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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)
Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma
TESI DI DIPLOMA
DI
MEDIATORE LINGUISTICO
(Curriculum Interprete e Traduttore)
Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla
classe delle
LAUREE UNIVERSITARIE
IN
SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA
TITOLO DELLA TESI: “Il Doppio: gemello malvagio dell’animo umano”
RELATORI: CORRELATORI:
Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Marylin Scopes
Prof.ssa Luciana Banegas
Prof.ssa Claudia Piemonte
CANDIDATA: FRANCESCA MARTINELLI
ANNO ACCADEMICO: 2018/2019
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A mia Madre,
colei che tutto tiene
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Un giorno, un nonno e suo nipote si fermano a guardare il tramontare del
sole… In quel mentre, il bambino chiede al nonno, un saggio capo
Cherokee:
“Nonno, perché gli uomini combattono?”
Il vecchio, con voce calma, gli risponde:
“Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c’è sempre
una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere.
Perché lo scontro più feroce è quello che avviene tra i due lupi”.
“Quali lupi, nonno?”
“Quelli che ogni uomo porta dentro di sé”.
Il bambino non riusciva a capire. Attese che il nonno rompesse l’attimo di
silenzio che aveva lasciato cadere tra loro, forse per accendere la sua
curiosità. Infine il vecchio, che aveva dentro di sé la saggezza del tempo,
riprese con il suo tono calmo.
“Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia,
invidia, risentimento, falso orgoglio, menzogna ed egoismo”
Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dare modo al
bambino di capire quello che aveva appena detto.
“E l’altro?” chiese il nipote.
“L’altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità,
compassione, umiltà e fede”.
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Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva
appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità e al suo pensiero.
“Quale lupo vince?” chiese.
Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose:
“Quello che nutri di più”.
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Sommario
I. IL DOPPIO: “GEMELLO MALVAGIO DELL’ANIMO UMANO”…………………………………...8 I.1 “Ubiqua Oscurità” : il concetto di ombra di Carl Gustav Jung………………………………………11
I.3 “Il Doppio”: l’Analisi di Otto Rank………………………………………………………………………………..13
I.4 Doppio e Individuazione……………………………………………………………………………………………...14
I.5 Lo Specchio di Te Stesso: “Il Ritratto di Dorian Gray”, Oscar Wilde………………………………15
II. Il Doppio nella Scienza………………………………………………………………………………………..18 II.1 Due Identità fisicamente differenti ma ben identificabili: “Lo strano caso del Dr. Jekyll e
Mr. Hyde”, Robert Louis Stevenson………………………………………………………………………………….18
II. 2Fievole Limite: “Frankenstein”, Mary Shelley………………………………………………………………21
III. Il Doppio letterario nella Psicologia…………………………………………………………………….24 III.1 Maschera d’Apparenza: il “Doppio” in “Il Ritratto di Dorian Gray”……………………………..24
III.2 Vendetta volontaria: “Riccardo III” di William Shakespeare………………………………………..27
IV. Il Doppio nella medicina…………………………………………………………………………………….31 IV.1 Termostato dell’umore difettoso vs. “onnipresente depressione”: il disturbo bipolare e
il disturbo borderline della personalità……………………………………………………………………………...31
V. Il Doppio e la Politica............................................................................................... 36 V.1 Il “Doppio Cappello” ........................................................................................................ 36
VI. Cinema della dualità, cinema dell’ambiguità: Brian De Palma ................................ 37 VI.1 Il Cinema e il Doppio…………………………………………………………………………………………………..37
VII. Enemy” di Denis Villeneuve (2013)……………………………………………………………………40
VIII. “L’Uomo duplicato” di José Saramago……………………………………………………………..42
VIX. “Il Sosia” di Fedor Dostoevskij………………………………………………………………………….43 VIX.1 Sdoppiarsi………………………………………………………………………………………………………………..45
X. Conclusione…………………………………………………………………………………………………………46
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Overview
I. The Double: the evil twin of the human soul………………………………………………………..48 I.1 “Everlasting Darkness” : Carl Gustav Jung and the concept of the shadow…………………..50
I.2 “The Double” : analysis by psychologist Otto Rank……………………………………………………….51
I.3 Mirror, mirror on the wall: “The Picture of Dorian Gray” by Oscar Wilde……………………..53
II. The Double in science………………………………………………………………………………………….54 II. 1 Two physically different but well recognizable entities: “The strange case of dr. Jekyll
and Mr. Hyde” by Robert Louis Stevenson………………………………………………………………………..54
II. 2 Feeble boundary: “Frankenstein” by Mary Shelley……………………………………………………..56
II.3 Masked Surface: the double in “The Picture of Dorian Gray” (psychology POV)…………..58
III. The Double in psychology……………………………………………………………………………………59 III.1 Voluntary Revenge: “Richard III” by William Shakespeare…………………………………………..59
IV. The Double in medicine………………………………………………………………………………………60 IV.1 Malfunctioning mood thermostat vs. ever-present depression: bipolar syndrome vs.
BPD……………………………………………………………………………………………………………………………………61
V. “Double hat politics”: the double in government policy………………………………………62
VI. The motion picture of ambiguity, a devious movie camera: Brian de Palma………63
VII. The Double in movies: “Enemy” by Denis Villeneuve…………………………………………63 VII.1 “Enemy” by Denis Villeneuve…………………………………………………………………………………….64
VIII. “The Double” by José Saramago……………………………………………………………………….64
VIX. “The Double” by Fedor Dostoevsky………………………………………………………………….65
X. Conclusion…………………………………………………………………………………………………………..66
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Sumario
I. El Doble: gemelo malvado del ánimo humano..........................................................68 I.1 “Noche omnipresente”: Carl Gustav Jung y el concepto de la sombra.............................70 I.2 “El Doble”: análisis de Otto Rank......................................................................................71
I.2.a El doble y auto-identificación:....................................................................................71
II. El Doble en psicología...............................................................................................73 II.1 Espejo, espejo en la pred: “El retrato de Dorian Gray” de Oscar Wilde..........................73
III. El Doble en la ciencia...............................................................................................74 III.1 Dos entidades fisícamente diferentes pero bien identificables: “El extraño caso de dr.
Jekyll y mr. Hyde” de Robert Louis Stevenson…………………………………………………………………..74 III.2 Débil borde: “Frankenstein” de Mary Shelley…………………………………………………………….75
III. Superficie disfrazada: el tema del doble en el “retrato de Dorian Gray”...............77
IV. Voluntaria Venganza: “Ricardo III” de William Shakespeare..................................77
V. El doble en medicina.................................................................................................78 V.I Termostato del humor que no funciona contra una constante depresión: la síndrome
bipolar contra el trastorno límite de la personalidad............................................................78
VI. El doble en la política..............................................................................................79 VI.1 La política del “doppio cappello” en Italia………………………………………………………………….79
VII. El doble en el cine..................................................................................................80 VII.1 Cámara desviada, cine de la ambigüedad: Brian de Palma..........................................80
VII.1.a “Enemy” de Denis Villeneuve.................................................................................81
VIII. “El hombre duplicado” de José Saramago............................................................82
VIX. “El doble” de Fedor Dostoevskij............................................................................82
X. Conclusion…………………………………………………………………………………………………………..83
XI. Bibliografia………………………………………………………………………………………………………….86
XII. Sitografia……………………………………………………………………………………………………………87
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L’Inferno e il Paradiso sono tutti e due dentro di noi.
(Oscar Wilde, “Il Ritratto di Dorian Gray”, cap. XIII)
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I. IL DOPPIO: “GEMELLO MALVAGIO DELL’ANIMO UMANO”
“Che l’altro possa spaventare, ovvero infondere una sensazione di
paura, è sempre una sensazione del tutto soggettiva. Quel che
può spaventare l’uno non è affatto detto che possa spaventare
l’altro. Si tratta dello spavento che si contrappone al confortevole,
che non è semplicemente generato dall’incontro con tutto ciò che
è familiare. Più che altro è qualcosa che si tenta di vedere e di
cercare ma che resta inevitabilmente nascosto e sfugge al nostro
sguardo.
Si tratta di un dubbio, una scomoda domanda che ci si pone
sempre, anche inconsciamente: “Chi è? Che cosa è? Non so”. Si
perde quel senso di conforto e quello spazio ristretto denominato
“tana” diventa gabbia, incubo, dimora dei pensieri più cupi. Sono
le angosce di forma di pensiero lontane a tornare nuovamente da
noi.
Forme del pensiero che prevedono caos, confusione o
onnipotenza. La mano dell’Invisibile che controlla dall’alto e che è
pronta a governare e ad infliggere dolore e sofferenza.
Viene attribuito a qualcuno un potere immenso e si è diventati
succubi di un essere che sentiamo in apparenza essere più furbo
di noi, più scaltro di noi, più forte di noi. Qualsiasi legame positivo
è impedito e la violenza dell’altro è il regno a cui si sta per
accedere mentre si è nel buio della cecità immaginativa.
Migliaia di desideri e di istinti che con il tempo sono andate
perdute e dimenticate, emergono da nebbie fitte e oscure per
tornare a farci visita.
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Ci troviamo davanti al “Sosia” del proprio sé stesso
dimenticato, caratterizzato da confusione, diffusione,
sdoppiamento, divisione” …
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Il tema del doppio è stato a lungo trattato sotto ogni tipo di
aspetto: dalla letteratura alla psicologia, dalla scienza al cinema e
così via. Il doppio, quella parte di noi che rappresenta tutti i nostri
aspetti peggiori, non ben visti dalla società ed accettati con
difficoltà, se non completamente rifiutati. Un’Ombra macabra di
cui noi stessi siamo a conoscenza ma che non sempre riusciamo
a integrare nella nostra personalità. Il nostro doppio può diventare
il nostro peggior nemico, il nostro alleato o la nostra
giustificazione.
Possiamo infatti tentare di combatterlo con tutte le nostre
forze, utilizzarlo per i nostri scopi o attribuirgli la colpa di tutte le
azioni che compiamo ma di cui non vogliamo assumere la
responsabilità.
Bisogna innanzitutto cercare di capire il significato della
parola “doppio”. Poniamola a confronto con altre parole e
partiamo da una ricerca sul dizionario. Se sfogliamo lo Zingarelli
alla voce “identità” troviamo la definizione: “Qualificazione di una
persona… per cui essa è tale e non altra”. Questo termine appare
strettamente correlato al concetto di individualità, definito come
“l’essere identico a sé stesso, ciò che caratterizza l’individuo,
distinguendolo dagli altri”.
“Individuo”, dal latino individuus (in – dividus) significa: “ciò
che non può essere diviso”, mentre “individuazione” indica “quello
che può essere definito, il processo per cui una persona diventa
sé stessa, intera, indivisibile e distinta dagli altri o dalla psicologia
collettiva”.
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Se cerchiamo invece il termine “doppio” troviamo la seguente
definizione: “costituito da due cose identiche” e anche “falso, finto,
infido” o ancora “moltiplicato per due… raddoppiato”.
Tutte queste definizioni sembrano evidenziare
un’incompatibilità tra le due categorie di termini: da un lato
l’identità (che fa riferimento all’individualità e all’unicità), dall’altro
la moltiplicazione, la dualità.
I.1 “Ubiqua Oscurità”: il concetto di ombra di Carl Gustav Jung
Carl Gustav Jung (1875-1961) fu una delle più importanti figure
intellettuali del pensiero psicologico e psicoanalitico ed uno dei più
ferventi seguaci di Freud.
Egli non esamina il concetto di “doppio” in sé per sé ma parla
di “un’ombra”: le funzioni e gli atteggiamenti non propriamente
sviluppati della personalità umana e quell’insieme di contenuti
rimossi e non accettati dalla mentalità dell’uomo.
L’ombra è quella figura che riusciamo a vedere; ci segue
ovunque andiamo, ma deve esserci luce per poterla vedere
poiché, nella più completa oscurità, l’ombra non è visibile.
Luce ed ombra sono quindi delle metafore del bene e del
male, di ciò che è buono e di ciò che è cattivo. Secondo Jung
l’ombra è una disposizione primitiva caratteristica dell’intera
umanità e definisce la mentalità istintiva il nostro elemento più
antico: gli aspetti della natura istintiva dell’uomo che non vengono
propriamente vissute, a seguito di scelte sbagliate ma prese
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coscientemente, si uniscono e formano nell’inconscio una
personalità parzialmente autonoma.
L’uomo riesce ad entrare in contatto con questa sua
“personalità”, che tende spesso ad ignorare e rifiutare, attraverso i
sogni.
Egli tende a “rifiutare” i suoi difetti e, di conseguenza, ne
attribuisce la colpa a dei terzi, proiettandoli verso l’esterno e su
altre persone. Quei difetti e quelle incongruenze che egli
attribuisce agli altri sono in realtà suoi, appartengono alla sua
Ombra. Quindi, in modo da raggiungere quel traguardo tanto
bramato, ovvero l’individuazione del proprio IO, bisogna
riconoscere il Male che convive con il Bene dentro di noi, evitare
di proiettare verso l’esterno il negativo, affrontare quest’ultimo e
riconoscere di conseguenza l’esistenza dell’Ombra.
