REGOLE PROBATORIE E REGOLE DI GIUDIZIO NELL’AMMISSIONE E VALUTAZIONE GIUDIZIALE DEGLI ESITI DELL’ATTIVITÀ CONSULTIVA E DI CONTROLLO * di Fulvio Maria Longavita, Presidente della Sezione di Controllo della Corte dei Conti per la Regione Umbria §-1) Premessa: i rapporti tra funzioni giurisdizionali e funzioni di controllo nelle disposizioni del nuovo codice contabile; §-2) I rapporti tra funzioni giurisdizionali e funzioni di controllo della Corte dei conti nel quadro dei valori costituzionali della contabilità pubblica; §-3) Regole probatorie e regole di giudizio nel codice di giustizia contabile; §-4) Segue: ammissibilità dei mezzi di prova; §-5) Segue: regole di valutazione giudiziale delle prove; §-6) Le segnalazioni dei magistrati del controllo dei fatti dai quali possono derivare responsabilità erariale, ex art. 52, comma 4, c. giust. cont.; §-7) L’ammissione a visto degli atti sottoposti al controllo preventivo di legittimità, ex art. 17, comma 30-quater, del d.l. n. 78/2009, convertito dalla l. n. 102/2009 e s.m.i.; §-8) I pareri espressi dalla Corte dei conti nell’esercizio della funzione consultiva, ex art. 95, comma 4, c. giust. cont. . §-1) Premessa: i rapporti tra funzioni giurisdizionali e funzioni di controllo nelle disposizioni del nuovo codice contabile. Tra le più importanti novità del codice di giustizia contabile, assumono particolare rilievo le disposizioni che hanno normato i rapporti tra le attività di controllo e quelle giurisdizionali della Corte dei conti. Esse hanno avuto il merito di aprire nuovi spazi di approfondimento su un tema che sembrava definitivamente sopito, nella visione di una netta separazione ed incomunicabilità delle due principali sfere di intervento della Corte dei conti Italiana, affermatasi dopo la riforma del 1994 (leggi nn.19-20), non propriamente coerente con l’intrinseca unitarietà formativa, finalistica ed etico- culturale della Magistratura contabile. Si tratta di poche regole, rinvenibili negli artt. 52, comma 4; 69, comma 2, 95, comma 4, e 133, comma 1, del codice 1 . Le norme del codice, peraltro, non esauriscono tutte le regole del sistema www.contabilita-pubblica.it Dottrina www.contabilita-pubblica.it 21/04/2017 1 21/04/2017
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REGOLE PROBATORIE E REGOLE DI GIUDIZIO … · regole probatorie e regole di giudizio nell’ammissione e valutazione giudiziale degli esiti dell’attivitÀ consultiva e di controllo*
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REGOLE PROBATORIE E REGOLE DI GIUDIZIO NELL’AMMISSIONE E
VALUTAZIONE GIUDIZIALE DEGLI ESITI DELL’ATTIVITÀ CONSULTIVA
E DI CONTROLLO* di Fulvio Maria Longavita, Presidente della Sezione di
Controllo della Corte dei Conti per la Regione Umbria
§-1) Premessa: i rapporti tra funzioni giurisdizionali e funzioni di controllo
nelle disposizioni del nuovo codice contabile; §-2) I rapporti tra funzioni
giurisdizionali e funzioni di controllo della Corte dei conti nel quadro dei valori
costituzionali della contabilità pubblica; §-3) Regole probatorie e regole di
giudizio nel codice di giustizia contabile; §-4) Segue: ammissibilità dei mezzi di
prova; §-5) Segue: regole di valutazione giudiziale delle prove; §-6) Le
segnalazioni dei magistrati del controllo dei fatti dai quali possono derivare
responsabilità erariale, ex art. 52, comma 4, c. giust. cont.; §-7) L’ammissione
a visto degli atti sottoposti al controllo preventivo di legittimità, ex art. 17,
comma 30-quater, del d.l. n. 78/2009, convertito dalla l. n. 102/2009 e s.m.i.;
§-8) I pareri espressi dalla Corte dei conti nell’esercizio della funzione
consultiva, ex art. 95, comma 4, c. giust. cont. .
§-1) Premessa: i rapporti tra funzioni giurisdizionali e funzioni di
controllo nelle disposizioni del nuovo codice contabile.
