Scheda di approfondimento Il tempo passa... Étienne Klein Per andare oltre di Étienne Klein, fisico e dottore di ricerca in filosofia della scienza Il tempo esiste? Cos’è il tempo? È una sostanza? Si tratta di un concetto primitivo, non derivabile da niente se non da se stes- so, o è invece una proprietà emergente, un’entità secondaria che emana dalle relazioni fra gli eventi? Scorre trovando in sé la propria fonte? Oppure l’impressione che il tempo passi scaturisce completamente da noi? Le risposte a queste antichissime domande e a molte altre che riguardano il tempo si fanno ancora aspettare. Perché questo ritardo? Innanzitutto perché la maggior parte dei nostri discorsi sul tempo è inevitabilmente votata all’ambivalenza: con il solo ausilio delle parole, non riusciamo mai a coglierne l’essenza in modo chia- ro e univoco. Per quanto astuti siano gli stratagemmi che impieghiamo per circuirlo, per quanto ricca la semantica con cui tentiamo di circoscriverlo, il concetto del tempo sembra sempre associato a immagini non proprio nette o inframmezzato a un tal numero di nozioni diverse da tendere a disperdersi: basta aprire un dizionario per accorgersi che è in combutta con molte altre voci, si sparpaglia in mille rimandi, assume le sembianze di alter ego seducenti ma fuorvianti (durata, movimento, trasformazione, velocità...); se, nel tenta- tivo di elevarci al di sopra del linguaggio, ci azzardiamo ad applicargli le regole della logica, si frantuma in paradossi disastrosi, mentre se lo matematizziamo diventa insipido e sembra addirittura svanire. La questione che si pone, quindi, è la seguente: può darsi che il tempo sia un complemento oggetto del verbo «pensare»? Partiamo dall’inizio: il tempo è in primo luogo una parola, una parola utilissima, forse perfino indispensabi- le. Come potremmo raccontare un fatto, esprimere un’emozione o narrare una storia senza inquadrarli in una trama temporale? Del resto, depennare la parola «tempo» dal nostro vocabolario non equivarrebbe forse a cucirci la bocca? Basta considerare lo spazio immenso e unico che il tempo occupa nel linguaggio quotidia- no, ma anche in letteratura e in filosofia, nella scienza, nella poesia e perfino nella canzone popolare, quella che ci ricorda che «la vita è breve, morir si deve». Resta il fatto che la parolina «tempo» non dice niente su ciò che è il tempo: sarà anche comunissima, ma non fornisce alcun chiarimento sulla realtà a cui vuole dare un nome. Non rivela ciò che dice. Questa constata- zione che ha tutta l’aria di un problema (già registrato da Sant’Agostino) produce una sorta di inebetimen- to: se ci proponiamo di costruire un discorso che dia risposta alla questione della natura del tempo, l’argo- mentazione crolla o si sfilaccia non appena viene iniziata. Ci scontriamo così con un duplice fenomeno a dir poco bizzarro: in primo luogo, è evidente che il tempo non è un oggetto nel senso comune del termine (la sua realtà è più elusiva di quella di un tavolo o di una sedia) e, in secondo luogo, il linguaggio sembra tro- varsi in grande difficoltà quando si confronta con l’esigenza di doverne parlare. Chiunque voglia seriamente pensare il tempo, quindi, deve innanzitutto allenarsi a schivare le trappole tese dalle frasi e dalle immagini di cui ci serviamo per raccontarlo o illustrarlo. Dello stesso autore Étienne Klein, Gli atomi dell’Universo, Piccola Biblioteca di scienza, Dedalo 2006. Siti Internet Per una breve introduzione sul concetto di tempo e una serie di collegamenti «temporali», visita il sito: http://www.lagirandola.it/lg_primopiano.asp?idSpec=44