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Mar 01, 2018

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juanaiguana2014
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    2.1 LA POSTURA

    Il termine postura pu essere riferito a tutto il corpo, ovvero

    allatteggiamento del corpo in diverse condizioni statiche o

    dinamiche, oppure a parti del corpo, intendendo cos fare

    riferimento alla posizione ed alla relazione reciproca di diversi

    segmenti.

    In senso stretto, esiste una differenza tra postura ed equilibrio: il

    termine postura di per s non implica equilibrio.

    Il concetto di equilibrio emerge quando si parla della postura

    antigravitaria, la quale consiste nella postura del corpo e dei suoi

    segmenti durante la stazione eretta, sia in condizioni statiche chedurante un movimento contro gravit.

    In questo caso, il mantenimento della postura condizionato da

    un buon controllo dellequilibrio, ovvero dal fatto che la proiezione

    del centro di massa del corpo cada allinterno della base di

    appoggio.

    La conservazione di una postura antigravitaria un processo

    attivo che implica: il mantenimento prolungato di determinate

    posizioni del corpo e dei suoi segmenti, lo sviluppo della forza

    necessaria a sostenere il peso del corpo contro lazione della

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    gravit, lesecuzione di movimenti correttivi per compensare

    possibili perturbazioni interne od esterne che minaccino

    lequilibrio.

    Il termine postura di per s non coinvolge lorientamento dei

    diversi segmenti o dellintero corpo nello spazio.

    Il termine orientamento si riferisce alla postura del corpo e dei

    suoi segmenti durante un compito motorio direzionale, in

    riferimento a coordinate spaziali dellambiente.

    Durante la stazione eretta, il corpo si dice orientato nella direzione

    della gravit, durante la locomozione, il corpo o la testa possono

    essere orientati nella direzione della traiettoria.

    2.2 LA STAZIONE ERETTA

    La postura antigravitaria controllata dal sistema nervoso che

    contrasta la forza di gravit attraverso il controllo del tono dei

    muscoli posturali (ad esempio il tricipite surale, il quadricipite, i

    muscoli estensori paravertebrali, i muscoli dorsali del collo),

    mantiene una adeguata posizione dei segmenti corporei (per

    esempio tenendo i due piedi attaccati al suolo o le braccia lungo il

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    corpo), controlla la stabilit della stazione eretta a fronte di

    perturbazioni(il vero e proprio controllo dellequilibrio).

    Per quanto riguarda il controllo dellequilibrio durante la stazione

    eretta, si individuano tre meccanismi fondamentali (Massion,

    1992; Massion et al., 2004):

    1) feedback continuo (stazione eretta quieta), una condizione in

    cui il sistema nervoso riceve continuamente input dai piedi, dai

    muscoli, dalle articolazioni, dagli occhi, dal labirinto, dallapparato

    stomatognatico ed integra queste informazioni (toniche)

    nellattivit del sistema di controllo dellequilibrio;

    2) feedback discontinuo(stazione eretta perturbata), condizione in

    cui il normale input tonico dai recettori sensoriali viene scavalcato

    da unimprovvisa serie di informazioni, provenienti dagli stessi

    recettori, che viene trattata dal sistema nervoso centrale in modo

    differente (si scatenano riflessi);

    3) feed-forward, ovvero in condizioni di perturbazioni prevedibili,come quando la perturbazione dellequilibrio origina dal

    movimento volontario: questa la condizione nella quale si

    osservano aggiustamenti posturali anticipatori, ovvero movimenti

    preparatori che spostano il corpo verso un punto dal quale pi

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    difficile essere destabilizzati dal movimento impellente; la

    coordinazione tra postura e movimento che si osserva durante la

    locomozione (un compito in cui il controllo dellequilibrio la ovvia

    condizione per poter procedere tranquillamente nella direzione

    voluta) un esempio di feed-forward .

    La valutazione della postura durante la stazione eretta tranquilla

    non perturbata viene effettuata con una pedana stabilometrica.

    2.3 ORIGINE DELLE OSCILLAZIONI

    POSTURALI

    Lequilibrio del corpo umano pu essere

    rappresentato come un pendolo invertito, le

    cui oscillazioni rimangono allinterno di un

    range di 4, il fulcro si trova a livello

    malleolare, la parte oscillante a livello del

    capo (Fig. 1).

    (Fig. 1): pendolo invertito

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    Il mantenimento dellequilibrio cos diventa poco dispendioso,

    sono eliminati di fatto i gradi di libert inutili.

    Le oscillazioni posturali forniscono al sistema nervoso centrale un

    input sensoriale di riferimento proveniente da diversi recettori

    attivati da questi piccoli movimenti.

    Quali siano le cause delle oscillazioni posturali non chiaro.

    Certamente esse sono la condizione per permettere lattivazione

    dei recettori; poich molti dei recettori sono a rapido adattamento,

    lassenza di movimenti non verrebbe segnalata al sistema

    nervoso centrale.

    Meglio quindi piccoli movimenti intorno ad una posizione virtuale

    media del centro di pressione (il cui percorso pu essere

    ricostruito registrandone le posizioni in un tempo prestabilito),

    piuttosto che nessuna informazione da un corpo ipoteticamente

    bloccato nello spazio.

    Peraltro le oscillazioni sono a loro volta collegate a piccoleperturbazioni della stazione eretta e dipendono dalla normale

    presenza di forze destabilizzanti lequilibrio, quali lattivit

    cardiaca, lattivit respiratoria, lattivit incostante delle unit

    motorie.