Tuttavia può spesso accadere che, durante la fase di
riconoscimento dell’Ombra, quest’ultima non venga facilmente
riconosciuta dall’IO. Come conseguenza immediata, l’IO allontana
l’Ombra da sé, incapace di integrarla in sé stesso e ciò genera
una scissione. Privando la sua psiche del “buio”, l’IO condanna sé
stesso ad un’esistenza nella sola luce; una vita a metà,
incompleta, parziale.
Da qui nasce la vera e propria idea del doppio. Di fatto, la
coesistenza tra Luce e Ombra è indispensabile; dobbiamo
riconoscere come parte integrante di noi stessi anche tutto ciò che
ci appare minaccioso e negativo poiché tutto ciò, insieme alla
controparte buona, caratterizzata dalla luce, ci aiuta a
comprendere meglio la nostra psiche.
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Secondo Jung, vi sono due tipologie di Ombra:
. L’Ombra riconosciuta ed accettata, fonte di nuova energia
. L’Ombra rifiutata e allontanata. Essa può invece costituire una
minaccia.
“Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare
la tua vita e tu lo chiamerai destino”
Carl Gustav Jung
I.3 “Il Doppio”: l’Analisi di Otto Rank
Come già sopraccennato, la tematica dell’apparizione e la
presenza del “Doppio”, ricorre frequentemente ed è stato studiato
a pieno. Nel 1914, l’allora giovane psicanalista Otto Rank, allievo
di Sigmund Freud, ha esaminato il significato del Doppio nella sua
omonima opera. Nella traduzione italiana, l’opera del giovane
studioso reca come sottotitolo “Il significato del sosia nella
letteratura e nel folclore”. Ne “il Doppio”, Rank fa un’analisi
dettagliata sul tema della manifestazione del sosia.
Il protagonista dell’opera si chiama Baldovino, uno studente
che scambia la propria immagine con un anziano signore di nome
Scalpinelli, in cambio di un patrimonio che dovrebbe servirgli per
una conquista amorosa. Ma nelle varie occasioni in cui si trova in
compagnia della donna amata compare improvvisamente il suo
“Doppio” che gli impedisce di portare a termine i suoi scopi. La
presenza del “Doppio”, da passivo osservatore, passa ai fatti,
diventando sempre di più una vera e propria minaccia, sino ad
uccidere il rivale in amore dello studente. Esasperato, lo studente
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uccide il “Doppio” che scompare, mentre ricompare sullo specchio
l’immagine dello stesso Baldovino, morente.
I.4 Doppio e Individuazione
Il riferimento di Rank allo specchio introduce nel discorso un dato
importante: infatti, nella maggior parte delle opere letterarie
incentrate sul tema del “Doppio” si assiste alla scomparsa
dell’immagine riflessa del protagonista dalle superfici specchianti,
che riflettono. Questo sconvolge l’individuo interessato ed è alla
base della crisi dello stesso e del suo desiderio di recuperare la
propria immagine. Recupero che porterà inevitabilmente alla
morte.
Cosa avviene veramente quando ci guardiamo in uno
specchio, a parte l’essere certi che “quello che vedo nello
specchio sono io?”. Ciò che conta è che lo specchio ha sempre
rappresentato la “prova provata e inconfutabile” del principio di
realtà.
L’immagine rimandata allo specchio ha rappresentato per
secoli la più verosimile rappresentazione del reale. Possiamo
quindi ipotizzare che la domanda fondamentale sottesa
all’osservazione di noi stessi sia comunque quella del “chi sono
io”, domanda rimanda all’identità personale di ciascuno di noi, la
nostra esistenza e il nostro rapportarsi con gli altri.
Inoltre, possiamo dire che Rank considera il tema del doppio
come una forte negazione della morte che nasce dalla
convinzione dell’esistenza di “un’anima immortale” e anche Freud,
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maestro di Rank, era convinto che il doppio si creasse come
primario meccanismo di difesa contro la morte stessa. Freud
sosteneva che il doppio si venisse a creare a seguito di eventi
psichici ormai appartenenti al passato e rifiutati, dimenticati.
Evidenziamo come lo psichiatra, psicoanalista e filosofo
francese Jacques Lacan abbia individuato nello “stadio dello
specchio” il momento dell’auto riconoscimento, dell’acquisizione e
della consapevolezza di sé del bambino, quando si guarda nello
specchio e riconosce sé stesso nell’immagine riflessa. Questa
identificazione primaria del piccolo bambino con la sua immagine
costituirebbe la matrice di tutte le altre possibili identificazioni che
l’individuo, anche adulto, potrà operare nel corso della sua vita.
Tale identificazione tra il corpo del bambino e la sua immagine
che si realizza nell’immediatezza del momento (definita narcisista
secondo Freud), Lacan la considera come “immaginaria” in
quanto il bambino identifica sé stesso con un suo duplicato, con
un’immagine che non è lui stesso ma che gli permette di
riconoscersi.
I.5 Lo Specchio di Te Stesso: “Il Ritratto di Dorian Gray”, Oscar Wilde
Otto Rank ha potuto constatare che, presso alcune popolazioni di
origine primitive, vi è timore delle fotografie e dei ritratti dovuto alla
convinzione che l’immagine dell’uomo equivalga alla sua anima e
che possa essere danneggiata se qualcuno se ne impossessasse,
proprio attraverso una foto.
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Doppelgänger è la parola con cui i tedeschi indicano il sosia,
il doppio, la dualità dell’essere. Il vocabolo è composto dalla
parola doppel che significa doppio e gänger che significa
letteralmente “colui che se ne va”. Tuttavia, il Doppelgänger è
comunemente identificato nella cultura tedesca come il “gemello
maligno”.
In molte mitologie, inoltre, vedere il proprio doppio è
considerato presagio di morte.
La figura del Doppelgänger è stata spesso descritta, in
ambito letterale, come l’antagonista della mente umana che abita
l’anima dell’uomo stesso e caratterizzata da una mescolanza di
fascino e di maligno; fascino oscuro e perverso che circonda e
non lascia scampo al giovane Dorian Gray, protagonista de “Il
Ritratto di Dorian Gray”, unico romanzo di uno dei maggiori
esponenti della corrente letteraria Decadentista, l’irlandese Oscar
Wilde.
Pubblicata nel 1890, l’opera analizza il tema del doppio in
maniera inquietante ma alquanto interessante.
Dorian Gray è un giovane ragazzo londinese di una tale
bellezza, quasi ultraterrena, che il pittore Basil Hallward si offre di
catturare e conservarla in un ritratto. Nello studio dell’artista,
durante la realizzazione del dipinto, Dorian conosce Lord Henry
Wotton il quale, grazie alla sua incredibili abilità oratorie,
convincerà il giovane del valore della bellezza e dell’importanza di
vivere una vita solo e unicamente dedicata a preservare l’aspetto
esteriore e curare le apparenze. Dorian rimarrà profondamente
colpito dai ragionamenti dell’amico, così tanto che comincerà a
provare invidia verso il proprio ritratto e l’eterna bellezza che lo
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caratterizza. Se Dorian sarà destinato ad invecchiare e a
sopportare l’inesorabile scorrere del tempo, il quadro rimarrà
invece invariato, lasciando perfettamente inalterata la bellezza del
giovane uomo. Dorian sancisce così un patto con il demonio,
secondo il quale non sarebbe stato più lui a invecchiare bensì il
quadro. Così, al nostro giovane protagonista sarebbe toccato in
sorte un destino di eterna giovinezza e di splendente bellezza.
Dorian comincia a godersi la sua nuova vita, interamente
votata ai piaceri della carne e all’insegna della più assoluta
perversità e amoralità mentre la tela, accuratamente tenuta
nascosta, comincia a cambiare. Il ritratto assume espressioni di
malvagità, smorfie di dolore, rughe di odio. Tuttavia il confronto
con il suo Doppio, il suo sé stesso ritratto, Dorian non riuscirà a
sopportarlo e proverà a sbarazzarsene, uccidendolo pur non
sapendo che a morire sarebbe stato proprio lui.
L’istante dopo, sul pavimento giacerà un corpo umano
sfigurato da una vita degenerata, mentre nel quadro vi sarà
l’immacolata immagine dipinta di un giovane candido e
infinitamente bello.
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II. Il Doppio nella Scienza
II.1 Due Identità fisicamente differenti ma ben identificabili: “Lo strano caso del
Dr. Jekyll e Mr. Hyde”, Robert Louis Stevenson
“In each of us, two natures are at war – the good and the evil. All
our lives the fight goes on between them, and one of them must
conquer. But in our own hands lies the power to choose – what we
want most to be we are.”
“In ognuno di noi, due nature sono in conflitto, il bene e il male.
Per tutta la vita esse si combattono, e una deve vincere l’altra. Ma
nelle nostre mani risiede il potere di scegliere: noi siamo ciò che
vogliamo maggiormente essere”.
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Un secondo lavoro letterario che ci occorre esaminare, altamente
incentrato sul tema del doppio, è senza dubbio il romanzo “Lo
strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, scritto da Robert
Louise Stevenson nel 1886. Nel romanzo vi è una concentrazione
di tematiche fondamentali tra cui la “frattura” della personalità
umana e la coesistenza di due “entità”, due “tipi” opposti.
Ci troviamo a Londra, XIX secolo. Un dottore decide di
dedicarsi ad una serie di rischiosi esperimenti. L’intento
principale dello scienziato è quello di creare un siero, una
“medicina” capace di separare la parte buona dell’uomo dalla
parte cattiva, quella parte infestata da passioni sinistre e
oscure.
Questo esperimento, in cui lo scienziato avrà usato come
cavia sé stesso, tuttavia, si rivelerà un totale fallimento poiché
sarà proprio la parte cattiva a prendere il sopravvento sulla
parte buona fino al punto in cui il Dr. Jekyll non sarà più in
grado di controllarla.
Nasce Hyde, il terribile e scellerato alter ego del dottor
Jekyll, che si renderà protagonista di terribili nefandezze finché
il dottore, preso atto della non riuscita del suo esperimento e
dell’impossibilità di scindere il Bene dal Male, di risolvere
l’enigma che risiede nella mente di ogni uomo, deciderà di
uccidersi, uccidendo di conseguenza anche il suo doppio
malvagio.
Con il pretesto del doppio, Robert Louis Stevenson riesce
a descrivere una netta scissione tra l’entità del bene e l’entità
del male. Infatti, il dottore è una figura molto rispettabile e
rappresenta il bene mentre Hyde, il suo alter ego, è la pura
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personificazione del male sotto ogni punto di vista. Il malvagio
Hyde viene descritto come deforme, un personaggio che
trasuda malvagità e che si rende protagonista di delitti e
misfatti. Possiamo dunque definire Hyde come il perfetto alibi
vittoriano, colui al quale permettere di dare libero sfogo ai
propri istinti irrefrenabili. Egli è la creatura che può vivere in
libertà senza alcuna schiavitù o restrizione sociale.
Tuttavia, il messaggio che l’autore vuol far trasparire dalla
sua opera non è questo; egli non può lasciare che ciò accada
poiché l’ordine deve essere ristabilito e l’equilibrio naturale
ripristinato.
Con ciò vi è una chiusura dell’opera a carattere
moralistico, con la morte necessaria di Hyde e di tutto ciò che
rappresenta.
Con Jekyll e Hyde, come già accennato, Stevenson
raggiunge il suo obiettivo e evidenzia la naturale duplicità che
caratterizza ogni essere umano e che si manifesta come una
sorta di rottura dell’integrità morale dell’individuo, una
scissione del bene dal male, uno sdoppiamento della
conoscenza umana.
Secondo l’autore scozzese, l’essere umano non è unico
bensì duplice e racchiude in sé stesso due differenti nature,
due personalità in continuo contrasto tra loro: una orientata
verso il bene e il giusto, l’altra orientata verso il male, l’oscurità
e la malvagità.
Malgrado queste tendenze comportamentali siano per
natura contrapposte, essere cercheranno inevitabilmente di
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dominare l’individuo stesso, conducendolo o da una parte o
dall’altra.
II. 2 Fievole Limite: “Frankenstein”, Mary Shelley
“Non sapevamo risolverci a separarci, a pronunciare la parola
«Addio». Infine la parola fu detta e ci ritirammo col pretesto di
riposare, ciascuno illudendosi di aver ingannato l'altro.”
Il “Frankenstein” o “Prometeo Moderno” di Mary Shelley è
un’opera in cui la scrittrice, allora diciannovenne, affronta
tematiche alquanto complesse, tra cui quella del doppio.
Il romanzo, pubblicato nel 1818, ha una struttura
epistolare e presenta lo scambio di lettere tra un capitano della
marina e sua sorella. L’argomento principale di tali lettere è la
storia che viene raccontata al capitano da parte di Victor
Frankenstein, scienziato salvato dallo stesso capitano durante
una spedizione al polo nord e che a bordo della nave, ormai in
punto di morte, aveva deciso di raccontare il proprio passato,
volendo disfarsi degli incubi che opprimevano la sua anima.
