Top Banner
GIOVANNA LOMBARDO, LAURENCE VAN GOETHEM SCIASCIA, LE TRADUZIONI, LA LETTERATURA CONVERSAZIONE CON MARIO FUSCO ESTRATTO da TODOMODO RIVISTA INTERNAZIONALE DI STUDI SCIASCIANI A JOURNAL OF SCIASCIA STUDIES Fondata da / Founded by FRANCESCO IZZO Anno IV - 2014 Leo S. Olschki Editore Firenze
29

Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

Feb 26, 2023

Download

Documents

Welcome message from author
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
Page 1: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

Giovanna Lombardo, Laurence van Goethem

SCIASCIA, LE TRADUZIONI, LA LETTERATURA

Conversazione Con Mario FusCo

ESTRATTOda

todomodo

RIVISTA INTERNAZIONALE DI STUDI SCIASCIANIA JOURNAL OF SCIASCIA STUDIES

Fondata da / Founded byFrancesco izzo

Anno IV - 2014

Leo S. Olschki Editore Firenze

Page 2: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)
Page 3: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

aMici Di LeonarDo sciascia

TODOMODORivista internazionale di studi sciasciani

A Journal of Sciascia Studies

Fondata da / Founded byFrancesco izzo

Anno IV - 2014

Leo s. oLschki eDiTore

Page 4: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)
Page 5: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

aMici Di LeonarDo sciascia

Leo s. oLschki eDiTore

TODOMODORivista internazionale di studi sciasciani

A Journal of Sciascia Studies

Fondata da / Founded byFrancesco izzo

Anno IV - 2014

Page 6: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

FINITO DI STAMPARE

PER CONTO DI LEO S. OLSCHKI EDITORE

PRESSO ABC TIPOGRAFIA • SESTO FIORENTINO (FI)

NEL MESE DI NOVEMBRE 2014

Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 253 del 11 luglio 2014

L’Associazione Amici di Leonardo Sciascia si riserva per tutti i paesi:

– la riproduzione totale o parziale, temporanea o permanente, effettuata con qualsiasi mezzo(compresi i microfilm, film, le fotocopie, nonché la me-morizzazione elettronica) di tutti i contenuti testuali, immagini, supporti informatici integranti la presente rivista (Opera collettiva);

– la relativa comunicazione al pubblico (presente/distante, o in forma inte-rattiva);

– la traduzione o qualsiasi forma di elaborazione dei contenuti predetti.

Page 7: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

— VII —

INDICE / INDEX

Adieu cLauDe aMbroise . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. XI

RASSEGNA / REVIEW ESSAYSLeonarDo sciascia coLLoQuia, iV

«1912 + 1 / 2012 + 1

PASSEGGIARE NEL TEMPO CON LEONARDO SCIASCIA»

(a cura di Luciano curreri)

Luciano curreri, Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 5GiorGio PinoTTi, Sciascia adelphiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 9GabrieLe Fichera, La strega, la contessa, il ragno. Sciascia e i diffe-

renziali della storia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 21PaoLo sQuiLLacioTi, Scrivere facile. Storia redazionale di 1912 + 1 » 29PaoLo GioVanneTTi, Come chiamarlo? 1912 + 1 e l’arte del ‘racconto’

in Sciascia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 43Luciano curreri, Non solo d’Annunzio: 1912 + 1 come saggio . . . » 53iVan PuPo, Il tempo lungo delle transazioni. Per una lettura ‘trasver-

sale’ di 1912 + 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 63aLessanDro ProVera, La premeditazione non è nient’altro che la pre-

meditazione. Il processo Tiepolo tra letteratura e diritto . . . . . . » 75cLauDe aMbroise, L’assassinio, sempre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 91anDrea kerbaker, Sciascia tra bibliofilia ed eros . . . . . . . . . . . . . . . » 97Laura ParoLa, 1912 + 1: Della giustizia ingiusta. Un percorso didat-

tico tra legge e politica nelle pagine di alcuni grandi testi letterari . . » 101GabrieLe riGoLa, La rimozione del contesto. Sciascia e L’uomo che

ho ucciso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 107

Page 8: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

INDICE / INDEX

— VIII —

LETTURE / READINGS

PieTro benzoni, Sullo stile dell’Onorevole Sciascia . . . . . . . . . . . . . Pag. 117

STUDI E RICERCHE / STUDIES AND RESEARCH

aniTa anGeLone, Gianmaria Volonté and performance as adaptation » 131eLisabeTTa bacchereTi, Leonardo, Luisa e «lo scambio di figurine» . . » 147eucLiDe Lo GiuDice, Sciascia e Prezzolini ovvero dei ‘cretini’ e dei

‘fessi’ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 157DoMenico scarPa, La prova democristiana di Leonardo Sciascia.

Una ricerca in corso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 179

PERSI E RITROVATI / LOST AND FOUND

enrico FanTini, Per una «cultura pretesto»: sulla partecipazione di Sciascia a «di guardia!» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 207

aLberTo casaDei, Postfazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 223

CONTRADDISSE E SI CONTRADDISSE / DISCUSSIONSL’AFFAIRE MORO RIVISITATO: LE VERITÀ TRA FILOLOGIA E IDEOLOGIA

GuiDo ViTieLLo, Trentacinque anni dopo. Ciò che è vivo e ciò che è morto ne L’affaire Moro (Introduzione) . . . . . . . . . . . . . . . . . » 227

GuiDo ViTieLLo, bruno PischeDDa, MiGueL GoTor, MassiMo borDin, L’affaire Moro rivisitato. Le verità tra filologia e ideologia (Forum) » 231

TRADUZIONI / TRANSLATIONS

GioVanna LoMbarDo, Laurence Van GoeTheM, Sciascia, le tradu-zioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco . . . . . . . . . » 253

rosa LoMbarDi, Sciascia, la Sicilia e la letteratura italiana nella Cinadegli anni Ottanta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 271

Page 9: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

INDICE / INDEX

— IX —

Lü TonGLiu, La denuncia dei mali dell’epoca per portare alla luce laverità. In ricordo dello scrittore italiano Sciascia. . . . . . . . . . . . . Pag. 277

Lü JinG, Il nostro caro Sciascia. Postilla all’intervista di mio padre Lü Tongliu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 287

ICONOGRAFIA / ICONOGRAPHY

LaVinia sPaLanca, Anime candide. Il carteggio Sciascia-Bartolini . . » 293

BIBLIOTECA DIGITALE SCIASCIA ( BiDiS )

rosa LoMbarDi, Bibliografia delle opere di Sciascia in cinese . . . . . . » 307DoMenico scarPa, La prova democristiana di Leonardo Sciascia.

