose identiche” e anche “falso, finto,

infido” o ancora “moltiplicato per due… raddoppiato”.

Tutte queste definizioni sembrano evidenziare

un’incompatibilità tra le due categorie di termini: da un lato

l’identità (che fa riferimento all’individualità e all’unicità), dall’altro

la moltiplicazione, la dualità.

I.1 “Ubiqua Oscurità”: il concetto di ombra di Carl Gustav Jung

Carl Gustav Jung (1875-1961) fu una delle più importanti figure

intellettuali del pensiero psicologico e psicoanalitico ed uno dei più

ferventi seguaci di Freud.

Egli non esamina il concetto di “doppio” in sé per sé ma parla

di “un’ombra”: le funzioni e gli atteggiamenti non propriamente

sviluppati della personalità umana e quell’insieme di contenuti

rimossi e non accettati dalla mentalità dell’uomo.

L’ombra è quella figura che riusciamo a vedere; ci segue

ovunque andiamo, ma deve esserci luce per poterla vedere

poiché, nella più completa oscurità, l’ombra non è visibile.

Luce ed ombra sono quindi delle metafore del bene e del

male, di ciò che è buono e di ciò che è cattivo. Secondo Jung

l’ombra è una disposizione primitiva caratteristica dell’intera

umanità e definisce la mentalità istintiva il nostro elemento più

antico: gli aspetti della natura istintiva dell’uomo che non vengono

propriamente vissute, a seguito di scelte sbagliate ma prese

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coscientemente, si uniscono e formano nell’inconscio una

personalità parzialmente autonoma.

L’uomo riesce ad entrare in contatto con questa sua

“personalità”, che tende spesso ad ignorare e rifiutare, attraverso i

sogni.

Egli tende a “rifiutare” i suoi difetti e, di conseguenza, ne

attribuisce la colpa a dei terzi, proiettandoli verso l’esterno e su

altre persone. Quei difetti e quelle incongruenze che egli

attribuisce agli altri sono in realtà suoi, appartengono alla sua

Ombra. Quindi, in modo da raggiungere quel traguardo tanto

bramato, ovvero l’individuazione del proprio IO, bisogna

riconoscere il Male che convive con il Bene dentro di noi, evitare

di proiettare verso l’esterno il negativo, affrontare quest’ultimo e

riconoscere di conseguenza l’esistenza dell’Ombra.

Tuttavia può spesso accadere che, durante la fase di

riconoscimento dell’Ombra, quest’ultima non venga facilmente

riconosciuta dall’IO. Come conseguenza immediata, l’IO allontana

l’Ombra da sé, incapace di integrarla in sé stesso e ciò genera

una scissione. Privando la sua psiche del “buio”, l’IO condanna sé

stesso ad un’esistenza nella sola luce; una vita a metà,

incompleta, parziale.

Da qui nasce la vera e propria idea del doppio. Di fatto, la

coesistenza tra Luce e Ombra è indispensabile; dobbiamo

riconoscere come parte integrante di noi stessi anche tutto ciò che

ci appare minaccioso e negativo poiché tutto ciò, insieme alla

controparte buona, caratterizzata dalla luce, ci aiuta a

comprendere meglio la nostra psiche.

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Secondo Jung, vi sono due tipologie di Ombra:

. L’Ombra riconosciuta ed accettata, fonte di nuova energia

. L’Ombra rifiutata e allontanata. Essa può invece costituire una

minaccia.

“Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare

la tua vita e tu lo chiamerai destino”

Carl Gustav Jung

I.3 “Il Doppio”: l’Analisi di Otto Rank

Come già sopraccennato, la tematica dell’apparizione e la

presenza del “Doppio”, ricorre frequentemente ed è stato studiato

a pieno. Nel 1914, l’allora giovane psicanalista Otto Rank, allievo

di Sigmund Freud, ha esaminato il significato del Doppio nella sua

omonima opera. Nella traduzione italiana, l’opera del giovane

studioso reca come sottotitolo “Il significato del sosia nella

letteratura e nel folclore”. Ne “il Doppio”, Rank fa un’analisi

dettagliata sul tema della manifestazione del sosia.

Il protagonista dell’opera si chiama Baldovino, uno studente

che scambia la propria immagine con un anziano signore di nome

Scalpinelli, in cambio di un patrimonio che dovrebbe servirgli per

una conquista amorosa. Ma nelle varie occasioni in cui si trova in

compagnia della donna amata compare improvvisamente il suo

“Doppio” che gli impedisce di portare a termine i suoi scopi. La

presenza del “Doppio”, da passivo osservatore, passa ai fatti,

diventando sempre di più una vera e propria minaccia, sino ad

uccidere il rivale in amore dello studente. Esasperato, lo studente

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uccide il “Doppio” che scompare, mentre ricompare sullo specchio

l’immagine dello stesso Baldovino, morente.

I.4 Doppio e Individuazione

Il riferimento di Rank allo specchio introduce nel discorso un dato

importante: infatti, nella maggior parte delle opere letterarie

incentrate sul tema del “Doppio” si assiste alla scomparsa

dell’immagine riflessa del protagonista dalle superfici specchianti,

che riflettono. Questo sconvolge l’individuo interessato ed è alla

base della crisi dello stesso e del suo desiderio di recuperare la

propria immagine. Recupero che porterà inevitabilmente alla

morte.

Cosa avviene veramente quando ci guardiamo in uno

specchio, a parte l’essere certi che “quello che vedo nello

specchio sono io?”. Ciò che conta è che lo specchio ha sempre

rappresentato la “prova provata e inconfutabile” del principio di

realtà.

L’immagine rimandata allo specchio ha rappresentato per

secoli la più verosimile rappresentazione del reale. Possiamo

quindi ipotizzare che la domanda fondamentale sottesa

all’osservazione di noi stessi sia comunque quella del “chi sono

io”, domanda rimanda all’identità personale di ciascuno di noi, la

nostra esistenza e il nostro rapportarsi con gli altri.

Inoltre, possiamo dire che Rank considera il tema del doppio

come una forte negazione della morte che nasce dalla

convinzione dell’esistenza di “un’anima immortale” e anche Freud,

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maestro di Rank, era convinto che il doppio si creasse come

primario meccanismo di difesa contro la morte stessa. Freud

sosteneva che il doppio si venisse a creare a seguito di eventi

psichici ormai appartenenti al passato e rifiutati, dimenticati.

Evidenziamo come lo psichiatra, psicoanalista e filosofo

francese Jacques Lacan abbia individuato nello “stadio dello

specchio” il momento dell’auto riconoscimento, dell’acquisizione e

della consapevolezza di sé del bambino, quando si guarda nello

specchio e riconosce sé stesso nell’immagine riflessa. Questa

identificazione primaria del piccolo bambino con la sua immagine

costituirebbe la matrice di tutte le altre possibili identificazioni che

l’individuo, anche adulto, potrà operare nel corso della sua vita.

Tale identificazione tra il corpo del bambino e la sua immagine

che si realizza nell’immediatezza del momento (definita narcisista

secondo Freud), Lacan la considera come “immaginaria” in

quanto il bambino identifica sé stesso con un suo duplicato, con

un’immagine che non è lui stesso ma che gli permette di

riconoscersi.

I.5 Lo Specchio di Te Stesso: “Il Ritratto di Dorian Gray”, Oscar Wilde

Otto Rank ha potuto constatare che, presso alcune popolazioni di

origine primitive, vi è timore delle fotografie e dei ritratti dovuto alla

convinzione che l’immagine dell’uomo equivalga alla sua anima e

che possa essere danneggiata se qualcuno se ne impossessasse,

proprio attraverso una foto.

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Doppelgänger è la parola con cui i tedeschi indicano il sosia,

il doppio, la dualità dell’essere. Il vocabolo è composto dalla

parola doppel che significa doppio e gänger che significa

letteralmente “colui che se ne va”. Tuttavia, il Doppelgänger è

comunemente identificato nella cultura tedesca come il “gemello

maligno”.

In molte mitologie, inoltre, vedere il proprio doppio è

considerato presagio di morte.

La figura del Doppelgänger è stata spesso descritta, in

ambito letterale, come l’antagonista della mente umana che abita

l’anima dell’uomo stesso e caratterizzata da una mescolanza di

fascino e di maligno; fascino oscuro e perverso che circonda e

non lascia scampo al giovane Dorian Gray, protagonista de “Il

Ritratto di Dorian Gray”, unico romanzo di uno dei maggiori

esponenti della corrente letteraria Decadentista, l’irlandese Oscar

Wilde.

Pubblicata nel 1890, l’opera analizza il tema del doppio in

maniera inquietante ma alquanto interessante.

Dorian Gray è un giovane ragazzo londinese di una tale

bellezza, quasi ultraterrena, che il pittore Basil Hallward si offre di

catturare e conservarla in un ritratto. Nello studio dell’artista,

durante la realizzazione del dipinto, Dorian conosce Lord Henry

Wotton il quale, grazie alla sua incredibili abilità oratorie,

convincerà il giovane del valore della bellezza e dell’importanza di

vivere una vita solo e unicamente dedicata a preservare l’aspetto

esteriore e curare le apparenze. Dorian rimarrà profondamente

colpito dai ragionamenti dell’amico, così tanto che comincerà a

provare invidia verso il proprio ritratto e l’eterna bellezza che lo

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caratterizza. Se Dorian sarà destinato ad invecchiare e a

sopportare l’inesorabile scorrere del tempo, il quadro rimarrà

invece invariato, lasciando perfettamente inalterata la bellezza del

giovane uomo. Dorian sancisce così un patto con il demonio,

secondo il quale non sarebbe stato più lui a invecchiare bensì il

quadro. Così, al nostro giovane protagonista sarebbe toccato in

sorte un destino di eterna giovinezza e di splendente bellezza.

Dorian comincia a godersi la sua nuova vita, interamente

votata ai piaceri della carne e all’insegna della più assoluta

perversità e amoralità mentre la tela, accuratamente tenuta

nascosta, comincia a cambiare. Il ritratto assume espressioni di

malvagità, smorfie di dolore, rughe di odio. Tuttavia il confronto

con il suo Doppio, il suo sé stesso ritratto, Dorian non riuscirà a

sopportarlo e proverà a sbarazzarsene, uccidendolo pur non

sapendo che a morire sarebbe stato proprio lui.

L’istante dopo, sul pavimento giacerà un corpo umano

sfigurato da una vita degenerata, mentre nel quadro vi sarà

l’immacolata immagine dipinta di un giovane candido e

infinitamente bello.

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II. Il Doppio nella Scienza

II.1 Due Identità fisicamente differenti ma ben identificabili: “Lo strano caso del

Dr. Jekyll e Mr. Hyde”, Robert Louis Stevenson

“In each of us, two natures are at war – the good and the evil. All

our lives the fight goes on between them, and one of them must

conquer. But in our own hands lies the power to choose – what we

want most to be we are.”

“In ognuno di noi, due nature sono in conflitto, il bene e il male.

Per tutta la vita esse si combattono, e una deve vincere l’altra. Ma

nelle nostre mani risiede il potere di scegliere: noi siamo ciò che

vogliamo maggiormente essere”.

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Un secondo lavoro letterario che ci occorre esaminare, altamente

incentrato sul tema del doppio, è senza dubbio il romanzo “Lo

strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, scritto da Robert

Louise Stevenson nel 1886. Nel romanzo vi è una concentrazione

di tematiche fondamentali tra cui la “frattura” della personalità

umana e la coesistenza di due “entità”, due “tipi” opposti.

Ci troviamo a Londra, XIX secolo. Un dottore decide di

dedicarsi ad una serie di rischiosi esperimenti. L’intento

principale dello scienziato è quello di creare un siero, una

“medicina” capace di separare la parte buona dell’uomo dalla

parte cattiva, quella parte infestata da passioni sinistre e

oscure.

