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1 CTP DOTT. LUCIANO GAROFANO D.SSA CINZIA GIMELLI D.SSA MELANIA LUGLI DOTT. ROBERTO TESTI
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Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

Oct 31, 2014

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nicolamongelli


L'expertise originale en italien concernant mon fils Luca
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Page 1: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

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CTP    DOTT.  LUCIANO  GAROFANO  

D.SSA  CINZIA  GIMELLI  D.SSA  MELANIA  LUGLI  DOTT.  ROBERTO  TESTI  

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GLI ASPETTI MEDICO-LEGALI

Lo studio della documentazione relativa alle lesioni patite dal piccolo

Luca MONGELLI, armonizzata con gli elementi circostanziali desunti dalle

varie testimonianze in atti ritengo permettano alcune considerazioni medico

legali utili alla ricostruzione degli eventi.

Da quanto a disposizione è possibile ricostruire i tempi della vicenda in

oggetto con ragionevole verosimiglianza.

In estrema sintesi risulta che alle ore 17:00 circa del 7.2.2002 che la signora

MONGELLI usciva dal suo domicilio lasciandovi i figli Luca e Marco, i quali

erano segnalati pochi minuti dopo, da alcuni testimoni, mentre si dirigevano

con il cane verso il luogo ove poi venne ritrovato Luca.

Dopo le ore 18.00 la signora MONGELLI, che nel frattempo era rientrata a

casa non trovandovi i bambini, si recava verso il prato dove solitamente i figli

giocavano e qui ritrova il piccolo Marco, piangente, con una ferita superficiale

del labbro inferiore leggermente sanguinante.

Giova segnalare come il cane Rocky, in questo frangente, l’abbia presa per la

manica, portandola fino ai vestiti di Luca,

1ammucchiati sulla neve, e al fondo di un pendio innevato, fino al bambino,

che giaceva steso sulla neve, con il torace nudo, rannicchiato su se stesso. I

pantaloni e i sopra-pantaloni erano abbassati sotto alle ginocchia, gli slip

abbassati a mezza coscia ed un solo stivale calzato.

La Signora MONGELLI chiedeva aiuto ad uno chalet vicino, dove venivano

prestati i primi soccorsi al bambino (erano le 18.30 circa).

Alle ore 19.11 il medico (dottoressa Leen Fournier-Denys) rileva un arresto

cardio-circolatorio per il quale iniziava RCP. Alle 19.30 giungeva

un’ambulanza medicalizzata e il bambino veniva intubato. Veniva descritto

come incosciente, freddo, in arresto cardiorespiratorio con midriasi fissa

bilaterale e con multiple escoriazioni superficiali su tronco ed arti, non

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sanguinanti. Alle 20.19 Luca Mongelli veniva ricoverato all’ospedale di Sion e

da qui trasferito all’ospedale di Ginevra (La temperatura rettale, di 23.3° a

Sion, risultava di 19.4° a Ginevra).

Prima di tentare una ricostruzione dei fatti è certamente opportuno affrontare

i punti di maggiore rilievo sui quali si sono incentrate le consulenze svolte nel

caso in oggetto.

LE LESIONI TRAUMATICHE PATITE DA LUCA MONGELLI

Le lesioni elementari riscontrate su Luca MONGELLI venivano

precisamente descritte presso l’Istituto Universitario di Medicina Legale di

Ginevra, dai dottori G. Perret e S. Burkhardt in data18.2.2002 e qui di seguito

riportate (tradotte dal certificato in lingua francese):

A livello del viso :

• sulla fronte due dermoabrasioni, di colore rossastro, parallelea ll’asse del

corpo, l’una sulla linea mediana, che misura 2 x 0,02 cm, mentre l’altra di 3

cm a destra della linea mediana, che misura 5 x 0,1 cm;

• a destra dell’angolo esterno dell’occhio destro, una dermoabrasione, di

colore rossastro, leggermente obliqua verso il basso e l’esterno, che

misura 3 x 0,1 cm;

• sulla parte interna del sopracciglio sinistro, una dermoabrasione, di colore

rossastro, che misura 1 x 0,2 cm.

A livello degli arti superiori : A sinistra :

• Sul lato interno del braccio sinistro, una lunga dermoabrasione, di colore

rossastro, parallela all’asse del corpo, che misura 10 x 0, 1 cm;

• Predominano sul lato esterno e anteriore del braccio sinistro, numerose

dermoabrasioni, di colore rossastro, longilinee, che vanno in tutti i sensi,

che misurano fra 1 x 0,1 e 7 x 0,1 cm;

• Sul terzo medio del lato laterale del braccio sinistro, un ematoma, di colore

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violaceo mal delimitato, che misura 3 x 0,1 cm.

• Sulla piega del gomito sinistro, un ematoma, di colore violaceo, che misura

6 cm di diametro.

• Nella stessa zona, vi è sangue di colore rossastro, asciutto;

• La parte inferiore dell’avambraccio e la mano sinistra non sono visibili a

causa della presenza di un tutore.

A destra:

• Sul lato posteriore-esterno dell’avambraccio destro, vi sono

alcune abrasioni del derma, di colore rossastro, perpendicolari all’asse del

corpo, perpendicolare all’asse del corpo, parallele fra esse, che misurano fra

1 x 0,1 e 3,01 cm;

• Sul dorso della mano destra, dermoabrasioni, di colore rossastro,

puntiformi;

• Sul terzo medio del lato interno dell’avambraccio destro, da 3 a 4 ematomi,

di colorazione bluastra, mal delimitato, che misura da 1 a 1,5 cm di

diametro;

• Nella stessa zona, è presente qualche abrasione del derma di colorazione

rossastra a puntini;

• Sul terzo inferiore dell’avambraccio destro, vi è un ematoma di colore

violaceo, circolare, che misura 5 cm di larghezza.

A livello degli arti inferiori : A destra :

• Sul lato posteriore della coscia destra, una dermoabrasione, di

colorazione rossastro, longitudinale, che misura 10 x 0,1 cm, • Sul terzo

inferiore del lato anteriore della coscia destra, due dermoabrasioni, parallele

fra loro, che misurano ognuna 6 x 0,2ognuna;

• Sul terzo prossimale del lato laterale della coscia destra, tre

dermoabrasioni, di colore rossastro, che formano un triangolo, che misura

ognuna 6 x 0,1 ognuna. A sinistra;

• Sul terzo inferiore del lato laterale della coscia sinistra, una lesione con la

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crosta, di colore rossastro, probabilmente vecchia, che misura 1 x 1,5 cm;

• Sul terzo prossimale del lato laterale della gamba sinistra, una striscia nera,

(probabilmente cacca) su 20 cm, che si estende sul lato posteriore del

ginocchio fino al terzo inferiore della coscia sinistra,

• Sul lato anteriore della coscia sinistra cinque dermoabrasioni, di colore

rossastro, perpendicolari all’asse del corpo, parallele fra di loro, che

misurano dai 3 x 0,1 agli 8 x 0,1 cm;

• Sul lato laterale della coscia sinistra, due dermoabrasioni, di colore

rossastro, una obliqua che misura 5 x 0,1 cm, l’altra parallela all’asse del

corpo, che misura 11 x 0,1 cm;

• Nella stessa zona, due dermoabrasioni, di colore rossastro, circondato da

ematomi, di colore blu, mal delineati;

• Sul terzo medio del lato anteriore-laterale della coscia sinistra, un ematoma,

di colore bluastro, che misura 1 x 1,5 cm.

A livello del torace :

• Sul lato anteriore del torace, all’altezza dei capezzoli, una dermoabrasione

di colore rossastro, obliqua, che misura 2 x 0,1cm;

• Nella area sotto-clavicolare interna sinistra, due dermoabrasioni, di colore

rossastro, che misurano 1 x 0,1 cm ognuna,

• Sull’emitorace (metà torace) anteriore sinistro, numerose dermoabrasioni,

di colore rossastro, parallele fra loro, di direzione obliqua, verso il basso e

l’interno, che misurano 7 x 0,1e 12 x 0,1 cm;

A livello del dorso/schiena :

• Nella zona destra, sono presenti dermoabrasioni multiple, perpendicolari

all’asse del corpo, di direzione obliqua, di dimensioni variabili;

• Nella stessa zona, un ematoma, di colore violaceo, che misura 10 x 0,1 cm;

• Sul gluteo destro, tre ematomi violacei, mal delimitati, di misure variabili.

• Alla base del gluteo destro, una dermoabrasione di colore rossastro,

perpendicolare all’asse del corpo, a forma di semicerchio, che misura 8 x

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0,2 cm;

• L’Esame della zona anale non rivela alcuna lesione traumatica.

Giova ricordare che la visita, peraltro accuratissima, è stata compiuta sul

bambino ricoverato in rianimazione e intubato, quindi con l’oggettiva

impossibilità ad esaminare il cavo orale.

In estrema sintesi, quindi, il piccolo Luca MONGELLI che, ricordiamo, è stato

rinvenuto privo di parte degli indumenti e, quindi, con ampie aree di

epidermide scoperte, presentava lesioni elementari (ecchimosi ed

escoriazioni) che indicavano con certezza ripetuti traumi da corpo

contundente, il quale ha agito a volte con modulo di applicazione della forza

diretto in modo ortogonale al corpo (ecchimosi), a volte con una marcata

componente di strisciamento (escoriazioni). In particolare, le escoriazioni

sono prevalentemente lineari e con orientamento non omogeneo, tutt’altro

che esclusive come modalità di produzione ma certamente indicative

dell’azione di strisciamento con una superficie piccola e relativamente

irregolare.

Un quadro, ad esempio, compatibile con un corpo nudo che rotola tra rovi o

anche solo tra piccoli arbusti.

Per quanto riguarda le ecchimosi, invece, si tratta di lesioni indicative, come

detto, dell’azione diretta di un (o più) corpi contundenti a margini smussi.

Come sempre quando si tratti di ecchimosi sono lesione estremamente

generiche e non riferibili ad un preciso meccanismo di produzione, tuttavia,

tra queste, ritengo abbiano rilievo le piccole ecchimosi, di forma irregolare ma

grossolanamente tondeggianti, osservate sugli arti superiori, certamente

suggestive per quelle che comunemente sono definite come “lesioni da

afferramento”.

Si tratta comunque, lo si sottolinea e lo si riprenderà in seguito, di lesioni di

modestissima entità, certamente non tali da comportare una diminuzione

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della capacità del bambino di muoversi, di difendersi o di compiere atti

finalizzati.

In realtà queste non sono le sole lesioni che presentava il piccolo Luca al

momento del ricovero in ospedale: in data 28.2.02, infatti, il bambino veniva

sottoposto ad un intervento chirurgico odontoiatrico per estrazione di

elementi dentari dovuti a frattura alveolare in sede 3.1 e 4.1 (i primi incisivi

inferiori) ed altro elemento di cui non è possibile una corretta individuazione

anatomica. Sulla lettera di dimissione viene annotato 73, ma ritengo trattarsi

di errore materiale poiché si tratta di codifica inesistente: potrebbe, perciò,

trattarsi dell’elemento 3.7, ossia il secondo molare inferiore di sinistra, come

di un canino, necessariamente dell’arcata inferiore (3.3 o 3.4).

Si tratta di una avulsione traumatica di due denti centrali che, sebbene in

termini solamente di ipotesi, viene correlata, nella lettera di dimissione

dell’ospedale di Ginevra, a un eccessivo serraggio dei denti del piccolo Luca

sul tubo di Guedel1.

Una simile ipotesi causativa delle lesioni odontoiatriche mi pare assai poco

verosimile per alcune semplici considerazioni. Innanzitutto si deve tenere

conto del fatto che il tubo di Guedel è fabbricato in plastica morbida e,

addirittura, quando ci si trovi con pazienti intubati che tendono ad avere crisi

convulsive con trisma, il suo uso viene accompagnato a quello del tubo endo-

tracheale proprio per proteggere i denti e il tubo stesso. In secondo luogo, se

il tubo di Guedel può essere serrato dai denti incisivi, non certamente da un

altro diverso elemento dentario posto più posteriormente nell’arcata e, in tal

senso, non è spiegabile come mordendo un tubo di Guedel il paziente

avrebbe potuto danneggiare un dente canino o molare.

A supporto di ciò si deve peraltro anche rilevare come, tra i moltissimi                                                                                                                1  Con tubo di Guedel si intende la cannula oro-faringea che si utilizza per garantire la pervietà delle vie

aeree ed impedire la caduta della base della lingua ogni volta che ci si trovi di fronte a soggetti in stato di

incoscienza, sia in respiro spontaneo, si in corso di ventilazione artificiale.

 2  Wright JC. Canine aggression toward people. Bite scenarios and prevention. Vet Clin North Am Small Anim Pract 1991;21(2):299–314.  3  Wiseman, N. E., Chochinov, H., Fraser, V. Major dog attack injuries in children. J. Pediatr. Surg. 18:533–

 

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problemi neurologici che il bambino ha manifestato durante il ricovero

ospedaliero, non siano mai state segnalate crisi convulsive.

L’elemento, tuttavia, a mio avviso più rilevante nello studio del complesso

lesivo deriva dalla revisione delle pellicole relative alla TC eseguita presso

l’ospedale di Ginevra in data 10.12.2003, dove è possibile osservare

(nell’ambito di un esame di scarsa qualità per la mancanza di un corretto

asse di sezione), gli esiti ormai consolidati di

Il quadro radiologico, la cui dimostratività, come detto, è limitata dalla scarsa

qualità tecnica dell’indagine, dal tempo trascorso dal trauma e dal fatto che

l’esame era rivolto ad altro scopo e non incentrato al riconoscimento di lesioni

ossee, indica un trauma contusivo facciale da corpo contundente dotato di

margini smussi, in assenza di alcuna lesione lacero-contusiva. Trauma

contusivo, tra l’altro, che comprensibilmente può essere stato misconosciuto

nella prima fase delle cure, stanti le gravissime condizioni generali

caratterizzate da ipotermia profonda e danno cerebrale ischemico. Una

lesione, però, che deve essere attentamente valutata ed armonizzata con i

dati circostanziali al fine di comprendere la dinamica degli eventi ed anche la

fisiopatologia delle lesioni encefaliche.

Un trauma faciale dell’entità di quello osservato sul piccolo Luca, soprattutto

se derivato da un trauma contusivo che colpisca il soggetto in piedi,

trasmettendo quindi una sollecitazione di tipo acceleratorio al capo, specie in

un bambino nel quale la resistenza offerta dai muscoli del collo è modesta, è

certamente tale da poter determinare una temporanea perdita di coscienza.

In altri termini, il corpo contundente che ha raggiunto il bambino in sede

faciale è più che ragionevole abbia determinato una commozione cerebrale,

pur in assenza di emorragie meningee.

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IL CANE ROCKY

Forse il punto fondamentale della vicenda in oggetto è stabilire se le

lesioni osservate sul piccolo Luca MONGELLI siano riferibili all’aggressione

di un cane.

La letteratura e l’esperienza personale permettono di definire agevolmente le

caratteristiche delle lesioni che i cani determinano quando aggrediscono

l’uomo, trattandosi di eventi certamente rari ma non eccezionali (circa 10

decessi all’anno negli Stati Uniti)..

I bambini sono maggiormente interessati dagli attacchi dei cani rispetto agli

adulti. Le zona più colpite sono la testa, il collo e la faccia mentre il tronco è

generalmente poco interessato2.

I cani domestici quando attaccano i bambini tendono a mordere la testa, la

faccia e il collo, e queste sono le lesioni più frequentemente mortali3.

Le aggressioni dei cani sui bambini, quando vi sia una sproporzione tra le

dimensioni dell’animale e della vittima, determinano lesioni assai gravi, con

ampie lacerazioni dei tessuti e, a volte, anche esposizione di visceri e aree di

scuoiamento.

I morsi di cane presentano un caratteristico pattern detto “hole and tear”

ossia “buco e lacerazione”, con buchi che si osservano in corrispondenza

della penetrazione dei denti canini nella pelle, cui seguono lacerazioni ed

escoriazioni prodotte dal caratteristico scuotimento del capo che il cane

esercita durante l’aggressione4.

I morsi dei cani si presentano quindi come lesioni da punta o lacere appaiate,

                                                                                                               2  Wright JC. Canine aggression toward people. Bite scenarios and prevention. Vet Clin North Am Small Anim Pract 1991;21(2):299–314.  3  Wiseman, N. E., Chochinov, H., Fraser, V. Major dog attack injuries in children. J. Pediatr. Surg. 18:533–536, 1983.  4  Shields LB, Bernstein ML, Hunsaker JC III, Stewart DM. Dog biterelated fatalities: a 15‐year review of Kentucky medical examiner cases. Am J Forensic Med Pathol 2009;30(3):223–30.  

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che possono, a prima vista, essere scambiate con altri tipi di lesioni da arma

bianca, del tipo di quelle che possono essere determinate da lame appaiate

(ad esempio delle forbici), tuttavia il pattern delle lesioni e la presenza di

margini escoriati permettono di distinguerle da esse e definirle, quindi, lesioni

assai caratteristiche e difficilmente confondibili5.

In genere l’attacco di un cane avviene secondo delle definite fasi:

inizialmente la vittima viene afferrata per I pantaloni e le gambe fino a che

cade, quindi viene morso ripetutamente nell’aria del capo e del collo. La

morte avviene solitamente per anemizzazione e/o per embolia gassosa e,

soprattutto, se vi sono lesioni craniche, queste si verificano solo nei lattanti e

si tratta di ferite penetranti, dovute all’azione dei denti canini6.

Si deve anche notare come in letteratura non vengano mai descritte pattern

traumatici di tipo esclusivamente contusivo e, in particolare, con la presenza

di fratture (se non in lattanti), come conseguenza della aggressione da parte

di un cane.

Come detto le lesioni osservate su Luca MONGELLI, oltre ad un trauma

faciale da corpo contundente a margini smussi, consistono esclusivamente in

escoriazioni ed ecchimosi superficiali, quindi ritengo si possa concludere che:

- le lesioni elementari (ecchimosi ed escoriazioni) patite da Luca sono del

tutto incompatibili con ciò che si può verificare a seguito dell’aggressione di

un cane;

- non è certamente riferibile all’aggressione il quadro di trauma maxillo

facciale (frattura alveolo-dentaria, frattura delle ossa proprie del naso e

possibile frattura mascellare) rilevato dalla TC cranio eseguita il 10.12.2003

                                                                                                               5  Byard RW, Tsokos M. Forensic issues in cases of Diogenes syndrome. Am J Forensic Med Pathol 2007;28(2):177–81. Goudge ST. Inquiry into pediatric forensic pathology in Ontario: report, 2008, http://www.goudgeinquiry.ca.  6  Tsokos M, Byard RW, Puschel K. Extensive and mutilating craniofacial trauma involving defleshing and

decapitation: unusual features of fatal dog attacks in the young. Am J Forensic Med Pathol 2007;28(2):131–

6.

 

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presso l’ospedale di Ginevra;

- Il complesso lesivo osservato è comunque di modestissima entità e

certamente non è grado di determinare una diminuzione delle capacità di

muoversi e reagire del bambino e, meno che meno, la morte o il danno

encefalico osservato.

LE LESIONI ENCEFALICHE E L’IPOTERMIA

Indipendentemente dalle modeste lesioni traumatiche, il quadro di grave

danno neurologico oggi presentato da Luca MONGELLI deriva da una diffusa

anossia cerebrale, evidenziata precocemente dopo il ricovero presso

l’ospedale Universitario di Ginevra, in un paziente in cui il principale problema

all’ammissione era una condizione di ipotermia profonda.

La causa della profonda ipotermia e la causa del danno anossico cerebrale

(problemi tra loro strettamente correlati ma non coincidenti), sono certamente

i punti di maggiore rilievo per la comprensione della vicenda in oggetto.

Nella relazione in atti, redatta dalla dott.sa M. D. SCHALLER, è trattata in

modo più che esauriente la fisiopatologia della ipotermia sulla quale,

pertanto, non è necessario ritornare, tuttavia il problema fondamentale per la

comprensione della vicenda in oggetto è quello di stabilire se, in condizioni

normali, l’esposizione di un bambino privo di indumenti ad una temperatura di

circa 0° per un paio d’ore, ossia il periodo di tempo nel quale la madre non ha

visto il piccolo Luca, può determinare una ipotermia profonda, con

temperatura rettale di 23°. E la risposta a questo quesito è certamente

negativa.

Quando venga esposto al freddo, il corpo risponde fisiologicamente

incrementando la produzione di calore, utilizzando le riserve energetiche

dell’organismo. Attraverso la vasocostrizione periferica il calore del sangue

arterioso viene trasferito direttamente a quello venoso e ciò contribuisce a

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riportare calore al cuore. Vi è un relativo incremento del volume centrale del

sangue, che incrementa la diuresi, e c’è passaggio di liquidi dal comparto

intravascolare a quello extravascolare.

La rapidità con la quale evolve l’ipotermia è legata alla relazione tra

l’incremento della perdita di calore, la diminuzione della produzione di calore

da parte dell’organismo e la diminuzione di attività fisica che, anch’essa,

sviluppa calore.

Un bambino, in relazione alla scarsa quantità di grasso rispetto ad un adulto,

tende ad andare in ipotermia più rapidamente, ma brividi ed attività fisica

incrementano la produzione di calore e ciò può arrestare o attenuare la

comparsa di un apprezzabile raffreddamento anche per 4-6 ore, in condizioni

assai più estreme di quelle nelle quali si è trovato il piccolo Luca.

Al contrario l’ipotermia può instaurarsi più rapidamente in soggetti che siano

immobili, privi di indumenti protettivi, o quando la vittima sia in una condizione

di shock (per perdita di sangue, per trauma o qualsiasi altra condizione che

determini lo shock)

In estrema sintesi, per giustificare una perdita di 14° di temperatura corporea

in solo due ore, è necessario che il piccolo Luca fosse non solo immobile, ma

anche in una condizione particolare, tale da diminuire grandemente le

possibilità di difesa e termoregolazione, come può avvenire in una condizione

di shock traumatico o, a maggior ragione, di arresto cardio-circolatorio.

A ciò ritengo vi sia una dimostrazione indiretta ma assai convincente: se si

utilizza il cosiddetto nomogramma di Henssge7, ossia l’algoritmo matematico

più utilizzato al mondo per calcolare il decremento termico del cadavere dopo

la morte, se ipotizzassimo di rinvenire un cadavere del peso di 25

chilogrammi, con una temperatura corporea di 23.3° e una temperatura

                                                                                                               7  Il nomogramma di Henssge si basa su un algoritmo costruito su un modello cosiddetto a doppio esponenziale: Q= p/p-Z exp (-Zt) - Z/p-Z exp (-pt), dove Q è la temperatura standardizzata, che indica il grado di avanzamento del processo di raffreddamento. I parametri Z e p, da cui dipende in modo essenziale la stima dell'ora della morte, sono rispettivamente il peso del cadavere, corretto empiricamente per le differenti condizioni di raffreddamento, e la temperatura ambiente.  

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esterna di 0°, risulterebbe un intervallo dal decesso di 3.8 ore (con,

ovviamente, una amplissima variabilità in più o in meno).

Se consideriamo che il piccolo MONGELLI venne visto da testimoni

camminare con il fratello ed il cane alle ore 17 e la temperatura di 23.3°

venne rilevata presso l’ospedale di Sion alle ore 20.19, possiamo

tranquillamente affermare che il decremento termico che il bambino ha subito

è sostanzialmente sovrapponibile a quello che avrebbe avuto un cadavere

nelle medesime condizioni e ciò significa che tutte le funzioni di difesa dal

freddo dell’organismo erano inibite, pressoché annullate, come può

ragionevolmente accadere solo in caso di arresto cardio-respiratorio o shock

gravissimo.

Che un bambino sano possa andare incontro ad un arresto cardio-

respiratorio spontaneo è, ovviamente, pressoché impossibile, mentre un

traumatismo cranico commotivo può certamente essere in grado di

determinarlo. Da questo punto di vista si deve ricordare come esistano

traumatismi cranici, specie se caratterizzati da una notevole componente di

accelerazione rotazionale del capo, che possono determinare grave danno

nervoso da stiramento degli assoni (il cosiddetto danno assonale diffuso)

anche in assenza di emorragie craniche.

In relazione ai dati circostanziali, che indicano come il bambino sia stato

trovato privo di conoscenza su un prato ricoperto di neve, ritengo che emerga

come assai verosimile una ipotesi di causazione di tutte le lesioni osservate

che, diversamente, appaiono assai difficili da armonizzare tra loro. Se

immaginiamo che il piccolo Luca abbia subito un politrauma da corpo

contundente (abbiamo escoriazioni multiple, ecchimosi, alcune delle quali,

agli arti superiori, hanno caratteri tipici delle cosiddette ecchimosi da

afferramento ed i segni di un significativo trauma facciale) e successivamente

a questo, in condizioni in incoscienza o diminuita coscienza, sia rotolato per il

pendio innevato al fondo del quale è stato rinvenuto, è verosimile sia finito

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con la faccia sulla neve, in modo tale che naso e bocca siano stati intasati

dalla neve, determinando così un’asfissia meccanica con conseguente

arresto cardio-circolatorio.

Una simile sequela di eventi giustificherebbe in modo convincente la

drammatica ipotermia che, invece, sarebbe impossibile si sia instaurata in

tempi così brevi ammettendo un soggetto cosciente e in grado di muoversi.

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GLI ASPETTI PSICOLOGICI E PSICO-DIAGNOSTICI IN TEMA DI ATTENDIBILITA’ E CREDIBILITA’ NARRATIVA

In qualità di Consulenti Tecnici nominati dall’Avvocato Marazzita, siamo

a formulare una serie di considerazioni tecnico-metodologiche in merito alla

vicenda che ha coinvolto il minore Luca Mongelli il 07/02/2002.

Avendo a disposizione l’intero fascicolo e la documentazione in esso

contenuta, abbiamo dapprima visionato gli Atti ed in seguito effettuato alcuni

colloqui con la sig.ra Tina Mongelli, madre del minore Luca Mongelli, e due

colloqui individuali con ciascuno dei minori, rispettivamente Luca e Marco

Mongelli.

Luca attualmente ha diciassette anni, mentre Marco ne ha tredici. Luca, in

seguito al grave evento di natura traumatica patito, ha sviluppato un “quadro

clinico post-coma con gravissima tetraparesi distonica, ambliopia, disturbo di

localizzazione spaziale” refertato dal Dr. Antonio Gisondi, medico

dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù – Dipartimento di Riabilitazione

Pediatrica – Roma.

Nonostante i processi cognitivi di Luca siano stati in gran parte recuperati,

così come riferisce la madre, il minore è caratterizzato da evidenti

compromissioni nella fluidità dell’eloquio.

A seguito di questa valutazione le scriventi hanno ritenuto di somministare a

Luca, così come al fratello Marco, la Gudjonsson Suggestionability Scale

forma 2, per valutare il grado di suggestionabilità interrogativa dei minori e il

Questionario di Personalità MMPI-A nella forma per adolescenti. Sia la lettura

degli atti che l’acquisizione delle informazioni di tutti i soggetti coinvolti, sono

state accompagnate da un approccio metodologico-scientifico di tipo

falsificazionista, che consiste nella formulazione e nel tentativo di esclusione

di eventuali ipotesi alternative che possano condurre il più possibile alla

comprensione degli eventi accaduti.

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BREVE SINTESI DEI COLLOQUI CON LA SIG.RA TINA MONGELLI La Sig.ra Tina Mongelli, madre di Luca e Marco, riferisce, così come agli

atti di causa, che il minore Luca, in seguito al grave trauma subito è rimasto

in una condizione di coma per tre mesi. Nello stesso periodo il fratello Marco

si è chiuso in una condizione di mutismo elettivo che si è interrotta solo al

risveglio del fratello Luca. La sig.ra Tina aggiunge che Marco, in questi tre

mesi ha trascorso la totalità del tempo insieme al cane Rocky. Tale

informazione permette di effettuare una significativa considerazione

psicologica sul comportamento verbale e non verbale del minore Marco.

Se l’unica ipotesi attualmente accreditata dall’Autorità Giudiziaria, relativa alla

responsabilità del cane Rocky, fosse vera, il comportamento di Marco

sarebbe fortemente incompatibile con l’aver vissuto un attacco del cane al

fratello Luca della portata descritta negli atti e con l’aver mantenuto una

relazione positiva con l’animale per tutto il periodo successivo all’evento ed

aver riposto, nello stesso, fiducia e richiesta di conforto “psicologico”. Aver

vissuto un evento traumatico di tale portata ad una così tenera età (Marco al

tempo aveva 3 anni) rende ancora più improbabile la spontaneità e la

naturalezza del minore di mettersi in relazione con Rocky.

La sig.ra Mongelli riferisce che il figlio Marco nel 2003 ha effettuato 4/5

sedute con un a Psicologa dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma ma che

non risulta nessuna diagnosi specifica nei confronti del minore. A parere delle

scriventi, sulla base di quanto acquisito dagli atti e dai colloqui psicologici,

data la natura traumatica dell’evento, e le caratteristiche dello stesso, si

poteva configurare un Disturbo Acuto da Stress (308.3 del DSM IV-TR). I criteri diagnostici sono i seguenti:

A. La persona è stata esposta ad un evento traumatico in cui erano

presenti entrambi i seguenti elementi:

Page 17: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

17

1) la persona ha vissuto, ha assistito o si è confrontata con un evento o

con eventi che hanno comportato la morte, o una minaccia per la vita, o

una grave lesione, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri

2) la risposta della persona comprende paura intensa, sentimenti di

impotenza, o di orrore.

B. Durante o dopo l’esperienza dell’evento stressante, l’individuo presenta

tre o più dei seguenti sintomi dissociativi:

1) sensazione soggettiva di insensibilità, distacco o assenza di reatti-

vità emozionale

2) riduzione della consapevolezza dell'ambiente circostante (per es.,

rimanere storditi)

3) derealizzazione

4) depersonalizzazione

5) amnesia dissociativa (cioè incapacità di ricordare qualche aspetto

importante del trauma).

C. L'evento traumatico viene persistentemente rivissuto in almeno uno dei

seguenti modi: immagini, pensieri, sogni, illusioni, flashbackpersistenti o

sensazioni di rivivere l'esperienza; oppure disagio all'esposizione a ciò

che ricorda l'evento traumatico.

D. Marcato evitamento degli stimoli che evocano ricordi del trauma (per

es., pensieri, sensazioni, conversazioni, attività, luoghi, persone).