Vi è uno scienziato chiamato Victor Frankenstein, vero
appassionato di tutto quanto riguardi le origini della vita e il
mistero dell’esistenza. I suoi studi lo assorbono a tal punto da
isolarlo da tutto e tutti finché un giorno, riesce a scoprire come
generare la vita stessa.
Ecco il suo “esperimento maestro”: davanti a lui, steso su
un lettino, si trova la Creatura, un assemblaggio di pezzi umani
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creato a propria immagine e somiglianza, creatura a cui il
dottor Frankenstein decide di instillare l’essenza della vita
appena scoperta. Con enorme stupore, il mostro comincia a
respirare, apre gli occhi e si muove ma il dottore, terrorizzato
da quella vista, fugge via, abbandonando la Creatura al proprio
destino.
Abbandonato dal suo padrone, il mostro si mette in
cammino, pronto ad intraprendere il proprio viaggio alla
scoperta del mondo. Con gli occhi ingenui e curiosi, propri di
un bambino, egli comincia ad osservare, apprende la lingua,
impara a parlare. Il suo animo buono e la sua natura altruista
lo spinge a crearsi delle amicizie e a stringere dei legami ma
ciò con cui si ritrova a dover far fronte è ostilità e freddezza da
parte di coloro che si rifiutano di “andare oltre l’apparenza” e
che lo costringe suo malgrado a un isolamento forzato,
rifiutando ogni e qualsiasi contatto umano.
Al culmine della frustrazione, il mostro decide quindi di
mettersi sule tracce del dottor Frankenstein, deciso a uccidere
colui che è responsabile di ogni sua sofferenza.
Una volta rintracciato, il mostro invita il proprio padre-
creatore a ripetere l’esperimento per creargli una compagna. Il
dottore accetta ma, subito dopo aver creato il secondo mostro,
nello scienziato si annida il terrore e il disgusto per aver creato
una seconda mostruosità, un “contro natura”. Questa volta,
decide di distruggere la creatura stessa per sempre.
Il mostro, rimasto nuovamente solo, decide di sfogare la
propria frustrazione sullo scienziato, uccidendo ogni persona a
lui cara e rendendogli la vita un inferno. Frankenstein morirà
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seguito dal mostro che, rinvenuto il corpo del padre-creatore,
non riuscirà a sopravvivere al dispiacere.
Tra la moltitudine di temi affrontati nel romanzo quali la
passione per le scoperte e gli esperimenti scientifici, la
responsabilità morale che risiede dietro ad ogni scoperta e la
tentazione di oltrepassare i limiti della conoscenza umana,
risalta in maniera particolare il tema del doppio, argomento
caro agli scrittori sin dai tempi della mitologia; si pensi al mito
di Narciso, innamorato della propria immagine riflessa, o di
Ermafrodito, che ottiene dagli dei il permesso ad unire il
proprio corpo a quello di Salmacide, diventandone così la metà
inscindibile ed indistinguibile.
Nella maggior parte dei casi, quando si affronta il tema
del doppio, si pensa ad una contrapposizione ben evidente tra
due realtà opposte, schema che Mary Shelley, in questo suo
romanzo, ha abbondantemente esaminato.
In quest’opera non è infatti rintracciabile nessuna precisa
linea di demarcazione tra buono e cattivo, tra vizio e virtù, tra
socialmente rispettabile e moralmente condannabile, tutti
dualismi presenti nelle altre opere del periodo grazie ai quali lo
scrittore versava sull’altro, sul diverso, sul doppio ciò che, per
la società, non poteva fare parte della persona e che doveva
essere ripudiato.
Nel caso di “Frankenstein”, se è vero che il mostro è il
diverso, è altrettanto vero che queste componenti fanno anche
parte del dottor Frankenstein. Egli non ha infatti nessun ruolo
da buono, questo aggettivo non gli appartiene, egli crea dalla
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morte, sfida la natura e le leggi divine e poi ripudia la propria
stessa creatura senza neanche darle un nome.
Nell’immaginario collettivo, proprio il nome Frankenstein è
associato all’idea di mostro e non al mostro in sé che pure
nasce dotato di ogni virtù, puro nell’animo, sensibile,
disarmante nella sua ingenuità ed innocenza.
L’evoluzione tragica che lo riguarderà sarà
semplicemente la necessaria risposta a tutto il male che
imparerà a conoscere e che lo coglierà impreparato con la
violenza di un pugno in pieno volto.
III. Il Doppio letterario nella Psicologia
III.1 Maschera d’Apparenza: il “Doppio” in “Il Ritratto di Dorian Gray”
“Per te io rappresento tutti i peccati che non hai mai avuto il
coraggio di commettere.”
Come nel romanzo di Stevenson sopracitato, temi cardini
dell’opera in questione di Oscar Wilde è senza dubbio il
Doppio, il conflitto tra il bene e il male e il concetto che l’anima
lascia sul corpo la sua impronta indelebile; tuttavia, il discorso
è in questo caso molto più complesso.
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Infatti mentre il dottor Jekyll e il signor Hyde sono
personificazioni del bene e del male e costituiscono due entità
fisicamente ben differenti e ben identificabili, Dorian maschera
la propria malvagità sotto un’apparenza di bene e di bello che
si mostra con evidenza solo a lui nei momenti in cui osserva il
ritratto, lo specchio della sua anima.
Dorian è dunque intimamente scisso, diviso tra bene e
male ma la sua dualità si manifesta anche sotto altri aspetti
che hanno in comune il tema essenziale della
contrapposizione tra arte e vita reale. È evidente che tra
Dorian uomo e Dorian ritratto quello dei due legato all’arte sia il
Dorian dipinto sulla tela; è anche vero, però, che è il quadro a
vivere realmente in quanto cambia, si trasforma, cresce e
invecchia mentre il Dorian in carne ed ossa è congelato nel
suo magnifico aspetto proprio come se fosse un’opera d’arte.
I due personaggi che simboleggiano e alimentano i due
poli del conflitto interiore che divide Dorian, ovvero l’arte e la
vita, sono i suoi due migliori amici: Basil Hallward, il pittore
che, in quanto tale, rappresenta l’arte, e il cinico e amorale
Lord Henri Wotton, il cattivo consigliere che seduce e convince
il protagonista con le sue teorie sulla vita (e, con questo, si può
dire che il personaggio rappresenti la vita vera, in quanto tale);
la questione non è però così semplice e, infatti, i ruoli si
scambiano anche in questo caso: il cattivo consigliere agisce
sul Dorian uomo per renderlo un’opera d’arte (è infatti Henri
stesso a convincere il protagonista che la giovinezza e la
bellezza sono le due uniche cose importanti nella vita); il
pittore, l’artista, trasferisce invece nella propria opera, in
questo caso il ritratto di Dorian, parte della sua visione della
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vita e della sua moralità: ed è infatti il ritratto ad essere in un
certo senso vivo.
Un esempio: quando Sybil Vane si suicida poiché rifiutata
malamente da Dorian, quest’ultimo è mosso da due spinte:
all’inizio si dispera ma poi Henry lo convince a vivere
quest’esperienza come una magnifica tragedia, come la
conclusione di un’opera d’arte.
Il tema del “doppio” è stato studiato, come già sopracitato,
da Otto Rank, allievo di Sigmund Freud, nella sua opera “Il
Doppio” del 1914; lo psicanalista collega il doppio all’emergere
delle più profonde angosce e tendenze distruttive proprie
dell’Io, mettendolo quindi in connessione con la morte;
nell’improvviso pararsi innanzi a noi di un sosia (ovvero, il
nostro “doppio”), il rimosso, ciò che non vorremmo mai
ricordare emerge con violenza, superando gli sbarramenti
della tentata censura imposta dalla nostra mente, e l’Io viene
sopraffatto dall’angoscia.
Freud riprenderà il concetto del doppio di Rank nel suo
saggio sul Perturbante, nel 1919, istituendo la celebre
contrapposizione heimlich / unheimlich, vale a dire familiare ed
estraneo, perturbante.
Rank introduce il tema del doppio prendendo a modello
un noto film dell’epoca, “Lo studente di Praga”, per poi
concentrare la sua analisi sulla vasta quantità di materiale
offerta, di cui tenta di redigere un catalogo.
Le storie incentrate sul doppio hanno tutte alcune
caratteristiche strutturali comuni ma possono però approdare
ad esiti diversi.
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Il soggetto si confronta col suo doppio, l’immagine di sé
stesso; solitamente, solo il soggetto è capace di vedere il
proprio doppio che gli appare esclusivamente in privato e solo
lui può percepirne la presenza. Inoltre, il doppio produce due
effetti apparentemente contraddittori: da una parte esso opera
ai danni del soggetto, gli appare nei momenti meno opportuni
e lo condanna alla distruzione; dall’altra, realizza i suoi più
reconditi e rimossi desideri, agisce come il soggetto non
oserebbe mai o come la sua coscienza non gli permetterebbe
mai di agire.
Se il finale è positivo, le due personalità scisse si
riconciliano oppure la parte “malvagia” scompare.
Se il finale è tragico, il soggetto uccide il proprio doppio,
ma, uccidendolo, uccide sé stesso, non sapendo che la sua
reale esistenza e il suo più autentico essere si concentrano in
lui, coincidono.
È esattamente questo il caso di Dorian Gray, rispetto al
quale Rank scrive:
L’adorazione iniziale per la propria bellezza cede
lentamente il passo al disgusto per il proprio IO, frantumando
lo specchio
III.2 Vendetta volontaria: “Riccardo III” di William Shakespeare
“Anche la bestia più feroce conosce un minimo di pietà. Ma io
non ne conosco, perciò non sono una bestia.”
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La società inglese è dilaniata dai conflitti di interesse al termine
della guerra delle due Rose, combattuta tra le casate dei
Lancaster e degli York nel 1400. Il sospetto, il tradimento e la
menzogna danno voce alle infinite lotte senza esclusioni di
colpi per la conquista e il mantenimento del potere.
In questo mondo non si dorme, non ci si può mai
permettere di abbassare la guardia, neanche per un secondo.
Ci è chiaro fin dall’inizio che, interiormente, tutti sono
contro tutti e tutti diffidano. Eppure, esteriormente, ogni cosa
risulta apparire sotto controllo e l’odio e la diffidenza sono
contenuti e dissimulati.
Siamo di fronte ad una società dilaniata nel profondo ma
che, all’apparenza, è impeccabile e senza alcun difetto.
Tuttavia, prima o poi, ogni cosa sarà destinata a degenerare.
Le alleanze svelano il loro carattere di ipocrisia, gli “amici”
diventano inevitabilmente nemici e il male si espande, su tutto.
Il principale motore dell’azione nell’opera di William
Shakespeare è Riccardo III. Egli è attore, stratega,
persuasore, genio della menzogna spacciata per verità,
approfittatore di chiunque gli possa servire per raggiungere i
suoi scopi, un maestro nel volgere a suo vantaggio anche le
circostanze più sfavorevoli e un talmente abile manipolatore da
far apparire altruistiche anche le più malvagie macchinazioni.
La parola di Riccardo III è legge, azione immediata. Egli è
il primo spettatore di sé stesso, è l’attore e il suo pubblico
stesso, l’inquadratura da riprendere e l’obbiettivo che la
inquadra, è il pensiero che agisce nel momento stesso in cui si
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manifesta. Riccardo III non concede a nessuno il tempo di
pensare, devono soccombere tutti al suo potere.
Riccardo III è l’ultima delle quattro opere nella trilogia di
Shakespeare sulla storia inglese; essa conclude un racconto
drammatico cominciato con Enrico VI: parte I e continuato con
Enrico VI: parte II ed Enrico VI: parte III, opere composte
dall’autore tra il 1591 e il 1592.
Culminando con la sconfitta di re Riccardo nella battaglia
del campo di Bosworth alla fine dell’opera, Riccardo III è la
drammatizzazione in chiave Shakespeariana degli eventi
storici fino al 1485, quando il potere dei Plantageneti in
Inghilterra fu sostituito dalla dinastia Tudor. La vicenda storica
da cui Shakespeare ha tratto quest’opera è quella della
ribellione dei Pari d’Inghilterra che terminò con l’abdicazione
del monarca e con la sua morte in prigione, poiché
assassinato. Riccardo III è il dramma della caduta di un re: un
re che non domina ma che subisce gli eventi, inetto al governo
di un grande regno, egli è del tutto privo di senso politica e di
abilità strategica; egli è un re sensibile, altamente emotivo; un
uomo lacerato da un insanabile frattura tra la propria realtà di
individuo e il ruolo in cui la sorte l’ha imprigionato, ovvero
quello di re secondo diritto divino.
Nello scontro con il suo antagonista Henry Bolingbroke,
personaggio duro, realista, senza illusione e “l’uomo forte” per
antonomasia, Riccardo è destinato a soccombere. Egli è
costretto ad abdicare e, rinunciando alla sua corona e ad ogni
titolo di nobiltà, affronta il suo calvario, solo.
