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SCI-FI. DIVINAMENTE L'UOMO SI COMPIE NEL PROPRIO ANNIENTAMENTO. MANUEL GALLO “Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine.- [...] Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. [...] se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio, [...]» (Giovanni Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate)
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SCI-FI. DIVINAMENTE L'UOMO SI COMPIE NEL PROPRIO ANNIENTAMENTO

Jan 16, 2023

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Page 1: SCI-FI. DIVINAMENTE L'UOMO SI COMPIE NEL PROPRIO ANNIENTAMENTO

SCI-FI. DIVINAMENTE L'UOMO SI COMPIE NELPROPRIO ANNIENTAMENTO.

MANUEL GALLO

“Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né

immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano

artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti

prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che

sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti

nelle cose superiori che sono divine.- [...] Nell'uomo

nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni

vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli

cresceranno e daranno in lui i loro frutti. [...] se

sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima

celeste, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel

centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio,

[...]»(Giovanni Pico della Mirandola, Oratio de hominis dignitate)

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Da sempre l'uomo si è interrogato sulla propria natura in relazione alla natura, all'universo, a Dio.Anche gli artisti, dal Medioevo al Rinascimento, dall'Umanesimo all'Illuminismo han fatto un percorso di ricerca in questo campo.

Nella Genesi di Michelangelo già Dio si rivolge all'uomo alla sua altezza e con le sue sembianze.Un'equità di livello tra il Dio creatore e l'uomo rigeneratore di se stesso e della propria natura.

La fantascienza risponde mettendo l'uomo all'apice di una scala gerarchica che lo vede creatore di tecnologie per il proprio corpo, esseri robotici al proprio sevizio, esseri umani a dissetare la propria sete di onnipotenza. Una presunzione di onnipotenza umana accecante, punita dalla ribellione delle proprie creazioni. Già il Frankenstein del 1818, sulla base delle scoperta su”l'elettricità animale” di Galvani propone uno dei temi principali di tutta la fantascienza: la creazione che sfugge al controllo dell'uomo, la punizione dell'uomo che reo di superbia vuole equipararsi a Dio.

Il genere fantascientifico percorre un'indagine sull'uomo nel suo presente storico e lo proietta nel futuro. Cultura, politica, società, lo scrittore di fantascienza trae la sostanza della sua opera dal suo presente e la rielabora in un'anticipazione del futuro; così è stato in “Viaggio sulla luna”, “Ventimila leghe sotto i mari” e così sarà forse con Tomorrow Now di Bruce Sterling che ci da un'idea di come vivremo nei prossimi cinquant'anni.

Se per convenzione si certifica la nascita della fantascienza nel 1926, è però da ricercare molto più indietro l'inizio di “sentimenti” fantascientifici nell'uomo.I viaggi immaginari sulla Luna nel “Sominium” di Keplero risalgono già al 1634, e ancor più incredibile è il trattato di Bacon “La nuova Atlantide”, incredibile perché già anticipa molte invenzioni future; a Bensalem, l'isola immaginaria di Bacon, si desalinizza l'acqua, si costruiscono insetti, si sperimentano pozioni sugli animali. Una società totalmente tecnocratica.

La fantascienza nasce dentro l'uomo e per l'uomo, nel momento storico in cui l'uomo sente di doversi mettere in gioco, il bisogno di superarsi, per ritrovarsi infine a fronteggiare quel che lui stesso ha creato e che non è più in grado di controllare. La macchina, grande e veloce, contro il piccolo uomo nel suo stretto mondo.

Molti film trattano argomenti di macchine e Robot che cercano di diventare il più possibile umani a loro volta come ne L’uomo bicentenario di Chris Columbus; situazioni conflittuali di due forze che portano all'annientamento di uno dei due.L’uomo è debole, carente dice Kant, per sentirsi sicuro e capace di poter agire deve rivedere in altri le proprie mancanze, così da poter esser lui a primeggiare.

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La macchina è un'aiuto ma ancor più un simbolo e una dimostrazione di onnipotenza creativa dell'uomo che cade su se stesso nel momento in cui ne perde il controllo.

La Sci-Fi (termine anglosassone per Science Fiction) nasce nella debolezza politico-sociale, dove c'è bisogno di sostegno, lo si cerca nell'evoluzione uomo-tecnologia per tentare di dare risposte che i metodi razionali scientifici non trovano.

Ci sono quesiti che l’uomo continua a porsi, domande a cui tenta di dare risposte che non lo appagano mai fino in fondo, solo come giustificazioni del momento.