E. Sintomi marcati di ansia o di aumentato arousal (per es., difficoltà a

dormire, irritabilità, scarsa capacità di concentrazione, ipervigilanza,

risposte di allarme esagerate, irrequietezza motoria).

F. Il disturbo causa disagio clinicamente significativo o menomazione del

funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti, oppure

compromette la capacità dell'individuo di eseguire compiti fondamentali,

come ottenere l'assistenza necessaria o mobilitare le risorse personali

riferendo ai familiari l'esperienza traumatica.

Page 18: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

18

G. Il disturbo dura al minimo 2 giorni e al massimo 4 settimane e si

manifesta entro 4 settimane dall'evento traumatico.

H. Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (per

es., una droga di abuso, un farmaco) o di una condizione medica

generale, non è meglio giustificato da un Disturbo Psicotico Breve e

non rappresenta semplicemente l'esacerbazione di un disturbo

preesistente di Asse I o Asse II.

Nello specifico, quanto riferito dalla madre, rispetto ad alcuni dettagli

dell’evento traumatico, emersi solamente a distanza di mesi dallo stesso (per

alcuni 6/7 mesi), confermerebbe la presenza iniziale di un’amnesia

dissociativa post-traumatica in seguito alla quale appunto, dettagli realmente

vissuti dal minore, non vengono inizialmente ricordati (vuoti mnestici) ed

emergono e possono essere rievocati e riferiti, solo in un secondo momento

grazie a processi di recupero della traccia mnestica citati anche dalla

letteratura scientifica più accreditata (Mazzoni, 2003). Alla luce di questo, si

ipotizza, che Marco nel colloquio avuto con la Psicologa Sophie Pfefferlé

l’8.02.2002, in strettissima concomitanza con l’evento traumatico, abbia

omesso, per i processi cognitivi e mnestici descritti, dettagli centrali e

significativi dell’evento stesso, proprio perché fortemente traumatici e quindi

non ancora elaborati consapevolmente dalle sue strutture cognitive.

Nel suddetto colloquio infatti, Marco riferisce una serie di elementi relativi al

comportamento tenuto dal cane Rocky, che ad una lettura superficiale

possono apparire di natura aggressiva ma che, alla luce dei referti medici agli

atti e della perizia medico-legale di parte redatta dal Dr. Roberto Testi,

possono essere interpretati come tentativi compulsivi e ripetitivi dell’animale

di salvare, rianimare il corpo a terra del piccolo Luca.

Ciò viene ulteriormente corroborato da quanto scrive la Dott.ssa Anne-Marie

Villars: “(…)L’aspetto generale non fa pensare ad un attacco (aggressione),

ma non si possono escludere l’eventualità di graffi compulsivi, del tipo

Page 19: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

19

riscontrato in un cane che vuole interagire con una persona sdraiata ed

incosciente(…)”.

E’ fortemente presumibile che il comportamento manifestato dall’animale, a

cui Marco ha assistito in una condizione di totale senso di impotenza e paura,

non sia per l’appunto stato elaborato da Marco come un comportamento

aggressivo proprio perché non lo è stato; al contrario, gli elementi di natura

aggressiva, violenta, traumatica, emersi successivamente e che di seguito

andremo ad approfondire paiono essere quelli più realistici e compatibili con

la condizione psico-emotiva del minore, ma non inizialmente elaborati dallo

stesso proprio a causa dei sintomi post-traumatici da stress quali ad esempio

la derealizzazione, depersonalizzazione, che possono giustificare molto

chiaramente l’iniziale rimozione dell’esperienza vissuta dal minore.

Il meccanismo della rimozione, infatti, prevede proprio che ad essere omessi

dai ricordi non siano dettagli irrealistici, fantasie, distorsioni o fabbricazioni

mnestiche, ma al contrario dettagli realmente vissuti e caratterizzati da

contenuti così fortemente traumatici ed invasivi per il minore da non poter

essere elaborati correttamente dalle strutture cognitive dello stesso.

La sig.ra Mongelli riferisce infatti che Marco avrebbe dapprima realizzato un

disegno a scuola e successivamente avrebbe fornito dettagli relativi ad un

presunto gruppetto di ragazzi che avrebbe aggredito il fratello maggiore Luca.

Marco ha descritto il disegno in questo modo: sé stesso nascosto dietro un

albero, in un boschetto, poco distante dalla loro abitazione, e il fratello Luca

sdraiato a terra circondato da tre ragazzi con in mano delle mazze e dei

bastoni che lo stavano picchiando e il cane Rocky che tentava di allontanare

uno dei ragazzi a morsi.

Sul disegno Marco ha scritto la seguente frase: “Io mi sono spaventato

quando mio fratello è stato picchiato”.

Questi ultimi, racconta la madre dei minori, sarebbero stati ragazzi di 14/15

anni di età, che già Luca conosceva e che in precedenza avevano giocato

Page 20: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

20

con lui in alcune occasioni. In precedenza Luca aveva raccontato ai genitori

di essere stato vittima, da parte di questi stessi ragazzi, di episodi di

bullismo, di stampo razzista (per la provenienza della famiglia e per la loro

condizione economico/professionale), che avevano creato in Luca un disagio

psico-emotivo molto elevato.

La sig.ra Mongelli riferisce su un episodio di questi atti di bullismo che a sua

volta le è stato raccontato direttamente da Luca e risalente all’estate del

2001:

Luca le avrebbe detto piangendo che alcuni di quegli adolescenti gli avevano

fatto bere un bicchiere contenente una poltiglia di formiche e terra. Luca le

disse che quei ragazzi sembravano gentili e a lui pareva volessero giocare

con lui. La madre, dopo questo episodio di bullismo avrebbe tentato di

parlare con i ragazzini per accertarsi della veridicità dell’accaduto. Questi

sarebbero scappati ridendole dietro e facendole presumere che sapessero

esattamente di cosa la signora stava parlando.

Luca avrebbe rivisto questi giovani in seguito e sarebbe uscito molto

volentieri con loro perché desiderava imparare ad andare in bicicletta. La

madre al contrario, preoccupata che potessero ripresentarsi altri episodi di

bullismo, si sarebbe raccomandata di non vedere più questi ragazzi anche a

causa della differenza di età.

Per questa ragione i genitori avevano deciso di ritornare in Puglia nel loro

paese di origine una volta terminata la stagione lavorativa del Ristorante che

gestivano in Svizzera.

Uno di questi, le avrebbe raccontato il figlio Luca, sarebbe un certo Lucas. La

signora aggiunge che questi ragazzi avrebbero picchiato con mazze e tronchi

di legno il figlio e lo avrebbero preso a pugni.

Sia Luca che Marco da quanto asserisce la madre, e ciò trova effettivo

riscontro nel corso dei colloqui individuali con i due minori, sono

evidentemente arrabbiati e amareggiati in quanto percepiscono molto

Page 21: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

21

chiaramente di non essere stati ad oggi creduti e che le loro testimonianze ed

i loro racconti non sono stati ritenuti credibili dall’Autorità Giudiziaria.

La sig.ra Mongelli descrive poi Luca come un ragazzo molto solare, socievole

ed integrato tra i suoi amici e compagni di classe, che frequenta il Liceo

Classico con il prezioso supporto di un’insegnante di sostegno che gli è stata

affidata a seguito della sua certificazione.

Aggiunge che al contrario Marco è molto chiuso, riservato, irascibile e

nervoso e che, a suo parere, la condizione emotivo-psicologica del figlio è

peggiorata perché a seguito dei noti fatti il minore ha sviluppato un eccessivo

senso di responsabilizzazione e di colpa. Senso di responsabilizzazione per

essere rimasto l’unico “uomo di casa” visto che il padre è spesso assente per

motivi di lavoro, mentre senso di impotenza e colpa da una parte per aver

vissuto da spettatore paralizzato dalla paura lo stesso episodio del fratello

senza avere delle conseguenze così devastanti, dall’altra per non essere

stato in grado di proteggere il fratello.

La sig.ra Mongelli ha riferito che Luca gli avrebbe anche detto, riferendosi

all’episodio del 7 febbraio 2002, di aver finto di essere morto nella speranza

che quei ragazzi smettessero di infierire su di lui.

PREMESSA TEORICO-METODOLOGICA IN RELAZIONE ALLA COMPETENZA TESTIMONIALE DEI MINORI LUCA E MARCO MONGELLI

Si ritiene doveroso, posto che il contesto all’interno del quale è richiesta

la valutazione psicologica sui minori, è quello forense, sottolineare in primo

luogo il ruolo della psicologia giuridica: “La valutazione del contenuto della

dichiarazione del minore parte offesa, in considerazione delle complesse

implicazioni che la materia stessa comporta, deve contenere un esame

dell’attitudine psicofisica del teste ad esporre le vicende in modo utile ed

esatto; della sua posizione psicologica rispetto al contesto delle situazioni

Page 22: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

22

interne ed esterne. Proficuo è l’uso dell’indagine psicologica che concerne

due aspetti fondamentali: l’attitudine del bambino a testimoniare, sotto il

profilo intellettivo ed affettivo, e la sua credibilità. Il primo consiste

nell’accertamento della sua capacità a recepire le informazioni, di raccordarle

con altre, di ricordarle ed esprimerle in una visione complessa, da

considerare in relazione all’età, alle condizioni emozionali che regolano le

sue relazioni con il mondo esterno, alla qualità e natura dei rapporti familiari.

Il secondo - da tenere distinto dall’attendibilità della prova che rientra nei

compiti esclusivi del giudice - è diretto ad esaminare il modo in cui la giovane

vittima ha vissuto e rielaborato la vicenda in maniera da selezionare sincerità,

travisamento dei fatti e menzogna”. (Cass. Pen. sez. III 3 ottobre 1997, n.

8962 Ruggeri).

Come ben si comprende, dunque, dalla Sentenza citata, non solo gli aspetti

prettamente di natura cognitiva devono essere considerati nella valutazione

sulla competenza testimoniale di un minore, ma anche tutti quei fattori extra-

logici, che riguardano la dimensione più strettamente psicologica (emotiva,

affettiva e relazionale) che circondano il processo testimoniale e su di esso

provocano profonde trasformazioni.

La valutazione della competenza testimoniale di un minore, dunque, non può

esulare dall'analisi delle principali funzioni psichiche (percezione, memoria,

coerenza e contiguità del pensiero, comprensione e competenze linguistiche

ecc.), dalla capacità di distinguere fantasia da immaginazione, dalla capacità

di comprendere il valore del "dire la verità" e di un giuramento, dalla capacità

di riconoscere l'origine degli eventi ("Source monitoring"), che permette di

capire se un dato fatto, è stato esperito, visto, immaginato, appreso da altre

persone ecc.

Né è trascurabile l'analisi del contesto ambientale e familiare del minore, i

valori di riferimento, le conoscenze pregresse ecc.: la resistenza alla

suggestione, la capacità di osservare, ricordare, recuperare e riferire

Page 23: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

23

accuratamente un evento, infatti, sono abilità contesto-dipendenti, e non sono

esclusivamente determinate dalla maturità evolutiva.

La competenza testimoniale, dunque, non può essere valutata solo su un

piano assoluto, ma si tratta di una dimensione e variabile contesto-

dipendente.

VALUTAZIONE DELLA COMPETENZA TESTIMONIALE DEL MINORE LUCA MONGELLI Luca si presenta ai colloqui molto disponibile e collaborante, desideroso

di riferire la propria versione dei fatti. Si riscontra buona capacità di

comprensione ed elaborazione dell’informazione anche se la fluidità

linguistica risulta deficitaria. Si evidenzia un esame di realtà adeguato e

capacità di distinguere la realtà dalla fantasia. Per quanto riguarda i processi

cognitivi non sono emersi disturbi nella percezione, immagazzinamento,

elaborazione, recupero e rievocazione delle informazioni. Si escludono,

all’esame obiettivo, psicopatologie e disturbi psicotici.

Ciò viene ulteriormente confermato dai punteggi ottenuti dal minore al

Protocollo MMPI-A che evidenziano un quadro psico-personologico non

connotato psicopatologicamente. L’indice di dissimulazione F-K = -17 impone

tuttavia di interpretare con cautela le Scale del test in quanto emerge una

significativa tendenza a negare nuclei patologici di sé. Quanto emerge è

tuttavia coerente con i processi cognitivi di Luca che tende a mantenere una

condizione di “normalità” psico-fisica.

Per quanto riguarda i racconti resi in sede di colloquio (di cui si forniscono le

trascrizioni in allegato) Luca inserisce negli stessi dei dettagli poco

compatibili con una ricostruzione logica degli eventi, dettagli tuttavia

realmente vissuti ma caratterizzati da una collocazione spazio-temporale

differente. Questi fenomeni sono definiti in letteratura come Insight Bias o

Page 24: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

24

“pregiudizi nel ricordo” ovvero ciò che noi sappiamo ora o ciò che noi

riteniamo ora sia accaduto in passato, influenza ciò che ricordiamo di un

determinato evento. Nel caso specifico di Luca si ritiene che, a seguito

dell’amnesia post-traumatica sopra descritta e del naturale decadimento del

ricordo nell’oblio, il minore abbia inconsapevolmente colmato alcune lacune

mnestiche inserendo elementi e dettagli diversi. Per meglio specificare

quanto sopra descritto Luca colloca l’episodio delle formiche e della terra che

i ragazzi lo avrebbero costretto a bere, nel racconto dell’aggressione del 7

febbraio 2002; questo non perché sia logicamente ad esso correlata, ma

piuttosto per la presenza degli stessi soggetti e della medesima natura

aggressiva e traumatica dei comportamenti vissuti. Questi meccanismi

tuttavia non inficiano né l’attendibilità del minore né la credibilità complessiva

dei suoi racconti.

Quanto esposto fino ad ora viene supportato anche dai risultati ottenuti dal

minore alla GSS2 all’interno della quale compaiono alcune distorsioni e

fabbricazioni che diminuiscono il punteggio ottenuto al test e quindi

aumentano il grado di suggestionabilità interrogativa dello stesso.

VALUTAZIONE DELLA COMPETENZA TESTIMONIALE DEL MINORE MARCO MONGELLI

Marco si presenta ai colloqui molto disponibile, collaborante e felice di

essere stato per la prima volta coinvolto nella vicenda e desideroso di

esporre il proprio punto di vista dato che in casa i genitori non avevano più

voluto parlarne e lui stesso, causa il coinvolgimento emotivo, aveva sempre

evitato l’argomento.

Anche per Marco si riscontra buona capacità di comprensione, elaborazione

dell’informazione e produzione linguistica. Si evidenzia un esame di realtà

adeguato all’età e capacità di distinguere la realtà dalla fantasia. Per quanto

Page 25: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

25

riguarda i processi cognitivi, non sono emersi disturbi nella percezione,

immagazzinamento, elaborazione, recupero e rievocazione delle

informazioni. Non si sono riscontrate tendenze alla confabulazione e pensieri

bizzarri. Si escludono, all’esame obiettivo, psicopatologie e disturbi psicotici.

Ciò viene ulteriormente confermato dai punteggi ottenuti dal minore al

Protocollo MMPI-A che evidenziano un quadro psico-personologico non

connotato psicopatologicamente. I Punteggi ottenuti dal minore alle Scale del

Test risultano coerenti e compatibili con le informazioni fornite dalla sig.ra

Tina Mongelli e con quanto emerso ed osservato nel corso dei colloqui

psicologici.

Rispetto al fenomeno della suggestionabilità il minore Marco non è apparso

aderire o compiacere le richieste degli interlocutori nell’ambito dei colloqui

svolti. Ciò trova riscontro nel punteggio ottenuto dal minore al GSS2, il cui

grado di suggestionabilità interrogativa è risultato praticamente nullo. Anche

questo depone a favore dell’attendibilità del minore e della credibilità

complessiva dei racconti resi.

Le informazioni rese da Marco nel corso dei colloqui risultano coerenti con le

dichiarazioni sia del fratello Luca che della madre e considerata l’assenza di

suggestionabilità precedentemente descritta l’ipotesi più verosimile per

giustificare tale coerenza è che si tratti di dettagli realmente vissuti dai minori

e riferiti alla madre così come anche la letteratura sostiene.

Page 26: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

26

OSSERVAZIONI CONCLUSIVE Sulla base della totalità delle osservazioni contenute nella presente

relazione, si giunge a formulare le seguenti considerazioni conclusive.

La valutazione dell’attendibilità di un/una minore, a differenza della

credibilità, così come tutta la letteratura è concorde nell’affermare, ha come

oggetto di indagine il soggetto minore stesso, e non un prodotto di carattere

narrativo. approfondimento di una serie di variabili. All’interno di questa

variabile, il Consulente Tecnico, è chiamato ad approfondire una serie di

elementi e sottovariabili, che, solo se valutate nella loro globalità, consentono

di giungere a conclusioni valide rispetto all’attendibilità del/la minore.

Questi elementi sono: l’esame di realtà, i processi cognitivi e di pensiero, gli

aspetti percettivi e linguistici, la tendenza alla suggestionabilità, la tendenza

alla confabulazione e alla distorsione delle informazioni, i processi

mnemonici, la capacità di distinguere la realtà dalla fantasia, la capacità di

distinguere la verità dalla menzogna, la capacità intenzionale di mentire,

come variabili principali.

Doverosa una premessa. Valutare ad oggi il grado di attendibilità dei minori

Luca e Marco Mongelli, che sono stati coinvolti, anche se con ruoli diversi,

nella vicenda oggetto di indagine ben dieci anni fa, non appare un’operazione

semplice.

Tuttavia, sintetizzando, la valutazione dell’attendibilità di un minore coinvolto

in episodi di natura traumatica riguarda i seguenti aspetti:

1. area cognitiva e grado di sviluppo cognitivo;

2. esame di realtà, percezione del reale e capacità di memoria,

con particolare riferimento ad eventi autobiografici;

3. capacità di distinguere il vero dal falso;

4. grado di suggestionabilità;

5. capacità intenzionale di menzogna;

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27

6. possibilità che il minore abbia riversato esperienze traumatiche

vissute in passato in racconti di fantasia che vedano come

protagonisti soggetti estranei alle vicende riferite.

Per quanto sopra descritto e in base alle valutazioni effettuate su Luca e

Marco Mongelli attraverso i colloqui psicologici e la somministrazione di

reattivi psicodiagnostici, è parere delle scriventi che i minori siano attendibili

ed i racconti resi caratterizzati da una significativa ed adeguata credibilità

narrativa.

Page 28: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

28

ULTERIORI CONSIDERAZIONI

La dettagliata ed approfondita valutazione delle lesioni patite da Luca

Mongelli, il pomeriggio del 7 febbraio 2002, costituisce una base solida e

sicura ai fini di una più corretta ricostruzione degli eventi in cui rimase

coinvolto il minore Luca.

La disamina medico-legale, effettuata dal Dott. Testi, chiarisce

categoricamente che l’aggressione da parte del cane non è una ipotesi

sostenibile, né da un punto di vista circostanziale, né da un punto di vista

scientifico.

L’ipotesi della aggressione posta in essere da terzi, oltre ad essere

sostanziata dalle convincenti ed oggettive argomentazioni scientifiche

descritte dal Testi, dalle quali francamente non appare possibile prescindere,

risulta vieppiù suffragata e confermata da una serie di elementi, sui quali vale

la pena di soffermarsi, almeno su quelli di maggiore rilevanza probatoria.

a. Il comportamento del cane

Tutte le testimonianze raccolte nel corso dell’indagine sono assolutamente

concordi nel dimostrare che il cane Rocky, ad esclusione di una

comprensibile reattività legata al momento in cui tenta di richiamare

l’attenzione della Sig.ra Tina, per condurla da Luca, ha mantenuto un

comportamento docile ed arrendevole.

Tra le altre, risultano decisive al riguardo, le dichiarazioni di Lara Zemolin

e quelle dei responsabili del rifugio Ardon, parte delle quali vengono qui

riproposte (in forma sintetica) in grassetto e con caratteri in corsivo.

Lara Zemolin viene sentita dalla Polizia in data 14.02.2002, in qualità di

collaboratrice del canile ove Rocky viene lasciato dopo l’aggressione a

Luca. In quell’occasione, lei e la sua collega, hanno voluto verificare la

Page 29: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

29

condotta del cane ed affermano che Rocky ha giocato con loro, non ha mai

ringhiato, né morso né graffiato: “si vedeva bene che voleva giocare. Al canile si vede subito se un cane è aggressivo e questo non era assolutamente il caso di Rocky; inoltre abbiamo messo Rocky in compagnia di un altro cane con il quale non ci sono stati problemi in quanto hanno giocato”.

Le dichiarazioni del personale della Lega protezione animali e rifugio Ardon datano invece 20.02.2002.

Il seguito al comunicato stampa emesso dalla polizia, i responsabili del

rifugio che si occupano di Rocky decidono di scrivere all’Autorità

Giudiziaria poiché si rendono conto che alcune parti del loro rapporto, sono

state mal interpretate.

“Il cane è presso il nostro rifugio dal 08.02.2002 e in nessun momento ed in nessun modo ha dimostrato aggressività né verso le persone né verso altri cani… Anche all’esterno del rifugio il cane si è sempre dimostrato docile e calmo”.

“Ho chiesto alla signora Bernasconi, impiegata presso di noi ed abilitata all’addestramento dei cani, di preparare un rapporto sul cane Rocky e ciò che lei dichiara, conferma le mie osservazioni “ (il

rapporto è stato allegato).

E’ probabile che quando la polizia ha deciso di prendere il cane Rocky

presso la residenza dei Mongelli, dove era custodito dopo l’evento, deve

averlo incidentalmente ferito perché l’animale non aveva subito lesioni

precedentemente. E’ necessario inoltre tener presente che gli agenti, per

bloccare il cane Rocky, gli hanno buttato una coperta addosso e gli hanno

iniettato un calmante visto che l’animale (forse per difendersi istintivamente

dagli sconosciuti, era pur sempre un cane pastore tedesco) ha morso un

poliziotto alla mano.

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“A partire dal momento del risveglio dal calmante” proseguono i

responsabili del rifugio Ardon “il cane Rocky si è lasciato accarezzare e avvicinare, senza alcun problema, muovendo la coda e leccandomi le mani. Un cane di tipo “ alpha” dominante avrebbe cercato di mordermi per tentare di fuggire … In seguito ho avuto modo di curargli la ferita all’orecchio e malgrado il fatto che fosse molto dolorosa si è lasciato curare. Il terzo giorno Rocky si fidava di tutti, sia del personale del rifugio, sia di tutti i visitatori. Di fronte ai bambini mostrava particolare gioia senza esibire atteggiamenti di eccitamento o di aggressività, anzi giocando con loro, in particolar modo con due bambini piccoli, verso i quali si è comportato con molta pazienza e tolleranza”.

Che il cane Rocky non sia responsabile dell’aggressione a Luca, è

ulteriormente confermato dal comportamento di Marco, che non ha mai

segnalato nell’immediatezza dei fatti atteggiamenti aggressivi da parte del

loro cane. Con Rocky, Marco ha invece continuato a tenere una condotta

spontanea ed affettuosa che, successivamente, è stata persino estesa ad

un cane Bernese di grossa taglia , presente in casa dei signori Morgado

dove Marco è stato ospitato quella stessa sera e col quale ha giocato e

scambiato affettuosità: se Marco avesse assistito all’aggressione del

fratello da parte di Rocky, o si fosse trovato di fronte d una improvvisa

aggressività dell’animale, non solo lo avrebbe immediatamente raccontato,

cosa che non è mai avvenuta né con i genitori né con nessun altro, ma

avrebbe sicuramente sviluppato una istintiva reazione di paura e di rifiuto

nei confronti del suo cane e dei cani in genere! E che Marco sia credibile,

lo hanno ampiamente dimostrato, come abbiamo visto precedentemente,

gli studi effettuati dalle dottoresse Cinzia Gimelli e Melania Lugli.

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b. Le perizie espletate dagli esperti veterinari

L’assoluta estraneità del cane Rocky in riferimento all’aggressione subita

da Luca, risulta ulteriormente sostenuta dall’attenta lettura delle

consulenze ordinate dall’Autorità Giudiziaria Elvetica. Tali accertamenti,

sebbene si ispirino alla più ampia cautela ed evidenzino dubbi e perplessità

che non consentono la formulazione di ipotesi definitive, appaiono

comunque orientate a conclusioni che sembrano escludere la

responsabilità di Rocky. Ecco alcuni passaggi estrapolati dalle due consulenze.

− Dalla consulenza della dottoressa Colette Pillonel

“La localizzazione e la ripartizione dei segni sul corpo del bambino non corrispondono, secondo me, a un’aggressione canina tipica (vale a dire aggressione per predazione, competizione territoriale, per irritazione, o autodifesa). Tuttavia, altri comportamenti oltre a quelli dell’aggressione sono da prendere in considerazione; delle sequenze di giochi mi sembrano tuttavia poco probabili. Così, come stanno le cose, non è possibile né escludere, né affermare che l’autore di tutto o di parte di questi segni sia il cane Rocky. I vestiti comportano delle lacerazioni, e queste ultime possono esser messe in relazione a certi segni osservati sul corpo della vittima; le lacerazioni potrebbero perciò essere legate alla presa dei denti di Rocky, corrispondenti ai morsi. La vittima è stata ritrovata nuda. Ora, è praticamente impossibile per un cane spogliare un essere umano senza lacerare i vestiti. Inoltre, non ho mai sentito parlare di una tale sequenza

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comportamentale in un cane e neanche sarei in grado di trovarne il senso etologico. Vista l’età del cane e il tipo di dentizione, l’apprendimento di un atto simile (per addestramento) sembra molto improbabile”.

− Dalla consulenza della dottoressa Anne Marie Villars

“L’aspetto generale (numero di graffi superiori a eventuali morsi) non fa pensare ad un attacco (aggressione), ma non si possono escludere l’eventualità di graffi compulsivi, del tipo riscontrato in un cane che vuole interagire con una persona sdraiata e incosciente. Questo tuttavia spiegherebbe solo i graffi su un solo lato del bambino sdraiato, ma non entrambi i lati. Mi aspetterei di trovare dei graffi localizzati in una zona e non su tutto il corpo. Il fatto che il bambino sia stato anche spogliato si addice poco al comportamento di un cane, nel qual caso avremmo potuto osservare dei vestiti ancora più strappati e a strisce; ma anche questo elemento può corrispondere alle interazioni di un cane su un bambino esanime. Conclusione Non mi è possibile escludere che delle lesioni di questa ampiezza e di questo tipo siano state causate da un cane privo di autocontrollo, ciò non sembra essere il caso di «Rocky», o di un cane eccitato dalle grida di bambini o da un litigio tra i bambini e una terza persona, ma non mi è neanche possibile provarlo”.

c. Le condizioni degli abiti che indossava Luca Come già richiamato dal dott. Testi ed argomentato dalle due esperte

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veterinarie, lo stato dei vestiti indossati da Luca, assume una ulteriore

valenza ai fini della ipotesi che non fu Rocky ad aggredire il piccolo Luca.

Egli, al momento del ritrovamento, risulta privo di tutti gli indumenti che

indossava nella parte superiore del corpo, con i pantaloni abbassati e privo di

un moon boot.. La mamma, ricorda di aver ritrovato la giacca da neve per

terra all'inizio della discesa ed a circa 50 mt dal posto ove fu ritrovato Luca.

Gli altri vestiti, anch’essi sistemati tutti a distanza da Luca, risultavano

ammucchiati uno sopra l’altro, con la canottiera al vertice e quasi tutti

risultavano a rovescio.

Ora, cassando in quanto inammissibile la teoria che sia stato il cane Rocky a

spogliare Luca, è da considerarsi altrettanto improponibile, anzi impossibile,

ipotizzare che sia stato lo stesso Luca a svestirsi dei propri abiti per liberarsi

dall’aggressione del suo cane. In tale situazione, infatti, quegli abiti,

sarebbero risultati interessati da lacerazioni e strappi ben più marcati e

numerosi rispetto a quelli presenti, invero assai limitati e non tutti

corrispondenti alla eventuale presa da parte di Rocky. Ma non solo! Poiché

se Luca fosse stato aggredito dal suo cane, non si sarebbe mai svestito dei

propri abiti, e per due ordini di motivi: per non esporsi al freddo così intenso

in quel periodo - e spogliarsi in quelle condizioni è da considerarsi

francamente una reazione davvero innaturale - ma, soprattutto, per

continuare a proteggersi dagli eventuali attacchi di Rocky poiché gli abiti,

avrebbero costituito comunque uno strato protettivo che limitava i danni

prodotti dall’aggressione del cane: Luca, difronte alla minaccia reiterata del

cane, non avrebbe certo deciso di esporre le sue membra a ben più gravi

conseguenze! E le lesioni osservate su Luca, come ha dimostrato il dott.

Testi, non corrispondono certo ad un attacco ripetuto posto in essere da un

cane!

Rimane da discutere circa le cause che hanno prodotto le limitate soluzioni di

continuo a carico degli indumenti di Luca ed il ritrovamento su quegli abiti del

Page 34: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

34

DNA del cane. Ebbene, per alcune di queste evidenze, è possibile trovare

una logica ed accettabilissima spiegazione nel fatto che a seguito

dell’aggressione portata da terzi nei confronti di Luca, sia stato proprio il

fedele cane Rocky, che in un fisiologico e spontaneo atteggiamento

protettivo, teso a cercare di proteggere e di soccorrere il proprio padroncino -

magari anche solo per richiamare l’attenzione dei passanti - abbia afferrato e

sia venuto quindi in contatto con quegli abiti anche per pochi attimi,

determinando piccole lesioni ed il trasferimento della sua saliva. Per contro,

non è possibile escludere che la maggior parte di quelle soluzioni di continuo

se non tutte - ipotesi che sembrerebbe da privilegiare, alla luce di tutti gli

elementi circostanziali disponibili - si siano prodotte proprio nel corso

dell’aggressione a Luca da parte di altre persone, a seguito di spinte,

strattonamenti e l’impiego di mezzi contundenti e/o parzialmente taglienti o

comunque puntuti.

d. L’attendibilità delle dichiarazioni fornite da Luca e Marco Sentito nell’immediatezza dei fatti dalla d.ssa Fournier, dopo aver

inizialmente affermato che insieme a lui ed a Luca, c’era soltanto Rocky, alla

domanda posta dallo zio, Marco dichiara che c’era un signore che parlava

tedesco e che ha fatto male a Luca, togliendogli i vestiti. Marco aggiunge che

questo signore stava giocando con Luca alla lotta mostrando un pugno e che

picchiava Rocky per cacciarlo. Marco confermerà in seguito in ospedale che

un signore ha fatto male a Luca. Lo descrive come un signore alto e

corpulento, di altezza maggiore dello zio Mario (1.62), capelli scuri, con

calvizie frontale e con occhiali. Secondo Marco questo signore era arrabbiato

con loro perché facevano “casino”. Egli dichiarerà inoltre che c’era stato un

precedente in cui la stessa persona aveva cercato di picchiare Luca. Marco

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aggiunge che “ha paura che mi riprenda” e che Luca era discriminato a

scuola e dai suoi coetanei.

