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  ALIMENTARI MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE E FORESTALI Schede tecniche di apicultura Reg. CE n. 1234/2007 annualità 2010/2011  Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dell’apicolt ura - sotto Azione A3  Azione di comunicazione Laore Sardegna - Agenzia regionale per lo sviluppo in agricoltura Dipartimento per le produzioni zootecniche - via Caprera n. 8, Cagliari www.sardegnaagricoltura.it REGIONE  AUTONOMA DELLA SARDEGNA 
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Schede Tecniche Di Apicoltura Regione Sardegna

Oct 07, 2015

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  • ALIMENTARI

    MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE

    E FORESTALI

    Schede tecniche di apicultura

    Reg. CE n. 1234/2007 annualit 2010/2011

    Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della

    commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3

    Azione di comunicazione

    Laore Sardegna - Agenzia regionale per lo sviluppo in agricoltura

    Dipartimento per le produzioni zootecniche - via Caprera n. 8, Cagliari

    www.sardegnaagricoltura.it

    REGIONE

    AUTONOMA

    DELLA SARDEGNA

  • Ministero delle Politiche Agricole,Alimentari e Forestali

    ComunitEuropea

    Schede tecniche di apiculturaA cura di Marco Piu

    Marco Piu - testi, foto e coordinamento generaleAntonio Cossu - fotografie, grafica e prestampa, testi

    Massimo Licini - fotografie e testi Gavino Carta - fotografie

    Collaboratori: Sebastiano Muzzu, Rita Murgia, Andrea CarcangiuHa collaborato gratuitamente per limpaginazione: Francesca Menozzi

    Laore Sardegna - Servizio Produzioni Zootecniche

    Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3

    Azione di comunicazione

  • Introduzione Questo manuale, strutturato secondo la tipologia delle schede mobili illustrate, stato concepito nell'inten-to di fornire agli apicultori un agile strumento tecnico di consultazione.Ciascuna scheda, frutto dell'esperienza dei tecnici apistici dell'Agenzia LAORE Sardegna, cerca di analizza-re, in modo monografico, ma sintetico, aspetti specifici e singole operazioni che gli apicultori svolgonocomunemente nei propri apiari, descrivendone le pi appropriate modalit di esecuzione.Realizzato dalla stessa agenzia in attuazione dei differenti Programmi Apistici Regionali che, in applicazionedel Reg. CE n 797/2004 - Azioni dirette a migliorare le condizioni della produzione e della commercializ-zazione dei prodotti dell'apicoltura, si sono succeduti a partire dal 2007, viene ora aggiornato ed integrato. Alle schede si accompagna un glossario, ove vengono riportati i necessari approfondimenti per tutti colo-ro che ritengono non sufficienti le informazioni riportate nelle singole schede. Un'ultima precisazione: si preferito avvalersi, del termine di apicultura, anche se oramai desueto, con l'in-tenzione di evidenziare come l'allevamento delle api sia un arte (antica) e non una comune pratica agro-nomica.

    Ministero delle Politiche Agricole,Alimentari e Forestali

    ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura

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    ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura

    IndiceIntroduzioneIndice

    1 Larnia2 Montaggio dei fogli cerei3 L'apiario - la scelta della postazione4 L'apiario - la disposizione degli alveari5 Le caste e la colonia - gli stadi preimaginali6 Le caste e la colonia colonia - gli stadi imaginali7 I segnali dell'alveare - losservazione del nido e della colonia8 I segnali dell'alveare - l'osservazione esterna dell'alveare9 Laffumicatore - il caricamento ed il suo corretto utilizzo

    10 Lalimentazione delle api - la nutrizione zuccherina11 Il controllo dellalveare - linvernamento e lo sviluppo invernale12 Il controllo dellalveare - laggiunta dei fogli cerei13 Il rinforzo dellalveare - il trasferimento di favi e di api adulte14 Laggiunta dei melari15 La sciamatura - le cause predisponenti16 La sciamatura - la prevenzione17 La sciamatura - la divisione18 La sciamatura - linarniamento dello sciame19 La sciamatura - il contesto della colonia sciamata20 La sciamatura - la manipolazione della famiglia di origine21 La sciamatura - la sostituzione precoce della regina (tecnica del nucleo)22 La sciamatura artificiale - la produzione sciami col metodo classico23 La sciamatura artificiale - la produzione di sciami da doppio melario24 I pacchi d'api - le tecniche di produzione25 I pacchi d'api - le tecniche di utilizzo26 La produzione di regine - il metodo semi intensivo 27 La produzione di regine - il metodo intensivo e lallestimento dello starter28 La produzione di regine - la preparazione e luso dei cupolini29 La produzione di regine - la preparazione al traslarvo e linnesto dei cupo-

    lini30 La produzione di regine - la preparazione al traslarvo - i favi e il laboratorio

    31 La produzione di regine - il traslarvo32 La produzione di regine - dal traslarvo alla cella reale matura33 La produzione di regine - la fecondazione e le stazioni di feconda

    zione.34 La produzione di regine - i nuclei di fecondazione - i baby nuclei 35 La produzione di regine - i nuclei di fecondazione - prendisciame e

    simili 36 La nosemiasi - diagnosi e cura37 La peste americana - eziologia, sintomatologia e diffusione38 La peste europea - eziologia, sintomatologia e diffusione39 La varroatosi - il monitoraggio40 La varroatosi - i trattamenti artigianali a base di timolo41 La varroatosi - i trattamenti con lApiguard42 La varroatosi - i trattamenti con lApistan43 La varroatosi - i trattamenti con lacido lattico44 La varroatosi - i trattamenti con lacido ossalico in soluzione45 La varroatosi - i trattamenti con lacido ossalico sublimato46 Il blocco di covata - limpiego delle gabbiette comuni e cinesi 47 Il blocco di covata - limpiego delle gabbiette Var control e Scalvini48 La varroa destructor - ciclo ed efficacia dei trattamenti49 La senotainia tricuspis50 La tarma della cera - Galleria melonellla e Achroia grisella51 La cura della colonia - il trattamento dellorfanit52 La sostituzione della regina - linserimento con la tecnica della

    gabbietta53 La sostituzione della regina - linserimento con la tecnica del

    nucleo54 La marcatura della regina55 Letichettatura dei prodotti dellalveare56 Glossario62 Bibliografia

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    ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura

    Fra api e allevatore si instaurata, sin da tempo remoto, una sorta di simbiosi: l'uomo sottrae allacolonia parte del suo raccolto ed in cambio le fornisce cure, preoccupandosi del suo benessere efornendo alle api una "dimora" adeguata.Le arnie, attualmente in uso, si distinguono profondamente da quelle impiegate nel passato.Queste ultime, non rispondendo a canoni di razionalit, vengono oggi chiamate arnie villiche obugni, al fine di distinguerle da quelle di pi recente impiego: le arnie razionali.Storicamente possiamo distinguere due tipi di arnie villiche:- a tronco cavo verticale (fra le quali possibile annoverare il classico bugno sardo di sughero);- a tronco cavo orizzontale (com'era, ed ancora , l'arnia villica siciliana, realizzata con stecche diferula).Tutte le arnie rustiche, pur trasportabili secondo diversi accorgimenti, sono comunque caratteriz-zate dall'immobilit dei favi.Questa caratteristica il motivo per il quale operazioni oggi assai semplici, (come, ad esempio, l'e-strazione del miele), nel passato comportavano l'apicidio, cio la distruzione della famiglia d'api.L'introduzione nel nostro Paese della Varroa destructor e l'impossibilit di un controllo approfondi-to dei favi (e quindi dello stato sanitario della colonia) sono state per le ragioni fondamentali chehanno portato alla pressoch totale scomparsa delle arnie villiche.L'arnia razionale utilizzata oggi, pur nelle differenti tipologie, deriva dal modello creato in Americanel 1851 dal reverendo Lorenzo Lorraine Langstroth. Questo modello, successivamente modificato nel 1859 prima da Charles Dadant e quindi da Blatt,si diffuse in America a partire del 1861. Nel nostro Paese, dal modello "Dadant-Blatt", nel 1932 venne standardizzata l'arnia italiana, l'arniaItalica-Carlini, tuttora utilizzata. Inizialmente il nido, a pianta quadrata, conteneva 12 favi che pote-vano essere disposti sia longitudinalmente all'ingresso (a favo freddo), sia trasversalmente (a favocaldo). L'arnia da nomadismo a dieci telaini, ovviamente solo a favo freddo, attualmente la sola impie-gata nella moderna apicultura.

    Larnia

    33 Nelle arnie razionali i favi sonocostruiti dalle api all'interno di particolari"cornici mobili" comunemente chiamate"telai" o "telaini". Questi possono esserefacilmente estratti dall'arnia, rendendocos possibile, da parte dell'apicultore ilcontrollo dei favi in essi contenuti.

    22 L'arnia razionale, al contrariodi quella villica, permette trasferimentipi facili (alla ricerca di fonti nettarifereabbondanti), il controllo completo dellostato della famiglia e, soprattutto, diadeguare gli spazi interni alle realiesigenze della colonia. Infatti, nelle arnierazionali possibile aggiungere osottrarre favi in base alla forza dellacolonia e quindi al numero di api che lacompongono.

    Per fare in modo che le apicostruiscano i loro favi esattamenteall'interno dei telai, l'apicultore provvede asaldarvi un foglio cereo che reca stampatele impronte delle cellette. Le apiprovvedono a completare la costruzionedei favi, edificando, su entrambi i lati delfoglio cereo, le loro cellette. In questomodo anche possibile far costruire alleapi celle con dimensioni adatte adaccogliere la sola covata femminile.

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    Nel bugno di sughero, al pari ditutte le altre tipologie di arnie villiche, lafamiglia costruisce naturalmente i proprifavi, saldandoli sia al tetto che alle pareti.Tali favi, che contengono miele, covatao polline, possono essere estratti solostaccandoli dalle pareti del bugno, conl'impossibilit, per, di riposizionarli. Perquesto motivo, nelle arnie villiche impossibile effettuare anche le pibanali operazioni apistiche quali peresempio il controllo sanitario.

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    Schede tecniche di apicultura

    Particolare importanza assume la distanza che vi deve essere fra telaio e telaio (e quindi tra i favi) e fra l'ultimotelaio e la parete dell'arnia. Occorreconsiderare che le api edificano i lorofavi, facendo in modo tale da lasciarepassaggi delle dimensioni di 7-9millimetri. In presenza di dimensioniinferiori, esse tendono ad isolare ochiudere questi spazi con ponti di cerao con propoli. Pertanto occorre garan-tire la distanza di circa 14-18 millimetrifra i favi e di 7-9 millimetri.fra favo eparete dell'arnia.