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    A fronte di queste ed altre perturbazioni, quali per esempio il

    movimento volontario, il sistema nervoso centrale oppone

    componenti passive ed attive stabilizzanti lequilibrio.

    Tra le prime ci sono linerzia del corpo e la visco-elasticit di

    legamenti, tendini e muscoli.

    Tra le seconde, ci sono i meccanismi prima citati di controllo a

    feedback continuo, quali quelli che controllano la stazione eretta

    quieta e che sono basati sulle informazioni recettoriali.

    Vanno inoltre considerati i meccanismi a feedback discontinuo

    quali quelli che contribuiscono al mantenimento della stazione

    perturbata da qualche evento esterno od interno, ed i meccanismi

    a feed-forward, che intervengono nel controllo della coordinazione

    posturo-cinetica, ovvero del passaggio dalla stazione eretta ad un

    movimento o dalla coordinazione tra postura e movimento, una

    volta che questo sia iniziato.

    evidente, quindi, che il sistema nervoso nel suo complessointerviene nel controllo dellequilibrio, e che questo controllo vede

    meccanismi riflessi interagire con meccanismi pi complessi che

    implicano anche lintervento di centri superiori.

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    Certamente solo i centri superiori possono essere in grado di

    anticipare le possibili perturbazioni legate alla destabilizzazione

    provocata dallesecuzione di un movimento volontario.

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    Capitolo 3

    METODICHE DI TRAINING POSTURALE

    3.1 LE CATENE MUSCOLARI

    Le catene muscolari sono rappresentate da una serie di muscoli

    contigui tra loro, ogni singolo muscolo rappresenta un anello della

    catena che abbraccia lintera struttura corporea. Grazie a queste

    acute osservazioni la fisioterapista francese F. Mzires

    raggrupp il sistema muscolare in quattro catene muscolari:

    1. CATENA POSTERIORE

    2. CATENA ANTERO-INFERIORE

    3. CATENA ANTERIORE DEL BRACCIO

    4. CATENA ANTERIORE DEL COLLO

    Ognuna di queste catene costituita da specifici muscoli e svolge

    particolari funzioni che ora andremo singolarmente ad

    approfondire.

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    3.1.1 LA CATENA POSTERIORE

    E la catena muscolare pi estesa;

    formata da tutti i muscoli profondi e

    superficiali che vanno dalla linea occipitale

    alla punta delle dita dei piedi (Fig. 2).

    A livello cranio-sacrale troviamo:

    1. Sul piano superficiale: il trapezio e

    il gran dorsale.

    2. Sul piano medio: i romboidei,

    lelevatore della scapola e i dentati postero-

    superiori e postero-inferiori.

    3. Il piano profondo pu essere suddiviso a

    (Fig. 2) suavolta in tre piani :

    a)Il piano superficiale comprende: lerettore della colonna a sua

    volta suddiviso in tre porzioni che prendono nomi specifici in

    relazione al distretto rachideo nel quale si inseriscono.

    b)Il piano intermedio rappresentato dal trasverso spinoso.

    c) Il piano profondo comprende invece i muscoli interspinosi e i

    muscoli intertrasversi.

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    Sulla regione posteriore dellarto inferiore, al di sotto dei glutei,

    troviamo il semimembranoso, il semitendinoso, il bicipite femorale,

    gli adduttori, il popliteo, i gemelli, il soleo, il plantare gracile, il

    tibiale posteriore, i flessori lunghi delle dita ed infine i flessori

    plantari sulla regione posteriore del piede.

    3.1.2 LA CATENA ANTERO-INFERIORE

    Detta anche catena cinetica inspiratoria,

    formata dal tendine centrale, dal

    diaframma, dallileopsoas e dalla fascia

    iliaca (Fig. 3).

    Il diaframma ha inserzioni costali, una

    inserzione sternale e delle inserzioni

    vertebrali attraverso due gruppi di pilastri:

    i pilastri esterni originano sui corpivertebrali delle prime vertebre lombari e

    sui dischi adiacenti, i due pilastri interni

    originano dallarcata fibrosa dello psoas e

    (Fig 3) dallarcata del quadrato dei lombi.

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    Quando attraverso i suoi pilastri il diaframma prende punto fisso in

    alto, sulle coste e sullo sterno, porta la colonna lombare in alto e

    in avanti, diventa quindi un muscolo lordosizzante.

    Linserzione comune con lo psoas determina ugualmente uno

    spostamento della colonna verso il basso ma sempre in avanti

    (riduzione del diametro verticale della colonna lombare), pertanto

    anche lileopsoas ha unazione lordosizzante.

    3.1.3 LA CATENA ANTERIORE DEL BRACCIO

    E composta dal coraco-brachiale,

    dal bicipite, dal brachiale, dal

    brachio-radiale, dal lungo supinatore,

    da tutti i flessori e pronatori

    dellavambraccio ed infine dai

    muscoli delleminenza tenar eipotenar (Fig. 4).

    (Fig. 4)

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    Dal punto di vista filogenetico, il passaggio delluomo alla stazione

    eretta ha obbligato la muscolatura anteriore del braccio a lavorare

    prevalentemente in maniera concentrica; basti pensare alla fase

    di passata nel canottaggio (fase in cui il remo spinge in acqua).

    E dunque una catena pi predisposta a fenomeni di retrazione.

    Laccorciamento cronico di questa catena determina una flessione

    del gomito e una pronazione eccessiva dellavambraccio alla

    quale si somma una intrarotazione di tutto larto superiore

    mantenuta dalla rigidit del gran dorsale e del grande rotondo

    posteriormente, anteriormente del gran pettorale.