Tra le più importanti novità del codice di giustizia contabile, assumono
particolare rilievo le disposizioni che hanno normato i rapporti tra le attività di
controllo e quelle giurisdizionali della Corte dei conti. Esse hanno avuto il
merito di aprire nuovi spazi di approfondimento su un tema che sembrava
definitivamente sopito, nella visione di una netta separazione ed
incomunicabilità delle due principali sfere di intervento della Corte dei conti
Italiana, affermatasi dopo la riforma del 1994 (leggi nn.19-20), non
propriamente coerente con l’intrinseca unitarietà formativa, finalistica ed etico-
culturale della Magistratura contabile.
Si tratta di poche regole, rinvenibili negli artt. 52, comma 4; 69, comma
2, 95, comma 4, e 133, comma 1, del codice1.
Le norme del codice, peraltro, non esauriscono tutte le regole del sistema
(atipici) come quelli appena menzionati, o resi in assenza dei relativi
“presupposti generali” (ex art. 95, comma 4, del codice), non godono del
valore probatorio privilegiato legato alla loro semplice “produzione nella causa”
(v. ancora il precitato art. 95, comma4).
Ai fini della valutazione dei profili considerati nei predetti pareri,
probabilmente sarà necessaria una più articolata acquisizione di mezzi
istruttori, con onere a carico della parte interessata, dai quali argomentare
l’esonero (o una più favorevole graduazione) di responsabilità del convenuto,
oppure la maggiore fondatezza dell’azione erariale, esercitata dal requirente
contabile.
1 Le disposizioni di cui all’art. 52, comma 4, impegnano “i magistrati della Corte dei conti, assegnati alle Sezioni ed agli uffici di controllo, [nel segnalare] alle competenti Procure regionali i fatti dai quali possano derivare responsabilità erariali che emergano nell’esercizio delle loro funzioni”.
Le disposizioni di cui all’art. 69, comma 2, invece, impegnano “il Pubblico Ministero [nel disporre] l’archiviazione per assenza di colpa grave, quando l’azione amministrativa si [sia] conformata al parere reso dalla Corte dei conti in via consultiva, in sede di controllo ed in favore degli enti locali, nel rispetto dei presupposti generali per il [loro] rilascio”.
Le disposizioni di cui all’art. 95, comma 4, a loro volta, impegnano “il Giudice [nella] valutazione dell’effettiva sussistenza dell’elemento soggettivo della responsabilità e del nesso di causalità, [in relazione ai] pareri resi dalla Corte dei conti”.
Le disposizioni di cui all’art. 133, comma 1, infine, consentono al P.M. di promuovere il giudizio per l’applicazione di sanzioni pecuniarie anche su “segnalazione della Corte nell’esercizio delle sue attribuzioni […] di controllo”.
2 L’art. 17, comma 30-quater, lettera a) del d.l. n. 78/2009 e s.m.i non è stato abrogato dall’art. 4 dell’allegato 3 (“Norme transitorie e abrogazioni”) al c. giust. cont. ed è tuttora vigente.
3 L’art. 20, comma 2, lettera p) della legge delega pone tra i “principi e criteri direttivi” della delega stessa anche quelli di “disciplinare esplicitamente le connessioni tra risultanze ed esiti accertativi raggiunti in sede di controllo e documentazione ed elementi probatori producibili in giudizio, assicurando altresì il rispetto del principio secondo cui i pareri resi dalla Corte dei conti in via consultiva, in sede di controllo ed in favore degli enti locali, nel rispetto dei presupposti generali per il rilascio dei medesimi, siano idoneamente considerati nell’ambito di un eventuale procedimento per responsabilità amministrativa, anche in sede istruttoria, ai fini dell’effettiva sussistenza dell’elemento soggettivo della responsabilità e del nesso di causalità”.
4 Gli accenti posti nella sent. n. 29/1995 sul “carattere collaborativo del controllo (di gestione) della Corte dei conti hanno favorito l’affermarsi delle tesi sulla impossibilità di configurare un qualsivoglia rapporto tra le attività di controllo e quelle giurisdizionali della Corte stessa.
