1 Al Sig. Sergio Povia Sindaco - Comune di Gioia del Colle Al Sig. Tommaso Bradascio Presidente del Consiglio Comunale Comune di Gioia del Colle Oggetto: "RINNOVO proposta di Deliberazione: iniziative per onorare la memoria del concittadino Vito Nicola CAPOZZI”. Il sottoscritto Enzo Cuscito, nato a Gioia del Colle il 18.06.1975, nella sua qualità di Consigliere Comunale: PREMESSO che, protocollata in data 19 luglio 2012, il sottoscritto Consigliere Comunale ha inviato a questa Presidenza del Consiglio la “proposta di deliberazione” con la quale si chiedeva: a) la istituzione di due borse di studio intitolate a Vito Nicola Capozzi; b) la ridenominazione dell’attuale plesso di Scuola Elementare e dell’Infanzia “Via Eva” da intitolarsi al concittadino Vito Nicola Capozzi; CHE come da Vostra richiesta, in data 24 agosto il sottoscritto ha anche quantificato il totale della spesa minima prevista per il punto a) di cui sopra (borse di studio e acquisto copie del libro “Socialismo e antifascismo a Gioia del Colle – Nicola Capozzi” di Ermando Ottani edito Suma Editore); CHE che ad oggi, con mio grande rammarico, nessuna risposta, positiva o negativa, è giunta; CONSIDERATO come tra le prossime ricorrenze vi è il 25 Aprile, Festa della Liberazione dal nazifascismo e che la nostra Città ha il privilegio e l’onore di annoverare, tra i suoi illustri concittadini e la sua secolare storia, Vito Nicola CAPOZZI, nato a Gioia del Colle il 7 luglio 1889, nel 1922 segretario della Federazione Socialista di Bari, fervente antifascista e difensore dei diritti e dell’emancipazione del proletariato agricolo. Assunto in ferrovia, mentre stava per effettuare il primo viaggio per Spinazzola, arrivò un fonogramma dal compartimento di Foggia col quale si vincolava l’assunzione ad una dichiarazione scritta “di completa rinuncia alle idee socialiste”. Dichiarazione che Capozzi rifiutò di sottoscrivere, perdendo l’opportunità lavorativa. Fu in prima fila durante i “fatti di Marzagaglia”, testimone dell’omicidio dell’amico fraterno Peppino Di Vagno, attore del torbido periodo che fu definito “Debellismo”, fenomeno politico-malavitoso denunciato da Gaetano Salvemini. Subì 11 processi, 10 anni di confino (Ustica, Ventotene, Agnone e Venafro), 3 anni di carcere, 5 mesi di internamento, 5 anni di libertà vigilata. Dal 1944 al 1950 fu deputato provinciale: “…se si fosse trattato di carica stipendiata, molto probabilmente non l’avrei accettata…” “…poiché l’allettamento del danaro limita la libertà di pensiero…” ( dalle Memorie del 1955). “…il rosso vessillo della mia sezione sia l’unico simbolo della mia fede politica, che è civile e religiosa ad un tempo; giacchè il Socialismo genuino da me professato in tutta la vita, corrisponde, di fatto, al Cristianesimo puro…” ( dalle ultime volontà al figlio Enzo);