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Riflessioni araldiche sullo stemma di S. E. R. mons. Paolo Giulietti

Feb 24, 2023

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Compostella

Rivista del Centro Italiano di Studi Compostellani n. 36 - 2015 ISSN 2282-6092

Direttore editoriale

Giuseppe Arlotta

Direttore responsabile Laura Marozzi

Comitato scientifico

PRESIDENTE: Paolo Caucci von Saucken (Università degli Studi di Perugia); MEMBRI: Franco Car-dini (Istituto Italiano di Scienze U-mane, Firenze); Brunello De Cusatis (Università degli Studi di Perugia); Antonietta Fucelli (Università degli Studi di Perugia); Fernando López Alsina (Universidade de Santiago de Compostela); Giorgio Otranto (Uni-versità degli Studi di Bari); Marco Piccat (Università degli Studi di Trieste); Robert Plötz (Universität Würzburg); Adeline Rucquoi (Centre de Recherches Historiques, CNRS-EHESS, Parigi); Miguel Taín Gu-zmán (Universidade de Santiago de Compostela)

Comitato di Redazione

Lucia Arcifa (Università degli Studi di Catania); Paolo Asolan (Pontificia Università Lateranense, Roma); Fa-brizio Benente (Università degli Studi di Genova); Rosanna Bianco (Università degli Studi di Bari); An-na Sulai Capponi (Università degli Studi di Perugia); Jacopo Caucci von Saucken (Università degli Studi di Firenze); Franco Cinti (Università degli Studi di Bologna); Luisa D’A-rienzo (Università degli Studi di Ca-gliari); Carla Del Zotto (Sapienza Università di Roma); Carlo Donato (Università degli Studi di Trieste); Laura Esposito (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, Napo-li); Dolores Fraga Sampedro (Uni-versidade de Santiago de Composte-la); Mariny Guttilla (Università degli Studi di Palermo); Marco Lazzari (Università degli Studi di Bergamo); Anne Marie Lievens (Università degli Studi di Perugia); Alfredo Lu-cioni (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano); Carmen Pugliese (Centro Italiano di Studi Compostel-lani); Laura Ramello (Università degli Studi di Torino); Guido Tam-burlini (Centro Italiano di Studi Compostellani); Anna Trono (Uni-versità del Salento)

Sommario 2 EDITORIALE: PAOLO CAUCCI VON SAUCKEN

Molteplicità di interessi nel mondo scientifico compostellano 4 COPERTINA: CARMINE ZARRA ‘Itinera peregrinorum’ negli affreschi del complesso monastico di Sant’Anna a Nocera Inferiore 15 MAURIZIO CARLO ALBERTO GORRA Riflessioni araldiche sullo stemma di S.E.R. mons. Paolo Giulietti 19 NATALIA CONDE CONDE Laurentius Hispanus o la materializzazione del concetto di Penitenza nella cattedrale di Orense (Galizia) 26 JACOPO CAUCCI VON SAUCKEN Una nuova acquisizione alla letteratura odeporica compostellana: il diario di Don Silvino Pérez Alonso, carlista e pellegrino 34 VALENTINA VARIO Storie di pellegrinaggi lungo il camino de Santiago e la ruta ignasiana Esempi di iconografia jacopea e ignaziana tra XVI e XVII secolo 43 LAURA RAMELLO Prima di Francesco: i santi in cammino 53 ANNA SPIEZIA Viaggiatori e pellegrini inglesi a Roma. L’avventura del viaggio (secc. VII-XIV) 63 EVENTI & RECENSIONI

Registrazione presso il Tribunale di Perugia n. 3/78 del 30 gennaio 1998

Finito di stampare nel mese di Novembre 2014 c/o La Buona Stampa srl di Napoli

Il Codice etico della rivista è depositato presso Istituto del Codice Etico Via Visconti di Modrone 18 - 20122 Milano [email protected] ; www.codiceetico.org

Direzione e Redazione Centro Italiano di Studi Compostellani - Università degli Studi di Perugia Via del Verzaro, 49 - 06123 Perugia Tel 075.5736381; Fax 075.5854607 [email protected] ; www.unipg.it/sdf/link/compos/santiago.htm

Progettazione editoriale Edizioni Compostellane via Grosseto - Parco Mimose, 1/A - 80038 Pomigliano d’Arco tel. 081.884.3606 [email protected] ; www.edizionicompostellane.com

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MAURIZIO CARLO ALBERTO GORRA, Riflessioni araldiche sullo stemma di S. E. R. mons. Paolo Giulietti 15

MAURIZIO CARLO ALBERTO GORRA, AIH Académie internationale d’héraldique

iflessioni araldiche sullo stemma di S.E.R. mons. Paolo Giulietti R

D’azzurro, all’ombra di sole d’oro, caricata da una croce greca poten-ziata di rosso; al capo dello stesso, a tre conchiglie d’argento.