Questo esperimento, in cui lo scienziato avrà usato come

cavia sé stesso, tuttavia, si rivelerà un totale fallimento poiché

sarà proprio la parte cattiva a prendere il sopravvento sulla

parte buona fino al punto in cui il Dr. Jekyll non sarà più in

grado di controllarla.

Nasce Hyde, il terribile e scellerato alter ego del dottor

Jekyll, che si renderà protagonista di terribili nefandezze finché

il dottore, preso atto della non riuscita del suo esperimento e

dell’impossibilità di scindere il Bene dal Male, di risolvere

l’enigma che risiede nella mente di ogni uomo, deciderà di

uccidersi, uccidendo di conseguenza anche il suo doppio

malvagio.

Con il pretesto del doppio, Robert Louis Stevenson riesce

a descrivere una netta scissione tra l’entità del bene e l’entità

del male. Infatti, il dottore è una figura molto rispettabile e

rappresenta il bene mentre Hyde, il suo alter ego, è la pura

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personificazione del male sotto ogni punto di vista. Il malvagio

Hyde viene descritto come deforme, un personaggio che

trasuda malvagità e che si rende protagonista di delitti e

misfatti. Possiamo dunque definire Hyde come il perfetto alibi

vittoriano, colui al quale permettere di dare libero sfogo ai

propri istinti irrefrenabili. Egli è la creatura che può vivere in

libertà senza alcuna schiavitù o restrizione sociale.

Tuttavia, il messaggio che l’autore vuol far trasparire dalla

sua opera non è questo; egli non può lasciare che ciò accada

poiché l’ordine deve essere ristabilito e l’equilibrio naturale

ripristinato.

Con ciò vi è una chiusura dell’opera a carattere

moralistico, con la morte necessaria di Hyde e di tutto ciò che

rappresenta.

Con Jekyll e Hyde, come già accennato, Stevenson

raggiunge il suo obiettivo e evidenzia la naturale duplicità che

caratterizza ogni essere umano e che si manifesta come una

sorta di rottura dell’integrità morale dell’individuo, una

scissione del bene dal male, uno sdoppiamento della

conoscenza umana.

Secondo l’autore scozzese, l’essere umano non è unico

bensì duplice e racchiude in sé stesso due differenti nature,

due personalità in continuo contrasto tra loro: una orientata

verso il bene e il giusto, l’altra orientata verso il male, l’oscurità

e la malvagità.

Malgrado queste tendenze comportamentali siano per

natura contrapposte, essere cercheranno inevitabilmente di

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dominare l’individuo stesso, conducendolo o da una parte o

dall’altra.

II. 2 Fievole Limite: “Frankenstein”, Mary Shelley

“Non sapevamo risolverci a separarci, a pronunciare la parola

«Addio». Infine la parola fu detta e ci ritirammo col pretesto di

riposare, ciascuno illudendosi di aver ingannato l'altro.”

Il “Frankenstein” o “Prometeo Moderno” di Mary Shelley è

un’opera in cui la scrittrice, allora diciannovenne, affronta

tematiche alquanto complesse, tra cui quella del doppio.

Il romanzo, pubblicato nel 1818, ha una struttura

epistolare e presenta lo scambio di lettere tra un capitano della

marina e sua sorella. L’argomento principale di tali lettere è la

storia che viene raccontata al capitano da parte di Victor

Frankenstein, scienziato salvato dallo stesso capitano durante

una spedizione al polo nord e che a bordo della nave, ormai in

punto di morte, aveva deciso di raccontare il proprio passato,

volendo disfarsi degli incubi che opprimevano la sua anima.

Vi è uno scienziato chiamato Victor Frankenstein, vero

appassionato di tutto quanto riguardi le origini della vita e il

mistero dell’esistenza. I suoi studi lo assorbono a tal punto da

isolarlo da tutto e tutti finché un giorno, riesce a scoprire come

generare la vita stessa.

Ecco il suo “esperimento maestro”: davanti a lui, steso su

un lettino, si trova la Creatura, un assemblaggio di pezzi umani

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creato a propria immagine e somiglianza, creatura a cui il

dottor Frankenstein decide di instillare l’essenza della vita

appena scoperta. Con enorme stupore, il mostro comincia a

respirare, apre gli occhi e si muove ma il dottore, terrorizzato

da quella vista, fugge via, abbandonando la Creatura al proprio

destino.

Abbandonato dal suo padrone, il mostro si mette in

cammino, pronto ad intraprendere il proprio viaggio alla

scoperta del mondo. Con gli occhi ingenui e curiosi, propri di

un bambino, egli comincia ad osservare, apprende la lingua,

impara a parlare. Il suo animo buono e la sua natura altruista

lo spinge a crearsi delle amicizie e a stringere dei legami ma

ciò con cui si ritrova a dover far fronte è ostilità e freddezza da

parte di coloro che si rifiutano di “andare oltre l’apparenza” e

che lo costringe suo malgrado a un isolamento forzato,

rifiutando ogni e qualsiasi contatto umano.

Al culmine della frustrazione, il mostro decide quindi di

mettersi sule tracce del dottor Frankenstein, deciso a uccidere

colui che è responsabile di ogni sua sofferenza.

Una volta rintracciato, il mostro invita il proprio padre-

creatore a ripetere l’esperimento per creargli una compagna. Il

dottore accetta ma, subito dopo aver creato il secondo mostro,

nello scienziato si annida il terrore e il disgusto per aver creato

una seconda mostruosità, un “contro natura”. Questa volta,

decide di distruggere la creatura stessa per sempre.

Il mostro, rimasto nuovamente solo, decide di sfogare la

propria frustrazione sullo scienziato, uccidendo ogni persona a

lui cara e rendendogli la vita un inferno. Frankenstein morirà

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seguito dal mostro che, rinvenuto il corpo del padre-creatore,

non riuscirà a sopravvivere al dispiacere.

Tra la moltitudine di temi affrontati nel romanzo quali la

passione per le scoperte e gli esperimenti scientifici, la

responsabilità morale che risiede dietro ad ogni scoperta e la

tentazione di oltrepassare i limiti della conoscenza umana,

risalta in maniera particolare il tema del doppio, argomento

caro agli scrittori sin dai tempi della mitologia; si pensi al mito

di Narciso, innamorato della propria immagine riflessa, o di

Ermafrodito, che ottiene dagli dei il permesso ad unire il

proprio corpo a quello di Salmacide, diventandone così la metà

inscindibile ed indistinguibile.

Nella maggior parte dei casi, quando si affronta il tema

del doppio, si pensa ad una contrapposizione ben evidente tra

due realtà opposte, schema che Mary Shelley, in questo suo

romanzo, ha abbondantemente esaminato.

In quest’opera non è infatti rintracciabile nessuna precisa

linea di demarcazione tra buono e cattivo, tra vizio e virtù, tra

socialmente rispettabile e moralmente condannabile, tutti

dualismi presenti nelle altre opere del periodo grazie ai quali lo

scrittore versava sull’altro, sul diverso, sul doppio ciò che, per

la società, non poteva fare parte della persona e che doveva

essere ripudiato.

Nel caso di “Frankenstein”, se è vero che il mostro è il

diverso, è altrettanto vero che queste componenti fanno anche

parte del dottor Frankenstein. Egli non ha infatti nessun ruolo

da buono, questo aggettivo non gli appartiene, egli crea dalla

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morte, sfida la natura e le leggi divine e poi ripudia la propria

stessa creatura senza neanche darle un nome.

Nell’immaginario collettivo, proprio il nome Frankenstein è

associato all’idea di mostro e non al mostro in sé che pure

nasce dotato di ogni virtù, puro nell’animo, sensibile,

disarmante nella sua ingenuità ed innocenza.

L’evoluzione tragica che lo riguarderà sarà

semplicemente la necessaria risposta a tutto il male che

imparerà a conoscere e che lo coglierà impreparato con la

violenza di un pugno in pieno volto.

III. Il Doppio letterario nella Psicologia

III.1 Maschera d’Apparenza: il “Doppio” in “Il Ritratto di Dorian Gray”

“Per te io rappresento tutti i peccati che non hai mai avuto il

coraggio di commettere.”

Come nel romanzo di Stevenson sopracitato, temi cardini

dell’opera in questione di Oscar Wilde è senza dubbio il

Doppio, il conflitto tra il bene e il male e il concetto che l’anima

lascia sul corpo la sua impronta indelebile; tuttavia, il discorso

è in questo caso molto più complesso.

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Infatti mentre il dottor Jekyll e il signor Hyde sono

personificazioni del bene e del male e costituiscono due entità

fisicamente ben differenti e ben identificabili, Dorian maschera

la propria malvagità sotto un’apparenza di bene e di bello che

si mostra con evidenza solo a lui nei momenti in cui osserva il

ritratto, lo specchio della sua anima.

Dorian è dunque intimamente scisso, diviso tra bene e

male ma la sua dualità si manifesta anche sotto altri aspetti

che hanno in comune il tema essenziale della

contrapposizione tra arte e vita reale. È evidente che tra

Dorian uomo e Dorian ritratto quello dei due legato all’arte sia il

Dorian dipinto sulla tela; è anche vero, però, che è il quadro a

vivere realmente in quanto cambia, si trasforma, cresce e

invecchia mentre il Dorian in carne ed ossa è congelato nel

suo magnifico aspetto proprio come se fosse un’opera d’arte.

I due personaggi che simboleggiano e alimentano i due

poli del conflitto interiore che divide Dorian, ovvero l’arte e la

vita, sono i suoi due migliori amici: Basil Hallward, il pittore

che, in quanto tale, rappresenta l’arte, e il cinico e amorale

Lord Henri Wotton, il cattivo consigliere che seduce e convince

il protagonista con le sue teorie sulla vita (e, con questo, si può

dire che il personaggio rappresenti la vita vera, in quanto tale);

la questione non è però così semplice e, infatti, i ruoli si

scambiano anche in questo caso: il cattivo consigliere agisce

sul Dorian uomo per renderlo un’opera d’arte (è infatti Henri

stesso a convincere il protagonista che la giovinezza e la

bellezza sono le due uniche cose importanti nella vita); il

pittore, l’artista, trasferisce invece nella propria opera, in

questo caso il ritratto di Dorian, parte della sua visione della

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vita e della sua moralità: ed è infatti il ritratto ad essere in un

certo senso vivo.

Un esempio: quando Sybil Vane si suicida poiché rifiutata

malamente da Dorian, quest’ultimo è mosso da due spinte:

all’inizio si dispera ma poi Henry lo convince a vivere

quest’esperienza come una magnifica tragedia, come la

conclusione di un’opera d’arte.

Il tema del “doppio” è stato studiato, come già sopracitato,

da Otto Rank, allievo di Sigmund Freud, nella sua opera “Il

Doppio” del 1914; lo psicanalista collega il doppio all’emergere

delle più profonde angosce e tendenze distruttive proprie

dell’Io, mettendolo quindi in connessione con la morte;

nell’improvviso pararsi innanzi a noi di un sosia (ovvero, il

nostro “doppio”), il rimosso, ciò che non vorremmo mai

ricordare emerge con violenza, superando gli sbarramenti

della tentata censura imposta dalla nostra mente, e l’Io viene

sopraffatto dall’angoscia.

Freud riprenderà il concetto del doppio di Rank nel suo

saggio sul Perturbante, nel 1919, istituendo la celebre

contrapposizione heimlich / unheimlich, vale a dire familiare ed

estraneo, perturbante.

Rank introduce il tema del doppio prendendo a modello

un noto film dell’epoca, “Lo studente di Praga”, per poi

concentrare la sua analisi sulla vasta quantità di materiale

offerta, di cui tenta di redigere un catalogo.