Repertorio bibliografico 1947-1951. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 315

RECENSIONI / BOOK REVIEWS

LeonarDo sciascia, Recitazione della controversia liparitana dedi-cata a A.D. (Ingo Lauggas) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 325

JaVier serrano Puche, La verdad recobrada en la escritura. Vida yobra de Leonardo Sciascia (Leonarda Trapassi) . . . . . . . . . . . . . » 331

PubbLicazioni riceVuTe e PosTiLLaTe / PubLicaTions receiVeD wiTh shorT coMMenTs (a cura di eLena PasT) . . . . . . . . . . . . » 337

L’ESPRIT DE L’ESCALIER

LeonarDo sciascia, Gli atei li hanno inventati i preti . . . . . . . . . . . » 349

GRAN FINALE

Page 10: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)
Page 11: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

Traduzioni

— 253 —

Todomodo, IV, 2014, pp. 253-270

Giovanna Lombardo*, Laurence van Goethem**

SCIASCIA, LE TRADUZIONI, LA LETTERATURA

conversazione con mario Fusco

introduzione

L’intervista a Mario Fusco riprodotta qui di seguito, e presentata nella sua originaria versione bilingue, affronta varie tematiche, dalla presenza di Sciascia e dei suoi libri in Francia al rapporto dello scrittore con la cultura francese, dal lavoro editoriale alle questioni legate al mestiere di tradurre, da una prospettiva sulla letteratura italiana contemporanea alla collocazio-ne di certi testi e certi autori. L’idea di questo incontro è nata, come spesso

* Giovanna Lombardo ([email protected]).** Laurence Van Goethem ([email protected]).

Keywords: carteggio; critica letteraria; editoria; Francia; Mario Fusco; letteratura; ricezione; traduzione.

Traduttore, critico letterario, curatore di alcune delle più rilevanti edizioni o riedizioni di au-tori italiani in Francia, Mario Fusco è Professore emerito di Letteratura Italiana presso l’Università Sorbonne Nouvelle Paris III. Il suo ricchissimo curriculum, impossibile da sintetizzare qui, lo rende uno dei punti di riferimento per gli studi di Italianistica in Francia.

L’intervista si è svolta il 26 aprile 2013 a Parigi. La Direzione editoriale della rivista ringrazia le autrici e Mario Fusco per la collaborazione.

The interview with Mario Fusco, in its original bilingual version, covers a wide range of topics: Sciascia’s experience of France, and the fortunes of his books in that country; the relationship between Sciascia and French culture; Sciascia’s work as both editor and translator; and finally, contemporary Italian literature and the evaluation of various texts and authors. The resulting interview successfully blends fruitful criticism and personal memories.

ABSTRACT

Page 12: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

GIOVANNA LOMBARDO, LAURENCE VAN GOETHEM

— 254 —

le cose migliori, nel corso di una chiacchierata tra amiche, l’una traduttri-ce, l’altra studiosa di cose sciasciane, e senza alcuna finalità che non fosse quella di raccogliere una testimonianza unica e necessaria, e di approfittare per qualche ora del sapere, della compagnia e della generosità del professor Fusco.

Il lavoro di preparazione per quello che si è poi rivelato essere solo un canovaccio della conversazione che, nei fatti, ha ampiamente (e felicemente) trasceso i confini previsti si è avvalso di alcuni documenti, forniti dallo stesso Mario Fusco o reperiti in riviste e presso la Fondazione Leonardo Sciascia. Tra questi, il numero speciale del «magazine littéraire» dell’ottobre 1980, de-dicato alla letteratura italiana, con un testo di Fusco e alcune interviste da lui stesso curate; alcuni dei numerosi articoli e saggi dedicati da Fusco nel corso degli anni alla letteratura italiana e alla sua ricezione in Francia; e il carteggio con Leonardo Sciascia, custodito in parte dallo stesso Fusco e in parte, come detto, alla Fondazione di Racalmuto.

Quest’ultimo in particolare meriterà, in altro momento, una lettura spe-cifica e approfondita. Molte tracce però sono già visibili nel testo dell’inter-vista: si comincia con le domande del giovane traduttore Fusco allo scrittore riguardo a specifici problemi di traduzione del lessico o dei fatti culturali; si continua con le richieste, le proposte, i suggerimenti per i libri da tradurre su quel “ponte” letterario che collega Palermo e Parigi; con le questioni legate ai passaggi editoriali; e con molte altre cose, informazioni, nomi, dettagli che aiutano a ricostruire una storia, a comprenderne meglio le dinamiche e le ragioni.

A tutto questo sono poi sempre intrecciati gli aspetti umani, i ricordi per-sonali, i viaggi, gli incontri, l’amicizia, che rappresentano il valore aggiunto e profondo di una testimonianza come quella che segue. Ringraziamo di cuore il professor Mario Fusco per averci dato il privilegio di raccoglierla e per averci accompagnate con affetto e attenzione lungo tutto il lavoro di prepara-zione e redazione, fin qui.

intervista

Van Goethem: Come ha conosciuto Leonardo Sciascia?

Fusco: Probabilmente quando stavo ancora a Milano. Sono stato infatti in Italia tra il ’54 e il ’64, prima come studente, poi ho insegnato all’Istituto Francese di Napoli, e poi alla Statale di Milano, dove facevo il lettore. Pro-babilmente ho letto in quel periodo alcuni testi di Sciascia man mano che

Page 13: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

SCIASCIA, LE TRADUZIONI, LA LETTERATURA

— 255 —

uscivano, e ho proposto alla rivista «Temps Modernes» la traduzione di uno dei testi delle Parrocchie. Traducendo, mi sono accorto che alcune cose non erano molto chiare. Dunque ho scritto a Sciascia per chiedere qualche infor-mazione. Questo è stato il primo aggancio. Così alcuni testi sono stati pub-blicati appunto sulla rivista di Sartre. Nel ’65, un anno dopo il mio ritorno in Francia, Leonardo è venuto d’estate a Parigi, e ci siamo incontrati, credo a casa di Dominique Fernandez. Io e Fernandez abbiamo studiato insieme. Da quel momento, se avevo bisogno di informazioni, scrivevo direttamente a Leonardo. Poi la cosa è diventata assolutamente regolare. Lui è venuto a Parigi un paio di volte, nel ’65 e nel ’67. Una volta con Consolo, un’altra con la moglie Maria e con le figlie.

Lombardo: E lei gli faceva da interprete, anche? Pare che Sciascia non amasse parlare in francese…

Fusco: In realtà Leonardo sapeva benissimo il francese. Però si rifiuta-va assolutamente di parlarlo. Come Vittorini, del resto, che citava spesso. Aveva una specie di ritrosia, di pudore forse, il timore di non parlare cor-rettamente. L’unica cosa che gli abbia sentito dire “in francese” era «Mar-lboro», per le sigarette. Lui fumava come un dannato, ed effettivamente non poteva farsi comprare le sigarette dai suoi amici, dunque talvolta in tabaccheria era costretto… Insomma aveva sempre bisogno di uno che gli facesse da interprete. Eravamo in tanti a farlo, c’era anche Ferdinando Scianna, che era già a Parigi come corrispondente de «L’Europeo». Lui conosceva Leonardo già prima. Poi c’era Fernandez. Mentre Ambroise non era ancora entrato nel giro: era in Italia, in quel momento, perché quando sono tornato io in Francia, nel ’64, lui mi ha sostituito all’università, ed è rimasto a Milano una decina d’anni. Successivamente è entrato in contat-to con Leonardo personalmente. Poi Schifano, ma molto più tardi, verso il ’75, perché è più giovane rispetto a Fernandez e a me (una quindicina d’anni di meno). E c’era anche Hector Bianciotti, argentino però di origi-ne italiana, che parlava abbastanza bene italiano. Eravamo così il “gruppo degli addetti” disponibili quando veniva lui. Leonardo, certo, si rifiutava di parlare in francese, però lo capiva, lo sentiva. Per esempio, il fatto che lui seguisse la pubblicazione delle lettere di Voltaire dimostra una conoscenza del francese che è eccezionale. Mi ricordo benissimo, negli anni ’70-80, lui mi scriveva ogni tanto, e quando mi scriveva mi diceva: «A proposito, è uscito un nuovo volume delle lettere di Voltaire nella Pléiade. Mandamelo subito». Dunque gli ho mandato 3-4 volumi di questa edizione che cono-sceva alla perfezione.