Motto: OPERE ET VERITATE. Scudo gotico, timbrato da un cappello prelatizio verde a sei nappe per lato, e accollato da una croce astile trifo-gliata d’oro (Fig. 1).

Questo è il blasone (ossia, la descrizione in ter-

mini tecnici) dello stemma di monsignor Paolo Giu-lietti, nominato vescovo ausiliario di Perugia-Città della Pieve e titolare di Termini Imerese1 il 30 mag-gio 2014, e pubblicato il successivo 1° giugno2. La cerimonia di ordinazione vescovile si è tenuta nella cattedrale di Perugia domenica 10 agosto, allietata, in particolare, dalla commossa partecipazione di membri e simpatizzanti della Confraternita di San Jacopo di Compostella di cui don Paolo è assistente e animatore, e con la quale ha voluto condividere i primi momenti della sua nuova condizione di Eccel-lenza Reverendissima.

Dal punto di vista araldico, questo stemma si inserisce in un filone estetico-religioso che affonda le proprie origini nel XIV secolo, e si arricchisce di un significativo legame al simbolismo araldico dei primordi, di un cenno grafico all’emblematica ber-nardiniana quattrocentesca, e di rilevanti echi della contemporaneità. Il fatto che sia stemma di nuova creazione è circostanza che lo rende ancora più pre-gevole: da non pochi decenni, quasi ogni stemma vescovile “nasce” al momento della nomina del ti-tolare3 e (va detto con rammarico) in molti casi vie-ne persa l’occasione di fare buona araldica, o anche semplicemente di confezionare un prodotto estetica-mente gradevole4.

Lo stemma di don Paolo non rientra in questi casi: lui medesimo l’ha ideato5, per poi affidarne la realizzazione al noto artista araldico Giuseppe Quattrociocchi, ma non prima di averglielo saggiamente sottoposto per un parere tecnico6. L’attento araldista ha applicato allo stemma i normali orna-menti esteriori da vescovo, standardizzati per la carica a prescindere dalle eventuali qualifiche specificamente rivestite dal titolare7.

Lo stemma Giulietti è presto comparso sulle comunicazioni informali intercorse all’interno della Confraternita, in particolare sul programma che

1 Sulla diocesi di Termini Ime-rese si hanno notizie scarse e incer-te: verosimilmente di rito greco, risulta attestata dal V al IX secolo, cfr. G. MORONI, Dizionario di erudi-zione storico-ecclesiastica, 74, Venezia, Tipografia emiliana, 1855, pp. 95-97; G. CAPPELLETTI, Le chiese d’Ita-lia dalla loro origine sino ai nostri giorni, 21, Venezia 1870, p. 644: Termini; F. LANZONI, Le diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII (an.

FIG. 1. Stemma di mons. Pao-lo Giulietti, disegno di Giuseppe Quattrociocchi, 2014

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604). Studio critico, 2, Faenza 1927, p. 650: Thermae Himereae (Termini)?. Dal 1968 è stata ripristinata quale sede titolare, e don Paolo è il terzo vescovo della breve cronotassi contemporanea.

2 Segreteria di Stato, Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, Variazioni all’Annuario Pontificio 2014, n. 9, 1 giugno 2014, pp. 563, 987, online: goo.gl/RtqSn5 (copia-re il codice azzurro nella barra degli indirizzi del browser).

3 In precedenza, era viceversa più frequente che il neoeletto pro-venisse da famiglia nobile, o co-munque già dotata di stemma.

accompagnava l’invito e la lettera redatte da don Paolo in vista della cerimonia a-gostana di Perugia. Mai come in questo caso lo stemma costituisce il “codice fi-scale a simboli e colori” del suo titolare: esso ha immediatamente suscitato l’interes-se culturale dei confratelli compostellani, essendo evidente l’efficacia con cui sinte-tizza i simboli più vicini a ogni pellegrino8.

Naturalmente l’attenzione è stata cat-turata principalmente dalle conchiglie, sia per la loro evidenza nel capo dello scudo, sia perché attese e quasi “obbli-gate” nello stemma di chi vive con gran-de impegno l’assistenza verso chi si diri-ge alla volta dei Luoghi Santi. Ma perché tre, e in quella posizione? Il pen-siero dell’araldista corre subito allo stemma di papa Innocenzo VI9, che aveva un capo identico (Fig. 2). La similitudine (non importa se consape-vole o casuale) è certo conseguente al fatto che tre è il numero perfetto per antonomasia della cattolicità, anche al di fuori dell’estetica e dell’araldica10. Più semplicistiche motivazioni giustificherebbero questo numero con i poli del pellegrinaggio cristiano tradizionale11, o con la quantità di viaggi mate-rialmente effettuati verso Santiago12, o con il semplice e immediato fattore estetico: tre conchiglie riempiono il capo dello scudo meglio di una.