Tali affermazioni vengono successivamente confermate nel corso dei colloqui

che Marco intrattiene con le dottoresse Quayoom e Magnin, psichiatre

infantili, presso l’ospedale di Ginevra l’11, 12, 13, 14, 15, 18, 20, 22 e 27

febbraio 2002, alle quali, insieme ad altre affermazioni, riferisce che: “Ho giocato con un signore, insieme a Luca e litigavamo: è questo signore che ha fatto male a Luca. Il signore si chiama Philippe, è gentile? No, non è gentile” E ancora: “Luca e Marco giocano, c’è un signore si è litigato con me. Ho vinto, io, Luca no, anche Luca ha litigato con questo signore e Luca ha vinto e ha perso. Il signore ha dato dei baci a me e a Luca”.

Le conclusioni delle due esperte sono categoriche: “Marco è un bambino di 3 anni e 11 mesi al momento dei fatti. Presenta attualmente dei sintomi compatibili con uno stato di stress post-traumatico. I suoi racconti e i suoi giochi evocano degli atti violenti e a sfondo sessuale. La nostra valutazione non permette in nessun caso d’escludere la presenza di una terza persona al momento degli avvenimenti del 07 febbraio 2002”.

La sig.ra Tina, mamma di Marco, riferisce successivamente a Sebastien

Fanti avvocato della famiglia Mongelli a Sion, circa il comportamento di

Marco, affermando che: “In questo periodo Marco è molto nervoso ed eccitato, il suo comportamento ha iniziato ad essere più sensibile da quando Luca ha iniziato ad esprimersi, nella registrazione fatta sulla videocassetta. Ha cominciato a fare dei giochi molto strani, si vede che è turbato; la settimana scorsa, si è nascosto nella sua camera e si è infilato dei peluches e altri giocattoli nei pantaloni. Quando gli ho chiesto cosa stesse facendo mi ha risposto che stava giocando: “voglio far diventare il mio pisello più grande”. Poi ha abbassato la testa e non ha voluto più` parlare. Marco si nasconde nella sua camera. É ansioso,

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per quello che è successo a suo fratello e non vuole subire lo stesso trattamento. Uno o due giorni fa ha ricominciato con questo gioco. Ha detto delle frasi disgustose. Parlando con suo padre ha detto che “ho visto uno di questi ragazzi con il pisellino duro”.

Sul punto, anche la descrizione di Luca, appare coerente, quando riferisce

alla sig.ra Tina: “Mamma stai attenta al signore cattivo. Rocky ha morso questo signore. Aveva anche fatto finta d’essere morto nella speranza che i giovani abbandonassero il luogo”.

Più recentemente, come amplamente argomentato negli approfondimenti

psico-diagnostici proposti dalle dottoresse Gimelli e Lugli, la sig.ra Mongelli

riferisce circa la realizzazione da parte di Marco di un disegno fatto a scuola

e di alcuni dettagli relativi ad un presunto gruppetto di ragazzi che avrebbe

aggredito Luca.

La signora Tina, racconta che essi corrisponderebbero a ragazzi di 14/15

anni di età, che Luca già conosceva e che avevano già giocato con lui. Luca

aveva anche raccontato ai genitori di essere stato vittima, da parte di questi

stessi ragazzi di episodi di bullismo, di matrice razzista, che avevano creato

in lui un forte disagio psico-emotivo.

Sia Luca che Marco da quanto asserisce la madre, e ciò trova effettivo

riscontro nel corso dei colloqui individuali che le prefate dottoresse hanno

intrattenuto con i due minori, sono evidentemente arrabbiati e amareggiati in

quanto percepiscono molto chiaramente di non essere stati creduti e che i

loro contributi dichiarativi non sono stati ritenuti credibili dall’Autorità

Giudiziaria.

Le stesse esperte concludono che in base ai colloqui psicologici ed alla

somministrazione di specifici reattivi psicodiagnostici, “Luca e Marco risultano attendibili: i loro racconti sono caratterizzati da una significativa ed adeguata credibilità narrativa”.

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CONCLUSIONI L’elaborazione valutativa di quanto dettagliatamente esposto nelle

pagine precedenti ci permette di accedere ad una sola ipotesi che vede escludere il coinvolgimento del cane nell’aggressione al piccolo Luca. I contributi specialistici che abbiamo inteso fornire consentono di ottenere un

quadro chiaro e convergente che, a nostro sommesso avviso, dovrà

consigliare l’Autorità Giudiziaria Elvetica alla rivalutazione dell’impianto

probatorio finora raccolto affinché sia possibile prospettare nuove ipotesi di responsabilità a carico di soggetti terzi, che non si identificano assolutamente con Rocky.

Sintetizzando i passi più importanti dei contributi forniti:

1. Dalla consulenza del dott. Roberto Testi:

“Forse il punto fondamentale della vicenda in oggetto è stabilire se le lesioni osservate sul piccolo Luca MONGELLI siano riferibili all’aggressione di un cane. La letteratura e l’esperienza personale permettono di definire agevolmente le caratteristiche delle lesioni che i cani determinano quando aggrediscono l’uomo, trattandosi di eventi certamente rari ma non eccezionali (circa 10 decessi all’anno negli Stati Uniti). I bambini sono maggiormente interessati dagli attacchi dei cani rispetto agli adulti. Le zona più colpite sono la testa, il collo e la faccia mentre il tronco è generalmente poco interessato. I cani domestici quando attaccano i bambini tendono a mordere la testa, la faccia e il collo, e queste sono le lesioni più frequentemente mortali.

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Le aggressioni dei cani sui bambini, quando vi sia una sproporzione tra le dimensioni dell’animale e della vittima, determinano lesioni assai gravi, con ampie lacerazioni dei tessuti e, a volte, anche esposizione di visceri e aree di scuoiamento. Come detto le lesioni osservate su Luca MONGELLI, oltre ad un trauma facciale da corpo contundente a margini smussi, consistono esclusivamente in escoriazioni ed ecchimosi superficiali, quindi ritengo si possa concludere che : - le lesioni elementari (ecchimosi ed escoriazioni) patite da Luca sono del tutto incompatibili con ciò che si può verificare a seguito dell’aggressione di un cane;

- non è certamente riferibile all’aggressione di un cane il quadro di trauma maxillo facciale (frattura alveolo-dentaria, frattura delle ossa proprie del naso e possibile frattura mascellare) rilevato dalla TC cranio eseguita il 10.12.2003 presso l’ospedale di Ginevra;

- il complesso lesivo osservato è comunque di modestissima entità e certamente non è grado di determinare una diminuzione delle capacità di muoversi e reagire del bambino e, meno che meno, la morte o il danno encefalico osservato.

In relazione ai dati circostanziali, che indicano come il bambino sia stato trovato privo di conoscenza su un prato ricoperto di neve, ritengo che emerga come assai verosimile una ipotesi di causazione di tutte le lesioni osservate che, diversamente, appaiono assai difficili da armonizzare tra loro. Se immaginiamo che il piccolo Luca abbia subito un politrauma da corpo contundente (abbiamo escoriazioni multiple, ecchimosi, alcune delle quali, agli arti superiori, hanno caratteri tipici delle cosiddette ecchimosi da afferramento ed i segni di un significativo trauma facciale) e successivamente a questo, in condizioni in incoscienza o diminuita

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coscienza, sia rotolato per il pendio innevato al fondo del quale è stato rinvenuto, è verosimile sia finito con la faccia sulla neve, in modo tale che naso e bocca siano stati intasati dalla neve, determinando così un’asfissia meccanica con conseguente arresto cardio-circolatorio. Una simile sequela di eventi giustificherebbe in modo convincente la drammatica ipotermia che, invece, sarebbe impossibile si sia instaurata in tempi così brevi ammettendo un soggetto cosciente e in grado di muoversi”.

2. Dalla consulenza delle dott.sse Gimelli e Lugli

“Luca si presenta ai colloqui molto disponibile e collaborante, desideroso di riferire la propria versione dei fatti. Si riscontra buona capacità di comprensione ed elaborazione dell’informazione anche se la fluidità linguistica risulta deficitaria. Si evidenzia un esame di realtà adeguato e capacità di distinguere la realtà dalla fantasia. Per quanto riguarda i processi cognitivi non sono emersi disturbi nella percezione, immagazzinamento, elaborazione, recupero e rievocazione delle informazioni. Si escludono, all’esame obiettivo, psicopatologie e disturbi psicotici. Per quanto riguarda i racconti resi in sede di colloquio (di cui si forniscono le trascrizioni in allegato) Luca inserisce negli stessi dei dettagli poco compatibili con una ricostruzione logica degli eventi, dettagli tuttavia realmente vissuti ma caratterizzati da una collocazione spazio-temporale differente. Nel caso specifico di Luca si ritiene che, a seguito dell’amnesia post-traumatica sopra descritta e del naturale decadimento del ricordo nell’oblio, il minore abbia inconsapevolmente colmato alcune lacune mnestiche inserendo

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elementi e dettagli diversi. Questi meccanismi tuttavia non inficiano né l’attendibilità del minore né la credibilità complessiva dei suoi racconti. Marco si presenta ai colloqui molto disponibile, collaborante e felice di essere stato per la prima volta coinvolto nella vicenda e desideroso di esporre il proprio punto di vista dato che in casa i genitori non avevano più voluto parlarne e lui stesso, causa il coinvolgimento emotivo, aveva sempre evitato l’argomento. Anche per Marco si riscontra buona capacità di comprensione, elaborazione dell’informazione e produzione linguistica. Si evidenzia un esame di realtà adeguato all’età e capacità di distinguere la realtà dalla fantasia. Per quanto riguarda i processi cognitivi, non sono emersi disturbi nella percezione, immagazzinamento, elaborazione, recupero e rievocazione delle informazioni. Non si sono riscontrate tendenze alla confabulazione e pensieri bizzarri. Si escludono, all’esame obiettivo, psicopatologie e disturbi psicotici. Ciò viene ulteriormente confermato dai punteggi ottenuti dal minore al Protocollo MMPI-A che evidenziano un quadro psico-personologico non connotato psicopatologicamente. Rispetto al fenomeno della suggestionabilità il minore Marco non è apparso aderire o compiacere le richieste degli interlocutori nell’ambito dei colloqui svolti. Ciò trova riscontro nel punteggio ottenuto dal minore al GSS2, il cui grado di suggestionabilità interrogativa è risultato praticamente nullo. Anche questo depone a favore dell’attendibilità del minore e della credibilità complessiva dei racconti resi. Le informazioni rese da Marco nel corso dei colloqui risultano coerenti con le dichiarazioni sia del fratello Luca che della madre e considerata l’assenza di suggestionabilità precedentemente

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descritta l’ipotesi più verosimile per giustificare tale coerenza è che si tratti di dettagli realmente vissuti dai minori e riferiti alla madre così come anche la letteratura sostiene. Per quanto sopra descritto e in base alle valutazioni effettuate su Luca e Marco Mongelli attraverso i colloqui psicologici e la somministrazione di reattivi psicodiagnostici, è parere delle scriventi che i minori siano attendibili ed i racconti resi caratterizzati da una significativa ed adeguata credibilità narrativa”.

Tutto ciò, unitamente a quanto argomentato circa i contributi testimoniali

relativi al comportamento del cane Rocky successivamente al ritrovamento di

Luca, agli accertamenti di natura veterinaria ed alle condizioni degli abiti

originariamente indossati da Luca al momento dei fatti, depone a favore di

una unica ipotesi ricostruttiva, vale a dire che Luca, il 7 febbraio 2002 è stato oggetto di una vera e propria aggressione da parte di un soggetto/soggetti al momento ancora ignoti , che escludono categoricamente il coinvolgimento del cane Rocky. Tale ipotesi potrà trovare ulteriori elementi di conferma e di sostegno laddove

l’Autorità Giudiziaria Elvetica vorrà procedere a:

− una più approfondita, completa e critica valutazione medico-legale delle

lesioni patite da Luca all’epoca dei fatti;

− una più esaustiva disamina di tutti i contributi testimoniali già in atti,

prevedendo nuovi apporti dichiarativi da parte di tutti coloro che sono in

grado di fornire ulteriori elementi valutativi ai fini dell’accertamento della

verità e non furono sentiti in allora;

− una nuova escussione da parte di Luca e Marco, alla luce delle più

aggiornate competenze psico diagnostiche in tema di affidabilità e

credibilità del loro vissuto;

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Impossibile visualizzare l'immagine. La memoria del computer potrebbe essere insufficiente per aprire l'immagine oppure l'immagine potrebbe essere danneggiata. Riavviare il computer e aprire di nuovo il file. Se viene visualizzata di nuovo la x rossa, potrebbe essere necessario eliminare l'immagine e inserirla di nuovo.

− nuovi esami di DNA sui campioni di unghie di Luca (che non hanno fornito

alcun esito) e sui vestiti indossati dal minore, considerate le attuali

possibilità di selettività, affidabilità e di sensibilità dei test genetici, al fine

di ricercare profili genetici umani, compatibili con l’ipotesi di aggressione

da parte di terzi;

− nuove analisi degli indumenti indossati da Luca mediante la tecnica della

Microscopia Elettronica a Scansione, abbinata alla analisi a Dispersione

di Raggi X, allo scopo di determinare gli strumenti che generarono le

lesioni e gli strappi su quei reperti, anche attraverso la caratterizzazione

analitica di microtracce estranee, ancora rinvenibili.

Parma, Torino e Reggio Emilia, 15.2.2012

D.ssa Melania Lugli

D.ssa Cinzia Gimelli

Gen. Dott. Luciano Garofano

Dott. Roberto Testi

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ALLEGATI 1. Protocollo GSS2 Luca Mongelli

2. Protocollo MMPI-A Luca Mongelli

3. Protocollo GSS2 Marco Mongelli

4. Protocollo MMPI-A Marco Mongelli

5. Trascrizione colloqui Luca e Marco Mongelli

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Allegato 1

Psicodiagnosi Gudjonsson Suggestibility Scale- GSS2

Minore Luca Mongelli

Nel 1986 Gudjonsson asserisce che la “suggestionabilità interrogativa” è un

particolare tipo di suggestionabilità. Viene definita da Gudjonsson e Clark come:

“il limite entro il quale, all’interno di un’interazione sociale chiusa, le persone arrivano

ad accettare informazioni fornite, nel corso di una formale intervista, come risultato

dell’influenzamento delle loro risposte comportamentali successive ad esse”.

L’applicazione del suddetto strumento segue una serie di passaggi:

n Lettura di un breve racconto (composto da 40 segmenti di contenuto)

n Ricordo immediato. Al soggetto viene chiesto di effettuare una prima

rievocazione libera del racconto (il soggetto può ottenere un punteggio

compreso tra 0 e 40: 1 punto per ogni segmento ricordato)

n Ricordo differito. Al soggetto viene chiesto dopo un lasso di tempo di 50 min)

(0-40:1 punto per ogni segmento ricordato)

n 20 Domande (di cui 15 suggestive)

n Feed-back negativo

n 20 Domande (di cui 15 suggestive)

Punteggi ottenuti dal minore Luca Mongelli:

Punteggio Cedimento 1 (in condizione pre-feed-back)= 10/15 (domande

4,6,7,11,14,15,16,18,19,20)

Punteggio Cedimento 2 (in condizione post-feed-back)= 13/15(domande 2,4,6,7,8,

11,12,14,15,16,18,19,20)

Punteggio Cambio= 5/20

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Punteggio Totale= Cedimento 1 + Cambio= 15/35

Si sottolinea nella presente relazione come non esista attualmente una taratura

italiana dello strumento dal momento che la standardizzazione in Italia dello stesso è

attualmente in corso d’opera (da un gruppo di ricerca che coinvolge anche la

sottoscritta, il quale sta svolgendo un lavoro di ricerca appunto a tale fine) tuttavia, il

punteggio ottenuto dal minore Luca al test, 15/35, di carattere squisitamente

descrittivo e qualitativo, seppur fornisca anche indicazioni di natura quantitativa,

evidenzia, da parte dell’esaminando, una tendenza alla suggestione corrispondente

al cut-off, appunto di 15, perciò è possibile affermare che i suoi pensieri e le

sue opinioni, le dichiarazioni verbalizzate ed i dettagli forniti nel corso dei

colloqui effettuati, possano essere influenzati da fonti esterne significative, ad

un livello non superiore alla norma per età di riferimento.

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46 A

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Allegato 3

Psicodiagnosi Gudjonsson Suggestibility Scale- GSS2

Minore Marco Mongelli

Punteggio Cedimento 1 (in condizione pre-feed-back)= 1/15 (domanda 11)

Punteggio Cedimento 2 (in condizione post-feed-back)= 1/15(domanda 11)

Punteggio Cambio= 0/20

Punteggio Totale= Cedimento 1 + Cambio= 1/35

Si sottolinea nella presente relazione come non esista attualmente una taratura

italiana dello strumento dal momento che la standardizzazione in Italia dello stesso è

attualmente in corso d’opera (da un gruppo di ricerca che coinvolge anche la

sottoscritta, il quale sta svolgendo un lavoro di ricerca appunto a tale fine) tuttavia, il

punteggio ottenuto dal minore Marco al test, 1/35, di carattere squisitamente

descrittivo e qualitativo, seppur fornisca anche indicazioni di natura quantitativa,

evidenzia, da parte dell’esaminando, una scarsa e pressoché nulla tendenza alla

suggestione; perciò è possibile escludere che i suoi pensieri e le sue opinioni, le

dichiarazioni verbalizzate ed i dettagli forniti nel corso dei colloqui effettuati

rappresentino il frutto dell’influenzamento di adulti o altri significativi, perciò,

non attendibili.

                 

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Allegato 5    

COLLOQUIO LUCA MONGELLI 23/12/2011

DOTT.SSA LUGLI: eccoci! DOTT.SSA LUGLI: Marco il cellulare se ti serve prendilo adesso! (sovrapposizione di voci) Spostiamo questa seggiola.. LUCA MONGELLI: ah che bello studio! DOTT.SSA LUGLI: ..e ci mettiamo quella di luca eh? SIG.RA MONGELLI: ok? Vedi che c’è un tavolo di fronte a te per metterci le mani.. LUCA MONGELLI: wow che bel tavolo un po’ più.. DOTT.SSA LUGLI: (ride) SIG.RA MONGELLI: lui piglia in giro eh? DOTT.SSA LUGLI: ci fai le battute eh? (inc.) che mark non vuole mica uscire di qua perché vuole giocare con le freccette. DOTT.SSA LUGLI: guardiamo eh.. Che vince SIG.RA MONGELLI: spetta luca che marco sta giocando con le freccette.. DOTT.SSA LUGLI: sei quello più allenato o sei è quello meno allenato? MARCO: oh! DOTT.SSA LUGLI: ehila! DOTT.SSA LUGLI: Lui vuole sempre sfidare! Adesso lo sfido a ping pong! GEN.GAROFANO: Eccoci qua.. (inc.) SIG.RA MONGELLI: dobbiamo uscire fuori! MARCO MONGELLI: (inc.)

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SIG.RA MONGELLI: Bene. Buona chiacchiarata.. GEN. GAROFANO: si, ci vedimo tra poco.. DOTT.SSA LUGLI: a tra poco eh? GEN. GAROFANO: ecco qua. Sto meglio adesso.. DOTT.SSA LUGLI: mh GEN. GAROFANO: Luca tu stai bene c’hai freddo? LUCA M: no no..

DOTT.SSA LUGLI: mi raccomando eh, ce lo dici se per caso hai freddo..

LUCA M: no no sto benissimo

DOTT.SSA LUGLI: meno male.

LUCA M: ho bevuto la cioccolata calda..

DOTT.SSA LUGLI: (ride) secondo me solo per quello!

LUCA M: Eh stavo (inc.)

DOTT.SSA LUGLI: (ride) ascolta luca eh… niente noi come abbiamo spiegato anche a

marco intanto ci presentiamo.. perché ci siamo detti solo i nomi!

LUCA M: io sono luca mongelli

DOTT.SSA LUGLI: noi ci presentiamo.. noi ti conosciamo! Mh? Ti conosciamo o no? Poi

ti chiediamo nello specifico.. Io mi chiamo Melania, sono una psicologa.

LUCA M: che nome strano..

DOTT.SSA LUGLI: è un no me strano vero?

LUCA M: si..

DOTT.SSA LUGLI: hai mai conosciuto delle Melanie?

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LUCA M: no.

DOTT.SSA LUGLI: no. La prima! Ho il primato! (ride)

LUCA M: la prima..

DOTT.SSA LUGLI: ecco..eh.. e quindi, visto che sono psicologa, quello che è il mio

lavoro è quello di ascoltare i ragazzi

LUCA M: eh si non solo quello..

DOTT.SSA LUGLI: allora dimmelo tu!

LUCA M: ci sono passate tante psicologhe da me!

DOTT.SSA LUGLI: cosa fa la psicologa?

LUCA M: Lo so bene..

DOTT.SSA LUGLI: dai!

LUCA M: (inc.) cerca di capire..

DOTT.SSA LUGLI: cos’è che vuole capire?

LUCA M: vabbè.. dipende dall’argomento..

DOTT.SSA LUGLI: bravissimo.. in questo caso io cosa voglio capire secondo te?

LUCA M: vabbè l’argomento.. eh questo lo so già eh.. raccontare un po’ la storia con i..

più dettagli possibili.

GEN. GAROFANO: quello che ti ricordi..

DOTT.SSA LUGLI: quello che tu ti ricordi di quel..

GEN. GAROFANO: tranquillamente..

DOTT.SSA LUGLI: ..di quel brutto fatto che è successo..

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LUCA M: si..

DOTT.SSA LUGLI: ..tanto.. tanto tempo fa.

LUCA M: si.. no.. (inc.) possiamo iniziare anche adesso eh..

GEN. GAROFANO: si, se te la senti siamo pronti!

DOTT.SSA LUGLI: guarda noi vogliam parlare il meno possibile e ascoltare te.

LUCA M: si.. allora.. niente quel giorno.. vabbè il 7 febbraio perché ricordo anche la

data..

DOTT.SSA LUGLI: mh mh..

LUCA M: allora niente io.. stavo in casa.

GEN. GAROFANO: mh.

LUCA M: allora io stavo in casa e non so se sapete che.. che mio padre e mia madre

avevano un ristorante.

DOTT.SSA LUGLI: mh mh.

LUCA M: non molto lontano.

GEN. GAROFANO: mh.

LUCA M: ..da casa mia.

GEN. GAROFANO: mh. Ristorante italiano?

LUCA M: Si si..

GEN. GAROFANO: con specialità italiane.

LUCA M: si si facevano cucina italiana..

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GEN. GAROFANO: ma chi cucina.. adesso per fare una battuta.. chi cucina meglio,

mamma o papà?

LUCA M: eeh dipende ci sono alcune cose ch fa meglio io papà e alcune cose che fa

meglio mia mamma..

GEN. GAROFANO: Eh, eccerto. (ride) bene. ok.

DOTT.SSA LUGLI: cucina pugliese?

LUCA M: eh no no.. cuicina..

DOTT.SSA LUGLI: ..italiana.

LUCA M: si. Allora stavo rientrando niente (inc.) dentro al ristorante. Stiamo al

(termine francese inc.)

GEN. GAROFANO: che significa (ripetendo il termine)?

LUCA M: eh non lo so.

DOTT.SSA LUGLI: (ride)

(sovrapposizione di voci)

GEN. GAROFANO: è un nome francese però..

LUCA M: eh?

GEN. GAROFANO: è un nome francese?

LUCA M: non lo so, presumo di si ma..

GEN. GAROFANO: (sovrapposizione di voci) eh vabbè.. d’accordo..

LUCA M: (inc.) eh quel pomeriggio che.. era primo pomeriggio, diciamo subito dopo

pranzo piu o meno no?

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DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: Emh.. Mamma praticamente.. siccome lei faceva la cameriera nel ristorante..

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: mentre.. luca aspettami che.. devo andare un attimo al ristorante..

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: quindi tu.. insomma stai qua.. io ero seduto su una sedia in quel momento..

dice: stai qua e controlla marco quando si sveglia, perché stava riposando quel

pomeriggio..

GEN. GAROFANO: si.

LUCA M: mentre il mio cane.. sapete che avevo un cane no?

GEN. GAROFANO: si.

LUCA M: mentre il mio cane.. stava vabbe in casa, o girava..

GEN. GAROFANO: cioè come tutti i cani..

LUCA M: si.

DOTT.SSA LUGLI: tu luca quanti anni avevi?

LUCA M: sette..

DOTT.SSA LUGLI: sette anni.

LUCA M: Sei. Quando facevo la prima elementare.

DOTT.SSA LUGLI: marco?

LUCA M: Marco quattro.

DOTT.SSA LUGLI: Marco quattro.

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LUCA M: mh mh. Allora mamma io le risposi: si vabbè. Però poi prima di uscire di casa

mi dice: se il cane.. se ti dovessi preoccupare di uscire il cane, per fargli fare sai i

bisogni..

GEN.GAROFANO: certo.

LUCA M: ..non ti preoccupare perché lo.. perché prima l’ho portato io.

DOTT.SSA LUGLI: mh. Quindi il cane non aveva bisogno adesso..

LUCA M: no. Io prendo.. riflettendo poi sulle parole che mi aveva appena detto, io ho

pensato a una cosa: quando lei aveva comprato questo cane..

GEN.GAROFANO: si.

LUCA M: era stato allevato in modo tale che luca.. cioè.. che ascoltava soltanto i miei

comandi.. (inc.)

DOTT.SSA LUGLI: pensa. Sai che loro scelgono una persona sola eh? E aveva scelto

te!

LUCA M: si. Perché infatti eravamo andati insieme a comprarlo e l’avevo io.. (inc.)

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: e quindi sapevo che ascoltava soltanto me.

DOTT.SSA LUGLI: tu ti ricordi se era grande o se era piccolo.. che età eveva..

LUCA M: no era piccolo.. aveva..

DOTT.SSA LUGLI: era piccolo.

LUCA M: aveva 4 mesi..

GEN. GAROFANO: era cucciolo ancora..

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LUCA M: si si..

GEN. GAROFANO: era cucciolo..

LUCA M: si aveva ancora i denti da latte

GEN. GAROFANO: scusa, scusa luca, scusa..

DOTT.SSA LUGLI: denti da latte..

LUCA M: aveva ancora i denti da latte, quindi..

DOTT.SSA LUGLI: mh, eh.. era ancora giocherellone come cane.

LUCA M: si si no era molto giocherellone infatti.. allora.. mamma mi dice questo:

siccome han detto che il padrone ero io no?

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: io ho pensato..se sono il suo padrone.. sicuramente la passeggiata con

mamma.. cioè.. non gli sarà bastato

DOTT.SSA LUGLI: (ride)

GEN. GAROFANO: deve fare una passeggiata con me.

DOTT.SSA LUGLI: (ride)

LUCA M: (inc.) una passeggiata solo con me.

GEN. GAROFANO: certo.

LUCA M: però c’era mio fratello a riposare.

GEN GAROFANO: certo.

LUCA M: solo che avevo la (inc) perché sapevo di si però era un no.

DOTT.SSA LUGLI: che bravo.

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LUCA M: eh?

DOTT.SSA LUGLI: eri bravo!

LUCA M: cosa?

DOTT.SSA LUGLI: eri bravo!

LUCA M: si si avevo (inc.) subito..

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: allora che faccio: lo lavo, lo vesto.. cioè prima lo sveglio. Lo vesto..

DOTT.SSA LUGLI: quindi hai pensato di uscire! Scusa.

LUCA M: Si. Lo vesto..

GEN. GAROFANO: che ora era, più o meno? Pomeriggio..

LUCA M: forse il primo pomeriggio, primo pomeriggio comunque...

GEN. GAROFANO: si si..

LUCA M: primo pomeriggio intendo.. le quattordici (inc.) quindici..

GEN. GAROFANO: certo.

LUCA M: e quindi prendo il cane.. Priva sveglio lui, lo vesto..

GEN. GAROFANO: (inc.)

LUCA M: lo preparo tutto.. vabbè ci metto il cappellino, tutto.. e poi niente vado a

prendere il cane..

DOTT.SSA LUGLI: che stagione era?

LUCA M: cosa?

DOTT.SSA LUGLI: che stagione era? Te lo ricordi? Che mese era?

Page 76: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

76

LUCA M: era inverno, carnevale.

DOTT.SSA LUGLI: ah, era inverno, carnevale.

LUCA M: era inizio carnevale, infatti era il 7 febbraio..

GEN. GAROFANO: ma era molto freddo?

LUCA M: si.. vabbè poi li in montagna..

GEN. GAROFANO: quanti metri era casa vostra?

LUCA M: cosa?

GEN.GAROFANO: Scusami, eravate in alto? Era in montagna? Era in collina,

montagna?

LUCA M: no no montagna..

GEN. GAROFANO: ah proprio montagna!

LUCA M: si proprio montagna, infatti mi ricordo che avevamo un freddo cane.

GEN. GAROFANO: (ride)

LUCA M: allora..niente praticamente vado (inc.) lo vesto, e poi..lui viene con me..

GEN.GAROFANO: e siete usciti.

LUCA M: eh si andiamo dal cane, gli metto il guinzaglio..eh.. e usciamo praticamente..

GEN. GAROFANO: mh mh

LUCA M: eh usciamo.. e dove andiamo?

DOTT.SSA LUGLI: mh

LUCA M: ..a giocare in un..in un.. in un parco vicino.

DOTT.SSA LUGLI: mh

Page 77: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

77

GEN. GAROFANO: era.. era vicino quanto da casa?

LUCA M: distava.. diciamo.. dieci minuti da casa.

GEN. GAROFANO: mh.

LUCA M: una mezz’oretta volendo proprio esagerare.