The Matrix

Il tema principale del film è l’opposizione tra realtà e apparenza, verità e menzogna , vita reale e sogno. Il nodo del dubbio sulla verità del mondo circostante continua a disturbare la mente Neo. In suo aiuto arriva Morpheus che comincia a svelargli la verità. E la verità è questa: che la verità noi non la conosciamo o per meglio dire, noi non ci siamo nella verità, non la abitiamo, non ne facciamo parte. Siamo collocati nel suo opposto, prigionieri di una realtà finta, viviamo in un’illusione che neanche conosciamo. Finché non prendiamo consapevolezza della finzione che ci è stata costruita intorno, ogni ricerca è vanaIl peggio è che molte volte la menzogna sembra vera realtà. Come venirne fuori? Come liberarsi della menzogna e così trovare la verità? Come uscire da Matrix e accedere al mondo reale?Ad aiutare il protagonista arriva Trinity, per uscire dalla menzogna bisogna non sapersi accontentare di ciò che si è già visto. Quello che occorre è il movimento: attività della mente, il dinamismo intellettuale, provare a creare nuove idee (spostamento di pensiero per crescere). Il movimento è una vera e propria disposizione interiore, della mente e del corpo. Chi è dotato di quest' agilità è capace di provare curiosità e riconoscere, con un’attiva ricerca, la menzogna e così arrivare alla salvezza.Il secondo passo per camminare verso la verità è la facoltà del dubbio, poter dubitare e quindi non dare tutto per scontato nel momento in cui ci viene presentato come reale. Attraverso il dubbio, il riconoscere d'incongruenze nella realtà fittizia si può cominciare a scorgere la chiara dimensione esistenziale. E’ il dubbio critico che aiuta la verità ad essere manifesta perché questo non è solo teoria ma pratica con ogni approccio quindi sensibile al nostro vivere.Ecco cosa Neo deve cominciare a sperimentare per ricominciare a rivivere. Quella che il protagonista ci presenta non è altro che la nostra realtà, non è altro che un mettere in scena i nostri stessi dubbi e in fin dei conti, tutti noi vorremmo un Morpheus in nostro aiuto.Scegliere di rimanere nella menzogna o cominciare la ricerca? Nel film viene resa visibile la scelta attraverso la decisione di prendere una delle due pillole: quella rossa, rende consapevoli della verità appena rivelata e così accettando tutto si può

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combattere per riavere libertà, verità e identità; mentre prendendo la pillola blu si ritornerebbe come automi nel mondo di Matrix. Una volta presa la pillola rossa Neo sa che il mondo reale è quello dove uomini e macchine sono in continua lotta ma adesso non è più questa verità che lo spaventa ma quella su se stesso: è davvero lui l’Eletto? Viene condotto dall’Oracolo, ma questo non gli svela il suo Sé ma piuttosto lo invita a cercarlo.Nel mondo di Matrix si chiama Thomas Anderson mentre nel nuovo mondo presentato si chiama Neo: ogni uomo in questo nostro mondo non sa chi è, non sa se è ciò che gli altri vedono o quello che lui stesso sa di essere. Ecco perché in ogni realtà viene presentato con nomi diversi, proprio per rendere percepibile questa divisione.Attraverso tutto il cammino Neo capisce però che lui è Neo e non Thomas: è lui che ha scelto quel nome mentre Anderson Thomas non è altro che un nome che altri gli avevano attribuito per renderlo uno come tanti.Se poi facciamo attenzione, potremmo riconoscere nel nome Neo l’anagramma di “One”, la parola inglese usata per dire “eletto”. Il nome scelto dallo stesso protagonista lo rende già attivo all’interno della sua vita proprio perché ha scelto di avere un’identità. Il momento di consapevolezza da Neo viene reso attraverso il combattimento a cui lui accetta con l’Agente Smith. Rivendica se stesso nel momento in cui si libera dalla presa dell’Agente facendo presa proprio sulla sia identità e ripetendo al suo avversario che si chiama Noe e non Anderson. Riesce ad allontanarlo ma l’Agente lo attacca di nuovo e uccidendolo. E’ in questo momento che interviene un’altra forza, a cui noi tutti attribuiamo molto valore nella nostra vita: l’amore vero e sincero.Trinity sussurrando nell’orecchio di Neo il suo amore e ripetendo che è proprio lui l’Eletto che tutti aspettavano lo riporta in vita.Ecco un altro nostro punto fisso: affermare non solo su noi stessi la nostra identità ma poter fidarci della persona amata, avere la sicurezza che lei ci sarà nei momenti più brutti, come se la sua presenza ci permettesse di star meglio o persino rivivere.Il mondo di Matrix richiama molte dottrine filosofiche come quella di Socrate, Platone, Cartesio Nietzsche e forse perfino Marx. I riferimenti all’interno della pellicola sono sia visuali che concettuali. Nella porta della cucina dell’Oracolo si può trovare la scritta “Conosci te stesso”, il motto dell’oracolo di Delfi, fatto proprio da Socrate: invita e riflessione in senso ontologico, verso l’uomo stesso , per cercare di capire chi davvero egli E’. la risposta di Socrate a questo concetto è che l’uomo non è il suo corpo, né l’unione di anima e corpo ma solo ed esclusivamente la sua anima. Il regno di Matrix non è altro che la caverna di Platone: in una caverna vivono incatenati degli uomini, rivolgono le spalle all’entrata della grotta, in modo da poter guardare solo le ombre proiettate così da scambiare tutto questo come realtà perché non conoscono la verità. Platone narra che se un uomo riuscisse a liberarsi e a uscire da questa caverna, essendo abituato al buio

