3 Anno VII - Sport Comuni Speciale Informa Supplemento al n. 9 - Settembre 2013 PREVENZIONE E NORME COMPORTAMENTALI Primo imperativo è il camminare. I muscoli del polpaccio rappresen- tano una vera e propria pompa in grado di spingere il sangue verso l’alto. La sua azione sarà tanto più efficace quanto più il sistema sarà pieno di “liquido” (alla sera, dopo una lunga giornata trascorsa in piedi) e sottoposto ad un’azione di svuotamento di almeno 30 minuti. Passe- giate dunque, a media velocità, con continuità, possibilmente nelle ore del tardo pomeriggio-sera. Il soggetto impossibilitato al cammino potrà sopperire in parte alla mancanza di tale propulsione di gamba, trascorrendo trenta minuti steso a letto, eseguendo flesso-e- stensioni ritmiche del piede (come se si stesse premendo l’accele- ratore della macchina). Il motore della pompa muscolare è sostenuto dalle strutture ossee circostanti: un cattivo appoggio plantare, insieme alle alterazioni delle fisiolo- giche curvature articolari, compor- tano tanto un malfunzionamento della spinta muscolare, quanto un disassamento del decorso venoso. Fondamentale dunque il controllo posturale mediante personale tecnico e medico specialistico (Orto- pedico, Posturologo, Fisiatra). Un peso corporeo eccessivo graverà poi sulla stessa unità muscolo-sche- letrica deputata al ritorno venoso. Il controllo alimentare è dunque mandatorio nella prevenzione anche della malattia varicosa. Inoltre una dieta eccessivamente ricca in farinacei, zuccheri, alcol, pane e pasta impoverisce le quote proteiche tissutali, conseguen- temente alterando la funzionalità articolare. Di più ancora, favorisce la stipsi, responsabile di aumenti pressori addominali che si river- sano nella spinta verso il basso di importanti volumi venosi. Spesso si afferma in campo dietologico come il cibo sia uno dei farmaci più potenti da noi assunti. Diventa dunque consigliabile una dieta ricca in scorie (utili anche per il trattamento di quella stipsi sopra riportata tra le cause aggravanti la venodilatazione), frutta, verdura, sali minerali, cibi integrali, vita- mine ed alimenti anti-infiam- matori, anti-trombotici e diuretici (mirtillo, ginger, kiwi, banane, agru- mi,ananas). È consigliabile inoltre limi- tare il consumo di cibi particolarmente ricchi in ferro (preferire pesce azzurro a carni di mammiferi) e optare per sostanze limitanti l’accumulo di grassi nocivi in favore di acidi grassi essenziali (omega 3 ed omega 6). Una vita sedentaria, oltre a facilitare l’accumulo ponderale, ostacola per definizione il movimento sanguineo. In caso di professioni costringenti a stazione erette prolungate, o comunque ad ipomobilità, più che sollevare le gambe in alto, si cerchi di spostare il peso da una lato all’altro, sollevandosi talvolta sulle punte dei piedi, contraendo alternativamente i vari muscoli di gamba. Dopo più di un’ora trascorsa in posizione seduta, possibilmente evitando di accavallare le gambe, una banale passeggiata attorno alla scrivania potrà esser sufficiente a detossifi- care in parte la gamba. Al termine di una lunga giornata di lavoro, utile una doccia fredda, massaggiando dolcemente le gambe dai piedi verso le cosce, possibilmente rialzando l’arto di 10 cm circa. Particolar- mente nelle professioni sedentarie o a stazione eretta prolungata, la calza elastica preventiva rappre- senta la norma comportamentale più efficace. Lo sport può bilanciare sensibilmente gli effetti di un lavoro sedentario: il rischio di vari- cosi arriva a dimezzarsi nei pazienti praticanti una qualche attività fisica rispetto ai sedentari. Tutte le atti- vità stimolanti in maniera graduale la pompa muscolare di polpaccio sono da raccomandarsi. Al contrario, attività fisiche determinanti improv- vise e violente contrazioni muscolari creeranno picchi ipertensivi venosi con conseguente peggioramento della patologia varicosa. Da incen- tivarsi dunque il nuoto, la marcia, il ciclismo (limitando le “volate” e gli scatti muscolari improvvisi), lo sci di fondo, ginnastica in acqua. Da praticare con cautela gli sport con pallone (ad esempio rugby, palla- volo, calcio), il tennis, lo sci alpino. Una certa attenzione andrà riservata anche alla pratica di quegli sport determinanti ostacolo del ritorno venoso per contrazione muscolare toraco-addominale da sforzo intenso (body building, arti marziali, aero- bica, squash) o per utilizzo di equi- paggiamento costringente (equita- zione, kayak). In linea di principio qualunque attività fisica è comunque preferibile alla