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ALIMENTARI
MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE
E FORESTALI
Schede tecniche di apicultura
Reg. CE n. 1234/2007 annualit 2010/2011
Azioni volte a migliorare le condizioni della produzione e
della
commercializzazione dei prodotti dellapicoltura - sotto Azione
A3
Azione di comunicazione
Laore Sardegna - Agenzia regionale per lo sviluppo in
agricoltura
Dipartimento per le produzioni zootecniche - via Caprera n. 8,
Cagliari
www.sardegnaagricoltura.it
REGIONE
AUTONOMA
DELLA SARDEGNA
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Ministero delle Politiche Agricole,Alimentari e Forestali
ComunitEuropea
Schede tecniche di apiculturaA cura di Marco Piu
Marco Piu - testi, foto e coordinamento generaleAntonio Cossu -
fotografie, grafica e prestampa, testi
Massimo Licini - fotografie e testi Gavino Carta -
fotografie
Collaboratori: Sebastiano Muzzu, Rita Murgia, Andrea CarcangiuHa
collaborato gratuitamente per limpaginazione: Francesca Menozzi
Laore Sardegna - Servizio Produzioni Zootecniche
Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011Azioni volte a migliorare
le condizioni della produzione e della commercializzazione dei
prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
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Introduzione Questo manuale, strutturato secondo la tipologia
delle schede mobili illustrate, stato concepito nell'inten-to di
fornire agli apicultori un agile strumento tecnico di
consultazione.Ciascuna scheda, frutto dell'esperienza dei tecnici
apistici dell'Agenzia LAORE Sardegna, cerca di analizza-re, in modo
monografico, ma sintetico, aspetti specifici e singole operazioni
che gli apicultori svolgonocomunemente nei propri apiari,
descrivendone le pi appropriate modalit di esecuzione.Realizzato
dalla stessa agenzia in attuazione dei differenti Programmi
Apistici Regionali che, in applicazionedel Reg. CE n 797/2004 -
Azioni dirette a migliorare le condizioni della produzione e della
commercializ-zazione dei prodotti dell'apicoltura, si sono
succeduti a partire dal 2007, viene ora aggiornato ed integrato.
Alle schede si accompagna un glossario, ove vengono riportati i
necessari approfondimenti per tutti colo-ro che ritengono non
sufficienti le informazioni riportate nelle singole schede.
Un'ultima precisazione: si preferito avvalersi, del termine di
apicultura, anche se oramai desueto, con l'in-tenzione di
evidenziare come l'allevamento delle api sia un arte (antica) e non
una comune pratica agro-nomica.
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ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura
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ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura
IndiceIntroduzioneIndice
1 Larnia2 Montaggio dei fogli cerei3 L'apiario - la scelta della
postazione4 L'apiario - la disposizione degli alveari5 Le caste e
la colonia - gli stadi preimaginali6 Le caste e la colonia colonia
- gli stadi imaginali7 I segnali dell'alveare - losservazione del
nido e della colonia8 I segnali dell'alveare - l'osservazione
esterna dell'alveare9 Laffumicatore - il caricamento ed il suo
corretto utilizzo
10 Lalimentazione delle api - la nutrizione zuccherina11 Il
controllo dellalveare - linvernamento e lo sviluppo invernale12 Il
controllo dellalveare - laggiunta dei fogli cerei13 Il rinforzo
dellalveare - il trasferimento di favi e di api adulte14 Laggiunta
dei melari15 La sciamatura - le cause predisponenti16 La sciamatura
- la prevenzione17 La sciamatura - la divisione18 La sciamatura -
linarniamento dello sciame19 La sciamatura - il contesto della
colonia sciamata20 La sciamatura - la manipolazione della famiglia
di origine21 La sciamatura - la sostituzione precoce della regina
(tecnica del nucleo)22 La sciamatura artificiale - la produzione
sciami col metodo classico23 La sciamatura artificiale - la
produzione di sciami da doppio melario24 I pacchi d'api - le
tecniche di produzione25 I pacchi d'api - le tecniche di utilizzo26
La produzione di regine - il metodo semi intensivo 27 La produzione
di regine - il metodo intensivo e lallestimento dello starter28 La
produzione di regine - la preparazione e luso dei cupolini29 La
produzione di regine - la preparazione al traslarvo e linnesto dei
cupo-
lini30 La produzione di regine - la preparazione al traslarvo -
i favi e il laboratorio
31 La produzione di regine - il traslarvo32 La produzione di
regine - dal traslarvo alla cella reale matura33 La produzione di
regine - la fecondazione e le stazioni di feconda
zione.34 La produzione di regine - i nuclei di fecondazione - i
baby nuclei 35 La produzione di regine - i nuclei di fecondazione -
prendisciame e
simili 36 La nosemiasi - diagnosi e cura37 La peste americana -
eziologia, sintomatologia e diffusione38 La peste europea -
eziologia, sintomatologia e diffusione39 La varroatosi - il
monitoraggio40 La varroatosi - i trattamenti artigianali a base di
timolo41 La varroatosi - i trattamenti con lApiguard42 La
varroatosi - i trattamenti con lApistan43 La varroatosi - i
trattamenti con lacido lattico44 La varroatosi - i trattamenti con
lacido ossalico in soluzione45 La varroatosi - i trattamenti con
lacido ossalico sublimato46 Il blocco di covata - limpiego delle
gabbiette comuni e cinesi 47 Il blocco di covata - limpiego delle
gabbiette Var control e Scalvini48 La varroa destructor - ciclo ed
efficacia dei trattamenti49 La senotainia tricuspis50 La tarma
della cera - Galleria melonellla e Achroia grisella51 La cura della
colonia - il trattamento dellorfanit52 La sostituzione della regina
- linserimento con la tecnica della
gabbietta53 La sostituzione della regina - linserimento con la
tecnica del
nucleo54 La marcatura della regina55 Letichettatura dei prodotti
dellalveare56 Glossario62 Bibliografia
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ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura
Fra api e allevatore si instaurata, sin da tempo remoto, una
sorta di simbiosi: l'uomo sottrae allacolonia parte del suo
raccolto ed in cambio le fornisce cure, preoccupandosi del suo
benessere efornendo alle api una "dimora" adeguata.Le arnie,
attualmente in uso, si distinguono profondamente da quelle
impiegate nel passato.Queste ultime, non rispondendo a canoni di
razionalit, vengono oggi chiamate arnie villiche obugni, al fine di
distinguerle da quelle di pi recente impiego: le arnie
razionali.Storicamente possiamo distinguere due tipi di arnie
villiche:- a tronco cavo verticale (fra le quali possibile
annoverare il classico bugno sardo di sughero);- a tronco cavo
orizzontale (com'era, ed ancora , l'arnia villica siciliana,
realizzata con stecche diferula).Tutte le arnie rustiche, pur
trasportabili secondo diversi accorgimenti, sono comunque
caratteriz-zate dall'immobilit dei favi.Questa caratteristica il
motivo per il quale operazioni oggi assai semplici, (come, ad
esempio, l'e-strazione del miele), nel passato comportavano
l'apicidio, cio la distruzione della famiglia d'api.L'introduzione
nel nostro Paese della Varroa destructor e l'impossibilit di un
controllo approfondi-to dei favi (e quindi dello stato sanitario
della colonia) sono state per le ragioni fondamentali chehanno
portato alla pressoch totale scomparsa delle arnie villiche.L'arnia
razionale utilizzata oggi, pur nelle differenti tipologie, deriva
dal modello creato in Americanel 1851 dal reverendo Lorenzo
Lorraine Langstroth. Questo modello, successivamente modificato nel
1859 prima da Charles Dadant e quindi da Blatt,si diffuse in
America a partire del 1861. Nel nostro Paese, dal modello
"Dadant-Blatt", nel 1932 venne standardizzata l'arnia italiana,
l'arniaItalica-Carlini, tuttora utilizzata. Inizialmente il nido, a
pianta quadrata, conteneva 12 favi che pote-vano essere disposti
sia longitudinalmente all'ingresso (a favo freddo), sia
trasversalmente (a favocaldo). L'arnia da nomadismo a dieci
telaini, ovviamente solo a favo freddo, attualmente la sola
impie-gata nella moderna apicultura.
Larnia
33 Nelle arnie razionali i favi sonocostruiti dalle api
all'interno di particolari"cornici mobili" comunemente
chiamate"telai" o "telaini". Questi possono esserefacilmente
estratti dall'arnia, rendendocos possibile, da parte
dell'apicultore ilcontrollo dei favi in essi contenuti.
22 L'arnia razionale, al contrariodi quella villica, permette
trasferimentipi facili (alla ricerca di fonti
nettarifereabbondanti), il controllo completo dellostato della
famiglia e, soprattutto, diadeguare gli spazi interni alle
realiesigenze della colonia. Infatti, nelle arnierazionali
possibile aggiungere osottrarre favi in base alla forza
dellacolonia e quindi al numero di api che lacompongono.
Per fare in modo che le apicostruiscano i loro favi
esattamenteall'interno dei telai, l'apicultore provvede asaldarvi
un foglio cereo che reca stampatele impronte delle cellette. Le
apiprovvedono a completare la costruzionedei favi, edificando, su
entrambi i lati delfoglio cereo, le loro cellette. In questomodo
anche possibile far costruire alleapi celle con dimensioni adatte
adaccogliere la sola covata femminile.
44
Nel bugno di sughero, al pari ditutte le altre tipologie di
arnie villiche, lafamiglia costruisce naturalmente i proprifavi,
saldandoli sia al tetto che alle pareti.Tali favi, che contengono
miele, covatao polline, possono essere estratti solostaccandoli
dalle pareti del bugno, conl'impossibilit, per, di riposizionarli.
Perquesto motivo, nelle arnie villiche impossibile effettuare anche
le pibanali operazioni apistiche quali peresempio il controllo
sanitario.
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Schede tecniche di apicultura
Particolare importanza assume la distanza che vi deve essere fra
telaio e telaio (e quindi tra i favi) e fra l'ultimotelaio e la
parete dell'arnia. Occorreconsiderare che le api edificano i
lorofavi, facendo in modo tale da lasciarepassaggi delle dimensioni
di 7-9millimetri. In presenza di dimensioniinferiori, esse tendono
ad isolare ochiudere questi spazi con ponti di cerao con propoli.
Pertanto occorre garan-tire la distanza di circa 14-18
millimetrifra i favi e di 7-9 millimetri.fra favo eparete
dell'arnia.
55
La camera inferiore dell'arnia deputata ad accogliere favi di
covataed pertanto comunemente chiamatanido. Le sue dimensioni in
lunghezza(antero - posteriori) sono fisse essendolegate alla
lunghezza dei telai. Al contrario, la larghezza funzione delnumero
di telai da nido che deveaccogliere. L arnia pi diffusa
quellaimpiegabile anche per il nomadismo:essa contiene 10 telaini,
ed larga 385millimetri.
66
Le arnie di ultima generazione, dispongono di un fondo in rete
metallicache, fornendo comunque un supportoalle api, permette il
passaggio delle varroe,cadute accidentalmente o a seguito
ditrattamenti terapici. Nel caso, questeultime possono essere
raccolte e contatemediante l'uso di specifici vassoi, daposizionare
al di sotto della rete stessa. Il fondo in rete offre inoltre il
vantaggio diuna migliore aerazione dell'arnia.