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    La camera inferiore dell'arnia deputata ad accogliere favi di covataed pertanto comunemente chiamatanido. Le sue dimensioni in lunghezza(antero - posteriori) sono fisse essendolegate alla lunghezza dei telai. Al contrario, la larghezza funzione delnumero di telai da nido che deveaccogliere. L arnia pi diffusa quellaimpiegabile anche per il nomadismo:essa contiene 10 telaini, ed larga 385millimetri.

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    Le arnie di ultima generazione, dispongono di un fondo in rete metallicache, fornendo comunque un supportoalle api, permette il passaggio delle varroe,cadute accidentalmente o a seguito ditrattamenti terapici. Nel caso, questeultime possono essere raccolte e contatemediante l'uso di specifici vassoi, daposizionare al di sotto della rete stessa. Il fondo in rete offre inoltre il vantaggio diuna migliore aerazione dell'arnia.

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    Per meglio garantire la correttadistanza tra i telai possibile fissarenell'arnia degli appositi distanziatori dilamierino zincato. I distanziatori per ilnido consentono di accogliere 10 telai,mentre quelli specifici per il melariosono realizzati per un numero inferioredi favi, generalmente 8 o 9. Questo perfare in modo che i favi da melariopossano risultare pi profondi e, quindi,pi facilmente disopercolabili in fase dismielatura.

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    Il melario il corpo che si sovrapponeal nido. Ospita i favi deputati alla raccolta del miele; tali favi non dovrebbero mai essereinteressati dalla ovideposizione della regina.Affinch i favi non cedano sotto il peso delmiele maturo, i telai da melario hannoun'altezza di poco superiore alla met deitelai da nido. Pur stabilita da unaconvenzione internazionale, tale altezza piuttosto variabile. Occorre pertanto verificarela compatibilit delle dimensioni tra melario etelai qualora si acquistino da differenti casecostruttrici.(Vedi glossario alla voce melario.)

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    La soffitta, detta anche coprifavo,chiude superiormente l'arnia. In essapu essere realizzato un foro circolare,utile per liserimento del nutritore atazza. Questo foro viene generalmentechiuso da un apposito "disco a quattroposizioni": tutta apertura, tutta chiusura,aerazione, escludiregina. L'arnia chiusa dal tetto, realizzato in legno egeneralmente rivestito di lamierinozincato.

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    Schede tecniche di apicultura Larnia

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    L'inserimento dei fogli cerei nei telaini una delle operazione alle quali, spesso, i principianti dedica-no meno attenzione. Occorre invece considerare che un foglio cereo non fissato correttamente dorigine a favi mal costruiti e fragili, inidonei ad accogliere sia il polline ed il miele, sia la covata.

    Montaggio dei fogli cerei

    22 I fogli cerei sono di due tipi.Il foglio cereo laminato, ottenuto impri-mendo a freddo le impronte delle cellettesu una lamina di cera, si manipola facil-mente, ma non molto gradito alle api.Al contrario, il foglio cereo fuso assaifragile, ma, in virt della sua elevata poro-sit, viene lavorato facilmente. Operandoa temperature inferiori ai 18C, racco-mandabile scaldare la confezione dei foglifusi prima del loro uso. Ci favorisce laloro manipolazione.

    11 Per l'inserimento del foglio cereo nel telaio si utilizza del fil di ferro, stagna-to o di acciaio inox, del diametro di circa0,5 millimetri. Qualora si utilizzi l'armaturadi tipo verticale a 6 fili, per un telaino danido occorrono circa 3 grammi di filo,mentre per un telaino da melario neoccorrono circa 2,2. Considerandol'impiego di rocchetti da 1 chilo, ciascunrocchetto sufficiente per armarerispettivamente 330 telaini da nido o 450da melario (vedi glossario).

    L'armatura comunemente utilizzataper il fissaggio del foglio cereo nel telaio quella a 6 fili verticali. La distanza fraciascuno dei 2 fili esterni e la faccia inter-na del montante del telai non deve su-perare i 25 millimetri. I 4 fili interni devo-no essere posti alla stessa distanza: 63-66millimetri. Tale misura si ricava dividendoper 5 la distanza compresa fra i due filiestremi. Per il corretto inserimento delfoglio cereo, i fili devono trovarsi sullostesso piano.

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    55 L'armatura di tipo misto indicataove si debbano smelare spesso i favi danido. L'inserimento dei fogli cerei conl'uso del trasformatore, costituisce perun problema. Infatti il numero notevole diponti elettrici che si possono venire acreare, rende spesso necessario inseriresingolarmente piccoli tratti di filo. Occorrecomunque considerare che i telai prefo-rati, normalmente reperibili in commercio,sono predisposti per l'armatura a 6 fili inverticale.

    44Esistono altri tipi di armature:a fili orizzontali, a fili obliqui o di tipo misto.Per larmatura a fili orizzontali, occorredisporre di telaini scanalati superiormente,in modo da potervi inserire il bordo lungosuperiore del foglio cereo. Questo evitache, una volta inserito nell'alveare, il fogliocereo possa ripiegarsi a libro per tutta lasua lunghezza, andando ad appoggiarsiad uno dei due favi limitrofi. In questo casole api salderebbero la nuova costruzione alfavo, rendendone impossibile l'estrazione.

    Una volta steso il filo, il capo liberoviene fissato al telaio con tre o quattogiri attorno a un chiodino, preferibilmen-te a testa larga. Fatto questo, il filo vienetirato (non eccessivamente) in modouniforme, affinch sia bene steso. Infine,prima di tagliarlo, viene assicuratoall'altra estremit con un secondochiodino.

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    Schede tecniche di apicultura Montaggio dei fogli cerei

    Prima di inserire il foglio cereo,si ondula leggermente il filo utilizzando lozigrinatore. Si accostano sul filo le duetestine dentate e, operando una leggerapressione, si scorre lo zigrinatore lungotutto il filo. L'ondulazione ottenutadetermina una maggiore tensione del filoe una maggiore superficie di contatto conla cera, consolidando la tenuta del foglio. Si limitano cos i rischi di cedimento dei favisopratutto quando questi sono moltocarichi di miele.

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    Per l'inserimento del foglio, il telainoviene poggiato su un apposito piano chepermette di verificare che non sia svirgo-lato e che i suoi lati siano a 90. Qualora iltelaino sia svirgolato, i favi costruiti sitroveranno molto pi vicini ai favi attigui,con il rischio che le api li saldino o non necompletino la costruzione. Lo stessoavviene se i lati del telaino si trovano ameno di 7 millimetri dalla parete dell'arnia.In questo caso succede facilmente che leapi propolizzino il passaggio, rendendocomplicata l'estrazione del telaio stesso.

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    Il foglio viene adagiato sui fili,facendo attenzione che sia perfettamentecentrato. preferibile che la distanza fra ilfoglio e il lato interno del telaino sia infe-riore ai 5 millimetri. In questo modo le apisaldano il favo ai lati del telaio, conferen-dogli maggiore solidit. Ci evita ancheche, in fase di sciamatura, le api possanocostruire celle reali sui lati del favo. Perevitare la costruzione di celle reali nelleparte sottostante del favo, taluni apicultoriaccostano il foglio alla traversa inferiore.

    Per fissare il foglio cereo,il filo viene riscaldato mediante luso ditrasformatori elettrici da 12 o 24 V. Ilpassaggio della corrente provoca illento riscaldamento, del filo inglobando-lo nel foglio in pochi secondi. Cessato ilflusso di corrente, la cera solidifica e sisalda perfettamente al filo. Luso di unabatteria dauto assolutamentesconsigliato poich lelevato amperag-gio provoca un rapido ed eccessivoriscaldamento del filo impedendoneuna omogenea penetrazione nel foglio.

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    Per un risultato ottimale preferibile fissare uno spinotto elettrico altelaino, tenendo l'altro in mano. Avereuna mano libera permette all'operatoredi fare pressione sulle parti del fogliocereo che non risultano perfettamenteappoggiate sul filo. Questo consente unperfetto fissaggio del filo al foglio. A lavoro finito, il filo deve risultareannegato nella cera, per tutta la sualunghezza.

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    99Se non si opera correttamente,spesso le operaie operaie "rosicchiano" lacera intorno al filo.rendendo inutile lacostruzione del favo. Qualora ne venga comunquecompletata la costruzione, nelle celletteove il filo fuoriesce dal fondo.la regina evita di deporre.

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    noto che le bottinatrici possono compiere voli anche molto lunghi, fino a raggiungere la distan-za di 3 chilometri. per chiaro che un tragitto di tale lunghezza, per una raccolta di pochi milli-grammi di nettare, avrebbe un bilancio energetico scarsamente positivo. Al contrario, potendo dis-porre di una fonte alimentare pi vicina, per l'ape sarebbe possibile, nella stessa unit di tempo,compiere pi voli, arrivando a raccogliere pi nettare con lo stesso dispendio di energia. Per que-sto motivo, l'analisi floristica del territorio ove impiantare un apiario di vitale importanza, soprat-tutto nel caso di aziende stanziali. In questo caso occorre che le fioriture siano abbondanti e bendistribuite in tutte le stagioni dell'anno. Lo stesso avviene per la raccolta dell'acqua e del propoli(vedi glossario). La prima indispensabile per diluire il miele e liquefare quello cristallizzato, perregolare la temperatura dell'alveare e per l'allevamento della covata; il secondo per chiudere leaperture dell'alveare in funzione delle esigenze di termoregolazione, per la disinfezione delle cel-lette e per imbalsamare gli animali che, uccisi dalle api all'interno dell'alveare, non possono essereallontanati.Nella scelta della localizzazione dell'apiario, necessario valutare la presenza e la distanza di altriapiari presenti nella stessa zona. Devono essere considerati sia quelli stanziali, sia quelli nomadi.Questi ultimi, anche se solo per brevi periodi all'anno, possono comunque interferire in modonegativo sulla produzione.Nel caso di zone con forti declivi, buona norma posizionare gli alveari verso i fondi valle, in modotale che l'ape possa compiere i viaggi di ritorno (a pieno carico) in discesa. In queste situazionioccorre per valutare possibili fenomeni di inversione termica notturna, fenomeni che possonodare origine a gelate. Indipendentemente dalle situazioni orografiche generali, si deve valutareattentamente il microclima della zona scelta. sempre bene evitare situazioni ove siano frequentile inversioni termiche notturne e le zone dove spesso si ha la formazione di nebbie.Considerata la propensione delle api a bottinare sostanze zuccherine, necessario evitare di dis-locare gli apiari nelle vicinanze di industrie o laboratori artigianali che lavorino queste sostanze(zuccherifici, torronifici, cantine vinicole, ecc.). Devono essere sempre rispettate le disposizioni legis-lative vigenti (vedi glossario), sia generali che locali: leggi regionali, ordinanze, ecc.Infine, sebbene la ricerca non abbia ancora fornito risultati concordi circa l'azione che i campi elet-tromagnetici possono avere nei confronti delle api, sia per quanto attiene il loro orientamento chela loro vitalit, appare opportuno evitare di posizionare gli alveari in prossimit di elettrodotti e gros-si impianti di telecomunicazione.

    la scelta della postazione

    33 Le arnie devono essere rialzate daterra di circa 20 centimetri. Il passaggio dell'aria evita il ristagno dell'umidit ed il conse-guente precoce degrado del fondo inlegno. Come basamenti possono essereusati sia dei pali prefabbricati di cementoarmato, sia leggere putrelle di ferro poggia-te su blocchetti. La distanza tra di esse nondeve superare i 35-40 centimetri, al fine diben supportare le arnie. importante chele arnie siano a livello, poich la diffusionedel fondo in rete permette lallontanamentodellumidit in eccesso.