    3.1.4 LA CATENA ANTERIORE DEL COLLO

    E formata dal piccolo e dal grande retto,

    dal lungo del collo e dal tendine centrale

    che collega il rachide cervicale aldiaframma e allasse viscerale (Fig. 5).

    (Fig. 5)

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    Il piccolo retto va dalla massa laterale dellatlante allapofisi

    basilare delloccipite, il grande retto va dalle apofisi trasverse di

    C3-C6 allapofisi basilare delloccipite.

    Il lungo del collo composto da tre parti:da fibre oblique

    discendenti, fibre oblique ascendenti e da fibre longitudinali che

    collegano latlante a D1, D2, D3. Lintera catena si estende quindi

    dallapofisi basilare delloccipite al corpo della terza vertebra

    dorsale.

    Quando prende punto fisso in basso porta in avanti il collo

    aumentando la lordosi cervicale, quando invece prende punto

    fisso in alto una catena accessoria della inspirazione.

    Quindi, i muscoli della catena anteriore del collo, pur avendo una

    inserzione anteriore accorciandosi aumentano la lordosi

    posteriore (azione lordosizzante).

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    3.2 LA RIEDUCAZIONE POSTURALE

    GLOBALE

    La Rieducazione Posturale Globale (R.P.G.) una metodica di

    riarmonizzazione e di riequilibrio della struttura muscolo-

    scheletrica messa a punto dal francese Prof. Philippe E.

    Souchard.

    Lo studio, la diagnosi e la terapia della postura secondo questa

    metodologia, partono da concetti base sullevoluzione funzionale

    dellindividuo.

    Il bambino appena nato non pu stare in piedi, ma

    inesorabilmente egli otterr la grande vittoria di alzarsi contro la

    forza di gravit, realizzando il difficile esercizio della bipedia.

    Questo traguardo viene raggiunto grazie allo sviluppo graduale di

    muscoli chiamati muscoli della statica (o muscoli tonici), i quali

    sono capaci di lottare e vincere la gravit, consentendo al

    bambino di alzare prima la testa poi il dorso fino ad ergersi

    autonomamente sulle proprie gambe.

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    Si tratta di una muscolatura molto fibrosa e tonica che

    rappresenta circa i due terzi di tutta la massa muscolare del

    nostro corpo.

    I muscoli della statica hanno la particolarit di essere

    perennemente in attivit, anche a riposo, costituendo uno

    straordinario sistema di auto-regolazione posturale che garantisce

    la stabilit.

    Se la posizione eretta garantita dalla muscolatura statica,

    aggiustata continuamente da oscillazioni, opportunamente

    frenate, necessarie allequilibrio ed al mantenimento del Centro di

    Pressione (COP) allinterno della base dappoggio, i muscoli della

    dinamica consentono lo spostamento ed il movimento, essi non

    sono fibrosi, non hanno molto tono e sono in genere aiutati da

    quelli statici.

    I muscoli della statica coadiuvano il movimento e lo frenano

    mantenendo sempre un tono elevato; i muscoli della dinamica altermine della contrazione, giacch non sono indispensabili alla

    posizione eretta, tornano alla loro decontrazione naturale.

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    Ne consegue che i muscoli statici non si riposano mai e, quindi,

    tendono alla rigidit ed allaccorciamento mentre i muscoli

    dinamici tendono al rilassamento (Tab. 1).

    (Tab. 1): caratteristiche anatomiche e funzionali dei muscoli tonici e fasici

    (Stockmeyer 1970, integrata da Spring et al. 1986).

    MUSCOLI TONICI MUSCOLI FASICI

    - Hanno funzione di sostegno (posturali)

    - Si affaticano tardivamente- Contengono pi fibre muscolari rosse

    (lente)

    - Si contraggono pi lentamente

    - Reagiscono al carico errato con

    accorciamento e peggioramento

    funzionale

    - Sono pi forti di circa 1/3

    - Esprimono la massima potenza a

    velocit di contrazione moderata

    - Se inattivi divengono pi lentamente

    deboli

    - Tendono ad accorciarsi a causa della

    continua tensione a cui sono sottoposti

    - Hanno funzione di movimento

    - Si affaticano precocemente- Contengono pi fibre muscolari bianche

    (rapide)

    - Si contraggono pi rapidamente

    - Reagiscono al carico errato con

    indebolimento e peggioramento funzionale

    - Sono pi deboli

    - Esprimono la massima potenza a velocit

    di contrazione elevata

    - Se inattivi divengono pi rapidamente

    deboli

    - Tendono ad allungarsi con linattivit

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    responsabilit di tale patologia posturale al sistema muscolo-

    fibroso anteriore (catena muscolare antero-inferiore), che

    sorregge i nostri organi e, senza il quale, le nostre viscere non

    sarebbero sospese.

    Quindi, piuttosto che tonificare i muscoli dorsali il soggetto

    ipercifotico dovr allungare la sua catena muscolare antero-

    inferiore. Questo semplice esempio dimostra che il nostro modo di

    reggerci, buono o cattivo, dipende dalla relazione che hanno i

    muscoli della statica tra loro. I pi tonici tirano sempre dalla loro

    parte. Tirato avanti o tirato indietro?

    Questo lintelligente quesito che in R.P.G. i terapisti si pongono

    prima di affrontare un trattamento. La metodica R.P.G. consedera

    debole sia un muscolo rigido, cio accorciato, che un muscolo

    eccessivamente allungato.