77
Per meglio garantire la correttadistanza tra i telai possibile
fissarenell'arnia degli appositi distanziatori dilamierino zincato.
I distanziatori per ilnido consentono di accogliere 10 telai,mentre
quelli specifici per il melariosono realizzati per un numero
inferioredi favi, generalmente 8 o 9. Questo perfare in modo che i
favi da melariopossano risultare pi profondi e, quindi,pi
facilmente disopercolabili in fase dismielatura.
88
Il melario il corpo che si sovrapponeal nido. Ospita i favi
deputati alla raccolta del miele; tali favi non dovrebbero mai
essereinteressati dalla ovideposizione della regina.Affinch i favi
non cedano sotto il peso delmiele maturo, i telai da melario
hannoun'altezza di poco superiore alla met deitelai da nido. Pur
stabilita da unaconvenzione internazionale, tale altezza piuttosto
variabile. Occorre pertanto verificarela compatibilit delle
dimensioni tra melario etelai qualora si acquistino da differenti
casecostruttrici.(Vedi glossario alla voce melario.)
99
La soffitta, detta anche coprifavo,chiude superiormente l'arnia.
In essapu essere realizzato un foro circolare,utile per liserimento
del nutritore atazza. Questo foro viene generalmentechiuso da un
apposito "disco a quattroposizioni": tutta apertura, tutta
chiusura,aerazione, escludiregina. L'arnia chiusa dal tetto,
realizzato in legno egeneralmente rivestito di
lamierinozincato.
1010
Schede tecniche di apicultura Larnia
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L'inserimento dei fogli cerei nei telaini una delle operazione
alle quali, spesso, i principianti dedica-no meno attenzione.
Occorre invece considerare che un foglio cereo non fissato
correttamente dorigine a favi mal costruiti e fragili, inidonei ad
accogliere sia il polline ed il miele, sia la covata.
Montaggio dei fogli cerei
22 I fogli cerei sono di due tipi.Il foglio cereo laminato,
ottenuto impri-mendo a freddo le impronte delle cellettesu una
lamina di cera, si manipola facil-mente, ma non molto gradito alle
api.Al contrario, il foglio cereo fuso assaifragile, ma, in virt
della sua elevata poro-sit, viene lavorato facilmente. Operandoa
temperature inferiori ai 18C, racco-mandabile scaldare la
confezione dei foglifusi prima del loro uso. Ci favorisce laloro
manipolazione.
11 Per l'inserimento del foglio cereo nel telaio si utilizza del
fil di ferro, stagna-to o di acciaio inox, del diametro di circa0,5
millimetri. Qualora si utilizzi l'armaturadi tipo verticale a 6
fili, per un telaino danido occorrono circa 3 grammi di filo,mentre
per un telaino da melario neoccorrono circa 2,2.
Considerandol'impiego di rocchetti da 1 chilo, ciascunrocchetto
sufficiente per armarerispettivamente 330 telaini da nido o 450da
melario (vedi glossario).
L'armatura comunemente utilizzataper il fissaggio del foglio
cereo nel telaio quella a 6 fili verticali. La distanza fraciascuno
dei 2 fili esterni e la faccia inter-na del montante del telai non
deve su-perare i 25 millimetri. I 4 fili interni devo-no essere
posti alla stessa distanza: 63-66millimetri. Tale misura si ricava
dividendoper 5 la distanza compresa fra i due filiestremi. Per il
corretto inserimento delfoglio cereo, i fili devono trovarsi
sullostesso piano.
33
55 L'armatura di tipo misto indicataove si debbano smelare
spesso i favi danido. L'inserimento dei fogli cerei conl'uso del
trasformatore, costituisce perun problema. Infatti il numero
notevole diponti elettrici che si possono venire acreare, rende
spesso necessario inseriresingolarmente piccoli tratti di filo.
Occorrecomunque considerare che i telai prefo-rati, normalmente
reperibili in commercio,sono predisposti per l'armatura a 6 fili
inverticale.
44Esistono altri tipi di armature:a fili orizzontali, a fili
obliqui o di tipo misto.Per larmatura a fili orizzontali,
occorredisporre di telaini scanalati superiormente,in modo da
potervi inserire il bordo lungosuperiore del foglio cereo. Questo
evitache, una volta inserito nell'alveare, il fogliocereo possa
ripiegarsi a libro per tutta lasua lunghezza, andando ad
appoggiarsiad uno dei due favi limitrofi. In questo casole api
salderebbero la nuova costruzione alfavo, rendendone impossibile
l'estrazione.
Una volta steso il filo, il capo liberoviene fissato al telaio
con tre o quattogiri attorno a un chiodino, preferibilmen-te a
testa larga. Fatto questo, il filo vienetirato (non eccessivamente)
in modouniforme, affinch sia bene steso. Infine,prima di tagliarlo,
viene assicuratoall'altra estremit con un secondochiodino.
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Schede tecniche di apicultura Montaggio dei fogli cerei
Prima di inserire il foglio cereo,si ondula leggermente il filo
utilizzando lozigrinatore. Si accostano sul filo le duetestine
dentate e, operando una leggerapressione, si scorre lo zigrinatore
lungotutto il filo. L'ondulazione ottenutadetermina una maggiore
tensione del filoe una maggiore superficie di contatto conla cera,
consolidando la tenuta del foglio. Si limitano cos i rischi di
cedimento dei favisopratutto quando questi sono moltocarichi di
miele.
77
Per l'inserimento del foglio, il telainoviene poggiato su un
apposito piano chepermette di verificare che non sia svirgo-lato e
che i suoi lati siano a 90. Qualora iltelaino sia svirgolato, i
favi costruiti sitroveranno molto pi vicini ai favi attigui,con il
rischio che le api li saldino o non necompletino la costruzione. Lo
stessoavviene se i lati del telaino si trovano ameno di 7
millimetri dalla parete dell'arnia.In questo caso succede
facilmente che leapi propolizzino il passaggio, rendendocomplicata
l'estrazione del telaio stesso.
88
Il foglio viene adagiato sui fili,facendo attenzione che sia
perfettamentecentrato. preferibile che la distanza fra ilfoglio e
il lato interno del telaino sia infe-riore ai 5 millimetri. In
questo modo le apisaldano il favo ai lati del telaio,
conferen-dogli maggiore solidit. Ci evita ancheche, in fase di
sciamatura, le api possanocostruire celle reali sui lati del favo.
Perevitare la costruzione di celle reali nelleparte sottostante del
favo, taluni apicultoriaccostano il foglio alla traversa
inferiore.
Per fissare il foglio cereo,il filo viene riscaldato mediante
luso ditrasformatori elettrici da 12 o 24 V. Ilpassaggio della
corrente provoca illento riscaldamento, del filo inglobando-lo nel
foglio in pochi secondi. Cessato ilflusso di corrente, la cera
solidifica e sisalda perfettamente al filo. Luso di unabatteria
dauto assolutamentesconsigliato poich lelevato amperag-gio provoca
un rapido ed eccessivoriscaldamento del filo impedendoneuna
omogenea penetrazione nel foglio.
1010
Per un risultato ottimale preferibile fissare uno spinotto
elettrico altelaino, tenendo l'altro in mano. Avereuna mano libera
permette all'operatoredi fare pressione sulle parti del fogliocereo
che non risultano perfettamenteappoggiate sul filo. Questo consente
unperfetto fissaggio del filo al foglio. A lavoro finito, il filo
deve risultareannegato nella cera, per tutta la sualunghezza.
1111
99Se non si opera correttamente,spesso le operaie operaie
"rosicchiano" lacera intorno al filo.rendendo inutile lacostruzione
del favo. Qualora ne venga comunquecompletata la costruzione, nelle
celletteove il filo fuoriesce dal fondo.la regina evita di
deporre.
1212
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ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura
noto che le bottinatrici possono compiere voli anche molto
lunghi, fino a raggiungere la distan-za di 3 chilometri. per chiaro
che un tragitto di tale lunghezza, per una raccolta di pochi
milli-grammi di nettare, avrebbe un bilancio energetico scarsamente
positivo. Al contrario, potendo dis-porre di una fonte alimentare
pi vicina, per l'ape sarebbe possibile, nella stessa unit di
tempo,compiere pi voli, arrivando a raccogliere pi nettare con lo
stesso dispendio di energia. Per que-sto motivo, l'analisi
floristica del territorio ove impiantare un apiario di vitale
importanza, soprat-tutto nel caso di aziende stanziali. In questo
caso occorre che le fioriture siano abbondanti e bendistribuite in
tutte le stagioni dell'anno. Lo stesso avviene per la raccolta
dell'acqua e del propoli(vedi glossario). La prima indispensabile
per diluire il miele e liquefare quello cristallizzato, perregolare
la temperatura dell'alveare e per l'allevamento della covata; il
secondo per chiudere leaperture dell'alveare in funzione delle
esigenze di termoregolazione, per la disinfezione delle cel-lette e
per imbalsamare gli animali che, uccisi dalle api all'interno
dell'alveare, non possono essereallontanati.Nella scelta della
localizzazione dell'apiario, necessario valutare la presenza e la
distanza di altriapiari presenti nella stessa zona. Devono essere
considerati sia quelli stanziali, sia quelli nomadi.Questi ultimi,
anche se solo per brevi periodi all'anno, possono comunque
interferire in modonegativo sulla produzione.Nel caso di zone con
forti declivi, buona norma posizionare gli alveari verso i fondi
valle, in modotale che l'ape possa compiere i viaggi di ritorno (a
pieno carico) in discesa. In queste situazionioccorre per valutare
possibili fenomeni di inversione termica notturna, fenomeni che
possonodare origine a gelate. Indipendentemente dalle situazioni
orografiche generali, si deve valutareattentamente il microclima
della zona scelta. sempre bene evitare situazioni ove siano
frequentile inversioni termiche notturne e le zone dove spesso si
ha la formazione di nebbie.Considerata la propensione delle api a
bottinare sostanze zuccherine, necessario evitare di dis-locare gli
apiari nelle vicinanze di industrie o laboratori artigianali che
lavorino queste sostanze(zuccherifici, torronifici, cantine
vinicole, ecc.). Devono essere sempre rispettate le disposizioni
legis-lative vigenti (vedi glossario), sia generali che locali:
leggi regionali, ordinanze, ecc.Infine, sebbene la ricerca non
abbia ancora fornito risultati concordi circa l'azione che i campi
elet-tromagnetici possono avere nei confronti delle api, sia per
quanto attiene il loro orientamento chela loro vitalit, appare
opportuno evitare di posizionare gli alveari in prossimit di
elettrodotti e gros-si impianti di telecomunicazione.
la scelta della postazione
33 Le arnie devono essere rialzate daterra di circa 20
centimetri. Il passaggio dell'aria evita il ristagno dell'umidit ed
il conse-guente precoce degrado del fondo inlegno. Come basamenti
possono essereusati sia dei pali prefabbricati di cementoarmato,
sia leggere putrelle di ferro poggia-te su blocchetti. La distanza
tra di esse nondeve superare i 35-40 centimetri, al fine diben
supportare le arnie. importante chele arnie siano a livello, poich
la diffusionedel fondo in rete permette lallontanamentodellumidit
in eccesso.