    11 Le arnie devono essere coloratein modo da rendere l'apiario il pivivace possibile. Questo fa s che sia laregina (al rientro dal volo di fecondazio-ne), sia le bottinatrici possano ritrovarefacilmente il proprio alveare, senzapossibilit di errore, limitando almassimo la deriva (vedi glossario).I colori devono essere quelli riconosciutidalle api: il bianco, il giallo, il verde elazzurro in tutte le loro tonalit. Le api,invece, non distinguono il rosso.

    Occorre evitare le zone ventose.Sia perch sufficiente un vento convelocit oraria di 25-30 chilometri perdimezzare l'attivit di un alveare, sia per iproblemi legati alla sua azione distruttiva.In caso di vento eccessivo, gli apicultorisono obbligati ad assicurare le arnie alterreno con mezzi che spesso neostacolano il loro controllo. Occorreinfine considerare l'azione negativa cheil vento ha sulla secrezione nettariferadelle differenti specie vegetali.

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    Lapiario22 Sul frontalino possibile aggiungeredei segni (anch'essi trascritti con colori

    vivaci) in modo da offrire un altro segnodi orientamento alle bottinatrici. Nellestazioni di fecondazione le arnievengono pitturate anche con pi colorie con pi segni, per evitare che leregine possano rientrare in un altroalveare. In questo caso, infatti,verrebbero subito soppresse.

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    Schede tecniche di apicultura Lapiario - la scelta della postazione

    La presenza di alberi non indicata.Infatti le colonie allevate all'ombra, soprattutto du-rante la stagione invernale, stentano: hanno mag-giori problemi di termoregolazione e l'ombra inibi-sce il volo delle bottinatrici. Anche il lavoro dell'api-cultore viene ostacolato: pi difficile osservare leapi e distinguere la covata. Per ci bene evitare learee intensamente boscate. Occorre anche consi-derare il fastidio che spesso possono procurare lebasse alberature.

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    Gli alveari devono essere espostinel quadrante compreso fra l'est ed il sud.Questo orientamento facilita l'insolazione delpredellino di volo, favorendo il riscaldamentodella colonia e, pertanto, l'attivit dellebottinatrici. Tanto prima la parte anterioredelll'arnia viene raggiunta dal sole, tanto primale api riprendono la loro attivit.

    Nel caso che le arnie siano collocate su superfici in pendenza, indispensabile chel'orientamento di questi declivi sia a sud.Questa situazione favorisce il riscaldamentodella superficie terrestre, intervenendopositivamente sul microclima degli alveari.

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    La dotazione di acqua in recipientidislocati fra gli alveari assume un'importanzavitale, quando le api non possono disporre difonti naturali. Non necessario che l'acquasia fresca e pura, poich spesso le apimanifestano preferenza proprio per l'acquastagnante, pi ricca di sali minerali.

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    L'apiario deve essere facilmenteaccessibile. Le colonie devono essere visitatetutto l'anno e con qualunque tempo. Anchela movimentazione del materiale apisticononch quella dei melari (sia vuoti che pieni),richiede che i mezzi di trasporto possanoraggiungere facilmente le postazioni.

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    Occorre evitare le aree inquinatee quelle ove si fa largo impiego di fitofarmaci.Questo evita il possibile inquinamento delmiele con metalli pesanti e molecoleestranee, ma soprattutto scongiura il rischiodi mortalit delle api che, nelle aree agricoleintensive, un fatto tuttaltro che sporadico.

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    Occorre evitare le aree umide.Un livello elevato di umidit non permettealle api di mantenere una buona tempera-tura all'interno dell'arnia. Inoltre, l'umiditfavorisce lo sviluppo di muffe e di patologiead essa legate: la covata calcificata e pietrifi-cata (vedi glossario: micosi). Si devono per-tanto evitare zone con ristagni idrici o vicinea corsi d'acqua. Questo valutando anchel'eventualit di possibili alluvioni.

    I rumori, ma soprattutto le vibrazioni,infastidiscono le api che, spesso, reagisconoin modo aggressivo. Per questo meglioevitare zone ove vengono eseguite frequentilavorazioni del terreno. bene che l'apicul-tore, o l'operatore agricolo, ove dovessecompiere lavorazioni meccaniche inprossimit dell'alveare, prenda le dovuteprecauzioni indossando mezzi di protezione.

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    Con il termine di apiario o di postazione, si suole indicare l'insieme degli alveari disposti l'uno accan-to all'altro. La scelta di come disporli sul campo varia in funzione di fattori assai differenti.Innanzitutto occorre considerare se l'allevamento deve essere di tipo stanziale o se esso deve pre-vedere la transumanza, al fine di sfruttare un numero maggiore di fioriture. In questo caso occor-re ancora valutare il livello di meccanizzazione che si intende adottare. Infatti il caricamento e loscaricamento degli alveari pu essere manuale o, come avviene per i grossi allevamenti la movi-mentazione delle colonie pu essere parzialmente o interamente meccanizzata.Ovviamente questa seconda ipotesi tende a privilegiare la facilit di trasporto piuttosto che quellarelativa alla visita delle famiglie.In postazioni stanziali, le scelte sono dettate in primo luogo dalla morfologia del terreno e dallo spa-zio disponibile.Ove le arnie siano disposte su pi file, queste devono essere possibilmente distanziate di almeno 3metri e mezzo o 4, in modo tale che l'operatore, intento nei controlli, non sia di ostacolo al volodelle api che si sollevano dagli alveari situati nella fila posta immediatamente dietro evitando cosche queste possano innervosirsi e divenire aggressive.Anche sulla fila, ove possibile, le arnie dovrebbero mantenere una distanza tale da permettere all'o-peratore di posare agevolmente fra di esse i telaini estratti durante il controllo o di effettuare como-damente una divisione della colonia per far fronte ad un principio di andata a sciame. Una mag-giore distanza fra le arnie offre anche altri vantaggi: limitare la deriva (vedi glossario) fra gli alvearied indirizzare la regina al ritorno dal suo volo di fecondazione. Infatti, mentre le api bottinatrici,quantunque non appartenenti alla colonia, vengono comunque bene accolte, le regine, qualora,al loro ritorno, sbaglino alveare, vengono immediatamente eliminate.Ove le postazioni siano formate da un gran numero di alveari, indispensabile conservare (o,eventualmente inserire) elementi del paesaggio che servano da orientamento.Al contrario, qualora l'azienda pratichi una intensa attivit di nomadismo con un elevato grado dimeccanizzazione, gli alveari vengono posizionati uno accanto all'altro su pallet, non tenendoconto delle difficolt operative che possono derivare da questa disposizione: ad esempio, l'ag-giunta dei melari i quali, vengono a trovarsi l'uno attaccato all'altro.In queste situazioni, la disposizione sul campo degli alveari determinata prioritariamente dallanecessit di mobilit fra i pallet da parte dei mezzi meccanici impiegati per il carico e lo scarico deglialveari.

    la disposizione degli alveari

    33 La disposizione migliore per le api quella che prevede il posizionamentoisolato degli alveari. Posizionandoli acirca 2 metri l'uno dall'altro sulla fila edistanziando le file di 3-3,5 metri, oltreche prevenire la deriva, si permetteall'apicultore di operare agevolmente,anche nel caso si impieghino dei mezzimeccanici.

    11 Le arnie devono essere sistemateperfettamente in piano rispetto alproprio asse trasversale. Una forteinclinazione farebbe s che i telaini nonsiano perfettamente paralleli alle paretidellarnia. Di conseguenza verrebbecompromessa la giusta distanza fra i favilaterali e le pareti dellarnia.

    Lallineamento su fila unica,ove le condizioni lo rendano possibile, quello prevalentemente preferito. Infatti possibile svolgere tutte le operazionisenza interferire con il volo delle api.Ovviamente possibile, in funzione deisupporti disponibili, posizionare glialveari in gruppi da 3 a 5 unit,distanziando opportunamente unsupporto dall'altro.

    44

    Lapiario22 In questa situazione le apitendono ad assottigliare il favo troppo

    vicino al fianco e ad ingrossare quellosul lato opposto. Spesso avviene che,nello spazio che si viene a creare fra ilfianco ed il favo limitrofo, le api riescanoa costruire un favo supplementare,rendendo complicata l'estrazione deltelaino e, quindi, il controllo dellacolonia.

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    Schede tecniche di apicultura Lapiario - la disposizione degli alveari

    Ove lo sviluppo in larghezzadelle parcelle non lo permetta, gli alvearivengono disposti su pi file parallele. Questasistemazione non certamente ottimale, nonessendo in grado di limitare il fenomeno delladeriva. Inoltre questa disposizione richiede unadistanza fra le file non inferiore ai 3,5 metri alfine di rendere agevole il controllo deglialveari.

    55

    La collocazione a ranghi successivipermette di disporre le arnie su pi file,creando per degli spazi fra gruppi di alvearidisposti sulla stessa fila. In questa situazioneviene limitato il disturbo generato dall'apicul-tore sugli alveari posti immediatamente dietro.Questi spazi possono anche essere impiegatiper il collocamento di altri alveari, nel caso didivisioni per la prevenzione della sciamatura.

    66

    La sistemazione a quadrilateropermette un buon orientamento delle api, dicontrastare la deriva ed adeguati spazi opera-tivi per l'apicultore. Per contro, alcuni alvearisoffrono un'esposizione non ottimale, trovan-dosi orientati a nord o ad ovest. Per questomotivo un modello di disposizione che puessere impiegato in areali pianeggianti, carat-terizzati da clima caldo e secco. assai adattaper le stazioni di fecondazione.

    77

    La disposizione a semicerchioviene impiegata molto in parcelle con buonsviluppo in larghezza. Permette un discretoorientamento delle colonie ed una ottimaleoperativit dell'allevatore che si trova a con-trollare gli alveari senza interferire con il volodelle api. Si pu optare verso questa soluzio-ne quanto possibile orientare i semicerchiverso sud.

    88

    La disposizione su pallet (o pedane) in linea quella pi comunemente utilizzatadagli apicultori che praticano il nomadismomovimentando gli alveari attraverso braccielevatori estensibili, montati sullo stessomezzo di trasporto. Il numero di alveari funzionale alla larghezza dell'autocarro, eposso variare da quattro a cinque.