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Quest’opera presenta le tematiche più disparate che
vanno dal carattere storico (ovvero la nascita della dinastia
Tudor) al carattere politico (vale a dire il collegamento tra
governo e stato) al carattere piscologico (ovvero la
manipolazione dell’altro per raggiungere il proprio scopo, il
celebre tema del doppio e della “seduzione” della malvagità, di
una vendetta volontaria che il protagonista mette in atto nei
confronti del mondo poiché quest’ultimo non è disposto ad
accettarlo).
Quando Riccardo accusa la sua malformazione fisica
come la causa delle sue azioni malvagie, sembra che ci stia
manipolando per avere la nostra simpatia, come fa con gli altri
personaggi dell’opera.
Così, l’opera non indaga sulla causa del male nella mente
umana ma sulle sue azioni, mostrando le macchinazioni nella
mente di Riccardo e i metodi che usa per controllare,
manipolare e usare a suo vantaggio. A questo proposito, nell’
opera è importante l’idea che le vittime di Riccardo siano
partecipi della sua stessa distruzione.
Infatti, come Lady Anne si lascia sedurre da Riccardo pur
sapendo che è malvagio, anche gli altri personaggi si lasciano
catturare dal suo carisma e non fanno attenzione al suo
carattere disonesto e violento. Ciò si nota particolarmente nella
relazione tra il re e il pubblico: nonostante il pubblico sia
inorridito dalle azioni di Riccardo, i suoi monologhi brillanti e
significativi lo fanno apprezzare dalla maggior parte degli
spettatori e, addirittura, molti di loro “fanno il tifo per lui”,
sperando che riesca nei suoi piani a dispetto della malizia con
cui egli agisce.
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IV. Il Doppio nella medicina
IV.1 Termostato dell’umore difettoso vs. “onnipresente depressione”: il
disturbo bipolare e il disturbo borderline della personalità.
“Il disturbo bipolare è una malattia che riguarda l’alterazione
del tono dell’umore. È caratterizzata dall’alternanza più o meno
regolare di episodi di depressione maggiore ed episodi di
mania (bipolare tipo 1) o di ipomania (bipolare tipo 2). Per
questo una volta si diceva ‘malattia maniaco-depressiva’ “.
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Dobbiamo precisare che, per quanto riguarda la
sofferenza mentale, porre una diagnosi non è sempre facile.
Infatti gli specialisti, pur basandosi sui criteri del DSM
(manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) nel dare
una diagnosi, possono essere divergenti nelle loro valutazioni
poiché, la stessa persona visitata può presentare disturbi
diversi in
comorbilità,
ovvero c’è
la
possibilità
di porre
più
diagnosi.
Che
cosa sono
esattamente
il disturbo
bipolare e
il disturbo
di
personalità
borderline?
Il disturbo bipolare, conosciuto anche come “sindrome
maniaco depressiva”, è una condizione caratterizzata da gravi
oscillazioni dell’umore con conseguente compromissione
dell’emozioni, del comportamento e del funzionamento
individuale in generale.
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Possiamo immaginare la mente umana come una stanza
con un termostato che mantiene stabile e gradevole la
temperatura interna. Nel disturbo bipolare il termostato
funziona male, causando forti oscillazioni dell’umore. Chi è
affetto da disturbo bipolare tende ad alternare fasi depressive,
durante le quali si sente triste e apatico, a fasi maniacali o
ipomaniacali, durante il quale si sente attivo, euforico o molto
irritabile e impulsivo. Tra le fasi depressive e quelle maniacali
la persona può anche avere periodi di relativa stabilità.
Il disturbo borderline della personalità, come tutti i disturbi
relativi alla personalità, è un disturbo “strutturale” caratteristico
della personalità dell’individuo e comincia a manifestarsi in età
precoce: essa non è dunque una condizione, come la
depressione o il disturbo bipolare, che presenta “periodi di
remissione” (cioè periodi di assenza di malattia).
Talvolta, chi soffre di disturbo borderline, sostiene di
sentirsi depresso da sempre. Il disturbo borderline si
caratterizza per una presenza di difficoltà nella regolazione
delle emozioni come alta sensibilità emotiva agli stimoli, alta
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intensità delle risposte emotive e un lento ritorno allo stato di
base con conseguente instabilità dell’immagine di sé stesso,
del comportamento, dei pensieri e delle relazioni
interpersonali. Alcuni sintomi del disturbo borderline ricordano
effettivamente il disturbo bipolare quali impulsività, umore
instabile e comportamenti a rischio. In generale, il disturbo
bipolare presenta oscillazioni del tono dell’umore che sono
indipendenti da fattori esterni, a differenza delle oscillazioni
emotive di chi soffre di disturbo borderline, maggiormente
dipendenti dall’ambiente esterno. Inoltre, chi soffre di disturbo
borderline riporta maggiori vissuti di vuoto e di vergogna e
presenta più frequenti oscillazioni tra ansia, depressione e
rabbia (e non fra depressione ed euforia). In entrambi i casi ci
possono essere pensieri di morte e tentativi di suicidio.
V. Il Doppio e la Politica
V.1 Il “Doppio Cappello”
È molto importante sottolineare come il fino ad adesso
ampiamente discusso tema del doppio influenzi anche
tematiche e campi “più pratici”: la politica, ad esempio.
Il termine “Doppio Cappello” viene utilizzato per quanto
riguarda la politica estera dell’Unione Europea.
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Il cosiddetto “doppio cappello” riconduce la gestione della
politica estera dell’UE ad un’unica figura. Nonostante sia stata
acquisita una personalità giuridica unica per l’Unione, questa
non risolve i problemi di fondo della politica estera della
stessa. In particolare, come ha ben spiegato Simon Nuttall,
uno dei più noti studiosi della politica estera europea,
un’Unione dotata di personalità giuridica unica non
determinerebbe di per sé un superamento delle attività
dell’Unione. Vi sono, infatti, procedure e strumenti diversi a
seconda che si tratti, di politica estera e di sicurezza o delle
altre relazioni esterne. Vi è la presenza di una specie di
meccanismo misto, ambiguo, doppio e questa condizione si
riflette nei rapporti che si creano, da un lato con le istituzioni
governative dell’Unione (Consiglio europeo e Consiglio),
dall’altro, con l’istituzione “sopranazionale” (la Commissione),
composta da individui indipendenti da qualsiasi Stato.
VI. Cinema della dualità, cinema dell’ambiguità: Brian De Palma
Possiamo dire che il tema del Doppio sia onnipresente; lo
possiamo trovare esaminato e analizzato anche nei film che
vediamo.
Uno dei più famosi registi che ha trattato e tratta il tema
del Doppio nei suoi lavori cinematografici è Brian de Palma.
Nato a Newark, nel New Jersey, è uno dei più importanti
registi statunitensi, esponente di spicco di quella schiera di
registi-autori (tra cui Martin Scorsese, Steven Spielberg e
Francis Ford Coppola) che, tra gli anni Sessanta ed i primi
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anni Ottanta, rivoluzionò la concezione del cinema
hollywoodiano. Tra i suoi meriti quello di aver lanciato mostri
sacri del cinema come Robert De Niro, con "Ciao America!"
del 1968, e consacrato alla fama star del calibro di Al Pacino
(in Scarface) e Sean Penn (in Carlito's Way, che gli valse una
nomination agli Oscar). Regista abile a destreggiarsi tra i
diversi generi, dall'horror al gangster movie, tra le pellicole più
note di De Palma troviamo: "Gli intoccabili" (1987), "Vittime di
guerra (1989) e "Mission: Impossible" (1996).
Il cinema di de Palma è considerato il manifesto della
follia e delle ossessioni più oscure e recondite dell’individuo. Si
potrebbe anche dire che nelle sue produzioni cinematografiche
vi è quasi la costruzione di luoghi immaginari in cui i
personaggi si muovono, costantemente seguiti da onnipresenti
“ombre oscure”: il loro Doppio.
In “Sisters” è la “sorella-ombra” (Dominique) di Danielle
ad agire in sua vece, a manipolarne le intenzioni e a
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commettere l’omicidio. In questo suo lavoro cinematografico
De Palma considera il Doppio come patologico, dilaniato dalla
malattia e dalla solitudine tali da far lui commettere atti estremi.
In Raising Cain (Doppia personalità, 1992) il doppio viene
rappresentato come conseguenza di una forma estrema di
schizofrenia. Qui il doppio non è più tale ma diventa
moltiplicazione di personalità in conflitto tra loro.
Tutte le forme e le figure che il tema del doppio ha via via
assunto nella cultura occidentale vengono riprese e riformulate
da De Palma:
Vi è il doppio come sosia, come presenza diversa e
autonoma dall’Io, anche se legata a esso da un rapporto di
somiglianza: è il modello che ricorre in precedenti letterari quali
Il sosia di Dostoevskij o Gli elisir del diavolo di Hoffmann, e
che De Palma riprende in Le due sorelle, Fury, Complesso di
colpa o Omicidio a luci rosse;
Vi è il doppio come manifestazione di una componente
nascosta e rifiutata dell’Io, come prodotto di una scissione
della personalità: è il modello che deriva dall’analisi compiuta
da Stevenson nella sua opera “Lo strano caso del dr. Jekyll e
Mr. Hyde” e che De Palma riprende in Vestito per uccidere o in
Doppia personalità (Raising Cain, 1992),
VI.1 Il Cinema e il Doppio
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“Voglio fuggire dalla monotonia, dalla noia e da una vita che
non mi appartiene. Creo nello specchio una versione migliore
di me”. “Enemy” di Denis Villeneuve (2013)
“C’è qualcosa di intrinsecamente sbagliato nella personalità
umana. C’è una parte malvagia”
Stanley Kubrick
Questa citazione non può essere più vera; il motivo per
cui il tema del doppio è sempre stato, ed è tuttora, un tema
estremamente trattato ed analizzato nei modi più disparati
dagli autori, studiosi e letterati e dai registi cinematografici e
artisti è solo e soltanto uno: la natura umana non si può
cambiare; essa non rappresenterà mai un unico insieme ma
sarà inevitabilmente sempre scissa tra buono e cattivo; good
and evil. Parlando di produzioni cinematografiche, ci occorre
ricordare alcuni film che esaminano e sviscerano il tema del
doppio in maniera particolare, originale e disparata.
Enunciamo:
“Inseparabili” di David Croneberg (1988).
In questo film il doppio viene utilizzato come strumento da
utilizzare per scoprire la propria identità. I protagonisti del film
sono due gemelli monozigoti chiamati Beverly ed Elliot.
Nel film il regista utilizza il tema del doppio per, in un certo
senso, mostrare quanto i gemelli possano essere legati
nonostante le loro diversità.
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Kagemusha: L’Ombra del Guerriero” di Akira Kurosawa
(1980).
Nella sua opera cinematografica, il regista giapponese
rappresenta il doppio come un’entità dapprima puramente
fisica che, col passare del tempo, assume carattere spirituale
ed inizia ad avere gli atteggiamenti e comportarsi come la
persona che sta cercando di “sostituire”.
“Lo Studente di Praga” di Stellan Rye (1913).
Ne “Lo Studente di Praga”, il protagonista, attraverso un
patto col diavolo, crea il suo doppio.
È importante sottolineare l’analogia del film di Rye e
l’opera di cui abbiamo ampiamente discusso finora: “Il Ritratto
di Dorian Gray”.
“Quell’oscuro oggetto del desiderio” di Luis Buñuel (1977).
Qui il tema dominante è l’amore del protagonista nei
confronti di una donna che viene però interpretata da due
attrici diverse da ogni punto di vista, sia fisico che caratteriale.
Si può quindi dire che il doppio rappresenti a seconda delle
forme che può assumere, le diverse inclinazioni proprie del
protagonista.
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VII. Enemy” di Denis Villeneuve (2013).
In questa pellicola, tratta dall’opera letteraria dell’autore
portoghese José Saramago “L’uomo duplicato”, il doppio
assume un carattere talmente concreto e tangibile che si
sdoppia letteralmente in una copia identica del protagonista
Adam Bell, interpretato dall’attore Jake Gyllenhaal.
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Adam, docente universitario di storia, vive una vita
monotona che non lo soddisfa, è sposato con una donna di cui
è allo stesso tempo schiavo, è terrorizzato dai doveri coniugali
e tradisce la moglie con un’altra donna, nella disperata ricerca
di quei piaceri e quelle gioie che vorrebbe che la vita gli
offrisse. Un giorno, un suo collega gli consiglia di noleggiare
un DVD; durante la visione del film, Adam viene a conoscenza
dell’esistenza di un attore identico a sé stesso; da qui, inizia la
sua ossessione: egli crea, nel suo subconscio, un’altra
immagine di sé molto più scaltra, sicura, diretta e perspicace:
ciò che Adam vuole davvero essere, tutte le qualità che lui
vorrebbe avere e che appartengono invece al suo doppio.
La realtà viene definita dallo stesso protagonista una
fasulla replica di qualcosa che è già successo; dopo un
incidente automobilistico, la sua mente si resetta e crea il suo
doppio, scatenando in lui un disturbo dissociativo dell’essere
che lo spinge alla costante ricerca di un sé stesso ormai
dimenticato. Adam Bell lotta contro il suo doppio, desiderando
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ardentemente una libertà ed una concezione della sua
persona che esiste solamente nel suo subconscio.