5 Si riporta, per completezza, il testo del paragrafo 11.4 della sent. n.29/1995 della Corte Cost., così come richiamato nella “relazione illustrativa” al codice della giustizia contabile: “Nondimeno, la titolarità congiunta nella stessa Corte dei conti della giurisdizione (ai sensi dell’art. 103, secondo comma, della Costituzione) e del controllo successivo sulla gestione, corredato dei poteri di acquisizione delle notizie e di ispezione prima indicati, pone delicati problemi di regolamentazione dei confini, non solo sotto il profilo dell’organizzazione interna dell’organo (in quanto postula una rigorosa separazione fra le sezioni giurisdizionali e quelle adibite al predetto controllo), ma anche sotto il profilo dell’utilizzazione delle notizie o dei dati acquisiti attraverso l’esercizio dei poteri inerenti al controllo sulla gestione.
Più precisamente, è incontestabile che il titolare dell’azione di responsabilità possa promuovere quest’ultima sulla base di una notizia o di un dato acquisito attraverso l’esercizio dei ricordati poteri istruttori inerenti al controllo sulla gestione, poiché, una volta che abbia avuto comunque conoscenza di un’ipotesi di danno, non può esimersi, ove ne ricorrano tutti i presupposti, dall’attivare l’azione di responsabilità. Ma i rapporti tra attività giurisdizionale e controllo sulla gestione debbono arrestarsi a questo punto, poiché si vanificherebbero illegittimamente gli inviolabili “diritti della difesa”, garantiti a tutti i cittadini in ogni giudizio dall’art. 24 della Costituzione, ove le notizie o i dati acquisiti ai sensi delle disposizioni contestate potessero essere utilizzati anche in sede processuale (acquisizioni che, allo stato, devono avvenire nell’ambito della procedura prevista dall’art. 5 della legge n. 19 del 1994)”.
6 Ad una simile funzione, la dottrina ha – da sempre – rapportato i poteri istruttori del controllo, di cui all’art.
16 del T.U. n. 1214/1934 (oggi riformulati nell’art. 3, comma 8, della l. n. 20/1994, con richiami anche all’art. 2, comma 4, del d.l. 453/1993, che a sua volta richiama l’art. 16, comma 3, del d.l. n. 152/1991), nonché l’istituto dell’ “avviso al ministro”, di cui all’art. 15 del medesimo T.U. (oggi riformulato anch’esso dall’art. 3, comma 8, della l. n. 20/1994 come “avviso all’organo generale di direzione”). Cfr. A. Bennati, Manuale di Contabilità di Stato, X Edizione, Jovene, Napoli 1983.
7 Si ricorda che con la sent. n. 130/2014 la Corte Costituzionale ha annullato alcune deliberazioni delle Sezioni Regionali di controllo per l’Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte con cui era stato esercitato il controllo sui rendiconti dei gruppi consiliari regionali per l’anno 2012, in applicazione delle disposizioni dell’art. 1, comma 9-12, del d.l. n.174/2012, convertito dalla l. 213/2012, che invece condizionavano l’esercizio del controllo stesso alla previa individuazione dei relativi criteri da parte della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome, intervenuta nel 2013.
8 Nella “relazione illustrativa” al codice, opportunamente si precisa che: “l’utilizzo del termine onere, anziché obbligo, che attiene se mai all’esercizio dell’azione di responsabilità, non vuole certo sminuire la cogenza del precetto, ma se mai rimarcare ulteriormente la diversa significatività dell’attività della Corte in sede di controllo e in sede giurisdizionale” (v. paragrafo 8.1, in fine)
9 Il “buon andamento amministrativo”, secondo lo scrivente, involge essenzialmente il lato interno del tessuto amministrativo ed interpella la giurisdizione della Corte dei conti nelle “materie di contabilità” (ex art. 103 Cost.) soprattutto nei profili della correttezza dell’agire pubblico, in termini di adeguatezza ed opportunità, anche sotto gli aspetti della economicità, sostenibilità ed efficacia della spesa, oltre che della capacità di riscuotere le proprie entrate. Analogamente, il “buon andamento” interpella le strutture di controllo della Corte dei conti nelle stesse “materie di contabilità”, anche nell’esercizio della funzione consultiva di loro competenza, ex art. 7, comma 8, della l. n. 131/2003.
10 Al rapporto di complementarietà che intercorre tra controllo e giurisdizione hanno fatto chiaro riferimento anche il Presidente ed il Procuratore Generale della Corte dei conti, nelle relazioni per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2017, alla cerimonia del 13 febbraio scorso. In particolare, il Procuratore Generale della Corte dei conti, nella sua relazione si è specificamente soffermato sulla “complementarietà che si può realizzare , e sempre più spesso si realizza, all’interno della Corte dei conti tra l’attività di controllo e quella dell’esercizio dell’azione di responsabilità, nell’ovvio e rigoroso rispetto della loro reciproca autonomia” (v. pag. 10).