sedentarietà, purchè in una pratica coscienziosa ed even- tualmente bilanciata con attività muscolari favorenti il drenaggio di gamba (nuoto, passeggiate). L’opi- nione comune di un miglioramento del drenaggio venoso con la posi- zione di gamba sospesa verso l’alto, mediante cuscino o con piedi su una sedia mentre seduti in poltrona, risulta non corretta. Al contrario, la totale estensione di ginocchio può rappresentare ostacolo al fisiologico deflusso venoso. Si sollevino piuttosto i piedi del letto con un rialzo di 5-7 cm (escludere prima che non vi sia una patologia anche alle arterire di gamba), possi- bilmente posizionando un cuscino sotto le ginocchia, così da mante- nere una angolo di circa 120 gradi. I massaggi drenanti risultano utili non solo nella patologia venosa bensì anche in quella da stasi linfatica, pur nella misura in cui vengano eseguiti da personale esperto, capace di non incorrere nei rischi associati a tale procedura (rottura di capillari, ematomi, aggravamento della vari- cosi). Creme emollienti ed idratanti potranno corroborarne il risultato. Una visita flebologica specialistica risulta necessaria precedentemente a qualsiasi tipo di massaggio, il cui mantenimento di risultato sarà comunque temporalmente breve. Il passaggio dall’esperienza del massaggio alla frequentazione delle SPA è sempre più immediato. Si evitino bagni termali, saune e fanghi troppo caldi: ne conseguirebbe una venodilatazione eccessiva. Allo stesso modo l’esposizione a fonti di calore, quali anche le lampade abbronzanti o i bagni di sole, sono da attuarsi con moderazione. La praticata di cerette a caldo, tanto per l’elevata temperatura, quanto per l’evento traumatico diretto sulla parete delle vene più superficiali, è da abbandonarsi a favore di depi- lazioni con strumentazione più dolce. Utile invece l’idroterapia: immersione ciclica in acqua fredda e tiepida, meglio se in movimento (idromassaggio). Si crea così un’a- zione superficiale di massaggio, con tonificazione della muscolatura delle vene. Un effetto facilmente riottenibile mediante passeggiate di almeno 30’ con l’arto immerso in acqua, financhè all’inguine. Ecco spiegato perché il nuoto sia da considerarsi fra gli sport più utili Dr. Sergio Gianesini Specialista in Chirurgia Generale Centro Malattie Vascolari Università degli Studi di Ferrara Contatto: [email protected] VENE VARICOSE: CONSIGLI PER RESTARE.. “IN GAMBA” ! Sa lute L’estate è volta al termine e i dati epidemiologici indi- cano come più della metà della nostra popolazione abbia sperimentato il sintomo delle gambe “pesanti”. La diagnosi più probabile è INSUFFICIENZA VENOSA CRONICA. Una patologia che interessa dal 7 al 40% degli uomini, dal 25 al 42% delle donne, per un totale di 7 milioni di italiani. Una condizione non solo deturpante l’estetica della gamba, bensì una vera e propria malattia, limitante la qualità di vita e soprattutto responsabile di un incrementato rischio verso patologie ben più severe: ulcerazione cutanea, cellulo-dermite (indurimento ed arrossamento della pelle), tromboembolia venosa. Nella persona sana, il sangue ossigenato viene spinto dalla pompa cardiaca verso la periferia del corpo all’in- terno delle arterie. Dopo aver rilasciato ossigeno e sostanze nutritive ai tessuti più distali, lo stesso sangue risale verso il cuore, contro la forza di gravità, grazie alla spinta fornita dal polpaccio sulle vene della gamba. Ad impedire la ricaduta del sangue verso il basso, un sistema di valvole venose descritte già nel XVI secolo, proprio nella nostra Ferrara, dal rinomato Medico Giovanni Battista Canani. In questo modo l’organismo garantisce il ritorno del sangue povero in ossigeno verso il cuore e dunque il polmone, ove verrà poi detossificato e riossigenato. Ma quando le vene delle gambe si dilatano, i lembi valvo- lari non si toccano più l’un l’altro e la forza di gravità costringe il sangue venoso ad un ristagno nelle parti più declivi del corpo. Aumenta la pressione all’interno del circolo venoso dell’arto inferiore. Compare il reflusso. Compaiono le varici: vasi venosi dilatati, dolenti e tortuosi. Non a caso, dal latino, varus = tortuosità. Una dettagliata descrizione dei meccanismi che portano alla varicosi verrà riportata nel prossimo numero di InForma, insieme ad un’ampia spiegazione di quali siano i corretti approcci diagnostici e di terapeutici. Destinatario di questa lettura invece l’uomo che, citando Shiller, risulta saggio perché previene. CALZE PREVENTIVE - LINEA 24 - CALZE TERAPEUTICHE SEGUE A PAG. 4