DOTT.SSA LUGLI: umh.. quindi abbastanza lontano!

LUCA M: cioè, no vabbè era..si, abbastanza lontano comunque.

DOTT.SSA LUGLI: da quel punto.. da quel punto dove voi stavate andando, la vostra

casa si vedeva?

LUCA M: no.

DOTT.SSA LUGLI: no.

LUCA M: no non si vedeva più..

DOTT.SSA LUGLI: posso chiederti una cosa luca?

LUCA M: mh

DOTT.SSA LUGLI: ma.. il risorante, dei tuoi genitori, quanto era lontano da casa

vostra?

LUCA M: eh una trentina di metri.

DOTT.SSA LUGLI: trentina?

LUCA M: si

DOTT.SSA LUGLI: poco.

GEN. GAROFANO: era vicino..

DOTT.SSA LUGLI: era vicino!

Page 78: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

78

GEN. GAROFANO: (inc.)

DOTT.SSA LUGLI: Quindi la mamma si fidava a lasciarvi anche da soli..

LUCA M: si..

DOTT.SSA LUGLI: perché era vicino!

LUCA M: ma no anche perché il paesino era piccolo. Eravamo pochissimi abitanti.

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: ..mi ricordo (inc.) mi pare trentasette..

DOTT.SSA LUGLI: ah! Proprio pochi pochi!

LUCA M: si, ci conoscevamo tutti..

DOTT.SSA LUGLI: tutti!

LUCA M: quindi mamma ovviamente con tutti si fidava a lasciarmi no?

GEN. GAROFANO: certo, certo.

LUCA M: anche mio fratello marco

GEN. GAROFANO: è chiaro, certo, vi conoscevate tutti. E quindi siete andati (inc.)

LUCA M: e siamo andati in questo parco, dicevo..

GEN. GAROFANO: si..

LUCA M: a giocare con.. proprio con (inc.) di neve.. sai facevamo le palle, ce le

lanciavamo addosso..

DOTT.SSA LUGLI: mh..

LUCA M: poverino le lanciavamo anche addosso al cane..

DOTT.SSA LUGLI: (ide)

Page 79: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

79

GEN. GAROFANO: e lui che faceva?

LUCA M: no vabbè e lui.. chi il cane?

GEN. GAROFANO: si si..

LUCA M: no vabbè quando gli tiravamo le palle lui..

GEN. GAROFANO: cercava di prenderle.

LUCA M: si lui le cercava di prendere con la zampa.. e quando le prendeva ce le

lanciava a noi poi!

GEN. GAROFANO: mh

DOTT.SSA LUGLI: mh

LUCA M: quindi era anche molto giocherellone..

DOTT.SSA LUGLI: mh

LUCA M: solo che.. dopo.. (inc.) mezz’oretta che giochiamo..

GEN. GAROFANO: eravate solamente tu e..

LUCA M: cosa?

GEN. GAROFANO: in quella fase eravate soltanto tu e marco?

LUCA M: si..

GEN. GAROFANO: si… dopo mezz’oretta?

LUCA M: dopo una mezz’oretta..io comincio a sentire che si alza il vento. Infatti

comincio a sentire più freddo..

DOTT.SSA LUGLI: mh

GEN. GAROFANO: si

Page 80: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

80

LUCA M: (inc.) e dopo qualche minuto.. c’è questo fruscio di fogli.. perché poi si sono

alzate tutte le fogli in quel momento col vento.

GEN. GAROFANO: si

LUCA M: no? Allora…inizio quindi a.. cioè.. prima inizio a sentire camminare..

GEN. GAROFANO: si.

LUCA M: e poi compaiono davanti a me ancora abbastanza distanti quattro ragazzi.

GEN. GAROFANO: quattro ragazzi.

DOTT.SSA LUGLI: davanti a te, ti si sono presentati.

LUCA M: si.. no non si sono presentati..

DOTT.SSA LUGLI: posso chiederti una cosa?

LUCA M: si

DOTT.SSA LUGLI: cerco di essere il più chiara possibile no? Da dove eri tu, in quel

momento li, (inc.) ti sono arrivati questi ragazzi? Li hai visti arrivare?

LUCA M: si.

DOTT.SSA LUGLI: ti sono arrivati di fronte? Da destra? Da sinistra? Da dietro?

Ricordi?

LUCA M: eh no di fronte.

DOTT.SSA LUGLI: di fronte. mh

GEN. GAROFANO: li vedevi arrivare insomma?

LUCA M: cosa?

GEN. GAROFANO: li vedevi arrivare?

Page 81: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

81

LUCA M: si

GEN. GARFANO: li vedevi arrivare. Ok

LUCA M: li vedevo.. siccome marco.. cioè ha sempre tenuto con tutti questa regola:

cioè il fatto di non fidarsi delle persone estranee.

DOTT.SSA LUGLI: mh

LUCA M: (inc.) li stavano tanti alberi.. e giustamente lui dice: luca vedi che arrivano

questi qua nasconditi!

DOTT.SSA LUGLI: mh!

LUCA M: così.. (inc.)

GEN. GAROFANO: ma tu li conoscevi questi ragazzi?

LUCA M: si.

GEN. GAROFANO: abitavano li, insomma..

LUCA M: non mi ricordo se abitavano li o..

GEN. GAROFANO: però li avevi gia visti.

LUCA M: si li avevo gia visti e ci avevo anche giocato insieme.

GEN. GAROFANO: eh. Ci avevi anche giocato insieme. Vabbè..

DOTT.SSA LUGLI: ti ricordi anche cosa, che giochi avevate fatto?

LUCA M: eh?

DOTT.SSA LUGLI: che giochi avevate fatto, te lo ricordi?

LUCA M: si.

DOTT.SSA LUGLI: eh, tipo?

Page 82: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

82

LUCA M: vabbè il gioco era uno solo.

DOTT.SSA LUGLI: mh

LUCA M: era che loro correvano con la bicicletta e io dovevo cercare di seguirli

GEN. GAROFANO: a piedi.

LUCA M: si.

GEN. GAROFANO: e li dovevi prendere.

LUCA M: eh.. si il gioco era questo.

DOTT.SSA LUGLI: era un po’ facil.. difficile! Faticoso!

LUCA M: si perché era abbastanza (inc.)

DOTT.SSA LUGLI: mh. Tu ti trovavi bene a giocare con loro?

LUCA M: eh… si si.. tranne in alcuni momenti.

GEN. GAROFANO: perché?

LUCA M: perché.. perché c’erano alcune cose che.. se (inc.) mi cominciavano a

sfottere.

GEN. GAROFANO: mh

DOTT.SSA LUGLI: mh

LUCA M: c’erano determinati argomenti che con loro sapevo che non potevo…

GEN. GAROFANO: trattare.

DOTT.SSA LUGLI: per esempio?

LUCA M: (pausa) per esempio.. aspetta...

Page 83: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

83

DOTT.SSA LUGLI: se ti da fastidio qualcosa diccelo eh dei piedi, così, perché.. prima

ti dava fastidio la fibia… se ti da fastidio qualcosa ce lo dici eh?

LUCA M: si.. si no.. se mi potete abbassare la pedana magari..

DOTT.SSA LUGLI: aspetta eh..

GEN. GAROFANO: che possiamo fare?

DOTT.SSA LUGLI: abbassare questa qui?

LUCA M: si

DOTT.SSA LUGLI: questa qua eh.. allora aspetta che chiamo la mamma perché lei lo

sa fare e noi no. Perché vedevo che ti dava fastidio il piede

GEN. GAROFANO: (inc.)

LUCA M: si

DOTT.SSA LUGLI: no adesso arriva è qua

GEN. GAROFANO: è rientrata mamma?

LUCA M: cosa?

GEN: GAROFANO: no stavo sentendo se mamma era rientrata.

DOTT.SSA LUGLI: perché ho visto.. ho visto che forse gli dava fastidio qualcosa..

SIG.RA MONGELLI: eccomi!

- breve intermezzo in cui la madre di luca mette a posto la sua carrozzina –

GEN. GAROFANO: stavi dicendo.. gli argomenti..gli argomenti che…

LUCA M: stavo dicendo che erano arrivati tutti i ragazzi..

Page 84: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

84

GEN. GAROFANO: si.

LUCA M: allora stavo dicendo che (inc.)

GEN. GAROFANO: Eh, ti ricordi quali?

LUCA M: si.. la famiglia per esempio.. avevo, puntualmente, ogni volta che parlavo della

famiglia..

GEN. GAROFANO: Della tua famiglia?

LUCA M: si si della mia famiglia..

GEN. GAROFANO: si.

LUCA M: ogni volta ( inc.) eeh.. cioè quindi.. come si dice.. mi.. descriminav… descriv..

com’è che..

GEN. GAROFANO: descrivevi, descrivevi..

LUCA M: no.. descri..

DOTT.SSA LUGLI: ti discriminavano?

LUCA M: discriminavano i genitori, si..

GEN. GAROFANO: screditati. Ne parlavano male.

LUCA M: si si ne parlavano male..

GEN. GAROFANO: dei tuoi?

DOTT.SSA LUGLI: cosa dicevano?

LUCA M: eh dicevano per esempio.. eh i tuoi (inc.) ignorante

GEN. GAROFANO: mh

LUCA M: quindi non hanno molti soldi.. sono dei poveracci..

Page 85: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

85

GEN. GAROFANO: eh certo certo.. e loro invece erano ricchi.?

LUCA M: eh si si.. ovviamente io..

GEN. GAROFANO: reagivi.

LUCA M: si, ovviamente avendo sette anni..

GEN. GAROFANO: certo.

DOTT.SSA LUGLI: cu rimanevi male

LUCA M: si.. mi arrabbiavo..

DOTT.SSA LUGLI: ti arrabbiavi..

GEN. GAROFANO: certo.

LUCA M: e quindi (inc.) litigare..

GEN. GAROFANO: è chiaro.. ma loro.. scusa luca, ma loro erano più grandi di te?

LUCA M: si

GEN. GAROFANO: più o meno?

LUCA M: sedici, diciassette anni.

DOTT.SSA LUGLI: la tua età, più o meno di adesso..

LUCA M: si..

DOTT.SSA LUGLI: diciassette no?

LUCA M: si..si io ne avevo sei.. cioè..loro (inc.) e io ne avevo solo sette.

DOTT.SSA LUGLI: mh. Tu adesso ne hai diciassette?

GEN. GAROFANO: eh, si

LUCA M: si

Page 86: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

86

GEN. GAROFANO: scusa, non c’era nessuno della tua età?

LUCA M: no.

GEN. GAROFANO: no, ok.

LUCA M: ce n’erano.. cioè..allora in tutto erano quattro no? Cioè volevo dire

questo..che tutti e tr.. che tutti è tre hanno la (inc.) diciassette.. e il quarto.. era

leggermente piu grande di questi tre.

GEN. GAROFANO: mh

LUCA M: anche se di poco.

GEN. GAROFANO: di poco, si..diciotto, diciannove anni, quello che è.. vabbè..

DOTT.SSA LUGLI: ma tu ti ricordi i nomi di qualcuno di loro?

LUCA M: eh si.. solo uno.

DOTT.SSA LUGLI: uno.

LUCA M: Eh si.. Lucas.

DOTT.SSA LUGLI: mh mh.. qual’era dei quattro? Era uno dei tre di diciassette anni o

era più grande?

LUCA M: no era il più grande.

DOTT.SSA LUGLI: il più grande.

LUCA M: si ogni tanto io lo chiamavo capo, proprio.

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: di questa.. diciamo di questa..

GEN. GAROFANO: gruppetto dai.

Page 87: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

87

LUCA M: si di questo gruppo, dicioamo così..

DOTT.SSA LUGLI: e gli altri facevano quello che voleva lui?

LUCA M: si perché alla fine era lui che comandava questi..

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: cioè quindi alla fine loro.. cioè infatti io ho litigato molto spesso con questi

qua.. che loro dicevano delle cose.. (inc.) ordini da questo qua.

DOTT.SSA LUGLI: ah proprio come una specie di.. di banda!

LUCA M: si, ecco.. chiamiamola cosi.

DOTT.SSA LUGLI: (ride)

LUCA M: si alla fine il capo era lui.

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: e quindi non è che..

DOTT.SSA LUGLI: quindi tu quando ti arrabbiavi che si toccavano questi

argomenti..poi cosa facevi?

GEN. GAROFANO: andavi via, se ne andavano loro, che succedeva?

LUCA M: (inc.)

DOTT.SSA LUGLI: provavi a reagire come?

LUCA M: provavo a reagire cercando di scriminare anche loro!

DOTT.SSA LUGLI: mh

LUCA M: solo che..

GEN. GAROFANO: eri coraggioso!

Page 88: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

88

LUCA M: eh si…

GEN. GAROFANO: eri coraggioso!

LUCA M: si, anche perché in tasca (inc.) un segreto..

GEN. GAROFANO: e qual’era, qual’era il tuo segreto?

LUCA M: praticamente.. non so se voi.. allora.. voi conoscete più o meno le cose di un

ristorante, no?

GEN. GAROFANO: si.

DOTT.SSA LUGLI: si..

LUCA M: avete presente quei.. com’è che si chiamano? Quello..

GEN. GAROFANO: a che serve?

LUCA M: allora era un.. eeh.. un coso con un manico di legno..

GEN. GAROFANO: mh

DOTT.SSA LUGLI: mh

LUCA M: si apriva e usciva un cosellino..

DOTT.SSA LUGLI: cosa usciva?

LUCA M: un cortellino.

DOTT.SSA LUGLI: un cortellino, ah!

LUCA M: eh.. eh.. un cacciavite, ecco!

GEN. GAROFANO: mh

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: che usciva questa specie di coltellino..

Page 89: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

89

GEN. GAROFANO: ma che quasi quasi il cacciavite svizzero, quello li..quello..quello..

LUCA M: e io con questo coltellino..

DOTT.SSA LUGLI: tipo serramanico. Quelli piccolini..

GEN. GAROFANO: no..

DOTT.SSA LUGLI: era piccolo?

LUCA M: si si (inc.) enorme.

DOTT.SSA LUGLI: che ti stava in tasca?

LUCA M: si si mi stava in tasca.

DOTT.SSA LUGLI: mh

LUCA M: me lo portavo sempre cosi di (inc.) in caso di necessita.. sai com’è.. se no non

posso.. difendermi.

GEN. GAROFANO: però non l’hai mai usato..

LUCA M: no, perché non… cioè.. perché (inc.) ß

GEN. GAROFANO: anche quando c’era la discussione?

LUCA M: anche quando?

GEN. GAROFANO: anche quando c’era la discussione perché a un certo punto loro

cominciavano a prendere in giro mamma e papà, no?

LUCA M: si

GEN. GAROFANO: E poi che.. che.. finiva questa discussione? I giorni prima dico, non

il giorno..

Page 90: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

90

LUCA M: ..la discussione finiva.. aspetta..la discussione finiva quando.. ehm.. o quando

io gridavo: “oh basta adesso me ne vado!”

GEN. GAROFANO: mh

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: oppure quando direttamente.. semplicemente perché all’epoca ero (inc.)

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: mi giravo e me ne andavo..

GEN. GAROFANO: e certo..

DOTT.SSA LUGLI: e scappavi via.

LUCA M: e loro, dico, e loro si trovavano da soli.

GEN. GAROFANO: certo certo..

DOTT.SSA LUGLI: ascolta..

LUCA M: e finiva la discussione..

DOTT.SSA LUGLI: è mai capitato che in quelle discussioni, loro, oltre a offenderti a

parole, fatto anche.. dei gesti magari violenti o pittosto che abbiano tentato di

spingerti, di colpirti.. era mai successo prima?

LUCA M: emh.. ci avevano provato qualche volta.

DOTT.SSA LUGLI: a fare cosa?

LUCA M: a (inc.) a colpirmi proprio no, però.. più che colpirmi a spaventarmi.

DOTT.SSA LUGLI: a spaventarti..

GEN. GAROFANO: come? Con le minacce?

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91

LUCA M: si.

GEN. GAROFANO: e che ti dicevano?

LUCA M: eh no minacce con oggetti..

DOTT.SSA LUGLI: eh tipo?

LUCA M: e tipo.. “se adesso non ci ascolti, ti lanciamo questo addosso!”

GEN. GAROFANO: certo..

DOTT.SSA LUGLI: ah, quindi minacce di lanciare qualcosa per farti male, però!

GEN. GAROFANO: si..

LUCA M: si

DOTT.SSA LUGLI: si..

LUCA M: e quindi.. anche avevo sette anni..

(sovrapposizione di voci)

DOTT.SSA LUGLI: avevi paura di loro?

LUCA M: si..

GEN. GAROFANO: quante volte erano successe queste..

LUCA M: eh parecchie..

GEN. GAROFANO: parecchie.. e perché continuavi a vederti con loro? Se, poi alla fine

si comportavano male, no?

LUCA M: eh si..

GEN. GAROFANO: perché ti (inc.)

Page 92: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

92

LUCA M: perché.. vabbè perché (inc.) comunque poi.. ho detto poi (inc.) comunque nei

momenti in cui ci giocavo..

DOTT.SSA LUGLI: mh

LUCA M: quindi per giocare non ho mai voluto interrompere..

DOTT.SSA LUGLI: mh

LUCA M: ..questa specie di amicizia, no?

GEN. GAROFANO: tu altri amici non ne avevi?

LUCA M: avevo gli amici di scuola..

GEN. GAROFANO: gli amici di scuola.. e come ti trovavi con gli amici di scuola?

LUCA M: Eh no vabbè mi trovavo bene.. no c’era, c’era un bel legame..

GEN. GAROFANO: e a scuola non avevi problema tu?

LUCA M: no

GEN. GAROFANO: nessuno.

LUCA M: no nessuno..

GEN. GAROFANO: stavi bene..

DOTT.SSA LUGLI: A te nessuno a scuola ti prendeva in giro, a parte questi ragazzi

più grandi?

LUCA M: eh.. un momento fatemi ricordare..

DOTT.SSA LUGLI: c’era qualcuno che ti prendeva in giro in modo uguale o in modo

diverso.. a scuola?

LUCA M: emh.. no. No..

Page 93: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

93

DOTT.SSA LUGLI: solo questi…

LUCA M: si..

DOTT.SSA LUGLI: ma tu continuavi a giocarci perché speravi che poi avrebbero

smesso?

LUCA M: si.. eh.. uno speravo che cambiassero, perché comunque, ho detto prima, così,

c’erano anche momenti di gioco, con loro.. quindi speravo.. fra me dicevo: “speriamo

che la smettino!” (inc.) giochiamo insieme.. diventiamo proprio amici, no?

DOTT.SSA LUGLI: certo. Tu ti trovavi meglio con loro che con i tuoi compagni di

classe?

LUCA M: (inc.) i miei compagni di classe (inc.) mi trovavo comunque meglio. Con loro

c’era sempre questa.. come ho detto prima, come si toccava, per esempio, tipo

l’argomento della famiglia (inc.)

DOTT.SSA LUGLI: mh.

LUCA M: Come vi ho detto prima no?

DOTT.SSA LUGLI: si, ma loro oltre che a offendere i tuoi genitori, offendevano

anche te?

LUCA M: eh qualche volta..

DOTT.SSA LUGLI: cosa ti dicevano?

LUCA M: sull’abbigliamento..

DOTT.SSA LUGLI: ah, sull’abbigliamento.

LUCA M: si..

Page 94: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

94

GEN. GAROFANO: perché?

LUCA M: perché loro venivano da , vabbè, venivano sempre vestiti in un certo modo..

DOTT.SSA LUGLI: mh.. tipo quale?

LUCA M: Sai loro erano sempre giacca, cravatta..

DOTT.SSA LUGLI: adirittura.

LUCA M: tutta roba elegante.. mentre io.. sapendo di giocare, mi mettevo sempre

pantaloni stracciati anche.. cioè mi è capitato a volte che mi mettevo anche dei

pantaloni rotti..

DOTT.SSA LUGLI: scusa ma.. loro venivano in giacca e cravatta in bicicletta?

LUCA M: no in bicicletta no.. cioè si qualche volta anche con la bicicletta..

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: però piu spesso quando non c’era la bicicletta..

DOTT.SSA LUGLI: mh.. e quindi cosa ti dicevano di questi vestiti?

LUCA M: eh discriminavano, mi dicevano per esempio: “ eh ma questi vestiti..” per

esmpio allora mi è capitata una cosa, ricordo.. ero vestito.. diciamo.. non bellissimo

però cosi cosi.

DOTT.SSA LUGLI: mh. Loro o tuo?

LUCA M: mh?

DOTT.SSA LUGLI: il tuo vestito?

LUCA M: si si il mio..

DOTT.SSA LUGLI: mh..

Page 95: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

95

LUCA M: e c’era un punto che era leggermente stracciato. Allora loro venivano e mi

dicevano: “ma c’hai la maglia stracciata! Eh no, questo non va bene!” (inc.) era qui che

iniziava il litigio..

DOTT.SSA LUGLI: mh. E tu dopo li come reagivi? Hai detto.. per come reagivi.. per i

tuoi genitori.. quando ti dicevano queste cose come reagivi?

LUCA M: eh, come reagivo.. reagivo uscendo.. cioè reagivo.. dicendo qualcosa del tipo:

“me non mi fa niente, sono.. sempre vestiti, comunque non è una cosa grave.. è soltanto

un leggero strappo..”

DOTT.SSA LUGLI: certo.

LUCA M: Capito, quindi, dicendogli queste cose qua.. cosa che (inc.) quello strappo..

era..

DOTT.SSA LUGLI: era..

LUCA M: era una cosa grave

DOTT.SSA LUGLI: una cosa enorme.

GEN. GAROFANO: certo..

LUCA M: poi..

DOTT.SSA LUGLI: tornando… scusami scusami.. ti ho interrotto. Scusami, stavi

dicendo?

LUCA M: e quindi poi.. (inc.) è successo.. fino un giorno.. un giorno in cui mi sono

veramente scocciato, e ho detto mamma c’ho questo problema. E allora lei mi ha

consolato quel giorno perché sono venuto piangendo.

Page 96: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

96

GEN. GAROFANO: certo.

LUCA M: (inc.) quel giorno. Allora mia mamma mi ha detto: “ quando finiamo la

stagione.. perché al ristorante c’è la stagione no?

DOTT.SSA LUGLI: si..

GEN. GAROFANO: certo, certo

LUCA M: quando finiamo la stagione cioè noi andiamo in Italia. E’ stato da quel giorno

che io contavo i giorni..

DOTT.SSA LUGLI: aah…

LUCA M: per andarmene in Italia e non vederli più questi..

DOTT.SSA LUGLI: quindi avevate deciso proprio di trasferirvi..

LUCA M: si si..

DOTT.SSA LUGLI: per questo motivo!

LUCA M: si era..

DOTT.SSA LUGLI: per questi..

LUCA M: era stato già deciso.

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: però poi qualche giorno prima, è stato (inc.).. è successo.. questo fatto. Che

io stavo giocando con marco quindi..

GEN. GAROFANO: si si, certo

LUCA M: col cane ci lanciavo le palle di neve..

GEN. GAROFANO: si

Page 97: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

97

LUCA M: non stavo pensando proprio a quel momento..

DOTT.SSA LUGLI: mi stavi pensando?

GEN. GAROFANO: no (inc.) Non ci stavo pensando!

DOTT.SSA LUGLI: ah non avevo capito scusa

GEN. GAROFANO: e che è successo?

LUCA M: (inc.) questi qua.. non so che, non che gli è preso quel giorno.. sono venuti, con

delle facce orribili sinceramente..

GEN. GAROFANO: te le ricordi tu?

LUCA M: si, che io non capivo che cos’era successo.. si avvicinano.. cominciano a

trascinarmi in mezzo alla neve, mi buttano, mi prendono dalla.. il cacciavite, che non so

come facessero a sapere che ce l’avevo..

DOTT.SSA LUGLI: te l’hanno preso dalla tasca?

LUCA M: si si me l’hanno preso.. e mi hanno completamente spogliato.

GEN. GAROFANO: subito?

LUCA M: si

DOTT.SSA LUGLI: ti hanno detto qualcosa?

LUCA M: no, niente, non ci (inc.) paura.

GEN. GAROFANO: Quindi, senti, quando sono arrivati, non hanno giocato con te, come

facevano prima, cioè precedentemente..

LUCA M: no..

GEN. GAROFANO: erano subito.. strani..

Page 98: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

98

LUCA M: (inc.) direttamente sta cosa.

GEN. GAROFANO: quindi non.. non hanno giocato..

LUCA M: infatti quel giorno (inc.).. come mi hanno spogliato, praticamente.. vabbè

avevo.. la maglia alzata, cioè tolta proprio. I pantaloni abbassati.. le mutande.. vabbè

scusate il termine, le mutande abbassate..

GEN. GAROFANO: figurati..

DOTT.SSA LUGLI: per bacco.. noi non ci… preoccupiamo.

LUCA M: (inc.)

GEN. GAROFANO: no no stai tranquillo

DOTT.SSA LUGLI: no no..

LUCA M: ..le mutandine abbassate.

GEN. GAROFANO: certo.

LUCA M: tutte abbassate a livello delle ginocchia..

DOTT.SSA LUGLI: mh

LUCA M: quindi si vedeva tutto da fuori..

GEN. GAROFANO: eh vabbè..

LUCA M: Eeh..mmh.. poi praticamente, non ho visto bene da dove.. ah si ora mi ricordo!

DOTT.SSA LUGLI: mh!

LUCA M: quel giorno avevano portato apposta, che non me lo scorderò mai, dei

bastoni..

DOTT.SSA LUGLI: ah.

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99

LUCA M: di legno..legno..(inc.) una sigaretta. Cioè tipo.. un pi.. un sigaro. Era legno,

proprio legno..

GEN. GAROFANO: pesante.

LUCA M: pesante.

DOTT.SSA LUGLI: duro.

GEN. GAROFANO: ma, ascolta..

LUCA M: (inc.) questi bastoni erano… molto lunghi.

GEN. GAROFANO: mh

DOTT.SSA LUGLI: mh! Ma sono gia arrivati con questi bastoni o li hanno presi li? Te

lo ricordi?

LUCA M: emh.. aspetta che.. no eh.. erano gia arrivati.

GEN.GAROFANO: perché tu prima ci hai detto che li hai visti arrivare, davanti a

te..no?

LUCA M: si

GEN. GAROFANO: eh!

LUCA M: all’inizio, o forse li avevano nascolti aall’inizio, perché non gli hi visti all’inizio..

GEN. GAROFANO: ecco. Quando vedi la (inc.) non ce l’avevano perciò..

LUCA M: no sicuramente li avevano nascosti all’inizio..

GEN. GAROFANO: eh, e può darsi.

DOTT.SSA LUGLI: se tu li avessi visti arrivare con i bastoni gia in mano, forse,

saresti stato..

Page 100: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

100

LUCA M: sicuramente sarei scappato..

DOTT.SSA LUGLI: sicuramente saresti scappato.

LUCA M: ma loro.. loro non sono venuti con dei bastoni in mano. Quindi per quello penso

che li avevano nascosti.

GEN. GAROFANO: ma la discussione è iniziata subito?

LUCA M: noooo (inc.)

DOTT.SSA LUGLI: non c’è stata prorpio..

GEN. GAROFANO: eh mi descrivi.. con.. più particolari questa cosa?

LUCA M: allora quel giorno..

GEN. GAROFANO: si..

LUCA M: questi qua sono arrivati..

GEN. GAROFANO: si.. vi siete salutati?

LUCA M: no..

GEN. GAROFANO: nemmeno.. un “ciao luca!”.. niente.. no ciao, vabbè..

LUCA M: no perché quel giorno.. sono arrivati con ste facce orribili quindi marco è

scappato infatti mi ricordo..

GEN. GAROFANO: e dove è andato marco?

LUCA M: è scappato col cane dietro un albero..

GEN. GAROFANO: eh.

DOTT.SSA LUGLI: mh

GEN. GAROFANO: si è nascosto, per paura.

Page 101: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

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LUCA M: si si è rifugiato..

GEN. GAROFANO: si..

LUCA M: infatti mi ricordo che mi gridava a me: “Scappa! Scappa!” e stavo gia nelle

mani di loro e non potevo fare più niente..

GEN. GAROFANO: e il cane che faceva?

LUCA M: stava con marco nascosto..

GEN. GAROFANO: eh..

LUCA M: eeh praticamente poi, mi hanno buttato sul luogo dove c’era la neve.. e mi han

buttato sulla neve.. e come ho detto prima spogliato con questo cacciavite..

GEN. GAROFANO: ma che ti hanno spogliato.. (inc.).. tolto i pantaloni..?

DOTT.SSA LUGLI: quale cacciavite? Hanno usato il cacciavite per spogliarti hai

detto?

LUCA M: si.

DOTT.SSA LUGLI: ma come hanno fatto?

LUCA M: non è ho idea.. sinceramente, ormai, come hanno fatto..

DOTT.SSA LUGLI: e questo cacciavite ti f… ti ti faceva dei graffi nel frattempo che

loro ti spogliavano?

LUCA M: eh no però mi faceva una paura tremenda.. (inc.) non mi graffiava che avevo

ancora i vestiti.. Però mi faceva una paura tremenda dopo che io mi sono spogliato.. non

per volontà mia.

DOTT.SSA LUGLI: certo.

Page 102: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

102

LUCA M: Eeeh hanno iniziato a togliermi la maglia, ad abbassare i pantaloni, ad

abbassare le mutande..

GEN. GAROFANO: certo..

LUCA M: all’altezza del ginocchio.. anzi delle ginocchia... poi la maglia come se fosse

un.. una (inc.) me l’hanno buttata.. proprio sopra la neve molto lontana.. cioè me l’hanno

gettata proprio come se fosse una palla..

DOTT.SSA LUGLI: mh.. mh..

LUCA M: eeeh..

GEN. GAROFANO: sei rimasto con la cannottiera tu addosso.. con.. con cosa sei

rimasto?

LUCA M: no niente..

GEN. GAROFANO: ah niente prorpio..

LUCA M: fino alla fine mi hanno..

GEN. GAROFANO: tutto..

LUCA M: si.

DOTT.SSA LUGLI: ma secondo te perché ti hanno abbassato le mutande e i pantaloni?

LUCA M: non ne ho idea.. io.. allora io l’unica cosa con cui ero leggermente coperto..

diciamo un pezzettino di una coscia era un po’ dei pantaloni che mi era rimasto..ma

(inc.) una fettina di coscia tipo di qua o… fino a qua.. quindi pochissimo, comunque ero

completamente nudo.