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    Nella disposizione su pallet a girandola,gli alveari vengano sistemati su pedane di for-ma quadrata. In questo caso la distribuzione incampo pu essere ricondotta a quella omoni-ma vista in precedenza, con la sola differenzache, in questo caso, gli alveari sono uno ridos-sato all'altro. Questo, come per tutte le altresistemazioni su pallet, rende complicato sia ilcontrollo delle colonie, sia la sovrapposi-zionedei melari.

    1111

    La configurazione a girandolaoffre gli stessi vantaggi descritti per la sistema-zione a quadrilatero. Tuttavia, anche in questocaso alcuni alveari si trovano con l'uscita divolo orientata a nord o ad ovest e, quindi, inposizione ombreggiata. Formata da qruppi disoli quattro alveari, limita, ancora meglio delladisposizione a quadrilatero, la deriva. Perquesto motivo questa sistemazione la piimpiegata nelle stazioni di fecondazione.

    9

    Per la sistemazione su pallet contrappostivengono utilizzate pedane di forma rettan-golare, sulle quali trovano spazio 4 alveari. Ladislocazione sul campo simile a quella vistaper la disposizione a girandola. Al contrariodella precedente, secondo questa disposizio-ne, gli alveari vengono orientati non su tutti equattro i punti cardinali, ma secondo l'asseest-ovest.

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    ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura

    La societ delle api composta da individui di sesso femminile, le api operaie e l'ape regina,e di sesso maschile, i fuchi. Fra gli individui di sesso femminile, solamente l'ape regina feconda, mentre le api operaie sono sterili.Nella societ delle api, la determinazione del sesso avviene per partenogenesi aploide arre-notoca: uova non fecondate danno origine a fuchi; uova fecondate ad api operaie ed apiregine. Solo in casi particolari, da uova fecondate possono originarsi maschi diploidi (vediglossario). Le loro larve, non appena fuoriuscite dall'uovo, vengono comunque individuatecome anomale dalle api operaie e, quindi, eliminate.Nelle schede relative alle caste, non si intende approfondire in modo specifico la composi-zione della colonia, ma fornire utili elementi pratici per il riconoscimento dei diversi individuie delle loro differenti fasi di vita preimaginale e di adulto. In particolare vengono illustrati idifferenti cicli di vita e gli elementi da cui questi possono essere influenzati. Normalmente in alveare sono presenti solamente cellette esagonali, che costituiscono i favi.Solo eccezionalmente le api provvedono ad allevare api regine in particolari cellette, realiz-zate appositamente. Queste cellette, una volta sfarfallata la regina, vengono in tutto o inparte, demolite. Occorre saper distinguere le celle reali costruite per la sciamatura, da quelle edificate perporre rimedio ad uno stato di orfanit.Eliminando queste ultime infatti si destina la colonia alla estinzione certa. opinione oramai diffusa che nelle celle reali l'uovo non venga deposto direttamente dal-l'ape regina (infatti, non dovendo contrarre l'addome, depositerebbe un uovo non fecon-dato e quindi maschile), ma venga portato dalle stesse api operaie. (vedi scheda: La sciama-tura cause predisponenti). Al contrario, in condizioni di orfanit, le celle reali vengono rea-lizzate intorno ad una larvetta con et inferiore ai 3 giorni, direttamente sulla superfice deifavi.Gli stadi preimaginali (o larvali) di qualunque individuo componente una famiglia di apihanno inizio da un uovo.Non possibile distinguere un uovo femminile da uno maschile.Alcune indicazioni possono essere assunte sulla base del tipo di celletta ove l'uovo vienedeposto. indispensabile che lapicultore abbia unadeguata conoscenza dei diversi stadi preimaginalie che sappia cogliere i segnali che la colonia manifesta. Sono questi elementi infatti che pos-sono dare utili indicazioni allallevatore sullo stato di salute della colonia stessa.

    gli stadi preimaginali

    33 Le uova di api regine, sono depostein particolari cellette che, inizialmente,hanno la forma di una coppa rovesciatao di una cupola: per questo motivovengono normalmente indicate coltermine di cupolino. Questo tipo di cella(del diametro di 8,0 millimetri) vienerealizzato dalle operaie solamentequando la colonia avverte lesigenza disciamare (vedi scheda sciamatura) equindi la necessit di allevare nuove apiregine.

    11 Le uova di api operaie vengonodeposte in cellette esagonali conapotema pari a 2,6 - 2,7 millimetri. Tale dimensione obbliga la regina, nelmomento della deposizione, a contrarrel'addome con la conseguente espulsio-ne di uno spermatozoo che andr afecondare l'uovo. Pertanto, nelle celletteesagonali di minori dimensioni, sipotranno trovare normalmente uovafecondate, dalle quali nasceranno apioperaie.

    A volte possibile individuare piuova deposte sui lati delle celle. Questotipo di deposizione opera di apioperaie che, in condizioni di orfanitoramai avanzata, riacquistano lacapacit di deporre uova, ovviamentemaschili (vedi glossario: Fucaiola - apeoperaia). Non possibile distinguere lacovata di un'ape regina fucaiola (vediglossario) da una covata femminileregolare.

    44

    Le caste e la colonia22 L'uovo che d origine ad un fuco, viene ordinariamente deposto in

    celle esagonali di circa il 30% pi larghedi quelle da operaia (vedi glossario:Fogli cerei). In queste celle, la reginapu inserire l'addome facilmente senzadoverlo contrarre al momento delladeposizione. Si evita cos l'espulsionedalla spermateca di uno spermatozoo.Nelle celle esagonali pi grandi, sipossono trovare quindi uova nonfecondate, dalle quali nascono fuchi.

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    Schede tecniche di apicultura Le caste e la colonia - gli stadi preimaginali

    Un caso particolare si verificaqualora una giovane regina, appenafecondata, non abbia abbondantespazio. Essa tende a deporre pi di unuovo per cella, ma sempre sul fondo. Inquesta situazione sono le api operaieche provvedono ad eliminare le uova ineccesso, lasciandone solamente una percella.

    55

    L'uovo appena deposto, si presentalongitudinalmente all'asse della celletta,come un chiodo in una parete. Appenapoche ore dopo, nelle cellette esagonali,tende per, per effetto della gravit, adadagiarsi sul fondo. Nelle celle reali, alcontrario, poich l'uovo pende al pari diun lampadario, non cambia posizionefino alla nascita della larvetta. Questostadio dura circa tre giorni per entrambi isessi.

    66

    Dall'uovo fuoriesce una larvetta che, nel giro di sei giorni, compie 4 mu-te raggiungendo lo stadio di larva diquinta et. Dapprima la larvetta, immer-sa in un cuscino di gelatina reale, pressoch invisibile. E comunque bendistinguibile gi poche ore dopo lanascita, arrivando ad occupare linteracelletta al momento dell'opercolatura.Questo avviene mediamente dopo no-ve giorni dalla deposizione. Un tempo dipoco inferiore nel caso dell'ape regina,di poco superiore nel caso del fuco.

    77

    La quinta ed ultima muta avvienedopo l'opercolatura. In questa fase lalarva si dispone lungo l'asse maggioredella celletta. Successivamente avviene latrasformazione in pupa. In questa fase possibile distinguere bene le celle di apeoperaia (&), con opercolo convesso epoco pronunciato, da quelle di fuco (%),con opercolo pressoch semisferico.La comparsa di sola covata maschile segno inequivocabile di sopravvenutaorfanit o di presenza di unape reginasterile e quindi fucaiola.

    88

    Nel caso di un'ape operaia, lo sfarfallamento avviene dopo 12 giornidall'opercolatura della cella e perci dopo21 giorni dalla deposizione dell'uovo. Ilciclo del fuco dura mediamente 3 giorni inpi. Gli adulti fuoriescono dalle cellette dopoaverne rosicchiato completamentel'opercolo.

    99

    La celletta ove si compie il ciclopreimaginale di un'ape regina cresce alcrescere delle dimensioni della larva. Almomento dell'opercolatura la cellaassume la forma di una ghianda, pi omeno allungata. Un'ottima cella realedeve essere dritta e ben lavorata perlintera superficie, riportando in rilievo gli esagoni tipici dei favi. La fase dicelletta opercolata dura, nel caso dellaregina, appena 7-8 giorni. La regina,sfarfallando, apre la celletta al pari diuna barattolo di pelati.

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    ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura

    Gli adulti che compongono un alveare sono normalmente suddivisi in 3 caste: l'ape regina,i fuchi e le api operaie. indispensabile, per l'operatore apistico, possedere una corretta edapprofondita conoscenza dell'organizzazione della colonia nonch dei compiti di ciascunadelle tre caste. altrettanto importante, al fine di operare in maniera rapida, ma corretta,saper individuare i differenti stadi biologici e fisiologici dei singoli individui.Un apicultore deve essere in grado di distinguere, ad esempio, un'ape regina vergine da unafeconda o saper catturare da un alveare, secondo le necessit, gruppi di api nutrici, ceraioleo bottinatrici. fondamentale considerare come gli stadi fisiologici delle api appartenenti alledifferenti caste, (ad esempio, la lunghezza della loro vita), siano funzione della stagione o deicarichi di lavoro: produttivi, nel caso delle operaie o riproduttivi, nel caso di una regina. Apioperaie pi longeve, sono in grado di garantire raccolti abbondanti. Esse, infatti, trascorronole loro prime tre settimane di vita in alveare e solo dopo questo periodo fuoriescono alla ricer-ca di cibo. Se la loro vita durasse solo sei settimane, vi sarebbe una bottinatrice per ogni apedi casa. Se durasse nove settimane, per ogni ape di casa si potrebbero contare 2 bottinatrici.Infine si consideri che, mentre lape regina ed il fuco hanno un unico compito, lape operaiasvolge mansioni diverse.

    gli stadi imaginali

    44 L'ape operaia fuoriesce dalla cella,rosicchiandone con le mandibole l'oper-colo, trascorsi circa 21 giorni dalla depo-sizione dell'uovo. Non appena sfarfallata,ha la necessit di fare asciugare all' aria ilproprio tegumento. Durante i primi 2-3giorni di vita, si dedica alla pulizia ed alladisinfezione delle celle liberate dallacovata, celle che devono essere reseidonee ad accogliere o nuova covata oriserve alimentari. In questa fase non infunzione alcuna ghiandola.

    33 I fuchi compongono la castamaschile. Morfologicamente assaicaratteristici, non sono sempre presenti inalveare, considerato che la loro vita duradalla primavera all'autunno. Raramente, esolo nelle regioni a clima pi mite, hannola possibilit di svernare. Raggiungono lamaturit sessuale circa 40 giorni dopo losfarfallamento. Muoiono una voltafecondata la regina.Il loro stadio preimaginale dura 24 giorni.(vedi glossario:Fuco ).

