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Numero 127 Novembre 2013
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Associazione Madonna di Fatima
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Santa Cecilia Chiesa di Santa Maria, Kitchener (Canada)
er me, glorioso e desi-derabile soffrire tutti i
tormenti per confessare Ges Cristo, poich non ho mai avuto il
minimo attaccamento a que-sta vita. Ma mi dolgo per voi, che a
quanto pare siete ancora giovani, per la disgrazia di tro-varvi
agli ordini di un giudice cos pieno di ingiustizia. [...]
Morire per Cristo non sacri-ficare la propria giovinezza, ma
rinnovarla; dare un po di terra per ricevere oro; cambiare una
dimora stretta e vile per un palazzo magnifico; offrire qualcosa di
perituro e ricevere in cambio un bene immortale.
(Dalla Vita di Santa Cecilia, dei Petits Bollandistes)
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Pinnacolo di pietra, apice damore
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50
I Santi di ogni giorno
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48
Storia per bambini... Non si mai sentito dire...
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .46
accaduto nella Chiesa e nel mondo
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .40
La parola dei Pastori Battesimo e Riconciliazione
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .38
San Martino de Porres Martino della Carit
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .33
Araldi nel mondo
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .26
La virt dellobbedienza Ges Si nasconde nei superiori
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .20
Donna Lucilia Ribeiro dos Santos Corra de Oliveira Il calore di
questa bont
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18
Commento al Vangelo La festa dei fratelli celesti
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10
La voce del Papa Ripartire da Cristo
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6
Sistole-diastole (Editoriale) . . . . . . . . . . . . . 5
Scrivono i lettori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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SommariO
Periodico dellAssociazione Madonna di Fatima - Maria, Stella
della Nuova Evangelizzazione
Anno XV, numero 127, Novembre 2013
Direttore responsabile: Zuccato Alberto
Consiglio di redazione: Guy Gabriel de Ridder, Suor Juliane
Vasconcelos A. Campos, EP, Luis Alberto Blanco Corts, Madre
Mariana Morazzani Arriz, EP, Severiano Antonio de Oliveira
Traduzione: Antonietta Tessaro
Amministrazione: Via San Marco, 2A
30034 Mira (VE) CCP 13805353
Aut. Trib. Venezia 11 del 31/3/12
Poste italiane, s.p.a Spedizione in Abbonamento Postale -
D.L.
353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, NE
PD
Contiene I.R.
www.araldi.org www.salvamiregina.it
Con la collaborazione dellAssociazione
Privata Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio
ArAldi del VAngelo
Viale Vaticano, 84 Sc. A, int. 5 00165 Roma
Tel. sede operativa a Mira (VE): 041 560 08 91
Montaggio: Equipe di arti grafiche
degli Araldi del Vangelo
Stampa e rilegatura: ELCOGRAF S.p.A. Via Mondadori, 15
37131 Verona
Gli articoli di questa rivista potranno essere riprodotti, basta
che si indichi la fonte e si invii copia alla Redazione. Il
contenuto degli articoli firmati di responsabilit dei rispettivi
autori.
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4Araldi del Vangelo Novembre 2013
Scrivono i lettori
Maria ha creato Molta unione tra noi
La visita della Madonna svolta-si nella nostra comunit
parrocchiale, dal 13 al 16 giugno di questanno, sta-ta occasione
per riscoprire la nostra te-nera devozione alla Madre di Dio.
Ab-biamo potuto notare come Maria ab-bia creato molta comunione nei
gior-ni in cui stata presente tra noi. Quel-lo che pi ha segnato il
cuore di tutti stato lincontro personale con la sta-tua della
Madonna, in chiesa, e la visi-ta agli ammalati, che ha creato in
lo-ro molta consolazione e laccettazione della malattia come
momento di mag-giore vicinanza al Signore.
La bella testimonianza degli Araldi, la capacit di comprende-re
le varie vicissitudini di ognuno e la loro gioia nelloffrire a ogni
fra-tello e sorella una parola, un gesto di carit, hanno lasciato
in tutti una via aperta per una missione pi uni-ta. La mia comunit
affida alla Ma-donna questo desiderio, nella cer-tezza che il
Signore completer lo-pera che qui ha iniziato.
Grazie ancora, da parte mia e di tutta la comunit.
Don Francesco Z.Parrocchia SS. Salvatore
Castrolibero Cs
racconti pieni di insegnaMenti Quello che pi mi attira nella
Ri-
vista la sezione Storia per bambini... o adulti pieni di fede?
In verit, sono racconti molto ben illustrati, pieni di insegnamenti
che ci fanno progredire nella vita spirituale. Abbiamo molta
speranza che la Madonna ci aiuti ad avere la nostra cappella e gli
Araldi nuovamente nella nostra citt.
Martha de Z.Santa Cruz de la Sierra Bolivia
Missione evangelizzatrice in ruanda
Desidero ringraziarvi per avermi inviato la vostra bella Rivista
di spiri-tualit. Mi ha colpito moltissimo lar-ticolo sulla missione
evangelizzatrice degli Araldi in Ruanda. Che la Vergi-ne Maria
Nyina wa Jambo cumuli di grazie voi, e tutti i vostri lettori.
Don Leo P., SDBButare Ruanda
leggiaMo e MeditiaMoSiamo molto soddisfatte del no-
stro abbonamento, poich abbiamo ricevuto la prima copia della
rivista Araldi del Vangelo lo scorso agosto. Leggiamo e meditiamo
tutti gli otti-mi articoli ivi contenuti. Ogni pagi-na ci porta
belli e profondi insegna-menti e, a volte, impossibile trat-tenere
le lacrime. La missione de-gli Araldi incantevole, una vera
te-stimonianza di Fede e un grande in-centivo per tutti noi.
Vivien R.Londrina Brasile
ForMativa e inForMativaAspetto sempre con piacere e gio-
ia larrivo della stupenda rivista Aral-di del Vangelo. la
pubblicazione pi formativa e informativa su distin-ti aspetti che
conosco, della Chiesa. I suoi articoli racchiudono una gran-de
pedagogia cristiana, che fortifica il cuore di ogni buon cristiano
degno di tal nome. Essa attuale, profon-da, piacevole e molto ben
strutturata. Grazie infinite per linvio. Che la sua diffusione sia
strumento per la nuova evangelizzazione della Chiesa.
Jos C. A.Murcia Spagna
dottrina cattolica in una ForMa proFonda e accessibileSiamo
nellera dei pi avanza-
ti mezzi di comunicazione. Tuttavia, sono pochi coloro che ci
trasmetto-
no veri insegnamenti e la buona dot-trina. Tra questi troviamo
la rivi-sta Araldi del Vangelo, che ci offre la dottrina cattolica
in forma profonda e accessibile a tutti. Questo, oltre ad aumentare
la nostra conoscenza, fa crescere il nostro amore per i santi
misteri della nostra Chiesa.
Tatiana C. R.Montes Claros Brasile
Mantenere lunione con la chiesa
Voglio esprimere qui il mio ri-conoscente ringraziamento al
Di-vino Spirito Santo il quale ha susci-tato lopera degli Araldi
del Vange-lo, contenente diversi elementi che ci aiutano a crescere
nella fede e a cercare una puntuale formazione, in particolare mi
riferisco alla pubblica-zione di questa Rivista, che dobbia-mo non
solo leggere, ma divulgare.
Cerco in primo luogo il Commen-to al Vangelo, di Mons. Joo
Scogna-miglio Cl Dias, e poi le attivit degli Araldi nel Mondo,
perch Mons. Joo forma e gli Araldi dimostrano, esem-plificano,
danno la testimonianza e lorientamento da seguire per man-tenere
lunione con la Chiesa. Cre-do che questa Rivista sia il migliore,
di pi facile accesso e il pi coerente tra i veicoli di
comunicazione cattoli-ca dei nostri giorni, considerata la
di-sinformazione regnante.
Janel C. F.San Paolo Brasile
rivista evangelizzatriceQui tutti gli argomenti affronta-
ti mi attirano, soprattutto lesem-pio della vita dei Santi e la
testimo-nianza del lavoro degli Araldi, che sta giungendo in
numerosi paesi e portando tante persone a consacrar-si alla
Madonna. Molte grazie per questa Rivista di evangelizzazione.
Vilma V. B.Salvador Brasile
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Novembre 2013 Araldi del Vangelo5
Editoriale
opo lo strepitoso miracolo della prima moltiplicazione dei pani,
Ges conged le moltitudini e sal sul monte, solo, a pregare (Mt 14,
23). LUomo-Dio con frequenza Si ritirava per stare in modo tutto
speciale
con il Padre. Grande lezione data a quelli che propendono per
lattivit febbrile, dimenticandosi del soprannaturale, o a un
isolamento nella contemplazione, di-menticandosi dellazione. Essere
Marta o Maria, ecco lequivoco. Infatti la perfe-zione della quale
Nostro Signore ci d un ineguagliabile esempio sta nella-vere lo
zelo operativo di Marta senza smettere di tenere la vista e il
cuore riposti nel soprannaturale, come Maria.
Ha ben messo in evidenza questa verit Papa Francesco, in un
discorso del 27 settembre, nel quale ha sollecitato i catechisti a
imitare Cristo, avendo il co-raggio di uscire da s, di andare nelle
periferie fisiche o spirituali, come quella dei bambini che non
sanno neppure fare il Segno della Croce, nella certezza di
incontrare l Ges in ogni persona bisognosa.
Nellintento, secondo le parole del Pontefice, di vivere in
questo movi-mento di sistole-diastole, gli Araldi del Vangelo
sempre cercano questa felice armonia tra lattivo apostolato esterno
e la contemplazione irrorata da unin-tensa vita di devozione. In
tutto essi mirano al bene delle anime e alla gloria di Dio, sia, da
un lato, nelle adorazioni del Santissimo Sacramento, in cui ognuno
si sente guardato con amore da Ges, nel canto della Liturgia delle
Ore, nel-la partecipazione quotidiana allEucaristia, negli
impegnati studi della dottri-na cattolica, sia, dallaltro, nella
ricerca delle pecorelle smarrite ovunque esse siano, soprattutto i
giovani tanto bisognosi di luce.
Con lesempio e con la parola, gli Araldi del Vangelo si
impegnano a por-tare il buon odore di Cristo a favelas,
orfanatrofi, ospizi per anziani, ospedali, offrendo al fratello che
soffre un aiuto materiale, uno sguardo daffetto e uno stimolo alla
Fede. E vari sacerdoti Araldi hanno come missione prioritaria il
servizio ai pazienti in gravi condizioni, amministrando loro i
Sacramenti e con-solandoli con una parola di fiducia, di cui tanto
necessitano approssimandosi alle soglie delleternit.
Nelle Missioni Mariane, carovane di Araldi, di comune accordo
con i par-roci, percorrono le vie della parrocchia, portando di
casa in casa, incluso ne-gli stabilimenti commerciali, la statua
del Cuore Immacolato di Maria. ve-ramente la Madre che va in cerca
dei figliol prodighi. E, toccati dalla grazia, quanti ritornano
alla casa paterna!
Si inserisce in questo contesto il benedetto V Pellegrinaggio
Nazionale ad Aparecida, promosso dallApostolato dellIcona Maria
Regina dei Cuori, uni-niziativa degli Araldi del Vangelo,
realizzata il 14 settembre. In un ambiente di molta devozione e
gioia, 11 mila partecipanti hanno affollato la grandiosa Basilica,
dove hanno potuto depositare le loro richieste ai piedi della
Vergine Madre Aparecida e renderLe grazie per gli innumerevoli
favori ricevuti in si-tuazioni a volte critiche. Questo stato il
giorno pi bello della mia vita!, era lesclamazione di molti
pellegrini, esultanti per essere usciti da se stessi e aver
manifestato la loro Fede.