Tuttavia, nella lotta psicologica del nostro protagonista, il
lato buono sembra uscirne apparentemente vincitore ma, in
realtà, né la bontà, né la cattiveria del protagonista hanno la
meglio su di lui.
Il vero vincitore della battaglia è il ragno, animale che
appare alla fine del film: l’aracnide riporta la mente all’ordine e
rappresenta, in chiave allegorica, il potere e il controllo che la
figura femminile ha sull’uomo (in questo caso, simboleggia il
controllo che la moglie, personaggio quasi temuto dal nostro
protagonista, ha su quest’ultimo).
“Il Caos è un Ordine da decifrare”
(José Saramago: “L’uomo duplicato”, pg. 88)
VIII. “L’Uomo duplicato” di José Saramago
Ci conviene esaminare la sopracitata opera di Saramago
e l’opera dello scrittore e filosofo russo Fëdor Dostoevskij “Il
Sosia” per avere una visione ancora più estesa e ricca del
tema del doppio in ambito letterario.
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Il romanzo “L’uomo duplicato” di Saramago è considerato
un’indagine psicologica della persona ma vi è anche una
continua analisi di ogni possibile comportamento che l’essere
umano può assumere a seconda della situazione.
Il protagonista, il professor Maximo Alfonso, conduce una
vita all’insegna dell’apatia ma, una sera, la sua vita cambia per
sempre: egli vede una cassetta dove vi è la sua immagine
riflessa e, da quel momento, non riesce a pensare ad altro.
Tuttavia, non possono esistere due persone esattamente
uguali tra di loro; non può essere possibile.
Il doppio diventa dunque persona e affronta “l’assurdo”
ovvero quell’intruso che vive all’interno di noi stessi e
rappresenta una continua e costante minaccia.
VIX. “Il Sosia” di Fedor Dostoevskij
“La sua condizione in quel momento rassomigliava alla
condizione dell'uomo ritto su un precipizio spaventoso, mentre
la terra si apre sotto di lui e già frana, già si muove, sussulta
per l'ultima volta, crolla, lo trascina nell'abisso, e intanto
l'infelice non ha né la forza né la fermezza d'animo di balzare
indietro, di distogliere gli occhi dal baratro spalancato; l'abisso
lo attrae ed egli finalmente vi si slancia, affrettando egli stesso
il momento della sua rovina”.
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Dostoevskij scrisse la sua opera “il sosia” nel 1845 subito
dopo la sua prima opera: il romanzo epistolare dal titolo “la
povera gente”.
La scrittura di quest’opera coincide con i terribili anni di
prigionia di Dostoevskij in Siberia.
Il protagonista de “il sosia” è il mite impiegato Jakòv
Petrovic Goljadkin e l’opera si concentra sulle fantasie che egli
ha; infatti, l’impiegato immagina il suo doppio: una figura
esattamente identica a lui per quanto riguarda l’aspetto fisico
ma dal carattere opposto: infatti, il sosia è molto più sveglio e
furbo.
Goljadkin vive nella convinzione che la gente lo spii e lo
guardi con disprezzo e malignità.
Egli convive con una costante sensazione di vergogna
derivante proprio dalla paura di essere guardato e giudicato
dagli altri.
Possiamo inoltre stabilire che il protagonista ha una
tendenza a ribellarsi e non accettare di buon grado il giudizio
altrui.
Ad esempio, Goljadkin soffre di problemi di identità e
vuole autodefinirsi. Egli ha un atroce bisogno di capire chi è,
che cosa pensa e come lo pensa e, quindi, fa visita al suo
medico. Quest’ultimo tenta di risolvere i suoi problemi
attraverso la prescrizione di farmaci.
Goljadkin, tuttavia, rifiuta di seguire i consigli del medico
poiché egli stesso prende coscienza di non essere un
problema risolvibile, non sa neanche chi è ma sa di non essere
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quello che il medico dice, tentando di inquadrarlo. Dopo questo
crollo emotivo, il protagonista si abbandona ad un pianto
disperato, sostenendo di “avere dei nemici”.
VIX.1 Sdoppiarsi
Il sosia non è un’allucinazione; esso è reale e ci interagiscono
tutti.
Vi può essere uno sdoppiamento per via di:
Forte instabilità interiore
Isolamento autoimposto o imposto dall’esterno
Senso di colpa onnipresente e/o desiderio represso
Tutti e tre i casi rappresentano Goljadkin; egli è per
antonomasia l’emblema dell’uomo represso anche già da
prima che lo sdoppiamento avesse iniziato il suo corso.
Dostoesvskij ha scritto quest’opera con un intento
preciso: egli vuole che il lettore si immedesimi in Goljadkin nel
senso che, ciò che può succedere a lui, può succedere a
chiunque.
“Il sosia” è un’opera antropocentrica: l’uomo non è una
conseguenza dell’ambiente circostante; ciò che gli succede
non viene dall’esterno bensì dall’interno.
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X. Conclusione
Ed eccoci qua alla fine.
Lo devo ammettere, ho discusso un tema piuttosto
oscuro, alquanto sinistro, non trovate? Io ho scelto di
analizzare in questa tesi il tema del “doppio” perché mi ha
sempre affascinato.
Fin da quando ero piccola, guardavo nello specchio e
vedevo l’immagine riflessa di una bambina: io.
Come d’altronde tutti i bambini, strabuzzavo gli occhi ed
esclamavo “Sono io! Ciao” a mia mamma. Francamente, devo
proprio dire che quasi mi spaventava vedere un’immagine
identica a me stessa riflessa su una superfice. Mano a mano
che crescevo, iniziavo a volerne sapere di più. Credetemi, non
so ancora un bel niente neanche adesso ma, posso
azzardarmi a dire, di essermi fatta una qualche idea.
Quell’immagine che vediamo riflessa quando ci guardiamo allo
specchio, ovvero il nostro “doppione”, è la diretta
rappresentazione fisica di ciò che siamo che si mostra ai nostri
occhi.
Dobbiamo, tuttavia, scavare più a fondo per capire
meglio.
Si tratta di un tema veramente intricato, complesso.
Possiamo certamente fermarci alle apparenze ed essere
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soddisfatti di quello che ci sta mostrando una mera superfice
riflettente.
Possiamo sollevare una mano e salutarci da soli ma
proviamo a fermarci un attimo e a pensare: quell’immagine
non sta provando a dirci qualcosa?
Quello che vediamo nello specchio è la nostra “altra
parte”, quella parte che non sempre riusciamo facilmente ad
individuare; infatti, come si è ampiamente discusso, esistono in
ognuno di noi due nature opposte che vivono in simbiosi: bene
e male, giusto e sbagliato, luce e ombra.
L’uno non può sfuggire all’altro; essi devono stare insieme
per poter sopravvivere. Citando nuovamente Jung, il bene e il
male devono coesistere per far sì che l’ordine venga
mantenuto. Può capitare di sentirci impauriti da ciò che
vediamo nello specchio e vorremmo che ciò che vediamo non
fosse obbligato a sopportare il peso schiacciante dello scorrere
del tempo e di tutti i dolori, le sofferenze e la tristezza che esso
inevitabilmente porta con sé, come voleva il giovane Dorian
Gray. Tuttavia noi non dobbiamo avere paura di noi, non ne
abbiamo alcun bisogno. La prossima volta che vi guardate allo
specchio e vi capita di sentirvi insicuri di voi stessi o sopraffatti
dall’angoscia e dalla tristezza per qualunque cosa, chiudete gli
occhi, fate tre respiri profondi, contate fino a dieci, aprite gli
occhi e dite a quell’immagine:
“Io sono Te”
“Tu sei Me”.
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I. The Double: the evil twin of the human soul
A dark thought, something that remains hidden, concealed; a fear
created by the obvious and the comfortable that has us in its grip, a
constant doubt that provokes something like a short circuit: who is it?
Who’s that part of us that is so frightening and instills in us such dread
and confusion? What is that? How can I face it? Will I ever be able to?
Will I ever be able to recognize and overcome the confusion and
whirl of chaos that shakes me up from inside or will I break down when
the darkness of forgotten memories decides to come back and visit
me?
Here we are, the showdown, the final fight: right now, at this very
moment, we are looking at our “double”; our look-alike, our image
reflected in the mirror that keeps staring at us and waiting for us to
make a move so it can do the same thing.
This is our doubling… so it is true… another person who looks
exactly like us really does exist.
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The theme of the double has been and still is a widely researched
subject: it has been analyzed by illustrious psychoanalysts, scientists,
men of letters, artists, film directors and the list goes on.
What exactly is the “double”? The double is a gruesome shadow
that is a part of us, it represents the dark and hidden characteristics of
a person that society hardly accepts or is not able to understand
whatsoever. Our double can be our friend and ally as well as our
enemy and worst nightmare but also our scapegoat, our alibi.
“Identification” and “identity”: two words that are very similar.
The word “identity” is linked to the concept of “individuality” which
is having that “something” that makes us unique and distinguishes us
from others.
“Identification” symbolizes that process in which a person
becomes his/herself, separated from mass psychology.
The word “double”, instead, means “fake, sneaky, devious,
multiplied by two, made of two identical entities that are in constant
conflicts with each other” …
All of this inevitably creates a contrast and an incompatibility
between identity and being and the duality of the being itself.
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I.1 “Everlasting Darkness” : Carl Gustav Jung and the concept of the shadow.
Carl Gustav Jung (1875-1971), was one of the most important
figures in the field of psychology and psychoanalysis.
Ardent follower of Freud’s teachings, he reinterprets the theme of the
double by introducing the concept of the “shadow”: a collection of
deleted memories and instincts that the human mind refused to accept.
According to Jung, the shadow is a primal disposition that we all
have and he defines the instinctive nature as the most important and
crucial element regarding our mind; the instincts that we tend to refuse
and lock up inside our minds so they remain hidden and unspoken
come together to form a partially autonomous personality. These are
the so called “flaws” of people that they themselves do not accept,
projecting them outward and distancing themselves from them. Rather
than confronting them, people pretend that they do not exist and,
consequently, do not fully realize that they are an integral component
of their personality, they belong to their shadow.
Thus, in order to reach inner peace and be able to identify
ourselves, we have to accept that, inside of each and every one of us,
there is an ever-present coexistence of good and evil, right and wrong,
light and shadow.
However, it is not easy for our mind to recognize the shadow;
through a defense mechanism, we tend to alienate the shadow thus
condemning ourselves to an apparent existence filled only with light.
Incompleteness at its finest.
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In order to better comprehend our mind, the coexistence between
light and shadow is crucial; this is the true concept of the “double” of
the mind.
Jung himself defines two types of shadow:
The shadow that is recognized and accepted by the individual
The shadow that the individual refuses and wards off, that is the real
threat.
I.2 “The Double”: analysis by psychologist Otto Rank
We are in 1914.
The young psychoanalyst Otto Rank, also a passionate follower of
Freud and his theories, examines the meaning of “double” in his work
of the same name. The protagonist is a young student named
Baldovino who makes a deal with an old man and “sells his
appearance” in exchange for a large sum of money he needed to get a
girl he liked. However, every time the student and the girl are together,
his double suddenly appears. At first, he does not take any action and
is just a passive observer of things but, later, starts to be a threat and
even kills the student’s rival who is also in love with the girl.
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Baldovino, realizing the great danger, kills his double which
disappears; instead, an image of an agonizing and a dying Baldovino
appears in the mirror.
An important element in many literary works that focus on the
theme of the double is the mirror: a glass surface that reflects your
image.
This alone deeply upsets the individual who will do anything to get
back his stolen image, a moment that will represent the death of the
individual himself.
The mirror reflects the raw, brutal reality; when I look at myself in
the mirror, I automatically ask myself “who am I?”. Well, the answer is
right there in front of me: the mirror is a symbol of identification.
When the French psychiatrist and philosopher Jacques Lacan
talks about the “mirror stage”, he refers to the moment of self-
identification children have when they look at their image reflected in
the mirror. For Lacan, we “assume an image” when we look in the
mirror and we try to picture ourselves.
Freud considers the identification of the child “narcissist” while
Lacan considers it “imaginary” since children recognize themselves in
an image that is not actually real but only a duplicate which, at the
same time, makes it possible for them to “identify themselves for the
first time”.
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I.3 Mirror, mirror on the wall: “The Picture of Dorian Gray” by Oscar Wilde
Several populations of early origins have a strong fear of
photography: they think their image is a sacred element because it is
the embodiment of their soul and it can be tainted and damaged if
someone stelas it through taking a photo of them.
The word “doppelgänger”, which is composed of the word
“doppel” that means double and “gänger” that means “walker”, is used
by Germans to define the double thus identifying “an individual’s evil
twin”.
The doppelgänger has been often described as the antagonist of
the soul and surrounded by a cloud of charm and mystery, the cloud
that lures into its trap the young Dorian Gray, main character of “The
Picture of Dorian Gray”, work written by Oscar Wilde, one of the most
important authors of the Decadence period.
This work analyses the theme of the double and its aspects in
both a fascinating and a rather upsetting way.