11 Oggi sostituito dal “pareggio di bilancio”, ex art. 1, comma 707, della l. n. 208/2015, nonché commi 709-712 e 719-734, le cui disposizioni cessano di avere effetto dal 2017, ai sensi dell’art. 1, comma 463 della l. 11 dicembre 2016, n.232. Per il 2017, infatti, trovano applicazione le disposizioni dei commi 464-478 della precitata l. n. 232/2016.
12 V. esemplificativamente le sanzioni per la violazione dell’art. 119, ultimo comma, Cost. (ex art. 30, comma 15, della l. n. 289/2002), ovvero quelle per il “funzionamento dei controlli interni” (ex art. 148, comma 4, TUEL, nel testo introdotto dall’art. 3, comma 1, lettera e del d.l. n. 174/2012, convertito dalla l. n. 213/2012), ovvero ancora quelle collegate al disseto (ex commi 5 e 5-bis dell’art. 248 TUEL, introdotti dall’art. 3, comma 1, lettera s del d.l. n. 174/2012 e relativa legge di conversione).
13 V. Corte Cost. sent. n. 39/2014. 14 V. ancora Corte Cost. sent. n. 39/2014, paragrafo 6.3.4.3.2. 15 Si ricorda che il legislatore è intervenuto, a seguito della sent. n. 39/2014 della Corte Cost., e con l’art. 33,
comma 2, lettera a), n. 3, del d.l. 24 giugno 2014, n. 91 (convertito, con modificazioni dall’art. 1, comma 1, della legge 11 agosto 2014, n. 116), ha introdotto un secondo periodo all’art. 1, comma 12, del d.l. n. 174 del 2012, specificando che: “avverso le delibere della Sezione regionale di controllo della Corte dei conti, di cui al presente comma, è ammessa l’impugnazione alle Sezioni Riunite della Corte dei conti in speciale composizione, con le forme e i termini di cui all’articolo 243-quater, comma 5, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267”.
16 V. ancora sent. n. 39/2014, paragrafo 6.3.4.3.3 . 17 Si ricorda, in proposito, che molte norme di coordinamento della finanza pubblica sembrerebbero contenere
una sorta di presunzione di danno, in quanto, nel descrivere l’illecito contabile, prevedono che la realizzazione della condotta vietata dia luogo a forme di responsabilità “a titolo di danno erariale” (v. art. 3, comma 44 e comma 59, della l. n.244/2007), ovvero determina comunque “responsabilità erariale” (v. art. 1, c. 11 e 42 della l. 311/2004 ed art. 1, c.9, della l. 266/2005, oltre ad art. 1, c. 467, l. n. 296/2006). In realtà, come opportunamente chiarito dalle SS.RR. della Corte dei conti con la sent. n.12-QM/2012, tutte queste norme non contengono alcuna “presunzione legale” di danno o di “responsabilità erariale”, ma offrono semplicemente indicazioni per affermare una responsabilità sanzionatoria ovvero risarcitoria, delle quali vanno comunque accertati e dimostrati tutti gli elementi soggettivi ed oggettivi (v. paragrafo 8- 8.4 della precitata sent. n. 12-QM/2012).
18 Si ricorda che, secondo la Corte di Cassazione, l’ “atipicità [della prova] postula l’assenza di un paradigma legale, in relazione al quale condurre la verifica di ammissibilità e validità del mezzo di prova” (v. Cass. Sez. civ. V sent. n.9099/2012), così che possono essere introdotte, con il “valore indiziario” che è proprio delle “prove atipiche”, anche “scritture private provenienti da terzi estranei alla lite” (v. Cass. SS. UU. civ. sent. n. 15169/2010), oltre che valutazioni del CTU “eccedenti il mandato” (v. Cass. Sez. civ. II n.5965/2004) e le prove raccolte anche in altri procedimenti (giudiziali o meno), “senza che rilevi la divergenza delle regole proprie di quel procedimento[sulla]
ammissione ed assunzione della prova” (v. Cass. Sez. civ. III n.840/2015), ivi comprendendo “le risultanze delle indagini preliminari svolte in sede penale” (v. ancora Cass. Sez. civ. II n. 1593/2017).