Araldi del setto-re femminile con-ducono la sta-tua della
Ma-donna Aparecida allaltare maggiore del Santuario du-rante il V
Pellegri-naggio Naziona-le dellApostolato dellIcona
Foto: Leandro Souza
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Ripartire da Cristo
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6Araldi del Vangelo Novembre 2013
La voce deL PaPa
Il catechista ha la meravigliosa missione di educare nella Fede,
e deve esercitarla ripartendo da Cristo. Ma cosa significa
ripartire da Cristo?
i piace che nellAnno della fede ci sia questo incontro per voi:
la ca-techesi un pilastro per
leducazione della fede, e ci vogliono buoni catechisti! Grazie
di questo ser-vizio alla Chiesa e nella Chiesa.
Esser catechista richiede un amore sempre pi forte a Cristo
Anche se a volte pu essere diffi-cile, si lavora tanto, ci si
impegna e non si vedono i risultati voluti, edu-care nella fede
bello! E forse la migliore eredit che noi possiamo dare: la fede!
Educare nella fede, perch cresca. Aiutare i bambini, i ragazzi, i
giovani, gli adulti a cono-scere e ad amare sempre di pi il
Si-gnore una delle avventure educati-ve pi belle, si costruisce la
Chiesa!
Essere catechisti! Non lavorare da catechisti: questo non serve!
Io lavo-ro da catechista perch mi piace in-segnare Ma se tu non sei
catechi-sta, non serve! Non sarai fecondo, non sarai feconda!
Catechista una vocazione: essere catechista, que-sta la vocazione,
non lavorare da catechista. Badate bene, non ho det-to fare i
catechisti, ma esserlo, perch coinvolge la vita. Si guida
allincon-tro con Ges con le parole e con la vita, con la
testimonianza.
Ricordatevi quello che Benedet-to XVI ci ha detto: La Chiesa non
cresce per proselitismo. Cresce per
attrazione. E quello che attrae la testimonianza. Essere
catechista si-gnifica dare testimonianza della fe-de; essere
coerente nella propria vi-ta. E questo non facile. Non fa-cile! Noi
aiutiamo, noi guidiamo allincontro con Ges con le paro-le e con la
vita, con la testimonianza.
A me piace ricordare quel-lo che san Francesco di Assisi dice-va
ai suoi frati: Predicate sempre il Vangelo e, se fosse necessario,
an-che con le parole. Le parole ven-gono ma prima la testimonianza:
che la gente veda nella nostra vita il Vangelo, possa leggere il
Vangelo. Ed essere catechisti chiede amo-re, amore sempre pi forte
a Cristo, amore al suo popolo santo. E que-sto amore non si compra
nei nego-zi, non si compra neppure qui a Ro-ma. Questo amore viene
da Cristo! E un regalo di Cristo! E un regalo di Cristo! E se viene
da Cristo par-te da Cristo e noi dobbiamo ripar-tire da Cristo, da
questo amore che Lui ci d.
Che cosa significa questo ripar-tire da Cristo per un
catechista, per voi, anche per me, perch anchio sono catechista?
Cosa significa?
Se siamo uniti a Lui possiamo portare frutto
Io parler di tre cose: uno, due e tre, come facevano i vecchi
gesuiti uno, due e tre!
Prima di tutto, ripartire da Cristo significa avere familiarit
con Lui, avere questa familiarit con Ges: Ges lo raccomanda con
insistenza ai discepoli nellUltima Cena, quan-do si avvia a vivere
il dono pi alto di amore, il sacrificio della Croce. Ge-s utilizza
limmagine della vite e dei tralci e dice: rimanete nel mio amo-re,
rimanete attaccati a me, come il tralcio attaccato alla vite. Se
siamo uniti a Lui possiamo portare frut-to, e questa la familiarit
con Cri-sto. Rimanere in Ges! E un rima-nere attaccati a Lui,
dentro di Lui, con Lui, parlando con Lui: rimane-re in Ges.
La prima cosa, per un discepo-lo, stare con il Maestro,
ascoltarlo, imparare da Lui. E questo vale sem-pre, un cammino che
dura tutta la vita. Ricordo, tante volte in diocesi, nellaltra
diocesi che avevo prima, di aver visto alla fine dei corsi nel
se-minario catechistico, i catechisti che uscivano dicendo: Ho il
titolo di ca-techista!. Quello non serve, non hai niente, hai fatto
una piccola stradi-na! Chi ti aiuter? Questo vale sem-pre! Non un
titolo, un atteggia-mento: stare con Lui. E dura tutta la vita! E
uno stare alla presenza del Signore, lasciarsi guardare da Lui.
Ti lasci guardare dal Signore?
Io vi domando: Come state al-la presenza del Signore? Quando
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Novembre 2013 Araldi del Vangelo7
vai dal Signore, guardi il Taberna-colo, che cosa fai? Senza
parole Ma io dico, dico, penso, medito, sen-to Molto bene! Ma tu ti
lasci guar-dare dal Signore? Lasciarci guarda-re dal Signore. Lui
ci guarda e que-sta una maniera di pregare. Ti la-sci guardare dal
Signore? Ma come si fa? Guardi il Tabernacolo e ti la-sci guardare
semplice! E un po noioso, mi addormento... Addor-mentati,
addormentati! Lui ti guar-der lo stesso, Lui ti guarder lo stesso.
Ma sei sicuro che Lui ti guar-da! E questo molto pi importan-te del
titolo di catechista: parte dellessere catechista. Questo scalda il
cuore, tiene acceso il fuoco della-micizia col Signore, ti fa
sentire che Lui veramente ti guarda, ti vicino e ti vuole bene.
In una delle uscite che ho fatto, qui a Roma, in una Messa, si
av-vicinato un signore, relativamente giovane, e mi ha detto:
Padre, pia-cere di conoscerla, ma io non credo in niente! Non ho il
dono della fe-de!. Capiva che era un dono. Non ho il dono della
fede! Che cosa mi
dice lei?. Non ti scoraggiare. Lui ti vuole bene. Lasciati
guardare da Lui! Niente di pi. E questo lo di-co a voi: lasciatevi
guardare dal Si-gnore!
Capisco che per voi non co-s semplice: specialmente per chi
sposato e ha figli, difficile tro-vare un tempo lungo di calma. Ma,
grazie a Dio, non necessario fare tutti nello stesso modo; nella
Chie-sa c variet di vocazioni e varie-t di forme spirituali;
limportan-te trovare il modo adatto per sta-re con il Signore; e
questo si pu, possibile in ogni stato di vita. In questo momento
ognuno pu do-mandarsi: come vivo io questo sta-re con Ges?
Questa una domanda che vi la-scio: Come vivo io questo stare con
Ges, questo rimanere in Ges?. Ho dei momenti in cui rimango al-la
sua presenza, in silenzio, mi lascio guardare da Lui? Lascio che il
suo fuoco riscaldi il mio cuore? Se nel nostro cuore non c il
calore di Dio, del suo amore, della sua tenerezza, come possiamo
noi, poveri pecca-
tori, riscaldare il cuore degli altri? Pensate a questo!
Unione con Ges e incontro con laltro
Il secondo elemento questo: ri-partire da Cristo significa
imitar-lo nelluscire da s e andare incon-tro allaltro. Questa
unesperienza bella, e un po paradossale. Perch? Perch chi mette al
centro della pro-pria vita Cristo, si decentra! Pi ti unisci a Ges
e Lui diventa il cen-tro della tua vita, pi Lui ti fa uscire da te
stesso, ti decentra e ti apre agli altri. Questo il vero dinamismo
dellamore, questo il movimento di Dio stesso!
Dio il centro, ma sempre do-no di s, relazione, vita che si
co-munica Cos diventiamo anche noi se rimaniamo uniti a Cristo, Lui
ci fa entrare in questo dinami-smo dellamore. Dove c vera vi-ta in
Cristo, c apertura allaltro, c uscita da s per andare incontro
allaltro nel nome di Cristo. E que-sto il lavoro del catechista:
usci-re continuamente da s per amore,
Predicate sempre il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le
parole. Le parole vengono ma prima la testimonianza
Sopra e nelle pagine seguenti: Diversi aspetti dellUdienza
concessa nella Sala Paolo VI ai catechisti venuti a Roma in
pellegrinaggio in occasione dellAnno della Fede e del Congresso
Internazionale di Catechesi, 27/9/2013
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8Araldi del Vangelo Novembre 2013
per testimoniare Ges e parlare di Ges, predicare Ges. Questo
importante perch lo fa il Signore: proprio il Signore che ci spinge
a uscire.
Il cuore del catechista vive sem-pre questo movimento di
sistole- diastole: unione con Ges in-contro con laltro. Sono le due
co-se: io mi unisco a Ges ed esco allincontro con gli altri. Se
manca uno di questi due movimenti non batte pi, non pu vivere.
Riceve in dono il kerigma, e a sua volta lo offre in dono. Questa
parolina: dono. Il catechista cosciente che ha ricevuto un dono, il
dono del-la fede e lo d in dono agli altri. E questo bello!
E non se ne prende per s la percentuale! Tutto quello che
rice-ve lo d! Questo non un affare! Non un affare! E puro dono:
do-no ricevuto e dono trasmesso. E il catechista l, in questo
incrocio di dono. E cos nella natura stessa del kerigma: un dono
che genera missione, che spinge sempre oltre se stessi. San Paolo
diceva: La-more di Cristo ci spinge, ma quel ci spinge si pu
tradurre anche ci possiede.
E cos: lamore ti attira e ti invia, ti prende e ti dona agli
altri. In que-sta tensione si muove il cuore del cristiano, in
particolare il cuore del catechista. Chiediamoci tutti: cos che
batte il mio cuore di catechista: unione con Ges e incontro con
lal-tro? Con questo movimento di si-stole-diastole? Si alimenta nel
rap-porto con Lui, ma per portarlo agli altri e non per ritenerlo?
Vi dico una cosa: non capisco come un ca-techista possa rimanere
fermo, sen-za questo movimento. Non capisco!
Non aver paura di andare con il Signore nelle periferie
Il terzo elemento sempre in questa linea: ripartire da Cristo
si-gnifica non aver paura di andare con Lui nelle periferie. Qui mi
viene in mente la storia di Giona, una figu-ra davvero
interessante, specialmen-te nei nostri tempi di cambiamenti e di
incertezza.
Giona un uomo pio, con una vita tranquilla e ordinata; questo lo
porta ad avere i suoi schemi ben chiari e a giudicare tutto e tutti
con questi schemi, in modo rigido. Ha tutto chiaro, la verit
questa. E rigido! Perci quando il Signore lo
chiama e gli dice di andare a predi-care a Ninive, la grande
citt paga-na, Giona non se la sente. Andare l! Ma io ho tutta la
verit qui! Ni-nive al di fuori dei suoi schemi, alla periferia del
suo mondo. E allo-ra scappa, se ne va in Spagna, fugge via, si
imbarca su una nave che va da quelle parti. Andate a rileggere il
Li-bro di Giona! E breve, ma una pa-rabola molto istruttiva,
specialmen-te per noi che siamo nella Chiesa.
Che cosa ci insegna? A non aver paura di uscire dai nostri
schemi per seguire Dio, perch Dio va sem-pre oltre. Ma sapete una
cosa? Dio non ha paura! Sapevate questo voi? Non ha paura! E sempre
oltre i no-stri schemi! Dio non ha paura del-le periferie. Ma se
voi andate nelle periferie, lo troverete l. Dio sem-pre fedele,
creativo. Ma, per favo-re, non si capisce un catechista che non sia
creativo. E la creativit co-me la colonna dellessere catechi-sta.
Dio creativo, non chiuso, per questo non mai rigido. Dio non
rigido! Ci accoglie, ci viene incontro, ci comprende.