Dorian Gray is a young man who lives in London; he is extremely
beautiful, in fact so beautiful he seems almost to be an unearthly
creature.
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Dorian is so good looking that his friend and painter Basil Hallward
wants to immortalize his beauty by painting his portrait.
In the artist’s study, Dorian will get to meet Lord Henry Wotton, a
silver-tongued nobleman who will brainwash Dorian and convince him
that the only life that is worth living is one devoted to the adoration of
beauty and seeking pleasure and sensations.
Dorian is awestruck by the nobleman’s conception of life and way
of living and will eventually start to envy his portrait because it will be
eternally beautiful and untouched while he is destined to grow old and
become wrinkly, clumsy and awkward.
Dorian decides to make a pact with the devil and establishes that
his portrait will be the one to age and bear the passing of the time
instead of him.
While Dorian is enjoying a life full of pleasures and debauchery,
his portrait starts to transform and show the first signs of deformation.
After realizing what a danger he has got himself into and how
corrupt his soul has turned out to be, Dorian decides to take matters
into his own hands and kills his double, ending that eternal cycle of
torment.
However, Dorian ends up by killing himself and the portrait shows
the image of a candid, untouched and beautiful young man again.
II. The Double in science
II. 1 Two physically different but well recognizable entities: “The strange case of
dr. Jekyll and Mr. Hyde” by Robert Louis Stevenson
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“The strange case of dr. Jekyll and Mr. Hyde” by Robert Louis
Stevenson is another literary work that centers itself on the theme of
the double and presents its possible consequences such as split
personalities and the coexistence of the two opposing entities, as
mentioned earlier.
We are in the XIX century, in London once again: a scientist wants
to create a medicine that will be capable of separating the “good part”
of an individual from the “bad part”, his evil instincts. He becomes
fixated on the idea and begins to carry out a series of dangerous
experiments and driven by strong desires of ambition and pride, even
resorts to experimenting on himself, in order to reach his goal.
The experiment goes wrong and the bad part escapes from the
doctor’s control, overshadowing its counterpart, thus generating Hyde,
the dangerous alter ego of dr. Jekyll.
Hyde represents a serious threat and commits horrible acts, so
after realizing that he has failed and that separating a person’s good
spirit from its evilness was impossible, the doctor kills himself and, in
doing so, also kills his alter ego.
With this work, Robert Louis Stevenson is able to provide a
perfect overview of “good” and “bad” in their purest forms, identifying
them in the person of dr. Jekyll, a well-respected and loved man of
science who represents good, and Mr. Hyde, a real personification of
evil. The relationship between the two, however, is very complex and
dynamic.
Although Jekyll seemingly represents all the good traits and
morals a man should have, he never truly embodies virtue and “his
good side” like Hyde personifies evil.
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Despite his willingness to purify himself and separate good from
bad, right from wrong, he eventually ends up separating only his bad
side, leaving his former self, which is his “dr. Jekyll persona”.
The doctor succeeds in freeing his bad side and evil from the
restraints of his mind and consciousness while he is never able to
actually free himself from his darkness.
It is almost as if Hyde was waiting to be released; he was waiting
for the doctor to do something that would give him a chance to emerge
and establish himself as the one and only “persona”.
Stevenson highlights the duality of the individual and defines it as
a splitting of the conscious mind.
According to the author, there are two natures that will constantly
try dominating each other in order to win this ever-lasting psychological
fight; one of them navigates towards the good and just while the other
favors the darkness and the sinister.
II. 2 Feeble boundary: “Frankenstein” by Mary Shelley
“Frankenstein” (or “Modern Prometheus”) by Mary Shelley
analyses the double by identifying it with the relationship between a
father and his son which in this case is identical to the relationship
between a scientist and his creature, an abomination that he creates
himself.
The work was first published in 1818 and it is written in the form of
a correspondence between the explorer captain Robert Wolton and his
sister; in his letters, the captain tells her the story of a man named
Victor Frankenstein who was saved by the captain during an expedition
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to the north pole and who, when lying in his deathbed, decided to tell
his story in order to free his soul from any burdens that were still taking
a toll on him.
After a long series of experiments, a scientist that goes by the
name of Victor Frankenstein is finally able to understand how to
generate life by doing the unthinkable: he puts together the organs of
decomposing dead bodies and creates a creature. However, absolutely
terrified and disgusted by the sight of a “non-living being”, he decides
to run away, leaving the creature alone. The scientist considers the
creature as a crime against humanity and an insult to rational thinking.
Thus, dr. Frankenstein regards himself and the creature as unworthy of
forgiveness and redemption.
Abandoned, the creature sets off on his journey to discover the
world. Through his pureness and innocence, he is able to establish
human contacts but, however, those who were not able to see beyond
appearances and really understand, started hating him and alienated
him to a solitary existence.
The creature, now sick and exhausted decides to go search for his
creator; when he finds Frankenstein, he asks him to repeat the
experiment and create a female companion for him.
The scientist agrees but, when he has almost finished his second
abomination, he realizes that he cannot keep doing unnatural things
and decided to kill both creatures.
Crushed by the weight of his mistakes and his obsession to create
a person from lifeless matter, doctor Frankenstein will eventually die,
followed soon after by his creature, who is not able to bear an
existence without a father figure.
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This work by Mary Shelley centers on themes like knowledge and
the desire to discover but, most importantly, it favors the analyzation of
the double.
When we want to give a meaning to the element of the “double”,
we automatically define it as the juxtaposition between two opposing
natures. However, in “Frankenstein”, there is “no fine line between
good and bad” as two separate elements; that is to say, in many ways,
the character of the doctor and the creature are almost identical. Dr.
Frankenstein is not good, he creates his creature and then rejects it
without even giving it a name of its own. He is like a father that refuses
to take responsibility for his child.
As for the creature, he will be the protagonist of a tragic end; in
fact, he will find in death the only possible answer to the hate and
ignorance of people that he could not comprehend.
Victor Frankenstein and his creation have to live together in the
same world as they are not able to escape each other’s presence.
II.3 Masked Surface: the double in “The Picture of Dorian Gray” (psychology
POV)
While dr. Jekyll and Mr. Hyde are two distinct personifications of
good and bad, Dorian Gray hides his evilness under a facade devoted
to external beauty.
Dorian experiences an inner separation of the self and is a slave
to this duality. In “The Picture of Dorian Gray”, real life and life seen
through the eyes of an artist are juxtaposed; these two elements are
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respectively represented by Lord Henry and Basil Hallward: Lord Henry
perceives the man as a work of art and convinces Dorian that
existence is synonymous of aesthetic beauty while Basil Hallward,
gives life to the portrait of the young man by channeling his morals and
his view of life into it.
Let’s rewind for a minute and talk about Otto Rank and his theory.
As far as the “double” is concerned, the psychoanalyst directly
links it to the arrival of death that is to say, when our double stands in
front of us, the refused and removed memories violently return and our
spirit is absolutely overwhelmed by it.
III. The Double in psychology
III.1 Voluntary Revenge: “Richard III” by William Shakespeare
The double produces two incongruous effects: it damages the
individual but, at the same time, it fulfills his darkest needs and desires
and acts and thinks in a way the individual would never dream of acting
and thinking.
The key character of Shakespeare’s work “Richard III” is the
monarch himself, a character who is considered an opportunist and an
abuser, an exploiter. With “Richard III”, William Shakespeare
dramatizes the historical events up to 1485, when Henry VII ascended
to the throne of England and establishes the Tudor dynasty.
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This king is dominated by external events; he is very sensitive and
torn by an inner conflict between his reality and view of life as a human
being and trapped in the role fate and society imposed on him: the role
of king.
In this work there are various themes of mainly psychological
nature such as manipulation, the theme of the double and how evil can
seduce the candidness and the pureness of the spirit; Richard III will
take revenge against a world that is not and will never be willing to
accept him and his flaws.
“Richard III” does not focus on the causes of the human mind’s
evilness but rather on the actions of the individual himself by showing
how the monarch uses and manipulates people.
IV. The Double in medicine
IV.1 Malfunctioning mood thermostat vs. ever-present depression: bipolar
disorder vs. BPD (Border Personality Disorder)
Bipolar disorder, also known as manic-depressive illness, is a
mental health condition that causes serious and unusual mood shifts
that hinder a person’s ability to cope with things without being
overwhelmed by emotions or altered attitudes.
There is a thermostat in a person’s mind which regulates their
mood; if the thermostat of an ordinary person’s mind is functioning
correctly, the thermostat of a person affected by bipolar syndrome mal
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functions and causes strong mood swings, with alternating depressive
and euphoric episodes.
BPD (Borderline Personality Disorder) is a serious mental
disorder.
People who suffer from BPD are convinced they have always
been depressed, that they have never been happy. Their behavior can
be dangerous and often involves self-harm.
Symptoms can range from humor imbalance, body dysmorphia
and a higher emotional response to external impusles.
V. “Double hat politics”: the double in government policy
The theme of the double also influences more practical fields such
as politics. Let us talk about the EU’s foreign policy.
As far as the EU’s foreign policy and its appointment of a single
legal personality go, we apply the term “double hat”.
This term gives foreign policy management to one figure only.
However, having a single legal personality in the EU does not
imply that this figure resolves the fundamental problems of foreign
policy on his or her own
Simon Nuttall, important expert and researcher on the matter of
foreign policy, states that a single legal personality does not exempt
the EU from its responsibilities regarding foreign policy matters.
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There are in fact distinct procedures and instruments to undertake
in order to better and fully approach foreign policy and relations.
There is kind of a mixed mechanism, “a hybrid and dual form” that
should be undertaken and it is reflected in the relations between the
Council, European Council (governmentally speaking) and the
Commission.
VI. The motion picture of ambiguity, a devious movie camera:
Brian de Palma
One of the most famous movie director to analyzed the theme of
the double in his movies is Brian de Palma.
Among his most famous works are “Sisters” (1972)”, “The
Untouchables (1987)” and “Mission Impossible (1996)”, to name but a
few.
De Palma’s movies are considered to be a sort of “manifesto”,
representing and shedding light on a person’s most hidden and darkest
desires; the characters in his movies seem to move in an almost
imaginary setting as they are constantly being chased by a dark, ever-
present shadow: the double.
Brian de Palma considers the double as:
an impersonator, an independent identity of the self that is at the
same time linked to it through resemblance, a literary motif that is
present in works such as Dostoevskij’s “The Double” (1846). The
literary motif is re-explained by the director in his movie “Body Double”
(1984),
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and as a result of inner spiritual separation caused by something
that the individual rejected; this too is a literary motif present in the
aforementioned and discussed work, “The strange case of dr. Jekyll
and Mr. Hyde”. This literary device is also re-analyzed by de Palma in
his movies “Dress to kill” (1980) and “Raising Cain” (1992).
VII. The Double in movies: “Enemy” by Denis Villeneuve.
Among the many movies that center themselves on the theme of
the double we can mention:
“Dead Ringers” by David Croneberg in which the double is an
instrument used for self-realization and identification.
“Kagemusha” by Akira Kurosawa in which the double, initially
only of a physical nature, starts taking over the spiritual character of the
individual by replacing himself with it.
“Der Studet von Prag [The Student of Prague]” by Stellan
Rye. Practically identical to “The picture of Dorian Gray”, the
protagonist of this movie creates his double by making a deal with the
devil.
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“Cet obscur objet du désir [That obscure object of desire]” by
Luis Buñuel where the double is represented by the various behavior
tendencies of the protagonist.
VII.1 “Enemy” by Denis Villeneuve.
In this movie, which is the adaptation of the “The Double” [O
Homem Duplicado], the double itself becomes an identical replica of
the protagonist, named Adam Bell.
Adam Bell is living a monotonous life he just does not like and
which does not satisfy him. He defines reality as “a fake replication” of
what has already happen.
After an accident, Adam’s mind creates his double, leading to a
dissociative state of the spirit which triggers in the protagonist a
constant search of a version of himself that he has forgotten.
Adam fights against his double, aiming at acquiring a view of life in
general which instead exists only in his subconscious mind.
However, neither the protagonist nor his double seem to win this
fight. In fact, the true winner of this psychological battle is a spider, the
insect that appears at the very end of the movie and is an allegory of
how a woman can control man, in this case, it expresses how Adam’s
wife has control of him.
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VIII. “The Double” by José Saramago
In Saramago’s literary work “The Double”, the double itself
becomes a person and faces the “absurd” which is that intruder who
lives within us and represents a constant threat.
The protagonist watches a tape a friend gave him, sees his exact
image on the TV screen, becomes obsessed with it and desperately
tries to find that “other him”.
VIX. “The Double” by Fedor Dostoevskij
The protagonist of “The Double” by Fedor Dostoevskij is the low
level bureaucrat Jakov Goljadkin.
The man has many fantasies running around his mind including
that of imagining his “double”: an identical replica of him.
Goljadkin lives in constant terror of being misjudged by others and
this leads to him feeling ashamed; he has a desperate need to
understand who he really is, what he thinks and how he thinks.
Goljadkin is the perfect symbol of a repressed man and his
“double”, his inner separation, is caused by:
strong inner imbalance
isolation
sense of guilt
and repressed instincts and desires.