11 Le arnie devono essere coloratein modo da rendere l'apiario
il pivivace possibile. Questo fa s che sia laregina (al rientro dal
volo di fecondazio-ne), sia le bottinatrici possano
ritrovarefacilmente il proprio alveare, senzapossibilit di errore,
limitando almassimo la deriva (vedi glossario).I colori devono
essere quelli riconosciutidalle api: il bianco, il giallo, il verde
elazzurro in tutte le loro tonalit. Le api,invece, non distinguono
il rosso.
Occorre evitare le zone ventose.Sia perch sufficiente un vento
convelocit oraria di 25-30 chilometri perdimezzare l'attivit di un
alveare, sia per iproblemi legati alla sua azione distruttiva.In
caso di vento eccessivo, gli apicultorisono obbligati ad assicurare
le arnie alterreno con mezzi che spesso neostacolano il loro
controllo. Occorreinfine considerare l'azione negativa cheil vento
ha sulla secrezione nettariferadelle differenti specie
vegetali.
44
Lapiario22 Sul frontalino possibile aggiungeredei segni
(anch'essi trascritti con colori
vivaci) in modo da offrire un altro segnodi orientamento alle
bottinatrici. Nellestazioni di fecondazione le arnievengono
pitturate anche con pi colorie con pi segni, per evitare che
leregine possano rientrare in un altroalveare. In questo caso,
infatti,verrebbero subito soppresse.
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Schede tecniche di apicultura Lapiario - la scelta della
postazione
La presenza di alberi non indicata.Infatti le colonie allevate
all'ombra, soprattutto du-rante la stagione invernale, stentano:
hanno mag-giori problemi di termoregolazione e l'ombra inibi-sce il
volo delle bottinatrici. Anche il lavoro dell'api-cultore viene
ostacolato: pi difficile osservare leapi e distinguere la covata.
Per ci bene evitare learee intensamente boscate. Occorre anche
consi-derare il fastidio che spesso possono procurare lebasse
alberature.
55
Gli alveari devono essere espostinel quadrante compreso fra
l'est ed il sud.Questo orientamento facilita l'insolazione
delpredellino di volo, favorendo il riscaldamentodella colonia e,
pertanto, l'attivit dellebottinatrici. Tanto prima la parte
anterioredelll'arnia viene raggiunta dal sole, tanto primale api
riprendono la loro attivit.
Nel caso che le arnie siano collocate su superfici in pendenza,
indispensabile chel'orientamento di questi declivi sia a sud.Questa
situazione favorisce il riscaldamentodella superficie terrestre,
intervenendopositivamente sul microclima degli alveari.
77
La dotazione di acqua in recipientidislocati fra gli alveari
assume un'importanzavitale, quando le api non possono disporre
difonti naturali. Non necessario che l'acquasia fresca e pura,
poich spesso le apimanifestano preferenza proprio per
l'acquastagnante, pi ricca di sali minerali.
88
L'apiario deve essere facilmenteaccessibile. Le colonie devono
essere visitatetutto l'anno e con qualunque tempo. Anchela
movimentazione del materiale apisticononch quella dei melari (sia
vuoti che pieni),richiede che i mezzi di trasporto
possanoraggiungere facilmente le postazioni.
1010
Occorre evitare le aree inquinatee quelle ove si fa largo
impiego di fitofarmaci.Questo evita il possibile inquinamento
delmiele con metalli pesanti e molecoleestranee, ma soprattutto
scongiura il rischiodi mortalit delle api che, nelle aree
agricoleintensive, un fatto tuttaltro che sporadico.
1111
Occorre evitare le aree umide.Un livello elevato di umidit non
permettealle api di mantenere una buona tempera-tura all'interno
dell'arnia. Inoltre, l'umiditfavorisce lo sviluppo di muffe e di
patologiead essa legate: la covata calcificata e pietrifi-cata
(vedi glossario: micosi). Si devono per-tanto evitare zone con
ristagni idrici o vicinea corsi d'acqua. Questo valutando
anchel'eventualit di possibili alluvioni.
I rumori, ma soprattutto le vibrazioni,infastidiscono le api
che, spesso, reagisconoin modo aggressivo. Per questo meglioevitare
zone ove vengono eseguite frequentilavorazioni del terreno. bene
che l'apicul-tore, o l'operatore agricolo, ove dovessecompiere
lavorazioni meccaniche inprossimit dell'alveare, prenda le
dovuteprecauzioni indossando mezzi di protezione.
1212
66s
N
99
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Con il termine di apiario o di postazione, si suole indicare
l'insieme degli alveari disposti l'uno accan-to all'altro. La
scelta di come disporli sul campo varia in funzione di fattori
assai differenti.Innanzitutto occorre considerare se l'allevamento
deve essere di tipo stanziale o se esso deve pre-vedere la
transumanza, al fine di sfruttare un numero maggiore di fioriture.
In questo caso occor-re ancora valutare il livello di
meccanizzazione che si intende adottare. Infatti il caricamento e
loscaricamento degli alveari pu essere manuale o, come avviene per
i grossi allevamenti la movi-mentazione delle colonie pu essere
parzialmente o interamente meccanizzata.Ovviamente questa seconda
ipotesi tende a privilegiare la facilit di trasporto piuttosto che
quellarelativa alla visita delle famiglie.In postazioni stanziali,
le scelte sono dettate in primo luogo dalla morfologia del terreno
e dallo spa-zio disponibile.Ove le arnie siano disposte su pi file,
queste devono essere possibilmente distanziate di almeno 3metri e
mezzo o 4, in modo tale che l'operatore, intento nei controlli, non
sia di ostacolo al volodelle api che si sollevano dagli alveari
situati nella fila posta immediatamente dietro evitando cosche
queste possano innervosirsi e divenire aggressive.Anche sulla fila,
ove possibile, le arnie dovrebbero mantenere una distanza tale da
permettere all'o-peratore di posare agevolmente fra di esse i
telaini estratti durante il controllo o di effettuare como-damente
una divisione della colonia per far fronte ad un principio di
andata a sciame. Una mag-giore distanza fra le arnie offre anche
altri vantaggi: limitare la deriva (vedi glossario) fra gli
alvearied indirizzare la regina al ritorno dal suo volo di
fecondazione. Infatti, mentre le api bottinatrici,quantunque non
appartenenti alla colonia, vengono comunque bene accolte, le
regine, qualora,al loro ritorno, sbaglino alveare, vengono
immediatamente eliminate.Ove le postazioni siano formate da un gran
numero di alveari, indispensabile conservare (o,eventualmente
inserire) elementi del paesaggio che servano da orientamento.Al
contrario, qualora l'azienda pratichi una intensa attivit di
nomadismo con un elevato grado dimeccanizzazione, gli alveari
vengono posizionati uno accanto all'altro su pallet, non
tenendoconto delle difficolt operative che possono derivare da
questa disposizione: ad esempio, l'ag-giunta dei melari i quali,
vengono a trovarsi l'uno attaccato all'altro.In queste situazioni,
la disposizione sul campo degli alveari determinata
prioritariamente dallanecessit di mobilit fra i pallet da parte dei
mezzi meccanici impiegati per il carico e lo scarico
deglialveari.
la disposizione degli alveari
33 La disposizione migliore per le api quella che prevede il
posizionamentoisolato degli alveari. Posizionandoli acirca 2 metri
l'uno dall'altro sulla fila edistanziando le file di 3-3,5 metri,
oltreche prevenire la deriva, si permetteall'apicultore di operare
agevolmente,anche nel caso si impieghino dei mezzimeccanici.
11 Le arnie devono essere sistemateperfettamente in piano
rispetto alproprio asse trasversale. Una forteinclinazione farebbe
s che i telaini nonsiano perfettamente paralleli alle
paretidellarnia. Di conseguenza verrebbecompromessa la giusta
distanza fra i favilaterali e le pareti dellarnia.
Lallineamento su fila unica,ove le condizioni lo rendano
possibile, quello prevalentemente preferito. Infatti possibile
svolgere tutte le operazionisenza interferire con il volo delle
api.Ovviamente possibile, in funzione deisupporti disponibili,
posizionare glialveari in gruppi da 3 a 5 unit,distanziando
opportunamente unsupporto dall'altro.
44
Lapiario22 In questa situazione le apitendono ad assottigliare
il favo troppo
vicino al fianco e ad ingrossare quellosul lato opposto. Spesso
avviene che,nello spazio che si viene a creare fra ilfianco ed il
favo limitrofo, le api riescanoa costruire un favo
supplementare,rendendo complicata l'estrazione deltelaino e,
quindi, il controllo dellacolonia.
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le condizioni della produzione e della commercializzazione dei
prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Lapiario - la disposizione degli
alveari
Ove lo sviluppo in larghezzadelle parcelle non lo permetta, gli
alvearivengono disposti su pi file parallele. Questasistemazione
non certamente ottimale, nonessendo in grado di limitare il
fenomeno delladeriva. Inoltre questa disposizione richiede
unadistanza fra le file non inferiore ai 3,5 metri alfine di
rendere agevole il controllo deglialveari.
55
La collocazione a ranghi successivipermette di disporre le arnie
su pi file,creando per degli spazi fra gruppi di alvearidisposti
sulla stessa fila. In questa situazioneviene limitato il disturbo
generato dall'apicul-tore sugli alveari posti immediatamente
dietro.Questi spazi possono anche essere impiegatiper il
collocamento di altri alveari, nel caso didivisioni per la
prevenzione della sciamatura.
66
La sistemazione a quadrilateropermette un buon orientamento
delle api, dicontrastare la deriva ed adeguati spazi opera-tivi per
l'apicultore. Per contro, alcuni alvearisoffrono un'esposizione non
ottimale, trovan-dosi orientati a nord o ad ovest. Per questomotivo
un modello di disposizione che puessere impiegato in areali
pianeggianti, carat-terizzati da clima caldo e secco. assai
adattaper le stazioni di fecondazione.
77
La disposizione a semicerchioviene impiegata molto in parcelle
con buonsviluppo in larghezza. Permette un discretoorientamento
delle colonie ed una ottimaleoperativit dell'allevatore che si
trova a con-trollare gli alveari senza interferire con il volodelle
api. Si pu optare verso questa soluzio-ne quanto possibile
orientare i semicerchiverso sud.
88
La disposizione su pallet (o pedane) in linea quella pi
comunemente utilizzatadagli apicultori che praticano il
nomadismomovimentando gli alveari attraverso braccielevatori
estensibili, montati sullo stessomezzo di trasporto. Il numero di
alveari funzionale alla larghezza dell'autocarro, eposso variare da
quattro a cinque.
1010
Nella disposizione su pallet a girandola,gli alveari vengano
sistemati su pedane di for-ma quadrata. In questo caso la
distribuzione incampo pu essere ricondotta a quella omoni-ma vista
in precedenza, con la sola differenzache, in questo caso, gli
alveari sono uno ridos-sato all'altro. Questo, come per tutte le
altresistemazioni su pallet, rende complicato sia ilcontrollo delle
colonie, sia la sovrapposi-zionedei melari.