    La rosura degli opercoli si depositasul fondo dell'arnia o sui fondi antivar-roa, formando caratteristiche strisce incoincidenza degli spazi tra i favi. Il loronumero e la loro lunghezza fornisceinformazioni sullo sviluppo della covata.Ogni striscia formata dalla rosuraproveniente dalle facce di due faviattigui. Ad esempio se sono presenti solodue strisce, la covata interessa tre telaini,estendendosi sulle due facce di un favoe su una sola faccia dei due favi vicini.

    55

    Le caste e la colonia

    22Una volta fecondata, la reginamuta morfologicamente, mostrando unaccrescimento del proprio addome,dovuto all'ingrossamento della sperma-teca (vedi glossario). Poco mobile puessere individuata facilmente sui favi ovesiano presenti uova appena deposte. La sua capacit di ovideposizione nonsupera i 5 anni. I ritmi di deposizionesono assai vari dipendendo dagliandamenti climatici e dai flussi dinettare.

    11 La regina sfarfalla 16-17 giornidopo la deposizione dell'uovo. Daquesto momento, passa circa unasettimana in alveare, prima diraggiunge la maturit sessuale. Laregina vergine non occupa unaposizione precisa sui favi e, con unaddome non ancora sviluppato, incolonie ben popolate pu essereindividuata solo dall'occhio di unapicultore esperto.

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    Schede tecniche di apicultura Le caste e la colonia - gli stadi imaginali

    Dopo 3 giorni dallo sfarfallamento,nell'ape operaia si sviluppano le ghian-dole ipofaringee e mandibolari (vediglossario), ubicate nel capo e deputatealla produzione della gelatina reale. In questa fase essa ha il compito dinutrire sia le larve appena nate, sia laregina. Volendo disporre di api operaienutrici, l'allevatore deve cercare un favocon covata di et inferiore ai tre giorni: leapi di copertura sono rappresentate perla quasi totalit da api operaie di questotipo.

    66

    Intorno al decimo giorno di vita, le ghiandole del capo regrediscono mentre si sviluppano le ghiandole ceripa-re (vedi glossario), situate nell'addome. In questa fase l'operaia riveste la funzionedi ape costruttrice o muratrici, edicandosiall'edificazione dei favi. Durante lacostruzione, le api si aggrappano le unealle altre, formando complesse impalcatu-re. Volendo disporre di operaie muratrici,l'allevatore pu reperirle su un fogliocereo in costruzione. Queste operaie, ovenon sia necessaria la loro opera, lavoranoalla maturazione del miele.

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    La vera e propria fase di ape di voloviene preceduta da una fase intermediadurante la quale l'ape sosta sui predellinidell'arnia. La funzione di ventilatriceviene raggiunta intorno al diciottesimogiorno di et, quando entra in funzionela ghiandola di Nasonoff. L'ape ventilatri-ce si pone sul predellino di ingressodell'arnia e, scoprendo la ghiandola eventilando fortemente le ali, diffonde ilcaratteristico odore della propria colonia.Segnala cos alle compagne in volo lagiusta posizione dell'alveare.

    88

    A 3 settimane dallo sfarfallamento,con l'entrata in funzione della ghiando-la velenifera, l'operaia acquista lacapacit di difesa ed pertanto idoneaad abbandonare l'alveare. Diviene unabottinatrice, in grado di andare aprocacciare per la propria colonia lediverse sostanze alimentari (nettare,melata e polline), l'acqua e la propoli.

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    Durante la stagione fredda,con il verificarsi del blocco della covata, lacolonia si compone esclusivamente di apibottinatrici con il compito di far trascorrerealla colonia la stagione fredda. In questasituazione, alcune operaie, secondo lenecessit, riacquistano la funzionalit dialcune ghiandole. infatti indispensabileche nella colonia sia sempre garantita lapresenza di api capaci di alimentare laregina e la nuova covata (le nutrici) o disovrintendere alla manutenzione dei favi(le costruttrici).

    1010

    Diversamente da quello che si crede,ci che debilita l'ape operaia e, di con-seguenza ne accorcia la vita, non tan-to l'attivit di raccolta delle provviste,quanto l'allevamento della covata. Le apioperaie hanno vita pi breve nella sta-gione produttiva, perch gli abbondantiflussi di nettare stimolano l'ovideposizio-ne della regina, aggravando il lavorodelle nutrici. Una famiglia rimasta orfanaall'inizio della primavera sopravvive finoalla stagione estiva, cos come le apisvernanti sopravvivono all' inverno,dovendo accudire poca covata.

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    ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura

    I segnali che l'alveare manda sono molteplici. Purtroppo, non sempre l'apicultore in grado di rece-pirli ed interpretarli.L'osservazione della covata, ad esempio, pu fornire utili indicazioni sullo stato della colonia e sullesue reali capacit produttive. Non sempre, infatti, sufficiente soffermarsi solamente sulla sua esten-sione, poich valori come compattezza e disposizione della covata (intesa come rapporto fra lacovata aperta e quella opercolata) sono in grado di segnalare stati fisiologici o problemi geneticidell'alveare. Come riportato nella scheda sulla prevenzione della sciamatura, qualora i favi del nido,normalmente destinati alla covata, siano stati utilizzati per la deposizione delle provviste, significache la colonia potrebbe, o sta gi predisponendosi per la sciamatura.Cos come un forte sbilanciamento fra covata aperta e chiusa, a favore di quest'ultima, rappresen-ta un ulteriore segnale di carenza di spazio per l'ovideposizione della regina.Nellovideposizione, la regina segue un ordine naturale: quando questo ordine si manifesta altera-to occorre capirne i motivi per intervenire in modo adeguato.

    11 Una buona covata si presentacompatta e regolarmente deposta. La re-gina inizia l'ovideposizione dal centro deifavi, proseguendo verso l'esterno con unandamento a spirale. Passati pochi giornidall'ovideposizione, il centro del favo sipresenta occupato dagli stadi preimagina-li pi "anziani". Verso la periferia, si posso-no osservare gli stadi preimaginali pi"giovani". Le prime opercolature e quindi iprimi sfarfallamenti si hanno nelle cellecentrali e poi in quelle periferiche.

    Il favo occupato da covata opercolatadeve presentarsi con opercoli asciutti eleggermente convessi. La copertura deveessere la pi compatta possibile, sempreconsiderando che una mortalitpreimaginale del tutto fisiologica. perimportante che le cellette aperte (ove morta la larva o la pupa) si presentinovuote e perfettamente ripulite.

    22

    44 La covata assume due configurazioni.La prima configurazione caratterizzatada una prima zona centrale occupata dauova; una seconda fascia pi esternaconcentrica costituita da cellette vuoteche vengono ripulite e disinfettate dalleapi appena sfarfallate; una terza fasciacostituita da covata opercolata sfarfal-lante o prossima allo sfarfallamento.

    33 Le prime api che sfarfallanosono quelle che hanno compiuto ilproprio ciclo nelle cellette centrali. Nelcaso la regina abbia una forte capacit diovideposizione, o in alveari con scarsospazio per la covata, la deposizioneriprende non appena le operaie hannoripulito le cellette dai residui larvali. Questasituazione fa s che la regina non avendoaltro spazio per deporre, si porti sui faviove la covata sta appena sfarfallando.

    Una seconda configurazione, osservabile, trascorso circa un mese dallaripresa dellovideposizione. In questa fase,caratterizzata dallincremento della forzadellalveare, prima ancora che sfarfalli la co-vata, la regina ripassa sui favi deponendo leuova nella zona esterna. Per questo motivo possibile riscontrare al centro del favosolamente covata opercolata, mentre lacovata aperta relegata nella fascia piperiferica costituita da sole uova o larvettedi prima et.

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    I segnali dellalvearelosservazione del nido e della colonia

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    Schede tecniche di apicultura I segnali dellalveare - losservazione del nido e della colonia

    Una covata poco compatta,in assenza di stati patologici conclamati, un sintomo inequivocabile di elevataconsanguineit (vedi glossario). Inquesto caso la regina depone uovafecondate che, pur dovendo dareorigine a operaie, al contrario generanofuchi diploidi. Queste larvette, nonappena fuoriuscite dall'uovo, vengonoriconosciute ed eliminate dalle operaienutrici. Quest'azione conferisce allacovata un aspetto lacunoso.

    66

    La consanguineit viene misuratasulla base del rapporto fra le cellettevuote (e quindi di larve allontanateperch di fuchi diploidi), rispetto aquelle presenti in un'unit di superficienota (1 decimetro quadrato). Un valoredi tale rapporto inferiore al 5% dovutoa mortalit naturale. Qualora il rapportosuperi il 5%, sempre in assenza di statipatologici conclamati, la scarsacompattezza da attribuire ad un livelloelevato di consanguineit. Essa massi-ma quando il rapporto pari al 50%.

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    Una covata assai disordinata,ove coesistono cellette con uova elarvette di et diversa, sintomo di unacovata di api operaie fucaiole. Occorreosservare la deposizione delle uova:infatti il corto addome delle operaie fa sche esse, non riuscendo a raggiungereil fondo della celletta, rilascino l'uovodirettamente sulle pareti. La certezzadell'orfanit si ha al momento dell'opercolatura delle celle che, a fuco,presentano un opercolo pressochsemisferico.

    88

    In una colonia che ha sciamatosi registra un periodo di assenza di covata.Tale periodo inizia qualche giorno primache fuoriesca lo sciame primario e terminacon la fecondazione della nuova regina.Questa fase ha una durata variabile,dipendendo dalla quantit di sciamisecondari prodotti dalla colonia. In questo lasso di tempo la famiglia importaquantit notevoli di miele che venendodepositato preferibilmente nel nido neintasa i favi.

    99

    La vicina ripresa della covatasi manifesta attraverso l'attivit disvuotamento delle celle centrali dei favi,celle che vengono cos preparate dalleoperaie per laccoglimento della nuovacovata. Questa configurazione del favoindica con certezza la presenza di unaregina, anche se spesso non si riesce adindividuarla. Infatti una regina giovane haancora l'addome non perfettamentesviluppato e pertanto assai pi piccolo diquello di una regina in attivit riproduttiva.

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    La certezza dell'avvenuta fecondazionedella regina e del suo regolare rientro inalveare si ha solamente quando possibile individuare nei favi la covata"fresca": uova e, dopo tre giorni, larvette.Infatti la regina potrebbe cadere vittimadi predatori (ragni ed uccelli insettivori)durante il suo unico volo all'esternodell'alveare, lasciando la sua coloniairrimediabilmente orfana.