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Dostoevskij wrote “The Double” with a very specific purpose; he
wanted the reader to identify with Goljadkin because, what happened
to the character of the work, could also easily happen to anyone.
X. Conclusion
Here it is: the end of the show. I have discussed a pretty dark
theme, haven’t I? Do you think so? Well, I chose the theme of the
“double” and the identical image of the self because I am absolutely
fascinated by it. Ever since I was a little girl and did not know much
about, well, anything, when I looked at myself in the mirror and saw my
reflection I was so surprised and I would yell “It’s me!” to my mom
every time. Frankly, I was a little scared I could “see myself perfectly”
reflected.
As I grew older, I started to want to understand a little bit more.
Believe me, I still do not know everything but I think I might be
beginning to have a sort of answer.
That double image, when we look ourselves in the mirror, is an
exact physical representation of ourselves but we have to look deeper,
within ourselves to better understand.
It is really a complex matter. I think, as I mentioned before, we
have to use a little imagination; of course, we could stop and just be
okay with what the mirror shows us that is, ourselves. We can just say
hi to the mirror and then leave but what if our image in the mirror is
trying to tell us something? It is the personification of our “other side”,
the part it is not easy to see whenever we want to; in fact, as I
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mentioned before many, many times, there are two coexistent but
opposing natures within ourselves: light and dark, right and wrong,
good and bad. One cannot escape the other and cannot exist without
the other.
In order to maintain our inner peace of mind, to quote Jung, the
good and the bad must be codependent and nourish each other to
create a stable and just order.
We can be afraid of what we see in the mirror and we might want
the image, and ourselves, to not bear the inevitable passing of time
and the pain and sorrows and sadness it brings with it, as Dorian Gray
did.
However, we cannot feel scared and be frightened by our very
self, there is no need to.
The next time you look in the mirror and maybe you feel insecure
about yourself or you feel your worries and anxieties and panic are
overwhelming you, close your eyes, take three deep breaths and count
to ten then open your eyes and say to yourself:
“I am you”
“You are me”.
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I. El Doble: gemelo malvado del ánimo humano
Un obscuro pensamiento, algo que queda escondido; un miedo
generado por el evidente que nos oprime; una duda constante que
resulta muchas veces en un cortocircuito de la mente: ¿Quién es?
¿Qué es aquella parte de nosotros mismos que nos asusta y que
instila en nosotros confusión y temor? ¿Qué es? ¿Cómo puedo hacer
frente a esta “cosa”? ¿Seré capaz de hacerlo? ¿Podré reconocer y de
consecuencia hacer mias aquella confusión y turbinio de caos que me
agita por dentro o me dejaré destruir por la obscuridad de recuerdos y
una memoria olvidada que de repente decidió regresar y hacerme
nuevamente compañía?
Entonces estamos aquí: el final del juego. En este momento,
nosotros estamos frente nuestro “parecido”; nuestro doble, la imagen
refleja en el espejo que nos mira con ojos muy abiertos y espera que
nos hacemos algo para hacer lo mismo.
Nuestra duplicación... ¿Entonces es verdad que un ser humano
exactamente identico a nosotros existe realmente?...
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El tema del “doble” ha sido y es ahora también objeto de estudio y
de análisis por lo que concierne psicoanálisis, ciencia, literatura, arte y
cinema.
Pero ¿Qué es el doble? El doble es una sombra morbosa que nos
caracteriza, es símbolo de los aspectos obscuros y escondidos de la
mente humana que la sociedad difícilmente comprende o rechaza
completamente. El doble puede ser nuestro amigo como nuestro
también nuestro enemigo o una excusa.
“Identificación” y “Identidad” son dos palabras muy diferentes.
La palabra “Identificación” se relaciona con el concepto de
individualidad que significa tener algo que nos hace únicos y diversos
de los démas. Es la “Individuación” misma, símbolo de aquel proceso
durante el cual una persona se convierte en sí misma y su manera de
pensar se distigue de la psicologia de masa.
En cambio, la palabra “doble” significa “falso, traicionero,
multiplicado por dos y formado por dos cosas iguales pero al mismo
tiempo diversas...”
Todo eso crea una inevitable contraste y un elevado nivel de
incompatibilidad entre la identidad de la persona y el dualismo de la
mente de la persona misma.
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I.1 “Noche omnipresente”: Carl Gustav Jung y el concepto de la sombra.
Carl Gustav Jung (1875-1971) fue una de las figuras más
importantes en el campo de la psicología y de la psicoanálisis.
Ferviente seguidor de Freud y apasionado de sus teorías, Jung
reinterpreta el tema del doble introduciendo el concepto de la
“sombra”: un conjunto de recuerdos y de instintos rechazados por la
mente el ser humano.
La sombra es, segun Jung, una disposición primitiva que nos
caracteriza todos y también considera la natura istintiva del hombre
cómo su elemento primario y más antiguo: aquellos instintos que
rechazamos y confinamos en nuestra misma mente se unen y forman
una personalidad parcialmente autónoma; estos son los defectos que
el hombre rechaza y que proyecta hacia el exterior no asumiendo,
como resultado, la plena conciencia que ellos son parte integrante de
nuestra personalidad y pertenecen a la sombra.
Entonces, para alcanzar un estado de paz y de tranquilidad
interior y lograr a una plena y conciente identificación del ser, tenemos
que reconocer que hay una convivencia de dos natura en nosotros:
bien y mal, luz y sombra.
Nuestra alma también no podria fácilmente reconocer la sombra,
eso puede pasar: entonces, mediante un mecanismo de defensa,
alejamos la sombra de nosotros, nos condenando a una existencia
llena de sola luz: una existencia bonita pero pura, incompleta y
aparente.
Aquí nace la idea del doble: al fin de mejor comprender nuestra
mente, la coexistencia entre luz y sombra es fundamental.
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El mismo Jung distingue la sombra en:
• Sombra aceptada
• y sombra rechazada, que representa una amenaza.
I.2 “El Doble”: análisis de Otto Rank
1914: El psicoanálista Otto Rank, el también apasionado de Freud
y de sus teorías, analiza el significado de “doble” en su homónima
obra.
El protagonista de esta obra es Baldovino, un estaudiante que
“vende su imagen” a un señor por una suma de dinero que necesitaba
por impresionar a una joven que le gustaba.
De repente, el “doble” de Baldovino empieza a aparecer frente él.
Inicialmente, este doble era solamente un espectador pasivo pero, con
el tiempo, se convierte en una amenaza, llegando a matar el rival del
estaudiante.
Agotado, Baldovino mata a su doble que desaparece y, en el
espejo, aparece la imagen del estudiante moribundo.
I.2.a El doble y auto-identificación
En muchas obras literarias que tratan el tema del doble hay un
espejo: una superficie de vidrio que refleja la imagen.
Eso perturba profundamente al individuo que que querrá reclamar
su propria imagen, momento que coincidirá con la muerte del mismo
individuo.
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El espejo es símbolo de realidad: mirándome en eso me pregunto
“¿Quién soy yo?”. La respuesta se encuentra frente a mí: el espejo es
símbolo de autoidentificación.
En su obra, Rank considera al doble una profunda negación de la
muerte que nace de la convincción que una “alma eterna” realmente
existe.
Según el filósofo y psicoanalista Jacques Lacan, si hablamos del
“estado del espejo”, hablamos del momento de autoidentificación del
niño con su propria imagen refleja en el espejo. Esa identificación
Freud la considera “narcisista” mientras Lacan la considera
“imaginaria” en cuanto el niño se identifica en una imagen que no es la
suya sino un duplicado que le permite reconocerse.
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II. El Doble en psicologia
II.1 Espejo, espejo en la pared: “El retrato de Dorian Gray” de Oscar Wilde
En algunos pueblos de origen primitiva hay un fuerte miedo de la
fotografía: para ellos, la imagen es sacra en cuanto símbolo de su
alma que puede ser estropeada si alguien, haciendo una simple foto,
se apodera de ella.
La palabra “doppelgänger”, que se compone de “doppel” que
significa “doble” y “gänger” que significa “el que se va” es utilizada por
los alemanes para identificar al doble: el gemelo malvado del ánimo
humano.
El doppelgänger, por lo que concierne la literatura, ha sido
identificado como el antagonista del alma, rodeado por una nube de
fascino y misterio, nube que hace parte del ánimo de Dorian Gray, el
protagonista de la obra de Oscar Wilde, uno de los más importantes
autores del Deacadentismo: “El retrato de Dorian Gray”. La obra
analiza el tema del doble y sus aspectos.
Dorian Gray es un joven que vive en Londres, él es talmente
hermoso que se parece casi a una creatura de otro mundo. Dorian es
talmente hermoso que su amigo y artista Basil Hallward se ofrece de
capturar su belleza y hacerle un retrato.
En el estudio del artista Dorian conocerá a Henry Wotton, un
caballero y excelente hablador que convencerá a Dorian que la úniga
vida digna de vivir es una existencia dedicada a la cura del exterior y la
salvaguardia de las aparencias.
Dorian se queda presionado por ese modo de vivir y de pensar de
su amigo y envidiará su retrato que mantendrá su eterna belleza
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mientras él será destinado a envejecer. Dorian, entonces, establece un
pacto con el diablo: el no envejecerá sino su retrato lo hará.
Mientras el joven se abandona a una vida bajo el signo del
despilfarro y del exceso, el cuadro empieza a oscurecerse y cambiar
aspecto.
Después de haber realizado cuanto su alma se conertido podrida
y estropeada, Dorian deciderá matar a su doble, no sabiendo que
matará a sí mismo.
III. El Doble en la ciencia
III.1 Dos entidades fisícamente diferentes pero bien identificables: “El extraño
caso de dr. Jekyll y mr. Hyde” de Robert Louis Stevenson
“El extraño caso de dr. Jekyll y mr. Hyde” de Robert Louis
Stevenson es otra obra literaria que se concentra en el tema del doble
y presenta temáticas cuales la escisión de la personalidad y la
coexistencia de dos entidades contrarias en el ánimo.
Londres, siglo XIX: un cientifíco llamado Jekyll quiere crear un
medicina capaz de separar la parte buena del hombre de su parte
mala, su oscuridad, realizando peligrosos experimentas sobre sí
mismo también.
Este experimiento fracasa y la parte mala derrota la parte buena,
escapando al control de Jekyll.
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Nace Hyde, el alter-ego del doctor, que se convierte en una
amenza hasta que Jekyll, conciente de su fracaso y de la imposibilidad
de separar el bien del mal, se mata, matando también a su alter-ego.
Con esta obra, Stevenson hace una perfecta descripción del bien
y mal, identificado el bien en dr. Jekyll, hombre amable y respetado, y
el mal en Hyde, verdadera personificación del mal. Stevenson
evidencia la dualidad moral del individuo, definendola un
desdoblamiento de la conciencia.
Hay en el ánimo humano dos naturas diferentes, continuamente
en conflicto: una se orienta hacia el bien y lo justo mientras la otra se
orienta hacia el mal, la obscuridad. Estas dos naturas intentarán
prevalecer en el ánimo.
III.2 Débil borde: “Frankenstein” de Mary Shelley
En “Frankenstein” de Mary Shelley, el tema del doble se identifica
en el vínculo padre/hijo entre un científico y la criatura que él crea.
Publicada en 1818, esta obra presenta una estructura epistolar
entre un capitán de la Marina y su hermana; en las letras, el
comandante cuenta la historia de Victor Frankenstein, un hombre que
salvó y que decidió, próximo a la muerte, de contar su pasado.
El cientifíco Victor Frankenstein, después de una larga serie de
experimentos, entiende como “generar” la vida y hace lo inimaginable:
el, uniendo partes de hombres muertos, crea una criatura.
Frankenstein, asustado al ver una cosa sin vida, decide escapar.
Abandonado, el monstruo empieza su viaje al descubrimiento del
mundo. Gracias a su pureza del alma y a su inociencia, consigue
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establecer relaciones pero los que “no quieren ir más allá del aspecto”
lo rechazan.
Enfadado, el monstruo busca a su creador y lo convence a repetir
el experimento, creando una mujer igual que él.
Frakenstein lo hace pero, tomando conciencia de haber creado un
segundo abominio, él decide de rechazar las dos criaturas.
Al final, el doctor morirá, torturado por sus errores, y su criatura se
matará después de él, no podiendo soportar la pérdida de su padre.
En esta obra, junto al tema de la conociencia y del deseo de
descubrimiento, se encuentra el tema del doble. Cuando hablamos del
tema del doble, hablamos inmediatamente del dualismo interior y la
contraposición entre dos naturas. Pero en esta obra, no hay ningún
límite que que define bueno y malo cómo naturas distintas y
separadas: el doctor y la criatura son dos figuras equivalentes: él
doctor no es bueno, el genera su criatura y la rechaza después sin
tampoco darle un nombre.
La criatura será protagonista de un trágico final: el verá en su
muerte la única respuesta a todo él mal que ha conocido y que no
comprende.