1111
La configurazione a girandolaoffre gli stessi vantaggi descritti
per la sistema-zione a quadrilatero. Tuttavia, anche in questocaso
alcuni alveari si trovano con l'uscita divolo orientata a nord o ad
ovest e, quindi, inposizione ombreggiata. Formata da qruppi disoli
quattro alveari, limita, ancora meglio delladisposizione a
quadrilatero, la deriva. Perquesto motivo questa sistemazione la
piimpiegata nelle stazioni di fecondazione.
9
Per la sistemazione su pallet contrappostivengono utilizzate
pedane di forma rettan-golare, sulle quali trovano spazio 4
alveari. Ladislocazione sul campo simile a quella vistaper la
disposizione a girandola. Al contrariodella precedente, secondo
questa disposizio-ne, gli alveari vengono orientati non su tutti
equattro i punti cardinali, ma secondo l'asseest-ovest.
1212
9
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Ministero delle Politiche Agricole,Alimentari e Forestali
ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura
La societ delle api composta da individui di sesso femminile, le
api operaie e l'ape regina,e di sesso maschile, i fuchi. Fra gli
individui di sesso femminile, solamente l'ape regina feconda,
mentre le api operaie sono sterili.Nella societ delle api, la
determinazione del sesso avviene per partenogenesi aploide
arre-notoca: uova non fecondate danno origine a fuchi; uova
fecondate ad api operaie ed apiregine. Solo in casi particolari, da
uova fecondate possono originarsi maschi diploidi (vediglossario).
Le loro larve, non appena fuoriuscite dall'uovo, vengono comunque
individuatecome anomale dalle api operaie e, quindi,
eliminate.Nelle schede relative alle caste, non si intende
approfondire in modo specifico la composi-zione della colonia, ma
fornire utili elementi pratici per il riconoscimento dei diversi
individuie delle loro differenti fasi di vita preimaginale e di
adulto. In particolare vengono illustrati idifferenti cicli di vita
e gli elementi da cui questi possono essere influenzati.
Normalmente in alveare sono presenti solamente cellette esagonali,
che costituiscono i favi.Solo eccezionalmente le api provvedono ad
allevare api regine in particolari cellette, realiz-zate
appositamente. Queste cellette, una volta sfarfallata la regina,
vengono in tutto o inparte, demolite. Occorre saper distinguere le
celle reali costruite per la sciamatura, da quelle edificate
perporre rimedio ad uno stato di orfanit.Eliminando queste ultime
infatti si destina la colonia alla estinzione certa. opinione
oramai diffusa che nelle celle reali l'uovo non venga deposto
direttamente dal-l'ape regina (infatti, non dovendo contrarre
l'addome, depositerebbe un uovo non fecon-dato e quindi maschile),
ma venga portato dalle stesse api operaie. (vedi scheda: La
sciama-tura cause predisponenti). Al contrario, in condizioni di
orfanit, le celle reali vengono rea-lizzate intorno ad una larvetta
con et inferiore ai 3 giorni, direttamente sulla superfice
deifavi.Gli stadi preimaginali (o larvali) di qualunque individuo
componente una famiglia di apihanno inizio da un uovo.Non possibile
distinguere un uovo femminile da uno maschile.Alcune indicazioni
possono essere assunte sulla base del tipo di celletta ove l'uovo
vienedeposto. indispensabile che lapicultore abbia unadeguata
conoscenza dei diversi stadi preimaginalie che sappia cogliere i
segnali che la colonia manifesta. Sono questi elementi infatti che
pos-sono dare utili indicazioni allallevatore sullo stato di salute
della colonia stessa.
gli stadi preimaginali
33 Le uova di api regine, sono depostein particolari cellette
che, inizialmente,hanno la forma di una coppa rovesciatao di una
cupola: per questo motivovengono normalmente indicate coltermine di
cupolino. Questo tipo di cella(del diametro di 8,0 millimetri)
vienerealizzato dalle operaie solamentequando la colonia avverte
lesigenza disciamare (vedi scheda sciamatura) equindi la necessit
di allevare nuove apiregine.
11 Le uova di api operaie vengonodeposte in cellette esagonali
conapotema pari a 2,6 - 2,7 millimetri. Tale dimensione obbliga la
regina, nelmomento della deposizione, a contrarrel'addome con la
conseguente espulsio-ne di uno spermatozoo che andr afecondare
l'uovo. Pertanto, nelle celletteesagonali di minori dimensioni,
sipotranno trovare normalmente uovafecondate, dalle quali
nasceranno apioperaie.
A volte possibile individuare piuova deposte sui lati delle
celle. Questotipo di deposizione opera di apioperaie che, in
condizioni di orfanitoramai avanzata, riacquistano lacapacit di
deporre uova, ovviamentemaschili (vedi glossario: Fucaiola -
apeoperaia). Non possibile distinguere lacovata di un'ape regina
fucaiola (vediglossario) da una covata femminileregolare.
44
Le caste e la colonia22 L'uovo che d origine ad un fuco, viene
ordinariamente deposto in
celle esagonali di circa il 30% pi larghedi quelle da operaia
(vedi glossario:Fogli cerei). In queste celle, la reginapu inserire
l'addome facilmente senzadoverlo contrarre al momento
delladeposizione. Si evita cos l'espulsionedalla spermateca di uno
spermatozoo.Nelle celle esagonali pi grandi, sipossono trovare
quindi uova nonfecondate, dalle quali nascono fuchi.
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Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Le caste e la colonia - gli stadi
preimaginali
Un caso particolare si verificaqualora una giovane regina,
appenafecondata, non abbia abbondantespazio. Essa tende a deporre
pi di unuovo per cella, ma sempre sul fondo. Inquesta situazione
sono le api operaieche provvedono ad eliminare le uova ineccesso,
lasciandone solamente una percella.
55
L'uovo appena deposto, si presentalongitudinalmente all'asse
della celletta,come un chiodo in una parete. Appenapoche ore dopo,
nelle cellette esagonali,tende per, per effetto della gravit,
adadagiarsi sul fondo. Nelle celle reali, alcontrario, poich l'uovo
pende al pari diun lampadario, non cambia posizionefino alla
nascita della larvetta. Questostadio dura circa tre giorni per
entrambi isessi.
66
Dall'uovo fuoriesce una larvetta che, nel giro di sei giorni,
compie 4 mu-te raggiungendo lo stadio di larva diquinta et.
Dapprima la larvetta, immer-sa in un cuscino di gelatina reale,
pressoch invisibile. E comunque bendistinguibile gi poche ore dopo
lanascita, arrivando ad occupare linteracelletta al momento
dell'opercolatura.Questo avviene mediamente dopo no-ve giorni dalla
deposizione. Un tempo dipoco inferiore nel caso dell'ape regina,di
poco superiore nel caso del fuco.
77
La quinta ed ultima muta avvienedopo l'opercolatura. In questa
fase lalarva si dispone lungo l'asse maggioredella celletta.
Successivamente avviene latrasformazione in pupa. In questa fase
possibile distinguere bene le celle di apeoperaia (&), con
opercolo convesso epoco pronunciato, da quelle di fuco (%),con
opercolo pressoch semisferico.La comparsa di sola covata maschile
segno inequivocabile di sopravvenutaorfanit o di presenza di unape
reginasterile e quindi fucaiola.
88
Nel caso di un'ape operaia, lo sfarfallamento avviene dopo 12
giornidall'opercolatura della cella e perci dopo21 giorni dalla
deposizione dell'uovo. Ilciclo del fuco dura mediamente 3 giorni
inpi. Gli adulti fuoriescono dalle cellette dopoaverne rosicchiato
completamentel'opercolo.
99
La celletta ove si compie il ciclopreimaginale di un'ape regina
cresce alcrescere delle dimensioni della larva. Almomento
dell'opercolatura la cellaassume la forma di una ghianda, pi omeno
allungata. Un'ottima cella realedeve essere dritta e ben lavorata
perlintera superficie, riportando in rilievo gli esagoni tipici dei
favi. La fase dicelletta opercolata dura, nel caso dellaregina,
appena 7-8 giorni. La regina,sfarfallando, apre la celletta al pari
diuna barattolo di pelati.
1010
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ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura
Gli adulti che compongono un alveare sono normalmente suddivisi
in 3 caste: l'ape regina,i fuchi e le api operaie. indispensabile,
per l'operatore apistico, possedere una corretta edapprofondita
conoscenza dell'organizzazione della colonia nonch dei compiti di
ciascunadelle tre caste. altrettanto importante, al fine di operare
in maniera rapida, ma corretta,saper individuare i differenti stadi
biologici e fisiologici dei singoli individui.Un apicultore deve
essere in grado di distinguere, ad esempio, un'ape regina vergine
da unafeconda o saper catturare da un alveare, secondo le necessit,
gruppi di api nutrici, ceraioleo bottinatrici. fondamentale
considerare come gli stadi fisiologici delle api appartenenti
alledifferenti caste, (ad esempio, la lunghezza della loro vita),
siano funzione della stagione o deicarichi di lavoro: produttivi,
nel caso delle operaie o riproduttivi, nel caso di una regina.
Apioperaie pi longeve, sono in grado di garantire raccolti
abbondanti. Esse, infatti, trascorronole loro prime tre settimane
di vita in alveare e solo dopo questo periodo fuoriescono alla
ricer-ca di cibo. Se la loro vita durasse solo sei settimane, vi
sarebbe una bottinatrice per ogni apedi casa. Se durasse nove
settimane, per ogni ape di casa si potrebbero contare 2
bottinatrici.Infine si consideri che, mentre lape regina ed il fuco
hanno un unico compito, lape operaiasvolge mansioni diverse.
gli stadi imaginali
44 L'ape operaia fuoriesce dalla cella,rosicchiandone con le
mandibole l'oper-colo, trascorsi circa 21 giorni dalla depo-sizione
dell'uovo. Non appena sfarfallata,ha la necessit di fare asciugare
all' aria ilproprio tegumento. Durante i primi 2-3giorni di vita,
si dedica alla pulizia ed alladisinfezione delle celle liberate
dallacovata, celle che devono essere reseidonee ad accogliere o
nuova covata oriserve alimentari. In questa fase non infunzione
alcuna ghiandola.
33 I fuchi compongono la castamaschile. Morfologicamente
assaicaratteristici, non sono sempre presenti inalveare,
considerato che la loro vita duradalla primavera all'autunno.
Raramente, esolo nelle regioni a clima pi mite, hannola possibilit
di svernare. Raggiungono lamaturit sessuale circa 40 giorni dopo
losfarfallamento. Muoiono una voltafecondata la regina.Il loro
stadio preimaginale dura 24 giorni.(vedi glossario:Fuco ).
La rosura degli opercoli si depositasul fondo dell'arnia o sui
fondi antivar-roa, formando caratteristiche strisce incoincidenza
degli spazi tra i favi. Il loronumero e la loro lunghezza
fornisceinformazioni sullo sviluppo della covata.Ogni striscia
formata dalla rosuraproveniente dalle facce di due faviattigui. Ad
esempio se sono presenti solodue strisce, la covata interessa tre
telaini,estendendosi sulle due facce di un favoe su una sola faccia
dei due favi vicini.