Page 14: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

GIOVANNA LOMBARDO, LAURENCE VAN GOETHEM

— 256 —

Lombardo: Ho avuto modo di leggere le sue lettere alla Fondazione di Racalmuto. Si nota una progressiva trasformazione del vostro rapporto, che è stato duraturo e solido, ricco di tante esperienze e molto sfaccettato: lei è “solo” il traduttore di Sciascia all’inizio, poi si instaura una vera amicizia (nel-le lettere si passa dal “Dottor Sciascia” a “Caro Leonardo” molto presto), poi ancora cominciate a collaborare lungo l’asse Caltanissetta (o Palermo) – Pari-gi per un vero e proprio lavoro di promozione culturale, di traduzione e dif-fusione di certi autori italiani (e soprattutto siciliani) in Francia e, viceversa, per la traduzione e pubblicazione di scrittori francesi in Italia. Sciascia chiede spesso il suo aiuto come “mediatore”, ora con Gallimard, o con Nadeau, ora con le riviste con cui lei collabora in Francia: e Sellerio pubblica Bonnefoy, Caillois… Chi altri? Che ricordi ha di questa collaborazione?

Fusco: La cosa era totalmente informale. Prima di tutto, Leonardo scri-veva qualcosa. Magari mi comunicava che stava scrivendo. Di solito mi man-dava il libro quando era già finito. Poi lo leggevo e probabilmente ne par-lavo con Nadeau, che conoscevo già bene. Proponevo i testi man mano che uscivano. E le cose si facevano in modo abbastanza semplice. Non è che lui chiedesse, però era una proposta abbastanza libera da parte mia. Ne parla-vamo anche con Fernandez, che era molto attivo nelle recensioni di autori italiani. Ha avuto una parte molto importante sull’Express in quel momento. Lui aveva anche rapporti stretti con la casa editrice Grasset, con la quale ha collaborato per decenni. E dunque, quando uscivano i libri, se ne parlava, oppure si segnalavano le pubblicazioni per recensioni o articoli per la stam-pa francese.

Van Goethem: Dunque mandava sempre il libro già pubblicato in Italia. Mai un manoscritto non pubblicato?

Fusco: No, non ho mai visto un testo che non fosse stampato.

Van Goethem: Sa se Sciascia ha scritto cose rimaste poi inedite?

Fusco: Alla fine della vita lui diceva che tutto quello che aveva scritto era stato stampato. Per questo c’è stato questo problema con gli eredi… C’era una specie di vincolo che è stato pesante, cosa anche un po’ assurda, per-ché molte cose erano state pubblicate su innumerevoli riviste o pubblicazio-ni sparse, e teoricamente non si potevano più toccare, perché non facevano parte del canone che aveva raccolto Claude Ambroise per la Bompiani e che più o meno ho riprodotto io per la Fayard. Adesso hanno finalmente un po’ levato l’embargo e alcune cose vengono fuori. Le lettere per esempio. O le quarte di copertina che ha pubblicato Nigro.

Page 15: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

SCIASCIA, LE TRADUZIONI, LA LETTERATURA

— 257 —

Lombardo: E adesso, con Adelphi, stanno ristampando tutta l’opera, in un lavoro imponente che include anche tutti gli scritti dispersi di cui si ha notizia. Pensa di proporre la stessa cosa qui in Francia?

Fusco: Non so, perché Fayard ha fatto questa serie di tre volumi, intorno al 2000. E non penso che l’edizione sia esaurita. Ed è una cosa abbastanza costosa per l’editore. Non penso che prevedano una ristampa. Magari in un secondo tempo.

Van Goethem: Nella corrispondenza tra voi due, parlavate anche di que-stioni più generali, di letteratura?

Fusco: Era una cosa imprevedibile. Secondo i casi, certo che parlavamo di molte cose. Naturalmente, io gli parlavo di quello che si scriveva o di quello che si stava facendo intorno ai suoi libri. Gli parlavo di letture mie, di libri che stavano uscendo in Francia in quel momento. Magari di mostre di pittura che lo potevano interessare. Parlavamo del più e del meno, in discussioni molto aperte, come potevano essere le nostre conversazioni.

Lombardo: Lei scrive a Sciascia, a proposito della Recitazione della con-troversia liparitana: «Mi ha dato molto da riflettere circa il tuo modo di com-porre, e questo faticosissimo gioco dell’immaginazione su di una base molto precisa e documentata che porta poi a riflessioni così attuali e urgenti». Che poi è proprio ciò che accade con tutti i pamphlet di Sciascia, lui scava negli archivi, tira fuori pezzi di storia, li rimette in ordine e poi dà origine a una riflessione ben più ampia…

Fusco: A una riflessione, e anche a una narrazione che può essere magari di fantasia. E questo m’interessava molto. Mi pare abbastanza giusto; corri-sponde bene, mi sembra, a ciò che è caratteristico del suo modo di scrivere.

Lombardo: Abbiamo parlato della traduzione delle cose sciasciane in Francia. E quando invece le richieste venivano da parte di Sciascia per la traduzione in Italia di libri francesi, era lei a suggerire, c’era una discussione?

Fusco: Le cose si svolgevano così: o scrivendomi o quando ci vedevamo (veniva abbastanza regolarmente), mi faceva sempre molte domande: «Cos’è uscito? Chi sono gli autori che sono emersi di recente? Che cosa mi puoi se-gnalare?» eccetera. Se la cosa poi lo interessava, magari voleva anche incon-trare gli autori, e così siamo andati molto spesso insieme a vedere degli scrit-tori che avevano in quel momento pubblicato qualcosa che gli interessava. Da questi incontri sono usciti magari dei progetti editoriali. Roger Caillois, per esempio. Mi ricordo benissimo che siamo andati a casa di Caillois, una casa bellissima su Champ de Mars. Abbiamo passato un lunghissimo mo-

Page 16: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

GIOVANNA LOMBARDO, LAURENCE VAN GOETHEM

— 258 —

mento con lui. Leonardo era interessato, e così hanno deciso di pubblicare Il fiume Alfeo1 che ha tradotto Maria. Gli ho fatto incontrare anche Michel Serres, filosofo della scienza, che poi è stato molto interessato dal Maiorana. Penso che abbia conosciuto anche Foucault, ma senza me. E così moltissimi altri scrittori. La sua curiosità era enorme, per cose di carattere narrativo, politico, saggistico, storico. Voleva sapere. E quando si parlava di qualcosa, andava in giro per librerie, comprava e si faceva mandare i testi. Di Bonne-foy, per esempio, abbiamo parlato insieme, penso di essere stato il primo a parlare di Bonnefoy in Italia, quando stavo ancora a Milano. Avevo fatto una recensione a una sua raccolta di poesie e saggi, che poi è diventato un volu-metto pubblicato dalla Sellerio, Un sogno fatto a Mantova.2 E probabilmente si sono visti in quel momento. Bonnefoy lo conoscevo personalmente. Mi ricordo bene anche l’incontro con il poeta André Frénaud, che era un amico personale di Vittorini. E poi lui riceveva volentieri i giornalisti francesi che lo volevano intervistare, spesso tramite l’intervento degli addetti stampa delle case editrici con le quali pubblicava.