Le storie incentrate sul doppio hanno tutte alcune

caratteristiche strutturali comuni ma possono però approdare

ad esiti diversi.

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Il soggetto si confronta col suo doppio, l’immagine di sé

stesso; solitamente, solo il soggetto è capace di vedere il

proprio doppio che gli appare esclusivamente in privato e solo

lui può percepirne la presenza. Inoltre, il doppio produce due

effetti apparentemente contraddittori: da una parte esso opera

ai danni del soggetto, gli appare nei momenti meno opportuni

e lo condanna alla distruzione; dall’altra, realizza i suoi più

reconditi e rimossi desideri, agisce come il soggetto non

oserebbe mai o come la sua coscienza non gli permetterebbe

mai di agire.

Se il finale è positivo, le due personalità scisse si

riconciliano oppure la parte “malvagia” scompare.

Se il finale è tragico, il soggetto uccide il proprio doppio,

ma, uccidendolo, uccide sé stesso, non sapendo che la sua

reale esistenza e il suo più autentico essere si concentrano in

lui, coincidono.

È esattamente questo il caso di Dorian Gray, rispetto al

quale Rank scrive:

L’adorazione iniziale per la propria bellezza cede

lentamente il passo al disgusto per il proprio IO, frantumando

lo specchio

III.2 Vendetta volontaria: “Riccardo III” di William Shakespeare

“Anche la bestia più feroce conosce un minimo di pietà. Ma io

non ne conosco, perciò non sono una bestia.”

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La società inglese è dilaniata dai conflitti di interesse al termine

della guerra delle due Rose, combattuta tra le casate dei

Lancaster e degli York nel 1400. Il sospetto, il tradimento e la

menzogna danno voce alle infinite lotte senza esclusioni di

colpi per la conquista e il mantenimento del potere.

In questo mondo non si dorme, non ci si può mai

permettere di abbassare la guardia, neanche per un secondo.

Ci è chiaro fin dall’inizio che, interiormente, tutti sono

contro tutti e tutti diffidano. Eppure, esteriormente, ogni cosa

risulta apparire sotto controllo e l’odio e la diffidenza sono

contenuti e dissimulati.

Siamo di fronte ad una società dilaniata nel profondo ma

che, all’apparenza, è impeccabile e senza alcun difetto.

Tuttavia, prima o poi, ogni cosa sarà destinata a degenerare.

Le alleanze svelano il loro carattere di ipocrisia, gli “amici”

diventano inevitabilmente nemici e il male si espande, su tutto.

Il principale motore dell’azione nell’opera di William

Shakespeare è Riccardo III. Egli è attore, stratega,

persuasore, genio della menzogna spacciata per verità,

approfittatore di chiunque gli possa servire per raggiungere i

suoi scopi, un maestro nel volgere a suo vantaggio anche le

circostanze più sfavorevoli e un talmente abile manipolatore da

far apparire altruistiche anche le più malvagie macchinazioni.

La parola di Riccardo III è legge, azione immediata. Egli è

il primo spettatore di sé stesso, è l’attore e il suo pubblico

stesso, l’inquadratura da riprendere e l’obbiettivo che la

inquadra, è il pensiero che agisce nel momento stesso in cui si

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manifesta. Riccardo III non concede a nessuno il tempo di

pensare, devono soccombere tutti al suo potere.

Riccardo III è l’ultima delle quattro opere nella trilogia di

Shakespeare sulla storia inglese; essa conclude un racconto

drammatico cominciato con Enrico VI: parte I e continuato con

Enrico VI: parte II ed Enrico VI: parte III, opere composte

dall’autore tra il 1591 e il 1592.

Culminando con la sconfitta di re Riccardo nella battaglia

del campo di Bosworth alla fine dell’opera, Riccardo III è la

drammatizzazione in chiave Shakespeariana degli eventi

storici fino al 1485, quando il potere dei Plantageneti in

Inghilterra fu sostituito dalla dinastia Tudor. La vicenda storica

da cui Shakespeare ha tratto quest’opera è quella della

ribellione dei Pari d’Inghilterra che terminò con l’abdicazione

del monarca e con la sua morte in prigione, poiché

assassinato. Riccardo III è il dramma della caduta di un re: un

re che non domina ma che subisce gli eventi, inetto al governo

di un grande regno, egli è del tutto privo di senso politica e di

abilità strategica; egli è un re sensibile, altamente emotivo; un

uomo lacerato da un insanabile frattura tra la propria realtà di

individuo e il ruolo in cui la sorte l’ha imprigionato, ovvero

quello di re secondo diritto divino.

Nello scontro con il suo antagonista Henry Bolingbroke,

personaggio duro, realista, senza illusione e “l’uomo forte” per

antonomasia, Riccardo è destinato a soccombere. Egli è

costretto ad abdicare e, rinunciando alla sua corona e ad ogni

titolo di nobiltà, affronta il suo calvario, solo.

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Quest’opera presenta le tematiche più disparate che

vanno dal carattere storico (ovvero la nascita della dinastia

Tudor) al carattere politico (vale a dire il collegamento tra

governo e stato) al carattere piscologico (ovvero la

manipolazione dell’altro per raggiungere il proprio scopo, il

celebre tema del doppio e della “seduzione” della malvagità, di

una vendetta volontaria che il protagonista mette in atto nei

confronti del mondo poiché quest’ultimo non è disposto ad

accettarlo).

Quando Riccardo accusa la sua malformazione fisica

come la causa delle sue azioni malvagie, sembra che ci stia

manipolando per avere la nostra simpatia, come fa con gli altri

personaggi dell’opera.

Così, l’opera non indaga sulla causa del male nella mente

umana ma sulle sue azioni, mostrando le macchinazioni nella

mente di Riccardo e i metodi che usa per controllare,

manipolare e usare a suo vantaggio. A questo proposito, nell’

opera è importante l’idea che le vittime di Riccardo siano

partecipi della sua stessa distruzione.

Infatti, come Lady Anne si lascia sedurre da Riccardo pur

sapendo che è malvagio, anche gli altri personaggi si lasciano

catturare dal suo carisma e non fanno attenzione al suo

carattere disonesto e violento. Ciò si nota particolarmente nella

relazione tra il re e il pubblico: nonostante il pubblico sia

inorridito dalle azioni di Riccardo, i suoi monologhi brillanti e

significativi lo fanno apprezzare dalla maggior parte degli

spettatori e, addirittura, molti di loro “fanno il tifo per lui”,

sperando che riesca nei suoi piani a dispetto della malizia con

cui egli agisce.

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IV. Il Doppio nella medicina

IV.1 Termostato dell’umore difettoso vs. “onnipresente depressione”: il

disturbo bipolare e il disturbo borderline della personalità.

“Il disturbo bipolare è una malattia che riguarda l’alterazione

del tono dell’umore. È caratterizzata dall’alternanza più o meno

regolare di episodi di depressione maggiore ed episodi di

mania (bipolare tipo 1) o di ipomania (bipolare tipo 2). Per

questo una volta si diceva ‘malattia maniaco-depressiva’ “.

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Dobbiamo precisare che, per quanto riguarda la

sofferenza mentale, porre una diagnosi non è sempre facile.

Infatti gli specialisti, pur basandosi sui criteri del DSM

(manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) nel dare

una diagnosi, possono essere divergenti nelle loro valutazioni

poiché, la stessa persona visitata può presentare disturbi

diversi in

comorbilità,

ovvero c’è

la

possibilità

di porre

più

diagnosi.

Che

cosa sono

esattamente

il disturbo

bipolare e

il disturbo

di

personalità

borderline?

Il disturbo bipolare, conosciuto anche come “sindrome

maniaco depressiva”, è una condizione caratterizzata da gravi

oscillazioni dell’umore con conseguente compromissione

dell’emozioni, del comportamento e del funzionamento

individuale in generale.

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Possiamo immaginare la mente umana come una stanza

con un termostato che mantiene stabile e gradevole la

temperatura interna. Nel disturbo bipolare il termostato

funziona male, causando forti oscillazioni dell’umore. Chi è

affetto da disturbo bipolare tende ad alternare fasi depressive,

durante le quali si sente triste e apatico, a fasi maniacali o

ipomaniacali, durante il quale si sente attivo, euforico o molto

irritabile e impulsivo. Tra le fasi depressive e quelle maniacali

la persona può anche avere periodi di relativa stabilità.

Il disturbo borderline della personalità, come tutti i disturbi

relativi alla personalità, è un disturbo “strutturale” caratteristico

della personalità dell’individuo e comincia a manifestarsi in età

precoce: essa non è dunque una condizione, come la

depressione o il disturbo bipolare, che presenta “periodi di

remissione” (cioè periodi di assenza di malattia).

Talvolta, chi soffre di disturbo borderline, sostiene di

sentirsi depresso da sempre. Il disturbo borderline si

caratterizza per una presenza di difficoltà nella regolazione

delle emozioni come alta sensibilità emotiva agli stimoli, alta

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intensità delle risposte emotive e un lento ritorno allo stato di

base con conseguente instabilità dell’immagine di sé stesso,

del comportamento, dei pensieri e delle relazioni

interpersonali. Alcuni sintomi del disturbo borderline ricordano

effettivamente il disturbo bipolare quali impulsività, umore

instabile e comportamenti a rischio. In generale, il disturbo

bipolare presenta oscillazioni del tono dell’umore che sono

indipendenti da fattori esterni, a differenza delle oscillazioni

emotive di chi soffre di disturbo borderline, maggiormente

dipendenti dall’ambiente esterno. Inoltre, chi soffre di disturbo

borderline riporta maggiori vissuti di vuoto e di vergogna e

presenta più frequenti oscillazioni tra ansia, depressione e

rabbia (e non fra depressione ed euforia). In entrambi i casi ci

possono essere pensieri di morte e tentativi di suicidio.

V. Il Doppio e la Politica

V.1 Il “Doppio Cappello”

È molto importante sottolineare come il fino ad adesso

ampiamente discusso tema del doppio influenzi anche

tematiche e campi “più pratici”: la politica, ad esempio.

Il termine “Doppio Cappello” viene utilizzato per quanto

riguarda la politica estera dell’Unione Europea.

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Il cosiddetto “doppio cappello” riconduce la gestione della

politica estera dell’UE ad un’unica figura. Nonostante sia stata

acquisita una personalità giuridica unica per l’Unione, questa

non risolve i problemi di fondo della politica estera della

stessa. In particolare, come ha ben spiegato Simon Nuttall,

uno dei più noti studiosi della politica estera europea,

un’Unione dotata di personalità giuridica unica non

determinerebbe di per sé un superamento delle attività

dell’Unione. Vi sono, infatti, procedure e strumenti diversi a

seconda che si tratti, di politica estera e di sicurezza o delle

altre relazioni esterne. Vi è la presenza di una specie di

meccanismo misto, ambiguo, doppio e questa condizione si

riflette nei rapporti che si creano, da un lato con le istituzioni

governative dell’Unione (Consiglio europeo e Consiglio),

dall’altro, con l’istituzione “sopranazionale” (la Commissione),

composta da individui indipendenti da qualsiasi Stato.

VI. Cinema della dualità, cinema dell’ambiguità: Brian De Palma

Possiamo dire che il tema del Doppio sia onnipresente; lo

possiamo trovare esaminato e analizzato anche nei film che

vediamo.

Uno dei più famosi registi che ha trattato e tratta il tema

del Doppio nei suoi lavori cinematografici è Brian de Palma.