55
Le caste e la colonia
22Una volta fecondata, la reginamuta morfologicamente, mostrando
unaccrescimento del proprio addome,dovuto all'ingrossamento della
sperma-teca (vedi glossario). Poco mobile puessere individuata
facilmente sui favi ovesiano presenti uova appena deposte. La sua
capacit di ovideposizione nonsupera i 5 anni. I ritmi di
deposizionesono assai vari dipendendo dagliandamenti climatici e
dai flussi dinettare.
11 La regina sfarfalla 16-17 giornidopo la deposizione
dell'uovo. Daquesto momento, passa circa unasettimana in alveare,
prima diraggiunge la maturit sessuale. Laregina vergine non occupa
unaposizione precisa sui favi e, con unaddome non ancora
sviluppato, incolonie ben popolate pu essereindividuata solo
dall'occhio di unapicultore esperto.
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Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Le caste e la colonia - gli stadi
imaginali
Dopo 3 giorni dallo sfarfallamento,nell'ape operaia si
sviluppano le ghian-dole ipofaringee e mandibolari (vediglossario),
ubicate nel capo e deputatealla produzione della gelatina reale. In
questa fase essa ha il compito dinutrire sia le larve appena nate,
sia laregina. Volendo disporre di api operaienutrici, l'allevatore
deve cercare un favocon covata di et inferiore ai tre giorni: leapi
di copertura sono rappresentate perla quasi totalit da api operaie
di questotipo.
66
Intorno al decimo giorno di vita, le ghiandole del capo
regrediscono mentre si sviluppano le ghiandole ceripa-re (vedi
glossario), situate nell'addome. In questa fase l'operaia riveste
la funzionedi ape costruttrice o muratrici,
edicandosiall'edificazione dei favi. Durante lacostruzione, le api
si aggrappano le unealle altre, formando complesse impalcatu-re.
Volendo disporre di operaie muratrici,l'allevatore pu reperirle su
un fogliocereo in costruzione. Queste operaie, ovenon sia
necessaria la loro opera, lavoranoalla maturazione del miele.
77
La vera e propria fase di ape di voloviene preceduta da una fase
intermediadurante la quale l'ape sosta sui predellinidell'arnia. La
funzione di ventilatriceviene raggiunta intorno al
diciottesimogiorno di et, quando entra in funzionela ghiandola di
Nasonoff. L'ape ventilatri-ce si pone sul predellino di
ingressodell'arnia e, scoprendo la ghiandola eventilando fortemente
le ali, diffonde ilcaratteristico odore della propria
colonia.Segnala cos alle compagne in volo lagiusta posizione
dell'alveare.
88
A 3 settimane dallo sfarfallamento,con l'entrata in funzione
della ghiando-la velenifera, l'operaia acquista lacapacit di difesa
ed pertanto idoneaad abbandonare l'alveare. Diviene
unabottinatrice, in grado di andare aprocacciare per la propria
colonia lediverse sostanze alimentari (nettare,melata e polline),
l'acqua e la propoli.
99
Durante la stagione fredda,con il verificarsi del blocco della
covata, lacolonia si compone esclusivamente di apibottinatrici con
il compito di far trascorrerealla colonia la stagione fredda. In
questasituazione, alcune operaie, secondo lenecessit, riacquistano
la funzionalit dialcune ghiandole. infatti indispensabileche nella
colonia sia sempre garantita lapresenza di api capaci di alimentare
laregina e la nuova covata (le nutrici) o disovrintendere alla
manutenzione dei favi(le costruttrici).
1010
Diversamente da quello che si crede,ci che debilita l'ape
operaia e, di con-seguenza ne accorcia la vita, non tan-to
l'attivit di raccolta delle provviste,quanto l'allevamento della
covata. Le apioperaie hanno vita pi breve nella sta-gione
produttiva, perch gli abbondantiflussi di nettare stimolano
l'ovideposizio-ne della regina, aggravando il lavorodelle nutrici.
Una famiglia rimasta orfanaall'inizio della primavera sopravvive
finoalla stagione estiva, cos come le apisvernanti sopravvivono
all' inverno,dovendo accudire poca covata.
1111
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Ministero delle Politiche Agricole,Alimentari e Forestali
ComunitEuropeaSchede tecniche di apicultura
I segnali che l'alveare manda sono molteplici. Purtroppo, non
sempre l'apicultore in grado di rece-pirli ed
interpretarli.L'osservazione della covata, ad esempio, pu fornire
utili indicazioni sullo stato della colonia e sullesue reali
capacit produttive. Non sempre, infatti, sufficiente soffermarsi
solamente sulla sua esten-sione, poich valori come compattezza e
disposizione della covata (intesa come rapporto fra lacovata aperta
e quella opercolata) sono in grado di segnalare stati fisiologici o
problemi geneticidell'alveare. Come riportato nella scheda sulla
prevenzione della sciamatura, qualora i favi del nido,normalmente
destinati alla covata, siano stati utilizzati per la deposizione
delle provviste, significache la colonia potrebbe, o sta gi
predisponendosi per la sciamatura.Cos come un forte sbilanciamento
fra covata aperta e chiusa, a favore di quest'ultima, rappresen-ta
un ulteriore segnale di carenza di spazio per l'ovideposizione
della regina.Nellovideposizione, la regina segue un ordine
naturale: quando questo ordine si manifesta altera-to occorre
capirne i motivi per intervenire in modo adeguato.
11 Una buona covata si presentacompatta e regolarmente deposta.
La re-gina inizia l'ovideposizione dal centro deifavi, proseguendo
verso l'esterno con unandamento a spirale. Passati pochi
giornidall'ovideposizione, il centro del favo sipresenta occupato
dagli stadi preimagina-li pi "anziani". Verso la periferia, si
posso-no osservare gli stadi preimaginali pi"giovani". Le prime
opercolature e quindi iprimi sfarfallamenti si hanno nelle
cellecentrali e poi in quelle periferiche.
Il favo occupato da covata opercolatadeve presentarsi con
opercoli asciutti eleggermente convessi. La copertura deveessere la
pi compatta possibile, sempreconsiderando che una
mortalitpreimaginale del tutto fisiologica. perimportante che le
cellette aperte (ove morta la larva o la pupa) si presentinovuote e
perfettamente ripulite.
22
44 La covata assume due configurazioni.La prima configurazione
caratterizzatada una prima zona centrale occupata dauova; una
seconda fascia pi esternaconcentrica costituita da cellette
vuoteche vengono ripulite e disinfettate dalleapi appena
sfarfallate; una terza fasciacostituita da covata opercolata
sfarfal-lante o prossima allo sfarfallamento.
33 Le prime api che sfarfallanosono quelle che hanno compiuto
ilproprio ciclo nelle cellette centrali. Nelcaso la regina abbia
una forte capacit diovideposizione, o in alveari con scarsospazio
per la covata, la deposizioneriprende non appena le operaie
hannoripulito le cellette dai residui larvali. Questasituazione fa
s che la regina non avendoaltro spazio per deporre, si porti sui
faviove la covata sta appena sfarfallando.
Una seconda configurazione, osservabile, trascorso circa un mese
dallaripresa dellovideposizione. In questa fase,caratterizzata
dallincremento della forzadellalveare, prima ancora che sfarfalli
la co-vata, la regina ripassa sui favi deponendo leuova nella zona
esterna. Per questo motivo possibile riscontrare al centro del
favosolamente covata opercolata, mentre lacovata aperta relegata
nella fascia piperiferica costituita da sole uova o larvettedi
prima et.
55
I segnali dellalvearelosservazione del nido e della colonia
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Schede tecniche di apicultura I segnali dellalveare -
losservazione del nido e della colonia
Una covata poco compatta,in assenza di stati patologici
conclamati, un sintomo inequivocabile di elevataconsanguineit (vedi
glossario). Inquesto caso la regina depone uovafecondate che, pur
dovendo dareorigine a operaie, al contrario generanofuchi diploidi.
Queste larvette, nonappena fuoriuscite dall'uovo,
vengonoriconosciute ed eliminate dalle operaienutrici. Quest'azione
conferisce allacovata un aspetto lacunoso.
66
La consanguineit viene misuratasulla base del rapporto fra le
cellettevuote (e quindi di larve allontanateperch di fuchi
diploidi), rispetto aquelle presenti in un'unit di superficienota
(1 decimetro quadrato). Un valoredi tale rapporto inferiore al 5%
dovutoa mortalit naturale. Qualora il rapportosuperi il 5%, sempre
in assenza di statipatologici conclamati, la scarsacompattezza da
attribuire ad un livelloelevato di consanguineit. Essa massi-ma
quando il rapporto pari al 50%.
77
Una covata assai disordinata,ove coesistono cellette con uova
elarvette di et diversa, sintomo di unacovata di api operaie
fucaiole. Occorreosservare la deposizione delle uova:infatti il
corto addome delle operaie fa sche esse, non riuscendo a
raggiungereil fondo della celletta, rilascino l'uovodirettamente
sulle pareti. La certezzadell'orfanit si ha al momento
dell'opercolatura delle celle che, a fuco,presentano un opercolo
pressochsemisferico.
88
In una colonia che ha sciamatosi registra un periodo di assenza
di covata.Tale periodo inizia qualche giorno primache fuoriesca lo
sciame primario e terminacon la fecondazione della nuova
regina.Questa fase ha una durata variabile,dipendendo dalla quantit
di sciamisecondari prodotti dalla colonia. In questo lasso di tempo
la famiglia importaquantit notevoli di miele che venendodepositato
preferibilmente nel nido neintasa i favi.
99
La vicina ripresa della covatasi manifesta attraverso l'attivit
disvuotamento delle celle centrali dei favi,celle che vengono cos
preparate dalleoperaie per laccoglimento della nuovacovata. Questa
configurazione del favoindica con certezza la presenza di
unaregina, anche se spesso non si riesce adindividuarla. Infatti
una regina giovane haancora l'addome non perfettamentesviluppato e
pertanto assai pi piccolo diquello di una regina in attivit
riproduttiva.
1010
La certezza dell'avvenuta fecondazionedella regina e del suo
regolare rientro inalveare si ha solamente quando possibile
individuare nei favi la covata"fresca": uova e, dopo tre giorni,
larvette.Infatti la regina potrebbe cadere vittimadi predatori
(ragni ed uccelli insettivori)durante il suo unico volo
all'esternodell'alveare, lasciando la sua coloniairrimediabilmente
orfana.
1111
24 % DI CELLE
VUOTE
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Al pari dell'analisi dello stato della covata (sia della sua
disposizione nei favi che del suo stato di salu-te), l'osservazione
esterna dell'alveare di vitale importanza nella pratica apistica.