Per essere fedeli, per esse-re creativi, bisogna saper
cambia-re. Saper cambiare. E perch devo
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Il cuore del catechista vive sempre questo movimento di
sistole-diastole: unione con Ges incontro con laltro
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Novembre 2013 Araldi del Vangelo9
Tutti i diritti sui documenti pontifici sono riservati alla
Libreria Editrice Vaticana. La versione integrale di questi
documenti pu essere trovata in www.vatican.va
cambiare? E per adeguarmi al-le circostanze nelle quali devo
annunziare il Vangelo. Per ri-manere con Dio bisogna saper uscire,
non aver paura di farlo. Se un catechista si lascia pren-dere dalla
paura, un codardo; se un catechista se ne sta tran-quillo, finisce
per essere una statua da museo: e ne abbiamo tanti! Ne abbiamo
tanti! Per fa-vore, niente statue da museo! Se un catechista rigido
diventa incartapecorito e sterile.
Vi domando: qualcuno di voi vuole essere codardo, statua da
museo o sterile? Qualcuno ha questa voglia? [catechisti: No!] No?
Sicuro? Va bene! Quello che dir adesso lho detto tante vol-te, ma
mi viene dal cuore di dir-lo. Quando noi cristiani siamo chiusi nel
nostro gruppo, nel no-stro movimento, nella nostra par-rocchia, nel
nostro ambiente, ri-maniamo chiusi e ci succede quello che accade a
tutto quello che chiu-so; quando una stanza chiusa inco-mincia ad
odorare di umidit. E se una persona chiusa in quella stan-za, si
ammala!
Quando un cristiano chiuso nel suo gruppo, nella sua parrocchia,
nel suo movimento, chiuso, si amma-la. Se un cristiano esce per le
stra-de, nelle periferie, pu succedergli quello che succede a
qualche perso-na che va per la strada: un inciden-te. Tante volte
abbiamo visto inci-denti stradali. Ma io vi dico: preferi-sco mille
volte una Chiesa incidenta-ta, e non una Chiesa ammalata! Una
Chiesa, un catechista che abbia il co-raggio di correre il rischio
uscendo, e non un catechista che studi, sap-pia tutto, ma chiuso
sempre: questo ammalato. E alle volte ammala-to di testa
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Ma voi sapete qual una delle periferie che mi fa tanto male da
sentire dolore?
E quella dei bambini che non sanno farsi il Segno della
Croce
Ges ci precede nellevangelizzazione
Ma attenzione! Ges non dice: andate, arrangiatevi. No, non dice
questo! Ges dice: Andate, io sono con voi! Questa la nostra
bellezza e la nostra forza: se noi andiamo, se noi usciamo a
portare il suo Vangelo con amore, con vero spirito aposto-lico, con
parresia, Lui cammina con noi, ci precede, lo dico in spagnolo ci
primerea.
Il Signore sempre ci primerea! Ormai avete imparato il senso di
questa parola. E questo lo dice la Bibbia, non lo dico io. Il
Signore dice nella Bibbia: Io sono come il fior del mandorlo.
Perch? E il primo fiore che fiorisce in prima-vera.
Lui sempre primero! Lui pri-mo! Questo fondamentale per noi: Dio
sempre ci precede! Quan-
do noi pensiamo di andare lon-tano, in una estrema periferia, e
forse abbiamo un po di timo-re, in realt Lui gi l: Ges ci aspetta
nel cuore di quel fra-tello, nella sua carne ferita, nel-la sua
vita oppressa, nella sua anima senza fede. Ma voi sape-te una delle
periferie che mi fa tanto male da sentire dolore - lo avevo visto
nella diocesi che avevo prima? E quella dei bam-bini che non sanno
farsi il Segno della Croce. A Buenos Aires ci sono tanti bambini
che non san-no farsi il Segno della Croce. Questa una periferia!
Bisogna andare l! Ges l, ti aspetta, per aiutare quel bambino a
far-si il Segno della Croce. Lui sem-pre ci precede.
Cari catechisti, sono finiti i tre punti. Sempre ripartire da
Cristo! Vi dico grazie per quel-lo che fate, ma soprattutto
per-
ch ci siete nella Chiesa, nel Popo-lo di Dio in cammino, perch
cam-minate con il Popolo di Dio. Ri-maniamo con Cristo rimanere in
Cristo cerchiamo di essere sem-pre pi una cosa sola con Lui;
se-guiamolo, imitiamolo nel suo mo-vimento damore, nel suo andare
incontro alluomo; usciamo, apria-mo le porte, abbiamo laudacia di
tracciare strade nuove per lan-nuncio del Vangelo.
Che il Signore vi benedica e la Madonna vi accompagni.
Grazie!
Maria nostra Madre; Maria ci porta sempre a Ges! Facciamo una
preghiera, uno per laltro, alla Ma-donna.
Discorso ai catechisti venuti a Ro-ma in pellegrinaggio in
occasione
dellAnno della Fede e del Congresso Internazionale di Catechesi,
27/9/2013
-
10Araldi del Vangelo Novembre 2013
In quel tempo, 1 vedendo le folle, Ges sal sulla montagna e,
messosi a sedere, gli si av-vicinarono i suoi discepoli. 2
Prendendo allo-ra la parola, li ammaestrava dicendo: 3 Be-ati i
poveri in spirito, perch di essi il re-gno dei cieli. 4 Beati gli
afflitti, perch saran-no consolati. 5 Beati i miti, perch
eredite-ranno la terra. 6 Beati quelli che hanno fa-me e sete della
giustizia, perch saranno sa-ziati. 7 Beati i misericordiosi, perch
trove-
ranno misericordia. 8 Beati i puri di cuore, perch vedranno Dio.
9 Beati gli operatori di pace, perch saranno chiamati figli di Dio.
10 Beati i perseguitati per causa della giusti-zia, perch di essi
il regno dei cieli. 11 Be-ati voi quando vi insulteranno, vi
persegui-teranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di
voi per causa mia. 12a Ralle-gratevi ed esultate, perch grande la
vostra ricompensa nei cieli (Mt 5, 1-12a)
I Beati Celesti, particolare del Il Giudizio Finale, Beato
Angelico - Museo di San Marco, Firenze
a Vangelo A
-
La festa dei fratelli celesti
Novembre 2013 Araldi del Vangelo11
Commento al Vangelo Solennit di tutti i Santi
Nella Solennit di Tutti i Santi la Chiesa ci invita a vedere con
speranza i nostri fratelli celesti, come stimolo per percorrere
interamente il cammino iniziato con il Battesimo e raggiungere la
piena felicit nella gloria della visione beatifica.
I I SantI, fratellI celeStI?Nella Solennit di Tutti i Santi la
Chiesa cele-
bra tutti coloro che gi si trovano nel pieno pos-sesso della
visione beatifica, inclusi i non cano-nizzati. LAntifona
dellentrata della Messa ci fa questo invito: Rallegriamoci tutti
nel Signo-re, celebrando la festa di Tutti i Santi.1 S,
ral-legriamoci, perch santi sono anche nel sen-so lato del termine
tutti coloro che fanno par-te del Corpo Mistico di Cristo: non solo
quelli che hanno conquistato la gloria celeste, ma an-che quelli
che soddisfano la pena temporale nel Purgatorio, e coloro che,
ancora sulla Terra de-silio, vivono nella grazia di Dio. Che stiamo
in questo mondo come membri della Chiesa mili-tante, o nel
Purgatorio come Chiesa sofferente, o nella felicit eterna, gi nella
Chiesa trionfan-te, siamo ununica e stessa Chiesa. E come suoi
figli abbiamo fratellanza, come dice San Paolo agli Efesini: Cos
dunque voi non siete pi stra-nieri n ospiti, ma siete concittadini
dei santi e familiari di Dio (Ef 2, 19).
I Santi intercedono per noi e danno lesempio
per questo che il Prefazio di questa So-lennit recita:
Festeggiamo, oggi, la citt del
Santi sono tutti coloro che fanno parte del Corpo Mistico di
Cristo, non solo quelli che hanno conquistato la gloria celeste
Cielo, la Gerusalemme santa, nostra madre, do-ve i nostri
fratelli, i Santi, Ti circondano e can-tano eternamente la Tua
lode. A questa citt af-frettiamo il nostro cammino, peregrinando
nel-la penombra della fede. Contempliamo, gioiosi, nella Tua luce,
tanti membri della Chiesa, che ci dai come esempio e
intercessione.2
Cos, camminando nella penombra della fe-de, rivolgiamo
lattenzione ai Beati, nostri fratelli, se vivremo nella grazia di
Dio , poich essi sono pi vicini a Colui che il Capo di que-sto
Corpo, il Signore Ges. Essi sono motivo di speranza per quelli che
patiscono nelle fiam-me del Purgatorio. E per noi, che possediamo
col Battesimo il germe di questa gloria di cui es-si gi godono,
sono modello della santit di vi-ta che dobbiamo raggiungere. Tutto
il nostro impegno sar poco per ottenere che questa se-mente si
trasformi in albero frondoso, nel pie-no sbocciare dei suoi fiori e
con abbondanza di frutti, cio, la gloria eterna, nostra meta
ultima.
Dobbiamo avanzare, allora, verso coloro che sono alla presenza
di Dio con lo stesso deside-rio con cui cercheremmo la nostra
famiglia, nel caso non la conoscessimo, poich, tra i membri di una
famiglia armoniosa e ben costituita esiste
Mons. Joo Scognamiglio Cl Dias, EP
-
12Araldi del Vangelo Novembre 2013
un embricatura, frutto della consanguineit, cos incrolla-bile
che, per esempio, se uno dei fratelli raggiunge una si-tuazione di
prestigio, tutti gli altri si rallegrano. Maggiore devessere
lunione di quel-li che, per la filiazione divina, appartengono alla
famiglia di Dio, e maggiore anche la gio-ia nel contemplare i
nostri fra-telli che lodano Dio nel Cie-lo, per leternit e
intercedono per noi presso di Lui.
Tali riflessioni ci danno la chiave per analizzare il
flori-legio delle letture che la San-ta Chiesa ha scelto per questa
Solennit.
II chIamatI a rIunIrcI nel cIelo
La prima lettura, dallApocalisse (7, 2-4.9-14), piena di
bellezza e, allo stesso tempo, dif-ficile da esser spiegata con
profondit, in tut-ti i suoi simbolismi. Soffermiamoci soltanto su
due aspetti che la mettono in relazione in mo-do speciale con
questa commemorazione. Io, Giovanni, vidi poi un altro angelo che
saliva dalloriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E grid a
gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere
di devastare la terra e il mare: Non devastate n la terra, n il
mare, n le piante, finch non abbiamo impresso il si-gillo del
nostro Dio sulla fronte dei suoi servi (Ap 7, 2-3). Questo bel
passo mette in chia-ro che Dio promuover la fine del mondo so-lo
quando saranno occupati tutti i posti del Cie-lo e la coorte dei
Beati si sar completata. Ve-diamo come Dio, al di l delle offese
commes-se contro di Lui e prima di inviare il castigo sul-la Terra,
si prende cura dei suoi Santi, di quelli che Lui ha scelto.
Subito dopo, continua San Giovanni: Poi udii il numero di coloro
che furon segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati
da ogni trib dei figli dIsraele (Ap 7, 4). Que-sto numero di quanti
seguono lAgnello ovun-que (cfr. Ap 14, 4), simbolico, poich la
quan-tit dei Santi del Cielo incalcolabile. Creando il Cielo
Empireo che, secondo San Tommaso,3
stato la prima creatura a uscire dalle mani di Dio, insieme agli
Angeli , Egli, da tutta leter-nit, aveva il piano di popolarlo con
altri esseri intelligenti che, oltre agli spiriti angelici,
fosse-ro partecipi della natura divina e, pertanto, soci della sua
felicit eterna.
Ecco lappello fatto a noi nella Liturgia di oggi: desiderare e
abbracciare la via della santit per far parte di questi
centoquarantaquattromila.