Lombardo: A questo proposito, io ho una curiosità che viene dalla lettura del vostro carteggio, riguardo a un libro di Perec. In una lettera a Sciascia del 23 gennaio 1979 lei scrive per «confermare quanto ho scritto alla signora Sellerio. Tutto è andato a monte con Hachette per Perec, giacché Einaudi, sorpreso dalla nostra offerta, ha raddoppiato l’ammontare del versamento iniziale, garantito 10.000 copie di partenza e aumentato le percentuali. Chis-sà se hanno fatto così solo perché si trattava di questo bel libro, o perché volevano fare un dispetto a te e a Sellerio?». Qui ci muoviamo nel territorio talvolta disagevole delle dinamiche editoriali, sappiamo anche che c’erano dei disaccordi in quel periodo tra Casa Einaudi e Sciascia: ma vorrei chiederle se ricorda quale fosse il «bel libro» di Perec in questione, se fosse di Sciascia l’idea di pubblicarlo con Sellerio, se avesse un particolare interesse nei con-fronti dello scrittore francese.

Fusco: Il libro è La vie, mode d’emploi, che è stato pubblicato nel 1979 (tradotto poi in italiano da Rizzoli). Grosso successo, subito. Il libro mi è piaciuto molto e appena è uscito ne ho parlato con Leonardo, così come con Calvino, che stava a Parigi in quel momento. Ho detto a Leonardo: «Guarda, c’è un libro enorme che è uscito questi giorni e che è veramente una cosa no-

1 roGer caiLLois, Il fiume Alfeo, traduzione di Maria Andronico, Palermo, Sellerio 1980 («La civiltà perfezionata»).

2 Yves bonneFoY, Un sogno fatto a Mantova, introduzione di Mario Fusco, traduzione di Dia-na Grange Fiori, Palermo, Sellerio 1979 («La civiltà perfezionata»).

Page 17: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

SCIASCIA, LE TRADUZIONI, LA LETTERATURA

— 259 —

tevolissima, molto interessante». Lui mi ha detto: «Raccontami un po’ quel-lo che c’è dentro», poi l’ha letto. E ha subito pensato di tradurlo. Ha fatto probabilmente una domanda a Hachette (P.O.L, che era in quel momento una specie di dipartimento di Hachette) per chiedere i diritti. La risposta è stata in un primo tempo positiva, poi c’è stata una contro-proposta, probabil-mente di Einaudi, a proposito della quale lei ha ritrovato questa lettera nella quale io dico «forse hanno voluto fare un dispetto a te». Era un’idea mia. Naturalmente non so se sia vero… Invece, Einaudi disponeva di mezzi che Sellerio non aveva. Il libro è uscito e ha avuto subito un enorme successo. E non si può escludere d’altra parte che Calvino, per Einaudi, abbia segnalato anche lui il libro alla casa editrice, della quale era uno dei capi, perché co-nosceva personalmente Perec, dell’Oulipo. Dunque molto probabilmente, e senza parlare di dispetti, è un problema di libera concorrenza tra persone che sono nello stesso settore, che hanno la stessa idea contemporaneamente e uno ha mezzi più importanti. Lo stesso problema si è verificato poi per Retablo. L’ho letto appena uscito, o forse in manoscritto, per il Premio Mondello, a Palermo. Facevo parte della giuria, e ho visto Elvira Sellerio, che conoscevo molto bene, e mi ha detto «guarda, c’è un libro di Vincenzo Consolo che sta uscendo». Mi ricordo di averlo letto vicino alla piscina, a Mondello, d’un sol fiato. Ne ho parlato subito con P.O.L. con cui collaboravo in quel momento. E poi, contemporaneamente, Patrick Mauriès, per un’altra casa editrice (non so più chi fosse), ha avuto la stessa idea. Ci siamo visti anche con Mauriès – mi ricordo benissimo – e mi ha detto: «Il libro lo hai letto prima. D’accordo, però io posso mettere, non so, dieci mila franchi di più», pazienza!

Lombardo: Sono dinamiche normali. Ma la storia relativa a Perec mi in-teressava in particolare perché non mi sembra che Sciascia abbia mai scritto niente riguardo a questo autore. Cosa strana, perché in effetti, se il libro gli era piaciuto, se subito aveva mostrato un grande interesse, mi sarei aspettata che ne scrivesse, come infatti spesso faceva per gli scrittori francesi che gli piacevano.

Fusco: Però bisogna tener conto anche delle date. Siamo nel ’79-80, pe-riodo post-Moro. Camera dei deputati; lavoro politico molto pesante; situa-zione molto tesa in Italia eccetera. E probabilmente Leonardo non avrebbe allora avuto tempo a disposizione in quel momento per scrivere qualcosa su Perec.

Lombardo: È vero. Appunto tenendo conto delle date mi interessava avere il suo commento, anche perché in quegli anni, lo sappiamo, Sciascia stava la-sciando Einaudi… Tornando a Consolo: lei l’ha conosciuto tramite Sciascia?

Page 18: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

GIOVANNA LOMBARDO, LAURENCE VAN GOETHEM

— 260 —

Fusco: È venuto a casa mia con Leonardo e Maria, probabilmente nel ’67. Ho un’edizione della Ferita dell’aprile, che è l’originale che mi ha por-tato Vincenzo con una dedica, molto formale, «Al professor Mario Fusco». È stato il mio primo incontro con Vincenzo, che era all’epoca giovanissimo. Insomma, ci siamo visti in quell’occasione, poi varie altre volte, a Parigi, in Sicilia, a Sant’Agata, un po’ dappertutto, fino alla fine.

Van Goethem: Ma poi Consolo in Francia ha cambiato traduttore…

Fusco: Sì. Io ho fatto L’ignoto marinaio, libro che mi piaceva immensa-mente. E non credo di averne tradotti altri di Consolo, che invece poi è stato tradotto da diverse persone. Non avevo sempre tempo, perché poi insegna-vo. Ero all’università, lavoro che era abbastanza pesante. Quindi traducevo quando avevo un momento libero. Con Sciascia le cose andavano abbastanza bene, perché Leonardo faceva libretti abbastanza brevi. Dunque nel giro di pochi mesi potevo fare la traduzione, rivederla e completarla. Mentre per un libro più grosso, più impegnativo, non avevo tempo a disposizione. E così, probabilmente, con Consolo, alcuni libri uscivano, e magari lui avrebbe avu-to piacere che li traducessi io, ma non ero disponibile. Viceversa, ne ho fatto presentazioni innumerevoli, all’Istituto di Cultura, in diverse librerie. È uno scrittore che mi piaceva moltissimo, e fino alla fine siamo rimasti molto amici.