Nato a Newark, nel New Jersey, è uno dei più importanti

registi statunitensi, esponente di spicco di quella schiera di

registi-autori (tra cui Martin Scorsese, Steven Spielberg e

Francis Ford Coppola) che, tra gli anni Sessanta ed i primi

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anni Ottanta, rivoluzionò la concezione del cinema

hollywoodiano. Tra i suoi meriti quello di aver lanciato mostri

sacri del cinema come Robert De Niro, con "Ciao America!"

del 1968, e consacrato alla fama star del calibro di Al Pacino

(in Scarface) e Sean Penn (in Carlito's Way, che gli valse una

nomination agli Oscar). Regista abile a destreggiarsi tra i

diversi generi, dall'horror al gangster movie, tra le pellicole più

note di De Palma troviamo: "Gli intoccabili" (1987), "Vittime di

guerra (1989) e "Mission: Impossible" (1996).

Il cinema di de Palma è considerato il manifesto della

follia e delle ossessioni più oscure e recondite dell’individuo. Si

potrebbe anche dire che nelle sue produzioni cinematografiche

vi è quasi la costruzione di luoghi immaginari in cui i

personaggi si muovono, costantemente seguiti da onnipresenti

“ombre oscure”: il loro Doppio.

In “Sisters” è la “sorella-ombra” (Dominique) di Danielle

ad agire in sua vece, a manipolarne le intenzioni e a

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commettere l’omicidio. In questo suo lavoro cinematografico

De Palma considera il Doppio come patologico, dilaniato dalla

malattia e dalla solitudine tali da far lui commettere atti estremi.

In Raising Cain (Doppia personalità, 1992) il doppio viene

rappresentato come conseguenza di una forma estrema di

schizofrenia. Qui il doppio non è più tale ma diventa

moltiplicazione di personalità in conflitto tra loro.

Tutte le forme e le figure che il tema del doppio ha via via

assunto nella cultura occidentale vengono riprese e riformulate

da De Palma:

Vi è il doppio come sosia, come presenza diversa e

autonoma dall’Io, anche se legata a esso da un rapporto di

somiglianza: è il modello che ricorre in precedenti letterari quali

Il sosia di Dostoevskij o Gli elisir del diavolo di Hoffmann, e

che De Palma riprende in Le due sorelle, Fury, Complesso di

colpa o Omicidio a luci rosse;

Vi è il doppio come manifestazione di una componente

nascosta e rifiutata dell’Io, come prodotto di una scissione

della personalità: è il modello che deriva dall’analisi compiuta

da Stevenson nella sua opera “Lo strano caso del dr. Jekyll e

Mr. Hyde” e che De Palma riprende in Vestito per uccidere o in

Doppia personalità (Raising Cain, 1992),

VI.1 Il Cinema e il Doppio

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“Voglio fuggire dalla monotonia, dalla noia e da una vita che

non mi appartiene. Creo nello specchio una versione migliore

di me”. “Enemy” di Denis Villeneuve (2013)

“C’è qualcosa di intrinsecamente sbagliato nella personalità

umana. C’è una parte malvagia”

Stanley Kubrick

Questa citazione non può essere più vera; il motivo per

cui il tema del doppio è sempre stato, ed è tuttora, un tema

estremamente trattato ed analizzato nei modi più disparati

dagli autori, studiosi e letterati e dai registi cinematografici e

artisti è solo e soltanto uno: la natura umana non si può

cambiare; essa non rappresenterà mai un unico insieme ma

sarà inevitabilmente sempre scissa tra buono e cattivo; good

and evil. Parlando di produzioni cinematografiche, ci occorre

ricordare alcuni film che esaminano e sviscerano il tema del

doppio in maniera particolare, originale e disparata.

Enunciamo:

“Inseparabili” di David Croneberg (1988).

In questo film il doppio viene utilizzato come strumento da

utilizzare per scoprire la propria identità. I protagonisti del film

sono due gemelli monozigoti chiamati Beverly ed Elliot.

Nel film il regista utilizza il tema del doppio per, in un certo

senso, mostrare quanto i gemelli possano essere legati

nonostante le loro diversità.

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Kagemusha: L’Ombra del Guerriero” di Akira Kurosawa

(1980).

Nella sua opera cinematografica, il regista giapponese

rappresenta il doppio come un’entità dapprima puramente

fisica che, col passare del tempo, assume carattere spirituale

ed inizia ad avere gli atteggiamenti e comportarsi come la

persona che sta cercando di “sostituire”.

“Lo Studente di Praga” di Stellan Rye (1913).

Ne “Lo Studente di Praga”, il protagonista, attraverso un

patto col diavolo, crea il suo doppio.

È importante sottolineare l’analogia del film di Rye e

l’opera di cui abbiamo ampiamente discusso finora: “Il Ritratto

di Dorian Gray”.

“Quell’oscuro oggetto del desiderio” di Luis Buñuel (1977).

Qui il tema dominante è l’amore del protagonista nei

confronti di una donna che viene però interpretata da due

attrici diverse da ogni punto di vista, sia fisico che caratteriale.

Si può quindi dire che il doppio rappresenti a seconda delle

forme che può assumere, le diverse inclinazioni proprie del

protagonista.

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VII. Enemy” di Denis Villeneuve (2013).

In questa pellicola, tratta dall’opera letteraria dell’autore

portoghese José Saramago “L’uomo duplicato”, il doppio

assume un carattere talmente concreto e tangibile che si

sdoppia letteralmente in una copia identica del protagonista

Adam Bell, interpretato dall’attore Jake Gyllenhaal.

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Adam, docente universitario di storia, vive una vita

monotona che non lo soddisfa, è sposato con una donna di cui

è allo stesso tempo schiavo, è terrorizzato dai doveri coniugali

e tradisce la moglie con un’altra donna, nella disperata ricerca

di quei piaceri e quelle gioie che vorrebbe che la vita gli

offrisse. Un giorno, un suo collega gli consiglia di noleggiare

un DVD; durante la visione del film, Adam viene a conoscenza

dell’esistenza di un attore identico a sé stesso; da qui, inizia la

sua ossessione: egli crea, nel suo subconscio, un’altra

immagine di sé molto più scaltra, sicura, diretta e perspicace:

ciò che Adam vuole davvero essere, tutte le qualità che lui

vorrebbe avere e che appartengono invece al suo doppio.

La realtà viene definita dallo stesso protagonista una

fasulla replica di qualcosa che è già successo; dopo un

incidente automobilistico, la sua mente si resetta e crea il suo

doppio, scatenando in lui un disturbo dissociativo dell’essere

che lo spinge alla costante ricerca di un sé stesso ormai

dimenticato. Adam Bell lotta contro il suo doppio, desiderando

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ardentemente una libertà ed una concezione della sua

persona che esiste solamente nel suo subconscio.

Tuttavia, nella lotta psicologica del nostro protagonista, il

lato buono sembra uscirne apparentemente vincitore ma, in

realtà, né la bontà, né la cattiveria del protagonista hanno la

meglio su di lui.

Il vero vincitore della battaglia è il ragno, animale che

appare alla fine del film: l’aracnide riporta la mente all’ordine e

rappresenta, in chiave allegorica, il potere e il controllo che la

figura femminile ha sull’uomo (in questo caso, simboleggia il

controllo che la moglie, personaggio quasi temuto dal nostro

protagonista, ha su quest’ultimo).

“Il Caos è un Ordine da decifrare”

(José Saramago: “L’uomo duplicato”, pg. 88)

VIII. “L’Uomo duplicato” di José Saramago

Ci conviene esaminare la sopracitata opera di Saramago

e l’opera dello scrittore e filosofo russo Fëdor Dostoevskij “Il

Sosia” per avere una visione ancora più estesa e ricca del

tema del doppio in ambito letterario.

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Il romanzo “L’uomo duplicato” di Saramago è considerato

un’indagine psicologica della persona ma vi è anche una

continua analisi di ogni possibile comportamento che l’essere

umano può assumere a seconda della situazione.

Il protagonista, il professor Maximo Alfonso, conduce una

vita all’insegna dell’apatia ma, una sera, la sua vita cambia per

sempre: egli vede una cassetta dove vi è la sua immagine

riflessa e, da quel momento, non riesce a pensare ad altro.

Tuttavia, non possono esistere due persone esattamente

uguali tra di loro; non può essere possibile.

Il doppio diventa dunque persona e affronta “l’assurdo”

ovvero quell’intruso che vive all’interno di noi stessi e

rappresenta una continua e costante minaccia.

VIX. “Il Sosia” di Fedor Dostoevskij

“La sua condizione in quel momento rassomigliava alla

condizione dell'uomo ritto su un precipizio spaventoso, mentre

la terra si apre sotto di lui e già frana, già si muove, sussulta

per l'ultima volta, crolla, lo trascina nell'abisso, e intanto

l'infelice non ha né la forza né la fermezza d'animo di balzare

indietro, di distogliere gli occhi dal baratro spalancato; l'abisso

lo attrae ed egli finalmente vi si slancia, affrettando egli stesso

il momento della sua rovina”.

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Dostoevskij scrisse la sua opera “il sosia” nel 1845 subito

dopo la sua prima opera: il romanzo epistolare dal titolo “la

povera gente”.

La scrittura di quest’opera coincide con i terribili anni di

prigionia di Dostoevskij in Siberia.

Il protagonista de “il sosia” è il mite impiegato Jakòv

Petrovic Goljadkin e l’opera si concentra sulle fantasie che egli

ha; infatti, l’impiegato immagina il suo doppio: una figura

esattamente identica a lui per quanto riguarda l’aspetto fisico

ma dal carattere opposto: infatti, il sosia è molto più sveglio e

furbo.

Goljadkin vive nella convinzione che la gente lo spii e lo

guardi con disprezzo e malignità.

Egli convive con una costante sensazione di vergogna

derivante proprio dalla paura di essere guardato e giudicato

dagli altri.

Possiamo inoltre stabilire che il protagonista ha una

tendenza a ribellarsi e non accettare di buon grado il giudizio

altrui.

Ad esempio, Goljadkin soffre di problemi di identità e

vuole autodefinirsi. Egli ha un atroce bisogno di capire chi è,

che cosa pensa e come lo pensa e, quindi, fa visita al suo

medico. Quest’ultimo tenta di risolvere i suoi problemi

attraverso la prescrizione di farmaci.

Goljadkin, tuttavia, rifiuta di seguire i consigli del medico

poiché egli stesso prende coscienza di non essere un

problema risolvibile, non sa neanche chi è ma sa di non essere

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quello che il medico dice, tentando di inquadrarlo. Dopo questo

crollo emotivo, il protagonista si abbandona ad un pianto

disperato, sostenendo di “avere dei nemici”.

VIX.1 Sdoppiarsi

Il sosia non è un’allucinazione; esso è reale e ci interagiscono

tutti.

Vi può essere uno sdoppiamento per via di:

Forte instabilità interiore

Isolamento autoimposto o imposto dall’esterno

Senso di colpa onnipresente e/o desiderio represso

Tutti e tre i casi rappresentano Goljadkin; egli è per

antonomasia l’emblema dell’uomo represso anche già da

prima che lo sdoppiamento avesse iniziato il suo corso.

Dostoesvskij ha scritto quest’opera con un intento

preciso: egli vuole che il lettore si immedesimi in Goljadkin nel

senso che, ciò che può succedere a lui, può succedere a

chiunque.

“Il sosia” è un’opera antropocentrica: l’uomo non è una

conseguenza dell’ambiente circostante; ciò che gli succede

non viene dall’esterno bensì dall’interno.

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X. Conclusione

Ed eccoci qua alla fine.

Lo devo ammettere, ho discusso un tema piuttosto

oscuro, alquanto sinistro, non trovate? Io ho scelto di

analizzare in questa tesi il tema del “doppio” perché mi ha

sempre affascinato.

Fin da quando ero piccola, guardavo nello specchio e

vedevo l’immagine riflessa di una bambina: io.