L'alveare, oltre cheesplorato al suo interno, deve essere prima
valutato dall'apicultore dall'esterno, considerato che
dalcomportamento delle operaie bottinatrici possibile desumere una
notevole quantit di informa-zioni. Tali informazioni, se colte
nella maniera corretta, mettono l'allevatore in grado di operare
pertempo ed al meglio, favorendo il benessere della colonia ed il
suo corretto sviluppo in vista dell'at-tivit produttiva. Ovviamente
le osservazioni esterne non sono mai esaustive, ma rappresentano
comunque unimportante componente nella valutazione complessiva
dellattivit della famiglia. Il comportamentodelle api va comunque
considerato e soppesato sulla base della forza dell'alveare. Anche
per que-sto motivo importante che le colonie vengano invernate su
almeno otto favi coperti di api e chele schede sulle quali
l'apicultore riporta i risultati delle visite siano compilate
regolarmente. Soloavendo una reale conoscenza della forza della
colonia possibile valutarne il comportamento dal-lesterno.
I segnali dellalveare
11 Alcune patologie apistichesono facilmente diagnosticabili con
lasemplice osservazione della zonaprospiciente l'uscita dell'arnia.
In modoparticolare, quando la covata colpitadalla covata
calcificata o dalla covatapietrificata (vedi glossario), le
apitendono a ripulire i favi allontanando lepupe morte
abbandonandolefrettolosamente sul predellino di volodell'arnia.
Ove si riscontri questa situazioneoccorre procedere al
controllodell'alveare. Spesso, infatti, le patologiedella covata
calcificata o di quellapietrificata sono legate alla scarsacapacit
della colonia di controllare latemperatura interna e, quindi, il
tasso diumidit. In queste condizioni,determinate da contrazioni
della forzadella colonia, si sviluppano muffe cheinteressano anche
i favi e le riservepolliniche in essi contenute.
22
44 Anche la propolizzazione della reteantivarroa pu
rappresentare un chiarosintomo della contrazione della forzadella
colonia, anche se menosignificativo rispetto alla
propolizzazionedella porticina. La chiusura dei fondi inrete delle
arnie non per facilmenteverificabile, se non in occasione
dicontrolli pi accurati.
33 Al fine di mantenere una temperaturaadeguata all'interno
dell'alveare, le api,durante il periodo invernale (ma nonsolo),
regolano gli scambi di aria conl'esterno aprendo o chiudendo
leaperture con la propoli. Una correttagestione dovrebbe portare
l'apicoltore adinvernare le colonie con non meno di 8favi coperti
di api. In questa situazione lecolonie non chiudono mai la
porticina, senon in caso di gravi contrazioni dovute amorie di api
adulte.
Un altro sintomo della contrazionedella colonia fornito dal volo
delle api.In una colonia forte, il volo interessa tutto ilfronte
dell'arnia. Anche con temperature dipoco superiori ai 10C, le poche
api cheescono si distribuiscono in modoomogeneo sullintero
predellino.
55
losservazione esterna dellalveare
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Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura I segnali dellalveare -
losservazione esterna dellalveare
Qualora si osservi che le api fuoriesconoda un unico lato,
significa che la famiglia occupasolo una piccola porzione del
volume interno.Nel caso di colonie invernate regolarmente sualmeno
otto favi, occorre quanto prima verificar-ne la reale consistenza.
Infatti assai probabileche la colonia si sia fortemente contratta
in con-seguenza di stati patologici o di scarsa longevitdelle api.
Spesso questo segnale accompagna-to dalla parziale propolizzazione
della porticina.
66
Anche l'osservazione dei nutritori in grado di fornire utili
indicazioni, non solosulla consistenza della colonia, ma anche
sullavivacit delle api e sulla loro attitudine geneticaal lavoro di
bottinamento. La velocit con cui leapi consumano la soluzione
zuccherina ,infatti, strettamente correlata alla capacitproduttiva
dell'alveare: alveari poco produttivitendono a disertare i
nutritori.
77
Nutritori disdegnati dalle api,soprattutto quando la popolazione
dellacolonia numerosa, , spesso, anche unchiarissimo sintomo di
presenza di statipatologici pi o meno conclamati o di stati
diorfanit. In queste situazioni beneprocedere ad un controllo
accurato dellafamiglia.
88
Un'eccessiva aggressivit, manifestatada colonie generalmente
calme e tranquille, anch'esso un indizio di uno stato patologicopi
o meno avanzato o della mancanza dellaregina. Pertanto, anche in
questa circostanza, meglio effettuare quanto prima un'ispezio-ne
del nido al fine di verificare lo stato dellacovata e la presenza
dell'ape regina.
99
Al contrario, la presenza di lottefra le api operaie, testimonia
una fase di sac-cheggio, pi o meno grave (vedi glossario).Qualora
sottovalutato, il saccheggio puestendersi a pi alveari, fino ad
interessarel'intera postazione. Il risultato pu anche esse-re la
perdita dell'intero apiario in una solagiornata. Il saccheggio,
soprattutto se latente,si manifesta anche con la presenza
abbon-dante di api morte in prossimit dell'arnia.
1111
In occasione dei trattamenti antivarroacon prodotti a base di
timolo (APIGUARD,API LIFE VAR) si assiste facilmente ad
unafuoriuscita delle api, spesso massiccia. Questodisorientamento
pu portare anche a violen-ti fenomeni di saccheggio, stimolato
oltremo-do proprio dall'odore del timolo. Questoodore, forte e
persistente, maschera, infatti,quello tipico di ciascuna colonia,
portandoad un disorientamento delle stesse api.
1212
Una eccessiva presenza di api sui predellini pu avere diversi
significati infunzione della stagione, ma soprattutto infunzione
delle modalit con la quale questapresenza si manifesta. In
primavera, losserva-zione di gruppi compatti di api
all'esternodell'arnia, pu essere interpretata conl'intenzione della
colonia a sciamare. Questeformazioni di api, per lo pi assai
tranquille,prendono comunemente il nome di "barbe".
10
Anche l'osservazione dei fondi antivarroa in grado di dare
importanti indi-cazioni sulla consistenza ed il benessere
dellacolonia. Le api aprono le celle opercolate, ro-sicchiandone
gli opercoli. Pertanto, la pre-senza di estesi residui un chiaro
indicatoredella buona consistenza della famiglia. Inoltreil tipo di
opercolo (di celletta a covata o dicelletta a miele), ci permette
di quantificare iconsumi delle riserve alimentari.
1313
10
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L'affumicatore uno strumento indispensabile per l'apicultore.
All'apertura dell'arnia, salvo che inrare occasioni, le api operaie
tendono a riversarsi in massa all'esterno, spesso con fare
aggressivo.L'uso del fumo tende a calmarle, agendo principalmente
in due modi. In presenza del fumo, le api,ipotizzando il pericolo
imminente di un incendio, si riversano sui favi per rimpinzarsi di
miele, pron-te ad abbandonare l'arnia, distogliendo cos la loro
attenzione dall'operatore. Inoltre, con l'addomerigonfio di miele,
incontrano maggiori difficolt ad estrarre il loro pungiglione,
divenendo menoaggressive. Per questo motivo essenziale che
l'operatore impari ad utilizzare l'affumicatore ed ilfumo nel
migliore dei modi affinch eviti di rimanerne privo nel mezzo della
visita in apiario. Si con-sideri ancora che l'uso del fumo deve
essere rivolto principalmente al nido ed evitato nei
melari,soprattutto in presenza di favi non ancora opercolati,
considerata la capacit del miele di assorbiregli odori.Esistono in
commercio differenti tipologie di affumicatore, da quello classico
a mantice aquelli motorizzati. Nella scelta bene rivolgersi ad
affumicatori leggeri e con capienza adeguata,per evitare di doverli
ricaricare con eccessiva frequenza. Anche coloro che hanno pochi
alveari,dovrebbe indirizzare la loro scelta su modelli di medie o,
meglio, di grandi dimensioni.
L'affumicatore
11 L'affumicatore compostoda due parti fondamentali: il
mantice,che serve a spingere l'aria, e quindil'ossigeno, nella
camera di combustione(detta anche caldaia) e la caldaia, ovevengono
sistemate le sostanze chedevono bruciare, senza tuttaviaprodurre
fiamma. La caldaia portaincernierato alla sua sommit una sortadi
cappuccio, che ne consentel'apertura per il suo caricamento, ed
unbecco, per meglio indirizzare il fumo.
Nella parte inferiore della caldaia alloggiata una piastra
traforata chepermette all'aria, ricca di ossigeno, dimeglio
espandersi, attraversando inmodo completo i materiali da
bruciare.L'affumicatore pu essere anche dotatodi una griglia
protettiva contro lescottature, bloccata intorno alla
caldaia.Questa, infatti, contenendo ilcombustibile, tende a
surriscaldarsi,divenendo cos pericolosa.
22
44 Un buon affumicatore deve essereleggero, ma robusto e,
soprattutto, deveessere dotato di un buon mantice ingrado di ben
indirizzare l'aria entro lacaldaia e, quindi, fra i favi. Nel
contem-po, il mantice, fungendo anche dapresa, deve essere
comodamenteimpugnabile e facilmente comprimibile,per evitare di
affaticare l'operatoredurante l'apertura delle arnie per
ilcontrollo delle colonie.
33 La protezione anche corredatada un gancio che permette di
appenderel'affumicatore ai bordi dell'arnia quando sicontrolla la
colonia. Questo fa s che sulnido si possa stendere un velo di
fumoche, discendendo fra i favi, tende amantenere calme le api.
L'affumicatore deve essere sempreripulito, soprattutto in
prossimit delbecco superiore ove si depositano iresidui della
combustione, e svuotato dalla cenere che si deposita sul fondodella
caldaia. Per fare questo si deveestrarre la piastra forata.
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il caricamento ed il suo corretto utilizzo
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Schede tecniche di apicultura Laffumicatore - il caricamento e
il suo corretto utilizzo
Quando la piastra forataviene riposizionata, occorre fare
attenzione ache uno dei tre piedini che la sostengono nonsia
posizionato davanti al foro di ingresso dellacaldaia. Questa
eventualit, ostacolandolingresso dellaria spinta dal mantice
nellacaldaia stessa, impedirebbe il correttofunzionamento
dell'affumicatore.
66
I combustibili normalmente impiegatiper la produzione del fumo
sono i pi svariati.Spesso l'apicultore tende ad bruciare ci di
cuidispone pi facilmente: cartone, stracci di fibrenaturali, sterco
essiccato, pezzi di corteccia o diferula secca, foglie secche, ecc.
Esistono anchepreparazioni specifiche che vengono commer-cializzate
con l'assicurazione di essere piefficaci, rispetto ai prodotti
elencati, nel calmarele api. Non tutti i combustibili si
equivalgono.
77
Qualora si utilizzino pezzi di cartoneondulato o stracci di
tela, questi devono esse-re arrotolati stretti, in cilindretti che
occupinol'intero spazio della caldaia. Pertanto il diame-tro di
questi cilindri deve essere pari a quellodella caldaia e l'altezza
di poco inferiore, inmodo tale da non ostacolare la chiusura
delcapuccio. Si badi bene che l'ondulatura delcartone deve essere
posta nel senso dell'altez-za onde favorire il passaggio
dell'aria.
88
Un ottimo combustibile sono le fogliesecche di conifere (aghi di
pino, di abete o lari-ce) che forniscono un fumo denso e
pesante.Inoltre il loro caricamento assai facile ed il lo-ro
rabbocco pu essere fatto di continuo, sen-za dover attendere
l'esaurimento delle caricheprecedenti. Al contrario, foglie di
altre specie,come ad esempio quelle di eucalipto, produ-cono un
fumo che irrita le api, rendendole piaggressive.