    1111

    24 % DI CELLE

    VUOTE

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    Al pari dell'analisi dello stato della covata (sia della sua disposizione nei favi che del suo stato di salu-te), l'osservazione esterna dell'alveare di vitale importanza nella pratica apistica. L'alveare, oltre cheesplorato al suo interno, deve essere prima valutato dall'apicultore dall'esterno, considerato che dalcomportamento delle operaie bottinatrici possibile desumere una notevole quantit di informa-zioni. Tali informazioni, se colte nella maniera corretta, mettono l'allevatore in grado di operare pertempo ed al meglio, favorendo il benessere della colonia ed il suo corretto sviluppo in vista dell'at-tivit produttiva. Ovviamente le osservazioni esterne non sono mai esaustive, ma rappresentano comunque unimportante componente nella valutazione complessiva dellattivit della famiglia. Il comportamentodelle api va comunque considerato e soppesato sulla base della forza dell'alveare. Anche per que-sto motivo importante che le colonie vengano invernate su almeno otto favi coperti di api e chele schede sulle quali l'apicultore riporta i risultati delle visite siano compilate regolarmente. Soloavendo una reale conoscenza della forza della colonia possibile valutarne il comportamento dal-lesterno.

    I segnali dellalveare

    11 Alcune patologie apistichesono facilmente diagnosticabili con lasemplice osservazione della zonaprospiciente l'uscita dell'arnia. In modoparticolare, quando la covata colpitadalla covata calcificata o dalla covatapietrificata (vedi glossario), le apitendono a ripulire i favi allontanando lepupe morte abbandonandolefrettolosamente sul predellino di volodell'arnia.

    Ove si riscontri questa situazioneoccorre procedere al controllodell'alveare. Spesso, infatti, le patologiedella covata calcificata o di quellapietrificata sono legate alla scarsacapacit della colonia di controllare latemperatura interna e, quindi, il tasso diumidit. In queste condizioni,determinate da contrazioni della forzadella colonia, si sviluppano muffe cheinteressano anche i favi e le riservepolliniche in essi contenute.

    22

    44 Anche la propolizzazione della reteantivarroa pu rappresentare un chiarosintomo della contrazione della forzadella colonia, anche se menosignificativo rispetto alla propolizzazionedella porticina. La chiusura dei fondi inrete delle arnie non per facilmenteverificabile, se non in occasione dicontrolli pi accurati.

    33 Al fine di mantenere una temperaturaadeguata all'interno dell'alveare, le api,durante il periodo invernale (ma nonsolo), regolano gli scambi di aria conl'esterno aprendo o chiudendo leaperture con la propoli. Una correttagestione dovrebbe portare l'apicoltore adinvernare le colonie con non meno di 8favi coperti di api. In questa situazione lecolonie non chiudono mai la porticina, senon in caso di gravi contrazioni dovute amorie di api adulte.

    Un altro sintomo della contrazionedella colonia fornito dal volo delle api.In una colonia forte, il volo interessa tutto ilfronte dell'arnia. Anche con temperature dipoco superiori ai 10C, le poche api cheescono si distribuiscono in modoomogeneo sullintero predellino.

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    losservazione esterna dellalveare

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    Azione di comunicazione

    Schede tecniche di apicultura I segnali dellalveare - losservazione esterna dellalveare

    Qualora si osservi che le api fuoriesconoda un unico lato, significa che la famiglia occupasolo una piccola porzione del volume interno.Nel caso di colonie invernate regolarmente sualmeno otto favi, occorre quanto prima verificar-ne la reale consistenza. Infatti assai probabileche la colonia si sia fortemente contratta in con-seguenza di stati patologici o di scarsa longevitdelle api. Spesso questo segnale accompagna-to dalla parziale propolizzazione della porticina.

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    Anche l'osservazione dei nutritori in grado di fornire utili indicazioni, non solosulla consistenza della colonia, ma anche sullavivacit delle api e sulla loro attitudine geneticaal lavoro di bottinamento. La velocit con cui leapi consumano la soluzione zuccherina ,infatti, strettamente correlata alla capacitproduttiva dell'alveare: alveari poco produttivitendono a disertare i nutritori.

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    Nutritori disdegnati dalle api,soprattutto quando la popolazione dellacolonia numerosa, , spesso, anche unchiarissimo sintomo di presenza di statipatologici pi o meno conclamati o di stati diorfanit. In queste situazioni beneprocedere ad un controllo accurato dellafamiglia.

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    Un'eccessiva aggressivit, manifestatada colonie generalmente calme e tranquille, anch'esso un indizio di uno stato patologicopi o meno avanzato o della mancanza dellaregina. Pertanto, anche in questa circostanza, meglio effettuare quanto prima un'ispezio-ne del nido al fine di verificare lo stato dellacovata e la presenza dell'ape regina.

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    Al contrario, la presenza di lottefra le api operaie, testimonia una fase di sac-cheggio, pi o meno grave (vedi glossario).Qualora sottovalutato, il saccheggio puestendersi a pi alveari, fino ad interessarel'intera postazione. Il risultato pu anche esse-re la perdita dell'intero apiario in una solagiornata. Il saccheggio, soprattutto se latente,si manifesta anche con la presenza abbon-dante di api morte in prossimit dell'arnia.

    1111

    In occasione dei trattamenti antivarroacon prodotti a base di timolo (APIGUARD,API LIFE VAR) si assiste facilmente ad unafuoriuscita delle api, spesso massiccia. Questodisorientamento pu portare anche a violen-ti fenomeni di saccheggio, stimolato oltremo-do proprio dall'odore del timolo. Questoodore, forte e persistente, maschera, infatti,quello tipico di ciascuna colonia, portandoad un disorientamento delle stesse api.

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    Una eccessiva presenza di api sui predellini pu avere diversi significati infunzione della stagione, ma soprattutto infunzione delle modalit con la quale questapresenza si manifesta. In primavera, losserva-zione di gruppi compatti di api all'esternodell'arnia, pu essere interpretata conl'intenzione della colonia a sciamare. Questeformazioni di api, per lo pi assai tranquille,prendono comunemente il nome di "barbe".

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    Anche l'osservazione dei fondi antivarroa in grado di dare importanti indi-cazioni sulla consistenza ed il benessere dellacolonia. Le api aprono le celle opercolate, ro-sicchiandone gli opercoli. Pertanto, la pre-senza di estesi residui un chiaro indicatoredella buona consistenza della famiglia. Inoltreil tipo di opercolo (di celletta a covata o dicelletta a miele), ci permette di quantificare iconsumi delle riserve alimentari.

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    ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura

    L'affumicatore uno strumento indispensabile per l'apicultore. All'apertura dell'arnia, salvo che inrare occasioni, le api operaie tendono a riversarsi in massa all'esterno, spesso con fare aggressivo.L'uso del fumo tende a calmarle, agendo principalmente in due modi. In presenza del fumo, le api,ipotizzando il pericolo imminente di un incendio, si riversano sui favi per rimpinzarsi di miele, pron-te ad abbandonare l'arnia, distogliendo cos la loro attenzione dall'operatore. Inoltre, con l'addomerigonfio di miele, incontrano maggiori difficolt ad estrarre il loro pungiglione, divenendo menoaggressive. Per questo motivo essenziale che l'operatore impari ad utilizzare l'affumicatore ed ilfumo nel migliore dei modi affinch eviti di rimanerne privo nel mezzo della visita in apiario. Si con-sideri ancora che l'uso del fumo deve essere rivolto principalmente al nido ed evitato nei melari,soprattutto in presenza di favi non ancora opercolati, considerata la capacit del miele di assorbiregli odori.Esistono in commercio differenti tipologie di affumicatore, da quello classico a mantice aquelli motorizzati. Nella scelta bene rivolgersi ad affumicatori leggeri e con capienza adeguata,per evitare di doverli ricaricare con eccessiva frequenza. Anche coloro che hanno pochi alveari,dovrebbe indirizzare la loro scelta su modelli di medie o, meglio, di grandi dimensioni.

    L'affumicatore

    11 L'affumicatore compostoda due parti fondamentali: il mantice,che serve a spingere l'aria, e quindil'ossigeno, nella camera di combustione(detta anche caldaia) e la caldaia, ovevengono sistemate le sostanze chedevono bruciare, senza tuttaviaprodurre fiamma. La caldaia portaincernierato alla sua sommit una sortadi cappuccio, che ne consentel'apertura per il suo caricamento, ed unbecco, per meglio indirizzare il fumo.

    Nella parte inferiore della caldaia alloggiata una piastra traforata chepermette all'aria, ricca di ossigeno, dimeglio espandersi, attraversando inmodo completo i materiali da bruciare.L'affumicatore pu essere anche dotatodi una griglia protettiva contro lescottature, bloccata intorno alla caldaia.Questa, infatti, contenendo ilcombustibile, tende a surriscaldarsi,divenendo cos pericolosa.

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    44 Un buon affumicatore deve essereleggero, ma robusto e, soprattutto, deveessere dotato di un buon mantice ingrado di ben indirizzare l'aria entro lacaldaia e, quindi, fra i favi. Nel contem-po, il mantice, fungendo anche dapresa, deve essere comodamenteimpugnabile e facilmente comprimibile,per evitare di affaticare l'operatoredurante l'apertura delle arnie per ilcontrollo delle colonie.

    33 La protezione anche corredatada un gancio che permette di appenderel'affumicatore ai bordi dell'arnia quando sicontrolla la colonia. Questo fa s che sulnido si possa stendere un velo di fumoche, discendendo fra i favi, tende amantenere calme le api.

    L'affumicatore deve essere sempreripulito, soprattutto in prossimit delbecco superiore ove si depositano iresidui della combustione, e svuotato dalla cenere che si deposita sul fondodella caldaia. Per fare questo si deveestrarre la piastra forata.

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    il caricamento ed il suo corretto utilizzo

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    Schede tecniche di apicultura Laffumicatore - il caricamento e il suo corretto utilizzo

    Quando la piastra forataviene riposizionata, occorre fare attenzione ache uno dei tre piedini che la sostengono nonsia posizionato davanti al foro di ingresso dellacaldaia. Questa eventualit, ostacolandolingresso dellaria spinta dal mantice nellacaldaia stessa, impedirebbe il correttofunzionamento dell'affumicatore.

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    I combustibili normalmente impiegatiper la produzione del fumo sono i pi svariati.Spesso l'apicultore tende ad bruciare ci di cuidispone pi facilmente: cartone, stracci di fibrenaturali, sterco essiccato, pezzi di corteccia o diferula secca, foglie secche, ecc. Esistono anchepreparazioni specifiche che vengono commer-cializzate con l'assicurazione di essere piefficaci, rispetto ai prodotti elencati, nel calmarele api. Non tutti i combustibili si equivalgono.

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    Qualora si utilizzino pezzi di cartoneondulato o stracci di tela, questi devono esse-re arrotolati stretti, in cilindretti che occupinol'intero spazio della caldaia. Pertanto il diame-tro di questi cilindri deve essere pari a quellodella caldaia e l'altezza di poco inferiore, inmodo tale da non ostacolare la chiusura delcapuccio. Si badi bene che l'ondulatura delcartone deve essere posta nel senso dell'altez-za onde favorire il passaggio dell'aria.