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III. Superficie disfrazada: el tema del doble en el “retrato de
Dorian Gray”
Mientras dr. Jekyll y mr. Hyde son dos precisas personificaciones
de Bien y Mal, Dorian Gray disfraza su oscuridad y maldad bajo una
superficie caracterizada por una belleza extrema.
Podemos considerar Dorian íntimamente escindido, un esclavo de
su dualidad interior. En esta obra encontramos la contraposición entre
vida real y visión artistíca, representados respectivamente por Henry
Wotton y Basil Hallward. Pero esas dos funciones de los personajes
pueden confundirse: Lord Henry Wotton, de una manera o otra,
convierte al hombre en una obra de arte mientras Basil Hallward
transfiere su moral y su visión de la vida en el retrato, convirtiéndolo en
un ser humano.
Hablamos nuevamente de Otto Rank y de su obra. Rank vincula
el doble a la llegada de la muerte; cuando nuestro duplicado se
encuentra frente a nosotros, nuestra memoria y recuerdos eliminados
regresa violentamente y eso afecta profundamente nuestro espíritu.
El doble produce dos efectos contradictorios: él interviene contra
el individuo pero también realiza sus deseos más profundos y íntimos.
IV. Voluntaria Venganza: “Ricardo III” de William Shakespeare
El personaje más importante de esta obra de Shakespeare es el
monarca Ricardo III, considerado abusador y explotador.
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“Ricardo III” es la dramarización de los eventos históricos hasta
1485, cuando la dinastía Tudor sube al poder.
Ricardo III es víctima de los eventos, él es un hombre muy
sensible y es lacerado por una división interior entre su identidad de
individuo y el papel de rey que le dio el destino.
En esta obra hay muchos temas de natura psicólogica como la
manipulación, el tema del doble y cuanto el mal y la oscuridad pueda
ser atractivos; Ricardo llevará a cabo una venganza voluntaria contra
el mundo que no lo quiere aceptar y lo rechaza. “Ricardo III” no analiza
la causa del mal de la mente humana sino las acciones del hombre
mismo, mostrando cómo el rey trata a las personas.
V. El doble en medicina
V.I Termostato del humor que no funciona contra una constante depresión: la
síndrome bipolar contra el trastorno límite de la personalidad
El trastorno bipolar, también conocido cómo “síndrome maníaco-
depresiva” es una condición caracterizada por serias fluctuaciones del
humor resultante en una alteración de las emociones y de la conducta.
Si en la mente de una persona normal el termostato que controla
el humor funciona bien, en un individuo con trastorno bipolar el
termostato es defectuoso, causando fuertes variaciones del humor.
El trastorno límite de la personalidad no es una condición. Las
personas con ese desorden se convencen de estar deprimidos
constantemente.
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Entre los síntomas hay elevada sensibilidad emotiva, humor
desequilibrado y impulsividad.
VI. El doble en la política
VI.1 La política del “doppio cappello” en Italia
El tema del doble también afecta a cosas de natura practica como
la politíca. La palabra “doppio cappello” concierne particularmente la
politíca exterior italiana.
Ese término se refiere a la gestión de la politíca exterior a una
única figura pero, incluso si la Union Europea haya adquirido una
personalidad juridica única, esa no solucionará los problemas de base
de la misma politíca extranjera.
Simon Nuttal, un famoso estudioso de politíca extranjera de la
Union Europea, considera que esta personalidad juridica única no
implicaría un rebasamiento de las actividades de la Unión.
Por eso, hay procedimentos y instrumentos distintos por lo que
concierne el acercamiento a la politíca extranjera.
Hay un mecanismo mixto, casi doble, que se adopta por lo que
concierne las relaciones que se crean entre Consejo, Consejo Europeo
y Comisión Europea.
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VII. El doble en el cine
VII.1 Cámara desviada, cine de la ambigüedad: Brian de Palma
Uno de los directores más famosos que ha analizado el tema del
doble en sus trabajos es Brian de Palma.
Entre sus películas más famosas recordamos a : “Hermanas”
(1972), “Los Intocables” (1987) y “Misión Imposible” (1990).
Las películas de de Palma son consideradas símbolos de las
obsesiones escondidas y obscuras del ánimo del individuo; en ellas,
los lugares parecen casi artificiales y los personajes son
constantemente tormentados por una sombra obscura: el doble.
Según de Palma hay el doble con forma de “duplicado” o como
entidad independiente del ánimo del individuo pero coligado a eso à
traves de una semejanza, modelo literario presente en trabajos cómo
“El doble” de Dostoevskij.
Existe también el doble como resultado de una escisión espiritual
interior y como manifestación de algo que el individuo rechaza; modelo
literario presente en la obra “El extraño caso de dr. Jekyll y mr. Hyde”
y que de Palma analiza en su pelìcula “Vestida para matar” o también
“Doble personalidad”.
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VII.1.a “Enemy” de Denis Villeneuve
Hay muchas otras películas que analizan el tema del doble.
Encontramos entre ellas:
“Inseparables” (1988) de David Croneberg, donde el doble es
un instrumento para descubrir la verdadera identidad del individuo.
“Kagemusha” (1980) de Akirs Kurosawa donde el doble,
inicialmente de natura puramente física, adquiere una natura espiritual,
empezando a sustituirse al mismo individuo.
“El Estudiante de Praga” (1913) de Stellan Rye, donde el
protagonista crea su doble después de un pacto establecido con el
demonio.
“Ese obscuro objeto de deseo” (1977) de Luis Buñel donde el
doble representa las inclinaciones comportamentales del individuo.
“Enemy” (2013) de Denis Villeneuve. En esta película, inspirada
en la obra de José Saramago “El hombre duplicado”, el doble se
convierte en una copia exactamente igual del protagonista, llamado
Adam Bell.
Este hombre vive una vida monótona que no lo satisface y
considera la realidad “una falsa réplica de algo que ya ha pasado”.
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Después de un accidente, la mentalidad de Adam genera su
doble, provocando un trastorno desociado de su alma que lo lleva a
una espasmódica búsqueda de una versión de su ser olvidada y
rechazada.
Adam lucha contra su doble, aspirando a adquirir una mentalidad
y una concepción de vida que no es verdadera sino existe solamente
en su subconciente.
Ni el protagonista ni su doble parecen prevalecer en fin.
El verdadero ganador de esta lucha psícologica es la araña,
animal que aparece al final de la película y que rapresenta, en sentido
alegórico, el control que la mujer ejerce sobre el hombre (en este caso,
hablamos del control que la mujer de Adam ejerce sobre él).
VIII. “El hombre duplicado” de José Saramago
En “El hombre duplicado” de José Saramago, el doble se
convierte en persona y lucha contra lo “absurdo”, es decir aquel
invasor que vive dentro de nosotros y representa una constante
amenaza.
El protagonista de la obra ve a su propria imagen mientras mira a
un vídeo en la tele y se obsesiona con el intentar de buscar a su doble.
VIX. “El doble” de Fedor Dostoevskij
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El protagonista de la obra literaria de Dostoevskij “El doble”, es el
trabajador Jakòv Goljadkin.
Él tiene mucha imaginación y piensa todo el día a varias cosas
como, por ejemplo, la de crear su doble: una imagen exactamente
idéntica a él físicamente.
Goljadkin vive atormentado por un constante miedo de ser
juzgado mal por las personas y eso provoca su fuerte vergüenza .
Él necesita desesperadamente de entender quién es él y lo que
pasa en su mente y cerebro.
Goljadkin es el perfecto símbolo del hombre reprimido y su
desdoblamiento es causado por:
una fuerte instabilidad interior
aislamiento impuesto o autoimpuesto
constante cargo de conciencia
y un deseo reprimido y rechazado
Dostoevskij escribió esta obra con una intención especifíca: él
quería que el lector se identificara con el protagonista porque lo que
pasó a Goljadkin le puede ocurrir a todos.
X. Conclusion
Entonces, hemos llegado al final de esta historia.
He hablado de un tema un poco obscuro, ¿no es verdad?
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He decidido analizar el tema del doble y de la imagen idéntica del
ser humano porque me intriga y mucho.
Desde que era pequeña y no conocía nada de nada, cuando me
miraba en el espejo y veía a mi imagen reflejada, estaba muy
sorprendida y exclamaba a mi mama: “¡Mira mama, yo estoy allí!”.
Sinceramente, el hecho de que un “otro yo” existía, me asustaba
un poco.
Al crecer, quería saber más. Todavía no sé practicamente nada,
pero pienso de empezar a saber un poco.
Aquel doble, cuando vemos a nuestra imagen reflejada en un
espejo, es una pura representación física de nosotros pero tenemos
que ver en profundidad para mejor comprender.
Se trata de un tema complejo y bastante difícil.
Yo pienso, como he dicho, que tenemos que utilizar un poco de
imaginación; claro, podemos estar satisfechos con la sola imagen que
el espejo nos muestra: la imagen de nosotros.
Podemos saludar aquella imagen y irnos pero, ¿si quella imagen
está intentando decirnos algo?
Esa el la personificacion de nuestra “otra parte”, la parte que no
podemos fácilmente ver cuando queremos; como ya he dicho muchas
veces, hay dos naturas que conviven y que luchan al mismo tiempo en
nosotros: luz y sombra, bueno y malo. No pueden escapar unas de
otras y una no puede existir sin la otra. A fin de mantener la traquilidad
interior, citando a Jung, el bueno y malo tienen que ser
codependientes y alimentarse recíprocamente para crear una orden
estable y justo.
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Podemos tener miedo de lo que vemos en el espejo y
desearíamos que aquella imagen no tenga que sufrir el pasar
inevitable del tiempo y del envejecimiento y de toda la tristeza que
lleva, como quizo Dorian Gray.
Ahora bien, no podemos tener miedo de nosotros, no lo
necesitamos.
La próxima vez que te miras en el espejo y te sientes inseguro o
ansioso, nervioso o asustado, cierra los ojos, respira hondo por tres
veces, cuenta hasta diez, abre los ojos y di:
“Yo soy tú”
“Tú eres yo”
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XI. Bibliografia
- “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, Robert Louis
Stevenson, 1° edizione originale: 1886, 1° edizione italiana: 1905,
Genere: racconto, Lingua originale: inglese.
- “Frankenstein, o il moderno Prometeo”, Mary Shelly, 1° edizione
originale: 1818, 1° edizione italiana: 1944, Genere: romanzo, Lingua
originale: inglese.
- “il ritratto di Dorian Gray”, Oscar Wilde, 1° edizione originale: 1890, 1°
edizione italiana: 1905, Genere: romanzo, Lingua originale: inglese.
- “Riccardo III”, William Shakespeare. Dramma storico in cinque atti,
titolo originale: “The life and death of king Richard III”, 1591-1592,
Lingua originale: inglese.
- “L’uomo duplicato”, José Saramago, 1° edizione originale: 2002,
Genere: romanzo, Lingua originale: portoghese.
- “Il sosia”, Fedor Dostoevskij, 1° edizione originale: 1846, Lingua
originale: russo
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XII. Sitografia
. http://www.radiokafka.it/la-paura-il-doppio-e-lombra-un-percorso/
- http://questopiccolograndemondo.blogspot.com/2012/01/stevenson-il-
tema-del-doppio-ne-lo.html
- https://www.identitaingabbia.it/2016/10/il-nostro-doppio-nel-cinema-e-nella-vita/
- https://psiche.cmsantagostino.it/2018/02/01/disturbo-bipolare/
- http://arjelle.altervista.org/Tesine/IsabellaO/doppio.htm
- http://questopiccolograndemondo.blogspot.com/2012/01/frankenstein-mary-shelly-
affronta-il.html
- http://questopiccolograndemondo.blogspot.com/2011/11/il-tema-del-doppio-ne-il-
ritratto-di.html
- http://www.webalice.it/filibertomaida/specchio.htm
- https://www.sololibri.net/Il-sosia-Fedor-Michajlovic.html
- https://www.illibraio.it/libri/fedor-michajlovic-dostoevskij-il-sosia-9788811360711/
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- http://www.treccani.it/enciclopedia/il-sosia/
- https://www.themacguffin.it/focus/10-film-che-trattano-il-tema-del-doppio/
- https://www.lascimmiapensa.com/2017/11/12/enemy-denis-villeneuve-la-verita/
- http://www.lafrusta.net/rec_saramago1.html?no_redirect=true
- https://www.ilsuperuovo.it/enemy-il-caos-e-ordine-non-ancora-decifrato/
- https://antoniodileta.wordpress.com/libri/fedor-michajlovic-dostoevskij/il-sosia/
- https://highexistence.com/carl-jung-shadow-guide-unconscious/
- https://www.encyclopedia.com/philosophy-and-religion/other-religious-beliefs-and-
general-terms/miscellaneous-religion/double
https://www.academia.edu/1539509/Summary_of_Lacan_s_The_Mirror_Stage_as_Format
ive_of_the_Function_of_the_I_as_Revealed_in_Psychoanalytic_Experience_
- https://www.sparknotes.com/lit/jekyll/
- https://www.ukessays.com/essays/english-language/analysis-of-mary-shelleys-
frankenstein-english-language-essay.php
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- https://www.nimh.nih.gov/health/topics/bipolar-disorder/index.shtml