Come d’altronde tutti i bambini, strabuzzavo gli occhi ed

esclamavo “Sono io! Ciao” a mia mamma. Francamente, devo

proprio dire che quasi mi spaventava vedere un’immagine

identica a me stessa riflessa su una superfice. Mano a mano

che crescevo, iniziavo a volerne sapere di più. Credetemi, non

so ancora un bel niente neanche adesso ma, posso

azzardarmi a dire, di essermi fatta una qualche idea.

Quell’immagine che vediamo riflessa quando ci guardiamo allo

specchio, ovvero il nostro “doppione”, è la diretta

rappresentazione fisica di ciò che siamo che si mostra ai nostri

occhi.

Dobbiamo, tuttavia, scavare più a fondo per capire

meglio.

Si tratta di un tema veramente intricato, complesso.

Possiamo certamente fermarci alle apparenze ed essere

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soddisfatti di quello che ci sta mostrando una mera superfice

riflettente.

Possiamo sollevare una mano e salutarci da soli ma

proviamo a fermarci un attimo e a pensare: quell’immagine

non sta provando a dirci qualcosa?

Quello che vediamo nello specchio è la nostra “altra

parte”, quella parte che non sempre riusciamo facilmente ad

individuare; infatti, come si è ampiamente discusso, esistono in

ognuno di noi due nature opposte che vivono in simbiosi: bene

e male, giusto e sbagliato, luce e ombra.

L’uno non può sfuggire all’altro; essi devono stare insieme

per poter sopravvivere. Citando nuovamente Jung, il bene e il

male devono coesistere per far sì che l’ordine venga

mantenuto. Può capitare di sentirci impauriti da ciò che

vediamo nello specchio e vorremmo che ciò che vediamo non

fosse obbligato a sopportare il peso schiacciante dello scorrere

del tempo e di tutti i dolori, le sofferenze e la tristezza che esso

inevitabilmente porta con sé, come voleva il giovane Dorian

Gray. Tuttavia noi non dobbiamo avere paura di noi, non ne

abbiamo alcun bisogno. La prossima volta che vi guardate allo

specchio e vi capita di sentirvi insicuri di voi stessi o sopraffatti

dall’angoscia e dalla tristezza per qualunque cosa, chiudete gli

occhi, fate tre respiri profondi, contate fino a dieci, aprite gli

occhi e dite a quell’immagine:

“Io sono Te”

“Tu sei Me”.

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I. The Double: the evil twin of the human soul

A dark thought, something that remains hidden, concealed; a fear

created by the obvious and the comfortable that has us in its grip, a

constant doubt that provokes something like a short circuit: who is it?

Who’s that part of us that is so frightening and instills in us such dread

and confusion? What is that? How can I face it? Will I ever be able to?

Will I ever be able to recognize and overcome the confusion and

whirl of chaos that shakes me up from inside or will I break down when

the darkness of forgotten memories decides to come back and visit

me?

Here we are, the showdown, the final fight: right now, at this very

moment, we are looking at our “double”; our look-alike, our image

reflected in the mirror that keeps staring at us and waiting for us to

make a move so it can do the same thing.

This is our doubling… so it is true… another person who looks

exactly like us really does exist.

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The theme of the double has been and still is a widely researched

subject: it has been analyzed by illustrious psychoanalysts, scientists,

men of letters, artists, film directors and the list goes on.

What exactly is the “double”? The double is a gruesome shadow

that is a part of us, it represents the dark and hidden characteristics of

a person that society hardly accepts or is not able to understand

whatsoever. Our double can be our friend and ally as well as our

enemy and worst nightmare but also our scapegoat, our alibi.

“Identification” and “identity”: two words that are very similar.

The word “identity” is linked to the concept of “individuality” which

is having that “something” that makes us unique and distinguishes us

from others.

“Identification” symbolizes that process in which a person

becomes his/herself, separated from mass psychology.

The word “double”, instead, means “fake, sneaky, devious,

multiplied by two, made of two identical entities that are in constant

conflicts with each other” …

All of this inevitably creates a contrast and an incompatibility

between identity and being and the duality of the being itself.

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I.1 “Everlasting Darkness” : Carl Gustav Jung and the concept of the shadow.

Carl Gustav Jung (1875-1971), was one of the most important

figures in the field of psychology and psychoanalysis.

Ardent follower of Freud’s teachings, he reinterprets the theme of the

double by introducing the concept of the “shadow”: a collection of

deleted memories and instincts that the human mind refused to accept.

According to Jung, the shadow is a primal disposition that we all

have and he defines the instinctive nature as the most important and

crucial element regarding our mind; the instincts that we tend to refuse

and lock up inside our minds so they remain hidden and unspoken

come together to form a partially autonomous personality. These are

the so called “flaws” of people that they themselves do not accept,

projecting them outward and distancing themselves from them. Rather

than confronting them, people pretend that they do not exist and,

consequently, do not fully realize that they are an integral component

of their personality, they belong to their shadow.

Thus, in order to reach inner peace and be able to identify

ourselves, we have to accept that, inside of each and every one of us,

there is an ever-present coexistence of good and evil, right and wrong,

light and shadow.

However, it is not easy for our mind to recognize the shadow;

through a defense mechanism, we tend to alienate the shadow thus

condemning ourselves to an apparent existence filled only with light.

Incompleteness at its finest.

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In order to better comprehend our mind, the coexistence between

light and shadow is crucial; this is the true concept of the “double” of

the mind.

Jung himself defines two types of shadow:

The shadow that is recognized and accepted by the individual

The shadow that the individual refuses and wards off, that is the real

threat.

I.2 “The Double”: analysis by psychologist Otto Rank

We are in 1914.

The young psychoanalyst Otto Rank, also a passionate follower of

Freud and his theories, examines the meaning of “double” in his work

of the same name. The protagonist is a young student named

Baldovino who makes a deal with an old man and “sells his

appearance” in exchange for a large sum of money he needed to get a

girl he liked. However, every time the student and the girl are together,

his double suddenly appears. At first, he does not take any action and

is just a passive observer of things but, later, starts to be a threat and

even kills the student’s rival who is also in love with the girl.

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Baldovino, realizing the great danger, kills his double which

disappears; instead, an image of an agonizing and a dying Baldovino

appears in the mirror.

An important element in many literary works that focus on the

theme of the double is the mirror: a glass surface that reflects your

image.

This alone deeply upsets the individual who will do anything to get

back his stolen image, a moment that will represent the death of the

individual himself.

The mirror reflects the raw, brutal reality; when I look at myself in

the mirror, I automatically ask myself “who am I?”. Well, the answer is

right there in front of me: the mirror is a symbol of identification.

When the French psychiatrist and philosopher Jacques Lacan

talks about the “mirror stage”, he refers to the moment of self-

identification children have when they look at their image reflected in

the mirror. For Lacan, we “assume an image” when we look in the

mirror and we try to picture ourselves.

Freud considers the identification of the child “narcissist” while

Lacan considers it “imaginary” since children recognize themselves in

an image that is not actually real but only a duplicate which, at the

same time, makes it possible for them to “identify themselves for the

first time”.

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I.3 Mirror, mirror on the wall: “The Picture of Dorian Gray” by Oscar Wilde

Several populations of early origins have a strong fear of

photography: they think their image is a sacred element because it is

the embodiment of their soul and it can be tainted and damaged if

someone stelas it through taking a photo of them.

The word “doppelgänger”, which is composed of the word

“doppel” that means double and “gänger” that means “walker”, is used

by Germans to define the double thus identifying “an individual’s evil

twin”.

The doppelgänger has been often described as the antagonist of

the soul and surrounded by a cloud of charm and mystery, the cloud

that lures into its trap the young Dorian Gray, main character of “The

Picture of Dorian Gray”, work written by Oscar Wilde, one of the most

important authors of the Decadence period.

This work analyses the theme of the double and its aspects in

both a fascinating and a rather upsetting way.

Dorian Gray is a young man who lives in London; he is extremely

beautiful, in fact so beautiful he seems almost to be an unearthly

creature.

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Dorian is so good looking that his friend and painter Basil Hallward

wants to immortalize his beauty by painting his portrait.

In the artist’s study, Dorian will get to meet Lord Henry Wotton, a

silver-tongued nobleman who will brainwash Dorian and convince him

that the only life that is worth living is one devoted to the adoration of

beauty and seeking pleasure and sensations.

Dorian is awestruck by the nobleman’s conception of life and way

of living and will eventually start to envy his portrait because it will be

eternally beautiful and untouched while he is destined to grow old and

become wrinkly, clumsy and awkward.

Dorian decides to make a pact with the devil and establishes that

his portrait will be the one to age and bear the passing of the time

instead of him.

While Dorian is enjoying a life full of pleasures and debauchery,

his portrait starts to transform and show the first signs of deformation.

After realizing what a danger he has got himself into and how

corrupt his soul has turned out to be, Dorian decides to take matters

into his own hands and kills his double, ending that eternal cycle of

torment.

However, Dorian ends up by killing himself and the portrait shows

the image of a candid, untouched and beautiful young man again.

II. The Double in science

II. 1 Two physically different but well recognizable entities: “The strange case of

dr. Jekyll and Mr. Hyde” by Robert Louis Stevenson

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“The strange case of dr. Jekyll and Mr. Hyde” by Robert Louis

Stevenson is another literary work that centers itself on the theme of

the double and presents its possible consequences such as split

personalities and the coexistence of the two opposing entities, as

mentioned earlier.

We are in the XIX century, in London once again: a scientist wants

to create a medicine that will be capable of separating the “good part”

of an individual from the “bad part”, his evil instincts. He becomes

fixated on the idea and begins to carry out a series of dangerous

experiments and driven by strong desires of ambition and pride, even

resorts to experimenting on himself, in order to reach his goal.

The experiment goes wrong and the bad part escapes from the

doctor’s control, overshadowing its counterpart, thus generating Hyde,

the dangerous alter ego of dr. Jekyll.

Hyde represents a serious threat and commits horrible acts, so

after realizing that he has failed and that separating a person’s good

spirit from its evilness was impossible, the doctor kills himself and, in

doing so, also kills his alter ego.

With this work, Robert Louis Stevenson is able to provide a

perfect overview of “good” and “bad” in their purest forms, identifying

them in the person of dr. Jekyll, a well-respected and loved man of

science who represents good, and Mr. Hyde, a real personification of

evil. The relationship between the two, however, is very complex and

dynamic.

Although Jekyll seemingly represents all the good traits and

morals a man should have, he never truly embodies virtue and “his

good side” like Hyde personifies evil.

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Despite his willingness to purify himself and separate good from

bad, right from wrong, he eventually ends up separating only his bad

side, leaving his former self, which is his “dr. Jekyll persona”.

The doctor succeeds in freeing his bad side and evil from the

restraints of his mind and consciousness while he is never able to

actually free himself from his darkness.

It is almost as if Hyde was waiting to be released; he was waiting

for the doctor to do something that would give him a chance to emerge

and establish himself as the one and only “persona”.

Stevenson highlights the duality of the individual and defines it as

a splitting of the conscious mind.

According to the author, there are two natures that will constantly

try dominating each other in order to win this ever-lasting psychological

fight; one of them navigates towards the good and just while the other

favors the darkness and the sinister.

II. 2 Feeble boundary: “Frankenstein” by Mary Shelley

“Frankenstein” (or “Modern Prometheus”) by Mary Shelley

analyses the double by identifying it with the relationship between a

father and his son which in this case is identical to the relationship

between a scientist and his creature, an abomination that he creates

himself.

The work was first published in 1818 and it is written in the form of

a correspondence between the explorer captain Robert Wolton and his

sister; in his letters, the captain tells her the story of a man named

Victor Frankenstein who was saved by the captain during an expedition

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to the north pole and who, when lying in his deathbed, decided to tell

his story in order to free his soul from any burdens that were still taking

a toll on him.

