FIRENZE TOSCANA OGGI 24 giugno 2018 VIII FRANCESCO GURRIERI ell’architettura dell’ultimo Novecento, nei repertori e nei libri di storia dell’architettura, Renato Severino non era ancora stato censito. Ecco allora questo «atto riparatorio», che ci restituisce l’opera di un architetto della «scuola fiorentina» che, appena laureato, comincia a girare il mondo e a produrre opere di grande interesse. Opportunamente, Cristina Donati nella bella monografia Renato Severino, Building in the Western Hemisphere (2016) apriva il suo discorso critico con il capitolo An architectural challenge at international scale. In effetti pochi architetti italiani possono esibire una «sfida» all’arte del costruire tanto vasta e tanto espressivamente affascinante per una così estesa geografia come Severino. Così questa recente «antologica» (ancora in corso nella prestigiosa Sala delle Esposizioni di San Marco), fa giustizia di tanta disattenzione. Severino ha lavorato intensamente e con passione in tanti angoli del pianeta. Si laurea nel 1954, in una facoltà prestigiosa ove insegnavano i migliori docenti del nostro Paese, in un clima vivace, fiducioso e appassionato che caratterizzava la «ricostruzione» e viveva i prodromi del boom economico: dunque, le condizioni più favorevoli per un giovane che si affacciava alla professione, quando si credeva ancora fermamente che l’architettura potesse contribuire a cambiare il mondo. Qualcosa che, del resto, testimoniavano gli apprezzamenti per le opere dei maestri internazionali di quella stagione che appassionavano la cultura e le arti internazionali: si chiamavano Frank Lloyd Wright, Alvar Aalto, Le Corbusier, Richard Neutra, Mies Van der Rohe. In Italia, tramontato il razionalismo e il monumentalismo di Piacentini, si guardava a Pier Luigi Nervi, Gardella, i BBPR, Michelucci, Savioli e Leonardo Ricci. Bruno Zevi aveva già inondato gli studi con la prepotenza della sua «architettura organica» di matrice wrightiana, assai presto un must a cui era difficile sottrarsi. Questo il background con cui Severino si appresta alla professione. Lascia Firenze nel 1956 per il Georgia Institute of Technology di Atlanta, con una borsa di studio Fullbright. Da qui cambia la sua vita, facendolo cittadino del mondo, accendendo una bibliografia professionale N assolutamente singolare. Cristina Donati in catalogo, ne descrive e ne esplora le valenze, contestualmente agli svolgimenti internazionali, e a quelle valutazioni rimando perché non saprei far meglio. Semmai, mi preme sottolineare come il nostro architetto si manifesti come un «sensore» dei migliori svolgimenti linguistici contestualmente disponibili e come, per formazione, sia sempre attento alla «traduzione esecutiva» delle sue opere; ove i dettagli esprimono sapienza tecnologica e capacità evolutiva; ove non manca - per le opere pubbliche maggiori - quell’attenzione per la prefabbricazione e l’Industrial Design che costituirono un obbiettivo (se non una vera e propria febbre) culturale quasi obbligato degli anni Sessanta e Settanta; si pensi a Ciribini e Spadolini in Italia. Ma tre opere vorrei sottolineare particolarmente di questo silenzioso e fecondo «maestro» dell’architettura: l’Italsider Children’s Resort and School di Cesana Torinese (1960-1963), la Severino House nel Connecticut (1978- 1979), il Corporate Plaza Office Building in Greenburgh, New York (1985- 1987). La prima (risultato di un concorso ove in giuria erano Ernesto Rogers e Bruno Zevi) per l’assoluta chiarezza geometrica e il suo rapporto col delicato contesto alpino; la seconda - la sua dimora di famiglia - per la coraggiosa ed originale redazione volumetrica e sperimentazione ecologica; la terza per la sua valenza riassuntiva nella tipologia architettonica per uffici (iniziata da Frank Lloyd Wright nel Johnson Wax Administration Building, nel 1936-39). Né vorrei tacere della sua libera ricerca teorica, al margine dell’utopia, a cui pochi maestri si sono sottratti ( qui, con