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non saprebbe sostenere il peso della luce e ne sarebbe accecato. Questa cosa succede proprio a Neo appena uscito da Matrix:Neo:<< Mi fanno male gli occhi>>Morpheus:<< Perché non li hai mai usati>> Supponendo che un prigioniero riesca a liberarsi e vedere la verità, vorrebbe svelarla ai suoi compagni e tornando nella grotta per avvertirli non verrebbe preso sul serio. Questi, infatti, pur di non perdere le uniche certezze che hanno lo ucciderebbero. Gli uomini amano le loro sbarre, sono affezionati alle menzogne in cui sono imprigionati. Tuttavia come dicevo, in Matrix vi sono anche elementi della filosofia di Nietzsche: in primo luogo, in tutto il film non si fa mai riferimento a Dio, nè per chiedergli aiuto nè per lamentarsi della disastrosa condizione in cui é ridotta l'umanità: Dio non c'é; non é forse questo uno dei tanti aspetti di quel nichilismo, previsto in modo profetico dallo sfolgorante profeta del Superuomo, che avrebbe imperversato nell'era moderna? Viene sì profetizzata la venuta di un 'messia', di un salvatore: ma egli esula del tutto dalla sfera divina, è un uomo imbevuto di eroismo. Per l'uomo l'essenza suprema non é Dio, ma l'uomo stesso, Neo lotta per ridare la libertà a tutto il genere umano, sembra essere un al pari di Zarathustra di Nietzsche per le caratteristiche del superuomo che egli incarna: consapevole della propria superiorità, egli si realizza pienamente nella guerra condotta contro le intelligenze artificiali; cosciente della catastrofica situazione e della falsità del mondo, egli non risolve la propria volontà in un 'no' alla vita, ma in una piena accettazione degli eventi ( amor fati ), facendo prevalere ed estrinsecando la propria infinita volontà di potenza. Ma la filosofia che lascia più i suoi segni sul film è, a mio dire, quella di Marx : la rivolta della massa umana contro le macchine, può essere letta come la rivoluzione proletaria profetizzata dal filosofo comunista; il fatto stesso che tutti gli uomini siano schiavi e costretti a 'vendere' la loro forza lavoro generando un plusvalore per le macchine, può avere una singolare chiave di lettura: Marx era convinto dell'esistenza di una legge tendenziale di caduta del saggio di profitto , con la conseguente progressiva concentrazione del capitale in poche mani. E questo, a sua volta, forma, secondo Marx, un binomio inscindibile con l' immiserimento crescente degli operai : con l'avvento delle macchine, che possono sostituire il lavoro di molti operai, aumentano i disoccupati e, quindi, anche l'offerta di forza-lavoro sul mercato e anche per questo aspetto i salari tendono a diminuire: aumenta la povertà e il numero dei disoccupati, di conseguenza il capitalista può tenere più bassi i prezzi dei salari e guadagnarci di più. E in Matrix il processo descritto da Marx é giunto al culmine: tutta l'umanità é una massa di operai controllati dai macchinari. Non solo: l'uomo " diventa un semplice accessorio della macchina " lo troviamo scritto nel Manifesto del partito comunista e ciò che vediamo in Matrix, altro altro non è, che non il frutto estremo di ciò. La stessa accanita guerra che le macchine portano avanti contro Morpheus e Neo rievoca per molti aspetti la caccia

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spietata contro lo spettro del comunismo che viene delineata nell'incipit del Manifesto .Un altro concetto filosofico si ha con la presa di coscienza di Neo proprio quando rivendica la sua identità: Cartesio con il suo cogito ergo sum non solo rivela che io esisto ma dice anche che cosa sono io che esisto, cioè res cogitans, sostanza spirituale.