    Un muscolo esattamente come un elastico ed allo stesso modo

    di una molla, non capace di accorciarsi molto se prima non stato teso abbastanza. La forza quindi direttamente

    proporzionale allelasticit. Quindi cercare di rinforzare i muscoli

    statici al punto di irrigidirli, non far altro che indebolirli

    ulteriormente.

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    3.2.1 LO STRETCHING GLOBALE ATTIVO

    Diversamente da quello che prevede l'allungamento di un singolo

    gruppo di muscoli (allungamento muscolare distrettuale), la

    tecnica dello Stretching Globale Attivo (S.G.A.) si basa

    sull'allungamento delle catene muscolari.

    Tramite la fascia connettivale, i muscoli sono in realt strutturati in

    lunghe catene muscolari o meglio miofasciali. La lunghezza

    (l'elasticit) di ogni singolo muscolo strettamente legata a quella

    di tutti i muscoli appartenenti alla stessa catena. Occorre

    comunque sempre tener presente la stretta integrazione esistente

    all'interno del sistema miofasciale e del nostro organismo;

    difficile isolare funzionalmente un organo o una struttura. Un

    gruppo di muscoli in tensione esercita un'influenza su gli altri

    muscoli vicini, sia per un fattore fisico-fasciale che nervoso

    (F. Mezieres e T. W. Myers).

    Cos, ad esempio, allungando distrettualmente i muscoli posteriori

    degli arti inferiori rischiamo di accorciare i muscoli della schiena

    appartenenti alla stessa catena muscolare. Stessa cosa potr

    accadere allungando i muscoli della parte lombare a danno dei

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    muscoli della zona cervicale. L'allungamento delle intere catene

    muscolo-fasciali corporee consente quindi una maggiore efficacia

    ma, al tempo stesso, richiede un apprendimento e un'applicazione

    precisa della tecnica.

    La tecnica dello Stretching Globale Attivo consiste nel mantenere,

    per alcuni minuti (in genere da 15 a 20 minuti) specifiche posture,

    facendo attenzione a eliminare in maniera attiva tutti i compensi,

    cos da consentire l'allungamento stabile (deformazione elastica)

    dell'intera catena muscolare interessata.

    La complessit e l'incisivit di questa metodologia richiede un

    apprendimento guidato professionalmente prima di poterla

    eseguire singolarmente.

    Questa tecnica facilita il rinforzo dei muscoli antagonisti a quelli

    allungati sia tramite l'attivazione degli organi muscolo-tendinei del

    Golgi (per il meccanismo proprio del riflesso miotatico inverso) dei

    muscoli allungati sia per il necessario utilizzo attivo dei muscoli

    antagonisti nell'eliminazione dei compensi articolari che si

    presentano durante l'esecuzione della tecnica di Stretching

    Globale Attivo. Per tutte queste caratteristiche questo tipo di

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    allungamento muscolare viene anche definito Stretching Globale

    Attivo decompensato". Inoltre, essendo in grado di incidere

    profondamente sull'intera postura, viene anche definito "stretching

    posturale".

    Lo Stretching globale attivo trae i suoi principi dalla Rieducazione

    Posturale Globale. Uno dei principi fondamentali, sfruttati dallo

    stretching globale attivo, la globalit, che prevede, quindi,

    linteressamento di tutti i segmenti del corpo nello stesso

    momento attraverso la realizzazione di particolari posizioni che

    evolvono in maniera dolce e progressiva, con linteressamento

    della respirazione, verso una posizione finale di massimo

    allungamento.

    Vengono utilizzate nove posture, ognuna con la specificit di agire

    su una serie determinata di catene muscolari. Nella pratica

    sportiva, in alternativa allo stretching tradizionale, permette un

    maggiore allungamento muscolare, controllato attivamente dal

    soggetto con sequenze coordinate.

    Sembra, inoltre, offrire una valida prevenzione contro le patologie

    da sovraccarico muscolo-tendinee.

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    Non bisogna mai trattenere il respiro durante un esercizio di

    allungamento. Lo scopo di una corretta respirazione importante

    perch una buona ossigenazione attenua lo stato di tensione

    dellatleta fino a portarlo ad uno stato di equilibrio delle sue

    funzioni fisiologiche e quindi anche del tono muscolare.

    La posizione deve permettere una corretta respirazione. Se la

    posizione mantiene il muscolo in uneccessiva tensione

    probabile che la respirazione diventi affannosa o difficoltosa, in

    questo caso importante diminuire la tensione finch la

    respirazione non diventer naturale.

    In particolare nello Stretching Globale Attivo si d molta

    importanza allespirazione, effettuata attraverso una contrazione

    isotonica-eccentrica della catena muscolo-fasciale inspiratoria (

    catena antero-inferiore) e coadiuvata dalla completa

    rettilineizzazione del rachide, cos da annullare la funzione

    lordosizzante dei muscoli respiratori principali e secondari.

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    3.3 IL BIOFEEDBACK COME ESERCIZIO

    POSTURALE

    Da un punto di vista storico, il Biofeedback si svilupp negli Stati

    Uniti alla fine degli anni 60, quando alcuni ricercatori (Miller,

    Brener, Snyder e Noble e altri) dimostrarono che sia nellanimale

    sia nelluomo possibile controllare alcuni parametri quali: la

    frequenza cardiaca, i ritmi elettroencefalografici, la

    vasocostrizione cutanea, etc.

    Sperimentazioni sulluso del Biofeedback (BF) visivo per il

    controllo posturale sono in corso fin dagli anni 70 (Hlavacka F.

    and Litvinenkova V.) e, tradizionalmente, sono legate alla

    visualizzazione su monitor della posizione del Centro di Pressione

    del soggetto sotto esperimento.