un Severino, confinato in dignitoso silenzio). La sua Cartesia, e poi Floatown, Crossbow e Chameleon, sono esercitazioni fantastiche di possibili insediamenti del futuro (fors’anche in altri pianeti, non importa), al cui fascino è difficile sottrarsi. A dimostrare come e quanto, la pulsione creativa di Severino sia stata la filigrana culturale che lo ha accompagnato, caratterizzandone la sua intera testimonianza per l’architettura. Quell’architettura di cui il Vasari rivendicava la primazia: «Comincerommi dunque dall’architettura - scriveva nelle sue "Vite" -, come della più universale e più necessaria ed utile agli uomini, ed al servizio e ornamento della quale sono l’altre due…». Ecco, in questo senso, Renato Severino ha pienamente onorato il «mandato» vasariano per fare architettura. Visite guidate per i lettori di Toscana Oggi Martedì 26 giugno ore 20 Mercoledì 1° agosto ore 20 AL TRAMONTO IN BARCHETTO SULL’ARNO Comodamente seduti su un barchetto dei renaioli navigheremo sull’Arno all’ora del tramonto, immersi in un’atmosfera davvero unica! Davanti ai nostri occhi si aprirà un panorama suggestivo e inconsueto, vedremo Firenze da una diversa angolazione. Sfileranno davanti a noi la Galleria degli Uffizi, il Corridoio Vasariano, la Chiesa di San Jacopo sopr’Arno, Palazzo Corsini, passeremo sotto Ponte Vecchio e sotto Ponte Santa Trinita. Sarà questa l’occasione per ricordare non solo la lunga storia della città legata a quella dell’Arno, ma anche i numerosi mestieri e attività economiche che un tempo si svolgevano sul fiume: dalla lavorazione dei panni di lana, al mestiere dei renaioli, fino ad arrivare ai tempi più recenti quando nel Novecento alcuni stabilimenti balneari si affacciavano sull’Arno. Costo barchetto: 15 euro. Partenza e ritorno: Piazza Mentana. Da aggiungere il costo della visita guidata. Mercoledì 27 giugno ore 11.30 COLLEZIONE ROBERTO CASAMONTI NOVITÀ Mostra «Dagli inizi del XX Secolo agli anni ’60. Da Picasso a Warhol, da De Chirico a Fontana». Palazzo Bartolini Salimbeni, Piazza Santa Trinita. Al piano nobile di Palazzo Bartolini Salimbeni, capolavoro dell’architettura rinascimentale, è ospitata la raccolta di opere di Roberto Casamonti, grande collezionista e gallerista contemporaneo. Si tratta di una collezione eccezionale, fra le più importanti aperte al pubblico, dedicata all’arte moderna e contemporanea. Sono esposte più di 100 opere che illustrano l’evoluzione artistica dei primi sessanta anni del XX Secolo, con opere di grandi artisti, sia italiani che stranieri, fra questi Fattori, Rosai, Boccioni, Boldini, Picasso, De Chirico, Klee, Guttuso, Burri, Fontana, Kandinskij, Warhol. Ingresso gratuito. Da considerare il costo della visita guidata. Venerdì 29 giugno ore 10 MUSEO DI SAN MARCO Il Museo di San Marco ha sede in un antico convento domenicano, ricostruito in forme rinascimentali da Michelozzo. All’interno del museo è conservata la più ampia collezione di opere del Beato Angelico, oltre all’Ultima Cena di Domenico Ghirlandaio. Al piano superiore sono visitabili molte antiche celle dei frati, decorate dallo stesso Angelico e dai suoi aiuti, arrivate a noi in un ottimo stato di conservazione. Fra queste si possono ammirare anche le tre celle che furono abitate da Girolamo Savonarola, al loro interno si conservano ancora alcuni cimeli posseduti dal frate. Ingresso: 4 euro. Da considerare costo della visita guidata. Giovedì 5 luglio ore 9.30 PASSEGGIATA COL NASO ALL’INSÙ «DONNE DI PIETRA» liberamento tratto dall’omonimo libro di Elena Giannarelli e Lorella Pellis L’itinerario si ispira al libro Donne di pietra, scritto da Elena Giannarelli e Lorella Pellis. La nostra passeggiata riguarderà le vicende di numerose donne vissute a Firenze, alcune famose e celebri, altre umili e devote. Partiremo da Piazza San Marco e termineremo alla chiesa di Santa Felicita, oltre ponte Vecchio. Parleremo di alcune importanti donne di casa Medici, di pittrici e musiciste, ma anche di