After a long series of experiments, a scientist that goes by the

name of Victor Frankenstein is finally able to understand how to

generate life by doing the unthinkable: he puts together the organs of

decomposing dead bodies and creates a creature. However, absolutely

terrified and disgusted by the sight of a “non-living being”, he decides

to run away, leaving the creature alone. The scientist considers the

creature as a crime against humanity and an insult to rational thinking.

Thus, dr. Frankenstein regards himself and the creature as unworthy of

forgiveness and redemption.

Abandoned, the creature sets off on his journey to discover the

world. Through his pureness and innocence, he is able to establish

human contacts but, however, those who were not able to see beyond

appearances and really understand, started hating him and alienated

him to a solitary existence.

The creature, now sick and exhausted decides to go search for his

creator; when he finds Frankenstein, he asks him to repeat the

experiment and create a female companion for him.

The scientist agrees but, when he has almost finished his second

abomination, he realizes that he cannot keep doing unnatural things

and decided to kill both creatures.

Crushed by the weight of his mistakes and his obsession to create

a person from lifeless matter, doctor Frankenstein will eventually die,

followed soon after by his creature, who is not able to bear an

existence without a father figure.

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This work by Mary Shelley centers on themes like knowledge and

the desire to discover but, most importantly, it favors the analyzation of

the double.

When we want to give a meaning to the element of the “double”,

we automatically define it as the juxtaposition between two opposing

natures. However, in “Frankenstein”, there is “no fine line between

good and bad” as two separate elements; that is to say, in many ways,

the character of the doctor and the creature are almost identical. Dr.

Frankenstein is not good, he creates his creature and then rejects it

without even giving it a name of its own. He is like a father that refuses

to take responsibility for his child.

As for the creature, he will be the protagonist of a tragic end; in

fact, he will find in death the only possible answer to the hate and

ignorance of people that he could not comprehend.

Victor Frankenstein and his creation have to live together in the

same world as they are not able to escape each other’s presence.

II.3 Masked Surface: the double in “The Picture of Dorian Gray” (psychology

POV)

While dr. Jekyll and Mr. Hyde are two distinct personifications of

good and bad, Dorian Gray hides his evilness under a facade devoted

to external beauty.

Dorian experiences an inner separation of the self and is a slave

to this duality. In “The Picture of Dorian Gray”, real life and life seen

through the eyes of an artist are juxtaposed; these two elements are

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respectively represented by Lord Henry and Basil Hallward: Lord Henry

perceives the man as a work of art and convinces Dorian that

existence is synonymous of aesthetic beauty while Basil Hallward,

gives life to the portrait of the young man by channeling his morals and

his view of life into it.

Let’s rewind for a minute and talk about Otto Rank and his theory.

As far as the “double” is concerned, the psychoanalyst directly

links it to the arrival of death that is to say, when our double stands in

front of us, the refused and removed memories violently return and our

spirit is absolutely overwhelmed by it.

III. The Double in psychology

III.1 Voluntary Revenge: “Richard III” by William Shakespeare

The double produces two incongruous effects: it damages the

individual but, at the same time, it fulfills his darkest needs and desires

and acts and thinks in a way the individual would never dream of acting

and thinking.

The key character of Shakespeare’s work “Richard III” is the

monarch himself, a character who is considered an opportunist and an

abuser, an exploiter. With “Richard III”, William Shakespeare

dramatizes the historical events up to 1485, when Henry VII ascended

to the throne of England and establishes the Tudor dynasty.

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This king is dominated by external events; he is very sensitive and

torn by an inner conflict between his reality and view of life as a human

being and trapped in the role fate and society imposed on him: the role

of king.

In this work there are various themes of mainly psychological

nature such as manipulation, the theme of the double and how evil can

seduce the candidness and the pureness of the spirit; Richard III will

take revenge against a world that is not and will never be willing to

accept him and his flaws.

“Richard III” does not focus on the causes of the human mind’s

evilness but rather on the actions of the individual himself by showing

how the monarch uses and manipulates people.

IV. The Double in medicine

IV.1 Malfunctioning mood thermostat vs. ever-present depression: bipolar

disorder vs. BPD (Border Personality Disorder)

Bipolar disorder, also known as manic-depressive illness, is a

mental health condition that causes serious and unusual mood shifts

that hinder a person’s ability to cope with things without being

overwhelmed by emotions or altered attitudes.

There is a thermostat in a person’s mind which regulates their

mood; if the thermostat of an ordinary person’s mind is functioning

correctly, the thermostat of a person affected by bipolar syndrome mal

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functions and causes strong mood swings, with alternating depressive

and euphoric episodes.

BPD (Borderline Personality Disorder) is a serious mental

disorder.

People who suffer from BPD are convinced they have always

been depressed, that they have never been happy. Their behavior can

be dangerous and often involves self-harm.

Symptoms can range from humor imbalance, body dysmorphia

and a higher emotional response to external impusles.

V. “Double hat politics”: the double in government policy

The theme of the double also influences more practical fields such

as politics. Let us talk about the EU’s foreign policy.

As far as the EU’s foreign policy and its appointment of a single

legal personality go, we apply the term “double hat”.

This term gives foreign policy management to one figure only.

However, having a single legal personality in the EU does not

imply that this figure resolves the fundamental problems of foreign

policy on his or her own

Simon Nuttall, important expert and researcher on the matter of

foreign policy, states that a single legal personality does not exempt

the EU from its responsibilities regarding foreign policy matters.

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There are in fact distinct procedures and instruments to undertake

in order to better and fully approach foreign policy and relations.

There is kind of a mixed mechanism, “a hybrid and dual form” that

should be undertaken and it is reflected in the relations between the

Council, European Council (governmentally speaking) and the

Commission.

VI. The motion picture of ambiguity, a devious movie camera:

Brian de Palma

One of the most famous movie director to analyzed the theme of

the double in his movies is Brian de Palma.

Among his most famous works are “Sisters” (1972)”, “The

Untouchables (1987)” and “Mission Impossible (1996)”, to name but a

few.

De Palma’s movies are considered to be a sort of “manifesto”,

representing and shedding light on a person’s most hidden and darkest

desires; the characters in his movies seem to move in an almost

imaginary setting as they are constantly being chased by a dark, ever-

present shadow: the double.

Brian de Palma considers the double as:

an impersonator, an independent identity of the self that is at the

same time linked to it through resemblance, a literary motif that is

present in works such as Dostoevskij’s “The Double” (1846). The

literary motif is re-explained by the director in his movie “Body Double”

(1984),

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and as a result of inner spiritual separation caused by something

that the individual rejected; this too is a literary motif present in the

aforementioned and discussed work, “The strange case of dr. Jekyll

and Mr. Hyde”. This literary device is also re-analyzed by de Palma in

his movies “Dress to kill” (1980) and “Raising Cain” (1992).

VII. The Double in movies: “Enemy” by Denis Villeneuve.

Among the many movies that center themselves on the theme of

the double we can mention:

“Dead Ringers” by David Croneberg in which the double is an

instrument used for self-realization and identification.

“Kagemusha” by Akira Kurosawa in which the double, initially

only of a physical nature, starts taking over the spiritual character of the

individual by replacing himself with it.

“Der Studet von Prag [The Student of Prague]” by Stellan

Rye. Practically identical to “The picture of Dorian Gray”, the

protagonist of this movie creates his double by making a deal with the

devil.

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“Cet obscur objet du désir [That obscure object of desire]” by

Luis Buñuel where the double is represented by the various behavior

tendencies of the protagonist.

VII.1 “Enemy” by Denis Villeneuve.

In this movie, which is the adaptation of the “The Double” [O

Homem Duplicado], the double itself becomes an identical replica of

the protagonist, named Adam Bell.

Adam Bell is living a monotonous life he just does not like and

which does not satisfy him. He defines reality as “a fake replication” of

what has already happen.

After an accident, Adam’s mind creates his double, leading to a

dissociative state of the spirit which triggers in the protagonist a

constant search of a version of himself that he has forgotten.

Adam fights against his double, aiming at acquiring a view of life in

general which instead exists only in his subconscious mind.

However, neither the protagonist nor his double seem to win this

fight. In fact, the true winner of this psychological battle is a spider, the

insect that appears at the very end of the movie and is an allegory of

how a woman can control man, in this case, it expresses how Adam’s

wife has control of him.

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VIII. “The Double” by José Saramago

In Saramago’s literary work “The Double”, the double itself

becomes a person and faces the “absurd” which is that intruder who

lives within us and represents a constant threat.

The protagonist watches a tape a friend gave him, sees his exact

image on the TV screen, becomes obsessed with it and desperately

tries to find that “other him”.

VIX. “The Double” by Fedor Dostoevskij

The protagonist of “The Double” by Fedor Dostoevskij is the low

level bureaucrat Jakov Goljadkin.

The man has many fantasies running around his mind including

that of imagining his “double”: an identical replica of him.

Goljadkin lives in constant terror of being misjudged by others and

this leads to him feeling ashamed; he has a desperate need to

understand who he really is, what he thinks and how he thinks.

Goljadkin is the perfect symbol of a repressed man and his

“double”, his inner separation, is caused by:

strong inner imbalance

isolation

sense of guilt

and repressed instincts and desires.

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Dostoevskij wrote “The Double” with a very specific purpose; he

wanted the reader to identify with Goljadkin because, what happened

to the character of the work, could also easily happen to anyone.

X. Conclusion

Here it is: the end of the show. I have discussed a pretty dark

theme, haven’t I? Do you think so? Well, I chose the theme of the

“double” and the identical image of the self because I am absolutely

fascinated by it. Ever since I was a little girl and did not know much

about, well, anything, when I looked at myself in the mirror and saw my

reflection I was so surprised and I would yell “It’s me!” to my mom

every time. Frankly, I was a little scared I could “see myself perfectly”

reflected.

As I grew older, I started to want to understand a little bit more.

Believe me, I still do not know everything but I think I might be

beginning to have a sort of answer.

That double image, when we look ourselves in the mirror, is an

exact physical representation of ourselves but we have to look deeper,

within ourselves to better understand.

It is really a complex matter. I think, as I mentioned before, we

have to use a little imagination; of course, we could stop and just be

okay with what the mirror shows us that is, ourselves. We can just say

hi to the mirror and then leave but what if our image in the mirror is

trying to tell us something? It is the personification of our “other side”,

the part it is not easy to see whenever we want to; in fact, as I

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mentioned before many, many times, there are two coexistent but

opposing natures within ourselves: light and dark, right and wrong,

good and bad. One cannot escape the other and cannot exist without

the other.

In order to maintain our inner peace of mind, to quote Jung, the

good and the bad must be codependent and nourish each other to

create a stable and just order.

We can be afraid of what we see in the mirror and we might want

the image, and ourselves, to not bear the inevitable passing of time

and the pain and sorrows and sadness it brings with it, as Dorian Gray

did.

However, we cannot feel scared and be frightened by our very

self, there is no need to.

The next time you look in the mirror and maybe you feel insecure

about yourself or you feel your worries and anxieties and panic are

overwhelming you, close your eyes, take three deep breaths and count

to ten then open your eyes and say to yourself:

“I am you”

“You are me”.

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I. El Doble: gemelo malvado del ánimo humano

Un obscuro pensamiento, algo que queda escondido; un miedo

generado por el evidente que nos oprime; una duda constante que

resulta muchas veces en un cortocircuito de la mente: ¿Quién es?

¿Qué es aquella parte de nosotros mismos que nos asusta y que

instila en nosotros confusión y temor? ¿Qué es? ¿Cómo puedo hacer

frente a esta “cosa”? ¿Seré capaz de hacerlo? ¿Podré reconocer y de

consecuencia hacer mias aquella confusión y turbinio de caos que me

agita por dentro o me dejaré destruir por la obscuridad de recuerdos y

una memoria olvidada que de repente decidió regresar y hacerme

nuevamente compañía?