    Ad oggi alcuni sistemi commerciali finalizzati allanalisi

    dellequilibrio si avvantaggiano di questa lunga sperimentazione e

    propongono il BF visivo come terapia riabilitativa o allenamento

    sportivo (Chiari e altri. 2005).

    Limportanza funzionale del segnale visivo per il controllo

    posturale da tempo risaputa: basti pensare alle difficolt

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    osservabili in ciascun soggetto normale alla chiusura degli occhi.

    Abbastanza complessa e dibattuta stata invece lindividuazione

    delle vie anatomiche e delle caratteristiche funzionali di questa

    interazione (Guidetti, 1997).

    La stimolazione visiva legata ai movimenti oculari volontari non

    modifica in modo significativo il controllo posturale statico (Oblak,

    Grgoric, 1985), mentre la visione di immagini in movimento

    genera riassetti posturali pi importanti (Clement, Joaquin, 1985)

    e recentemente stata evidenziata limportanza delle informazioni

    visive anche in condizioni dinamiche che richiedono riassetti

    posturali rapidi.

    Le afferenze osteo-articolari, miofasciali, visive, cutanee e

    labirintiche devono cooperare strettamente per completare e

    correggere lanalisi del rapporto tra il soggetto e lambiente e

    permette risposte posturali adeguate (Guidetti, 1997).

    Il Biofeedback training una tecnica che usa il biofeedback perinsegnare al soggetto come controllare processi psicofisiologici

    involontari mediante lesercizio.

    Lapparecchiatura di Biofeeedback raccoglie, amplifica e rimanda

    al soggetto una serie di processi che avvengono nellorganismo.

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    Come uno specchio, lapparecchiatura di Biofeedback fornisce un

    riflesso corretto, cio preciso ed utilizzabile. Tale strumento non

    ha alcun potere proprio di determinare un cambiamento: solo la

    persona che lo utilizza ha la facolt di controllare landamento del

    parametro fisiologico registrato, nel nostro caso lo spostamento

    controllato del Centro di Pressione del corpo.

    Lobbiettivo non tanto quello di produrre uno stato particolare,

    ma pi propriamente quello di facilitare lauto-consapevolezza ed

    il controllo di alcuni parametri.

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    Capitolo 4

    MATERIALI E METODI

    4.1. LA STABILOMETRIA

    La stabilometria la

    misura delle oscillazioni

    del Centro di Pressione

    del soggetto cio del

    punto di applicazione della

    risultante delle forze in

    gioco, rilevato a livello

    della superficie d'appoggio

    da una pedana di forza

    (Dichgans et al., 1976)

    (fig. 6).

    (fig.6): Rapporti e correlazioni tra centro di massa e centro di pressione

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    Il Centro di Pressione (Centre Of Pressure = COP) si sposta

    normalmente di qualche millimetro intorno ad una posizione

    media (calcolata sullarco di tempo in esame), in modo tale da

    disegnare un immaginario gomitolo sul pianoorizzontale.

    In condizioni di stazione eretta tranquilla, questo punto

    corrisponde grossomodo alla proiezione del centro di massa

    (centre of mass = COM ) del corpo sul piano di appoggio

    (Gurfinkel,1973).

    Il punto si trova tra i due

    piedi, un po al davanti dei

    malleoli, e giace quindi

    allinterno della base di

    appoggio del corpo

    (Schieppati et al., 1994)

    (Fig. 7).

    (Fig.7): Proiezione del centro di gravit nel

    poligono di sostegno e postura normale sul

    piano sagittale (Bricot)

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    Tipicamente tali variabili aumentano in condizioni di instabilit: si

    dice che le oscillazioni del corpo aumentano (Diener e Dichgans,

    1988).

    Normalmente le oscillazioni aumentano chiudendo gli occhi, a

    dimostrazione dellesistenza e dell efficacia del feedback continuo

    fornito dalla vista (Gagey, 1991).

    Incrementi anormali delle oscillazioni si verificano in molte

    condizioni patologiche, sia neurologiche che ortopediche (Horak,

    2001; Nardone e Schieppati, 2004): evidentemente qualunque

    disturbo della motricit non potr che fare risentire i suoi effetti a

    livello dellunico punto in cui il corpo interagisce con il suo

    ambiente, vale a dire a livello del suolo.

    4.1.1. PEDANA STABILOMETRICA

    La pedana stabilometrica una basculla elettronica collegata adun computer che misura le posizioni successive del Centro di

    Pressione del corpo. Il centro di pressione corrisponde al punto di

    applicazione della somma delle forze di reazione che si

    oppongono allo spostamento della piattaforma sotto leffetto della

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    massa corporea e dei suoi piccoli movimenti (Gurfinkel,1973;

    Hugon, 1999) e solo con una certa approssimazione corrisponde

    alla proiezione del baricentro al suolo.

    La pedana stabilometrica usata nello studio una Lizard con

    sistema software versione 3.0. ed composta da due piattaforme

    separate per lappoggio dei due piedi. Le emipedane affiancate

    permettono di valutare il baricentro generale in rapporto ai singoli

    baricentri del piede destro e sinistro.

    Ogni piattaforma composta da una superficie rigida che poggia

    a terra mediante tre piedini (per la determinazione del piano)

    ognuno dei quali contiene una sfera dacciaio che trasmette le

    forze agli estensimetri (calibri di forze) presenti nella pedana.