donne qualunque, guidati dalle numerose targhe a cui è affidato il loro ricordo. Itinerario in esterno, nessun ingresso a pagamento. Da considerare il costo della visita guidata. Mercoledì 11 luglio ore 20 ITINERARIO PER CURIOSI Passeggiando per il centro andremo alla ricerca di quei dettagli che sfuggono anche al visitatore più attento: scopriremo il punto esatto dove è caduta la palla che è sopra la cupola del Duomo, vedremo l’unità di misura fiorentina scolpita su un edificio, capiremo perché a Firenze si usa la parola "bischero", osserveremo il ritratto del Cellini nascosto sulla nuca del Perseo e tante altre interessanti curiosità. È questa la Firenze vista con la lente d’ingrandimento, ricca di storia, aneddoti, curiosità, a metà fra leggenda e fatti realmente accaduti. Itinerario in esterno, nessun ingresso a pagamento. Da considerare il costo della visita guidata. Per prenotazioni, info e costo delle visite guidate telefonare al numero 055-277661. La prenotazione, obbligatoria, deve essere effettuata almeno due giorni prima della visita. Renato Severino, l’architetto che ha portato la scuola fiorentina in quattro continenti A sinistra la Severino House nel Connecticut; sotto «Floatown», disegno di un possibile insediamento del futuro, e il Mount Plesant Corporate Center n po’ di San Lorenzo a Vilnius in una sorta di «ponte» culturale tra Italia e Lituania. Il Reliquiario di San Casimiro commissionato da Cosimo III de Medici, di proprietà della Basilica fiorentina e abitualmente esposto alle Cappelle Medicee, è in mostra fino al 15 ottobre nel museo di Arte Sacra dell’arcivescovado della capitale baltica.L’occasione è l’esposizione «Capolavori della storia del culto di San Casimiro» - molti sono italiani - organizzata in occasione del centenario dell’Indipendenza lituana, sotto l’Alto Patronato delle rispettive Presidenze della Repubblica. Per testimoniare gli stretti rapporti di amicizia e di collaborazione ha raggiunto Vilnius una delegazione fiorentina composta dal priore mitrato di San Lorenzo monsignor Marco Domenico Viola, dalla storica dell’arte Monica Bietti, responsabile del Museo delle Cappelle medicee, accompagnati dal Console Onorario lituano in Italia, Enrico Palasciano. A luglio la rassegna sarà visitata dal nostro Capo dello Stato Sergio Mattarella, mentre a settembre vedrà anche la presenza di Papa Francesco, in occasione della sua visita Pastorale. L’opera d’arte di San Lorenzo spicca tra gli oggetti di devozione al santo esposti per l’eccezionale qualità del manufatto, una teca fra i più raffinati esempi che mai abbia prodotto il gusto barocco, voluta espressamente dal granduca Cosimo III. Questi nel 1676 aveva preso contatti con il Vescovo di Vilnius per ottenere una reliquia di San Casimiro, che arrivò solo tre anni più tardi; Cosimo incaricò il suo segretario Apollonio Bassetti, canonico di San Lorenzo, di seguire i lavori dell’argentiere di corte Massimiliano Soldani Bensi per realizzare una custodia degna del valore della reliquia. Una volta realizzata, la teca fu posta nella Cappella delle Reliquie che lo stesso granduca aveva fatto costruire nel suo palazzo, per poi passare successivamente in altri armadi, quelli della Basilica di San Lorenzo e infine nelle sale delle Cappelle Medicee, ammirate ogni anno da milioni di visitatori. Fino dal Medioevo le reliquie dei santi sono servite come veicolo di alleanze politiche e di pacificazioni sociali, creando vincoli fra città e Stati. In particolare, nella seconda metà del ’600 una delle più potenti famiglie dell’aristocrazia lituana - i Pacai - ebbe contatti anche con la famiglia Medici, e specialmente con Cosimo III. Da qui nacque il desiderio di stringere un legame speciale con Vilnius tramite l’acquisizione di una reliquia di San Casimiro, santo patrono del Paese in cui scelse di concludere la propria esistenza terrena, giovanissimo, nel 1484. U C’è un po’di San Lorenzo aVilnius: ponte culturale nel segno di San Casimiro