Van Goethem: Je lisais que vous aviez regroupé toute la production de Sciascia par besoin, disiez-vous, de «retracer l’évolution et le désir de changer l’image que l’on pouvait avoir d’un des auteurs les plus lus et d’échapper à l’image qu’avait laissée de lui le Sciascia des années ’80, profondément en-gagé dans ses prises de position souvent très polémiques». Vous aviez peur qu’on garde en France une image trop politique de Sciascia?

Fusco: Il y a deux choses. D’une part, Leonardo a publié progressivement la quasi-totalité de ce qu’il avait écrit en traduction française. Presque tout ce qu’il avait écrit a été traduit au fur et à mesure. Dans des conditions qui ont été variables – je me suis expliqué là-dessus – puisqu’il y avait plusieurs tra-ducteurs (une dizaine), avec, donc, des critères, des méthodes et des compé-tences variables. Dès lors, l’ensemble, le corpus, de Sciascia en français était très inégal au moment de sa mort. D’autre part, à partir de 81-82 à peu près, les polémiques suscitées par ses prises de position, en particulier à propos de la mafia, ont provoqué, comme vous le savez, des réactions extrêmement violentes, contrastées. Il a été très attaqué et très discuté. Pas seulement pour l’affaire Moro, mais après aussi. Tout s’est cristallisé de façon très symbolique autour du fameux article sur I professionisti dell’antimafia. Ce qui fait que l’image qu’on avait de lui vers les années 82-89 (jusqu’à sa mort), en France

Page 19: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

SCIASCIA, LE TRADUZIONI, LA LETTERATURA

— 261 —

comme ailleurs à l’étranger, privilégiait cet aspect et ce moment tardif de son œuvre, et toutes les réactions polémiques qu’il avait suscitées. De telle sorte que, finalement, le public, sous l’impulsion d’un certain nombre de critiques, pouvait avoir l’impression qu’au fond, la seule chose qui comptait véritable-ment, c’était toujours cette histoire de polémique autour de la mafia. Il n’est pas question de sous-estimer ce qu’il a écrit là-dessus, qui est très important – prophétique dans certains cas, bien sûr –, mais il n’y a pas que ça.

Après la mort de Sciascia, avec l’éditeur Fayard, qui avait repris les droits de l’ensemble des textes de Leonardo en français, on a décidé de faire une édition qui regrouperait tout cela sur la base de celle de Bompiani en Italie. Mais il fallait s’assurer de deux choses: d’abord, que scientifiquement et d’un point de vue esthétique, la nouvelle édition soit la plus correcte et cohérente possible, pour échapper à la multiplicité de mains qui s’étaient succédées autour de son œuvre. Puis, d’essayer autant que possible d’avoir une vue d’ensemble, à partir des textes du début – Le parrocchie, et éventuellement les textes encore antérieurs – jusqu’à la fin, en essayant de mettre tout, de façon à lire un «Sciascia complet». Il y avait cette double exigence, qui n’était pas du tout un point de vue polémique de ma part en tant que responsable de l’édition française, mais tout simplement pour essayer de donner une vue la plus équilibrée possible d’une œuvre qui a évolué dans le temps – sur une trentaine d’années – avec des prises de position qui ont été successives, mais qui n’étaient pas contradictoires entre elles.

Van Goethem: Et vous, combien de temps cela vous a-t-il pris, à peu près?

Fusco: J’ai bien dû travailler au moins deux ans là-dessus. C’était un gros travail, j’ai revu intégralement chaque texte. Il y en a que j’ai repris consi-dérablement. Par exemple Cruciverba, il doit bien y avoir 1200 corrections par rapport à l’édition originale, ce qui est vraiment beaucoup! Si je me sou-viens bien, c’est un volume qui avait été traduit par Nino Frank, qui à ce moment-là était très vieux et malade. Il a demandé à une des mes collègues italianistes de l’aider à traduire certaines choses mais malheureusement les critères n’étaient pas toujours (aussi) bons, la rigueur n’était pas toujours la même, et il y avait beaucoup de choses faites trop vite, superficiellement, beaucoup d’allusions qui ne passaient pas, des choses mal comprises… Il y avait donc un gros travail de correction formelle, d’exactitude de traduction, et puis de compréhension de la pensée, de l’œuvre. Mais j’ai aussi retravaillé des choses à moi, parce que personne n’est à l’abri des erreurs. Il suffit d’avoir traduit une fois un texte dans sa vie pour s’apercevoir qu’on fait quelque fois, même involontairement, des erreurs. Par exemple, en faisant cette édition, je

Page 20: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

GIOVANNA LOMBARDO, LAURENCE VAN GOETHEM

— 262 —

me suis aperçu d’une erreur stupide que j’avais faite dans Le parrocchie, où il était question des sansepolcristi, qui étaient les premiers fascistes, et dans la première édition, je ne sais pas comment je l’avais traduit, mais je n’avais pas compris ce que c’était. Donc j’avais fait une périphrase probablement idiote, qui était due à mon ignorance. J’ai corrigé cela, et d’autres aussi, parce qu’il fallait être le plus honnête et complet possible.

Van Goethem: Par rapport à la question des traductions en général, pen-sez-vous qu’un auteur devrait dans l’idéal avoir toujours le même traducteur, comme votre travail sur Sciascia l’a quelque part prouvé, ou bien, si l’on prend l’œuvre de Consolo, par exemple, que plusieurs traducteurs peuvent convenir?

Fusco: Une première réponse, c’est qu’à mon avis il n’y a pas de traduc-tions définitives. Parce que la langue évolue, tout évolue. La deuxième chose, c’est que pour des raisons conjoncturelles, les maisons d’édition confient le travail de traduction, à des périodes différentes, à des personnes qui peuvent être différentes. D’abord, il y en a qui commencent et s’arrêtent ensuite (ou meurent), il faut donc les remplacer. D’autres traduisent un livre comme ça, au passage et n’ont pas envie d’en traduire un second. Donc le travail édito-rial se fait un peu comme ça sur le tas.

Alors, idéalement, cela serait sans doute préférable que ce soit plutôt la même personne qui traduise le même auteur, pour une question de familia-rité, de compréhension en profondeur d’une pensée, d’une écriture, ce qui n’est pas toujours possible.

Van Goethem: C’est le cas avec Camilleri.

Fusco: Camilleri, c’est un cas particulier parce qu’il a deux traducteurs: Serge Quadruppani, qui n’est pas italianiste, mais d’origine italienne, et a une copine italienne. Et d’autre part Dominique Vittoz, qui est italianiste et connaît très bien l’italien. Et ils n’ont pas les mêmes manières de traduire. Mais comme Camilleri publie des livres en quantités phénoménales, il y a place pour deux.

Van Goethem: Un peu comme Eco…

Fusco: Umberto Eco, c’est encore différent. Moi j’en ai traduit un, pour Franco Maria Ricci, un livre très peu connu qui s’appelle Il beato di Liébana.3 C’est le compte-rendu d’un manuscrit illustré très célèbre du Moyen Age, sur l’Apocalypse. Et c’est, d’une certaine manière, une des sources du Nome della

3 Beato di Liébana, introduzione e note bibliografiche di Luis Vàsquez de Parga Iglesias, testo e commento di Umberto Eco, Parma, Franco Maria Ricci 1973.