    I rilevatori sono delle celle di carico e contengono una parte che

    ha la caratteristica di variare le proprie propriet elettriche al

    variare della tensione (estensimetro). La sfera dacciaio preme

    sulla cella che, deformandosi, determina lo stiramentodellestensimetro.

    Le celle di carico ricevono una debole alimentazione elettrica

    tramite la stimolazione ottica che crea nella parte ricevente un

    segnale di tipo elettrico.

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    (Fig. 8): schema del processo di acquisizione ed elaborazione dei dati

    durante lesame stabilometrico

    Essendo nota la corrente di alimentazione, il sistema in grado di

    misurare il carico applicato su ciascuna cella, misurando la

    variazione della corrente in uscita da ciascuna di esse.

    Il segnale in uscita, dopo essere stato amplificato, viene elaborato

    dal computer che mostra i risultati dellesame (Fig. 8) fornendone i

    valori numerici e lelaborazione grafica (Fig. 9).

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    La campionatura del segnale effettuata 10 volte al secondo (10

    Hz) per cui durante la registrazione standard, che dura 51,2

    secondi, si avranno 512 campionature per ogni esame.

    Per poter confrontare i risultati ottenuti, indispensabile che la

    registrazione sia normalizzata, cio standardizzata: posizione

    dei piedi, assenza di rumori ambientali, bocca ed occhi aperti o

    chiusi.

    Il successo della stabilometria condizionato dal fatto che lo

    stesso compito assegnato a soggetti diversi venga compreso allo

    stesso modo ed induca lo stesso comportamento. In genere si

    suggerisce al paziente di restare in piedi, rilassato, con le braccia

    lungo il corpo e guardare in avanti, mirando con lo sguardo un

    punto distante circa 4 5 metri alla stessa altezza della linea bi

    pupillare senza fissarlo (Gagey, 2000).

    Sia il primo esame (valutazione pre trattamento) che il secondo

    (valutazione post trattamento) sono la media di tre proveconsecutive.

    Durante ogni singola prova si chiedeva al soggetto di restare in

    posizione eretta rilassato, con lo sguardo fisso su un punto, in

    normo-occlusione dentale per circa un minuto (51,2 sec.).

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    Per ottenere dei valori affidabili molto importante fare attenzione

    al posizionamento del paziente sulla pedana. Ai soggetti stato

    chiesto di salire sulla pedana senza scarpe, i piedi sono stati

    posizionati secondo le indicazioni dellapparecchiatura, utilizzando

    come punti di riferimento, il tallone, il IImetat arso e la proiezione

    della perpendicolare del malleolo esterno sulla superficie delle

    piastre, secondo le linee di riferimento disegnate sulle piastre

    della pedana.

    Sulle due piattaforme sono disegnati dei triangoli e delle linee di

    riferimento. La radice del secondo dito (testa del secondo

    metatarso) e la linea mediana del calcagno di ciascun piede

    devono essere allineati con la linea verticale, mentre la

    perpendicolare al malleolo esterno deve cadere sulla linea obliqua

    (Fig. 10).

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    (Fig.10): linee guida per il posizionamento del paziente

    I carichi in situazioni ideali si leggono con valori perfettamente

    identici perch in questa posizione le distanze dei punti di repere

    anatomici dalle celle di rilevamento della pedana sono

    proporzionali alle percentuali reali dei carichi, che sono: 1/6 per il

    punto di appoggio esterno (Vmetatarso), 2/6 per i l punto di

    appoggio anteriore (Imetatarso) e 3/6 per il punt o di appoggio

    posteriore (calcagno), secondo la distribuzione dei carichi di I. A.

    Kapandji.

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    4.1.2 PARAMETRI STABILOMETRICI

    Fig. 11: videata riassuntiva dellesame stabilometrico con relativi parametri

    Dellesame stabilometrico abbiamo usato i seguenti parametri (fig.

    11):

    La lunghezza delle oscillazioni del soggetto (lunghezza del

    gomitolo), espressa in mm, che rappresenta la distanza

    complessiva percorsa dal centro di pressione e fornisce molto

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    rapidamente una valutazione dellenergia spesa dal soggetto

    per controllare la propria postura ortostatica (Vallier,1995).

    Larea del gomitolo, espressa in mmq, misura la dispersione

    delle oscillazioni sul piano d'appoggio (Chiari et al., 2000). la

    superficie dellellisse di confidenza che contiene il 90% delle

    posizioni campionate del centro di pressione( Takagi et al.,

    1985). Esprime lefficacia che ha il sistema posturale fine di

    mantenere il centro di gravit vicino alla sua posizione media

    di equilibrio. I valori di normalit sono da 50 mmq a 250 mmq

    (Bertoldi, Burruano e altri); valori minori di 50 mmq possono

    evidenziarsi in soggetti con accorciamento delle catene

    muscolari, valori superiori a 250 mmq si osservano in soggetti

    con problemi di controllo dellequilibrio dovuto a problematiche

    dei centri nervosi superiori.

    La varianza della velocit esprime il rapporto tra

    accelerazioni e decelerazioni durante loscillazione. Pi alta,

    maggiore il disagio ed il dispendio energetico del paziente.

    Pi che il valore assoluto interessante osservare se le

    diverse condizioni di esame incrementano o diminuiscono

    questo valore. un indice del benessere perch indica la

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    presenza o meno dellequilibrio tra i recettori del sistema

    posturale. Un soggetto che si trova in equilibrio si sposta

    lentamente ed avr una varianza bassa, mentre uno che si

    sposta a scatti avr una varianza alta. Tutto ci legato alla

    presenza o meno di armonia tra i suoi sistemi di controllo

    posturale (Bertoldi, Burruano e altri).