Il predominio del male dopo il peccato originale
Ora, a partire dal peccato originale luomo ha cominciato a
interessarsi in modo intempe-rante alle cose materiali, e a poco a
poco si di-menticato di Dio. Si stabilita sulla faccia del-la Terra
la lotta tra il bene e il male, tra le volut-t della carne e la
chiamata di Dio alla santit, e nelle relazioni umane il male
entrato con una virulenza straordinaria, poich questo dinami-co,
mentre il bene appena diffusivo.4 Infatti, se non ci fosse il
sostegno della grazia, il male do-minerebbe completamente in noi e
sconfigge-rebbe il bene.
Dal primo Santo, fino a Nostro Signore Ges Cristo
Questo diventa evidente subito dopo lusci-ta di Adamo ed Eva dal
Giardino dellEden,
Creando il Cielo Empireo, Dio aveva, da tutta leternit, il piano
di popolarlo con altri esseri intelligenti
Discesa al Limbo, Beato Angelico dettaglio dellArmadio degli
Argenti Convento di San Marco, Firenze
Gus
tavo
Kra
lj
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Novembre 2013 Araldi del Vangelo13
nella storia dei suoi due primi discendenti, Cai-no e Abele.
Abele era un figlio della luce, retto e giusto, i cui sacrifici
offerti a Dio erano accet-tati con enorme benevolenza (cfr. Gn 4,
4). Cai-no, al contrario, nutriva nella sua anima il nefa-sto vizio
dellinvidia che, essendo giunta al cul-mine, lo port a uccidere suo
fratello, versando sangue innocente. In seguito, preso da amarez-za
e depressione, in conseguenza del suo pecca-to, Caino volle fuggire
dal cospetto del Signo-re, con lillusione caratteristica del
peccatore che crede di poter nascondersi da Dio, come si nasconde
dallo sguardo degli uomini (cfr. Gn 4, 8.14).
Quale non sar stato lo stupore di Eva nel prendere il cadavere
di suo figlio tra le braccia e nellimbattersi, per la prima volta,
nelleffetto del peccato commesso nel Paradiso! Lanima di Abele,
tuttavia, nellistante in cui si distacc dal corpo and al Limbo dei
Giusti, in attesa del-la venuta del Salvatore che gli avrebbe
aperto le porte del Cielo. Precedendo i genitori, egli ca-peggi il
corteo dei Santi, di coloro che, a poco a poco, avrebbero
costituito il numero di quan-ti sarebbero passati da questa vita
alla beatitu-dine eterna.
LIncarnazione del Verbo port nel mondo una miriade di Santi
Nel frattempo, lIncarnazione del Verbo e la sua presenza
visibile tra gli uomini por-t nel mondo una miriade di Santi: dai
martiri inno-centi, fino al Buon Ladro-ne che, avendo implorato
misericordia, ottenne dal-le labbra dello stesso Dio il premio di
esser perdona-to e santificato: Oggi sa-rai con me in Paradiso (Lc
23, 43). Quando Ges spi-r sulla Croce, la sua Ani-ma scese nel
Limbo, dove, sicuramente, il primo a ri-ceverLo fu San Giuseppe,
che Lo aspettava da pochi anni. Ma fu nel giorno del-la sua
gloriosa Ascensione che il Redentore port con s questa coorte
esultante di giusti, introducendoli nel Cielo al fine di cominciare
a
popolarlo. A un certo momento, con gaudio dei Beati, Maria
Santissima sal in corpo e anima, e fu incoronata Regina
delluniverso.
Si spalancarono le porte della santit
Nel corso dei venti secoli di Storia della Chie-sa, le dimore
eterne accolsero i martiri, i dotto-ri, i confessori... poich fu
Nostro Signore che apr definitivamente le porte della santit a
tutti gli uomini, con la sovrabbondanza della sua gra-zia e della
sua nuova dottrina dotata di potenza (cfr. Lc 4, 32; Mc 1, 22).
Sinossi di questa dottrina il Discorso della Montagna, il cui
centro il Vangelo scelto per questa Solennit: la proclamazione
delle Beati-tudini. Infatti, esse sono il sunto di tutta la mo-rale
cattolica, di ogni via di perfezione, di tutta la pratica della
virt, e se in questo giorno com-memoriamo le miriadi di Santi che
abitano il Paradiso Celeste, perch esse hanno realizza-to nella
loro vita quello che il Divino Maestro delinea come causa della
beatitudine.
Avendo commentato questo Vangelo in altre occasioni,5 ci
limiteremo ora a dare una sintesi degli insegnamenti in esso
contenuti, in armo-nia con la Solennit oggi celebrata.
Il contrasto tra lAntica e la Nuova Legge
In primo luogo, apprezziamo il contrasto di questa scena del
Discorso della Montagna con un altro importante discorso della
Storia
Quando Ges spir sulla Croce, la sua Anima scese al Limbo, dove,
sicuramente, il primo ad accoglierLo fu San Giuseppe
Annunciazione di Giusto di Alemagna - Chiesa di Santa Maria del
Castello, Genova
Fran
cisc
o Le
caro
s
-
Linedito sui VangeliPubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana,
la collezione Linedito sui Vangeli
riunisce in sette volumi riccamente illustrati i commenti di
Mons. Joo Scognamiglio Cl Dias, EP., ai Vangeli di tutte le
domeniche e solennit del ciclo liturgico.
5
Solenidade de So Pedro e So Paulo, Apstolos (Missa do Dia) 29 de
JunhoAlcuni autori mettono in risalto un altro importante
aspet-
to: il fatto che Ges abbia scelto una regione appartenente al
mondo pagano per manifestarSi come Figlio di Dio e fondare il
primato della sua Chiesa. Essi interpretano come un preannun-cio
del rifiuto del regno messianico, da parte dei giudei, e il loro
definitivo trasferimento in seno ai gentili.Un giorno, mentre Ges
si trovava in un luogo apparta-to (Lc 9, 18). Secondo il racconto
di San Luca, tutta la conver-sazione narrata nel Vangelo di oggi si
realizz dopo che Ges Si era ritirato e Si era lasciato perdere, con
le sue facolt umane, nelle infinitezze del suo Padre eterno. Egli
utilizz questo mezzo infallibile di azione, la preghiera, per
conferire radici e linfa im-mortali allopera che avrebbe
lanciato.Secondo la Glossa, volendo confermare i suoi discepoli
nella fede, il Salvatore comincia con lallontanare dal loro spirito
le opi-nioni e gli errori che altri avrebbero potuto infondergli;2
ossia, in-vitandoli ad avere una chiara coscienza degli equivoci
dellopinione pubblica riguardo alla Sua identit, fortificava in
loro le convinzio-ni. curioso il commento di San Giovanni
Crisostomo sul carattere sommamente malizioso3 del giudizio emesso
dagli scribi e dai fari-sei riguardo al Signore, molto differente
da quello dellopinione pub-blica che, malgrado fosse erroneo, non
era mosso da nessuna malizia.Ges non chiede che cosa pensino gli
altri di Lui, ma cosa pen-sino riguardo al Figlio dellUomo, al fine
di sondare la fede degli apostoli e dar loro loccasione di dire
liberamente quello che senti-vano, sebbene Egli non oltrepassasse i
limiti di quello che avrebbe potuto suggerirgli la sua santa
Umanit.4 Con tutte le conoscenze che Gli erano proprie, dal divino
allo sperimentale, Ges sapeva qua-li erano le opinioni che
circolavano sulla Sua persona, non aveva bi-sogno, pertanto, di
informarSi; desiderava piuttosto portarli a procla-mare la verit
contestando gli equivoci dellopinione pubblica.
2) GLOSA, apud SAN TOMMASO DAQUINO. Catena Aurea. In Matthum,
c.X-VI, v.13-19.
3) SAN GIOVANNI CRISOSTOMO. Homila LIV, n.1. In: Obras. Homilas
sobre el Evangelio de San Mateo (46-90).2.ed. Madrid: BAC, 2007,
v.II, p.138.
4) MALDONADO, SJ, Juan de. Comentario a los Cuatro Evangelios.
Evangelio de San Mateo. Madrid: BAC, 1950, v.I, p.579.
6
La Pietra incrollabile
Il popolo non considerava Ges come il Messia14Risposero: Alcuni
Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei
profeti
Gli apostoli avevano una nozione esatta del giudizio che gli
uomini di allora si erano fatti a proposito del Signore. Malgra-do
ogni evidenza, i miracoli, la dottrina nuova dotata di potenza,
ecc., il popolo non Lo considerava come il Messia tanto atteso. Ges
appariva agli occhi di tutti come la resurrezione o la
riappa-rizione di profeti precedenti. Non trovavano in Lui
lefficace ma-gnificenza del potere politico, cos essenziale per la
realizzazione del mirabolante sogno messianico che li inebriava. Di
conseguen-za Lo immaginavano come il Battista risorto, o Elia, in
quanto pi specificamente un precursore, o addirittura un Geremia,
legitti-mo difensore della nazione teocratica (cf. 2 Mac 2, 1-12).
Si vede chiaramente in questo verset-to come lo spirito umano sia
incline allerrore e come facilmente si allontani dalla vera otti-ca
della salvezza. Ma, almeno, quei suoi con-temporanei ancora
discernevano qualcosa di grandioso in Ges. Sarebbe interessante
chie-derci come Egli sarebbe visto dallumanit glo-balizzata,
scientifista e relativista dei nostri giorni.
Cristo d as chaves a So Pedro (detalhe), por Vicente Catena
Museu do Prado, Madri
mo difensore della nazione teocratica (cf. 2 Mac
6
2, 1-12). Si vede chiaramente in questo verset-to come lo
spirito umano sia incline allerrore e come facilmente si allontani
dalla vera otti-ca della salvezza. Ma, almeno, quei suoi
con-temporanei ancora discernevano qualcosa di grandioso in Ges.
Sarebbe interessante chie-derci come Egli sarebbe visto dallumanit
glo-balizzata, scientifista e relativista dei nostri giorni.
Cristo d as chaves a So Pedro (detalhe), por Vicente Catena
Museu do Prado, Madri
In quel tempo, 16 i pastori andarono s
enzindugio a Betlemme e trovarono M
aria e Giu-
seppe e il bambino, che giaceva nella
mangiatoia. 17 E dopo averlo visto
, riferirono ci
che del bambino era stato detto loro.
18 Tutti quelli che udirono, si stupirono d
elle cose
che i pastori dicevano.
19 Maria, da parte sua, serbava tutte ques
te cose meditandole nel suo cuore.
20 I pastori poi se ne tornarono, glorifican
do e lodando Dio per tutto quello che
aveva-
no udito e visto, comera stato detto lo
ro. 21 Quando furon passati gli otto gio
rni pre-
scritti per la circoncisione, gli fu messo
nome Ges, come era stato chiamato
dallange-
lo prima di essere concepito nel gremb
o della madre (Lc 2, 16-21).
Mar
io B
avel
oni
A Virgem Branca
Catedral de Toledo
(Espanha)
4
Dalla considerazione del pi grand
e tra i privilegi
mariani emanano meraviglie che ci
permettono di
intravvedere la sublime grandezza d
ella Madre di Dio e
nostra.
SOLENNIT DELLA SANTA MADRE DI DIO,
MARIA
Predestinata da tutta leternit
I Un privilegio concepito d
a sempre
La Chiesa sceglie i
l primo giorno del calendario civile
per
celebrare la maternit divina del
la Madonna, affinch
iniziamo lanno per mezzo della gl
oriosa intercessione di
Maria. Lei versa su di noi le sue ben
edizioni in maniera molto spe-
ciale in questa Solennit, la cui coin
cidenza con lOttava del Natale
ci indica che il miglior modo di lod
are il Bambino Ges esaltare
le qualit della Madre Sua e nostra
, come pure il miglior modo di
elogiare la Madre festeggiare la n
ascita del suo Divino Figlio.
La Liturgia ci presenta letture br
evi, ma piene di signifi-
cato. Sebbene non siano proposte
direttamente da Dio, ma da
commissioni di periti che estraggo
no dalle Sacre Scritture i passi
pi adeguati per ogni celebrazion
e, lo Spirito Santo li assiste in
questo lavoro affinch sia realizza
to nel modo pi perfetto, mal-
grado linsufficienza delluomo.