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    Un ottimo combustibile sono le fogliesecche di conifere (aghi di pino, di abete o lari-ce) che forniscono un fumo denso e pesante.Inoltre il loro caricamento assai facile ed il lo-ro rabbocco pu essere fatto di continuo, sen-za dover attendere l'esaurimento delle caricheprecedenti. Al contrario, foglie di altre specie,come ad esempio quelle di eucalipto, produ-cono un fumo che irrita le api, rendendole piaggressive.

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    Nel caso si utilizzi l'accendino,occorre dapprima incendiare un pezzetto dicarta di giornale direttamente nella caldaia.Sulla fiamma viva si fa quindi incendiare ilcombustibile disponibile: cilindri di cartone odi tela, aghi di pino, ecc. Non appena ilcombustibile ha preso fuoco, questo deveessere infilato nella caldaia.

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    Nel caso si impieghino aghi di pino,una volta che hanno preso fuoco, occorreaggiungerne altri, provvedendo a costiparlileggermente al fine di spegnere la fiammaviva. Essi bruceranno producendo un ottimofumo denso e pesante.

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    L'affumicatore pu essere accesousando un piccolo cannello o, pi semplice-mente, usando un comune accendino. Nelprimo caso si incendia il combustibile che de-ve essere subito infilato nella caldaia affinchpossa spengersi la fiamma. INel caso si impie-ghino cilindretti di cartone o di tela, la baseaccesa deve essere posizionata inferiormente,a contatto con il fondo dell'affumicatore, inmodo che la combustione proceda dal bassoverso l'alto.

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    L'affumicatore deve essere impiegatoevitando di affumicare in modo eccessivo leapi. Occorre indirizzare bene il fumo fra i te-laini, producendo poche soffiate per volta.L'impiego del fumo nei melari deve esserelimitato il pi possibile, soprattutto in presen-za di favi non ancora opercolati. Il miele co-me gi detto tende ad assorbire gli odori ed ilfumo gli conferirebbe un difetto, rendendolonon commerciabile.

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    La nutrizione di tutti gli esseri viventi, dagli invertebrati all'uomo, si basa sull'assunzione disostanze indispensabili per il metabolismo e le funzioni vitali quotidiane. Tali sostanze sonoriconducibili a tre categorie fondamentali: zuccheri o idrati di carbonio, grassi o lipidi, proteine.A queste tre categorie di alimenti, si aggiungono altri composti organici, quali le vitamine, edinorganici, quali gli elementi minerali necessari al regolare svolgimento delle funzioni vitali.L'alimentazione di una colonia di api pu essere prevista secondo la tipologia classica:- di soccorso o di sostegno, quando viene fatta per porre rimedio a crisi alimentari dovute alle-saurimento delle scorte o alla carenza di risorse esterne;- stimolante, quando viene somministrata per simulare un flusso di nettare al fine di accrescereil ritmo di ovideposizione della regina.Gli zuccheri forniscono la quota parte di energia prontamente utilizzabile, necessaria al funzio-namento dei muscoli ed al metabolismo in generale. In carenza di zuccheri, l'organismo utiliz-za dapprima le sostanze grasse di deposito e, solo in ultima analisi, le sostanze proteiche. Gli zuccheri, rappresentano la fonte principale per la costituzione dei tessuti adiposi e, nel casodell'ape, la fonte primaria per la produzione della cera. Per questo motivo, laddove la famigliasi trova nelle condizioni di dover costruire un gran numero di favi, necessario intervenireattraverso somministrazioni di rilevanti quantit di zucchero. Ciascuna unit semplice di zucchero prende il nome di monosaccaride. Tra i pi comuni possibile annoverare i principali costituenti del miele, il glucosio ed il fruttosio. Entrambi appar-tenenti al gruppo degli esosi, costituiti da un anello formato da 6 atomi di carbonio. In unmonosaccaride, il numero di atomi di carbonio pu andare da un minimo di 3 ad un massi-mo di 7. Dall'unione di due monosaccaridi si forma un disaccaride. Fra di essi il pi noto cer-tamente il saccarosio, il pi comune zucchero alimentare, formato da una molecola di gluco-sio ed una di fruttosio. Il saccarosio il disaccaride pi comunemente presente nel miele.Dall'unione da 3 a 10 molecole di monosaccaridi si ottengono gli oligosaccaridi, mentre i poli-saccaridi sono costituiti da 11 a diverse centinaia di molecole di monosaccaridi.Qualunque essere vivente pu produrre energia solamente a partire dal fruttosio. Per questomotivo tutte le altre molecole di zucchero, dagli altri monosaccaridi ai polisaccaridi, devonoessere trasformati in fruttosio prima del loro impiego.Ovviamente il numero di reazioni (e quindi il "lavoro" che deve compiere l'organismo) tantomaggiore tanto pi complesso lo zucchero di partenza.

    la nutrizione zuccherina

    33 Durante la nutrizione stimolante, preferibile somministrare piccole, mafrequenti, dosi di sciroppo, impiegandoun nutritore a tazza o un nutritoreesterno. Per l acquisto pertantopreferibile orientarsi verso nutritori dipiccole dimensioni. Considerato che illoro impiego avviene all'esterno, laplastica utilizzata per la loro fabbricazionedeve essere di tipo morbido, al fine dievitare rotture dovute all'irrigidimentodella stessa col freddo.

    11 L'aggiunta di favi con scorte alimentaritrova impiego nella nutrizione di soccor-so. In questa situazione, i favi (contenentisia miele che polline) debbono esserecollocati nell'arnia in modo tale che essisiano facilmente raggiungibili dallacolonia. Se posizionati all'esternodell'area di formazione del glomere (vediglossario), possono infatti essere deltutto irraggiungibili dalle api, incapaci,col freddo, di allontanersi dal glomerestesso.

    Per l'alimentazione di soccorsosi impiegano quantit elevate di scirop-po utilizzando preferibilmente nutritori atasca. Tale tipologia di nutrizione assumefondamentale importanza quando oc-corre sollecitare la costruzione dei favicome nel caso dello sviluppo degli scia-mi naturali o artificiali (nuclei e pacchid'api). Poter disporre di abbondantiquantit di zuccheri (dal cui metaboli-smo si ottiene la cera) porta la colonia acostruire i favi meglio e pi rapidamente.

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    Lalimentazione delle api22 Gli sciroppi di zucchero sono indicatisia per l'alimentazione stimolante che

    per quella di soccorso. La concentra-zione zuccherina pu essere del 50%qualora la somministrazione avvengadurante la stagione fredda, mentredurante la primavera preferibileportarla al 70%, per evitare prevedibilifermentazioni.

    STAGIONE INVERNALE STAGIONI CALDE

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    Schede tecniche di apicultura Lalimentazione delle api - la nutrizione zuccherina

    Un particolare tipo di nutritore quello che pu essere collocatoallesterno dellarnia, direttamente al suoingresso. Questo modello di nutritore simostra assai pratico poich, purportando lalimento a contatto direttodelle api, per il suo caricamento non necessario n scoperchiare larnia(come il caso dei nutritori a tasca) nsollevare il tetto (come per i nutritori atazza).

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    comunque facile realizzarenutritori esterni, partendo da materialifacilmente reperibili. Si possono utilizzareo i comuni vasi per miele da incastrarein particolari supporti di legno elamierino zincato o canalette elettrichein abbinamento a bottigliette di acquada mezzo litro. Oltre al notevolerisparmio economico, questo tipo dinutritori offrono il vantaggio dellapraticit, considerato che il dosaggiodella quantit di soluzione pu esserefatto direttamente in laboratorio.

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    Al fine di facilitare la solubilit dello zucchero, per la preparazionedello sciroppo preferibile utilizzare ac-qua calda alla temperatura di 50 -60C.Una volta pronta, la soluzione deveapparire limpida. Nel caso, una voltaraffreddatasi, per rendere la soluzionepi gradita alle api, possibileaggiungere del succo di limone.

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    Per la preparazione di grossequantit di sciroppo, qualora la realtaziendale lo renda economicamenteconveniente, possono essere utilizzatispecifici miscelatori dal costo comunqueelevato. anche possibile sfruttare ilnormale smelatore motorizzato gipresente in azienda. In ogni caso perevitare notevoli sforzi del motore, lozucchero deve essere aggiuntonellacqua gradatamente.

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    Per lalimentazione si pu utilizzare anche il candito di zucchero e miele.Questo si prepara miscelando, se possibileattraverso l'impiego di un'impastatrice,zucchero a velo e miele nelle proporzionidi 3 a 1. Il miele deve essere di provenien-za certa, onde evitare la diffusione dipatologie apistiche quali le pesti e leparapesti, il nosema e le virosi. L'eventualepastorizzazione del miele permette dieliminare gli agenti della peste europea ele virosi, ma non il Paenibacillus larvae,agente della peste americana.

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    Il candito pu essere preparatoanche con solo zucchero, miscelando acaldo 1 parte di acqua con circa 4-5parti di zucchero. Una volta che lasoluzione si raffredda, vengonoaggiunte altre 5-6 parti di zucchero avelo. La soluzione, sovrassatura, puessere impastata a mano o utilizzandoun'impastatrice. A completo raffredda-mento, l'impasto deve avere unaconsistenza solida, quasi plastica, e nonpresentare essudazioni di acqua.

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    ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura

    11 Sul finire della stagione produttivagli alveari devono essere predisposti pertrascorrere al meglio la stagione fredda.La quantit di api presente in ogni alveareall'inizio dell'inverno deve essere tale dagarantire la formazione di glomeri di volu-me adeguato per proteggere al megliouna buona quantit di covata, conside-rando che i primi due cicli sono quelli de-putati alla sostituzione delle api svernanti.Pertanto bene che gli alveari siano com-posti da non meno di 7 o 8 favi bencoperti di api.

    Gli alveari deboli devono essere riunitifra loro, sopprimendo le regine che nonhanno mostrato caratteristiche interessan-ti. I favi di covata provenienti dalla colonianella quale stata uccisa la reginadevono essere semplicemente inseriti inaltro alveare, suddividendoli ai lati dellacovata della famiglia ricevente. Occorrefare attenzione che in ogni colonia, fra lescorte alimentari, sia presente in quantitabbondante anche il polline.

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    44 Al momento dell'invernamento,che nelle regioni a clima mediterraneo siattua entro la prima decade di dicem-bre, occorre effettuare un trattamentocontro la varroatosi: in questa fase puessere impiegato l'acido ossalico. Lostesso trattamento deve essere ripetuto25-30 giorni dopo. Questo primotrattamento indispensabile per proteg-gere l'ultimo ciclo di covata che dorigine alle operaie destinate atrascorrere il lungo periodo invernale.