Entonces estamos aquí: el final del juego. En este momento,

nosotros estamos frente nuestro “parecido”; nuestro doble, la imagen

refleja en el espejo que nos mira con ojos muy abiertos y espera que

nos hacemos algo para hacer lo mismo.

Nuestra duplicación... ¿Entonces es verdad que un ser humano

exactamente identico a nosotros existe realmente?...

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El tema del “doble” ha sido y es ahora también objeto de estudio y

de análisis por lo que concierne psicoanálisis, ciencia, literatura, arte y

cinema.

Pero ¿Qué es el doble? El doble es una sombra morbosa que nos

caracteriza, es símbolo de los aspectos obscuros y escondidos de la

mente humana que la sociedad difícilmente comprende o rechaza

completamente. El doble puede ser nuestro amigo como nuestro

también nuestro enemigo o una excusa.

“Identificación” y “Identidad” son dos palabras muy diferentes.

La palabra “Identificación” se relaciona con el concepto de

individualidad que significa tener algo que nos hace únicos y diversos

de los démas. Es la “Individuación” misma, símbolo de aquel proceso

durante el cual una persona se convierte en sí misma y su manera de

pensar se distigue de la psicologia de masa.

En cambio, la palabra “doble” significa “falso, traicionero,

multiplicado por dos y formado por dos cosas iguales pero al mismo

tiempo diversas...”

Todo eso crea una inevitable contraste y un elevado nivel de

incompatibilidad entre la identidad de la persona y el dualismo de la

mente de la persona misma.

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I.1 “Noche omnipresente”: Carl Gustav Jung y el concepto de la sombra.

Carl Gustav Jung (1875-1971) fue una de las figuras más

importantes en el campo de la psicología y de la psicoanálisis.

Ferviente seguidor de Freud y apasionado de sus teorías, Jung

reinterpreta el tema del doble introduciendo el concepto de la

“sombra”: un conjunto de recuerdos y de instintos rechazados por la

mente el ser humano.

La sombra es, segun Jung, una disposición primitiva que nos

caracteriza todos y también considera la natura istintiva del hombre

cómo su elemento primario y más antiguo: aquellos instintos que

rechazamos y confinamos en nuestra misma mente se unen y forman

una personalidad parcialmente autónoma; estos son los defectos que

el hombre rechaza y que proyecta hacia el exterior no asumiendo,

como resultado, la plena conciencia que ellos son parte integrante de

nuestra personalidad y pertenecen a la sombra.

Entonces, para alcanzar un estado de paz y de tranquilidad

interior y lograr a una plena y conciente identificación del ser, tenemos

que reconocer que hay una convivencia de dos natura en nosotros:

bien y mal, luz y sombra.

Nuestra alma también no podria fácilmente reconocer la sombra,

eso puede pasar: entonces, mediante un mecanismo de defensa,

alejamos la sombra de nosotros, nos condenando a una existencia

llena de sola luz: una existencia bonita pero pura, incompleta y

aparente.

Aquí nace la idea del doble: al fin de mejor comprender nuestra

mente, la coexistencia entre luz y sombra es fundamental.

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El mismo Jung distingue la sombra en:

• Sombra aceptada

• y sombra rechazada, que representa una amenaza.

I.2 “El Doble”: análisis de Otto Rank

1914: El psicoanálista Otto Rank, el también apasionado de Freud

y de sus teorías, analiza el significado de “doble” en su homónima

obra.

El protagonista de esta obra es Baldovino, un estaudiante que

“vende su imagen” a un señor por una suma de dinero que necesitaba

por impresionar a una joven que le gustaba.

De repente, el “doble” de Baldovino empieza a aparecer frente él.

Inicialmente, este doble era solamente un espectador pasivo pero, con

el tiempo, se convierte en una amenaza, llegando a matar el rival del

estaudiante.

Agotado, Baldovino mata a su doble que desaparece y, en el

espejo, aparece la imagen del estudiante moribundo.

I.2.a El doble y auto-identificación

En muchas obras literarias que tratan el tema del doble hay un

espejo: una superficie de vidrio que refleja la imagen.

Eso perturba profundamente al individuo que que querrá reclamar

su propria imagen, momento que coincidirá con la muerte del mismo

individuo.

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El espejo es símbolo de realidad: mirándome en eso me pregunto

“¿Quién soy yo?”. La respuesta se encuentra frente a mí: el espejo es

símbolo de autoidentificación.

En su obra, Rank considera al doble una profunda negación de la

muerte que nace de la convincción que una “alma eterna” realmente

existe.

Según el filósofo y psicoanalista Jacques Lacan, si hablamos del

“estado del espejo”, hablamos del momento de autoidentificación del

niño con su propria imagen refleja en el espejo. Esa identificación

Freud la considera “narcisista” mientras Lacan la considera

“imaginaria” en cuanto el niño se identifica en una imagen que no es la

suya sino un duplicado que le permite reconocerse.

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II. El Doble en psicologia

II.1 Espejo, espejo en la pared: “El retrato de Dorian Gray” de Oscar Wilde

En algunos pueblos de origen primitiva hay un fuerte miedo de la

fotografía: para ellos, la imagen es sacra en cuanto símbolo de su

alma que puede ser estropeada si alguien, haciendo una simple foto,

se apodera de ella.

La palabra “doppelgänger”, que se compone de “doppel” que

significa “doble” y “gänger” que significa “el que se va” es utilizada por

los alemanes para identificar al doble: el gemelo malvado del ánimo

humano.

El doppelgänger, por lo que concierne la literatura, ha sido

identificado como el antagonista del alma, rodeado por una nube de

fascino y misterio, nube que hace parte del ánimo de Dorian Gray, el

protagonista de la obra de Oscar Wilde, uno de los más importantes

autores del Deacadentismo: “El retrato de Dorian Gray”. La obra

analiza el tema del doble y sus aspectos.

Dorian Gray es un joven que vive en Londres, él es talmente

hermoso que se parece casi a una creatura de otro mundo. Dorian es

talmente hermoso que su amigo y artista Basil Hallward se ofrece de

capturar su belleza y hacerle un retrato.

En el estudio del artista Dorian conocerá a Henry Wotton, un

caballero y excelente hablador que convencerá a Dorian que la úniga

vida digna de vivir es una existencia dedicada a la cura del exterior y la

salvaguardia de las aparencias.

Dorian se queda presionado por ese modo de vivir y de pensar de

su amigo y envidiará su retrato que mantendrá su eterna belleza

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mientras él será destinado a envejecer. Dorian, entonces, establece un

pacto con el diablo: el no envejecerá sino su retrato lo hará.

Mientras el joven se abandona a una vida bajo el signo del

despilfarro y del exceso, el cuadro empieza a oscurecerse y cambiar

aspecto.

Después de haber realizado cuanto su alma se conertido podrida

y estropeada, Dorian deciderá matar a su doble, no sabiendo que

matará a sí mismo.

III. El Doble en la ciencia

III.1 Dos entidades fisícamente diferentes pero bien identificables: “El extraño

caso de dr. Jekyll y mr. Hyde” de Robert Louis Stevenson

“El extraño caso de dr. Jekyll y mr. Hyde” de Robert Louis

Stevenson es otra obra literaria que se concentra en el tema del doble

y presenta temáticas cuales la escisión de la personalidad y la

coexistencia de dos entidades contrarias en el ánimo.

Londres, siglo XIX: un cientifíco llamado Jekyll quiere crear un

medicina capaz de separar la parte buena del hombre de su parte

mala, su oscuridad, realizando peligrosos experimentas sobre sí

mismo también.

Este experimiento fracasa y la parte mala derrota la parte buena,

escapando al control de Jekyll.

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Nace Hyde, el alter-ego del doctor, que se convierte en una

amenza hasta que Jekyll, conciente de su fracaso y de la imposibilidad

de separar el bien del mal, se mata, matando también a su alter-ego.

Con esta obra, Stevenson hace una perfecta descripción del bien

y mal, identificado el bien en dr. Jekyll, hombre amable y respetado, y

el mal en Hyde, verdadera personificación del mal. Stevenson

evidencia la dualidad moral del individuo, definendola un

desdoblamiento de la conciencia.

Hay en el ánimo humano dos naturas diferentes, continuamente

en conflicto: una se orienta hacia el bien y lo justo mientras la otra se

orienta hacia el mal, la obscuridad. Estas dos naturas intentarán

prevalecer en el ánimo.

III.2 Débil borde: “Frankenstein” de Mary Shelley

En “Frankenstein” de Mary Shelley, el tema del doble se identifica

en el vínculo padre/hijo entre un científico y la criatura que él crea.

Publicada en 1818, esta obra presenta una estructura epistolar

entre un capitán de la Marina y su hermana; en las letras, el

comandante cuenta la historia de Victor Frankenstein, un hombre que

salvó y que decidió, próximo a la muerte, de contar su pasado.

El cientifíco Victor Frankenstein, después de una larga serie de

experimentos, entiende como “generar” la vida y hace lo inimaginable:

el, uniendo partes de hombres muertos, crea una criatura.

Frankenstein, asustado al ver una cosa sin vida, decide escapar.

Abandonado, el monstruo empieza su viaje al descubrimiento del

mundo. Gracias a su pureza del alma y a su inociencia, consigue

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establecer relaciones pero los que “no quieren ir más allá del aspecto”

lo rechazan.

Enfadado, el monstruo busca a su creador y lo convence a repetir

el experimento, creando una mujer igual que él.

Frakenstein lo hace pero, tomando conciencia de haber creado un

segundo abominio, él decide de rechazar las dos criaturas.

Al final, el doctor morirá, torturado por sus errores, y su criatura se

matará después de él, no podiendo soportar la pérdida de su padre.

En esta obra, junto al tema de la conociencia y del deseo de

descubrimiento, se encuentra el tema del doble. Cuando hablamos del

tema del doble, hablamos inmediatamente del dualismo interior y la

contraposición entre dos naturas. Pero en esta obra, no hay ningún

límite que que define bueno y malo cómo naturas distintas y

separadas: el doctor y la criatura son dos figuras equivalentes: él

doctor no es bueno, el genera su criatura y la rechaza después sin

tampoco darle un nombre.

La criatura será protagonista de un trágico final: el verá en su

muerte la única respuesta a todo él mal que ha conocido y que no

comprende.

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III. Superficie disfrazada: el tema del doble en el “retrato de

Dorian Gray”

Mientras dr. Jekyll y mr. Hyde son dos precisas personificaciones

de Bien y Mal, Dorian Gray disfraza su oscuridad y maldad bajo una

superficie caracterizada por una belleza extrema.

Podemos considerar Dorian íntimamente escindido, un esclavo de

su dualidad interior. En esta obra encontramos la contraposición entre

vida real y visión artistíca, representados respectivamente por Henry

Wotton y Basil Hallward. Pero esas dos funciones de los personajes

pueden confundirse: Lord Henry Wotton, de una manera o otra,

convierte al hombre en una obra de arte mientras Basil Hallward

transfiere su moral y su visión de la vida en el retrato, convirtiéndolo en

un ser humano.

Hablamos nuevamente de Otto Rank y de su obra. Rank vincula

el doble a la llegada de la muerte; cuando nuestro duplicado se

encuentra frente a nosotros, nuestra memoria y recuerdos eliminados

regresa violentamente y eso afecta profundamente nuestro espíritu.

El doble produce dos efectos contradictorios: él interviene contra

el individuo pero también realiza sus deseos más profundos y íntimos.

IV. Voluntaria Venganza: “Ricardo III” de William Shakespeare

El personaje más importante de esta obra de Shakespeare es el

monarca Ricardo III, considerado abusador y explotador.

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“Ricardo III” es la dramarización de los eventos históricos hasta

1485, cuando la dinastía Tudor sube al poder.