DOTT.SSA LUGLI: ma tu in quel momento pensavi qualcosa?

Page 103: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

103

LUCA M: pensavo che questi mi volessero farmi del male perché dopo (inc.) ormai

avevo capito qual’era l’intenzione. E io volevo scappare no? Cioè l’intenzione era andare

al ristorante da mio papà..

GEN. GAROFANO: eh certo, è chiaro..

LUCA M: avvisarli, fare chiamare la polizia e (inc.) tutto. Però questi mi hanno

praticamente intrappolato. Cioè mi hanno proprio accerchiato e mi hanno bloccato..

GEN. GAROFANO: mh mh mh mh..

LUCA M: .. in tutti i modi.

DOTT.SSA LUGLI: ti posso chiedere un’altra cosa luca?

LUCA M: si..

DOTT.SSA LUGLI: tu prima hai detto che c’è stato un certo punto in cui ti sei (inc.) e

hai parlato alla mamma di questi ragazzi..

LUCA M: eh si..

DOTT.SSA LUGLI: da quel momento in poi, tra te e queste persone, c’era stato,

diciamo, una sorta di distacco? O giocavate ancora, dopo?

LUCA M: eeh no io già iniziavo (inc.) che non li volevo vedere più.

DOTT.SSA LUGLI: ah, quindi loro, secondo te, ce l’avevano con te perché non li volevi

vedere più?

LUCA M: sai che, io credo che ce l’avevano con me sempre per.. sempre per il fatto..

sempre per il fatto.. o sai dalla roba che mamma comprava sporca.. sempre per quelle

cose li..

Page 104: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

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DOTT.SSA LUGLI: dei motivi che ci avevi detto anche prima.

LUCA M: secondo me erano quelli i motivi perché non vedo altri motivi..

DOTT.SSA LUGLI: Mh. Ho capito..

LUCA M: perché a quei ragazzi non ci siamo più parlati perché.. mmh.. non gliel’ho

fatta questa domanda.

GEN. GAROFANO: eh certo..

LUCA M: allora dicevo: “ma non potete sparire?” Quindi (inc.) sono nudo, possiamo

dire..

GEN. GAROFANO: Mh mh.. certo.

LUCA M: E una volta buttato.. hanno preso questi bastoni lunghissimi.. eh niente hanno

cominciato a picchiarmi su tutto il corpo sino all’altezza del collo. Quindi cioè dai piedi

al collo.

GEN. GAROFANO: E tu gridavi? Ti.. ti.. ti difen.. cercavi di.. di.. di scappare, di

difenderti? E che dicevi?

LUCA M: io sinceramente non ho gridato..

GEN. GAROFANO: perché?

LUCA M: perché più.. perché ho pensato “ se non grido..”

GEN. GAROFANO: si fermano.

LUCA M: è capace.. no..

LUCA M: io avevo pensato: “ (inc.)” ho pensato: siccome sono elementi così, non sono

come (inc.) se io grido..

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DOTT.SSA LUGLI: si arrabbiano ancora di più?

LUCA M: si arrabbiano ancora di più! È capace che cominciano a legarmi (inc.) e

succede (inc.)

GEN. GAROFANO: si. Certo.

LUCA M: allora io (inc.) stavo in silenzio.

GEN. GAROFANO: certo.

LUCA M: e invece cercavo di dargli calci, pugni, e cercavo di mandarli via e (inc.)

scappare al ristorante.

GEN. GAROFANO: certo.

DOTT.SSA LUGLI: solo che non ci riuscivi perché ti avevano bloccato..

LUCA M: no, stavo troppo bloccato, non ci riuscivo..

GEN. GAROFANO: e quindi? Cosa è successo?

LUCA M: e quindi praticamente, hanno iniziato a picchiarmi, dicevo, e mi hanno

picchiato finchè siamo arrivati al punto che la pelle stava diventando tutta rossa si

vedevano anche delle macchie di sangue e.. poi hanno continuato un altro quarto d’ora

nonostante queste macchie.. finchè.. hanno provato un attimo a lasciarmi a terra.. e

hanno visto che io allora non riuscivo piu ad alzarmi da tutto il dolore che avevo.. no?

GEN. GAROFANO: certo..

LUCA M: ero esausto.. quindi ho detto dal dolore non riuscivo più ad alzarmi.. una volta

fatto questo, che cosa hanno fatto? Mi hanno alzato con la forza, praticamente..

GEN. GAROFANO: da terra, da terra ti hanno alzato..

Page 106: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

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LUCA M: si si si..

GEN GAROFANO: si..

LUCA M: quindi in pratica mi hanno dato le mani no? Io sperando di potermela

svignare, mi sono alzato però anziché svignarmela, praticamente questi mi hanno

rivestito tutto.. no? E in quel momento pensavo che era finita, ma mi sbagliavo..

praticamente dopo che mi hanno rivestito, mi hanno portato in un bar.. questo bar si

chiamava.. spetta un momento che devo ricordarmi il nome..

GEN. GAROFANO: prego, prego, prego figurati..

LUCA M: eh allora.. ah si.. le.. le.. (inc.)

DOTT.SSA LUGLI: le? Scusa..

LUCA M: le (nome francese)

DOTT.SSA LUGLI: le?

LUCA M: le mounterrouge

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

GEN. GAROFANO:

LUCA M: si.. comunque, sono (inc.) in questo locale che io conoscevo benissimo ci

andavo tutti i giorni a prendere un aperitivo, a bere.. quindi..

GEN. GAROFANO: si..

LUCA M: e conoscevo della gente di quel locale

GEN. GAROFANO: si..

LUCA M: e. e quando mi hanno visto cosi.. (inc.) dai tavoli

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GEN. GAROFANO: ti facevano?

LUCA M: passare tra.. da i tavoli no? (inc.) e cercavano di aiutarmi

DOTT.SSA LUGLI: ma tu camminavi da solo o loro ti tiravano su?

LUCA M: trascinato praticamente..

DOTT.SSA LUGLI: trascinato.

LUCA M: perché i ho detto avevo cosi dolore alle gambe che non mi reggevo più..

capito? Quindi..

DOTT.SSA LUGLI: ma loro hanno iniziato poi a dire qualcosa o ancora non parlavano?

LUCA M: no non dicevano niente.. cioè io non capivo piu quello che succedeva..

GEN. GAROFANO: praticamente nel locale tu.. ti portavano al braccio e tu passavi in

mezzo alla gente..

LUCA M: si.. la gente cercava di.. di.. di bloccarli e mi ricordo soltanto sta cosa.. che la

gente cercava di dire “oh ma che state facendo?”.. mi ricordo che questi qua

mettevano la bocca.. cioè mettevano le mani alla bocca della gente e dicevano “statevi

zitti”. Cioè mi ricordo che..

GEN. GAROFANO: mh, mh.. quindi erano.. impedirono.. impedivano..

LUCA M: (inc.) parlare..

GEN. GAROFANO: ma c’era molta gente, in questo bar?

LUCA M: si, si..

GEN. GAROFANO: dieci, venti, trenta?

LUCA M: mmh.. diciamo eravamo...

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GEN. GAROFANO: voi eravate cinque: quattro più uno. (voci che si sovrappongono)

LUCA M: no no.. diciamo era andata, diciamo, una trentina..

GEN. GAROFANO: ..di persone.. e nessuno.. e nessuno li ha fermati!

LUCA M: ci provavano tutte però non ci sono riusciti.

GEN. GAROFANO: mh.. e poi?

LUCA M: e poi fino alla fine, la gente ha smeso perché ha visto che non era cosa, e

cosi mi hanno portato in bagno.

GEN. GAROFANO: luca, scusa, ma perché.. non era cosa.. li minacciavano? Perché..la

gente normalmente.. ferma no? Sono adulti.. quindi..

DOTT.SSA LUGLI: poi avevano visto probabilmente che non eri messo bene, che stavi

male..

GEN. GAROFANO: eh! Che stavi male, che eri ferito!

LUCA M: si no vabbe, no ma.. allora praticamente, (inc.) allora una persona diceva:

“(inc.)” prima ancora che lui dice la frase, mi ricordo che questi qua mettevano la mano

davanti alla bocca e dicevano: “lascia perdere se no ti facciamo la stessa cosa”.

DOTT.SSA LUGLI: quindi minacce!

LUCA M: quindi minacce, la gente aveva paura..

GEN. GAROFANO: però scusa luca, scusami ma.. erano trenta persone contro quattro..

cioè perché non li hanno fermati questi ragazzi.. e poi magari erano adulti per cui

erano anche più.. fort, perché non li hanno fermati?

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LUCA M: ..non lo so perché, non ci hanno neanche voluto provare..si infatti io volevo

gridare “provateci! Provateci!” però ho detto.. mi hanno messo la mano davanti alla

bocca..

DOTT.SSA LUGLI: anche a te..

LUCA M: e allora quindi non riuscivo a (inc.)

DOTT.SSA LUGLI: ma secondo te, cioè, li ti ricordi se c’erano degli uomini, delle

donne..giovani.. anziani..

LUCA M: no vabbè..erano.. sia uomini che donne.

DOTT.SSA LUGLI: un po’ un misto.

LUCA M: si anziani.. anziane..quindi è un misto comunque..

GEN. GAROFANO: e quindi? Che è successo?

LUCA M: quindi fino alla fine quelli mi hanno portato in bagno..

GEN. GAROFANO: del bar.. di questo bar..

LUCA M: si..di questo bar..

GEN. GAROFANO: si.. certo..

LUCA M: e io non capivo.. perché mi portavano giusto in bagno? E io dicevo: “no

no..(inc.) bagno”. Che vogliono fare? Vabbè, allora entriamo in questo bagno..

GEN. GAROFANO: certo.

LUCA M: e non era un bagno enorme..

GEN. GAROFANO: è un bagno.

LUCA M: era un po’ piu piccolo.

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110

GEN. GAROFANO: si certo, certo..

LUCA M: e praticamente.. uno.. praticamente.. il capo di questa banda..

GEN. GAROFANO: Lucas?

LUCA M: Si, Lucas…questo qua.. praticamente mi tiene fermo.. e intanto escono

fuori..escono fuori dei.. escono fuori non mi ricordo non ho visto da dove..delle

formiche. Là escono fuori, e niente fra me e me dico: “che vogliono fare con ste

formiche?”. Allora dopo un po’ vedo che aprono l’acqua, cioè aprono il lavandino.. aprono

l’acqua.. ste formiche praticamente le buttano dentro, tenendole però (inc.), (inc.)

praticamente mischiate con l’acqua e (inc.) con le mani però le pestavano però come

per ammazzarle. E infatti poi le hanno ammazzate.

DOTT.SSA LUGLI: ma dentro al lavandino?

LUCA M: si perché le schiacciavano con le mani. Una (inc.) le hanno continuate a

mischiare con l’acqua, finchè non si è formata, non so come hanno fatto, una specie di

melma. Una specie di…

GEN. GAROFANO: si si si..

DOTT.SSA LUGLI: una poltiglia..

GEN. GAROFANO: poltiglia.. poltiglia.. poltiglia con le formiche.. e che ne hanno fatto?

LUCA M: hanno chiuso l’acqua e mi hanno detto: “vedi Luca questa? Questa Luca la

devi bere!” e io fondamentalmente mi sono arrabbiato e ho fatto: “ no io questa cosa

non la bevo!”. Alchè il capo di questa banda si è avvicinato e mi ha fatto.. si è

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avvicinato alla gola.. e mi ha fatto: “o bevi questa, oppure la bocca (inc.)” te la

rompiamo. Allora (inc.) mi sono spaventato e.. e io ho aperto la bocca, che dovevo fare?

GEN. GAROFANO: eh certo.

DOTT.SSA LUGLI: eh certo non avevi alternative..

LUCA M: (inc) fino all’ultima goccia sono (inc.)

DOTT.SSA LUGLI: ma te l’hanno fatto bere dal lavandino, o tramite un bicchiere..

LUCA M: no no tramite un bicchiere.. me l’hanno persino messo nel bicchiere. Era un

bicchiere di plastica, mi ricordo.. (inc) dopodichè mi hanno fatto riuscire dal..

GEN. GAROFANO: dal bar.

LUCA M: dal bar.. e riportato sul luogo dove avevano cominciato a picchiarmi.. mi hanno

ribu… mi hanno rigettato sulla neve.. rispogliato da capo sempre con.. con.. con.. con

quel coltellino..

GEN. GAROFANO: ma scusa.. il coltellino.. per...perchè usavano il coltellino per

spogliarti?

LUCA M: cosa?

GEN. GAROFANO: perché usavano il coltellino per spogliarti? A che serviva il

coltellino, a minacciarti o..o.. a che serviva? Per spogliarsi insomma, no? Uno si spoglia

con le mani..

LUCA M: emh..

GEN. GAROFANO: ..o con le mani spoglia un altro.

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LUCA M: non ne ho idea perché usavano quello.. poi io ho pensato che lo usavano

perché.. questa è una mia ipotesi eh..

GEN. GAROFANO: certo, certo..

LUCA M: però (inc.).. che probabilmente.. emh.. volevano (inc.) apposta appunto..

GEN. GAROFANO: volevano, scusa?

LUCA M: secondo me.. probabilmente volevano sbagliare punta apposta, e tagliarmi

qualche pezzo di carne però non ci sono riusciti..

DOTT.SSA LUGLI: ma loro mentre ti spogliavano, te li hanno tagliati i vestiti?

LUCA M: no.

DOTT.SSA LUGLI: no.

LUCA M: mi hanno spogliato.. li hanno rigettati appolla(?) praticamente.. lontani.. e

quindi stavo di nuovo tutto nudo.. e hanno ricominciato sempre con i bastoni di prima a

picchiarmi.

DOTT.SSA LUGLI: mh. Ascolta ma i bastoni no? Mentre loro ti hanno portato in

questo bar, dove li avevano messi?

LUCA M: eeh no.. no li avevano lasciati li..

DOTT.SSA LUGLI: li avevano lasciati li?

LUCA M: si si..

DOTT.SSA LUGLI: e marco e rocky nel frattempo, dov’erano?

LUCA M: marco e rocky stavano insieme dietro quest’albero, solo che.. solo che marco

poi me l’ha raccontato.. non è venuto da noi ad aiutarmi perché.. mi ha detto che una

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volta,in un momento in cui non c’era (inc.) però, mi ha de… queste sono le parole sue, e

ha detto che è stato minacciato e hanno detto che o se ne andava che non faceva

niente, oppure se si metteva in mezzo avrebbero picchiato anche lui.. anche a lui.

DOTT.SSA LUGLI: ma quando siete tornati marco era ancora li? Tu l’hai visto se c’era

ancora?

LUCA M: sinceramente io non.. non ho visto niente

DOTT.SSA LUGLI: non hai visto niente

LUCA M: no.

GEN. GAROFANO: senti..

LUCA M: (inc.) perché è stato spaventato..

GEN. GAROFANO: il tempo che.. il tempo che questi ragazzi ti hanno portato al bar..

non pensi che marco faceva in tempo a scappare a casa col cane a dare l’allarme?

LUCA M: si..

GEN. GAROFANO: e perché secondo te non è andato a casa? Era libero?

LUCA M: si in quel momento era libero.. ma... seco.. allora.. eh.. forse prima mi sono

scordato.. mi ha detto che lui è andato un attimo a casa, perché comunque è

abbastanza vicino. C’è andato un attimo a…aveva p… per cercare più che altro di (inc.).

Solo che … solo che come è arrivato, siccome.. ho detto il luogo, e non era quel luogo

dove mi avevano (inc.) no? Dove ero andato inizialmente io col cane. Era un altro luogo.

Allora secondo me finchè non andava ad avvertire mamma, poi non sarebbe tornata in

tempo e i ragazzi avrebbero beccato che lui gli era sfuggito, e quindi secondo me

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probabilmente si sarebbero arrabbiati contro di lui e avrebbero cominciato a

picchiare anche lui.

GEN. GAROFANO: certo

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

LUCA M: quindi secondo me il motivo è questo.

DOTT.SSA LUGLI: scusa ma, questa cosa delle formiche.. che hanno tentato di farti

bere, che poi ti hanno fatto bere..

LUCA M: (sovrapposizione di voci) costrizione..

DOTT.SSA LUGLI: questa costrizione di questa.. poltiglia di formiche.. era già

capitato prima, o era la prima volta?

LUCA M: e.. no era la prima volta.

DOTT.SSA LUGLI: e tu sei sicuro, cioè per quello che ti ricordi ovviamente, che era

quello stesso giorno?

LUCA M: ssi..

DOTT.SSA LUGLI: dopo averti spogliato la prima volta.

LUCA M: si, si mi ricordo..

DOTT.SSA LUGLI: mh mh

GEN. GAROFANO: quindi, in effetti ti hanno spogliato due volte?

LUCA M: si, praticamente si. Emh.. dov’è che.. ah si, che poi mi hanno ricominciato a

picchiare e… praticamente.. dopo.. cioè mi hanno ricominciato a (inc.) alberto..

GEN. GAROFANO: si si..

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LUCA M: (inc) in maniera ancora più crudele, infattia avevo un dolore che non ce la

facevo più ormai. Dopo finalmente due o.. dopo finalmente un’ora hanno finalmente

smesso

GEN. GAROFANO: e tu.. tu..

DOTT.SSA LUGLI: un’ora, circa.

GEN. GAROFANO: dopo un’ora. E tu..

LUCA M: però.. eh?

GEN. GAROFANO: dico, e tu ti sei accorto quando sono andati via?

LUCA M: si. Cioè.. perché sentivo i passi allontanarsi. E quindi più che altro speravo

che loro andavano, infatti è stato così.

GEN. GAROFANO: e che hai fatto a quel punto?

LUCA M: solo che.. ah scusa, c’è un’altra cosa che ho dimenticato..

GEN. GAROFANO: prego figurati..

LUCA M: e poi le cose sono tante in questa s..

GEN. GAROFANO: e certo..

LUCA M: allora, però prima di lasciarmi, una cosa che hanno fatto.

GEN. GAROFANO: che hanno fatto?

LUCA M: praticamente, mi hanno messo a terra. Eh.. mi hanno (inc.) le mani, e mi hanno

praticamente tirato giu, perché era una vallata, li, no? Cioè hai capito i (inc.) come

sono?

GEN. GAROFANO: certo, certo, sono..

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LUCA M: eh, praticamente mi hanno tirato giu.. per un paio di metri..

GEN. GAROFANO: ma in che senso ti hanno tirato giu?

LUCA M: cioè.. è come se tu mi dai le mani (inc.) a terra e praticamente io ti prendo e

comincio a tirarti cosi. Quindi (inc.) ti faccio scivolare.

DOTT.SSA LUGLI: ti hanno preso per le mani e ti hanno fatto scivolare giu.

LUCA M: si.

DOTT.SSA LUGLI: da questo.. da questa discesa.

LUCA M: si solo che c’era tutta la neve, quindi io stavo praticamente sempre di più

congelando.

DOTT.SSA LUGLI: anche perché, eri senza vestiti.

LUCA M: si, è la cosa piu importante quindi..

DOTT.SSA LUGLI: eh.

GEN. GAROFANO: e quindi, che è successo? Sei scivolato…?

LUCA M: sono scivolato per un paio di metri, finchè non siamo arrivati al punto in cui,

c’era sia tanta neve che tanto ghiaccio.

GEN. GAROFANO: si.

LUCA M: e io (inc.) che faranno con sto ghiaccio..

GEN. GAROFANO: perché loro ti hanno seguito?

LUCA M: eh?

GEN. GAROFANO: ti hanno seguito? Nella discesa?

LUCA M: si.

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117

GEN. GAROFANO: mh, ok.

LUCA M: (inc) Ero spaventato a morte.

GEN. GAROFANO: Eh certo, con tutto quello che era successo..

LUCA M: allora praticamente, uno dei quattro mi ha bloccato, e gli altri hanno

cominciato a scavare nella neve e nel ghiaccio finche non hanno formato un buco

talmente grande in cui mi hanno potuto mettere dentro.

GEN. GAROFANO: (inc.) ti hanno messo.

LUCA M: si.

GEN. GAROFANO: tutto? Tu entravi dentro proprio tutto o un po’?

LUCA M. no no proprio tutto, cioè, ero sommerso praticamente.

DOTT.SSA LUGLI: era..

GEN. GAROFANO: una buca. Una buca nella neve.

DOTT.SSA LUGLI: era Lucas o uno degli altri che ti teneva fermo?

LUCA M: no, era sempre questo maledetto Lucas

DOTT.SSA LUGLI: questo maledetto Lucas..

LUCA M: si..

GEN. GAROFANO: e quindi ti hanno messo nella buca.

LUCA M: mi hanno messo qui dentro, hanno ricoperto tutto bene.. cioè prima mi hanno

piazzato bene in modo che io (inc.) no?

GEN. GAROFANO: si.

LUCA M: come quando si seppellisce un morto nella tomba

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GEN. GAROFANO: si si si (inc.)

LUCA M: mi hanno coperto tutto bene con il ghiaccio e con la neve

GEN. GAROFANO: si

LUCA M. e mi hanno lasciato praticamente la.

GEN. GAROFANO: e tu eri cosciente ancora? Vedevi tutto? Capivi tutto?

LUCA M: capivo ma.. ormai pochissimi secondi (inc.) infatti dopo che se ne sono andati

dopo due secondi mi sono.. sono..

GEN. GAROFANO: non ti ricordi più.

LUCA M: eh.. no.. dopo due secondi infatti, si puo dire che mi sono addormentato, sono

andato in coma.

DOTT.SSA LUGLI: e se ti chiediamo la prima immagine che hai prima di esserti

addormentato, qual è?

LUCA M: speravo che mamma rivenisse..il più presto possibile.

DOTT.SSA LUGLI: mh ma cosa vedevi? Vedevi qualcosa?

LUCA M: no.

DOTT.SSA LUGLI: non vedevi niente.

LUCA M: l’unica cosa che io posso ancora dire

GEN. GAROFANO: certo, devi dire tutto.

LUCA M: è che non so (inc.) forza.. ma, a io non ci credevo ma dopo.. dopo non so

quante ore sepolto cosi sotto la neve, ho sentito la voce di mia madre. La voce di mia

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119

madre che gridava perché era notte praticamente.. era notte.. molto.. era molto tardi.

Che gridava “Luca, dove sei?”

DOTT.SSA LUGLI: ma come, come è potuto passare tutto quel tempo.. dalle quindici,

più o meno che hai detto..

GEN. GAROFANO: ..alle due fino?

LUCA M: dalle quindici, si..

DOTT.SSA LUGLI: eh.

GEN. GAROFANO: come te lo spieghi tu?

DOTT.SSA LUGLI: com’è possibile che sia passato…

GEN GAROFANO: cioè noi non c’eravamo quindi.. eh.. come te lo spieghi, erano passate

otto ore eh?

LUCA M: eh si perché ho detto ( inc.) mi hanno portato nel bar, mi hanno picchiato e

(inc.) quando il tempo era passato.

DOTT.SSA LUGLI: eh ma com’è possibile che tua madre sia stata via cosi tanto tempo

e non ti abbia cercato? Secondo te.. perché..

LUCA M: no no mi ha detto dopo.. quando mi sono svegliato poi dal coma, ha detto che

ha iniziato subito a cercarmi solo che non mi avevano ancora trovato.

DOTT.SSA LUGLI: ah quindi lei ti stava gia cercando?

LUCA M: si..e non mi hanno ancora trovato, poi quando finalmente mi hanno trovato,

eh… quando finalmente mi hanno trovato mi ricordo che… mi ricordo che.. mmh. Mi

ricordo che il cane.. cioè rocky praticamente no?

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GEN. GAROFANO: eh si.

LUCA M: dietro un albero è praticamente uscito e venuto (inc.) dove stavo io, non so

bene come faceva a ricordarselo, e praticamente mi ha.. mi ha salvato. E io pensando

che fosse mia madre ho detto: “mamma” e poi non ho detto più niente perché poi sono

andato in coma.

DOTT.SSA LUGLI: quindi tu hai visto prima.. prima rocky di tua madre?

LUCA M: (tossisce) scusa..

DOTT.SSA LUGLI: niente! Per bacco..

LUCA M: si

DOTT.SSA LUGLI: mh

LUCA M: si

GEN. GAROFANO: hai visto rocky, poi hai sentito la voce di mamma e poi sei andato in

coma.

LUCA M: si sono stati gli ultimi..

GEN. GAROFANO: momenti.. mh..però il cane te lo ricordi che è venuto verso.. l’hai

sentito insomma.

LUCA M: si..

DOTT.SSA LUGLI: e secondo te come sei uscito da.. da quella neve no? Da quel

mucchio di ghiaccio..

LUCA M: per quello che.. allora (inc) mamma

DOTT.SSA LUGLI: mh.. tu non te lo ricordi..

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121

LUCA M: mmh no, cioè..eeh.. no non mi ricordo (inc) cioè io poi mi sono sentito

leggermente prendere.. pero poi non sapevo da chi.. (sovrapposizione di voci) non mi

interessava..

DOTT.SSA LUGLI: certo..

LUCA M: in quel momento.. non lo (inc.) praticamente perché il cane che aveva visto

tutto era uscito dall’albero e… mamma questo è successo quando mi è venuta a

cercare.. e mamma praticamente, cioè mamma praticamente (inc.) al cane però (inc.) ha

capito perfettamente dov’ero.

DOTT.SSA LUGLI: cioè che rocky ha guidato la mamma nel punto in cui eri tu.

LUCA M: si.. (inc) dove sono io.. cioè mamma mi ha raccontato che io (inc) di casa

addirittura a piedi nudi..

GEN. GAROFANO: (inc)

LUCA M: emh.. e poi praticamente il cane alla fine è passato da lei me l’hanno messo in

braccio mi ricordo soltanto però.. e praticamente mi han portato via.

GEN. GAROFANO: certo, certo.. senti ma.. ecco sul tempo.. perché in effetti insomma

sono passate tante ore.. tante ore perché dalle due e mezza alle otto.. eh no eh..

LUCA M: si.. allora..

GEN. GAROFANO. Tu forse hai iniziato piu tardi l’incontro.. il primo incontro.. non

erano le due e mezzo magari.. non lo so.. tu ricordi proprio che era cosi presto, poi e

poi ricordi la notte.

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122

LUCA M: si.. cioè allora calcola che li in montagna.. sto fatto lo so perché.. allora

calcola che di notte fonda è già alle sedici..

DOTT.SSA LUGLI: infatti stavo dicendo: a febbraio, forse, è venuto freddo presto

perché.

TRASCRIZIONE MINORE LUCA MONGELLI 2° PARTE

La Dott.ssa Lugli conversa con il Generale Garofano. La Dott.ssa Lugli, rientrando,

conversa informalmente con Luca, delucidandolo del fatto di aver aperto il cancello

esterno automatico agli zii dei ragazzi.

Inizio colloquio min 00’: 58”

DOTT.SSA LUGLI: Mi diceva Luciano che sei un pochino stanco..?

LUCA: Eh sì… ma andiamo avanti qualche altro minuto…

DOTT.SSA LUGLI: Eh..Andiamo avanti qualche altro minuto poi dopo ti

interrompiamo..

LUCA: ..Anche perché è finita…

DOTT.SSA LUGLI: Perché non c’è più niente da raccontare…

LUCA: Anche perché una volta.. cioè una volta che… una volta che hai… arriva mia

mamma, la storia poi è quasi finita..

DOTT.SSA LUGLI: Cos’è: c’è qualcosa che non hai detto? Che ti viene in mente, che

non ci hai detto di questo episodio?

LUCA: Ehm… una sola.

DOTT.SSA LUGLI: Mmm.

Page 123: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

123

LUCA: Però non lo mai saputa io, me l’ha raccontato mamma..

DOTT.SSA LUGLI: Ah.. e qual è? Questa cosa…

LUCA: Eh.. l’orologio.

DOTT.SSA LUGLI: L’orologio. Cioè?

LUCA: Allora… (inc.) l’orologio mio..

DOTT.SSA LUGLI: Mhm.

LUCA: Però mamma mi dava sempre l’orologio..

DOTT.SSA LUGLI: Mhm.

LUCA: Che ormai avevo imparato a mettere l’orario…

(rientra nella stanza il Generale Garofano)

DOTT.SSA LUGLI: Mhm.

LUCA: E vedere quando mi dovevo ritirare…

DOTT.SSA LUGLI: E ce l’avevi anche quel giorno?

LUCA: Sì. Solo che… solo che praticamente quel giorno, oltre a non averlo..

DOTT.SSA LUGLI: Mhm.

LUCA: .. Che me l’avevano tolto, no?!

DOTT.SSA LUGLI: Questi ragazzi?

LUCA: Sì. Ehm.. m’hanno poi raccontato, cioè (inc.) non c’era più perché (inc.) arrivato

sul luogo che l’ha visto..

DOTT.SSA LUGLI: Mhm.

LUCA: Era distrutto.

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DOTT.SSA LUGLI: Quindi..

LUCA: Quindi io credo che sicuramente, dopo che avevano finito con me..

DOTT.SSA LUGLI: Sì.

LUCA: Si sono divertiti poi a rompere questo orologio.

DOTT.SSA LUGLI: Quindi, se ho capito bene: tu ti mettevi sempre questo orologio

che ti aveva dato la mamma..

LUCA: Sì sì (sovrapposizione)

DOTT.SSA LUGLI: .. Tutti i giorni..

LUCA: Sì normalmente lo mettevo come abitudine.

DOTT.SSA LUGLI: Quindi ce l’avevi anche quel giorno?!?

LUCA: Si che come uscivo (inc.) dicevo: “Mamma, mi dai l’orologio!”

DOTT.SSA LUGLI: E lei quando ti ha trovato, ha trovato questo orologio distrutto.

LUCA: Sì: ormai distrutto.

DOTT.SSA LUGLI: Tu dici: hai ipotizzato che ti abbiano rotto anche l’orologio.

LUCA: Sì perché la mamma mi aveva raccontato che, l’orologio l’ha trovato proprio

distrutto. Proprio a pezzi. (inc.) l’orologio..

DOTT.SSA LUGLI: Mhm. Che orologio era? Te lo ricordi?

LUCA: era un bell’orologio … grosso da polso.

DOTT.SSA LUGLI: Mhm. Ascolta: in tutti questi dettagli che ci hai raccontato, no..?!