Elevata al di sopra di tutta la Creazione
da sottolineare che la presenz
a della Madonna nelle
Scritture molto discreta. possi
bile che Lei stessa abbia chie-
sto agli evangelisti che la sua pe
rsona figurasse in un secondo
piano nelle pagine sacre , non solo
per umilt, ma anche per evi-
tare il rischio di attribuirle natura
divina. Infatti, questo avve-
E gi disponibile il VII vol.: Solennit Feste che possono
coincidere con la Domenica Mercoled delle Ceneri Triduo Pasquale
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Nuovo volume
14Araldi del Vangelo Novembre 2013
Sacra: la promulgazione dellAntica Legge, sul Monte Sinai (cfr.
Es 1923). Sembra che Nostro Signore abbia voluto stabilire di
pro-posito una contrapposizione tra i due episodi, al fine di
mostrare la bellezza esistente nel-la Nuova Legge che Egli venuto a
portare, portando la Legge Antica alla maggior perfe-zione (cfr. Mt
5, 17).
Sul Sinai, Dio rimane in cima alla monta-gna e Mos deve salire
fin l per ricevere le Tavole della Legge. Cristo, al contrario,
scen-de a met del monte per incontrarSi con luo-mo e consegnargli,
Egli stesso, la Nuova Leg-ge. Cos, una Legge promulgata in cima
alla montagna, unaltra sul fianco. Mentre sul Si-nai luomo deve
salire fino a Dio, sulla monta-gna in cui Ges fa il suo discorso,
Dio scende fino alluomo.
Sul Sinai lOnnipotente si presenta fra tuoni, lampi, oscurit e
suono assordante di tromba; sulla montagna il Salvatore si siede
tra gli uomini, in un ambiente soave, sereno e tranquillo, senza
speciali manifestazioni del-la natura. Sul Sinai, il popolo aveva
la proi-bizione di toccare la base del monte, poich sarebbe morto
se lo avesse fatto; sulla mon-tagna, la moltitudine vicina a Ges e
pu toccarLo, perch da Lui emana una virt che guarisce tutti.
Sul Sinai, stato dato a Mos un codice di leggi, vero codice
penale, con severi castighi per chi lo trasgredisse; sulla
montagna, No-stro Signore mostra, con una misericordia in-finita,
quali i premi, i benefici e le meraviglie concesse da Dio a chi
pratica la virt e com-pie la Legge. Sul Sinai, Mos rappresenta la
Legge, servendo da esempio per il suo zelo nel compiere questa
stessa Legge; sulla mon-tagna, Ges Cristo il modello perfetto della
legge della bont.
Sul Sinai, per ascoltare le prescrizioni divi-ne sarebbe potuto
salire qualsiasi uomo, purch fosse eletto da Dio; sulla montagna,
per, solo lUomo-Dio, il Signore Ges, Seconda Persona della
Santissima Trinit Incarnata, poteva pro-nunciare quel Discorso,
poich unicamente Lui, in quanto Messia, aveva autorit per
perfezio-nare la Legge Antica.
In questa prospettiva di bont, Ges procla-ma le Beatitudini,
mostrando a che altezze capace di elevarsi unanima col fiorire dei
do-ni dello Spirito Santo, producendo atti di virt eroica. Tali
frutti possono sbocciare in maniera isolata, ma, in generale,
quando il santo giunge alla pienezza dellunione con Dio, tutte le
be-atitudini avvengono in ununica fioritura. Esser santo, allora,
significa essere un beato nel tem-po per poi esserlo
nelleternit.
Nel Sinai, Dio rimane in cima alla montagna e Mos deve salire
fin l per ricevere le Tavole della Legge
-
Novembre 2013 Araldi del Vangelo15
La filiazione divina ci conferisce una qualit
In che cosa consiste, dun-que, questa beatitudine? Nel-la
seconda lettura (I Gv 3, 1-3) di questa Liturgia, un bellissi-mo
passo della Prima Lette-ra di San Giovanni lAposto-lo dellAmore,
esimio spiritua-lista, sempre pronto a mettere in risalto la vita
soprannatura-le ci d la risposta, ricordan-do il valore della
nostra con-dizione di figli di Dio: Qua-le grande amore ci ha dato
il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente (I
Gv 3, 1a). In verit, in occa-sione del Battesimo, sebbene la natura
umana continui a es-sere la stessa, con intelligenza, volont e
sensibilit, si aggiun-ge in noi una qualit: la parte-cipazione alla
stessa natura di-vina, che ci assume completa-mente. La grazia,
spiega San Bonaventura, un dono che purifica, illumina e
perfezio-na lanima; che la vivifica, la riforma e la consolida; che
la eleva, la assimila e la unisce a Dio, rendendola accettabile;
per questo un si-mile dono si chiama giustamente grazia, poi-ch ci
rende grati, cio, grazia gratificante.6
Essendo un bene dello spirito, non pu esser vista con gli occhi
materiali, poich questi cap-tano soltanto ci che sensibile, ma
comprovia-mo, questo s, i suoi effetti. Santa Caterina da Siena,
cui Nostro Signore aveva concesso la gra-zia di contemplare lo
stato delle anime, giunse ad affermare al suo confessore: Padre
mio, se vedeste il fascino di unanima razionale, non du-bito che
dareste cento volte la vita per la sua sal-vezza, perch in questo
mondo non c niente che le si possa uguagliare in bellezza.7
Certe immagini possono servire per avere unidea, seppure
pallida, delle meraviglie ope-rate dalla grazia nelle anime.
Immaginiamo una splendida vetrata, con una perfetta combinazio-ne
di colori, fabbricata con vetro della migliore qualit, contenente
persino oro nella sua com-posizione. Una volta posta nella
finestra, se non
illuminata, che valore avr un pezzo cos spettacolare? Tuttavia,
a partire dal momen-to in cui i raggi di luce incido-no su di essa,
briller con stra-ordinarie sfumature, dispie-gandosi in mille
riflessi multi-colori.
Unaltra comparazione che pure ci avvicina alla realt
so-prannaturale quella di un li-tro di alcool nel quale siano
versate alcune gocce di una fa-volosa essenza, finissima e di
raffinato aroma. Senza smet-tere di essere alcool, il liquido
diventa profumo, poich as-sunto dallessenza.
Cos come la luce illumi-na la vetrata e lessenza assu-me lalcool
e potremmo an-cora trovare nella natura altre immagini illustrative
, anche la grazia conferisce una nuo-va qualit allanima umana, che
, per cos dire, sommersa nella natura divina, come com-menta
Scheeben: Se tra tut-ti gli uomini e tutti gli Ange-li, Dio
scegliesse una sola ani-ma, per comunicarle lo splen-
dore di una cos inattesa dignit, [...] lascereb-be stupefatti
non solo i mortali, ma anche gli stessi Angeli, che si sentirebbero
quasi tentati di adorarla, come se fosse Dio in persona.8 Tale
leccellenza della filiazione divina!
Una semente della gloria futura
Figli di Dio... noi lo siamo realmente! La ragione per cui il
mondo non ci conosce perch non ha conosciuto lui. Carissimi, noi
fin dora siamo figli di Dio, ma ci che sa-remo non stato ancora
rivelato (I Gv 3, 1b-2a). Infatti, mentre rimaniamo in questo
mondo, in stato di prova, abbiamo la grazia santificante, ricevuta
nel Battesimo, e le gra-zie attuali, che Dio versa su di noi nel
cor-so della nostra esistenza. Tuttavia, siamo sol-tanto allinizio
del cammino, poich, solo quando contempleremo Dio faccia a faccia,
questa grazia si trasformer in gloria e giun-geremo allo stato di
uomo perfetto, nella
Cristo, al contrario, scende a mezza altezza del monte per
incontrarSi con luomo e consegnargli, Egli stesso, la Nuova
Legge
Tim
othy
Rin
g
La Trasfigurazione (particolare) Cattedrale di Hamilton
(Canada)
-
16Araldi del Vangelo Novembre 2013
misura che conviene alla piena maturit di Cristo (Ef 4, 13).
Lidea della felicit eterna
Questa la felicit assoluta di cui i nostri fratelli, i Santi, gi
godono in pienezza nelle-ternit e con la quale nessuna consolazione
di questa vita comparabile. La nostra idea a proposito della
felicit cos umana, che ri-teniamo, molte volte, di possederla in
mas-simo grado ottenendo qualcosa che deside-riamo molto. La mera
intelligenza delluomo non raggiunge la comprensione della felicit
del Cielo, poich in rapporto a Dio siamo co-me formiche che,
andando per la terra, sollevi-no il capo per guardare il volo di
unaquila nel cielo. La differenza tra una formica e unaquila
ridicola vicino allinfinitezza esistente tra la ragione umana e
lintelligenza divina. E anche se, dotati di una non comune capacit,
passas-simo trecento miliardi di anni a studiare, la no-stra parola
continuerebbe a essere imperfetta e non troveremmo i termini per
esprimerci de-bitamente riguardo a Dio.
Lessenza divina definita dalla teologia co-me lEssere
sussistente per Se stesso,9 che Si co-nosce, Si intende e Si ama
interamente, tale co-me .10 Da tutta leternit, cio, senza che ci
sia un principio, Dio, contemplandoSi, Si compren-de interamente in
quanto Essere increato, ne-cessario e supereccellente, che non
dipende da nessuno, che si basta; in questo consiste la sua felicit
assoluta. Tuttavia, la sua stessa co-noscenza cos ricca che genera
una Seconda Persona, il Figlio, identico a Lui e cos felice co-me
Lui. Entrambi si amano, e da questo mutuo amore tra Padre e Figlio
ha origine una Terza Persona, anche Lei felice: lo Spirito Santo.
Co-s, ci sono tre Persone, in un solo Dio, che Si co-noscono, Si
intendono e Si amano, in una gioia perpetua, senza origine nel
tempo e senza fine, eternamente!
Un prestito dellintelligenza divina
Dunque, nel suo infinito amore, Dio ha volu-to dare alle
creature intelligenti, Angeli e uomi-ni, un prestito della sua luce
intellettuale, il lu-men glori, affinch possano in essa intender-Lo
tale quale Egli Si intende fatte salve le de-bite proporzioni tra
creatura e Creatore , visto che, come spiega San Tommaso, la
capacit na-turale dellintelletto creato non basta per vede-re
lessenza di Dio senza esser aumentata dal-la grazia divina.11 E per
quanto sezioni la sua luce, Egli sempre rimarr immutabile e in
nulla sar diminuito, poich infinito.
Leminente domenicano padre Santiago Ramrez definisce il lumen
glori come unabi-tudine intellettuale operativa, infusa per se, per
la quale lintendimento creato si fa deiforme e diventa
immediatamente disposta allunione in-tellegibile con la stessa
essenza divina, e diven-ta capace di realizzare latto della visione
bea-tifica.12
Questo farsi deiforme significa che chi en-tra nella beatitudine
e contempla Dio faccia a faccia diventa simile a Lui, come afferma
San Giovanni nella continuazione della sua Lettera: Sappiamo per
che quando egli si sar mani-festato, noi saremo simili a lui, perch
lo vedre-mo cos come egli (I Gv 3, 2b). Solo in Cie-lo vedremo il
Signore Ges di fatto, visto che, mentre visse sulla Terra, nessuno
Lo ha visto ta-le quale Egli . Neppure nella Trasfigurazione,
quando ha acquistato, come qualit passegge-ra, il chiarore inerente
al corpo glorioso13 co-me abbiamo avuto lopportunit di analizzare
in commenti precedenti , San Pietro, San Giaco-mo e San Giovanni
sono arrivati a contemplare lessenza della sua divinit, poich, in
caso con-trario, la loro anima si sarebbe distaccata dal corpo.