Lo stesso “esercizio negativo della facoltà del giudice di desumere argomenti di prova dal contegno processuale delle parti, ai sensi dell’art. 116, c. 2, cpc, non è censurabile in sede di legittimità […] trattandosi di un potere discrezionale, attinente alla valutazione di una prova atipica o innominata” (v. Cass. Sez. civ. I sent. n.20673/2012).
19 V. M. Smiroldo, Officina del Diritto – L’Amministrativista: Il nuovo processo contabile, paragrafo 3.8), Giuffrè - 2017
20 V, testualmente, ancora una volta M. Smiroldo, già citato, con richiami a Cass. civ. Sez. V, sent. n. 16032/2015 e Cass. Civ. Sez. Lav. sent. n. 17108/2016).
21 Si ricorda che, in sede di controllo, la Corte dei conti ha poteri istruttori sostanzialmente analoghi a quelli della Procura, in base alle specifiche indicazioni che emergono in proposito dall’art. 3, comma 8, della l. n. 20/1994, con specifico richiamo anche alle disposizioni dell’art. 2, comma 4 del d.l. n. 453/1993 (convertito dalla l. n. 19/1994) che, a sua volta, richiama l’art. 16 del d.l. n.152/1991 (convertito dalla l. n. 203/1991) e l’art. 74 del r.d. n. 1214/1934.
22 Il codice ha regolato l’attività istruttoria della Procura. I poteri esercitati sono sostanzialmente quelli previsti dalla normativa previgente, ma le forme di esercizio sono del tutto nuove e si traducono in “provvedimenti motivati”, anche per acquisire atti e documenti (v. artt. 58, 59, 61 e 62 c. giust. cont.).
23 È appena il caso di ricordare che il valore di prova legale dell’ “atto pubblico” resta circoscritto, per espressa indicazione normativa (v. art. 2700), alle sole “dichiarazioni delle parti” ed agli “altri fatti che il pubblico ufficiale attesta avvenuti in sua presenza o da lui compiuti”, oltre che alla “provenienza del documento dal pubblico ufficiale che lo ha formato”, così che non entrano nel perimetro del valore probatorio “legale” dell’atto pubblico stesso le considerazioni e le valutazioni, frutto di personale elaborazione logico-deduttiva.
24 F.M. Longavita: La responsabilità erariale sanzionatoria a salvaguardia dei beni-valori che si pongono alla base della contabilità pubblica. Collegamento del suo esercizio con l’attività di controllo, in www.contabilità-pubblica it, 17/2/2014.
25 V. art. 1, comma 707, della l. n. 208/2015, nonché commi 709-712 e 719-734, le cui disposizioni cessano di avere effetto dal 2017, ai sensi dell’art. 1, comma 463 della l. 11 dicembre 2016, n. 232.
Per il 2017, infatti, trovano applicazione le disposizioni dei commi 464-478 della precitata l. n. 232/2016. 26 Ulteriori disfunzioni e criticità, pure rilevanti per l’accertamento di eventuali responsabilità di tipo
sanzionatorio possono emergere anche dagli accertamenti connessi alla declaratoria di dissesto, ex commi 5 e 5-bis dell’art. 248 TUEL (introdotti dall’art. 3, comma 1, lettera s) del d.l. n. 174/2012 e relativa legge di conversione), ovvero dall’esame dei “piani pluriennali di riequilibrio finanziario”, ex art. 243-bis TUEL (introdotto dall’art. 3, comma 1, lettera r del d.l. n. 174/2012) e dall’esame degli atti connessi al c.d. “dissesto guidato”, ex art. 6, comma 2, del d. lgs. n. 149/2011, in relazione anche alle verifiche ispettive, previste dall’art. 14, comma 1, lettera d, secondo periodo, della l. n. 196/2009.
Una ancora più recente ipotesi di responsabilità sanzionatoria, rilevabile anch’essa mediante l’ordinaria attività di controllo delle Sezioni di controllo della Corte dei conti, è quella prevista dall’art. 20 del d.lgs. 19 agosto 2016, n. 175, relativamente all’adozione dei “piani di razionalizzazione annuale” delle partecipazioni pubbliche.