..Fino adesso, ci sono delle cose che ti sono sfuggite e che adesso ti tornano in mente..

LUCA: No.

Page 125: Relazione Luca Mongelli conclusiva.pdf

125

DOTT.SSA LUGLI: … Che ti sei dimenticato …

LUCA: No. L’unica cosa è che (inc.) non è che.. non è che.. non funzionava più… è quello

che voglio chiarire. E che mamma aveva detto che proprio non ha trovato l’orologio, ha

trovato proprio i pezzi..

GEN. GAROFANO: I pezzi…

DOTT.SSA LUGLI: Distrutto.

LUCA: Sì era tutto diviso.

DOTT.SSA LUGLI: Mhm. Ho capito.

LUCA: Che tra l’altro si sono divertiti pure a rompere questo povero orologio che non

so che.. non so che male gli ha fatto..

GEN. GAROFANO: Mmm.

DOTT.SSA LUGLI: Certo. Che è stato peggio però quello che hanno fatto a te.

LUCA: Sì vabbeh, sicuramente.

GEN. GAROFANO: Senti, ma quando stavi al bar, in quel bar lì, non hai cercato di

scappare o gridare per… per suscitare..

LUCA: Per scappare, sì..

GEN. GAROFANO: ..Per suscitare l’aiuto, no? Perché è vero che stavi in mezzo a

questi quattro, però c’erano tante persone no?!?

LUCA: Sì.

GEN. GAROFANO: Eh.. e che è successo invece?

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LUCA: Allora (inc.) allora… Allora, come dire.. allora: praticamente, io dicevo, io

gridavo, dicevo: “Mamma” e loro facevano così. (Si tappa la bocca con la mano)

DOTT.SSA LUGLI: Ti tappavano la bocca.

LUCA: Sì però molto più forte.

GEN. GAROFANO e DOTT.SSA LUGLI: Mhm.

LUCA: Cioè proprio che (inc.).. mi facevano proprio male.

DOTT.SSA LUGLI: Mhm. Ma secondo te, le persone che erano dentro il bar,

vedendoti, potevano capire che tu eri ferito?

LUCA: (silenzio) Secondo me.. Secondo me sì. Sì. Vabbeh non vedevano il sangue

perche ero coperto coi vestiti … comunque … c’avevo troppo dei lividi … comunque

c’avevi tanti di lividi quando mi hanno visto loro.

DOTT.SSA LUGLI: Tu ti sentivi che in viso sanguinavi?

LUCA: Eh?

DOTT.SSA LUGLI: In faccia o in testa, ti sentivi che sanguinavi?

LUCA: Ehm.. no. Però mi sentivo dei… cioè sanguinare no. Però mi sentivo comunque un..

cioè.. non era proprio sangue però era tipo.. comunque sentivo una specie di liquido che

già mi scendeva.

GEN. GAROFANO e DOTT.SSA LUGLI: Mhm.

LUCA: Cioè non era moltissimo ma era proprio poco.

DOTT.SSA LUGLI: Mmm.

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LUCA: Leggermente parliamo, e però.. e quindi non ho capito perché pure vedendo

questa cosa, ma anche solo vedendo le ferite, non ho capito perché non hanno fatto

niente quel giorno. Cioè, perché si vedeva proprio a occhio nudo, non c’era bisogno del

telescopio.

DOTT.SSA LUGLI: Mmm.

GEN. GAROFANO: Certo.

LUCA: E non ho capito perché non hanno fatto niente.

DOTT.SSA LUGLI: E tu pensi che siano stati tutti spaventati da questi ragazzi?

LUCA: Io credo di sì. Perché ogni volta che provavo a gridare, cioè loro mi mettevano

la mano, no?! Sulla bocca. E sentivo che ogni tanto, sentivo che dicevano a questa

gente: “Non fate nulla, se no vi facciamo la stessa cosa!”. Quindi anche queste persone

venivano spaventate.

GEN. GAROFANO: Però non c’erano più le mazz.., c’erano le mazze? C’avevano le

mazze i tuoi amici? I tuoi amici… avevano ancora i bastoni?

LUCA: Quando siamo entrati nel bar no. I bastoni li avevano lasc..

GEN. GAROFANO: Li avevano lasciati lì. E allora che minacce erano? Erano minacce di

parole contro 30 persone… No?

LUCA: Sì. Però, cioè: tu immagina uno che ti mette tutte le mani, tutte queste mani,

perché erano quattro, anche con un po’ di unghia, ora mi sto ricordando.

GEN. GAROFANO: Sì certo.

LUCA: (inc.) Hai il dolore che.. non è il dolore del bastone, però.. comunque.

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GEN. GAROFANO: No, non tu. Non tu. I signori. Le persone presenti.

(sovrapposizione + inc.)

DOTT.SSA LUGLI: Anche a loro.

LUCA: Non come me, però leggermente. Quindi io sentivo che si stavano spaventando

anche loro.

GEN. GAROFANO: Ho capito.

LUCA: Secondo me poi per questo motivo non hanno fatto più niente.

GEN. GAROFANO: Certo.

DOTT.SSA LUGLI: E il bicchiere dove lo avevano preso?

LUCA: No il bicchiere l’hanno preso.. cioè: stava lì in bagno. Cioè tanto hanno fatto:

hanno scavato.. tanto (inc.) che l’hanno trovato.

GEN. GAROFANO: Perché hanno scavato?

LUCA: Ah no… ah no. Aspetta! Adesso mi sto ricordando.

GEN. GAROFANO e DOTT.SSA LUGLI: Mhm.

LUCA: Allora: il bicchiere, loro se lo sono fatti dare con la scusa che dovevano bere

l’acqua. Però quando poi l’acqua gliel’hanno versata.. quando hanno provato a

versargliela più che altro, loro hanno detto: “No no no. Ci pensiamo dopo, noi.

DOTT.SSA LUGLI: Mhm.

LUCA: Perché gli doveva stare libero per fare questa cosa.

DOTT.SSA LUGLI: Mhm.

LUCA: Quindi per quello non si sono fatti mettere l’acqua.

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DOTT.SSA LUGLI: E quando hanno visto tutti loro quattro che ti portavano nel bagno,

no?! Trascinavano nel bagno. Nessuno ha detto niente?

LUCA: Eh, no. No. Nessuno ha detto niente. Non so perché. (inc.) molto se dicevano

qualcosa. Però non so perché non hanno fatto..

GEN. GAROFANO: Senti ti faccio una domanda, pensaci bene: il fatto che non siano

intervenuti, queste persone, sinceramente, quello che tu ricordi, è perché si sentivano

minacciati veramente da questi quattro, o pensi che magari.. visto che tu eri italiano,

in fondo non gli dispiaceva che ti stessero trattando in quel modo?!? Hai capito bene la

domanda?

LUCA: Sì sì. Ho capito.

GEN. GAROFANO: Ok.

LUCA: Secondo me c’entrano tutte e due le risposte, però la seconda molto di più.

GEN. GAROFANO: Mmm. Mmm.

LUCA: Perché..

GEN. GAROFANO: Sapevano che tu eri italiano?

LUCA: Loro lo sapevano tutti.

GEN. GAROFANO: Lo sapevano. Ti conoscevano.

LUCA: Sì.

DOTT.SSA LUGLI: Scusa, ma tu prima hai detto: “Io quel bar lo conoscevo molto

bene. Perché c’andavo spesso a bermi l’aperitivo..

LUCA: Sì. Ma questo quando stavo bene. Quando..

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GEN. GAROFANO: Ma certo. Certo..

DOTT.SSA LUGLI: Ma che aperitivo bevevi? Avevi 7 anni, no, tu?

LUCA: Si andavo a bere un aperitivo analcolico.

GEN. GAROFANO: Sì, voglio dire..

DOTT.SSA LUGLI: Cioè ma da solo o.. no perché, voglio dire… volevo capire cosa

bevevi.

LUCA: Sì sì.

DOTT.SSA LUGLI: Andavi da solo, con gli amici, con la mamma e il papà..?

LUCA: No da solo. Da solo. Ah perché praticamente.. non so se voi avete capito bene

dove è sto ristorante..

DOTT.SSA LUGLI: Mulino.

LUCA: Allora sto ristorante, se mi ricordo bene girando e salendo un po’ di più, trovavi

questo bar.

DOTT.SSA LUGLI: Mhm.

LUCA: .. E io c’andavo quando… cioè proprio all’inizio quando li stavo ancora conoscendo

questi ragazzi, c’andavo da solo, con la bicicletta addirittura..

DOTT.SSA LUGLI: Mmm.

LUCA: .. Che mi divertivo molto mi ricordo.. Che (inc.)

DOTT.SSA LUGLI: Mmm.

LUCA: Quand’ero (inc.) ci giocavo pure.. (inc.) quindi era un paese.. anche da gioco.. di

libertà, no?!

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DOTT.SSA LUGLI: Quindi il bar era vicino al ristorante dei tuoi genitori..

LUCA: Sì sì.

DOTT.SSA LUGLI: Ma per andare a questo bar, da dove venivate voi, bisognava

passare davanti al ristorante, oppure..

LUCA: No.

DOTT.SSA LUGLI: No.

LUCA: Cioè se volevi potevi passare, ma c’era anche una scorciatoia, e potevi non

passare.

DOTT.SSA LUGLI: Mmm. E quella volta siete passati o non siete passati?

LUCA: E no. Non siamo passati.

DOTT.SSA LUGLI: Non siete passati davanti al ristorante.

GEN. GAROFANO: E che ti bevevi a questo bar? Che bevevi normalmente? Aranciata,

che hai detto?

LUCA: Sì l’aranciata oppure… va beh: solitamente a me piaceva un aperitivo..

GEN. GAROFANO: Qual è?

LUCA: Eh qui in Italia non c’è..

GEN. GAROFANO: E come si chiama? Dai, così impariamo.

LUCA: Si chiama “Sirop”.

GEN. GAROFANO e DOTT.SSA LUGLI: Sirop.

GEN. GAROFANO: Sciroppo.

LUCA: Praticamente sì. E’ uno sciroppo, dolce però.

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DOTT.SSA LUGLI: Mmm.

LUCA: E a me piaceva molto. Perché si chiamava “Sirop”, però il gusto dello sciroppo

non si sentiva per niente. Il gusto era una specie di the freddo.

DOTT.SSA LUGLI: Mmm.

GEN. GAROFANO: Analcolico era? Era alcolico era?

LUCA: No analcolico.

GEN. GAROFANO: Ah analcolico. Certo certo. Mmm.

DOTT.SSA LUGLI: Mmm. Quindi le persone di quel bar ti conoscevano bene?

LUCA: Sì sì. Mi conoscevano bene anche perché, anche perché poi avevo appena fatto

amicizia con la proprietaria del locale.

GEN. GAROFANO e DOTT.SSA LUGLI: Mmm.

LUCA: E poi anche quando finivo di bere, mi diceva: “I soldi..” che come tutti

giustamente voleva essere pagata.

DOTT.SSA LUGLI: Certo.

LUCA: E io puntualmente me li scordavo. E lei..

GEN. GAROFANO: E lei te lo ricordava.

LUCA: Me lo ricordava ma poi d’altra parte mi capiva. Diceva: “Va beh fa niente se non

li hai portati”

DOTT.SSA LUGLI: Ma quel giorno lì, questa proprietaria che ti conosceva, quel giorno

in cui quei ragazzi ti hanno portato dentro in quel modo, ti ha visto?

LUCA: Eh no. Quel giorno no.

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DOTT.SSA LUGLI: Perché?

LUCA: E quel giorno che (inc.) stava tutta.. stava presa, stava facendo la lavastoviglie..

e poi c’aveva una marea di bicchieri e di tazze.

DOTT.SSA LUGLI: Mmm.

LUCA: Tazzine. Quindi stava tutta indaffarata.

DOTT.SSA LUGLI: E non ti ha visto entrare?

LUCA: No, non ha visto niente. Se poi è riuscita ugualmente a vedere questo non lo so.

GEN. GAROFANO: Senti, un’ altra cosa: visto che andavi spesso in questo bar, no..?

LUCA: Sì.

GEN. GAROFANO: E secondo te, ti volevano bene? Gli eri simpatico?

LUCA: Eh sì, me lo dimostravano pure. Perché infatti mi dicevano sempre: “Ritorna

domani” eppure non pagavo (inc.)

GEN. GAROFANO: Eh certo.

LUCA: Mi dicevano comunque: “Ritorna domani che beviamo un altro bicchiere.. ritorna

domani, dai, che sei simpatico”. Quindi comunque mi volevano vedere. C’era anche una

specie di feeling.

GEN. GAROFANO: Mmm.

DOTT.SSA LUGLI: Ma ci andavi da sempre da solo in questo bar, o era capitato che a

volte tu ci andassi con questi ragazzi?

LUCA: No. Sempre da solo.

GEN. GAROFANO: Sempre da solo.

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LUCA: Sì.

GEN. GAROFANO: Ma io mi fermerei qui, che se no si stanca.

DOTT.SSA LUGLI: Sei stanco un pochino?

LUCA: Eh sì.

(sovrapposizione di voci)

DOTT.SSA LUGLI: E’ da stamattina che sei qua..

LUCA: Sì.

DOTT.SSA LUGLI: Dai per oggi ci fermiamo qua. Magari adesso chiamiamo anche

Marco che vi spiego a tutti e due insieme, anche la mamma anzi..

(FRASI DI CONGEDO)

MINORE MARCO MONGELLI (23-12-2011) MARCO: con l'aereo GENERALE GAROFANO: ah sei venuto in aereo? MARCO:si si GENERALE GAROFANO: ah sei venuto in aereo fino a Bologna? MARCO: fino a Bologna , poi ieri abbiamo trovato lo zio che ci ha accompagnato al paesino, che non mi ricordo il nome …ee DOTT.SSA LUGLI: Casalgrande? MARCO: (ride) si , poi mi sono fatto una passeggiata per sgranchirmi un poco che ero fermo e poi sono andato a prendere mia cugina che era a scuola e poi sono tornato, siamo tornati a casa. DOTT.SSA LUGLI: quanti anni ha tua cugina? MARCO: Eh... DOTT.SSA LUGLI: è più grande? MARCO: no è più piccola , dodici DOTT.SSA LUGLI: Ah più piccolina mm ho capito...era tanto che non vi vedevate? MARCO: si si era dall'estate scorsa..

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DOTT.SSA LUGLI: eh si perché siete un po' lontani... MARCO: eh un po' si si DOTT.SSA LUGLI: eh non è cosi facile arrivare qui... Niente noi volevamo fare una chiaccherata molto tranquilla .. Intanto ti chiedo se sai il motivo perchè siamo qua... MARCO: si.. DOTT.SSA LUGLI: Eh perchè ce lo puoi spiegare? MARCO:Eh si volevate fare, avere una testimonianza su di me su quanto è successo di...per il fatto di Luca... DOTT.SSA LUGLI: mmm.. si sono successe delle cose tanti anni fa..forse troppo MARCO: quasi dieci.. DOTT.SSA LUGLI: no?... GENERALE GAROFANO: quasi dieci si... DOTT.SSA LUGLI:Eh sono anni fa... (salta) sono successe queste cose brutte e quindi ci interessava capire... Tu lui lo conosci bene no, nel senso che l'avevi visto altre volte. MARCO: si si GENERALE GAROFANO: si. DOTT.SSA LUGLI: io mi presento e ti dico perché parlo oggi qui con te così lo sai, e io come lavoro faccio la psicologa … MARCO: Si si.. DOTT.SSA LUGLI: mi interessa capire, ascoltare sia bambini che ragazzi, ragazzini..che comunque siete grandi tutti e due, per capire effettivamente meglio come sono andate certe cose, per capire come state, per capire anche se avete anche qualcosa da raccontare, che avete voglia di raccontare che magari in altre situazioni non avete pensato di dire o che volete sottolineare maggiormente...perchè tu quando sei arrivato mi hai detto è una cosa importante..no? MARCO: Si si.. DOTT.SSA LUGLI: che hai voglia di parlare, e quindi per questo motivo... MARCO: eh si.. GENERALE GAROFANO: anche perché lo vogliamo aiutare...no? DOTT.SSA LUGLI: certo... GENERALE GAROFANO: quello che è successo è molto brutto, si sono comportati male e quindi adesso noi dobbiamo fare di tutto perché voi possiate avere giustizia DOTT.SSA LUGLI: Si... GENERALE GAROFANO: non è corretto quello che è successo allora, voi siete le persone più importanti tu e Luca. MARCO: Si... GENERALE GAROFANO: ..tu soprattutto.. DOTT.SSA LUGLI: e quindi.. GENERALE GAROFANO: sei molto importante... DOTT.SSA LUGLI : molto importante....a noi interessa infatti parlare sia con te che con Luca e ci interessa capire, proprio dalle vostre parole, no...noi vogliamo essere i più

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spettatori possibili no? Veramente per farci capire che cosa è successo, che cosa vi ricordate di quei brutti fatti là. MARCO: si DOTT.SSA LUGLI: una cosa che ci tengo a dirti è che comunque mmm...qui non sei obbligato a ricordare tutto, non ci sono risposte giuste o risposte sbagliate , ma le risposte giuste sono le tue, saranno(sovrapposizione di voci) quelle che pensi tu e basta..E basta che siamo qui per ascoltarti mm?.. Allora la prima cosa che ci viene così spontanea da chiederti visto che noi non sappiamo niente.. GENERALE GAROFANO: certo. DOTT.SSA LUGLI: è proprio di farti raccontare quello che tu ti ricordi di quella brutta esperienza là, nel modo più spontaneo possibile.. MARCO: ok solo una cosa , vorrei partire non dal momento tipo... DOTT.SSA LUGLI E GENERALE GAROFANO: parti dove vuoi...parti dove vuoi.. MARCO: ok allora ...io ricordo che noi eravamo...allora la mamma e mio papà erano al ristorante...loro... DOTT.SSA LUGLI: voi avete un ristorante? MARCO: Avevamo.. DOTT.SSA LUGLI: avevate un ristorante... MARCO: che si chiamava... (INC) DOTT.SSA LUGLI:la? MARCO:(INC) DOTT.SSA LUGLI: mmm..di cucina Italiana? MARCO: Si di cucina Italiana e Svizzera. DOTT.SSA LUGLI: ho capito. MARCO: Noi stavamo in casa da soli , avevamo una tavolata con tanti tipi di piatti, perchè avendo un ristorante... DOTT.SSA LUGLI: certo.. MARCO: (ride)patate... DOTT.SSA LUGLI: tante cose buone.. MARCO: poi siamo stati lì per un po', mi ricordo che il cane praticamente stava tipo giocherellando in casa .. DOTT.SSA LUGLI: voi avevate un cane? MARCO: Si... DOTT.SSA LUGLI: mm..Avevate un cane che si chiamava? MARCO: Rocky DOTT.SSA LUGLI: Rocky...e aveva quanti anni? MARCO:Non me lo ricordo... DOTT.SSA LUGLI: Non te lo ricordi? Non ti ricordi se era piccolo o grande... MARCO: no questo no , perchè quando avevo tre anni non sapevo l'età dei cani.. DOTT.SSA LUGLI: Certo...Giustamente.. GENERALE GAROFANO: era un cane grande di taglia, un cane lungo era un cane barboncino..

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MARCO: no si era un pastore tedesco.. DOTT.SSA LUGLI: un pastore tedesco... GENERALE GAROFANO: bello bello... DOTT.SSA LUGLI: perché noi non l'abbiamo visto...sai ne hanno anche i miei genitori di pastore tedesco.. GENERALE GAROFANO: bello... MARCO: e poi ne abbiamo avuto uno anche un anno fa e poi è morto.. DOTT.SSA LUGLI: ah? MARCO: tre quattro anni fa.. DOTT.SSA LUGLI: sempre un pastore tedesco? MARCO: Si si sempre un pastore tedesco...(inc) DOTT.SSA LUGLI: quindi stavi dicendo che tu avevi tre anni... MARCO : che io avevo tre anni e mio fratello sette..quindi diciamo che io seguivo lui.. DOTT.SSA LUGLI: certo.. GENERALE GAROFANO: certo.. MARCO: che faceva...ehm...dopo un po' il cane giocava , voleva uscire e quindi noi siamo usciti di casa.... perché Luca ha detto tanto non vengono mamma e papà perchè stanno al ristorante... DOTT.SSA LUGLI: Ascolta Marco ti ricordi se era..che stagione dell'anno era? MARCO: Io mi ricordo che c'era la neve... DOTT.SSA LUGLI: la neve. MARCO: quindi sarà stato ….. DOTT.SSA LUGLI: sarà stato d'inverno...? MARCO:non mi ricordo.... c'era la neve, però non grandinava ...era posata diciamo.. GENERALE GAROFANO: Mmm.. DOTT.SSA LUGLI: per terra mm?paesaggio innevato... MARCO: esatto e allora usciamo, praticamente noi vicino casa avevamo tipo un chalet, c'era tutto un prato coperto di neve che facevamo girare il cane ci divertivamo a lanciare le palle di neve DOTT.SSA LUGLI: mm... MARCO: così da una parte all'altra... GENERALE GAROFANO: e lui , il cane vi seguiva...? MARCO: il cane mangiava... GENERALE GAROFANO: addirittura? DOTT.SSA LUGLI: (ride) MARCO: Eh cioè...(imitava) DOTT.SSA LUGLI: mangiava la neve... MARCO: cercava di prenderle e poi si sgretolavano...faceva la faccia triste ogni volta DOTT.SSA LUGLI: (ride) perchè poi si scioglieva e non c'era niente...(ride) GENERALE GAROFANO: eh si.. MARCO: come con l'acqua uguale.. DOTT.SSA LUGLI: si esatto...

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MARCO: Allora... DOTT.SSA LUGLI: ed era un gioco che facevate spesso quello? MARCO: si facevamo spesso...usci... perchè poi lì essendo uno chalet piccolo avevamo l'abitudine di ritirarci...anche perchè poi lì c' è un paesino piccolo si conoscono tutti non c'è ...deliquenti..(inc) mio padre pensava così... DOTT.SSA LUGLI: mmm eravate solo voi due o c'era qualcun'altro? MARCO: eravamo noi due , però dopo poco che giocavamo sono arrivati questi tre...più erano tre o quattro non ricordo bene per l'esatezza... DOTT.SSA LUGLI: mmm... MARCO: all'inizio hanno giocato con noi.. GENERALE GAROFANO: quei quattro ragazzi..? MARCO: si che potevano avere tipo la mia età.. GENERALE GAROFANO: la tua età... DOTT.SSA LUGLI: la tua età di adesso? MARCO: si un anno in più di me... DOTT.SSA LUGLI: adesso tu quanti anni hai? MARCO: tredici .. DOTT.SSA LUGLI:ok MARCO:loro ne potevano avere quattordici massimo quindici... DOTT.SSA LUGLI: mm MARCO: però per noi erano comunque... GENERALE GAROFANO: erano grandi, erano grandi.. DOTT.SSA LUGLI :certo GENERALE GAROFANO: Ma voi li conoscevate?, li avevate già visti ? MARCO: Si si si erano.. GENERALE GAROFANO: di vista? MARCO: no di vista ..E .ma anche ci avevamo giocato anche altre volte ..questi qui spesso sfottevano Luca, a me no perchè ero piccolo e cioè non gli interessavo.. invece Luca che aveva sette anni era già più diciamo divertente da prendere in giro.. GENERALE GAROFANO: e perchè lo sfottevano secondo te ? MARCO: perchè eravamo Italiani. GENERALE GAROFANO: eh certo ho capito DOTT.SSA LUGLI: e ti ricordi cosa gli dicevano? GENERALE GAROFANO: ecco... MARCO: no perchè ...(inc) lui..noi ci ricordavamo che tipo lui andava a scuola quasi ogni giorno alle tipo le dieci, Luca chiamava a casa perchè si era fatto la cacca addosso, questo non perchè lui non si sapesse controllare ma perchè lo sfottevano di continuo e lui non reggeva più... DOTT.SSA LUGLI: mmm...quindi...secondo te lui reagiva cosi perchè era preso in giro? MARCO: si..era un segnale d'allarme si DOTT.SSA LUGLI: tu però ti ricordi queste cose? quando avevi quattro anni tu ti ricordi queste cose?

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MARCO: si mi ricordo che Luca tornava a casa sempre triste mi ricordo che noi lo andavamo a prendere Luca tornava a casa e noi ce ne andavamo a casa sempre prima degli altri … DOTT.SSA LUGLI: noi tu intendi? MARCO: io mamma... DOTT.SSA LUGLI: e la mamma.. MARCO: io mamma e Luca. DOTT.SSA LUGLI: ok. MARCO: noi tornavamo a casa e e diciamo Luca mi raccontava che lo prendevano in giro e la mamma diceva eh va bè cioè ti ci abituerai...non è che ... GENERALE GAROFANO: certo.. MARCO : chi è che va a pensare.... DOTT.SSA LUGLI: certo... ma ti chiedo una cosa questi ragazzi frequentavano la stessa scuola.? MARCO: questo non lo ricordo...cioè.. DOTT.SSA LUGLI: dove li incontravate? MARCO:noi li incontravamo per strada e giocavamo insieme. DOTT.SSA LUGLI: quindi erano del paese? MARCO: Si si DOTT.SSA LUGLI: erano del paese... MARCO: si si erano del paese. GENERALE GAROFANO:di questo piccolo quartiere..dove c'erano tutti questi chalet... DOTT.SSA LUGLI: mmm... MARCO: e questi ragazzi ...io adesso mmm..io ricordo che uno dei ragazzi...adesso(sorride) allora l'unica cosa che so...eh DOTT.SSA LUGLI: mmm.. MARCO: che uno dei si chiamava Lucas , questa è l'unica cosa che so DOTT.SSA LUGLI: eh questo ti ricordi … GENERALE GAROFANO:può essere che lo associavi a Luca no? GENERALE GAROFANO: Luca -Lucas..no? MARCO: No non credo perchè praticamente Luca cioè me l ha detto mami che praticamente Luca a volte parlava di questo Lucas che praticamente scusate se uso spesso praticamente... DOTT.SSA LUGLI: non ti preoccupare... MARCO: è una cosa mia proprio... GENERALE GAROFANO: senti guarda io volevo farti i complimenti … DOTT.SSA LUGLI: infatti per come parli bene. GENERALE GAROFANO: Perchè parli benissimo DOTT.SSA LUGLI:benissimo.. GENERALE GAROFANO:guarda non ti preoccupare... DOTT.SSA LUGLI: anzi....

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GENERALE GAROFANO:forse parliamo peggio noi... DOTT.SSA LUGLI: infatti...(ride) MARCO: lo dovresti dire al mio professore di Italiano GENERALE GAROFANO: va bè chiamiamo il professore di Italiano.... DOTT.SSA LUGLI: facciamo una letterina. GENERALE GAROFANO: dov'è che vai a scuola? MARCO: A Giubinazzo vicino Molfetta Bari GENERALE GAROFANO: Si si ...e quindi tu fai la terza ? MARCO:la terza media GENERALE GAROFANO:terza media capito... MARCO: devo dare l'esame.. GENERALE GAROFANO: e che prenderai poi? MARCO: lo scientifico... GENERALE GAROFANO: Ah come me... MARCO: sono il primo della classe in matematica GENERALE GAROFANO:evvai come me..Io pure ho fatto lo scientifico.. DOTT.SSA LUGLI: Anch'io... GENERALE GAROFANO: ah si? DOTT.SSA LUGLI: si (ride)... GENERALE GAROFANO:ottima scelta.. DOTT.SSA LUGLI: tutti.... GENERALE GAROFANO: ottima scelta Marco... MARCO: sono contento che non ci sia francese ... DOTT.SSA LUGLI:Eh non ti piace francese ? GENERALE GAROFANO: eh va bè... MARCO: no francese io... GENERALE GAROFANO: Lo conosci benissimo lo parli madrelingua DOTT.SSA LUGLi: però.. MARCO: però la professoressa è insopportabile mi ha fatto odiare il francese... DOTT.SSA LUGLI: ecco succede... MARCO: cioè io che ero lì che ero subito convinto in francese sarò il primo invece lei me l ha fatto odiare.. DOTT.SSA LUGLI: tant'è... MARCO: Che non lo studiavo.. DOTT.SSA LUGLI: non lo studiavi più dalla rabbia MARCO: (ride) cioè ad esempio ho fatto un compito e ho preso, danno tre voti nove, sette, poi il terzo voto mi mancava un esercizio quindi lei ha messo zero. GENERALE GAROFANO: ma dai... DOTT.SSA LUGLI: addirittura.,. (sovrapposizione) MARCO: e gli dico non puoi mettere zero... GENERALE GAROFANO: certo mica è incompleto..