Page 21: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

SCIASCIA, LE TRADUZIONI, LA LETTERATURA

— 263 —

rosa. Franco Maria Ricci, au temps de sa splendeur, quand il faisait ces livres admirables reliés en soie noire, m’avait un jour dit: «Il y a un livre d’Eco que j’aimerais bien qu’on publie, c’est le Beatus ». Moi, ça m’intéressait. Il m’a fait un contrat, qui était d’ailleurs assez intéressant financièrement, parce qu’il avait beaucoup d’argent. J’ai traduit le livre, et puis la traduction n’est pas sortie pendant plusieurs années. J’avais été payé, mais le livre ne sortait pas. Et là-dessus, Umberto publie Il nome della rosa, en ’81 je crois en Italie, qui est un succès mondial, et du coup Franco Maria Ricci s’est rappelé qu’il avait ce truc et a publié la traduction que j’avais faite.

C’est le seul livre que j’ai traduit de lui, mais Jean-Noël Schifano, qui a traduit Il nome della rosa, a traduit successivement pratiquement tous les ro-mans, toutes les fictions d’Umberto. Et les essais ont été traduits très réguliè-rement par Myriem Bouzaher, qui est inspectrice générale de l’Éducation na-tionale. Et puis maintenant, il y a d’autres gens qui interviennent, parce qu’on a aussi publié des textes d’Eco qui étaient publiés en anglais, par exemple.

Van Goethem: C’est vrai que le cas d’Eco est particulier, puisqu’il écrit des essais et de la fiction, mais dans le cas de Consolo…

Fusco: Dans le cas de Consolo, ce qui s’est passé, c’est que j’ai donc tra-duit L’ignoto marinaio, livre admirable pour lequel je suis intervenu parce que le premier traducteur qui avait commencé, Michel Sager, était mort (très jeune). Grasset m’a demandé de reprendre la traduction de ce livre qu’ils aimaient bien. Je pense que j’ai refait à peu près tout. Je n’en ai pas traduit d’autres par manque de temps. Mais il y a eu plusieurs traducteurs, dont Manganaro, qui a traduit au moins 7-8 volumes. Brigitte Pérol aussi, je crois. Et comme il est passé aussi chez plusieurs éditeurs, certains ont proposé ou imposé des traducteurs différents. Les situations sont extrêmement variables.

Van Goethem: Lisiez-vous les traductions de Consolo? Ou uniquement l’original?

Fusco: Cela dépend. Il y en a beaucoup que j’ai lu aussi en traduction, ne serait-ce que parce que je les ai présentés après en librairie, par exemple.

Van Goethem: Pour en revenir à Sciascia, est-ce grâce à lui que vous avez connu des écrivains comme Maria Messina, Alberto Savinio?

Fusco: Messina sûrement, comme beaucoup d’écrivains qui ont été pu-bliés dans la collection « La memoria » de Sellerio, pour laquelle il avait fait un travail de consulenza absolument remarquable. Savinio, je le connaissais un peu. On en a beaucoup parlé, parce que c’était un auteur qui intéressait beaucoup Sciascia. Je sais par exemple que dans les interviews qu’il donnait à ce moment-là, très souvent, il citait Savinio parmi les auteurs italiens qu’on

Page 22: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

GIOVANNA LOMBARDO, LAURENCE VAN GOETHEM

— 264 —

connaissait mal en France et qu’il fallait traduire. Je sais qu’il en a notamment beaucoup parlé avec Hector Bianciotti, qui était à ce moment-là chez Gras-set ou Gallimard (il a été chez les deux, je crois). Mais c’est sur le conseil et l’incitation de Leonardo que, en tant qu’éditeur, ou directeur de collection, Hector Bianciotti (récemment décédé) a proposé plusieurs volumes qui sont effectivement sortis. On a publié à ce moment-là en France au moins 5-6 volumes de Savinio. Dans ce cas, la source est indubitablement Sciascia. Et il y a eu comme ça beaucoup d’autres écrivains dont il a parlé, avec plus ou moins de succès. J’ai retrouvé une interview que j’avais faite de Leonardo. Il disait, entre autres, que ce serait intéressant de traduire Sebastiano Addamo ou Matteo Collura, par exemple, pour Associazione indigenti.4 Je ne crois pas que le livre ait été traduit en français, mais Leonardo citait effectivement beaucoup de gens, beaucoup d’auteurs siciliens.

Van Goethem: Quels sont les autres auteurs italiens dont il parlait aux journalistes?

Fusco: Il a donné, c’est vrai, une quantité phénoménale d’interviews dans la presse française, dans des hebdomadaires, des journaux. Il parlait de Brancati, de Buttitta, qui a été traduit chez Nadeau grâce à son intervention. Borgese a aussi été traduit grâce à lui, de même que Bonaviri. Flaiano, je ne sais pas si on en a traduit beaucoup en français, mais il en a beaucoup parlé. Cela faisait partie de ces gens qu’il aimait bien et citait souvent. De Roberto, il a aussi contribué à faire publier ses textes en français. Lucio Piccolo, par contre, c’est Consolo qui en avait parlé, parce qu’il le connaissait bien. Pro-bablement aussi Carmelo Samonà, qui a écrit un très beau livre, Fratelli,5 qui a été traduit, je crois, en français.

Voilà les noms qui me reviennent à l’esprit – il y en a probablement d’autres.

Lombardo: Nella sua introduzione al numero de «Le Magazine Littéraire» del 1980 dedicato alla letteratura italiana, lei scriveva che era strano quanto la Francia e l’Italia fossero vicine e quanto poco, almeno all’epoca, gli scrittori italiani fossero conosciuti in Francia. Oggi la situazione generale è cambiata?

Fusco: Globalmente, sì. È migliorata, perché sia per gli scrittori contem-poranei, sia per i classici, c’è una disponibilità di testi italiani in francese inverosimilmente migliore di quella che poteva essere in passato. Quando ho cominciato a studiare l’italiano, tardi, quando ero all’università, di testi

4 matteo coLLura, Associazione indigenti, Torino, Einaudi 1979.5 carmeLo samonà, Fratelli, Palermo, Sellerio 1978.

Page 23: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

SCIASCIA, LE TRADUZIONI, LA LETTERATURA

— 265 —

italiani tradotti in Francia, fossero contemporanei o classici, ce n’erano po-chissimi. C’era sempre una nuova traduzione dell’Alighieri. Ma di Boccaccio, per esempio, si trovava una sola traduzione, pessima. Ariosto, per esempio, era totalmente introvabile in Francia dalla fine dell’Ottocento. Io ne ho fatto pubblicare una traduzione, perché Calvino aveva fatto per la Rai una presen-tazione dell’Orlando, che era una cosa gustosissima, inserendo le analisi dei canti con alcuni brani del testo. Ho proposto il volume in Francia a Flam-marion, che era molto interessato e l’ha pubblicato infatti. Dunque abbiamo fatto tradurre il saggio di Italo, però non c’era un testo francese disponibile. Ne abbiamo preso uno che era stato pubblicato nel 1890, mi sembra, e poi in prosa, cosa assurda. Adesso ci sono due traduzioni integrali del Furioso in francese. Della Gerusalemme, ne sono uscite almeno tre, per non dire di tanti altri classici che sono adesso disponibili. Non vuol dire che il pubblico francese legga molto gli autori italiani, ma almeno se vogliono leggere, se gli studenti vogliono fare qualcosa sul versante dell’italianistica, ormai i testi ci sono. E per i contemporanei, molte cose sono tradotte regolarmente, con suc-cesso estremamente variabile secondo i casi, però la cosa è ormai diventata ordinaria.