    33 Completata l'operazione di riunifica-zione, le colonie devono risultare ben popo-late, con tutti i favi coperti di api. Si tengapresente che il glomere (vedi glossario)deve poter contenere tutta la covata. Oltre aci, indispensabile che le api pi esternesiano in grado di raggiungere i favi di scorta,non potendo, per nutrirsi,allontanarsi dalglomere stesso. Un alveare munito di favi discorta, ma posizionati troppo lontani dalleapi in glomere, destinato comunque amorire di fame.

    Sessanta giorni prima della previstaripresa del flusso di nettare, opportunoprocedere ad una stimolazione dell ovide-posizione della regina, realizzando unanutrizione stimolante, con l'impiego disoluzioni zuccherine al 50%: un chilogram-mo di zucchero per litro di acqua. La soluzione deve essere somministratautilizzando preferibilmente nutritori a tazzada soffitta o nutritori esterni da applicareall'ingresso.

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    linvernamento e lo sviluppo invernale

    Il controllo dell'alveare Con assoluta certezza possibile affermare che le possibilit produttive di una colonia di apisono strettamente correlate alle capacit di governo dell'allevatore. Fra queste, primariaimportanza assume lo sviluppo dell'alveare nel periodo invernale, periodo che intercorre dalmomento dell'invernamento a quello della posa del primo melario. Spesso un errore, seppu-re banale, pu compromettere in modo significativo il valore delle produzioni altrimenti otte-nibili.Le modalit di governo dell'apiario variano secondo la professionalit dell'apicultore. Ad esempio, il poter disporre di un seppur modesto allevamento di regine assume rilevanzanotevole sulle sue scelte. Infatti, l'allevatore che pu contare sulla disponibilit precoce dicelle reali, non mostrer alcuna esitazione nel riunire le sue colonie pi deboli al momentodell'invernamento. Cos facendo egli deve obbligatoriamente sopprimere alcune regine, che,ovviamente, devono essere rinnovate al termine della stagione fredda. Altrettanto non possibile possa verificarsi qualora l'apicultore non possegga altrettanta pro-fessionalit: egli tende a mantenere costante il numero dei propri alveari, facendoli spessosvernare in condizioni di sviluppo non idonee e tali da ritardare la loro ripresa produttiva.

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    Schede tecniche di apicultura Il controllo dellalveare - linvernamento e lo sviluppo invernale

    In questa fase, la nutrizione nondeve essere abbondante. sufficienteuna somministrazione media giornalieradi 0,1 litri, da protrarre per 10 giorni finoad un totale distribuito di un litro. Lasoluzione pu essere somministrataogni due o tre giorni. Interessando tuttele famiglie, ha lo scopo di favorire laripresa contemporanea della covata inciascuna di esse. Inoltre fornisce utiliindicazioni sia sullattitudine produttivadella colonia sia sulle sue condizionisanitarie.

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    Le colonie che consumano lasoluzione rapidamente ed in modocompleto, senza alcuna moria nelnutritore, non debbono destare alcunapreoccupazione. Anzi, occorreconsiderare che la vitalitnell'assunzione della nutrizione strettamente correlata con l'attitudinegenetica all'attivit di bottinamento.

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    Lo stesso non si pu affermareper quelle colonie che non manifestanogrande interesse per la nutrizione o le cuioperaie, peggio ancora, affogano nellasoluzione. Queste sono le colonie che,con maggiori probabilit non darannograndi soddisfazioni. inoltre opportunoche l'apicultore proceda ad un lorocontrollo approfondito per verificarne lostato di salute. La moria per annegamen-to , infatti, sintomo di api indebolite.

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    Trascorsi circa trenta giornidall'ultimo trattamento per il controllodella varroatosi, occorre procedere adun monitoraggio della consistenza dellepopolazioni dell'acaro. La valutazionepu essere fatta secondo le modalitdescritte nella scheda specifica. oppor-tuno che il monitoraggio venga realiz-zato tutti gli anni, secondo le medesimemodalit. Il dato ottenuto, (valutatocome media fra glialveari) rapportato aquello degli anni precedenti, fornisceuna preziosa 'indicazione sull'efficaciadel programma di lotta alla parassitosi.

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    I primi due cicli di covata hanno loscopo di rinnovare la popolazionedell'alveare: le nuove api, nate nei primi 40giorni dalla ripresa della covata, devonoessere sufficienti a reintegrare la quota diapi svernanti oramai giunte al terminedella loro vita. In assenza di stati patologici,una contrazione della forza dell'alveare dovuta ad una scarsa longevit delle apioperaie, scarsa longevit che, ovviamente,ha ripercussioni sulla sua capacitproduttiva.

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    Una maggiore longevit delle operaiea parit di numero di api nate, conferiscealla colonia una forza maggiore e, so-prattutto, una maggiore presenza di apibottinatrici. Infatti tale funzione vieneraggiunta dalle api al ventesimo giornodi vita. Qualora un'operaia viva 40 gior-ni, in alveare sono presenti una bottina-trice per ogni ape di casa; se, al contra-rio, essa vive per 60 giorni, la coloniapu contare su due bottinatrici per cia-scuna ape di casa. Al controllo questecolonie si mostrano molto forti e con leapi pronte alla costruzione di nuovi favi.

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    11 La famiglia, trascorsi i primi 40giorni dalla ripresa della covata, dovreb-be presentarsi in forte espansione.Sollevato il coprifavo le api devonoessere presenti su tutti gli spazi disponibi-li fra i favi. Considerato che il controllodeve essere effettuato in una giornatacalda, e quindi di volo intenso, la forzadellalveare deve essere giudicatatenendo conto delle api intente al lavo-ro di bottinamento. La famiglia, inpratica, pi forte di quello che appare.

    Qualora sia stata invernata con il nidoincompleto, l'aggiunta del primo fogliocereo non comporta problemi. L'apicultorepu decidere se inserirne uno solo o duecontemporaneamente, in relazione algrado di sviluppo della colonia. In ognicaso, i fogli cerei devono essere posizionatiai lati della covata, fra questa ed il primofavo con scorte. Nel caso si aggiunganodue fogli cerei, essi devono essere posti unoper lato.

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    44 Nelle situazioni di scarso flussodi nettare, infatti, le api ceraiole nonvengono a trovarsi nelle miglioricondizioni per produrre cera. Pertantoper la costruzione dei fogli cerei essefanno spesso ricorso a cera gi deposta,di frequente la stessa che compone ilfoglio cereo. In questa situazione il foglioviene rosicchiato in prossimit del filo. Quando questo si verifica il favo deveessere eliminato al pi presto.

    33 Occorre verificare il regolare flusso dinettare ch in questo periodo potrebbenon essere sufficiente per garantire unabuona e corretta costruzione dei favi. Nelcaso il flusso di nettare non sia abbondanteo nel caso siano previste giornate pocoadatte all'attivit di bottinamento, occorrefare ricorso ad una nutrizione di soccorso.

    Solo in presenza di un intenso flussodi nettare o, in alternativa, di una riccanutrizione di soccorso, le api costruisconoin modo regolare i loro favi. Per questomotivo, nel momento dell'aggiunta deifogli cerei, occorre intervenire con lasomministrazione di adeguati quantitatividi soluzione zuccherina al 66%: 2chilogrammi di zucchero per litro di acqua.Questo nella considerazione che la ceraaltro non che un metabolita dellazucchero.

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    laggiunta dei fogli cerei

    Il controllo dell'alveare Trascorsi 40 giorni dalla ripresa della covata, la colonia deve iniziare a svilupparsi in termini nume-rici. Infatti i primi due cicli di covata sono quelli che generano le operaie che vanno a sostituire leapi che trascorrono l'inverno. Se le api sono scarsamente longeve, durante il primo periodo invernale, nella colonia, muoionopi api di quelle che sfarfallano: questa condizione porta ad una contrazione della popolazionetanto pi grave quanto minore la longevit delle operaie. Queste colonie devono essere obbli-gatoriamente escluse da un eventuale piano di selezione, qualora la scarsa longevit non sia deter-minata da condizioni ambientali, ma sia correlata al patrimonio genetico. Nel caso vi sia una equi-valenza fra api svernanti morte e nuove nascite, dopo questo lasso di tempo la colonia presenta lostesso grado di sviluppo che aveva al momento dell'invernamento. Pi rara la situazione in cuiuna colonia mostra un incremento dei suoi componenti sin nei primi 40 giorni dalla ripresa dellacovata.Nel momento in cui la colonia entra in questa fase, l'apicultore deve porre particolare attenzionenell'assecondarne al meglio lo sviluppo. Ogni suo errore, infatti, rischia di avere gravi ripercussionisotto il profilo produttivo.

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    Schede tecniche di apicultura Il controllo dellalveare - laggiunta dei fogli cerei

    Se la colonia stata invernata su 10 faviil posizionamento dei fogli cerei pucomportare qualche problema, in particolarequando la colonia si presenta assai popolata. In questa situazione l'aggiunta dei fogli cerei sipu realizzare solamente a condizione che dalnido vengano asportati un numerocorrispondente di favi.

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    Si procede estraendo uno dei favi laterali, quello che appare meno popolato o pisemplice da estrarre. Per facilitare questa opera-zione e per evitare di uccidere molte api persfregamento, pu essere necessario accostare ilpenultimo favo (quello in posizione 9) a quello inposizione 8, posizionandolo anche appena so-pra l'orecchietta del distanziatore. Possono essereestratti uno o due favi, in funzione dello sviluppodella popolazione o dell'entit delle scorte.

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    I favi asportati possono trovare spazioin un doppio melario (vedi glossario)posizionato o sullo stesso alveare o su unauna delle famiglie pi forti. In esso vengonoraggruppati favi provenienti da pi alveari.Prima di essere trasferiti in questo corpo i favidevono essere scrollati leggermente affinchsi sollevino in volo le bottinatrici e rimanganoaggrappate le sole le api di casa.

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    Ricavato lo spazio necessario,al pari di quanto detto in precedenza, siinseriscono uno o due fogli cerei ai lati dellacovata. Occorre infatti considerare che, qua-lora il foglio cereo non venga immediata-mente costruito, esso viene difficilmentesaltato dall'ape regina durante i suoi sposta-menti da un favo all'atro; in tal caso, questarischia di restare relegata nella porzione dinido delimitata dal foglio cereo.

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    Un favo ben costruito deve essereprontamente interessato dalla ovideposizionedella regina. Infatti sono le esuvie larvali che,abbandonate nelle cellette dalle api sfarfallate,garantiscono il rafforzamento del favo. Solo inquesta condizione il favo da nido in gradodi assolvere al meglio alle sue funzioni, poten-do accogliere sia la covata che le scorte,senza rischio di cedimenti anche alle elevatetemperature tipiche della stagione estiva.

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    Non appena il foglio cereo vienecostruito dalle api, occorre spostarlocentralmente, ove l'eventuale formazionedel glomere presenta la massima sezione.Possibilmente questo nuovo favo dovrebbeessere collocato al lato del favo ove si trovala regina. Potendo cos disporre di un favonuovo, ottimo per accogliere covata, essa sisposta quanto pr