    La posturometria la misura statistica della distribuzione del

    carico del corpo sugli appoggi durante lesame su pedana, i cui

    parametri usati sono:

    Differenza tra i carichi podalici destri e sinistri: espressa

    in percentuale del peso corporeo, si considera il 2% come

    parametro di normalit.

    Angolazione teorica dappoggio: esprime il grado medio

    di rotazione del corpo, durante lesame stabilometrico,

    attraverso il campionamento dei valori pressori rilevati nei

    tre punti di appoggio di ogni emipedana.

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    4.2. BIOFEEDBACK

    Per lo svolgimento dellesercizio di Biofeedback posturale

    abbiamo usato la WII FIT balance board che un sistema di gioco

    elettronico posturale.

    Si tratta di una pedana con tecnologia wireless che in grado di

    percepire il cambiamento della pressione esercitata su di essa

    attraverso quattro sensori di carico posti ai quattro angoli della

    stessa, la pedana in grado di rilevare non solo il peso corporeo

    dellutente ma anche gli spostamenti del suo baricentro (fig.12).

    Collegata tramite infrarossi alla console WII, questultima

    trasforma le variazioni di pressione in segnale visivo che arrivaallo schermo Tv.

    I movimenti eseguiti dal soggetto hanno un riscontro in tempo

    reale sullo schermo TV, permettendo dunque di controllare il

    carico esercitato sulla pedana e quindi la correttezza

    nellesecuzione dellesercizio.

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    (fig.12): pedana WII FIT balance board

    Abbiamo deciso di utilizzare questo sistema di biofeedbackperch ha un aspetto ludico superiore ai classici programmi delle

    pedane stabilometriche, perch economicamente parlando

    molto pi accessibile e gestibile di altri sistemi biofeedback.

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    4.4. ESERCIZIO DI STRETCHING GLOBALE

    ATTIVO

    4.4.1 POSIZIONE DI RANA AL SUOLO ( 5 MIN)

    Partendo da una corretta posizione supina si arriva alla posizione

    di rana al suolo con ginocchia flesse, anche abdotte e piante dei

    piedi in contatto ed allungamento della catena muscolare

    anteriore del braccio, effettuata appoggiando spalle, braccio,

    avambraccio e dorso delle mani al suolo, in posizione di

    extrarotazione (fig. 13).

    Fig. 13 da: Lo Stretching Globale Attivo, Ph. E. Souchard

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    Il soggetto deve allineare il rachide, avvicinando il pi possibile al

    suolo il tratto lombare (con la contrazione concentrica del retto

    addominale), le spalle e il tratto cervicale, coinvolgendo il tratto

    superiore della catena muscolare posteriore.

    La respirazione consigliata deve essere il pi profonda e lenta

    possibile, senza blocchi in inspirazione o in espirazione,

    gonfiando laddome durante linspirazione e sgonfiandolo durante

    lespirazione.

    Lo scopo della respirazione in questa posizione quello di

    allungare la catena muscolare antero-inferiore e quella anteriore

    del collo (tendine centrale che collega il rachide cervicale al

    diaframma e all'asse viscerale), per mezzo di una contrazione

    isotonica-eccentrica dei muscoli delle catene; infatti, attraverso il

    mantenimento della rettilineizzazione del rachide, si annulla la

    funzione lordosizzante dei muscoli respiratori principali e

    secondari, fornendo loro un punto fisso necessario perlallungamento.

    In particolare lespirazione, effettuata contraendo il retto

    addominale, ha il compito di mantenere il rachide allineato e

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    45

    contribuire allallungamento del diaframma e della catena

    inspiratoria.

    4.4.2. POSIZIONE DI RANA AL MURO (1 MIN)

    Il soggetto si avvicina al muro appoggiandovi le tuberosit

    ischiatiche e unendo le piante dei piedi (Fig 14).

    Fig. 14 da: Lo Stretching Globale Attivo, Ph. E. Souchard

    Con una spinta delle mani sulle ginocchia il soggetto avvicina il

    pi possibile gli arti inferiori al muro (Fig. 15). Tale spinta ha lo

    scopo di coinvolgere muscoli adduttori dellanca, iniziando cos ad

    allungare il tratto inferiore della catena muscolare posteriore.

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    Fig. 15 da: Lo Stretching Globale Attivo, Ph. E. Souchard

    4.4.3. POSIZIONE INTERMEDIA DI ALLUNGAMENTO (3 MIN)

    Mantenendo sempre i talloni uniti ed avvicinando le ginocchia il

    soggetto inizia ad estendere gradualmente gli arti inferiori fino ad

    una posizione tale da non provocare disagio (fig. 16); il guadagno

    di movimento avviene sempre durante la fase di espirazione.

    La respirazione continua ad essere rilassata e profonda; il

    contatto del rachide al suolo deve essere sempre ricercato e

    mantenuto.

    Il soggetto rilassa i muscoli respiratori accessori (scaleni, SCOM)

    e scapolo-toracici continuando ad effettuare una respirazione

    addominale.

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    Fig.16 da: Lo Stretching Globale Attivo, Ph. E. Souchard

    4.4.4. POSIZIONE FINALE DI ALLUNGAMENTO (6 MIN)

    Allo scopo di agire sullintera catena muscolare posteriore il

    paziente estende gradualmente le ginocchia, ruota le anche in

    leggera extrarotazione e pone le caviglie in flessione dorsale (Fig.

    17); la graduale messa in tensione della catena muscolare

    avviene sempre durante la fase espiratoria.