27 V. ancora F.M. Longavita: La responsabilità erariale sanzionatoria a salvaguardia dei beni-valori che si pongono alla base della contabilità pubblica. Collegamento del suo esercizio con l’attività di controllo, già citata.
28 Si richiamano in proposito SS.UU. Cass, sent. n. 6820/2017 e Sez. Contr. Umbria delib. n. 93-PAR/2016. 29 Cfr. G. Rivosecchi, Il ricorso incidentale in sede di controllo della Corte dei conti, intervento al seminario di
aggiornamento presso la Corte Costituzionale, 16 marzo 2017. 30 Una ipotesi particolare, che merita attenzione, è quella del c.d. “atto esaurito”. Gli “atti esauriti” sono gli atti amministrativi soggetti a controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti
che, tuttavia, vengono presentati per l’esame del competente Ufficio di controllo quando hanno ormai prodotto i loro effetti.
L’intrinseca natura del controllo preventivo di legittimità impone che simili atti, proprio per il carattere preventivo del controllo stesso, condizionante i relativi effetti, siano restituiti senza registrazione. In tal senso, del resto, è l’orientamento tradizionale degli organi di controllo della Corte dei conti (v. tra le tante Sez. Contr. Lombardia nn. 438 e 442/2007).
Non sono però mancate pronunce – anche autorevoli – di segno opposto (v. Sez. Centr. Legittimità delib. n.10/2009 e Sez. Contr. Marche delib. n. 7/2007).
Al presente, si assiste ad una ripresa dell’orientamento più rigoroso (v. Sez. Contr. Piemonte delib. n. 111/2014 e n. 92/2015), da ritenere sicuramente più armonico con il sistema giuscontabile nel suo complesso, in relazione alle caratteristiche proprie del controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti ed agli effetti dell’ammissione a visto sulla responsabilità erariale, ex art. 17, comma 30-quater, del d.l. n.78/2009 e s.m.i. .
31 L’art. 7, comma 8, della l. n. 131/2003, prevede che: “Le Regioni possono richiedere ulteriori forme di collaborazione alle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti ai fini della regolare gestione finanziaria e dell’efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa, nonché pareri in materia di contabilità pubblica. Analoghe
richieste possono essere formulate, di norma tramite il Consiglio delle autonomie locali, se istituito, anche da Comuni, Province e Città metropolitane.
32 L’art. 10-bis del d.l. 24 giugno 2016, n.113 ha modificato l’art. 7, comma 8, della l. n. 131/2003, aggiungendo il seguente, ulteriore periodo: “Richieste di parere nella medesima materia [di contabilità] possono essere rivolte direttamente alla Sezione delle autonomie della Corte dei conti: per le Regioni, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e dalla Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome; per i Comuni, le Province e le Città metropolitane, dalle rispettive componenti rappresentative nell’ambito della Conferenza unificata”.
33 V. Sezione contr. Umbria, delib. n. 88-PAR/2016, con la quale è stata dichiarata la inammissibilità della richiesta di parere avanzata da un Comune su materia definita dalla Sezione Giurisdizionale con sentenza (di condanna) in corso di pubblicazione al momento della richiesta di parere.
34 V. i principi affermati in proposito dalla Sezione delle Autonomie, nell’adunanza del 27 aprile 2004, quali integrati dalle successive delibere n.5-AUT/2006, n. 9-AUT/2009, n. 54-Contr./2010 delle SS.RR. e Sez. Aut. n. 3/2014.
35 V. Sez. Contr. Umbria, delib. n. 21-PAR/2014. 36 Si ricorda che la nozione di “materia di contabilità”, ex art. 7, comma 8, della l. n. 131/2003, ricomprende
non solo gli atti e le operazioni di bilancio (in senso stretto) e le gestioni finanziarie ed economico-patrimoniali dello Stato e degli altri Enti Pubblici, ma anche le “modalità di utilizzo delle risorse pubbliche, nel quadro di specifici obiettivi di contenimento della spesa, sanciti da principi di coordinamento della finanza pubblica contenuti nelle leggi finanziarie, in grado di ripercuotersi direttamente sulla sana gestione finanziaria dell’Ente e sui pertinenti equilibri di bilancio”, ex SS.RR. Delib. n. 54/2010.
37 V. Sez. Contr. Umbria delib. n. 7-PAR/2014 e Sez. Contr. Veneto delib. n. 184/2012.