99
Nel caso si utilizzi l'accendino,occorre dapprima incendiare un
pezzetto dicarta di giornale direttamente nella caldaia.Sulla
fiamma viva si fa quindi incendiare ilcombustibile disponibile:
cilindri di cartone odi tela, aghi di pino, ecc. Non appena
ilcombustibile ha preso fuoco, questo deveessere infilato nella
caldaia.
1111
Nel caso si impieghino aghi di pino,una volta che hanno preso
fuoco, occorreaggiungerne altri, provvedendo a
costiparlileggermente al fine di spegnere la fiammaviva. Essi
bruceranno producendo un ottimofumo denso e pesante.
1212
L'affumicatore pu essere accesousando un piccolo cannello o, pi
semplice-mente, usando un comune accendino. Nelprimo caso si
incendia il combustibile che de-ve essere subito infilato nella
caldaia affinchpossa spengersi la fiamma. INel caso si impie-ghino
cilindretti di cartone o di tela, la baseaccesa deve essere
posizionata inferiormente,a contatto con il fondo
dell'affumicatore, inmodo che la combustione proceda dal bassoverso
l'alto.
10
L'affumicatore deve essere impiegatoevitando di affumicare in
modo eccessivo leapi. Occorre indirizzare bene il fumo fra i
te-laini, producendo poche soffiate per volta.L'impiego del fumo
nei melari deve esserelimitato il pi possibile, soprattutto in
presen-za di favi non ancora opercolati. Il miele co-me gi detto
tende ad assorbire gli odori ed ilfumo gli conferirebbe un difetto,
rendendolonon commerciabile.
1313
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La nutrizione di tutti gli esseri viventi, dagli invertebrati
all'uomo, si basa sull'assunzione disostanze indispensabili per il
metabolismo e le funzioni vitali quotidiane. Tali sostanze
sonoriconducibili a tre categorie fondamentali: zuccheri o idrati
di carbonio, grassi o lipidi, proteine.A queste tre categorie di
alimenti, si aggiungono altri composti organici, quali le vitamine,
edinorganici, quali gli elementi minerali necessari al regolare
svolgimento delle funzioni vitali.L'alimentazione di una colonia di
api pu essere prevista secondo la tipologia classica:- di soccorso
o di sostegno, quando viene fatta per porre rimedio a crisi
alimentari dovute alle-saurimento delle scorte o alla carenza di
risorse esterne;- stimolante, quando viene somministrata per
simulare un flusso di nettare al fine di accrescereil ritmo di
ovideposizione della regina.Gli zuccheri forniscono la quota parte
di energia prontamente utilizzabile, necessaria al funzio-namento
dei muscoli ed al metabolismo in generale. In carenza di zuccheri,
l'organismo utiliz-za dapprima le sostanze grasse di deposito e,
solo in ultima analisi, le sostanze proteiche. Gli zuccheri,
rappresentano la fonte principale per la costituzione dei tessuti
adiposi e, nel casodell'ape, la fonte primaria per la produzione
della cera. Per questo motivo, laddove la famigliasi trova nelle
condizioni di dover costruire un gran numero di favi, necessario
intervenireattraverso somministrazioni di rilevanti quantit di
zucchero. Ciascuna unit semplice di zucchero prende il nome di
monosaccaride. Tra i pi comuni possibile annoverare i principali
costituenti del miele, il glucosio ed il fruttosio. Entrambi
appar-tenenti al gruppo degli esosi, costituiti da un anello
formato da 6 atomi di carbonio. In unmonosaccaride, il numero di
atomi di carbonio pu andare da un minimo di 3 ad un massi-mo di 7.
Dall'unione di due monosaccaridi si forma un disaccaride. Fra di
essi il pi noto cer-tamente il saccarosio, il pi comune zucchero
alimentare, formato da una molecola di gluco-sio ed una di
fruttosio. Il saccarosio il disaccaride pi comunemente presente nel
miele.Dall'unione da 3 a 10 molecole di monosaccaridi si ottengono
gli oligosaccaridi, mentre i poli-saccaridi sono costituiti da 11 a
diverse centinaia di molecole di monosaccaridi.Qualunque essere
vivente pu produrre energia solamente a partire dal fruttosio. Per
questomotivo tutte le altre molecole di zucchero, dagli altri
monosaccaridi ai polisaccaridi, devonoessere trasformati in
fruttosio prima del loro impiego.Ovviamente il numero di reazioni
(e quindi il "lavoro" che deve compiere l'organismo) tantomaggiore
tanto pi complesso lo zucchero di partenza.
la nutrizione zuccherina
33 Durante la nutrizione stimolante, preferibile somministrare
piccole, mafrequenti, dosi di sciroppo, impiegandoun nutritore a
tazza o un nutritoreesterno. Per l acquisto pertantopreferibile
orientarsi verso nutritori dipiccole dimensioni. Considerato che
illoro impiego avviene all'esterno, laplastica utilizzata per la
loro fabbricazionedeve essere di tipo morbido, al fine dievitare
rotture dovute all'irrigidimentodella stessa col freddo.
11 L'aggiunta di favi con scorte alimentaritrova impiego nella
nutrizione di soccor-so. In questa situazione, i favi
(contenentisia miele che polline) debbono esserecollocati
nell'arnia in modo tale che essisiano facilmente raggiungibili
dallacolonia. Se posizionati all'esternodell'area di formazione del
glomere (vediglossario), possono infatti essere deltutto
irraggiungibili dalle api, incapaci,col freddo, di allontanersi dal
glomerestesso.
Per l'alimentazione di soccorsosi impiegano quantit elevate di
scirop-po utilizzando preferibilmente nutritori atasca. Tale
tipologia di nutrizione assumefondamentale importanza quando
oc-corre sollecitare la costruzione dei favicome nel caso dello
sviluppo degli scia-mi naturali o artificiali (nuclei e
pacchid'api). Poter disporre di abbondantiquantit di zuccheri (dal
cui metaboli-smo si ottiene la cera) porta la colonia acostruire i
favi meglio e pi rapidamente.
44
Lalimentazione delle api22 Gli sciroppi di zucchero sono
indicatisia per l'alimentazione stimolante che
per quella di soccorso. La concentra-zione zuccherina pu essere
del 50%qualora la somministrazione avvengadurante la stagione
fredda, mentredurante la primavera preferibileportarla al 70%, per
evitare prevedibilifermentazioni.
STAGIONE INVERNALE STAGIONI CALDE
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Schede tecniche di apicultura Lalimentazione delle api - la
nutrizione zuccherina
Un particolare tipo di nutritore quello che pu essere
collocatoallesterno dellarnia, direttamente al suoingresso. Questo
modello di nutritore simostra assai pratico poich, purportando
lalimento a contatto direttodelle api, per il suo caricamento non
necessario n scoperchiare larnia(come il caso dei nutritori a
tasca) nsollevare il tetto (come per i nutritori atazza).
55
comunque facile realizzarenutritori esterni, partendo da
materialifacilmente reperibili. Si possono utilizzareo i comuni
vasi per miele da incastrarein particolari supporti di legno
elamierino zincato o canalette elettrichein abbinamento a
bottigliette di acquada mezzo litro. Oltre al notevolerisparmio
economico, questo tipo dinutritori offrono il vantaggio
dellapraticit, considerato che il dosaggiodella quantit di
soluzione pu esserefatto direttamente in laboratorio.
66
Al fine di facilitare la solubilit dello zucchero, per la
preparazionedello sciroppo preferibile utilizzare ac-qua calda alla
temperatura di 50 -60C.Una volta pronta, la soluzione deveapparire
limpida. Nel caso, una voltaraffreddatasi, per rendere la
soluzionepi gradita alle api, possibileaggiungere del succo di
limone.
77
Per la preparazione di grossequantit di sciroppo, qualora la
realtaziendale lo renda economicamenteconveniente, possono essere
utilizzatispecifici miscelatori dal costo comunqueelevato. anche
possibile sfruttare ilnormale smelatore motorizzato gipresente in
azienda. In ogni caso perevitare notevoli sforzi del motore,
lozucchero deve essere aggiuntonellacqua gradatamente.
88
Per lalimentazione si pu utilizzare anche il candito di zucchero
e miele.Questo si prepara miscelando, se possibileattraverso
l'impiego di un'impastatrice,zucchero a velo e miele nelle
proporzionidi 3 a 1. Il miele deve essere di provenien-za certa,
onde evitare la diffusione dipatologie apistiche quali le pesti e
leparapesti, il nosema e le virosi. L'eventualepastorizzazione del
miele permette dieliminare gli agenti della peste europea ele
virosi, ma non il Paenibacillus larvae,agente della peste
americana.
99
Il candito pu essere preparatoanche con solo zucchero,
miscelando acaldo 1 parte di acqua con circa 4-5parti di zucchero.
Una volta che lasoluzione si raffredda, vengonoaggiunte altre 5-6
parti di zucchero avelo. La soluzione, sovrassatura, puessere
impastata a mano o utilizzandoun'impastatrice. A completo
raffredda-mento, l'impasto deve avere unaconsistenza solida, quasi
plastica, e nonpresentare essudazioni di acqua.
1010
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11 Sul finire della stagione produttivagli alveari devono essere
predisposti pertrascorrere al meglio la stagione fredda.La quantit
di api presente in ogni alveareall'inizio dell'inverno deve essere
tale dagarantire la formazione di glomeri di volu-me adeguato per
proteggere al megliouna buona quantit di covata, conside-rando che
i primi due cicli sono quelli de-putati alla sostituzione delle api
svernanti.Pertanto bene che gli alveari siano com-posti da non meno
di 7 o 8 favi bencoperti di api.
Gli alveari deboli devono essere riunitifra loro, sopprimendo le
regine che nonhanno mostrato caratteristiche interessan-ti. I favi
di covata provenienti dalla colonianella quale stata uccisa la
reginadevono essere semplicemente inseriti inaltro alveare,
suddividendoli ai lati dellacovata della famiglia ricevente.
Occorrefare attenzione che in ogni colonia, fra lescorte
alimentari, sia presente in quantitabbondante anche il polline.
22
44 Al momento dell'invernamento,che nelle regioni a clima
mediterraneo siattua entro la prima decade di dicem-bre, occorre
effettuare un trattamentocontro la varroatosi: in questa fase
puessere impiegato l'acido ossalico. Lostesso trattamento deve
essere ripetuto25-30 giorni dopo. Questo primotrattamento
indispensabile per proteg-gere l'ultimo ciclo di covata che
dorigine alle operaie destinate atrascorrere il lungo periodo
invernale.
33 Completata l'operazione di riunifica-zione, le colonie devono
risultare ben popo-late, con tutti i favi coperti di api. Si
tengapresente che il glomere (vedi glossario)deve poter contenere
tutta la covata. Oltre aci, indispensabile che le api pi
esternesiano in grado di raggiungere i favi di scorta,non potendo,
per nutrirsi,allontanarsi dalglomere stesso. Un alveare munito di
favi discorta, ma posizionati troppo lontani dalleapi in glomere,
destinato comunque amorire di fame.