Chiunque ha questa speranza in lui, puri-fica se stesso, come
egli puro (I Gv 3, 3). Quanto pi aumenta in noi la speranza di
Nel suo infinito amore, Dio ha voluto dare alle creature
intelligenti, Angeli e uomini, un prestito della sua luce
intellettuale
1 SOLENNITA DI TUTTI I SANTI. Antifona dingresso. In: MESSA-LE
ROMANO. Trad. Portoghe-se della 2a. edizione tipica per il Brasile
realizzata e pubblicata dalla CNBB con aggiunte appro-vate dalla
Sede Apostolica. 9.ed. So Paulo: Paulus, 2004, p.691.
2 Idem, Prefazio, p.692.
3 Cfr. SAN TOMMASO DAQUI-NO. Summa Teologica. I, q.61, a.4.
4 Cfr. Idem, q.5, a.4, ad 2.5 Cfr. CL DIAS, EP, Joo Scogna-
miglio. Radicale cambiamen-to di modelli nel rapporto divino e
umano. In: Araldi del Vangelo. Mira. N.93 (gen., 2011);
p.10-17.
6 SAN BONAVENTURA. Brevilo-quio. P.V, c.1, n.2. In: Obras. 3.ed.
Madrid: BAC, 1968, vol.I, p.324.
7 BEATO RAIMONDO DA CAPUA. Santa Caterina da Siena. 5.ed.
Sie-na: Cantagalli, 1994, p.149.
8 SCHEEBEN, Matthias Joseph. As maravilhas da graa divina.
Pe-trpolis: Vozes, 1952, p.29.
-
Novembre 2013 Araldi del Vangelo17
questo incontro e di questa visione e, pertan-to, quanto pi
cresciamo nel desiderio di con-segnarci a Dio e di appartenerGli
per inte-ro nella carit, pi ci purifichiamo dallamor proprio e
dallegoismo profondamente radi-cati nella nostra natura. Dobbiamo
aver ben presente che non esistono tre amori, ma sol-tanto due:
lamore a Dio portato fino alloblio di se stessi o lamore a se
stessi portato fino alloblio di Dio.14
III SeguIamo leSempIo dI coloro che cI hanno preceduto nella
grazIa e cI aSpettano nella glorIa!
Luomo, anche quando privato della grazia, ha unappetenza di
infinito che non riposa fi-no a che non sia saziata dallunione con
Dio. quanto rivela SantAgostino, nelle sue Confes-sioni: Ed ecco
che Tu eri dentro di me e io fuo-ri, e fuori Ti cercavo; e,
difforme comero, mi lanciavo sulle cose belle che hai creato. Tu
eri
con me, ma io non ero con te. Mi trattenevano lontano da Te
quelle cose che, se non fossero in Te, non esisterebbero.15 Questa
felicit immen-sa e indescrivibile, per la quale tutti noi siamo
stati creati, la raggiungeremo soltanto seguen-do i passi di coloro
che ci hanno preceduto con il segno della Fede e che gi ne godono,
per la loro fedelt a tale chiamata.
Chiediamo che questa beatitudine eterna sia anche per noi un
privilegio, per i meriti del Signore Ges, delle lacrime della
Madonna e dellintercessione di tutti i Santi che oggi
com-memoriamo, affinch un giorno ci troviamo in loro compagnia nel
Cielo. Fino a quando non vi arriviamo, possiamo rapportarci con
questa enorme miriade di fratelli celesti, membri del-lo stesso
Corpo, con un canale diretto molto pi efficiente di qualsiasi mezzo
di comunicazione moderno: la preghiera, lamore a Dio e lamo-re a
loro in quanto uniti a Dio. Stiamo certi che, dallalto, essi ci
guardano con benevolenza, pre-gano per noi e ci proteggono.
Questa bea-titudine immensa e indescrivibile la raggiun-geremo
solo seguendo i passi di coloro che ci hanno preceduto con il segno
della Fede
I Santi adorano Ges Risorto, Beato Angelico Particolare della
Pala di Fiesole, Museo di San Marco, Firenze
Gus
tavo
Kra
lj
9 Cfr. ROYO MARN, OP, Anto-nio. Dios y su obra. Madrid: BAC,
1963, p.47-49.
10 Cfr. SAN TOMMASO DAQUI-NO, op. cit., q.14, a.2-4; q.20,
a.1.
11 Idem, q.12, a.5.12 RAMREZ, OP, Santiago. De ho-
minis beatitudine. In I-II Summ Theologi Divi Thom commen-
taria (QQ. I-V). II P., Q.II, Sect.III, n.298. Madrid: Instituto
de Filosofa Luis Vives, 1972, t.IV, p.342.
13 Cfr. SAN TOMMASO DAQUI-NO, op. cit., III, q.45, a.2.
14 Cfr. SANTAGOSTINO. De Civi-tate Dei. L.XIV, c.28. In:
Obras.
Madrid: BAC, 1958, voll.XVI-XVII, p.984.
15 SANTAGOSTINO. Confessio-num. L.X, c.27, n.38. In: Obras.
6.ed. Madrid: BAC, 1974, vol.II, p.424.
-
LIl calore di questa bont
18Araldi del Vangelo Novembre 2013
Zia Lucilia mi rest impressa per tutta la vita come una santa.
Perch una cos grande bont rimase come impregnata in me, e ancora
oggi sento il calore di questa bont.
a larghezza di anima e la ge-nerosa bont di Donna Lu-cilia non
si restringevano ai limiti del focolare, portan-
do a trattare come figli anche gli altri bambini, specialmente
quelli che ave-vano let di Rose e Plinio.
La pazienza nel trattare un nipote sordomuto
Ugualmente oggetto di un affet-to e una pazienza veramente
materne da parte sua, era un nipote, di nome Agostino Tito per i pi
intimi che si mostrava di carattere difficile con i parenti.
Sordomuto dalla nascita, ave-va appreso a parlare a Vienna, ma si
esprimeva in modo rauco e piuttosto sgradevole, perch non aveva mai
udi-to il vero timbro della voce umana. Era inevitabile che la
maggior parte delle persone cercasse di sottrarsi alla sua
compagnia, il che lo rendeva mol-to nervoso. Era solito andare al
palaz-zotto Ribeiro dos Santos, e a volte si creavano malintesi
persino con Don-na Gabriela. Questa, nonostante tut-to, aveva pena
di lui e non gli diceva vattene via!, anche perch, per lei, era del
tutto pacifico che una nonna dovesse sopportare il nipote.
Donna Lucilia, da parte sua, per rendere la vita di sua madre il
pi lieve possibile, si faceva carico dei proble-mi che si
presentavano. Cos, restava
donna luCilia RibeiRo doS SantoS CoRRa de oliVeiRa
ad osservare la discussione con Tito. Quando questa raggiungeva
una cer-ta esasperazione, si volgeva verso il ni-pote e gli diceva,
sillabando le parole e muovendo lentamente le labbra per farsi ben
comprendere:
Tito, accompagnami, andiamo a parlare un po.
Egli, che non voleva altro era anzi in attesa di essere chiamato
da Don-na Lucilia si tranquillizzava e anda-va con lei in una
saletta. Conversava-no unora, a volte unora e mezza. Egli non
riusciva a graduare in forma con-veniente il volume di voce, in
maniera che parlava a voce troppo alta. A vol-te gridava, senza
rendersene conto, al punto che gli stessi parenti sentivano
tratti della conversazione. Erano ama-re lamentele, malintesi,
che lei aveva bisogno di spiegargli pazientemente.
Alla fine di quelloretta, Tito usciva tranquillizzato, baciava
la zia, diceva a dopo, e se ne andava via. Donna Lu-cilia tornava
nella sala doverano gli al-tri, a volte un po stanca, ma senza fare
alcun commento. Mai la videro lamen-tarsi, n cercare di richiamare
latten-zione sulla pazienza di cui dava prova.
Oltre a Tito, anche altri nipoti bene-ficiarono di questa
avvolgente benevo-lenza, come vedremo a seguire.
Affetto e bont incomparabili, salvaguardati i principi
Yelmo, primogenito di Antonio fratello di Donna Lucilia
dichiara-va con nostalgia: Della zia Lucilia? Mi ricordo
perfettamente, era una persona straordinaria. Non ho pi incontrato
in vita mia un affetto che superasse il suo.
Ormai in et di esser nonno, qua-si bisnonno, il Dr. Yelmo si
ricorda-va di un fatto dellinfanzia, come se fosse accaduto il
giorno prima.
Una volta, i suoi genitori anda-rono a Rio de Janeiro con la
figlia, Dalmacita, lasciandolo con suo fra-tello pi piccolo,
Marcello, a casa di Donna Gabriela.
Ognuno aveva ricevuto in regalo una bicicletta, e non vedevano
lora
Foto inviata da Donna Lucilia al suo futuro sposo, in
occasione
del suo fidanzamento
Agostino Ribeiro dos Santos (Tito), il nipote sordomuto
-
Donna LuciliaLa biografia di Donna Lucilia Ribeiro dos Santos
Corra de Oliveira,
scritta da Mons. Joo Scognamiglio Cl Dias, EP, che tra breve sar
pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana.
Richieste via tel.: 041 560 0891 o tramite Fax: 041 560
8828Donna Lucilia
Mons. Joo Scognamiglio Cl D
ias, ep
Mons. Joo
Scognamiglio
Cl Dias, ep
Dona L
ucilia
da Sociedade Clerical de Vi-
da Apostlica Virgo Flos Car-
meli, alm de fundador da
Sociedade Feminina de Vida
Apostlica Regina Virginum,
entidades de direito pontif-
cio que estendem suas ativi-
dades a 78 pases.
Para dar uma slida for-
mao aos Arautos, fundou
o Instituto Teolgico So
Toms de Aquino e o Insti-
tuto Filosfico Aristotlico
Tomista. Tambm funda-
dor e assduo colaborador
da revista acadmica Lumen
Veritatis e da revista Arautos
do Evangelho, publicada em
ingls, portugus, espanhol
e italiano, totalizando uma
tiragem mensal de cerca de
um milho de exemplares.
Escreveu 16 obras, entre
as quais algumas superaram
a tiragem de dois milhes
de exemplares, publicadas
em sete idiomas.
Mons. Joo Cl Cnego
Honorrio da Baslica Papal
de Santa Maria Maior, em
Roma, Protonotrio Apost-
lico supranumerrio, mem-
bro da Sociedade Interna-
cional Toms de Aquino, da
Academia Marial de Apare-
cida e da Pontifcia Acade-
mia da Imaculada. Foi con-
decorado em diversos pases
por sua atividade evangeli-
zadora, cultural e cientfi-
ca, tendo recebido de Bento
XVI, em 15/08/2009, a me-
dalha Pro Ecclesia et Pontifice.
Mons. Joo Scognamiglio
Cl Dias, EP, natural de
So Paulo, Brasil. Nasceu a
15 de agosto de 1939, sendo
filho de Antonio Cl Daz
e de Annitta Scognamiglio
Cl Daz.
Cursou Direito na Facul-
dade do Largo de So Fran-
cisco, aprofundou seus estu-
dos teolgicos com grandes
catedrticos de Salamanca,
da Ordem Dominicana, e
obteve lureas em Filoso-
fia, Teologia, Psicologia e
Humanidades em diversas
universidades, sendo dou-
torado em Direito Cannico
pela Pontifcia Universidade
So Toms de Aquino (An-
gelicum) de Roma e em Teo-
logia pela Universidad Ponti-
ficia Bolivariana, de Medel-
ln (Colmbia).
Mons. Joo Cl funda-
dor e atual Superior-Geral
dos Arautos do Evangelho e
[O livro que o leitor tem em s
uas mos] trata-se de uma aut
ntica e
completssima Vida de Dona Luc
ilia, que pode equiparar-se s m
elhores
Vidas de Santos aparecidas at
hoje, no mundo inteiro. Sobre
tudo tem
um valor inaprecivel a corresp
ondncia epistolar entre ela e s
eus filhos
(...). Em suas magnficas cartas
, Dona Lucilia diz com freqnc
ia coisas
to sublimes e de uma espiritua
lidade to elevada que o leitor
tomado
por uma emoo parecida que
produz a leitura do inimitvel e
pistolrio
de Santa Teresa de Jesus.