Lombardo: Perché secondo lei anche i classici più solidi come Tasso e Ariosto non avevano fino a qualche anno fa traduzioni di qualità?

Fusco: È una cosa paradossale, perché durante tutto l’Ottocento, tutti questi testi erano noti. Non so, Victor Hugo, per esempio, conosceva sia Ariosto che Tasso. E anche molti altri scrittori francesi. La cosa è completa-mente, direi, uscita di moda perché probabilmente l’italiano non era più una lingua molto studiata. C’erano alcuni nomi che facevano un po’ «l’arbre qui cache la forêt». Per esempio, D’Annunzio ha avuto un enorme successo in Francia, pero è vissuto in Francia per diversi anni. Oltre a D’Annunzio non si conosceva quasi niente. Finché arriva Moravia, che è stato probabilmente il primo del Novecento (della seconda metà) a essere abbastanza noto in Fran-cia. E intorno a Moravia c’è stato all’inizio un po’ lo stesso fenomeno. E c’era anche Buzzati, che ha avuto una notorietà enorme in Francia. Però intorno, quasi niente. Dunque la mia generazione di italianisti, dalla fine degli anni ‘60 in poi, si è data un gran da fare.

Van Goethem: Quel a été exactement le rôle des traducteurs dans la dif-fusion des auteurs italiens au XXe siècle, puisqu’ils ne se sont pas seulement bornés à passer d’une langue à l’autre ; ils ont été des véritables acteurs et ont agi directement sur les politiques éditoriales. C’est notamment le thème d’un article que vous avez écrit : «Suggérer ou choisir».

Page 24: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

GIOVANNA LOMBARDO, LAURENCE VAN GOETHEM

— 266 —

Fusco: Je crois que, de plus en plus souvent maintenant, on a affaire à des traducteurs (ce qui n’était pas toujours le cas il y a 50, 60, 80 ans) qui sont aussi des lecteurs-découvreurs de livres, qu’ils proposent à des éditeurs. Le traducteur a donc un rôle de suggestion, de découverte, d’information, qui aboutit parfois.

Lombardo: Sono sorpresa di scoprire che lei ha imparato l’italiano tardi. Com’è arrivato a studiarlo?

Fusco: Mio padre era italiano. È venuto in Francia a lavorare nel ’25. Mia madre, invece, era francese. Sono nato e cresciuto in Francia. Dell’italiano sapevo pochissimo: a casa si parlava soprattutto francese. Quando ho co-minciato a leggere, mio padre mi ha regalato un abbonamento al «Corriere dei Piccoli». Guardavo le vignette, però non capivo niente. Tant’è vero che poi, a scuola, ho imparato il tedesco. Facevo anche latino e greco. Poi, sono andato in Italia in vacanze una prima volta quando avevo diciotto anni, a Roma, dove viveva mia nonna (madre di mio padre), e una sorella non spo-sata di mio padre. È stato il mio primo contatto vero con l’Italia. Lì ho avuto l’impressione che ci fosse qualcosa che mi parlava. Ho cominciato a leggere un po’ d’italiano. Poi, continuando a preparare l’École Normale Supérieure, ho cominciato a seguire qualche corso d’italiano. Ho avuto la fortuna di stu-diare col figlio dell’unico professore italiano alla Sorbonne, che si chiamava Bedarida. Questo vecchio professore Bedarida mi ha detto: «Guardi, lei è di origine italiana, ha fatto latino e greco, perché non studia italiano? Potrebbe cavarsela abbastanza bene. Non c’è molta concorrenza». E da quel momen-to ho cominciato a studiare un po’ più sistematicamente. Poi ho avuto una borsa di studio, come tutti, all’Università per stranieri di Perugia, e un’altra per la tesi di laurea, su Petrarca, e ho passato un anno all’Università di Pavia. Così ho fatto un anno di totale immersione. Poi ho preparato il concorso di agrégation in Francia. Sono stato bocciato una prima volta, mi hanno detto: «Lei sa scrivere, però per tradurre, si vede che non sa l’italiano abbastanza bene. Torni in Italia per rimediare». Ho avuto una seconda borsa di studio a Napoli, all’Istituto storico della Fondazione Croce. Lì ho passato il con-corso di agrégation, e in seguito ho avuto la fortuna di avere un incarico all’Istituto francese di Napoli, dove sono rimasto cinque anni. Poi, cinque anni alla Statale di Milano. Sono stato praticamente 12 anni di seguito in Italia e lì ho imparato sul serio. Poi, sono tornato in Francia nel ’64, perché mi hanno proposto una cattedra all’università di Besançon. E dopo sono venuto a Parigi.

Van Goethem: Quando ha cominciato a tradurre in maniera professionale?

Page 25: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

SCIASCIA, LE TRADUZIONI, LA LETTERATURA

— 267 —

Fusco: Ho cominciato a tradurre così, in un modo un po’ sperimentale, quando stavo ancora in Italia, a Milano. Ma ho sempre avuto il gusto di tra-durre, già quando studiavo tedesco. Avevo un amico che si interessava molto di poesia. Un giorno, mi disse: «Mi parli sempre di Montale, di Ungaretti, perché non ne fai qualche traduzione?» Ne ho fatte due o tre, poi una cosa tira l’altra, ci sono state le cose di Leonardo. C’è stato un testo di Morante, anche.

Van Goethem: Ha fatto una tesi di dottorato su Svevo.

Fusco: Sì. Che poi è confluita in un volume che è stato pubblicato da Gal-limard, nella Bibliothèque des idées. Si chiama Conscience et réalité. Il libro è stato parzialmente tradotto da Sellerio, per intervento di Leonardo.6

Van Goethem: Vous avez appris un italien «classique». Quel est votre rap-port au dialecte? Ayant vécu à Naples, avez-vous appris le napolitain?

Fusco: J’ai un peu appris le napolitain parce qu’à l’époque où j’y vivais, il n’y avait pas encore de télévision; la fameuse histoire dont parle Pasolini sur le laminage linguistique opéré par la télévision ne s’était pas encore produit. J’avais eu déjà la même impression quand j’étais à Pavie, où on parlait cou-ramment le dialecte lombard. J’en ai appris un peu, pas grand-chose. Puis j’ai lu des auteurs napolitains.

Van Goethem: Et comment avez-vous appris le sicilien?

Fusco: De la même façon. Je demandais à Leonardo: «Telle chose, ça veut dire quoi? Pourquoi telle construction ?» Et puis, je suis allé en Sicile un nombre incalculable de fois. J’ai lu aussi des auteurs siciliens, bien entendu. Ça s’est fait de manière extrêmement progressive… Je ne suis pas vraiment un philologue de métier ni de goût, donc je n’ai jamais appris systématique-ment, scientifiquement un dialecte. Le romanesco est le seul dialecte que j’ai un peu étudié, parce que pour un examen de philologie à la Sorbonne, on avait une épreuve de dialectes, et cette année-là c’était le romain. Donc j’ai lu des textes de Trilussa, qui était au programme, et puis quand j’ai décou-vert Belli, j’ai lu tous ses sonnets. C’est un auteur que j’adore, que je trouve extraordinaire, et que je n’ai jamais véritablement réussi à traduire. C’est un de mes grands regrets. J’ai essayé, dans mon séminaire de traduction, on a travaillé sur Belli pendant des semaines. On en a publié quelques-uns, mais c’est très difficile à faire passer en français. On perd tellement de cette saveur inouïe; c’est un poète admirable!