Circa la croce greca, il pensiero più immediato la identifica nell’evi-dente simbolo di Gerusalemme, la cui tipica croce è una delle figure araldi-che più note, diffuse e antiche13. Però l’araldica suggerisce che qui siamo di fronte a una somiglian-za, anziché a un’identità: la croce gerosolimitana è d’oro, mentre questa è rossa. In tale tinta l’aral-dica conosce la croce del Santo Sepolcro, colorata del sangue versato per la Redenzione; anzi, a esse-re precisi la identifica per tale quand’è accompagna-ta agli angoli da quattro crocette più piccole e del-lo stesso colore14 (Fig. 3). É ragionevole supporre che nello stemma di don Paolo le crocette siano state tolte per “sem-plificare” il disegno, e soprattutto per non con-dannarle all’invisibilità quando lo stemma verrà riprodotto in dimensioni minuscole.

FIG. 2. Stemma di papa Inno-cenzo VI (1352-1362), disegno di Maurizio C.A. Gorra

FIG. 3. Stendardo dell’Ordine

equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

FIG. 4. Stemma di papa Fran-cesco (2013-felicemente regnan-te), versione disegnata da Marco Foppoli (aih), per gentile conces-sione dell’artista

FIG. 2

FIG. 4

FIG. 3

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MAURIZIO CARLO ALBERTO GORRA, Riflessioni araldiche sullo stemma di S. E. R. mons. Paolo Giulietti 17

Il sole d’oro è la figura in cui l’eco alla più immediata quotidianità prende le mosse da un importante rimando alla migliore iconografia quat-trocentesca. Don Paolo è stato eletto vescovo sotto papa Francesco, nello stemma del quale la figura principale è un sole caricato dall’IHS e dai chio-di (Fig. 4): nell’insieme, questo è l’emblema della Compagnia di Gesù da cui il pontefice proviene. È comprensibile e normale che un evento di spic-co, qual è una nomina vescovile, comporti un sentimento di riconoscenza verso il beneficiante, cosa che dal punto di vista araldico si può manifestare in diversi modi, uno dei quali è riportarne le figure dello stemma all’interno del proprio (Figg. 5-8)15.

4 Questa constatazione ha va-lore esclusivamente araldico ed estetico, e non entra (né avrebbe titolo a entrare) nel merito delle prospettive pastoral-religiose che ogni prelato normalmente esprime nel proprio stemma, talvolta con rimandi teologici di notevole spes-sore.

5 Lo stemma di mons. Giulietti conferma che in araldica la volontà del titolare è sovrana su ogni scelta e arbitra della creazione dello stem-ma stesso, tanto più se corroborata (caso per caso) da un parere pon-derato ed esperto, cosa che non può essere sostituita dalla lettura di manuali o di testi preconfezionati a tavolino.

6 L’artista ha dato parere posi-tivo, trovando che si trattava di ideazione sostanzialmente corretta (comunicazione verbale fornita da G. Quattrociocchi all’autore il 24 luglio 2014). Va sottolineato che l’araldista ha adempiuto al compito con mano felice ed esito nitido e pulito, cosa oggi riservata in Italia a pochissimi maestri.

7 Nel caso di don Paolo, quelle di ausiliare (per la diocesi di Peru-gia-Città della Pieve) e di titolare di una diocesi soppressa (per Termini Imerese).

8 Ciò suona ad ulteriore con-ferma della felice intuizione creati-va avuta da don Paolo.

9 Del quale si parla alle pp. 56, 112-123 (figure a p. 220) in M.C.A. GORRA, La conchiglia in araldica. Dal simbolo arcaico all’emblema di Santiago di Compostella, Perugia, Pomigliano d’Arco, CISC, Edizioni Compostel-lane, 2010.

10 Oltre a essere un’immediata allusione alla Trinità, il tre è “numero della perfezione e del compimento, la chiave dell’univer-so e con questo il simbolo più adat-to di Dio”, cfr. G. HEINZ-MOHR, Lexicon der Symbole: Bilder und Zeichen der christlichen Kunst, Düsseldorf-Colonia, E. Diederichs, 1971, edi-zione italiana Lessico di iconografia cristiana, Milano, Istituto Propagan-da Libraria, 1984, p. 246.