Precisamente por isto me atrevo
a formular muito concretamen
te uma
pergunta que se desprende, clar
a e espontnea, da leitura dest
a maravi-
lhosa Vida de Dona Lucilia. A p
ergunta concreta esta: foi Do
na Lucilia
uma verdadeira santa, em toda
a extenso da palavra? Ou, de
outra for-
ma: suas virtudes crists alcan
aram o grau herico que se req
uer indis-
pensavelmente para ser algum
reconhecido pela Igreja com um
a beatifi-
cao e canonizao?
vista dos dados rigorosamente
histricos que nos oferece com g
rande
abundncia a biografia que esta
mos apresentando, atrevo-me a
responder
com um sim rotundo e sem a me
nor vacilao.
Longe de mim a ridcula e irrev
erente pretenso de adiantar-m
e ao ju-
zo infalvel da Igreja! O que m
e cabe como prprio dar um
a opinio
sincerssima, mas perfeitament
e falvel. A Igreja nunca erra, n
s podemos
errar sempre. (...)
A ltima palavra pertence Sa
nta Igreja Catlica, Apostlica
e Roma-
na, que a mestra infalvel da
verdade. Mas a ns nos incum
be o doce
dever e o sagrado direito de p
edir humildemente Divina Pr
ovidncia
que leve a feliz termo nossa en
tranhada petio, para a glria
de Deus e
grande proveito das almas.
(Excertos do prefcio de Fr. Antonio
Royo Marn, OP)
O livro Dona Lucilia uma publica
o
conjunta internacional em quatro l
n-
guas da Libreria Editrice Vaticana e d
o
Instituto Lumen Sapienti dos Arauto
s
do Evangelho.
Libreria editrice Vaticana
L.e.V.
Novembre 2013 Araldi del Vangelo19
di provare tutti i piaceri che un bam-bino solito godere con un
giocat-tolo cos affascinante. Prima fra tut-ti era forse la
sensazione dindipen-denza che Yelmo, nei suoi provetti dodici anni
di et, desiderava gode-re. Gli spazi del giardino della casa di sua
nonna erano limitati, non pre-standosi a questo. Propose a suo
fra-tello pi giovane di lanciarsi allav-ventura per le ampie e
tranquille vie dellallora aristocratico quartie-re dei Campos
Elseos, e andare a fa-re merenda a casa dei loro genitori.
I suoi infantili aneliti di libert, tut-tavia, non presero in
considerazione il carattere grave e autoritario della nonna una
signora di antico stampo, nel vero senso della parola abitua-ta a
comandare con lo sguardo, senza avere chi si azzardasse a
contestarla.
Impiegando essi molto tempo a ritornare, Donna Gabriela temet-te
che fosse loro accaduto qualco-sa. Quando tornarono, ormai tardi, e
andarono a salutare la nonna, non si fece attendere il giusto
rimprove-ro, che lei rivolse principalmente al pi vecchio, Yelmo,
per questo stes-so motivo il pi colpevole:
Dove siete stati? Siamo usciti un po, solo per fa-
re merenda a casa... Ma arrivate a questora, senza
avermi avvisato? Voi non sapete in che casa siete? Non avete
tenuto con-to della preoccupazione che mi pote-vate causare? E
scegliete questora tarda per arrivare?! Imparate a rispet-tare
vostra nonna, imparate a rispetta-
re tutte le persone che stanno qui, evi-tando di affliggerle
senza motivo!
Di fronte allimponenza e severit con cui lei si esprimeva,
Yelmo, come tutti i bambini di dodici anni, si mise a piangere.
Donna Gabriela, signora di grande energia, non poteva tolle-rare le
lacrime di debolezza di suo ni-pote e lo richiam allonore:
Un uomo non piange! Smettila di piangere!
Comera naturale, egli pianse an-cora di pi, poich la tragedia
stava diventando pi grande...
Donna Lucilia, che l vicino assi-steva alla scena, prov pena per
suo nipote e, facendogli un segnale di-screto, lo chiam da parte,
dicendo-gli con voce dolce:
Yelmo, figlio mio, vieni qui.Lui, singhiozzando, si avvicin
a
sua zia e, gettandosi tra le sue brac-
cia, scoppi in un pianto a dirotto, dando sfogo al suo
dolore.
Per consolarlo, Donna Lucilia gli disse:
Figlio mio, tu devi comprende-re... Tua nonna fatta cos. una
donna dei tempi antichi, e non per-mette nulla che non sia
interamen-te corretto. chiaro che lei poteva avere un po di pena
per te.
Tuttavia, nonostante le sue af-fettuose parole, in nessun
momen-to Donna Lucilia smise di dar ragio-ne a sua madre, perch era
sacro il principio di autorit che questa rap-presentava in quella
casa. E conti-nu:
Ma tua nonna ha ragione, voi non dovete arrivare tardi senza
av-visare. Non piangere pi. Tua zia in pena per te ed qui per
acconten-tarti. Calmati un pochino, e vedrai che passa tutto.
Il bambino not che defluiva da Donna Lucilia tanta bont e
com-passione per quello che lui stava sof-frendo, tanto desiderio
di fargli del bene, che subito smise di piangere, sentendosi
consolato.
Zia Lucilia mi rest impressa per tutta la vita come una santa...
si ricordava con nostalgia perch una cos grande bont rimase co-me
impregnata in me, e ancora og-gi sento il calore di questa
bont.
Estratto da: CL DIAS, EP, Joo Scognamiglio. Dona Lucilia.
Citt del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 2013,
p.115-118.
Yelmo Ribeiro dos Santos (sinistra) insieme a Dalmacita e
Marcelo
-
SGes Si nasconde nei superiori
20Araldi del Vangelo Novembre 2013
Tutti cercano continuamente la felicit. Che essa consista nel
far sempre la propria volont, non dipendere da nessuno e soddisfare
i propri capricci?
tupefatta, la moltitudine con-templava il prodigio.
Sar possibile!? escla-mavano alcuni.
Hai visto anche tu quello che ho appena visto io? chiedevano
altri.
Colui che, in vita, tante volte ave-va donato i suoi vestiti ai
poveri; che, malgrado una dolorosa infermi-t, tante volte aveva
trasportato le-gna sulle spalle per riscaldare nei ri-gidi inverni
le capanne dei pi biso-gnosi; quelluomo cos affabile con i suoi,
considerato padre dei pove-ri e consolatore degli afflitti, aveva
appena operato, anche da morto, un portento inaudito.
Dopo la sua esumazione, il cor-po del Beato Stefano Bellesini
sta-va per essere trasferito in una bara degna di contenere una cos
eccel-sa reliquia. Tuttavia, si constat che il nuovo feretro, mal
calcolato, era troppo piccolo. E cos, la gioia della solenne
cerimonia sembrava avviar-si verso una situazione tormentosa.
Allora il Cardinale Pedecini, con un gesto di fiducia, rivolse
al Santo queste parole:
Padre Bellesini, tu che sei stato cos obbediente in vita, non
potresti
Diac. Flavio Roberto Lorenzato Fugyama, EP
Mauro e gli ordin di andare a salvare il suo fratello dabito.
Dopo aver rice-vuto la benedizione dal suo padre spi-rituale, il
discepolo part con tale im-peto che, come se stesse ancora in
ter-ra ferma, corse sulle acque, afferr il piccolo per i capelli e
lo port indietro sano e salvo. Solo allora si rese conto del
miracolo che era stato operato.
Ritornato al monastero, narr, stu-pefatto, laccaduto. Tuttavia,
il vene-rabile Benedetto cominci ad attribu-ire quanto successo non
ai propri me-riti, ma a quelli della fedele obbedien-za del
discepolo. Mauro, al contrario, sosteneva che tutto fosse
unicamen-te effetto del suo ordine, e che lui non avesse avuto
parte alcuna in quel pro-digio operato senza coscienza.3
Certo che la Provvidenza, com-piaciuta per lordine di San
Bene-detto e per la pronta obbedienza di San Mauro, aveva sospeso
le leg-gi della natura per salvare il bambi-no che, in futuro,
sarebbe divenuto il grande San Placido.
Le fiere diventano mansuete
Anche dei monaci dei primi tem-pi si raccontano, fatti mirabili
rela-zionati con questa elevata virt.
ora sistemarti in questa cassa stret-ta? Quale non fu la
sorpresa di tut-ti quando, senza intervento umano, il corpo si
ridusse a sufficienza per adeguarsi allurna!1
Bella la povert, per amore del-la quale il religioso rinuncia ai
be-ni esteriori. Splendida la casti-t che lo porta a sottrarsi ai
piaceri corporali. Magnifica, infine, la vir-t dellobbedienza,
sullaltare della quale le anime consacrate immola-no quello che
hanno di pi prezioso: la propria volont.2
A quel beato che in vita aveva pra-ticato esimiamente i consigli
evange-lici, la semplice invocazione di questa virt da parte di un
Prelato della San-ta Chiesa fu per lui irresistibile, come
irresistibili sono per Dio le richieste fatte dalle anime
obbedienti.
Un monaco cammina sulle acque
Un giorno, il grande patriarca San Benedetto si trovava in
ritiro nella sua cella quando il bambino Placido, uno dei suoi
novizi, cadde in un lago e fu trascinato dalla corrente a distanza
di un tiro di freccia. Il santuomo ebbe miracolosamente unimmediata
co-noscenza del fatto, chiam il giovane
la ViRt dellobbedienza
-
Novembre 2013 Araldi del Vangelo21
Si sapeva che un discepolo dellAbate Paolo, di nome Gio-vanni,
non opponeva mai resi-stenza a qualsiasi ordine ricevu-to, per
quanto arduo fosse. Cos, una volta, avendolo labate inca-ricato di
unincombenza nel vil-laggio vicino, si apprest a obbe-dire, ma
prevenne il superiore:
Padre e mio signore, ho sen-tito dire che da quelle parti
circo-la una leonessa feroce.
Se la leonessa ti attacca, fer-mala e portala con te rispose
lanziano, scherzando.
Al tramonto, infatti, la leones-sa assali. Successe, allora,
linve-rosimile: la belva divent la pre-da e il monaco, cacciatore.
Com-piendo lordine dato dal superio-re, Giovanni volle
assoggettarla, ma essa scapp. Allora lui linse-gu, urlando:
Labate mi ha detto di pren-derti e di portarti da lui!
A queste parole, la belva si ferm immediatamente. Giovan-ni la
leg e intraprese il cammino di ritorno al monastero, dove labate
era in pensiero e preoccupato per il suo figlio spirituale che
tardava tan-to. Vedendolo ritornare trascinando la leonessa, si
riemp di ammirazio-ne e rese grazie a Dio. Pieno della gioia degli
obbedienti, gli disse il di-scepolo:
Ecco qui, padre, la leonessa che mi hai ordinato di portare.
Per il bene di quellanima, affin-ch non diventasse vanitosa,
labate gli ordin di liberare la fiera.4 Il fatto venne presto a
conoscenza dei mo-naci, che resero grazie a Dio per il prodigio
realizzato al fine di esaltare il valore dellobbedienza.