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MARCO: E infatti puoi mettere quattro , cinque … DOTT.SSA LUGLI: Zero come se uno avesse presentato in bianco MARCO: si si DOTT.SSA LUGLI:eh MARCO: se uno presenta in bianco prende quattro... DOTT.SSA LUGLI: Eh eh zero pazzesco.... MARCO: io dico di conseguenza se facevo.. DOTT.SSA LUGLI: è proprio antipatica... MARCO: se facevo tutto in bianco lei mi metteva zero sulla pagina..? DOTT.SSA LUGLI: meno dieci(ride).. MARCO: si DOTT.SSA LUGLI: meno, addirittura andava sotto allo zero.. GENERALE GAROFANO: E l'inglese lo sai? MARCO: Si 'inglese lo parlo abbastanza bene... GENERALE GAROFANO: ahhh.. MARCO: e all'ultimo compito ho preso sei e mezzo perchè ero convinto che fosse facile e insomma non ho studiato niente e ho preso sei e mezzo.. GENERALE GAROFANO: mmm.. MARCO: invece l'altro mi sono impegnato un pochino di più e ho preso otto e mezzo , otto e mezzo , otto e mezzo... primo della classe.. DOTT.SSA LUGLI: complimenti... GENERALE GAROFANO:bene bene le lingue sono importanti. DOTT.SSA LUGLI:Sei proprio bravo. GENERALE GAROFANO: eh ok, torniamo un po' … MARCO: a noi.. GENERALE GAROFANO: a noi.. MARCO: allora.. DOTT.SSA LUGLI: ci stavi dicendo di questo ragazzo Lucas però ti volevo chiedere tu di questo ragazzo Lucas ne hai sentito parlare da Luca …? MARCO: da mia madre... DOTT.SSA LUGLI: o ti …da tua madre però non ti ricordi ovviamente che si chiami così... MARCO: no no non mi ricordo …. DOTT.SSA LUGLI: ti ricordi qualche dettaglio di questi ragazzi? MARCO: Mm no... DOTT.SSA LUGLI: fisico piuttosto che .. MARCO: no … DOTT.SSA LUGLI:cioè se li dovessimo vedere noi come sarebbero , come sono ? MARCO: più o meno io ricordo che uno di questi era...Allora era un po'...aveva la mia età però era un pochettino più alto di me , un po' più alto di me ehm... DOTT.SSA LUGLI: tu quanto sei alto? MARCO: ….(silenzio)

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DOTT.SSA LUGLI: più o meno.. MARCO: uno e cinquantaquattro.. DOTT.SSA LUGLI: mm... MARCO: non lo so... DOTT.SSA LUGLI: un pochino più alto di te. MARCO:Si tipo cosi(indica)... DOTT.SSA LUGLI: mmm... MARCO:boh non lo so... e praticamente quel pomeriggio che poi va bè era sera che noi uscimmo questi qui vennero e ….come dire inizialmente giocavamo ….insieme con loro GENERALE GAROFANO: insieme con il cane... si si con il cane poi non mi ricordo cosa successe e hanno iniziato a spingere Luca poi dalla spinta si è andato avanti con i pugni, poi hanno preso delle mazze... GENERALE GAROFANO: addirittura?e le mazze dove le hanno trovate.. DOTT.SSA LUGLI: eh infatti MARCO: e va bè li era uno chalet era tutto prato non era difficile trovarne una... GENERALE GAROFANO: mmm DOTT.SSA LUGLI: mazze intendi dire rami di alberi o intendi.... MARCO: mazze di legno anche perchè li essendoci chalet c'erano molti tronchi di legno quindi … GENERALE GAROFANO: erano in costruzione alcuni... MARCO: no erano per il camino per bruciarlo GENERALE GAROFANO: ah ho capito per bruciare la legna... MARCO: si si ora non mi ricordo più di tanto.. GENERALE GAROFANO: e comunque sono pezzi di legno..e cosa facevano..? MARCO: e hanno così iniziato a picchiarlo....e io poi mi sono nascosto...perchè naturalmente cioè... a parte che non avrei potuto fare niente o all'inizio..inizialmente ho urlato ...poi però preso dalla paura avete presente quando... GENERALE GAROFANO: ti manca il fiato... DOTT.SSA LUGLI:ti blocca proprio il respiro... MARCO: esatto non riuscì proprio a far niente..mi nascosi.. DOTT.SSA LUGLI: Ti hanno detto qualcosa o ti ricordi che hanno detto qualcosa a Luca? MARCO: A luca no... mi ricordo che però Luca nella tasca pur di cercare di difendersi..Luca nella tasca visto che lui amava i San Bittèr aveva sempre il....come si chiama quello per aprirli no.? GENERALE GAROFANO: mm MARCO: ..tanto che lui a scuola se ne portava tre o quattro ...e tornava a casa con la lingua rossa. DOTT.SSA LUGLI: (ride)...Tipo un apri bottiglia aveva... GENERALE GAROFANO: Si.... MARCO:E cercava di prenderlo però non era cosa...poi mi ricordo che rotolò giù e andò a sbattere contro un sasso e poi...

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DOTT.SSA LUGLI: lui ha detto qualcosa Luca? MARCO: svenne DOTT.SSA LUGLI: prima di svenire dico ti ricordi abbia detto qualcosa.? MARCO: no urlava... DOTT.SSA LUGLI:urlava? MARCO: Si GENERALE GAROFANO: E questi ragazzi che facevano mentre lui urlava...continuavano, non si sono messi paura? MARCO: No come ….secondo noi probabilmente pensavano va bè si gli abbiamo fatto male ma non … GENERALE GAROFANO: poco.. MARCO: Probabilmente presi dalla rabbia che avevano non si sa perchè hanno e cominciato a far cos' poi Luca è rotolato giù ha sbattutto contro un sasso...quando hanno visto che Luca non si... GENERALE GAROFANO: muoveva MARCO:non si muoveva più se ne sono andati … DOTT.SSA LUGLI: quindi c'era ...cosa c'era ? C'era una discesa? MARCO: tipo una discesa si. DOTT.SSA LUGLI: mm.. MARCO: poi mi ricordo che sento le urla di mia madre che era andata allo chalet .. DOTT.SSA LUGLI: tu scusami un secondo se ti interrompo MARCO: si si DOTT.SSA LUGLI: perchè così capiamo , capiamo bene prima dell'arrivo della mamma , tu dov'eri? MARCO: io... DOTT.SSA LUGLI: cioè se noi fossimo stati lì dove ti avremmo visto? MARCO: posso fare un disegno..? DOTT.SSA LUGLI: Certo..anzi fallo qui guarda.. MARCO:se la casa era più o meno qui... GENERALE GAROFANO: la vostra casa? MARCO: Si , si andava dritto e poi si girava più o meno cosi..e qui c'era.. GENERALE GAROFANO: scrive? DOTT.SSA LUGLI: no no scrive sta tenendo.. GENERALE GAROFANO: ah... MARCO: Sono io che... DOTT.SSA LUGLI: sta facendo come matita.. GENERALE GAROFANO: si si.. MARCO: poi qui c'era tutto il ...diciamo...il GENERALE GAROFANO: uno spiazzo.. MARCO: si lo spiazzo...con altri chalet intorno..no? DOTT.SSA LUGLI: mm mm...

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MARCO: e qui praticamente c'erano alberi perchè essendo un prato e io mi nascosi dietro e loro erano praticamente al centro della neve però essendoci freddo nessuno usciva , nessuno era fuori... DOTT.SSA LUGLI:Che ore erano che ore potevano essere...? MARCO: erano le otto e mezza DOTT.SSA LUGLI: di sera? MARCO: mm...era comunque buio...poi GENERALE GAROFANO: E come mai siete usciti così tardi? MARCO: perchè lì era uno chalet e quindi conoscendosi tutti non avevamo paura tipo come qui.. GENERALE GAROFANO: mm... MARCO: tipo nel nostro paese da noi tipo (inc)dice ritirati che stanno tipo....possono esserci marocchini che ti prendono , cioè con le cose che si sentono oggi... DOTT.SSA LUGLI: non avevate freddo? MARCO: No io..cioè Luca aveva quattro maglie tutte in lana, io pure quindi non si sentiva tanto il freddo... DOTT.SSA LUGLI: quindi eravate molto vestiti? MARCO. Molto vestiti con guanti...cioè DOTT.SSA LUGLI: mm.. GENERALE GAROFANO: ma avevate mangiato già? MARCO: eh ? GENERALE GAROFANO: avevate mangiato? MARCO: … GENERALE GAROFANO: avevate cenato già? MARCO:si si avevamo cenato perchè avevo detto che noi in casa avevamo.. GENERALE GAROFANO: avevate tutte queste cose si si..ma senti era un abitudine che voi scendevate o comunque capitava che voi scendeste? Uscivate fuori..? MARCO: si si andavamo spesso a fare piccole passeggiate...però quel giorno essendoci la neve decidemmo di restare vicino casa cosi mal che vada tornavamo se faceva più freddo o iniziava a grandinare e potevamo divertirci col cane. E poi mi ricordo che il cane inizia ad aggredire questi qui e questi qui diciamo se ne vanno poi sento le urla di mia madre … DOTT.SSA LUGli: Li ha aggrediti tutti , ha aggredito solo qualcuno di loro? Ti ricordi? MARCO: io mi ricordo che gli ringhiava contro che cercava cioè di graffiarli però comunque avendo le mazze pure il cane non … DOTT.SSA LUGLI: non è riuscito? MARCO: No ricordo che mordeva le gambe... DOTT.SSA LUGLI: mm... MARCO: cercava di toglierli...poi quando hanno visto che Luca non si muoveva più... DOTT.SSA LUGLI: e cosa dicevano, niente? Dicevano qualcosa? MARCO: non mi ricordo questo..e quando sento le urla di mia madre che dice dove siete..(inc)così ...io lì le andai incontro per dirle che Luca si è fatto male, in questo

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momento ma corre vede Luca e cerca di portarlo allo chalet più vicino , poi in quel momento Rocky l' aiuta a tenere Luca per il giubbotto in modo tale da non farlo scivolare .. DOTT.SSA LUGLI: Luca era... MARCO: Era svenuto.. DOTT.SSA LUGLI: era svenuto MARCO: era svenuto e poi stando lì al freddo era arrivato a diciassette gradi … DOTT.SSA LUGLI: tu l'hai chiamata subito la mamma o... MARCO: io l'ho chiamata quando ho sentito la sua voce urlare … DOTT.SSA LUGLI: ah quindi prima hai sentito le urla della mamma … MARCO:si prima ho sentito...perchè io ero convinto che lei fosse ancora al ristorante... DOTT.SSA LUGLI: e poi come ci dicevi prima eri rimasto un po'... MARCO:si... DOTT.SSA LUGLI: paralizzato...a livello di voce insomma avevi il respiro bloccato. MARCO: un po' preoccupato. GENERALE GAROFANO:quando hai visto che colpivano tu ti sei nascosto o non sei più uscito? MARCO: si non sono più uscito.. GENERALE GAROFANO: loro non ti hanno visto oppure.. MARCO: no mi hanno lasciato perdere … GENERALE GAROFANO: ah ok ho capito. MARCO: perchè essendo un bambino di tre anni... GENERALE GAROFANO: certo... MARCO: E poi siamo andati allo chalet più vicino e lì mi ricordo che un signore ci ha dato aiuto e ha chiamato un Dottore e poi non ricordo esattamente che cosa è successo ma mi ricordo che poi portavano Luca in ospedale , in ospedale della città e poi però visto che l'ospedale non era abbastanza ...non aveva tutte le apparecchiature per fare la trasfusione di sangue , perchè il sangue era congelato , lo portarono al... DOTT.SSA LUGLI: perchè è rimasto tanto tempo... MARCO: diciassette gradi su trentasette in un corpo...con tutto (inc) DOTT.SSA LUGLI: Mamma mia tanto tempo è rimasto sdraiato lì per terra …. GENERALE GAROFANO: quanto è durata tutta questa cosa(scusa) , quanto è durata.. MARCO: in che senso ? GENERALE GAROFANO: da quando siete usciti alla... MARCO: ah mm..Un oretta... GENERALE GAROFANO: oh! Quindi non sono arrivati subito questi ragazzi...non sono arrivati subito ...voi avete iniziato a giocare , eravate voi due. MARCO: ah si abbiamo iniziato a giocare ci stavamo divertendo come c'è... GENERALE GAROFANO: Eh c'è …. DOTT.SSA LUGLI: come sempre... MARCO: si come sempre, perchè dicevo mio fratello era il mio punto di riferimento , quindi ovunque andava lui io lo seguivo …

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DOTT.SSA LUGLI: certo. GENERALE GAROFANO: certo.. MARCO: Per esempio anche se a me certe cose di lui non mi piacevano tipo “guarda qui che bello” e a me non piaceva anch io dicevo “si è bello”.. DOTT.SSA LUGLI: mmm ti ricordi questa cosa... MARCO: si c'era una fontana senza...non c'era mai l'acqua , quando andavamo a farci delle passeggiate...” Marco ti piace...?”, non mi piaceva perchè non c'era l'acqua e dicevo “si ...” DOTT.SSA LUGLI: (Ride) Per essere d'accordo anche tu con lui. MARCO: eh si perchè non mi piaceva litigare se no poi non sapevo che fare i pomeriggi e dovevo per forza... DOTT.SSA LUGLI: Marco com'era a scuola?... GENERALE GAROFANO: Luca., DOTT.SSA LUGLI: Scusami Luca.... MARCO: ehm.. DOTT.SSA LUGLI: Te lo ricordi? MARCO: Ehm Luca.. DOTT.SSA LUGLI: nel senso se si trovava bene …se andava d'accordo MARCO: non si trovava bene... DOTT.SSA LUGLI: non si trovava bene! MARCO: eh no ogni pom...ogni giorno noi lo andavamo a prendere GENERALE GAROFANO: per quel motivo.. DOTT.SSA LUGLI: per quel motivo che a volte... MARCO: ogni giorno.. DOTT.SSA LUGLI: ah ogni giorno … MARCO: ogni giorno , cioè se lui andava a scuola dalle otto all'una, ogni giorno noi lo prendevamo alle dieci... DOTT.SSA LUGLI: mmm..E lui vi raccontava che veniva preso in giro? MARCO: e diceva “io sono stato preso in giro” e dopo un po' mamma si era anche stufata di questo fatto perchè diceva scusami non riesci ad abituarti , non entri nella società diciamo … DOTT.SSA LUGLI: mm...non ti riesci ad integrare con gli altri.. MARCO: non ti riesci ad integrare si si.. DOTT.SSA LUGLI: e a te questa cosa non succedeva? MARCO: A me ..a me …ero in asilo DOTT.SSA LUGLI: eri piccolino...eri all'asilo, non avevi bambini che ti prendevano in giro? MARCO: no perchè essendo in un asilo già già ...diciamo i ragazzi non dicono...nessuno viene a pensare al razzismo diciamo , al fatto sei Italiano etc... GENERALE GAROFANO: Certo... DOTT.SSA LUGLI: sono ancora troppo piccoli dici tu? MARCO: si...

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GENERALE GAROFANO: Mmm.... MARCO: quindi io non avevo di questi problemi mi integravo abbastanza bene DOTT.SSA LUGLI: Ho capito ...E Tu di queste cose a parte averne parlato con la mamma , immagino con Luca , vivete insieme....Ne hai parlato con altre persone? MARCO: no ma noi con le altre persone diciamo non ne parliamo , cioè almeno che uno non viene e te lo chiede. DOTT.SSA LUGLI: mmm MARCO: ma anche fra di noi non ne parliamo quasi mai... DOTT.SSA LUGLI: mmm.. MARCO: perchè c'è uno è brutto ritornare a quei momenti , due c'è comunque è un argomento che non affrontiamo ... DOTT.SSA LUGLI: volentieri... MARCO: si anche perchè non ci viene da …è brutto da parlarne ... DOTT.SSA LUGLI: certo preferite parlare altre cose più allegre...mmm MARCO: Si si... DOTT.SSA LUGLI: Ma con qualche persona adulta intendo un professionista, un dottore , una psicologa , ti ricordi di averne mai parlato? MARCO: no con una psicologa, si mi ricordo di avere avuto una psicologa in Svizzera , però non ne sono del tutto sicuro... DOTT.SSA LUGLI: si.. MARCO: si ne parlavo anche perchè io i primi mesi ero muto, non parlavo con nessuno.. DOTT.SSA LUGLI: mm...non parlavi di queste cose … MARCO: però comunque stavo col cane. DOTT.SSA LUGLI: Eri muto nel senso che non parlavi di niente? MARCO: no no DOTT.SSA LUGLI: o parlavi solo di queste cose? MARCO: no no no ero muto con tutti DOTT.SSA LUGLI: in generale non volevi parlare. MARCO: Poi dopo che , poi dopo un certo periodo, eeehm dopo che Luca diciamo , poco prima che Luca si tornasse da Como quando mi dissero Luca sta meglio.... DOTT.SSA LUGLI: mm... MARCO: io ricominciai a parlare .. GENERALE GAROFANO: mm MARCO: eh si..e comunque stavo, voi non so se avete seguito il caso... DOTT.SSA LUGLI: mmm... MARCO: Ma anche se quello là che non si può chiamare giudice , secondo me almeno , ha detto che è stato il cane e io dico scusami ma come fate nel senso che è stato il cane, se io stavo quasi sempre con lui il periodo dopo.. DOTT.SSA LUGLI: certo... MARCO: stavo muto e accarezzavo solo il cane , stavo muto e stavo con lui...

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DOTT.SSA LUGLI: infatti volevo chiedere tu ti ricordi in quei periodi lì che hai detto che non parlavi con nessuno che stavi da solo con il cane, che cosa pensavi , che cosa provavi? Te lo ricordi? MARCO: io vivevo la ...cioè dentro di me s'era un vuoto .. DOTT.SSA LUGLI: mmm MARCO: cioè perchè vivere la vita ogni giorno(sospiro) DOTT.SSA LUGLI : non ti preoccupare... MARCO:(Sospiro) DOTT.SSA LUGLI: non ti preoccupare GENERALE GAROFANO: tranquillo tranquillo..,. DOTT.SSA LUGLI: anzi se vivi delle emozioni fanno bene, le emozioni vanno vissute quelle belle e quelle brutte .. GENERALE GAROFANO: si... DOTT.SSA LUGLI: quindi butta fuori, siamo qua apposta noi.. GENERALE GAROFANO: è bello , mi piace vederti così cioè.. DOTT.SSA LUGLI: si si molto GENERALE GAROFANO: dai.. MARCO: allora se io ogni pomeriggio giocavo con lui, uscivo poi come fai a vivere la vita senza.. GENERALE GAROFANO: senza.. DOTT.SSA LUGLI: mm.. GENERALE GAROFANO: e invece pensa che adesso ce l'hai.. DOTT.SSA LUGLI: eh si... GENERALE GAROFANO: eh? Hai fatto commuovere pure me... DOTT.SSA LUGLI: anche me GENERALE GAROFANO: pensa che ce l'hai vicino Luca... DOTT.SSA LUGLI: è contagioso... GENERALE GAROFANO: e quanto tutto quello che hai fatto è stato fondamentale per aiutarlo... DOTT.SSA LUGLI: si GENERALE GAROFANO:e farlo uscire anche dal coma DOTT.SSA LUGLI:assolutamente si GENERALE GAROFANO:perchè lui sapeva che tu esistevi DOTT.SSA LUGLI:eh si GENERALE GAROFANO: pensa che meraviglia... DOTT.SSA LUGLI: voleva rivederti MARCO: avevamo tutti contro, avevamo tutti i dottori che dicevano no Luca se proprio dovesse risvegliarsi , Luca sarebbe un vegetale, Luca sarà una persona sempre in coma perchè non parlerà mai. GENERALE GAROFANO: mm DOTT.SSA LUGLI: guarda miracolo eh? Sai che mi hai detto una cosa che è stata molto bella ..tu hai detto io ero sempre con lui no? Era il mio punto di riferimento

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adesso tu sei il suo eh? Perchè lo aiuti in tante cose è vero? Anche se sei più piccolo l'aiuti, lui secondo me ti vuole un bene da matti .Mm? MARCO: si si DOTT.SSA LUGLI: quindi ci stavi dicendo vivevi questa cosa con questo senso si vuoto no? MARCO: si perchè …grazie GENERALE GAROFANO: prego MARCO: si se si inizia , se si è abituati a … GENERALE GAROFANO: a stare sempre insieme DOTT.SSA LUGLI: a stare sempre con lui ti è venuto a mancare GENERALE GAROFANO: poi mamma e papà lavoravano? MARCO: si soffriva no?, qua non lavoravano più .. GENERALE GAROFANO: mm.. MARCO: perchè dopo che è successo il fatto papà lasciò tutto con un avviso scritto dietro la porta , scrivendo non fate cioè non lamentatevi vi pagherò ..è successo questo questo questo , in questo periodo non posso lavorare perchè poi cioè naturalmente lo capirono e non fecero discussione … DOTT.SSA LUGLI: certo con quello che era successo insomma... MARCO: era il minimo... DOTT.SSA LUGLI: e certo....E Invece dopo quando si è sve......quando ti hanno detto che si era risvegliato dal coma? MARCO: Quando mi hanno detto che si era risvegliato dal coma io , fu uno dei momenti più belli della mia vita … DOTT.SSA LUGLI: si vede.. MARCO: e poi comunque tornai a combattere , perchè praticamente mi ricordo che mi dimenavo contro i dottori del tipo cioè che mi lanciavo contro, addosso... DOTT.SSA LUGLI : Mmmm MARCO: ogni volta che gli dovevano fare ogni tipo di siringa, ma era un tipo di siringa particolare che ora io non mi ricordo e praticamente Luca ogni volta mi diceva Marco questa siringa a me non piace... DOTT.SSA LUGLI: mm... MARCO: mi fa tanto male e ogni volta che loro gliela facevano a me c'era mio padre che mi teneva fermo … DOTT.SSA LUGLI: e tu lo volevi difendere ? MARCO: si io volevo, io volevo dire non fatelo gli fa male tanto non ne trae beneficio DOTT.SSA LUGLI: mh mhmm lo volevi come potevi come riuscivi, lo volevi un po' proteggere ? MARCO: si DOTT.SSA LUGLI: ho capito e dopo invece quando hai visto che piano piano è stato sempre meglio... MARCO:quando poi i dottori che comunque non hanno cioè non l'hanno aiutato per niente , cioè dicevano Luca ha bisogno della PEG, è una macchina che …

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DOTT.SSA LUGLI:si perchè io non la conosco MARCO: è una macchina che si mette nello stomaco e con una siringa si da il cibo, perchè non avrebbe mai potuto mangiare … DOTT.SSA LUGLI: mm...mm...Normalmente diciamo MARCO: normalmente e poi la PEG l ha tenuta per una settimana perchè poi mamma , solamente mamma ha lottato tanto e gli incominciava a dare i maccheroni di pasta DOTT.SSA LUGLI: avrai preso da qualcuno tu ad essere così forte grintoso no? (ride) MARCO: incominciava a dargli la pasta.. GENERALE GAROFANO: la pasta è miracolosa , la pasta è miracolosa altro che... DOTT.SSA LUGLI: eh si.. MARCO: Gli dava la pasta e vedeva che lui la mangiava allora ha detto toglietela non serve .. DOTT.SSA LUGLI: certo e infatti dopo si è ripreso pian piano... MARCO: dopo si... DOTT.SSA LUGLI: no da lì? MARCO: Ci fu un momento in cui il papà si stava per suicidare, sì perchè allora Luca era in coma … DOTT.SSA LUGLI: mm MARCO: e i dottori dicevano che mamma era pazza... GENERALE GAROFANO: mh? MARCO: era pazza perchè DOTT.SSA LUGLI: perchè? MARCO: Perchè allora perchè Luca , mamma che poi quell'altro Luca che da un certo lato era cornuto perchè , perchè raccontava le barzellette mia madre e Luca rideva cioè nel coma Luca sorrideva … DOTT.SSA LUGLI: mm MARCO: però solo alle barzellette divertenti.. DOTT.SSA LUGLI: mmm MARCO: quelle brutte no... DOTT.SSA LUGLI: mm MARCO: quando c'era papà … DOTT.SSA LUGLI: quindi non era completamente immobile?A volte sorrideva? MARCO: cioè era immobile però davanti quando c'erano altre persone … DOTT.SSA LUGLI: non lo faceva.. MARCO: Luca non lo faceva, cioè c'era papà …. DOTT.SSA LUGLI: no scusa era un messaggio MARCO: quando arrivava papà , mamma diceva ma Luca c'è papà, GENERALE GAROFANO:Luca è arrivato papà MARCO: gli raccontava la barzelletta e Luca muto.. DOTT.SSA LUGLI: (sorride)Quindi rideva solo davanti alla mamma diciamo..

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MARCO: Si GENERALE GAROFANO: mmm.. MARCO: E quindi fu lì che … DOTT.SSA LUGLI: però papà le credeva alla mamma? MARCO: in un certo periodo no perchè bisogna considerare anche che il papà crede nei dottori , cioè all'ospedale di Ginevra E all'ospedale più grande che c'è in Svizzera .. DOTT.SSA LUGLI: sperava che i dottori avessero Ragione MARCO: Perchè magari mamma diceva è stata presa dallo shock non può....poi dopo un po' si cominciò a convincere anche papà, perchè papà cosa fece un giorno? Si lavò le mani con l'acqua fredda.. DOTT.SSA LUGLI: Mmm.. MARCO: toccò Luca e Luca fece così con la mano di colpo …. GENERALE GAROFANO: mm... MARCO: perchè l'acqua allora era....perchè cosa fece la seconda volta si ghiacciò le mani con l'acqua fredda tipo mezz'ora così non gli fregava niente... GENERALE GAROFANO: pensa il padre che bravo... MARCO: e Luca lo fece di nuovo, lo disse al dottore e il dottore “no è uno shock”.. DOTT.SSA LUGLI: niente allucinante .. MARCO: è una reazione perchè comunque è in coma ma è vivo si ma è una reazione … DOTT.SSA LUGLI: tipo un riflesso ! MARCO: tipo un riflesso era ….e papà diceva si ma pian piano si può trasformare (Inc) DOTT.SSA LUGLI: certo MARCO: e dicevano si ma non è possibile ….alla fine tutti i dottori erano contro e Luca si risvegliò quando gli staccarono la spina... DOTT.SSA LUGLI: pensa.. MARCO: si perchè poi là in Svizzera hanno la legge che se Luca non si risveglia DOTT.SSA LUGLI: entro... MARCO: Dopo un tot di tempo , dopo tre mesi gli devono staccare la spina perchè non si può... DOTT.SSA LUGLI: più alimentare con le macchine MARCO: Si perchè costa GENERALE GAROFANO: mm MARCO: c'è anche se paghi , mamma diceva pago io non vi preoccupate e loro dissero no guardi... DOTT.SSA LUGLI: loro hanno questa legge MARCO: Lo dobbiamo staccare , allora secondo loro noi perchè dobbiamo provare a salvare lui che tanto non si salverà mai, proviamo a salvarne un altro .. DOTT.SSA LUGLI: quindi immagino adesso, ho capito perchè sei così arrabbiato con i dottori , con quei dottori là.. MARCO: si io i dottori gli odiavo e li odio tutt'ora c'è se …

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DOTT.SSA LUGLI: Certo non sono tutti uguali però quelli lì da come tu ci racconti sono stati... MARCO: si io diciamo che la prima cosa che faccio quando sono di fronte ad un dottore cerco di capirlo.. GENERALE GAROFANO: (sorride) DOTT.SSA LUGLI: la bibliografia MARCO: si perchè tanto io li ho visti tutti da quelli gialli a quelli verdi GENERALE GAROFANO: (ride) MARCO: cioè la prima cosa che cerco di capire è se sono in grado DOTT.SSA LUGLI: mmm MARCO: se sono troppo attaccati ai regolamenti e no qui non si fa qui non si fa DOTT.SSA LUGLI:già inizi a pensare male MARCO: si invece quando poi quando dopo Luca si è sentito meglio e siamo andati a Roma per fare la riabilitazione , mamma da quel momento ha combattuto come cioè lui Luca si alzava alle sette, dalle sette fino a che Luca proprio non crollava di sonno sul come si chiama sul.. GENERALE GAROFANO: lettino MARCO: sul carrello DOTT.SSA LUGLI: mmm MARCO: fino a quando Luca sul carrello … DOTT.SSA LUGLI: tipo la carrozzina ? MARCO:no DOTT.SSA LUGLI: proprio il carrello MARCO: era un carrello GENERALE GAROFANO: si col quale puoi camminare DOTT.SSA LUGLI: si si MARCO:fino a che Luca proprio non si addormentava sul carrello lui la fisioterapia non finiva … DOTT.SSA LUGLI: e certo perchè sfruttava tutto il tempo possibile MARCO: si e là a Roma c'erano le … DOTT.SSA LUGLI: a Roma dove ? MARCO: Al bambin Gesù DOTT.SSA LUGLI: ah MARCO: lì c'erano come si dice tutte le altre mamme che stavano lì a chiacchierare e dicevano dai mamma vieni e mamma diceva “io devo stare perdere tempo a stare...” GENERALE GAROFANO:(RIDE) DOTT.SSA LUGLI: e invece la mamma era così con Luca MARCO: si , aveva il paraocchi esatto. DOTT.SSA LUGLI: (ride)cioè proprio tutta concentrata lì. MARCO: eh si mi ricordo che una delle amiche di mia madre che poi è diventata amica dopo ed era lì al bambin Gesù, diceva ma come mi rispondevi male perchè loro la invitavano, mia madre le mandava a quel paese no?