6 mario Fusco, Italo Svevo. Coscienza e realtà, traduzione di Paola Bimbi, Palermo, Sellerio 1984.

Page 26: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

GIOVANNA LOMBARDO, LAURENCE VAN GOETHEM

— 268 —

Van Goethem: Come Consolo. Fusione di dialetto e lingua classica…

Fusco: Consolo non è facile. Manganaro se la cava molto bene. Ha il van-taggio di essere figlio di un siciliano e di una francese. E dunque sa l’italiano perché lo ha studiato seriamente, e il siciliano perché ha vissuto diversi anni ad Avola, vicino a Siracusa, che era la città di suo padre. E poi ha passato non so quanti anni in Francia. È un grande traduttore, ovviamente.

Van Goethem: È anche il problema di Camilleri – ne abbiamo già parlato un poco –, la scelta di Dominique Vittoz è di tradurlo nel francese di Lyon, di Saint-Etienne… C’è bisogno di un glossario alla fine…

Fusco: Certo. Adesso non lo fa più, ma i primi libri italiani di Camilleri avevano anche loro un piccolo glossario.

Lombardo: Ma la lingua di Camilleri ormai è nota…

Fusco: Sì, lui è diventato un’istituzione, è nei Meridiani. Ho letto subito Camilleri perché ero a Roma, a casa di un amico, Orio Caldiron, uno spe-cialista di cinema e di gialli. Un giorno mi fa: «ma dovresti leggere una cosa gustosissima, uno scrittore siciliano che ha pubblicato un paio di libri e ha un certo successo». Ho comprato La forma dell’acqua. Non ho letto tutto – chi ha letto tutto Camilleri? È una macchina… – ma ne ho letti parecchi. Ne ho pubblicato uno per Fayard. Ho fatto una prefazione per quello che si chiama Il re di Girgenti, che in francese è diventato Le roi Zosimo, perché «Girgenti» non diceva niente al lettore francese. È un libro che m’interessava molto, più impegnato anche dal punto di vista letterario.

Van Goethem: Il giallo, in Italia, è un po’ particolare, perché serve anche come denuncia.

Fusco: Sì, è diventato una strada a sé, cioè un genere, con tutti i rigori del termine. Mentre all’inizio in Italia, negli anni ’30-40, era una cosa molto meno diffusa di quanto lo fosse per esempio in Francia, Inghilterra, e anche in Germania. C’erano alcuni casi interessanti, però credo che il primo che abbia avuto una certa presenza, una certa eco, sia stato Scerbanenco, che mi piace molto. Poi diversi altri l’hanno seguito. Anche in Francia il giallo era considerato un po’ come un genere minore. Ma, poi, c’è stato Leonar-do, che fin dall’inizio degli anni ’60 usava in modo consapevole le risorse letterarie del genere giallo, non per una letteratura di svago, ma per una letteratura invece di denuncia, di informazione critica, sociologica, magari anche politica, che effettivamente si dimostra di un’efficacia straordinaria. C’è Il giorno della civetta, ma non soltanto. A ciascuno il suo, per esempio. Il contesto. Sono dei libri straordinari nei quali usa le risorse del racconto po-

Page 27: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

SCIASCIA, LE TRADUZIONI, LA LETTERATURA

— 269 —

liziesco, che lui conosceva molto bene perché era un grande lettore di gialli – gialli mondadoriani di origini diverse – e le piega a quello che ha da dire. Ne fa un uso assolutamente originale e di una forza che non ha mai perduto il suo potere d’impatto. Lui magari diceva: «Il giorno della civetta è un libro che hanno letto troppo», cioè sembrava avere preso una certa distanza ri-spetto al suo libro. Capisco che potesse avere provato una specie di fastidio sul fatto che il libro fosse stato usato e citato ad infinitum, però il risultato rimane assolutamente positivo e originale. Poi, la cosa è diventata anche una specie di moda letteraria negli anni ’80-90. Il giallo e il nero italiano diventano un affare a tempo pieno. Ci sono collane complete, editori spe-cializzati… Questo genere particolare permette una rappresentazione della situazione sociale e politica italiana che è estremamente interessante, perché rivela molti aspetti della società italiana, della quale i romanzi, normalmen-te, non parlavano. Tant’è vero che adesso è assolutamente impossibile tener conto di quello che succede in Italia senza riferirsi a certi scrittori... Non so, tipi come Saviano, Montesano, Carofiglio, per esempio, hanno rivelato degli aspetti della società italiana che forse non avrebbero potuto fare passare in modo così energico, così efficace in una narrazione di tipo tradizionale. Anche Fois, ora notissimo, è veramente uno scrittore molto interessante. Per esempio, sulla Sardegna, rende la situazione in modo eloquente, forte, originale.

Lombardo: Professore, come vede la cultura italiana in generale, oggi?

Fusco: C’è una formula di Leonardo, che si trova nell’Alfabeto, mi pare: la viu niura.

Lombardo: In Occhio di capra, infatti. Come l’ha tradotto, la viu niura?

Fusco: Avevo lasciato, se mi ricordo bene, i detti proverbiali in siciliano, come erano. Traducendo poi il senso, semplicemente, e il commento. Quello che ha fatto anche Bufalino (Museo d’Ombre). È un altro siciliano che mi piace moltissimo.

Lombardo: L’ha fatto tradurre, pubblicare?

Fusco: No. Ne ho parlato, e avevo fatto anche una recensione abbastan-za polemica della traduzione del primo volume, Diceria dell’untore. C’era qualcosa nella traduzione che non mi piaceva per niente, e dunque avevo polemizzato. Ci sono state anche diverse giornate di studio dedicate a Bu-falino. Ci sono andato un paio di volte. Ho conosciuto anche la moglie. Ma lui, personalmente, non l’ho mai incontrato. Avrei potuto, perché sono stato in Sicilia in quegli anni, ma l’incontro non si è mai fatto, purtroppo. Lo

Page 28: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

GIOVANNA LOMBARDO, LAURENCE VAN GOETHEM

— 270 —

scrittore, comunque, mi piace molto. Ho letto tutto. È uno scrittore molto interessante, di una cultura straordinaria. Strano personaggio, ma scrittore di razza. Ed è stato proprio grazie alle sue traduzioni che Sciascia e la Sel-lerio l’hanno scoperto. L’hanno costretto a tirare fuori dal cassetto il suo manoscritto. Traduceva molto bene la letteratura francese. E per Leonardo, era impossibile che uno che traduceva in questo modo non fosse uno scrit-tore. E infatti…

Page 29: Sciascia, le traduzioni, la letteratura. Conversazione con Mario Fusco (co-author: Laurence Van Goethem)

aMici Di LeonarDo sciascia

ISSN 2240-3191