Unione di volont con il superiore
Molti volumi sarebbero necessari per raccontare gli esempi
tratti dal-la vita dei Santi che mostrano quan-to Dio ami la virt
dellobbedienza, e gli inimmaginabili sforzi realizza-
lobbedienza una virt mora-le che rende la volont pronta a
eseguire i precetti del superio-re.5 E tanto pi perfetta essa sar,
quanto pi rapidamente si affret-ter a eseguire quello che si
com-prende sia la volont del superio-re, ancor prima che questi la
ma-nifesti.6 Infatti, come insegna San Tommaso, la volont del
superio-re, in qualsiasi modo essa si mani-festi, un ordine tacito;
e lobbe-dienza si mostrer tanto pi solle-cita quanto pi obbediente
se an-ticiper lespressione del precet-to, compresa la volont del
supe-riore.7
Pertanto, la pratica dellob-bedienza non si riduce al
com-pimento degli ordini e precetti chiaramente espressi da parte
di chi comanda. Chi aspira a prati-carla in grado eccellente deve
as-sumere la postura di un buon fi-glio in relazione al padre,
ossia, essere estremamente attento a
quello che il superiore vuole.Perch lobbedienza , prima di
tutto, unattitudine filiale. quel ti-po particolare di ascolto
che proprio soltanto il figlio pu prestare al pa-dre, perch
illuminato dalla cer-tezza che il padre soltanto pu ave-re cose
buone da dire e da dare al figlio; un ascolto imbevuto di quella
fiducia che permette al figlio di ac-cogliere la volont del padre,
cer-to che sar per il suo bene. Questo immensamente pi vero in
relazio-ne a Dio. Infatti, noi raggiungiamo la nostra pienezza
solamente nella misura in cui ci inseriamo nel dise-gno con cui
Egli ci ha concepito nel suo amore di Padre.8
Le molle propulsive dellobbedienza
Cos, possiamo affermare che le molle propulsive e il dinamismo
di questa virt sono la fede e la carit.
Secondo padre Royo Marn, la questione dellobbedienza si
riduce,
ti dai Beati per praticarla in forma esimia. Ma lasciamo da
parte per il momento il florilegio agiografico e addentriamoci
nella conoscenza di questa perla preziosa, anche se con un volo
molto rapido.
Proveniente dal termine latino ob-audire ascoltare con
attenzione ,
The
Yorc
k P
roje
ct
San Mauro riscatta San Placido , di Lorenzo Monaco - Pala
dellIncoronazione della
Vergine, Galleria degli Uffizi, Firenze
Ancor pi magnifica, tuttavia, la virt dellobbedienza, sul cui
altare le anime consacrate immo-lano ci che hanno di pi
prezioso
-
PObbediente come un bambino verso
i suoi genitori
22Araldi del Vangelo Novembre 2013
rolungati digiuni, peniten-ze straordinarie e la sua co-
stante unione con Dio, si combi-navano mirabilmente per fare di
padre Charbel un angelo in car-ne umana. [...]
La sua obbedienza fu quella di un bambino verso i suoi
ge-nitori; questo era ci che lo dif-ferenziava dai suoi fratelli.
Ve-dendo nei superiori la persona di Cristo, obbediva a tutti i
lo-ro ordini, con una totale natu-ralezza e con grande gioia. Non
si limitava a obbedire al suo su-periore, ogni suo fratello, era ai
suoi occhi un altro Cristo, e gli obbediva. Gli piaceva fare i
ser-vizi pi umili della casa, nessu-no lo vide mai scontento, n si
ud che brontolasse mai contro il modo di fare del superiore, o di
qualunque altro dei suoi fratelli.
Come testimonianza di quanto abbiamo affermato, ecco la
depo-sizione di padre Nehmetallah Nehme, allora superiore del
monaste-ro di Annaya:
Un giorno padre Charbel stava lavorando con gli altri frati nel
vi-gneto del convento. Allimbrunire, andai da lui e lo trovai che
lavora-va molto lontano dagli altri. Siccome sapevo che egli
mangiava solo quando glielo ordinavano, mi avvicinai a lui e gli
chiesi:
Ha fatto colazione? No, fu la risposta del nostro Santo. Nessuno
mi ha ancora detto
di mangiare qualcosa.Allora ordinai a un monaco che andasse fino
al Monastero e che
portasse qualcosa per frate Charbel.Aveva digiunato per 30 ore,
senza mangiare assolutamente nulla,
solo per non venir meno allobbedienza.
(DAHER, Paul. Taumaturgo Universal. Servo de Deus Pe. Char-bel
Makhlouf. So Paulo: Safady, 1955, p.82-83.)
San Charbel Makhlouf
in realt, a un problema di fede.9 E il Beato Columba Marmion ci
presen-ta unaudace ed esplicativa compara-zione a questo
proposito.
Egli dice che quando contem-pliamo la sacra Ostia, non vediamo
che pane. Ora, Cristo ha afferma-to: Questo il mio Corpo (Mt 26,
26). Cos, lasciando da parte la te-stimonianza dei nostri sensi,
credia-mo che Ges sia reale e sostanzial-mente presente sotto le
Sacre Spe-cie. Davanti a loro ci inginocchiamo in adorazione alla
Seconda Persona della Santissima Trinit. In modo si-mile, Nostro
Signore Si nasconde a noi nei nostri superiori. Constatan-do i loro
difetti, vediamo che essi so-no fallibili, ma la nostra fede ci
di-ce che sono rappresentanti di Cristo, e, per cos dire, tastiamo
Cristo at-traverso le imperfezioni delluomo. Se abbiamo fede, ci
vedremo obbli-gati a esclamare: Credo!. E obbedi-remo a questi
uomini, perch sotto-mettendoci a loro obbediamo a Cri-sto stesso e
rimaniamo uniti a Lui.10
Daltro canto, nella carit si unifi-cano le azioni e i sentimenti
e, pur non essendoci una totale coinciden-za di pareri, ci sar una
mutua predi-sposizione a ricevere e comprende-re il punto di vista
dellaltro e un in-timo desiderio di compiacere chi si ama.11
La carit e lobbedienza si inte-grano cos tanto che il Dottor
Ange-lico asserisce che non possibile che esista luna senza
laltra,12 essendo lobbedienza lodevole perch pro-cede dalla
carit.13 per questo che lobbedienza cristiana, scopren-do negli
ordini e mandati la presen-za della volont di Dio, deve veder-si
necessariamente aiutata dalla pre-senza della divina carit che la
fa at-tuare con uno spirito totalmente so-prannaturale. Da ci si
deduce che, affinch lobbedienza sia cristiana, deve esser informata
della divina carit, la quale pu esistere solo in unanima in stato
di grazia.14
San ChaRbel makhlouf
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Novembre 2013 Araldi del Vangelo23
Soltanto i preti e i religiosi devono obbedire?
Evidentemente, la virt dellob-bedienza compete soprattutto ai
chierici e ai membri degli Istituti re-ligiosi, vincolati dalla
professione dei voti, ognuno al suo rispettivo su-periore.
Costituisce, del resto, lele-mento pi importante della vita
re-ligiosa, come ha dimostrato il Dot-tor Angelico15 e ricorda
padre Ro-yo Marn: lo stato religioso, in vir-t principalmente del
voto dobbe-dienza, un vero olocausto che si of-fre a Dio.16 Come
dice San Grego-rio Magno: a ragione si antepone lobbedienza ai
sacrifici, posto che mediante le vittime simmola la car-ne altrui,
mentre, con lobbedienza, si immola la volont propria.17
Senza dubbio, sebbene riguar-di in modo speciale i chierici e i
membri di Istituti religiosi, la vir-t dellobbedienza abbraccia una
gamma di persone molto pi am-pia.18 Nella Lettera agli Efesini,
do-po aver incitato tutti a essere sot-tomessi gli uni agli altri
nel timore di Cristo (Ef 5, 21), San Paolo mo-stra, fondandosi su
argomenti eleva-tissimi, come essa debba esser prati-cata in tutti
gli ambiti delle relazioni umane, anche nellordine tempora-le. Cos,
per esempio, esorta i figli a obbedire ai genitori, ricordando
lo-ro che compiendo il comandamen-to di onorare il padre e la madre
che saranno felici (cfr. Ef 6, 1-3). Non tralascia, per, di mettere
in guardia questi ultimi affinch, nellesercizio della loro autorit,
non provochino lira dei figli, ma li educhino nella di-sciplina e
nelle istruzioni del Signo-re (cfr. Ef 6, 4).
E San Pietro afferma che dobbia-mo essere sottomessi a ogni
autori-t umana (I Pt 2, 13); pertanto, non solamente a quelle che
riteniamo es-sere buone e giuste. Anche San Pao-lo chiaro in questo
senso: Ciascu-no stia sottomesso alle autorit co-stituite; poich
non c autorit se
Apparso in forma umana, umili se stesso facendo-si obbediente
fino alla morte e alla morte di Croce
Tim
othy
Rin
g
Ges di Medinaceli - Basilica di Ges di Medinaceli, Madrid
non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio (Rm 13,
1). Subito dopo, lApostolo mette in guardia rispetto al danno
dellin-subordinazione: Quindi chi si op-pone allautorit, si oppone
allor-dine stabilito da Dio. E quelli che si oppongono si
attireranno ad-dosso la condanna (Rm 13, 2).
Lobbedienza di Ges Cristo e di Maria Santissima
Di questa santa virt dellob-bedienza ci hanno dato il pi
su-blime esempio Ges e Maria. Co-me dice San Paolo, nella sua
Let-tera ai Filippesi: Pur essendo Lui [Cristo] di natura divina,
non con-sider un tesoro geloso, la sua uguaglianza con Dio; ma
spogli se stesso, assumendo la condizio-ne di servo e divenendo
simile agli uomini; apparso in forma umana, umili se stesso
facendosi obbe-diente fino alla morte e alla mor-te di Croce (Fl 2,
6-8).
Infatti, il Verbo eterno e con-sustanziale al Padre Si degn di
assumere la nostra carne morta-le, facendoSi vero Uomo, tra
lal-tro, per insegnarci e raccoman-darci, per mezzo del suo
subli-me esempio, questa virt. Infatti, da un estremo allaltro,
dallIn-carnazione al Calvario, la vita di Ges appare dominata dalla
legge dellobbedienza.19 Identi-ca affermazione fa Beato Columba
Marmion: Il Consummatum est lespressione pi esatta e completa della
sua vita, retta tutta dallobbe-dienza; leco dellEcce venio
pro-nunciato nellistante dellIncarna-zione. Queste due parole sono
due grandi affermazioni di obbedienza, e tutta lesistenza terrena
di Cri-sto Ges gira intorno a un asse che passa per questi due
poli.20
Maria Santissima, a sua volta, certa che a Dio nulla
impossibi-le (cfr. Lc 1, 37), realizz nel mo-do pi perfetto
lobbedienza della
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24Araldi del Vangelo Novembre 2013
Frac
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Lec
aros
fede,21 quando disse: Eccomi, so-no la serva del Signore,
avvenga di me quello che hai detto (Lc 1, 38). Commenta SantIreneo:
Il nodo della disobbedienza di Eva fu sciol-to dallobbedienza di
Maria; e quel-lo che la vergine Eva annod, con la sua incredulit,
lo sleg la Vergine Maria con la sua fede.22
Come attesta la Lumen gentium, con questo consenso, abbracciando
con tutto il cuore la volont divina di salvezza, Maria divent Madre
di Ges e Si consacr totalmente, co-me schiava del Signore, alla
persona e allopera di suo Figlio, subordina-ta a Lui e insieme con
Lui, serven-do con la grazia di Dio onnipotente il mistero della
Redenzione.23 E ag-giunge: Per questo, i Santi Padri a ragione
considerano che Maria non fu utilizzata da Dio come uno stru-mento
meramente passivo, ma che Ella cooper liberamente, con la sua fede
e obbedienza, alla salvezza de-gli uomini.24
La vera libert e la fierezza dellobbedienza
Mai gli uomini hanno avuto un cos vivo senso della libert come
oggi,25 diceva gi il Concilio Vatica-
no II, indicando anche i pericoli di una falsa concezione di
questo ter-mine: Gli uomini di oggi apprezza-no grandemente e
cercano con ar-dore questa libert; e con ogni ra-gione. Molte
volte, per, la fomen-tano in un modo condannabile, co-me se essa
consistesse nella licenza di fare qualsiasi cosa, anche il m