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DOTT.SSA LUGLI: non gliene fregava niente, gli interessava solo di Luca e Luca stava meglio.. MARCO: e quando … DOTT.SSA LUGLI: ma tu eri lì? MARCO: io si DOTT.SSA LUGLI: eri con la mamma? MARCO: c'è andavo ogni tanto a trovarli insieme a mio padre DOTT.SSA LUGLI: ah ok MARCO: E io mi ricordo che ci furono due persone che hanno aiutato mio fratello in una maniera incredibile. DOTT.SSA LUGLI: mm MARCO: uno è il professor Pierro GENERALE GAROFANO: Vedi.. DOTT.SSA LUGLI: qualcuno c'è di buono GENERALE GAROFANO: ci sono dei medici bravi DOTT.SSA LUGLI: mmm MARCO: il professor Pierro che ha aiutato Luca in una maniera incredibile cioè la cosa più importante è il dottore che deve fare col paziente è credere nel paziente. DOTT.SSA LUGLI: ah certo MARCO: perchè se io ti faccio un esercizio perfettamente ma non credo in quello che faccio non serve. DOTT.SSA LUGLI: certo MARCO: invece Pierro magari stava, dedicava tutto il tempo ai suoi pazienti soprattutto a Luca perchè gli era... DOTT.SSA LUGLI: era uno dei più gravi? MARCO: No perchè era uno dei più gravi ma perchè gli era entrato nel cuore..diciamo DOTT.SSA LUGLI: ah ecco. MARCO: e quindi DOTT.SSA LUGLI: Aveva una preferenza , una simpatia MARCO: si e Pierro combatteva con mia madre per dirgli “si lo devi far sentire (inc) “, ma mia madre gli dava pure i pizzichi alla gambe DOTT.SSA LUGLI:(ride) per fargli rafforzare i muscoli MARCO: e Pierro diceva di no, poi Pierro gli fece rientrare l'anca , praticamente l'anca a lui era uscita .. DOTT.SSA LUGLI: addirittura? MARCO: si era spostata cioè non proprio fuori ma neanche dentro DOTT.SSA LUGLI: mmm MARCO: il che significa che una volta che tu cammini ti fa male DOTT.SSA LUGLI: eh certo MARCO: però più cammini , cioè a noi non può succedere mai perchè tu cammini e quindi si muove sempre DOTT.SSA LUGLI: dentro

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MARCO: esatto però se lo fai per lungo tempo si inizia a DOTT.SSA LUGLI: a staccare MARCO: si ad uscire DOTT.SSA LUGLI : tutte le volte che la muovi ti fa male . Mm MARCO:ti fa male una volta la fecero rientrare e Luca si sentiva benissimo riusciva ...perchè poi Luca quando caricava la gamba gli faceva male (inc) GENERALE GAROFANO: mmm MARCO: quando gli rientrò riusciva(inc) DOTT.SSA LUGLI: era contento ha recuperato da lì MARCO: si quando ce ne tornammo a Giovinazzo dopo un po' di tempo non mi ricordo quanto Pierro morì. DOTT.SSA LUGLI: ah quindi ti è dispiaciuto ? MARCO: sii noi tornammo.. DOTT.SSA LUGLI: era anziano lui? MARCO: no DOTT.SSA LUGLI: no MARCO: morì nel sonno DOTT.SSA LUGLI: ah GENERALE GAROFANO: mm MARCO: per non mi ricordo cosa GENERALE GAROFANO: forse un infarto MARCO: invece la seconda persona che ha aiutato Luca era una fisi...non so come si chiama una terapeuta …. DOTT.SSA LUGLI: terapista? MARCO: Si una terapista GENERALE GAROFANO: una fisioterapista via... MARCO: aiutava Luca a riconoscere gli oggetti DOTT.SSA LUGLI: ah MARCO: a mettergli il freno alle sedie , a muoversi ,agli occhi,cioè l'aiutava dove vedi la luce segui il (inc) tutte quelle cose sembrano DOTT.SSA LUGLI: certo MARCO: anche lei se non sbaglio si chiamava Maddalena DOTT.SSA LUGLI : mm MARCO: ma non mi ricordo e seguiva Luca nello stesso modo di Pierro DOTT.SSA LUGLI: mm MARCO: e poi anche lei è morta DOTT.SSA LUGLI: ma pensa te MARCO: cioè tutte le persone che hanno aiutato Luca sono morte e tutte in febbraio DOTT.SSA LUGLI:sfortuna.. è stata una coincidenza MARCO: si ah beh si è così però la cosa strana è che i dispiaceri della nostra vita succedono tutti a Febbraio, cioè a Febbraio (inc) cioè non puoi dire che non è successo

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niente, cioè a Febbraio c'è morto il coniglio , a Febbraio è morto Pierro, è morta Maddalena.. DOTT.SSA LUGLI: dici però tante coincidenze MARCO: poi è successo a Luca cioè DOTT.SSA LUGLI:speriamo invece che quest'anno Febbraio sia bellissimo perchè non è che tutti gli anni sono uguali eh? MARCO: si DOTT.SSA LUGLI:(sorride)ascolta ti volevo chiedere una cosa MARCO: dimmi DOTT.SSA LUGLI: tu ci hai descritto un pochino più o meno quello che ti ricordavi dei ragazzi di averli già vesti che giocavate con loro etc...Dopo quell'episodio lì è successo che gli abbiate rivisti , o che abbiate giocato , giocato magari no però li avete rivisti magari nel paese ? MARCO: no perchè DOTT.SSA LUGLI: qualcuno di loro? MARCO: no ma anche perchè poi noi vivevamo nell'ospedale … DOTT.SSA LUGLI: mmm GENERALE GAROFANO: siete andati via da lì? MARCO: Si e quando mio padre gli coso per farlo testimoniare per dire , allora cercarono prima di fare il controllo della voce... DOTT.SSA LUGLI: tu sai cosa vuol dire testimoniare? MARCO: si DOTT.SSA LUGLI: e cosa vuol dire? MARCO: cioè sentire la sentire la testimonianza di qualcuno DOTT.SSA LUGLI: mm MARCO: quando cercarono di fare il controllo della voce da Luca , cioè dire li riconosci con la voce, perchè Luca non li vede più DOTT.SSA LUGLI : certo gliel'hanno fatto ascoltare MARCO: il giudice cioè secondo me non posso dirlo con certezza , però secondo me era parente con uno di questi DOTT.SSA LUGLI: mm MARCO: li coprì al massimo e voi pensate che il giudice fece dodici perizie per dichiarare che era stato il cane.. DOTT.SSA LUGLI: mmm …. eh abbiamo letto anche i giornali questa qui è una cosa molto brutta MARCO: si e pensate che quando si chiamarono gli specialisti per dire se era stato il cane o no, la specialista disse non è stato il cane. DOTT.SSA LUGLI: non è compatibile MARCO: tranne una frase in tutta la perizia che disse il cane il cane non è stato educato a dovere quindi ...e poi continuava... DOTT.SSA LUGLI: tutte … MARCO: lei prese questa frase e la inserì e disse vedete che cosa ha detto?

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DOTT.SSA LUGLI: certo MARCO : e quella lì nonostante tutto andò in televisione e lei venne minacciata , venne e gli dissero non andarci e però lei andò denunciò il giudice DOTT.SSA LUGLI: mmm MARCO: e disse io non ho detto questo DOTT.SSA LUGLI: certo GENERALE GAROFANO: certo MARCO: però comunque sulla carta DOTT.SSA LUGLI: avevano usato male le sue parole perchè aveva detto altre cose MARCO: e si però sulla carta rimane comunque quello perchè secondo la Svizzera..no cioè secondo … GENERALE GAROFANO: quel giudice MARCO: è stato il cane DOTT.SSA LUGLI:mmm GENERALE GAROFANO: invece Rocky com'era , com'era come cane? MARCO: Rocky cioè non faceva male ad una mosca. GENERALE GAROFANO: era una cane molto buono MARCO: si si cioè tu gli saltavi addosso, lui si faceva male , ti teneva il muso per un po' … GENERALE GAROFANO: non si rivoltava mai contro ? MARCO: no no era molto difensivo , protettivo scusami GENERALE GAROFANO: si si MARCO : era molto... DOTT.SSA LUGLI: vi difendeva? MARCO: si mi ricordo una volta venne il nonno e il nonno prese, fece con la mano bang bang..argh argh DOTT.SSA LUGLI: (sorride)Il nonno era il papà della mamma o il papà del papà? MARCO:il papà della mamma DOTT.SSA LUGLI:mm MARCO: E disse in dialetto”(inc)” DOTT.SSA LUGLI: no MARCO: come dire … DOTT.SSA LUGLI: si è fatto brutto MARCO: Si come bang bang DOTT.SSA LUGLI: capivo.. MARCO: cioè era molto protettivo DOTT.SSA LUGLI: si si sono così anche un po' i pastori tedeschi come i padroni no? MARCO: mm DOTT.SSA LUGLI: e quindi ci avevi raccontato prima che tu quando Marco era in coma... MARCO: Luca DOTT.SSA LUGLI: scusami faccio sempre confusione

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MARCO: no no succede spesso DOTT.SSA LUGLI: (ride) Marco Luca Luca Marco e stavi molto con Rocky... MARCO: si io stavo molto con Rocky DOTT.SSA LUGLI: e lui com'era era come sempre? MARCO:il cane non puoi saperlo DOTT.SSA LUGLI:tu come lo vedevi? MARCO:Come sempre DOTT.SSA LUGLI:quindi sempre buono, sempre tranquillo MARCO: si si si sempre tranquillo sempre....mi ricordo una volta il vicino di casa lo spruzzò tutto di spray DOTT.SSA LUGLI:mm MARCO: Avete presente ad Halloween quando c'è quella schiuma GENERALE GAROFANO: SI si DOTT.SSA LUGLI: si si MARCO: Il cane si grattava ma non gli fece assolutamente niente DOTT.SSA LUGLI: poverino MARCO:cioè era un angelo da questo punto di vista.. DOTT.SSA LUGLI: quindi si insomma, ma è per quello che comunque noi anche adesso vogliamo cercare di capire bene perchè quello è soltanto un'ipotesi .. MARCO: e poi è stato ucciso DOTT.SSA LUGLI:è ce l'aveva detto infatti la mamma....è soltanto un'ipotesi tra l'altro di pochi elementi reali , volgiamo capire se invece sono percorribili altri percorsi no ? Visto che ….Ascolta ma tu ti ricordi se quando mamma ha trovato il corpo comunque Luca cosa ha visto com'era ? MARCO: Luca era sdraiato a terra … DOTT.SSA LUGLI: mm MARCO:nudo DOTT.SSA LUGLI: completamente o aveva qualche abito? MARCO: aveva allora aveva mi ricordo il giubbotto giallo.. DOTT.SSA LUGLI: mm MARCO:Tipo un un ...i come si dice come si chiama , quelli per la pioggia che sono che tipo la mano usciva... DOTT.SSA LUGLI: tipo un keeway? MARCO:no … DOTT.SSA LUGLI: per la pioggia? MARCO: no il keeway è più.... DOTT.SSA LUGLI: impermeabile? MARCO: impermeabile si DOTT.SSA LUGLI: ah ok MARCO:e me lo ricordo a terra erano tutti i vestiti a terra , comunque i vestiti erano intatti DOTT.SSA LUGLI:mmm

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MARCO:quindi non può essere stato un cane e mi ricordo che Luca era tutto pieno di graffi da tutte le parti , sul braccio qui qui … GENERALE GAROFANO:Secondo te come sono finiti per terra gli abiti , i vestiti cioè aveva il giubbotto e cosa aveva? MARCO: il giubbotto giallo GENERALE GAROFANO: giallo poi che c'aveva?I pantaloni probabilmente MARCO:i pantaloni e le mutande alle ginocchia GENERALE GAROFANO: mmm MARCO:e poi mi ricordo che aveva … DOTT.SSA LUGLI: ti ricordi com'erano i pantaloni ? MARCO:No però mi ricordo che le mutandine erano bianche con tipo dei disegnini, delle macchinine GENERALE GAROFANO:mmm MARCO:non mi ricordo...E c'era un maglione di lana che era celeste o (inc) ora non ricordo però, noi allora lo abbiamo trovato nudo , però ora io in questa fase cioè non vorrei mentire , cioè non ricordo GENERALE GAROFANO: no no tu devi DOTT.SSA LUGLI: infatti GENERALE GAROFANO: cioè in ognuno di noi ci sono dei flash, la nostra mente è come una macchina fotografica … MARCO: se solo si potesse riavvolgere GENERALE GAROFANO: no(sovrapposizione di voci) no tu quello che voglio che ricordi , tu quando poi è venuta la mamma che eccetera eccetera quindi Luca lo trovi, lo trovate in questo modo quindi era a torso nudo praticamente... MARCO: era... GENERALE GAROFANO: cioè la parte superiore... MARCO: si era tutto nudo con tutti i graffi... GENERALE GAROFANO: certo MARCO:tutti i graffi......lividi GENERALE GAROFANO: lividi MARCO: sangue … DOTT.SSA LUGLI: anche sangue c'era ?Era anche ferito? MARCO: si era anche ferito GENERALE GAROFANO: mmm e i vestiti erano mi hai detto? A parte i pantaloni e le mutandine che erano giù , invece i vestiti il giubbotto... MARCO: i vestiti erano tutti sulla neve (inc) tutti uno sopra l'altro , quindi è un cane non è che prende i vestiti e li appoggia tutti nello stesso punto tutti... GENERALE GAROFANO: mmm che ne pensi...vai vai DOTT.SSA LUGLI: no dicevo tu hai visto questi ragazzi che hanno svestito Luca? GENERALE GAROFANO: eh infatti era questo che … MARCO: questo non me lo ricordo DOTT.SSA LUGLI: non ti ricordi hai queste immagini dei vestiti appoggiati sulla neve

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MARCO: io ho l'immagine che praticamente , io ho l'immagine DOTT.SSA LUGLI: è un intercalare (ride) uno dice cioè... GENERALE GAROFANO: Cioè..praticamente è anche utile cioè dici in pratica dai... DOTT.SSA LUGLI: (ride) MARCO: mmm DOTT.SSA LUGLI: praticamente MARCO: (ride) mi ricordo l'immagine di tutti i vestiti a terra e lui nudo e poi mi ricordo l'immagine di ...prima di metterlo (inc) succedeva il tutto DOTT.SSA LUGLI: di quello che ci dicevi prima delle botte MARCO: Si DOTT.SSA LUGLI:con questi bastoni no? MARCO: Eh si DOTT.SSA LUGLI: con questi legni ...ho capito, quindi se noi dovessimo riassumere le reazioni di queste persone... MARCO: si DOTT.SSA LUGLI: tu hai parlato di pugni prima hai detto.. MARCO: spinte cioè prima hanno cominciato a spinte , lui era in mezzo loro lo spingevano tieni tu cioè tipo bullismo... DOTT.SSA LUGLI: Si MARCO: poi hanno incominciato a dare i calci , i pugni e poi hanno via via … DOTT.SSA LUGLI:posso chiederti cosa vuol dire bullismo per te cioè? MARCO: eh allora bullismo per me significa una persona che sfrutta l'altro senza il suo consenso.. DOTT.SSA LUGLI: ah ho capito GENERALE GAROFANO: Senti ma Luca aveva sette anni si ma non aveva tentato di scappare , avevate casa vicino no? MARCO: si erano ottocento metri si però comunque ho detto erano tutti intorno … GENERALE GAROFANO: quanti erano? MARCO: erano tre o quattro GENERALE GAROFANO: Tre o quattro ho capito MARCO: anche perchè se provava a scappare comunque l'avrebbero ripreso.. GENERALE GAROFANO: ma tu ti ricordi se lui ha provato a scappare oppure no? MARCO:mmm GENERALE GAROFANO: perchè ancora non eri o eri già nascosto? MARCO: no GENERALE GAROFANO: no perchè tu hai assistito a questo … MARCO: Eee no lui non aveva provato a scappare , perchè lui comunque non avendo amici , almeno secondo me , lui non avendo amici è quelli lì erano gli unici che gli davano un po' di fila quindi anche se lo trattavano male lui sopportava ...era un sogno.. DOTT.SSA LUGLI: voleva essere accettato. MARCO: Si e quindi all'inizio e alle spinte non fece niente quando poi incominciava sempre più ad aumentare il tutto andò a terra quindi non poteva comunque far niente..

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DOTT.SSA LUGLI: tu ti ricordi se c'è stato un momento esatto in cui ti sei nascosto , mi sono nascosto quando loro hanno fatto una certa cosa.? GENERALE GAROFANO: eh MARCO: quindi io mi sono nascosto quando Luca è finito a terra che io ho provato ad andare ad avvisare qualcuno però poi dopo un certo punto mi sono paralizzato nascosto.. DOTT.SSA LUGLI: mmm GENERALE GAROFANO: tu volevi andare a casa? DOTT.SSA LUGLI:Tu volevi sparire, è stato come sparire . GENERALE GAROFANO: tu volevi andare a casa ma non ci sei riuscito MARCO: non ci sono riuscito era più forte di me GENERALE GAROFANO: mm certo ...senti ma non c'avevate freddo , ma c'era la luce ancora o era buio? MARCO: era buio GENERALE GAROFANO:era completamente buio? MARCO:Si era buio DOTT.SSA LUGLI:ma c'erano dei lampioni delle luci o ti ricordi ? MARCO: no questo no DOTT.SSA LUGLI: come facevate a vedere se era buio? GENERALE GAROFANO: eee c'è uno come fa. MARCO: ma si ci saranno stati dei lampioni ma non mi ricordo DOTT.SSA LUGLI: non ti ricordi GENERALE GAROFANO: e c'è non avevate freddo c'era la neve era notte ..c'è avevate una casa con tutte le patate le cose buone cioè faceva caldo c'era il fuoco.. DOTT.SSA LUGLI:si stava così bene GENERALE GAROFANO:e cosa ci faceva uno fuori DOTT.SSA LUGLI:voleva giocare con le palle di neve GENERALE GAROFANO:eh eh che motivo c'era di stare fuori MARCO: comunque anche se in Svizzera non nevicava , non nevicava spesso ..nevicava GENERALE GAROFANO: ogni tanto MARCO:ogni tanto , quindi delle volte uscivamo per giocare ...poi visto che così Luca che era più grande disse dai usciamo, io all'inizio dissi no no mamma potrebbe tornare ci becca GENERALE GAROFANO: quindi è stata un'idea di Luca.. DOTT.SSA LUGLI:voi perchè hai detto la mamma dovrebbe tornare , voi prima di uscire eravate in casa da soli? MARCO: si DOTT.SSA LUGLI: e siete usciti dopo? MARCO: si e poi siamo usciti abbiamo cominciato a giocare , si sono messi in mezzo loro hanno giocato con noi all'inizio poi.. DOTT.SSA LUGLI:poi tu hai detto spinte … GENERALE GAROFANO: raccontaci un po' …

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DOTT.SSA LUGLI:la dinamica MARCO:allora si siamo usciti GENERALE GAROFANO:scusami è … DOTT.SSA LUGLI: vogliamo capire bene solo per quello, non per farti dire le cose cento volte è MARCO: no no.., allora siamo usciti e abbiamo trovato... GENERALE GAROFANO: e non c'era nessuno? MARCO: no non c'era nessuno GENERALE GAROFANO: a quell'ora , che ore erano le otto e mezza? MARCO: le otto e mezza si , a quell'ora siamo usciti.. GENERALE GAROFANO: si MARCO: quando abbiamo visto il punto in cui era bello correre... GENERALE GAROFANO: c'era spazio.. MARCO: c'era molta neve GENERALE GAROFANO: c'era neve eh certo MARCO: e quindi diciamo eravamo io da una parte Luca dall'altra e diciamo se qui c'era casa io ero qui e Luca era dall'altra parte e il cane era in mezzo che ci girava intorno correndo.. DOTT.SSA LUGLI: mmm MARCO: E noi cercavamo di colpirlo DOTT.SSA LUGLI: con queste palle di neve MARCO:con queste palle di neve si e il cane saltava e le mordeva diciamo... GENERALE GAROFANO:eh certo MARCO:poi si sono messi in mezzo loro quando dopo non mi ricordo cos'è successo che li ha fatti scattare ... DOTT.SSA LUGLI:scusami se ti interrompo cosi capiamo ancora MARCO: si DOTT.SSA LUGLI:se tu no adesso immagini di essere là in quel contesto lì e se sei lì fermo che stai giocando con il cane e con tuo fratello Luca , da dove sono arrivati questi ragazzi qui?Da dove li vedi arrivare? Te lo ricordi ? MARCO: sì allora io li vedo arrivare da dietro Luca DOTT.SSA LUGLI:da dietro Luca quindi di fronte a te ? MARCO: si esatto DOTT.SSA LUGLI: e la tua casa rispetto... MARCO: era dietro DOTT.SSA LUGLI:la tua casa era dietro di te , tu eri qui.. MARCO: allora la casa era dietro DOTT.SSA LUGLI: si MARCO: io ero qui , il cane girava DOTT.SSA LUGLI: si MARCO: e Luca era di fronte a me DOTT.SSA LUGLI: si

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MARCO: tipo dieci metri... GENERALE GAROFANO: quindi si riusciva DOTT.SSA LUGLI: e dietro Luca tu vedevi arrivare i ragazzi dietro Luca io vedevo vedere arrivare i ragazzi ma non mi preoccupo perchè comunque erano chi è che va a pensare … DOTT.SSA LUGLI:e in quel momento cosa avevano in mano? MARCO: in quel momento io non mi ricordo se avessero in mano qualcosa però vanno vicino Luca iniziano a giocare per dieci minuti poi c'è qualcosa che li fa scattare iniziano a spingerlo , Luca non fa niente , continuano per vedere se Luca reagiva che poi questi comunque lo trattavano sempre male Luca... DOTT.SSA LUGLI: e tu non ti ricordi se sono arrivati con in mano i bastoni o li hanno presi dopo? MARCO: questo non me lo ricordo DOTT.SSA LUGLI: ok GENERALE GAROFANO: stavi dicendo che lo trattavano sempre male MARCO: sempre male , a volte gli hanno fatto perfino bere delle formiche, cioè questo me l'ha raccontato Luca che è stato malissimo DOTT.SSA LUGLI:te l ha raccontato prima di quell'episodio lì? MARCO:Si si è successo prima cioè gli hanno messo in un cocktail DOTT.SSA LUGLI: mm MARCO: tante formiche poi gliel'hanno fatto bere.. DOTT.SSA LUGLI: Lui ovviamente se ne è accorto perchè immagino che bere delle formiche no MARCO:si DOTT.SSA LUGLI:te le trovi in bocca, ma erano con gli stessi ragazzi ? MARCO: si GENERALE GAROFANO: che però lui non aveva visto questo episodio, questo episodio tu l'avevi visto..? MARCO:no io non l avevo visto GENERALE GAROFANO: senti ma quando uscivate qualche volta era normale che loro venissero , li avevi visti già anche tu questi ragazzi? MARCO: io diciamo.. GENERALE GAROFAO: O era la prima volta che li vedevi ? MARCO: io non so questo non lo ricordo , però c'è diciamo non mi sono preoccupato. GENERALE GAROFANO: no no della preoccupazione ho capito certo però visto che hai detto comunque che eravate usciti anche altre sere altre volte per giocare, ecco c'erano state altre occasioni in cui questi ragazzi si erano presentati e avevano già giocato MARCO: non mi ricordo. GENERALE GAROFANO: con voi? MARCO:Io mi ricordo che ogni tanto uscivamo con qualcuno GENERALE GAROFANO:di questi?

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MARCO: non proprio di questi.. GENERALE GAROFANO:altri MARCO:incontravamo qualcuno non so se dire se erano gli stessi o altri GENERALE GAROFANO:mmm MARCO:giocavamo con alcuni ragazzi di questo... DOTT.SSA LUGLI:quindi MARCO:di questo paesino GENERALE GAROFANO:di questo villaggio, di questo quartiere insomma MARCO:no no non era un quartiere era proprio un paesino DOTT.SSA LUGLI:paesino GENERALE GAROFANO:si paesino DOTT.SSA LUGLI:quindi tu non ti ricordi prima che cosa avete fatto con questi ragazzi GENERALE GAROFANO:prima di quell'episodio DOTT.SSA LUGLI:si prima di quell'episodio...Se avete giocato a pallone.. MARCO: si abbiamo giocato, ma probabilmente visto che che era qualcosa di non importante non me lo ricordo... DOTT.SSA LUGLI:certo certo GENERALE GAROFANO: e l'episodio che tu ci hai raccontato di violenza no ad un certo punto questi ragazzi li hai visti (inc)..anche senza arrivare a quello che è successo quel giorno , ma quelle altre volte che tu hai giocato con Luca e con questi ragazzi che tu dici non mi ricordo perchè è andato tutto bene, ma c'era stato qualche tentativo , lo prendevano in giro , lo spingevano non te lo ricordi ? MARCO: allora lo sfottevano, ma cioè sempre parole qualche … GENERALE GAROFANO:che parole erano ? DOTT.SSA LUGLI:eh infatti MARCO: che parole erano GENERALE GAROFANO:Italiano (Inc) MARCO: non lo so GENERALE GAROFANO:parlavano in francese? MARCO:Si eravamo in Svizzera.. GENERALE GAROFANO:Svizzera francese magari potevano pure dire parolacce in italiano per essere più offensivi no? Però tu non ti ricordi , lo prendevano in giro, tu ti ricordi in questi episodi di essere stato presente mentre lo prendevano in giro... MARCO:si pero Luca cioè non diceva niente poi dopo un po' giocavano e anche nel gioco lo sfottevano però dico cioè era lo sfotto tipo come io litigo con mio fratello GENERALE GAROFANO:era accettabile ? MARCO:si DOTT.SSA LUGLI:degli scherzi , un po' pesanti ma scherzi MARCO:no non erano pesanti DOTT.SSA LUGLI:neanche MARCO: come a scuola

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GENERALE GAROFANO:mm MARCO:come si litiga tra di noi cioè non è niente di GENERALE GAROFANO:uno sfotto MARCO: uno sfotto che però fatto da più persone a una DOTT.SSA LUGLI:certo MARCO:uno non può difendersi DOTT.SSA LUGLI:certo soprattutto se sono più grandi anche MARCO: e quando li ho visti arrivare dopo un po' hanno cominciato a spingerlo e Luca ha diciamo , diceva adesso tornate ...perchè fate così tornate al gioco GENERALE GAROFANO: quindi Luca ha tentato di convincerli MARCO:Luca ha tentato di …, ha cercato di dirgli perchè fate così cioè tornate al gioco che stai a fare ? GENERALE GAROFANO:E certo e loro? MARCO: eh loro ioè l'hanno ignorato completamente e hanno continuato e poi dopo che hanno fatto i propri comodi se ne sono andati convinti hanno detto questo starà male una ingessatura a posto GENERALE GAROFANO:e invece ..? DOTT.SSA LUGLI: scusa non ti ricordi dove i bastoni che hanno usato per picchiarlo , non ti ricordi se li hanno tenuti, se li hanno buttati non ti ricordi non so ripensandoci, ? Cioè l'immagine di loro che se ne vanno ce l'hai ? MARCO: Si l'immagine di loro che se ne vanno si cioè loro se se ne vengono così se ne vanno..... DOTT.SSA LUGLI:se ne sono ritornati da dove sono venuti... GENERALE GAROFANO: Correndo scappando o a piedi normale? MARCO:no normalmente ...mamma però viene dopo tipo un quarto d'ora GENERALE GAROFANO:mm MARCO:dopo che è successo tutto e quindi io la sento urlare e le dico vieni Luca GENERALE GAROFANO:(sovrapposizione ) MARCO:io le dico vieni Luca si è fatto male, questo è quello che gli dico che Luca era accanto ad un sasso , perchè era rotolato giù GENERALE GAROFANO: certo MARCO:ed era nudo GENERALE GAROFANO:ma tu hai visto e come si sono tolti questi vestiti? MARCO: eh questo non me lo ricordo GENERALE GAROFANO:non te lo ricordi , in una spinta rimane , cioè non è che è strappato il vestito è proprio tolto... MARCO:proprio tolto ecco ora non lo so GENERALE GAROFANO:ma non è che gliel'hanno tolto MARCO:cioè secondo me gliel'hanno tolto per cercare di rianimarlo GENERALE GAROFANO:mmm MARCO:questo non lo so

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GENERALE GAROFANO:cioè tu pensi che i vestiti glieli hanno tolti quando è caduto quando è scivolato giù MARCO:si quando è scivolato giù GENERALE GAROFANO: ma scusa tu l'hai visto mentre scivolava MARCO:si è rotolato completamente GENERALE GAROFANO:è rotolato MARCO:fino a quando non ha trovato questo sasso GENERALE GAROFANO:questo sasso che ha fatto urto e a quel punto tu... DOTT.SSA LUGLI: ma dove ha battuto? MARCO:Ha battuto in un sasso praticamente GENERALE GAROFANO:cioè noi diciamo quale parte DOTT.SSA LUGLI:quale parte del corpo ha battuto? MARCO: da qui fino a qui DOTT.SSA LUGLI: dalla schiena al collo MARCO:al collo si DOTT.SSA LUGLI:fino alla testa MARCO:si esatto fino alla testa è rimasto lì così fermo ed era svenuto GENERALE GAROFANO:ascolta ma tu in quel momento non hai sentito il desiderio di andare a vedere... MARCO:e cioè no ero completamente paralizzato GENERALE GAROFANO:c'avevi sempre paura , e mentre eri MARCO:no GENERALE GAROFANO:però eri nascosto, quindi se hai visto la discesa poi hai visto che magari questi ragazzi si sono avvicinati per capire cosa fosse successo no? MARCO:Si sono avvicinati e quando hanno visto il tutto hanno , se ne sono andati ma non correndo, se ne sono andati tranquillamente come se non fosse successo niente, si si sono agitati , ma non si sono preoccupati perchè GENERALE GAROFANO:ecco.. MARCO:hanno detto abbiamo fatto bene DOTT.SSA LUGLI:quindi secondo te erano contenti di quello che avevano fatto MARCO:si contenti di quello che avevano fatto GENERALE GAROFANO:tu hai sentito queste parole “abbiamo fatto bene”sono passati dei minuti , gli abiti non ti ricordi che è successo? MARCO:Gli abiti è l'unica cioè come se un vuoto non riesco ad unire GENERALE GAROFANO:mm MARCO:cioè non riesco a capire perchè glieli hanno tolti GENERALE GAROFANO:non sei sicuro DOTT.SSA LUGLI:prima o dopo?Manca quel pezzo del puzzle ti manca GENERALE GAROFANO:non sei sicuro DOTT.SSA LUGLI:però secondo te come mai , così se dovessimo fare una interpretazione adesso di quello che è successo MARCO: secondo me

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DOTT.SSA LUGLI: no dico scusami secondo te come mai le mutandine e pantaloni abbassati ? MARCO:Per divertirsi che ne so per perchè visto che era svenuto mo qui ci divertiamo e... DOTT.SSA LUGLI:mm divertirsi come MARCO:divertirsi come e non lo so cioè magari così prendeva freddo non lo so come DOTT.SSA LUGLI:mmm e era rivolto ti ricordi l'immagine del suo corpo rivolto verso l'alto rivolto verso il basso rivolto verso , è nel senso il corpo era sdraiato GENERALE GAROFANO: così o così DOTT.SSA LUGLI:per terra era rivolto verso l'alto , con la pancia. MARCO:A pancia in giù GENERALE GAROFANO:supino... MARCO: cioè era a pancia in su DOTT.SSA LUGLI:a pancia in su ? MARCO:si DOTT.SSA LUGLI: mmm ho capito GENERALE GAROFANO:mm DOTT.SSA LUGLI:mm, lo facciamo tornare dalla mamma poi magari vediamo se ci viene in mente qualche cosa , però dire che qualche cosa ci hai spiegato tutto nel dettaglio quindi.. GENERALE GAROFANO:si si DOTT.SSA LUGLIpossiamo GENERALE GAROFANO:poi si stanca DOTT.SSA LUGLI:eh infatti DOTT.SSA LUGLI:intanto noi ti ringraziamo Marco GENERALE GAROFANO:io ho il sospetto che tu fai il medico da grande DOTT.SSA LUGLI:(ride)può essere GENERALE GAROFANO:io credo che tu farai il medico DOTT.SSA LUGLI:per aumentare (sovrapposizione ) GENERALE GAROFANO: si secondo me tu farai il medico,.mm va bene DOTT.SSA LUGLI:intanto Marco grazie mille sei stato utilissimo MARCO:grazie a te DOTT.SSA LUGLI:anzi forse ti sei guadagnato un'altra cioccolata chissà GENERALE GAROFANO:posso averla pure io questa DOTT.SSA LUGLI:(ride)adesso il generale vuole anche lui la cioccolata (ride)ahahah peggio dei bambini,... GENERALE GAROFANO:veramente io non ho mangiato oggi

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