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    Lo scopo dellesercizio arrivare ad una posizione di massimo

    allungamento evitando blocchi respiratori e compensi e

    mantenerla per alcuni minuti.

    Fig. 17 da: Lo Stretching Globale Attivo, Ph. E. Souchard

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    4.5. ESERCIZIO DI BIOFEEDBACK

    POSTURALE

    Una volta salito sulla bilancia elettronica WII FIT balance board il

    soggetto deve spostare il proprio Centro di Pressione nelle quattro

    direzioni con lo scopo di regolare linclinazione di un piano

    basculante su cui sono poste delle palline.

    Queste devono essere indirizzate allinterno di un foro presente

    sulla superficie del piano (fig.18).

    Fig. 18: videata di acquisizione dellesercizio di Biofeedback

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    Ogni volta che il soggetto riesce a mandare tutte le palline

    allinterno del foro entro un determinato tempo, passa al livello

    successivo, in cui aumenta il numero di palline (fino ad un

    massimo di otto) e la difficolt relativa (Fig. 19).

    Fig. 19: videata di acquisizione dellesercizio di Biofeedback

    Il soggetto deve evitare di far precipitare le palline dai bordi

    modulando la pressione esercitata sulla pedana attraverso il

    controllo del proprio Centro di Pressione.

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    Capitolo 5

    RISULTATI

    I dati raccolti sono stati elaborati con lo scopo di valutare le

    eventuali modificazioni tra i valori misurati pre e post trattamento

    sia intergruppo e che tra i due gruppi.

    E stato utilizzato un valore di significativit statistica mediante test

    T di Student con P < 0,05.

    Risultati statisticamente significativi sono stati riscontrati nelle

    differenze intergruppo riferibili alle percentuali dei carichi

    podalici destro e sinistro (tabella 2 e grafico 1) e

    allangolazione teorica dappoggio (tabella 3 e grafico 2). Per gli

    altri parametri indagati non sono state evidenziate differenze

    statisticamente significative.

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    ANGOLAZIONE TEORICA D'APPOGGIO INGRADI

    S.G.A. BIOFEEDBACKPRETRATTAMENTO

    POSTTRATTAMENTO

    PRETRATTAMENTO

    POSTTRATTAMENTO

    Numerositcampione 10 10 10 10

    Media 4,35 2,27 3,71 2,47Dev. standard 1,58 1,46 2,40 2,35

    t 3,05 1,16gradi di libert 18 18

    P (livello disignificativit) 0,0069 0,2593

    Tabella 3. Angolazione teorica d'appoggio in gradi

    ANGOLAZIONE TEORICA D'APPOGGIO

    IN GRADI

    1

    2

    3

    4

    5

    PRE POST

    S.G.A.Biofeedback

    Grafico 2. Angolazione teorica d'appoggio in gradi

    La tabella e il grafico illustrano la riduzione della media generale

    dellangolazione teorica dappoggio da 4,3 a 2,2 nel gruppo

    SGA e da 3,7a 2,5nel gruppo Biofeedback.

    Le differenze pre e post Biofeedback non sono significative.

    Non sono risultati significativi i confronti tra i due gruppi.

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    Capitolo 6

    DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

    Nel primo gruppo di studio, in cui abbiamo lavorato principalmente

    sulla sensibilizzazione propriocettiva e sul coinvolgimento

    simmetrico delle strutture miofasciali attraverso lo Stretching

    Globale Attivo, si osservata sia la riduzione delle differenze di

    appoggio tra carico destro e sinistro, sia la riduzione dellangolo di

    rotazione del corpo.

    Nel secondo gruppo, in cui abbiamo lavorato sul controllo

    dinamico del centro di pressione del corpo con esercizi di

    biofeedback posturale, si ridotta la differenza dei carichi tra gli

    arti destro e sinistro, ma non si ridotta significativamente la

    rotazione teorica di appoggio.

    I risultati ottenuti sono dovuti, secondo noi, ad un adattamento del

    sistema tonico posturale alla stimolazione delle afferenze

    propriocettive.

    Osservando i dati raccolti non siamo in grado di indicare quale sia

    il metodo pi efficace: se vero che entrambi i metodi hanno dato

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    risultati sovrapponibili vero anche che il biofeedback

    richiederebbe una valutazione aggiuntiva che permettesse lo

    studio delle dinamiche di controllo del centro di pressione del

    corpo e delle strategie anticipatorie a feedforward tipiche di uno

    sport come il canottaggio. Il canottiere infatti deve essere in grado

    di modificare la propria posizione nello spazio mantenendo un

    corretto allineamento del corpo anche nel caso di improvvisi

    cambiamenti dellambiente esterno (vento, sbilanciamento di un

    compagno, etc) o in condizioni di perturbazioni prevedibili.

    Vista la scarsa letteratura esistente su questo specifico

    argomento non possiamo confrontare i risultati del nostro lavoro

    con altri dati statistici e pertanto averne conferma o smentita.

    In conclusione i metodi di lavoro utilizzati nel nostro studio

    risultano favorevoli allottenimento di unequilibrata distribuzione

    del carico ponderale e ad un ottimale assetto rotatorio

    dellappoggio in stazione eretta, anche se sono viziati da alcunilimiti metodologici, tra cui la scarsit della casistica e lassenza di

    un follow up.

    Infine possiamo ipotizzare che i risultati ottenibili mediante

    lutilizzo dei due metodi di lavoro abbiano un valore preventivo

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    contro gli infortuni nella pratica agonistica del canottaggio

    favorendo una migliore performance sportiva.

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