Blade Runner

Blade Runner è un’immagine futuristica e introspettiva del rapporto tra l’intelligenza artificiale e l’uomo, di come l'uomo determini le forme ed i limiti della prima, ne patisca le conseguenze. La forma post-apocalittica del film, rivela un giudizio certamente negativo. Negativo perché la vittima del decadimento è proprio l’uomo: Rick Deckard (Harrison Ford – già visto in ruoli fantascientifici nella notissima saga Guerre Stellari), costretto a rimediare agli errori dei propri simili, i quali hanno creato l’ultima generazione di androidi, i quasi perfetti Nexus 6, quasi perchè possono vivere solo 4 anni e diventano il motivo della rivolta,l'apocalisse della razza umana è auto-procurata. L’introspezione del protagonista, mostra limiti ambivalenti: degli uomini (la paura di essere circondati da creature perfettissime che ne sostituiranno il ruolo su una Terra ormai votata al cyberpunk), e delle macchine (il dramma degli androidi, consci della loro condanna a non permanere in eterno, ancora più dolorosa nella consapevolezza di essere perfetti), dolore reso memorabile dalla scena finale del film, nella quale non è ancora l’uomo a prevalere, ma il solo destino, quando l’alieno capostipite Roy Batty dà l’ultima lezione di superiorità all’uomo nel momento dell’agonia: “Io ne ho viste cose che voi umani non potete neanche immaginare, navi in fiamme al largo dei bastioni di Orione e i raggi gamma B balenare nel buio presso le porte di Tannhauser e tutti quei momenti andranno persi nel tempo come lacrime nella pioggia, Ë tempo di morire.”Se pensiamo un attimo a queste parole e ci accorgeremo come ci sembrano,nel loro insieme e non nel caso specifico, molto vicine a noi: la maggior parte degli uomini nel momento di morte crede di aver visto piu degli altri, crede che solo lui sa cose che altri non potranno mai sapere, e per un certo verso è proprio cosi perché la soggettività di ogni individuo lo rende unico e speciale nella sua esistenza.E’ un androide che parla ma è come se ogni essere umano si ritrovasse li al suo posto: disilluso, accettando la fine ma soprattutto è posto con disincanto. Nella morte svanisce tutto, i dolori e i momenti piu felici non sono diversi: tutti svaniscono in quell’attimo proprio come le lacrime nella pioggia.Lo scopo del regista, è quello di confondere lo spettatore, di creare un’atmosfera onirica, caratteristica della cinematografia cyberpunk, nella quale la differenza tra l’uomo ed il suo clone diviene imprecisabile, indistinguibile, dolorosamente necessaria

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ma introvabile e pertanto inconsciamente inquietante. Lo spettatore è immediatamente spiazzato dal regista, il quale fa esordire i suoi androidi-marionette in un teatro nel quale la differenza tra il naturale e l’androide è vista nella capacità di provare emozioni.In questo il robot è solo una figurazione per l’uomo stesso che si sente insicuro in questo mondo. La vicenda dei Replicanti è solo un pretesto per poter parlare del problema umano per eccellenza: rimanere in vita per un lasso di tempo fuggevole e limitato. Ecco perché si raffigurano gli androidi come <<schiavi>> : lui stesso è <<schiavo>> di quel destino che finisce in una sola direzione. Questa è la strada che l’uomo deve percorrere e così loro nel film passo dopo passo la seguono.Alla morte non si può sfuggire ma si può pensare di cambiare il proprio modo di intendere la vita e quindi di vivere: non bisogna basarsi sulla morte ma sulla vita che la precede ogni giorno.

<<Io non so perché mi salvò la vita. Forse in quegli ultimimomenti amava la vita più di quanto l’avesse mai amata. Non solo

la sua vita: la vita di chiunque, la mia vita. Tutto ciò chevolevano, erano le stesse risposte che noi tutti vogliamo: da dovevengo, dove vado, quanto mi resta ancora. Non ho potuto far altro

che restar lì e guardarlo morire>>

Le macchine intelligenti, o androidi, si umanizzano e risultano fisicamente indistinguibili dagli esseri umani, alcuni di loro si comportano da criminali, le unità Blade Runner della polizia devono individuarli ed eliminarli. Per riconoscere gli androidi dagli uomini veri e propri, la polizia sottopone i sospetti ad un test, detto Voitkampf, che risulta una versione del test di Turing: quelli che non lo superano sono eliminati. A sottolineare il bisogno di supremazia umana, gli androidi del film sono imitazioni imperfette degli uomini sul piano mentale, giacché le loro risposte possono essere distinte da quelle degli esseri umani.