Sessanta giorni prima della previstaripresa del flusso di
nettare, opportunoprocedere ad una stimolazione dell
ovide-posizione della regina, realizzando unanutrizione stimolante,
con l'impiego disoluzioni zuccherine al 50%: un chilogram-mo di
zucchero per litro di acqua. La soluzione deve essere
somministratautilizzando preferibilmente nutritori a tazzada
soffitta o nutritori esterni da applicareall'ingresso.
55
linvernamento e lo sviluppo invernale
Il controllo dell'alveare Con assoluta certezza possibile
affermare che le possibilit produttive di una colonia di apisono
strettamente correlate alle capacit di governo dell'allevatore. Fra
queste, primariaimportanza assume lo sviluppo dell'alveare nel
periodo invernale, periodo che intercorre dalmomento
dell'invernamento a quello della posa del primo melario. Spesso un
errore, seppu-re banale, pu compromettere in modo significativo il
valore delle produzioni altrimenti otte-nibili.Le modalit di
governo dell'apiario variano secondo la professionalit
dell'apicultore. Ad esempio, il poter disporre di un seppur modesto
allevamento di regine assume rilevanzanotevole sulle sue scelte.
Infatti, l'allevatore che pu contare sulla disponibilit precoce
dicelle reali, non mostrer alcuna esitazione nel riunire le sue
colonie pi deboli al momentodell'invernamento. Cos facendo egli
deve obbligatoriamente sopprimere alcune regine, che,ovviamente,
devono essere rinnovate al termine della stagione fredda.
Altrettanto non possibile possa verificarsi qualora l'apicultore
non possegga altrettanta pro-fessionalit: egli tende a mantenere
costante il numero dei propri alveari, facendoli spessosvernare in
condizioni di sviluppo non idonee e tali da ritardare la loro
ripresa produttiva.
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Schede tecniche di apicultura Il controllo dellalveare -
linvernamento e lo sviluppo invernale
In questa fase, la nutrizione nondeve essere abbondante.
sufficienteuna somministrazione media giornalieradi 0,1 litri, da
protrarre per 10 giorni finoad un totale distribuito di un litro.
Lasoluzione pu essere somministrataogni due o tre giorni.
Interessando tuttele famiglie, ha lo scopo di favorire laripresa
contemporanea della covata inciascuna di esse. Inoltre fornisce
utiliindicazioni sia sullattitudine produttivadella colonia sia
sulle sue condizionisanitarie.
66
Le colonie che consumano lasoluzione rapidamente ed in
modocompleto, senza alcuna moria nelnutritore, non debbono destare
alcunapreoccupazione. Anzi, occorreconsiderare che la
vitalitnell'assunzione della nutrizione strettamente correlata con
l'attitudinegenetica all'attivit di bottinamento.
77
Lo stesso non si pu affermareper quelle colonie che non
manifestanogrande interesse per la nutrizione o le cuioperaie,
peggio ancora, affogano nellasoluzione. Queste sono le colonie
che,con maggiori probabilit non darannograndi soddisfazioni.
inoltre opportunoche l'apicultore proceda ad un lorocontrollo
approfondito per verificarne lostato di salute. La moria per
annegamen-to , infatti, sintomo di api indebolite.
88
Trascorsi circa trenta giornidall'ultimo trattamento per il
controllodella varroatosi, occorre procedere adun monitoraggio
della consistenza dellepopolazioni dell'acaro. La valutazionepu
essere fatta secondo le modalitdescritte nella scheda specifica.
oppor-tuno che il monitoraggio venga realiz-zato tutti gli anni,
secondo le medesimemodalit. Il dato ottenuto, (valutatocome media
fra glialveari) rapportato aquello degli anni precedenti,
fornisceuna preziosa 'indicazione sull'efficaciadel programma di
lotta alla parassitosi.
99
I primi due cicli di covata hanno loscopo di rinnovare la
popolazionedell'alveare: le nuove api, nate nei primi 40giorni
dalla ripresa della covata, devonoessere sufficienti a reintegrare
la quota diapi svernanti oramai giunte al terminedella loro vita.
In assenza di stati patologici,una contrazione della forza
dell'alveare dovuta ad una scarsa longevit delle apioperaie, scarsa
longevit che, ovviamente,ha ripercussioni sulla sua
capacitproduttiva.
1010
Una maggiore longevit delle operaiea parit di numero di api
nate, conferiscealla colonia una forza maggiore e, so-prattutto,
una maggiore presenza di apibottinatrici. Infatti tale funzione
vieneraggiunta dalle api al ventesimo giornodi vita. Qualora
un'operaia viva 40 gior-ni, in alveare sono presenti una
bottina-trice per ogni ape di casa; se, al contra-rio, essa vive
per 60 giorni, la coloniapu contare su due bottinatrici per
cia-scuna ape di casa. Al controllo questecolonie si mostrano molto
forti e con leapi pronte alla costruzione di nuovi favi.
1111
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11 La famiglia, trascorsi i primi 40giorni dalla ripresa della
covata, dovreb-be presentarsi in forte espansione.Sollevato il
coprifavo le api devonoessere presenti su tutti gli spazi
disponibi-li fra i favi. Considerato che il controllodeve essere
effettuato in una giornatacalda, e quindi di volo intenso, la
forzadellalveare deve essere giudicatatenendo conto delle api
intente al lavo-ro di bottinamento. La famiglia, inpratica, pi
forte di quello che appare.
Qualora sia stata invernata con il nidoincompleto, l'aggiunta
del primo fogliocereo non comporta problemi. L'apicultorepu
decidere se inserirne uno solo o duecontemporaneamente, in
relazione algrado di sviluppo della colonia. In ognicaso, i fogli
cerei devono essere posizionatiai lati della covata, fra questa ed
il primofavo con scorte. Nel caso si aggiunganodue fogli cerei,
essi devono essere posti unoper lato.
22
44 Nelle situazioni di scarso flussodi nettare, infatti, le api
ceraiole nonvengono a trovarsi nelle miglioricondizioni per
produrre cera. Pertantoper la costruzione dei fogli cerei essefanno
spesso ricorso a cera gi deposta,di frequente la stessa che compone
ilfoglio cereo. In questa situazione il foglioviene rosicchiato in
prossimit del filo. Quando questo si verifica il favo deveessere
eliminato al pi presto.
33 Occorre verificare il regolare flusso dinettare ch in questo
periodo potrebbenon essere sufficiente per garantire unabuona e
corretta costruzione dei favi. Nelcaso il flusso di nettare non sia
abbondanteo nel caso siano previste giornate pocoadatte all'attivit
di bottinamento, occorrefare ricorso ad una nutrizione di
soccorso.
Solo in presenza di un intenso flussodi nettare o, in
alternativa, di una riccanutrizione di soccorso, le api
costruisconoin modo regolare i loro favi. Per questomotivo, nel
momento dell'aggiunta deifogli cerei, occorre intervenire con
lasomministrazione di adeguati quantitatividi soluzione zuccherina
al 66%: 2chilogrammi di zucchero per litro di acqua.Questo nella
considerazione che la ceraaltro non che un metabolita
dellazucchero.
55
laggiunta dei fogli cerei
Il controllo dell'alveare Trascorsi 40 giorni dalla ripresa
della covata, la colonia deve iniziare a svilupparsi in termini
nume-rici. Infatti i primi due cicli di covata sono quelli che
generano le operaie che vanno a sostituire leapi che trascorrono
l'inverno. Se le api sono scarsamente longeve, durante il primo
periodo invernale, nella colonia, muoionopi api di quelle che
sfarfallano: questa condizione porta ad una contrazione della
popolazionetanto pi grave quanto minore la longevit delle operaie.
Queste colonie devono essere obbli-gatoriamente escluse da un
eventuale piano di selezione, qualora la scarsa longevit non sia
deter-minata da condizioni ambientali, ma sia correlata al
patrimonio genetico. Nel caso vi sia una equi-valenza fra api
svernanti morte e nuove nascite, dopo questo lasso di tempo la
colonia presenta lostesso grado di sviluppo che aveva al momento
dell'invernamento. Pi rara la situazione in cuiuna colonia mostra
un incremento dei suoi componenti sin nei primi 40 giorni dalla
ripresa dellacovata.Nel momento in cui la colonia entra in questa
fase, l'apicultore deve porre particolare
attenzionenell'assecondarne al meglio lo sviluppo. Ogni suo errore,
infatti, rischia di avere gravi ripercussionisotto il profilo
produttivo.
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Reg. CE N1234/2007 annualit 2010/2011Azioni volte a migliorare
le condizioni della produzione e della commercializzazione dei
prodotti dellapicoltura - sotto Azione A3
Azione di comunicazione
Schede tecniche di apicultura Il controllo dellalveare -
laggiunta dei fogli cerei
Se la colonia stata invernata su 10 faviil posizionamento dei
fogli cerei pucomportare qualche problema, in particolarequando la
colonia si presenta assai popolata. In questa situazione l'aggiunta
dei fogli cerei sipu realizzare solamente a condizione che dalnido
vengano asportati un numerocorrispondente di favi.
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Si procede estraendo uno dei favi laterali, quello che appare
meno popolato o pisemplice da estrarre. Per facilitare questa
opera-zione e per evitare di uccidere molte api persfregamento, pu
essere necessario accostare ilpenultimo favo (quello in posizione
9) a quello inposizione 8, posizionandolo anche appena so-pra
l'orecchietta del distanziatore. Possono essereestratti uno o due
favi, in funzione dello sviluppodella popolazione o dell'entit
delle scorte.
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I favi asportati possono trovare spazioin un doppio melario
(vedi glossario)posizionato o sullo stesso alveare o su unauna
delle famiglie pi forti. In esso vengonoraggruppati favi
provenienti da pi alveari.Prima di essere trasferiti in questo
corpo i favidevono essere scrollati leggermente affinchsi sollevino
in volo le bottinatrici e rimanganoaggrappate le sole le api di
casa.
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Ricavato lo spazio necessario,al pari di quanto detto in
precedenza, siinseriscono uno o due fogli cerei ai lati
dellacovata. Occorre infatti considerare che, qua-lora il foglio
cereo non venga immediata-mente costruito, esso viene
difficilmentesaltato dall'ape regina durante i suoi sposta-menti da
un favo all'atro; in tal caso, questarischia di restare relegata
nella porzione dinido delimitata dal foglio cereo.
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Un favo ben costruito deve essereprontamente interessato dalla
ovideposizionedella regina. Infatti sono le esuvie larvali
che,abbandonate nelle cellette dalle api sfarfallate,garantiscono
il rafforzamento del favo. Solo inquesta condizione il favo da nido
in gradodi assolvere al meglio alle sue funzioni, poten-do
accogliere sia la covata che le scorte,senza rischio di cedimenti
anche alle elevatetemperature tipiche della stagione estiva.
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Non appena il foglio cereo vienecostruito dalle api, occorre
spostarlocentralmente, ove l'eventuale formazionedel glomere
presenta la massima sezione.Possibilmente questo nuovo favo
dovrebbeessere collocato al lato del favo ove si trovala regina.
Potendo cos disporre di un favonuovo, ottimo per accogliere covata,
essa sisposta quanto pr