11 Gerusalemme, Roma e San-tiago di Compostella.

12 Queste due motivazioni, la seconda meno probabile della pri-

FIG. 5. Stemma di papa Giovanni Paolo II (1978-2005), disegno di Mauri-zio C.A. Gorra

FIG. 6. stemma di José Francisco Robles Ortega, vescovo dal 1991, cardi-nale dal 2007, online: goo.gl/UsloIR

FIG. 7. Stemma di papa Benedetto XVI (2005-2013).

FIG. 8. Stemma di Enrico Solmi, vescovo di Parma dal 2008, online: goo.gl/zr3t1P

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ma, coincidono con quelle tradizio-nalmente riscontrate a fronte dello stemma di papa Innocenzo VI e menzionate in GORRA, La conchiglia cit., pp. 56-57, 123

13 Questo simbolo si connette alla Prima crociata e a Goffredo di Buglione, che ne sarebbe stato l’i-deatore e il primo utilizzatore in qualità di re della Città santa. Il tipi-co aspetto di questa croce sarebbe derivato (a dire di alcuni) dalla fu-sione delle lettere HI iniziali del nome latino della città, cfr. S. MAZ-

ZELLA, Descrittione del Regno di Napo-li e sulle famiglie nobili, Napoli, G.B. Cappello, 1601, p. 480.

14 Un’ipotesi interpretativa (che appare particolarmente sensata) vuole che la croce accostata da quattro crocette alluda alle cinque ferite del Signore, cfr. HEINZ-MOHR, Lexicon cit., p. 130; di esse, quindi, nello stemma Giulietti rimarrebbe sol-tanto quella riferita al costato.

15 Si tratta di prassi antica co-me l’araldica e diffusa anche negli stemmi religiosi, specialmente nel Rinascimento: molti cardinali di quel periodo ci hanno lasciato e-sempi di tale “moda”, in virtù della quale i porporati ponevano nel proprio scudo l’intero stemma del pontefice che li aveva beneficiati. A questa prassi oggi si affianca l’altra, divenuta prevalente, di trasporre nello stemma del beneficiato una o più figure di quello del benefician-te, come accade per lo stemma Giulietti (le figure propongono due esempi, ispirati rispettivamente alla croce asimmetrica di papa Giovanni Paolo II, e al cappato di papa Bene-detto XVI).

16 Su queste vicende, e sulle vibranti disquisizioni che le accom-pagnarono, cfr. I. GAGLIARDI, ‘Figura Nominis Iesu’: in margine alla controversia ‘De Jesuitate’ (1427-1431), in “Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo”, 113 (2011), pp. 209-249.

L’emblema dei Ge-suiti (Fig. 9) deriva a sua volta dalla tavoletta col monogramma del Nome di Cristo che San Ber-nardino aveva ideato e realizzato per mostrarla durante le sue appassio-nate e seguitissime pre-dicazioni. Il noto attribu-to iconografico dell’o-dierno patrono dei pub-blicisti è una riproduzio-ne più o meno fedele di tale monogramma, dove l’IHS è racchiuso in una raggiera solare (Fig. 10) che causò al futuro Santo non pochi problemi. Quando Bernardino (ai primi del Quattrocento) iniziò a mostrare la sua ideazione estetica, la faccenda provocò reazioni opposte: il popolo l’accol-se benissimo; le gerarchie ne rimasero scandalizzate. Il sole (non senza ra-gione) era ancora visto quale simbolo dai forti rimandi pagani: Bernardino venne messo sotto inchiesta, e per più anni gli fu inibita la predicazione. Dopo aver dimostrato la propria buona fede e l’immutato profondo rispet-

to verso l’ortodossia, venne infine prosciolto da ogni accusa, e potè tornare a esi-bire dal pulpito la sua crea-zione grafica che, da allora, gode di un apprezzamento incondizionato16. Dal punto di vista esclusi-vamente simbolico, è co-munque oggettivamente ve-ro che da molto prima della cristianità l’uomo consideri il sole come effigie del divi-no. Forse per questo nello stemma di don Paolo lo ve-diamo caricato da quella crocetta rossa la quale, co-me a esorcizzarlo, ne positi-vizza la valenza, e ci invita a ricordare che è sempre il miglior compagno sotto la cui luce ogni pellegrino si aspetta di viaggiare.

FIG. 9. B. AMMANNA-TI, Stemma della Compa-gnia di Gesù (1574), Ro-ma, Chiesa del Gesù, fac-ciata.

FIG. 10. SANO DI PIETRO, San Bernardino da Siena indica il trigramma di sua ideazione, olio su tavola, seconda metà sec. XV, Acquapendente (VT), Pinacoteca del Museo Civico

M.C

.A. G

orra