Ricardo III es víctima de los eventos, él es un hombre muy

sensible y es lacerado por una división interior entre su identidad de

individuo y el papel de rey que le dio el destino.

En esta obra hay muchos temas de natura psicólogica como la

manipulación, el tema del doble y cuanto el mal y la oscuridad pueda

ser atractivos; Ricardo llevará a cabo una venganza voluntaria contra

el mundo que no lo quiere aceptar y lo rechaza. “Ricardo III” no analiza

la causa del mal de la mente humana sino las acciones del hombre

mismo, mostrando cómo el rey trata a las personas.

V. El doble en medicina

V.I Termostato del humor que no funciona contra una constante depresión: la

síndrome bipolar contra el trastorno límite de la personalidad

El trastorno bipolar, también conocido cómo “síndrome maníaco-

depresiva” es una condición caracterizada por serias fluctuaciones del

humor resultante en una alteración de las emociones y de la conducta.

Si en la mente de una persona normal el termostato que controla

el humor funciona bien, en un individuo con trastorno bipolar el

termostato es defectuoso, causando fuertes variaciones del humor.

El trastorno límite de la personalidad no es una condición. Las

personas con ese desorden se convencen de estar deprimidos

constantemente.

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Entre los síntomas hay elevada sensibilidad emotiva, humor

desequilibrado y impulsividad.

VI. El doble en la política

VI.1 La política del “doppio cappello” en Italia

El tema del doble también afecta a cosas de natura practica como

la politíca. La palabra “doppio cappello” concierne particularmente la

politíca exterior italiana.

Ese término se refiere a la gestión de la politíca exterior a una

única figura pero, incluso si la Union Europea haya adquirido una

personalidad juridica única, esa no solucionará los problemas de base

de la misma politíca extranjera.

Simon Nuttal, un famoso estudioso de politíca extranjera de la

Union Europea, considera que esta personalidad juridica única no

implicaría un rebasamiento de las actividades de la Unión.

Por eso, hay procedimentos y instrumentos distintos por lo que

concierne el acercamiento a la politíca extranjera.

Hay un mecanismo mixto, casi doble, que se adopta por lo que

concierne las relaciones que se crean entre Consejo, Consejo Europeo

y Comisión Europea.

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VII. El doble en el cine

VII.1 Cámara desviada, cine de la ambigüedad: Brian de Palma

Uno de los directores más famosos que ha analizado el tema del

doble en sus trabajos es Brian de Palma.

Entre sus películas más famosas recordamos a : “Hermanas”

(1972), “Los Intocables” (1987) y “Misión Imposible” (1990).

Las películas de de Palma son consideradas símbolos de las

obsesiones escondidas y obscuras del ánimo del individuo; en ellas,

los lugares parecen casi artificiales y los personajes son

constantemente tormentados por una sombra obscura: el doble.

Según de Palma hay el doble con forma de “duplicado” o como

entidad independiente del ánimo del individuo pero coligado a eso à

traves de una semejanza, modelo literario presente en trabajos cómo

“El doble” de Dostoevskij.

Existe también el doble como resultado de una escisión espiritual

interior y como manifestación de algo que el individuo rechaza; modelo

literario presente en la obra “El extraño caso de dr. Jekyll y mr. Hyde”

y que de Palma analiza en su pelìcula “Vestida para matar” o también

“Doble personalidad”.

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VII.1.a “Enemy” de Denis Villeneuve

Hay muchas otras películas que analizan el tema del doble.

Encontramos entre ellas:

“Inseparables” (1988) de David Croneberg, donde el doble es

un instrumento para descubrir la verdadera identidad del individuo.

“Kagemusha” (1980) de Akirs Kurosawa donde el doble,

inicialmente de natura puramente física, adquiere una natura espiritual,

empezando a sustituirse al mismo individuo.

“El Estudiante de Praga” (1913) de Stellan Rye, donde el

protagonista crea su doble después de un pacto establecido con el

demonio.

“Ese obscuro objeto de deseo” (1977) de Luis Buñel donde el

doble representa las inclinaciones comportamentales del individuo.

“Enemy” (2013) de Denis Villeneuve. En esta película, inspirada

en la obra de José Saramago “El hombre duplicado”, el doble se

convierte en una copia exactamente igual del protagonista, llamado

Adam Bell.

Este hombre vive una vida monótona que no lo satisface y

considera la realidad “una falsa réplica de algo que ya ha pasado”.

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Después de un accidente, la mentalidad de Adam genera su

doble, provocando un trastorno desociado de su alma que lo lleva a

una espasmódica búsqueda de una versión de su ser olvidada y

rechazada.

Adam lucha contra su doble, aspirando a adquirir una mentalidad

y una concepción de vida que no es verdadera sino existe solamente

en su subconciente.

Ni el protagonista ni su doble parecen prevalecer en fin.

El verdadero ganador de esta lucha psícologica es la araña,

animal que aparece al final de la película y que rapresenta, en sentido

alegórico, el control que la mujer ejerce sobre el hombre (en este caso,

hablamos del control que la mujer de Adam ejerce sobre él).

VIII. “El hombre duplicado” de José Saramago

En “El hombre duplicado” de José Saramago, el doble se

convierte en persona y lucha contra lo “absurdo”, es decir aquel

invasor que vive dentro de nosotros y representa una constante

amenaza.

El protagonista de la obra ve a su propria imagen mientras mira a

un vídeo en la tele y se obsesiona con el intentar de buscar a su doble.

VIX. “El doble” de Fedor Dostoevskij

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El protagonista de la obra literaria de Dostoevskij “El doble”, es el

trabajador Jakòv Goljadkin.

Él tiene mucha imaginación y piensa todo el día a varias cosas

como, por ejemplo, la de crear su doble: una imagen exactamente

idéntica a él físicamente.

Goljadkin vive atormentado por un constante miedo de ser

juzgado mal por las personas y eso provoca su fuerte vergüenza .

Él necesita desesperadamente de entender quién es él y lo que

pasa en su mente y cerebro.

Goljadkin es el perfecto símbolo del hombre reprimido y su

desdoblamiento es causado por:

una fuerte instabilidad interior

aislamiento impuesto o autoimpuesto

constante cargo de conciencia

y un deseo reprimido y rechazado

Dostoevskij escribió esta obra con una intención especifíca: él

quería que el lector se identificara con el protagonista porque lo que

pasó a Goljadkin le puede ocurrir a todos.

X. Conclusion

Entonces, hemos llegado al final de esta historia.

He hablado de un tema un poco obscuro, ¿no es verdad?

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He decidido analizar el tema del doble y de la imagen idéntica del

ser humano porque me intriga y mucho.

Desde que era pequeña y no conocía nada de nada, cuando me

miraba en el espejo y veía a mi imagen reflejada, estaba muy

sorprendida y exclamaba a mi mama: “¡Mira mama, yo estoy allí!”.

Sinceramente, el hecho de que un “otro yo” existía, me asustaba

un poco.

Al crecer, quería saber más. Todavía no sé practicamente nada,

pero pienso de empezar a saber un poco.

Aquel doble, cuando vemos a nuestra imagen reflejada en un

espejo, es una pura representación física de nosotros pero tenemos

que ver en profundidad para mejor comprender.

Se trata de un tema complejo y bastante difícil.

Yo pienso, como he dicho, que tenemos que utilizar un poco de

imaginación; claro, podemos estar satisfechos con la sola imagen que

el espejo nos muestra: la imagen de nosotros.

Podemos saludar aquella imagen y irnos pero, ¿si quella imagen

está intentando decirnos algo?

Esa el la personificacion de nuestra “otra parte”, la parte que no

podemos fácilmente ver cuando queremos; como ya he dicho muchas

veces, hay dos naturas que conviven y que luchan al mismo tiempo en

nosotros: luz y sombra, bueno y malo. No pueden escapar unas de

otras y una no puede existir sin la otra. A fin de mantener la traquilidad

interior, citando a Jung, el bueno y malo tienen que ser

codependientes y alimentarse recíprocamente para crear una orden

estable y justo.

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Podemos tener miedo de lo que vemos en el espejo y

desearíamos que aquella imagen no tenga que sufrir el pasar

inevitable del tiempo y del envejecimiento y de toda la tristeza que

lleva, como quizo Dorian Gray.

Ahora bien, no podemos tener miedo de nosotros, no lo

necesitamos.

La próxima vez que te miras en el espejo y te sientes inseguro o

ansioso, nervioso o asustado, cierra los ojos, respira hondo por tres

veces, cuenta hasta diez, abre los ojos y di:

“Yo soy tú”

“Tú eres yo”

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XI. Bibliografia

- “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, Robert Louis

Stevenson, 1° edizione originale: 1886, 1° edizione italiana: 1905,

Genere: racconto, Lingua originale: inglese.

- “Frankenstein, o il moderno Prometeo”, Mary Shelly, 1° edizione

originale: 1818, 1° edizione italiana: 1944, Genere: romanzo, Lingua

originale: inglese.

- “il ritratto di Dorian Gray”, Oscar Wilde, 1° edizione originale: 1890, 1°

edizione italiana: 1905, Genere: romanzo, Lingua originale: inglese.

- “Riccardo III”, William Shakespeare. Dramma storico in cinque atti,

titolo originale: “The life and death of king Richard III”, 1591-1592,

Lingua originale: inglese.

- “L’uomo duplicato”, José Saramago, 1° edizione originale: 2002,

Genere: romanzo, Lingua originale: portoghese.

- “Il sosia”, Fedor Dostoevskij, 1° edizione originale: 1846, Lingua

originale: russo

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XII. Sitografia

. http://www.radiokafka.it/la-paura-il-doppio-e-lombra-un-percorso/

- http://questopiccolograndemondo.blogspot.com/2012/01/stevenson-il-

tema-del-doppio-ne-lo.html

- https://www.identitaingabbia.it/2016/10/il-nostro-doppio-nel-cinema-e-nella-vita/

- https://psiche.cmsantagostino.it/2018/02/01/disturbo-bipolare/

- http://arjelle.altervista.org/Tesine/IsabellaO/doppio.htm

- http://questopiccolograndemondo.blogspot.com/2012/01/frankenstein-mary-shelly-

affronta-il.html

- http://questopiccolograndemondo.blogspot.com/2011/11/il-tema-del-doppio-ne-il-

ritratto-di.html

- http://www.webalice.it/filibertomaida/specchio.htm

- https://www.sololibri.net/Il-sosia-Fedor-Michajlovic.html

- https://www.illibraio.it/libri/fedor-michajlovic-dostoevskij-il-sosia-9788811360711/

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- http://www.treccani.it/enciclopedia/il-sosia/

- https://www.themacguffin.it/focus/10-film-che-trattano-il-tema-del-doppio/

- https://www.lascimmiapensa.com/2017/11/12/enemy-denis-villeneuve-la-verita/

- http://www.lafrusta.net/rec_saramago1.html?no_redirect=true

- https://www.ilsuperuovo.it/enemy-il-caos-e-ordine-non-ancora-decifrato/

- https://antoniodileta.wordpress.com/libri/fedor-michajlovic-dostoevskij/il-sosia/

- https://highexistence.com/carl-jung-shadow-guide-unconscious/

- https://www.encyclopedia.com/philosophy-and-religion/other-religious-beliefs-and-

general-terms/miscellaneous-religion/double

https://www.academia.edu/1539509/Summary_of_Lacan_s_The_Mirror_Stage_as_Format

ive_of_the_Function_of_the_I_as_Revealed_in_Psychoanalytic_Experience_

- https://www.sparknotes.com/lit/jekyll/

- https://www.ukessays.com/essays/english-language/analysis-of-mary-shelleys-

frankenstein-english-language-essay.php

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- https://www.nimh.nih.gov/health/topics/bipolar-disorder/index.shtml